Tie Die Outfit

Role libera tra Tobi Fukuda e Senka Itou

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    Senka Itou
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    Metaforicamente Senka era abbastanza abituata a gettare i suoi semi un po' da tutte le parti sperando poi di raccoglierne i frutti: si sa, per far crescere una pianta è necessaria una certa cura se prima o poi la si vuole vedere germogliare, ma non è impossibile vedere arboscelli molto rigogliosi nascere e crescere senza l'aiuto di nessuno.
    Non ricordava quanto tempo fa aveva incontrato Dadi, ma sicuramente, da quando le aveva chiesto di presentarle un Pro Hero, non aveva insistito molto sulla cosa, non l'aveva tempestata di messaggi per ricordarle di farlo e tanto meno si era presentata sotto casa sua per lo stesso motivo. Eppure, semplicemente presentandole questa possibilità e senza coltivare attivamente questo plausibile legame con l'Accademia, la ragazza le aveva recentemente fornito esattamente quello che voleva, il contatto di un vero Pro Hero che probabilmente avrebbe potuto fare da modello per pubblicizzare le sue tute, dire che sembrava troppo bello per essere vero sarebbe stato un eufemismo. Ancora una volta Dadi era riuscita a distinguersi da una moltitudine infinita di altri suoi clienti che al suo posto si sarebbero fregati della cosa andando tranquillamente avanti con le loro vite, sembrava una principessa? Si, ma in realtà era un angelo, chiaramente lassù si erano accorti di che persona retta e illustre fosse la corvina e dunque le avevano mandato un ben meritato aiutante dal cielo, chissà, magari poteva invitarla a cena fuori per ringraziarla.
    Non sapeva molto sull'eroe in questione, un certo Fukuda, Tobi Fukuda, secondo le parole di Dadi sembrava un ragazzo apposto, lo aveva contattato chiedendogli di presentarsi al suo negozio spiegando la situazione e dicendogli che per posare e eventualmente parlare bene delle sue tute era disposto a pagarlo un bel po' e magari a regalargli qualche vestito dei suoi, un completo su misura forse, sicuramente averne uno gratis non dispiace a nessuno considerato quanto possono costare. Ironicamente l'unica cosa che non poteva veramente offrigli era una tuta, si stava preparando a pubblicizzare i suoi prodotti ma non era ancora abilitata a venderli... beh, certo, sempre se quell'eroe non avesse avuto la pazienza di portare la tuta a chi di dovere per omologarla e fare tutti gli altri passaggi necessari per renderla utilizzabile a lavoro, ma probabilmente trattandosi di un professionista aveva già una tuta su misura di gran lunga superiore a qualunque cosa potesse fare Senka, a livello di tecnologia almeno.
    Aspettava quel cliente speciale nella sua solita postazione dietro alla cassa, non interagiva molto con i clienti quel giorno, lasciava che fossero i suoi commessi a rapportarsi con loro, era poco elegante troncare i discorsi con un cliente per dare la precedenza a qualcun altro, dunque voleva essere libera da ogni interazione all'arrivo di quel Tobi. Attendeva con le mani giunte all'altezza del ventre, indice e pollice della sua mano destra erano decorati da un tea ring dorato simile a dei tipici ornamenti indiani, ma non era questo il pezzo più vivace del suo vestiario, ne tanto meno quello visualmente più sfarzoso: portava una giacca di velluto tra il rosso scuro e il bordeaux, questo di per sé è già un colore abbastanza magnetico per l'occhio umano, ma a Senka non bastava, sul braccio destro aveva ricamato con un elegante filo d'oro un tradizionale drago cinese che si attorcigliava sulla lunghezza della manica, finendo qualche dettaglio dello stesso con un dolce rossastro. Sotto questa giacca c'era quello che sembrava una sorta di abito nero da cocktail abbastanza scoperto infilato però in dei pantaloni neri abbastanza semplici, imitavano dei jeans nelle forme, ma erano fatti nel tessuto speciale della corvina. Ai piedi dei normali stivali neri con cui sperava di non risultare, come al solito, più alta del cliente che stava attendendo e per finire un choker, ormai stabile immancabile in molti dei suoi outfit, questa volta era di pelle nera.
    Chissà, magari anche questo Fukuda era abbastanza eccentrico da apprezzare questo tipo di vestiario, eslcudendo nella sua mente che sarebbe arrivato in abiti da lavoro era sinceramente curiosa di vedere com'era conciato l'individuo.

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    TOBI FUKUDA
    L'inverno nella villetta dei Fukuda era sempre stato piuttosto duro, ma quest'anno era stato il peggiore. Era il primo inverno che passava lì da solo. L'inverno precedente lo aveva passato nell'appartamento di Sumire e quello prima ancora la signora Fukuda era ancora viva. Ragionare su quello gli aveva fatto realizzare che sua madre aveva passato più di un inverno da sola nella villetta - da quando lui si era trasferito in centro per studiare alla Yuuei più agevolmente. Era deprimente, ad essere sinceri, faceva buio prestissimo e la casa rimaneva completamente buia per ore e ore, eccetto la stanza dove Tobi si trovava in quel momento. Similarmente alla luce, anche il riscaldamento era attivo solamente nella stanza dove si trovava l'unico abitante della casa, per un'ovvia questione di risparmio e ridurre gli sprechi inutili. Ma alzarsi dal tavolo della cucina ed infilarsi nel corridoio buio, freddo e completamente silenzioso per andare da qualsiasi parte era quasi desolante. Probabilmente era anche perché quella maledetta casa era pregna di ricordi - per qualche motivo ultimamente Tobi era perseguitato dal ricordo del giorno della partenza di Daichi, suo fratello. Ricordò di aver pianto e che sua madre aveva tentato di consolarlo posandogli una mano sulla spalla e dicendogli che Daichi aveva ricevuto un'offerta fantastica e altre cose che ad un bambino di otto anni che aveva appena perso suo padre e stava per perdere anche il suo fratellone importavano veramente poco.
    Il bagno di casa Fukuda aveva un termosifone, ma il resto della casa non aveva alcun tipo di riscaldamento, c'era una stufa antica buttata nella sala-deposito che Tobi aveva forse memoria di aver visto accesa una o due volte nella sua infanzia, ma da che aveva memoria la famiglia Fukuda aveva fatto l'upgrade alle stufette elettriche. Ne avevano cambiate un po' nel corso degli anni e l'ultima era stata acquistata da sua madre proprio l'anno prima, era una stufetta piuttosto comoda, piccolina e leggera, con un manico che rendeva facile trasportarla in giro, sebbene facesse eccellentemente il suo lavoro.
    E quindi eccolo, infilato sotto la coperta del kotatsu con un bel pigiamone pesante, stufetta vicina al fianco, joystick in mano e occhi fissi su un videogioco. Era in una squadra e stava prevedibilmente facendo un'infinità di punti più degli altri, ma in quel preciso momento la sua esperienza videoludica stava venendo rovinata dal leader della squadra che continuava a mandargli richieste di chat vocale. Si trovò a chiedersi se aveva l'autorità per arrestarlo, che cosa mai avrà voluto dirgli di così importante? Maledetti giochi multiplayer che ti costringevano a giocare in multiplayer per gli obbiettivi giornalieri. Gli vibrò il cellulare e lì per lì gli prese una crisi di nervoso, come se in qualche modo potesse essere la stessa persona che tentava di contattarlo anche via mail. Si ricompose, si rese conto che era impossibile, e sbloccò il telefono, per leggere un nome veramente inaspettato: Dadi Tanaka.
    Non sentiva Dadi da un'infinità di tempo e le sue interazioni con lei erano stati perlopiù scambi di saluti di passaggio in corridoio, ma ricordava di averle regalato un tigrotto di peluche customizzato, forse a Natale. Ripensandoci la conosceva appena ed era stato un gesto un po' inaspettato e cringe ma quel Natale ne aveva regalati altri sei-sette e la sua lista di amici stretti era finita molto prima dei tigrotti. Non ci aveva dato troppo peso aldilà dell'imbarazzo stesso dell'atto, anzi a dire il vero non glielo aveva nemmeno dato di persona ma glielo aveva lasciato nell'armadietto delle scarpe. Ad ogni modo sembrava lei miracolosamente non lo avesse preso per uno stalker maniaco o roba del genere ed aveva guadagnato il suo saluto nei corridoi, per l'appunto.
    Non si aspettava certamente che lei gli scrivesse per proporgli una collaborazione pubblicitaria con una sartoria che voleva mettersi nel mercato delle tute da eroe. A quanto pare la titolare era una sua conoscente ed appena Dadi aveva saputo della Licenza Permanente di Tobi aveva pensato di farle il suo nome. Tobi provò un moto di affetto e gratitudine enorme nei confronti della ragazza, ma ad essere sincero aveva molte domande. Perché proprio lui? Dadi non conosceva nessun altro compagno di scuola anche solo leggermente più adatto al ruolo che si fosse diplomato? Era stata onesta con la titolare del negozio? Gli aveva detto che Goldfinger era un eroe da tipo poche settimane e a malapena si sapeva della sua esistenza? Sapeva che probabilmente non le avrebbe fatto chissà che pubblicità? Ad ogni modo, posto che questa tizia avesse realmente capito che non le stava esattamente arrivando un eroe di Serie A, lui non aveva molto in contrario alla cosa: sembrava il tipo di cosa che avrebbe potuto capitargli facendo quel mestiere, prima o poi. Aveva ovviamente chiesto il parere ed il permesso a Providence, che gli era stato concesso senza grossi problemi - salvo qualche bonaria presa in giro.

    Il giorno designato arrivò: Tobi aveva messo nel navigatore l'indirizzo fornitogli dalla signora (signorina?) Itou, con cui si era sentito a telefono per mettersi d'accordo sui dettagli, e dopo un lungo tragitto di mezzi pubblici si trovava dinanzi alla porta d'ingresso del negozio. Lo colpì il logo semplice ma decisamente ben studiato della boutique, lavoro quasi certamente di un grafico professionista, gli dette un'impressione di professionalità che lo bendispose fin da subito.
    Indossava un paio di anfibi a tronchetto piuttosto classici di un nero opaco con la suola giallastra, jeans attillati nerissimi con due vistosi strappi alle ginocchia ed una cintura borchiata. Celati dal cappotto, un elegante paltò nero arricchito da una sciarpa rossa a quadretti, un dolcevita nero sottile indossato sotto una giacca grigia vagamente lucida.
    Sospirò, gli era sopraggiunto un vago nervosismo ed una lieve sindrome dell'impostore, ma ormai era arrivato fin lì e sarebbe stato decisamente più irrispettoso e maleducato annullare tutto piuttosto che semplicemente... provarci e fare schifo. In fin dei conti poteva sempre nascondersi dietro il fatto che era nuovo, non era abituato e cose così. Varcò la porta d'ingresso e si guardò intorno appena un istante, rendendosi conto che si trovava dentro una boutique di un certo livello. I capi sembravano eccellenti e non c'era nessuna targhetta con il prezzo immediatamente visibile, nessun cestone delle ultime offerte, nessun vistoso scaffale con i cartelloni degli sconti della settimana, niente che lasciasse presupporre che alla clientela tipica di quel posto fregasse qualcosa del risparmio. Tutto in quel negozio urlava qualità ed eleganza. Persino la commessa dietro il bancone era vestita - no un momento, era troppo eccentrica per essere una commessa, un abbigliamento del genere non sarebbe considerato appropriato per una dipendente sul posto di lavoro. Quindi in realtà c'era un'altissima probabilità che quell'affascinante donna dalle orecchie canine drizzate verso l'alto fosse proprio la signora (signorina??) Itou. Ma non era certo tipico di Tobi trarre conclusioni del genere senza evidence.
    -Uhm, salve. Mi chiamo Fukuda, ho un appuntamento con la signora Itou.- Si presentò, salutando la donna dietro la cassa con un inchino formale. Aldilà delle osservazioni sull'abbigliamento eccentrico, la donna che gli restituiva lo sguardo dall'altra parte del bancone era piuttosto attraente, era innegabile che i capelli lunghi neri e lisci fossero un punto debole di Tobi, ma era evidente che si passasse grossomodo una decade dal giovane eroe a malapena adulto: era formosa e matura, nell'espressione e nel portamento.
    « There are unsolved feelings that haunt me, It's too late to heal, I'll lay them to rest. »
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    Senka Itou
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    Il tempo scorreva e lei faceva passare attentamente i suoi occhi su chiunque entrasse in quel locale, questo immaginandosi che il cliente tanto atteso potesse correre direttamente da una delle commesse invece di passare dalla cassa. Solitamente, come anche quel giorno, durante la settimana non entravano più di tre o quattro persone alla volta per dare un occhiata ai suoi vestiti, dunque la corvina aveva tutto il tempo del mondo per squadrare tutti da capo a piedi e farsi un idea del perché fossero entrati nella sua misteriosa boutique, sembrava che fino ad allora nessuno tra i clienti fosse l'individuo che stava aspettando così ansiosamente. Questo almeno finché una sagoma non ben definita si era fatta strada verso di lei, qualcuno che nella mente della corvina poteva essere descritto semplicemente con «un ragazzo», drizzava le orecchie e rivolgeva la parte interna verso quell'individuo come faceva solitamente quando qualcosa richiamava la sua attenzione, era esageratamente figo? No, al massimo era ciò che si definirebbe «carino», guardandolo mostrava un aspetto curato, aveva un vestiario moderatamente semplice ma comunque abbastanza stiloso da rubare qualche sguardo: non era il tipo di aspetto di cui ci si innamora, ma sicuramente è il tipo di ragazzo che indichi quando le tue compagne di classe chiedono chi ti piace e tu non sai bene cosa rispondere, non era difficile per la corvina immaginarsi il suo armadietto scolastico a San Valentino, pieno di regali da parte di tutte tranne che dalla più carina.
    In una giornata come tutte le altre una persona così non avrebbe attirato troppo l'attenzione della corvina, ma in quell'occasione specifica quel Tobi era una miniera d'oro ambulante, qualcuno di perfettamente normale ma comunque poco più figo e alto della media era esattamente ciò che le serviva per sponsorizzare quella che a tutti gli effetti era una tuta da eroi prodotta in massa. Era a tutti gli effetti l'opposto di Dadi, una principessa fatta per sponsorizzare cose da principessa, chissà se quest'ultima le aveva inviato il suo contatto avendo in mente questo o se lo aveva fatto solo perché era un suo conoscente, alla fine di moda masticava qualcosa. Indipendentemente, questo bottino aveva fatto mutare la sua espressione seria in un calmo sorriso
    «Ce l'ha davanti» - rispondeva al ragazzo, riflettendo dunque il suo inchino con composta eleganza
    «Senka Itou, piacere di conoscerla, signor Fukuda» - diceva cominciando a radunare alcune scartoffie da firmare sopra il piano d'appoggio della zona cassa
    «Dunque tu sei l'eroe che mi ha mandato Dadi, hm?» - chiedeva, per poi proseguire
    «Un baldo giovane, è da molto che hai preso la licenza?» - immaginava che la risposta fosse un no, ma in realtà non poteva appurare con certezza l'età di quella persona, sembrava più giovane di lei ma non aveva nulla che potesse verificare quest'ipotesi, questo poteva rendere ciò che aveva appena chiesto piuttosto rischioso, ma non immaginava che si potesse offendere per una tale leggerezza.
    Avrebbe allungato le carte a quel Fukuda facendole strisciare verso di lui sul suddetto piano, lasciandovi rotolare sopra anche una penna,
    «Ho bisogno di qualche firma e delle generalità su questi fogli, se non ha voglia di mettere crocette ovunque non si preoccupi, ci penso io dopo» - commentava quegli odiosi fogli per permessi su privacy e varie che visti di striscio sembravano qualche tipo di verifica scolastica, suscitando una certa angoscia anche in Senka.
    «E' la prima volta che fa una cosa simile? Il modello dico. Si direbbe di no» - Esordiva con una risatina bassa, insomma, non era proprio improbabile pensarlo, le caratteristiche che lo rendevano perfetto per lei lo rendevano presumibilmente perfetto anche per chiunque altro. Sta di fatto che in verità lo aveva chiesto per scherzare un po' e abbattere la tensione che sicuramente si era creata nella mente del povero ragazzo, visto e considerato che a breve avrebbe dovuto posare con un tipo di indumento tattico famoso per essere molto attillato, dall'istante in cui era entrato però poteva avere la certezza che non aveva mai preso parte ad attività simili per il semplice fatto che non si era presentato al negozio già truccato, fortunatamente la K9 si aspettava un evenienza simile e non era impreparata.
    Un'occhiata a entrambe le commesse dall'altra parte della stanza, che al momento non sembravano indaffarate con nessun cliente, era stata abbastanza per paralizzarle, il suo sguardo cadeva prima su una e poi sull'altra, fermandosi d'improvviso su una delle due malcapitate. Le avrebbe fatto cenno con l'indice di raggiungerla, e così avrebbe fatto trascinandosi con un aria quasi sconfitta: nel negozio della corvina c'era un bel clima tra i dipendenti, lei era una leader severa, ma anche davvero molto presente e ben voluta, essendo comunque un capo relativamente giovane e inesperto per lei era molto importante ascoltare pareri e riflessioni di tutti coloro che lavoravano in quel negozio e questo dava a tutti una certa sicurezza. Era solo in casi come questo che calma e tranquillità lasciavano spazio a terrore e angoscia, quando qualcuno doveva sostituirla e prendere il suo posto in quella cassa che quasi sembrava un trono quando vi regnava Senka, tutti sapevano che stare li e occuparsi anche di un solo acquisto sarebbe significato sorbirsi un quarto grado da parte della corvina che avrebbe chiesto tutti i minimi dettagli della cosa trasformando quindi quella piccola zona da un trono a una gogna. Trattandosi di vestiti che potevano costare davvero tanto la corvina dava ai suoi clienti abituali il permesso di contrattare un po', quelli erano gli affari che terrorizzavano i poveri sostituti, quelli che se non si concludevano con l'esatto prezzo che aveva in mente la corvina portavano verso il malcapitato tutte le sue occhiatacce, non insulti, ne rimproveri, neanche veri e propri commenti che lasciassero presagire che era in qualche modo arrabbiata, solo puri e semplici sguardi omicidi che fermavano il cuore di chiunque ne fosse soggetto rinforzati ancora di più dal forte senso di inferiorità che trasmetteva essendo più alta di quasi tutti i suoi dipendenti.
    Quest'evenienza capitava di rado, ma quando capitava tutti si mangiavano le mani con il terrore di essere i prossimi mentre il sostituto di turno perdeva una notte di sonno con il terrore di aver fatto qualcosa di male e di aver perso tutta la fiducia della corvina, dubbi che sparivano quando il giorno dopo tutti tornavano al negozio e tutto si muoveva come al solito.
    Quando la commessa avrebbe aperto la porta della zona cassa la corvina le avrebbe fatto cenno di tenerla aperta, sarebbe dunque uscita aspettando che il ragazzo finisse di compilare i documenti, dicendo
    «Prego, da questa parte» - sicuramente la sua dipendente ben istruita si sarebbe presa la briga di prendere i fogli scritti dalle mani dell'eroe. Oggi il resto del negozio non era immobile come quando c'era passata Dadi, si potevano vedere sarte a lavoro e magazzinieri in movimento, oltre che i famosi telai all'opera, modesti e relativamente silenziosi, quello che si poteva permettere una sartoria praticamente in mezzo alla città. L'unica cosa praticamente invariata era la stanza con il set, salvo qualche scatolone in più che conteneva tutti gli oggetti più importanti di quella giornata, magari pur avendo una sua tuta fatta su misura sarebbe rimasto stupito dai suoi prodotti, pur non dimostrandolo con il suo comportamento era davvero ansiosa di mostrare la sua merce.

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    TOBI FUKUDA
    La donna dalle orecchie canine confermò al ragazzo che era proprio lei la persona che stava cercando e Tobi si congratulò con il suo spirito di osservazione, probabilmente affinato grazie al lavoro a Providence.
    -Il piacere è mio.- Ricambiò la cortesia ed osservò la donna iniziare ad impilare scartoffie. Si chiese se l'avesse interrotta in qualcosa, ma ora che ci faceva caso aveva iniziato a maneggiarle proprio dopo la sua presentazione: probabilmente erano cose per lui, liberatorie e roba del genere, senza contare che doveva esserci un vero e proprio contratto da firmare probabilmente, essendogli stata promessa retribuzione. Il ragazzo si sentì un po' stupido ad aver pensato che si sarebbe semplicemente presentato, gli avrebbero fatto due foto e messo una banconota in mano, era un'industria seria anche quella in fondo.
    -Aye. Io e Dadi-san ci siamo conosciuti ad un laboratorio.- Si chiese perché glielo stesse raccontando, nessuno glielo aveva chiesto, ma si ritrovò a pensare che aveva parlato a sproposito perché si sentiva leggermente intimidito dalla donna. Non necessariamente in senso brutto - c'era qualcosa nel suo sguardo che gli dava l'idea di qualcuno che non si fermava dinanzi a nulla: immaginare come potesse essere diventata direttrice e produttrice del suo marchio personale pur essendo così giovane non era affatto difficile.
    Arrossì vagamente a sentirsi definire "baldo giovane", ma occupò velocemente la propria mente per fare il conto a ritroso di quanti mesi erano passati dacché aveva preso la licenza, stupendosi peraltro del risultato.
    -Non moltissimo. L'ho presa circa sei mesi fa.- Sei mesi. Il tempo era passato così in fretta - era normale che non avesse concluso più niente di significativo? Forse gli stavano lasciando un po' di tempo per godersi la gloria? Quasi gli venne il panico che stesse per succedere qualcosa - o che fosse già successo a sua insaputa proprio ora, ma si costrinse a non essere catastrofico. Come aveva immaginato, i fogli erano per lui: generalità e firme erano richieste. Si erano ovviamente parlati a telefono, ma il ragazzo lesse comunque sommariamente qualche riga di quello che stava firmando, e non trovò niente di inaspettato. Compilò con il suo nome, cognome, data di nascita, indirizzo e qualche altro dettaglio, dopodiché si firmò e restituì il malloppo a Senka. Per la privacy avrebbe segnato il classico sì - no - no, ormai conosceva quel tipo di modulo a memoria, non perché non si fidasse di Senka ma non voleva lasciarle l'incombenza e gli sembrò semplicemente più professionale occuparsene: quanto tempo in più potevano richiedere due crocette a penna?
    -Ecco.- Confermò, guardando la direttrice che richiamava all'ordine una commessa probabilmente per farsi sostituire in cassa. Voltandosi istintivamente a guardare la commessa richiamata Tobiko incrociò il suo sguardo e si permise un sorriso di cortesia abbassando il capo come in un remoto inchino, dopodiché tornò su Senka che gli aveva chiesto se era la sua prima volta a fare da modello. Il sentirsi definire a quel modo, non che non fosse già accaduto durante la telefonata e con Dadi, fece scaturire un breve imbarazzo in Tobi, ma egli si sforzò di essere casual a riguardo, nonostante la sindrome dell'impostore stesse già bussando alla porta. Come a rendere la situazizone più ridicola e paradossale, Senka aveva scherzato che probabilmente non era affatto la prima volta del giovane, cosa che perplesse Tobi in maniera decisamente visibile.
    -C-cosa? Perché dice...? Ahem. Comunque no, è la prima volta.- Balbettò, rimanendo serio ma sentendo benissimo le guance che gli si scaldavano. Doveva ignorarle. Onestamente, la parte "indumento attillato" di cui si preoccupava Senka era la parte che meno lo preoccupava ed imbarazzava, ne aveva indossate tante di tute fino a quel momento ed era una cosa a cui si faceva l'abitudine in un settore come il suo. No, la cosa che lo agitava di più era l'idea di dover posare: si sentiva stupido e non sapeva se sarebbe stato in grado di farlo in maniera soddisfacente, e poi l'idea che qualcuno doveva scattargli delle foto mentre si rendeva ridicolo a quel modo era devastante.
    Senka fece sistemare la commessa al suo posto, dopodiché invitò Tobi a seguirla sul retro. Il giovane la seguì annuendo composto, e constatò che era molto più grande di quello che si immaginava e c'erano magazzinieri e sarte dedite al loro lavoro dinanzi a quelli che Tobi dedusse essere telai ma che non aveva mai visto dal vivo. Fu colto da un'improvvisa curiosità di toccarne uno per capire come funzionavano - quando gli sarebbe capitato di rivederne così da vicino?
    Ovviamente non si azzardò, né ad allungare il braccio né nemmeno a chiederlo a Senka - al massimo avrebbe pensato se farlo in uscita, magari avendo rotto un po' il ghiaccio, ma comunque non era una cosa che si struggeva per fare per quanto la curiosità certamente vi fosse.
    A quel punto, avrebbe semplicemente lasciato che la Itou lo conducesse dove voleva ed avrebbe seguito le sue istruzioni.
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    L'atteggiamento dell'individuo davanti a lei era molto diverso da quello che si aspettava, certo, era indubbiamente consapevole che dei suoi innumerevoli pregiudizi sugli Hero e su come potessero essere almeno metà degli studenti dell'Accademia la metà molto probabilmente non rispecchiavano la realtà, eppure rimaneva sempre quasi stupita quando da quel bizzarro luogo spuntava gente apparentemente normale come Dadi o, appunto, il suo attuale interlocutore.
    Annuiva mentre quel Fukuda diceva di aver conosciuto la platino a un laboratorio, a discapito di ciò che potesse pensare il ragazzo la corvina era effettivamente curiosa di quale fosse il rapporto tra i due principalmente per capire quanto fosse mirata la scelta della ragazza rispetto al contatto che le aveva inviato. Incrociava le braccia e provava a immaginarsi quale potrebbe essere stata la materia discussa in quest'ultimo, non tanto perché le interessasse l'argomento discusso in sé ma immaginando che, essendo un eroe professionista, magari era lui ad essersi presentato come peer educator per spiegare le procedure di arresto di un criminale o il funzionamento delle licenze quirk, insomma, le solite stupidaggini legali che la corvina si impegnava a trasgredire
    «Hm, dunque non vi conoscete molto bene? Capisco» - diceva con un tono incuriosito, sistemando con il pollice il suo anello da té presa dalle sue riflessioni sulla cosa, giungendo tra se e se alla conclusione che aveva troppi pochi dettagli per comprendere la sua scelta da sola e che avrebbe dovuto aspettare di rincontrarla per farle qualche domanda di persona.
    Sicuramente un altro dettaglio ad averla stupita non poco era comprendere a pieno quanto nuovo fosse quel ragazzo al mondo degli eroi, a detta sua era in possesso della licenza da soli sei mesi, il volto di Senka si decorava ora con un ghigno
    «Hoho, appena colto!» - diceva scherzando, fingendosi calma e non particolarmente toccata dalla notizia. Enfasi su fingendo, visto che in realtà dentro di se questa era una nuova qualità da aggiungere alla pila che si era già creata: si aspettava di essere una delle poche ditte disposte a offrire uno sponsor al ragazzo, ma ora aveva praticamente la certezza di essere l'unica, probabilmente nessuno sapeva ancora dell'esistenza di quell'ometto e questo cambiava radicalmente i limiti della K9 in termini di quanto denaro era disposta ad offrirgli, se prima la sua idea era di compensarlo con una somma proporzionata alla sua fama per il lusso di avere un eroe a sponsorizzare le sue tute in qualche rivista e mettere una buona parola su di esse ora avrebbe sicuramente puntato a rendere la sua firma una compagnia decisamente più rilevante nella mente del ragazzo. Investire su una persona è sempre rischioso per un azienda, certo, sempre se questa non è appena uscita da un affare bello grosso che ha fruttato un bel po' di soldi... e per questo doveva nuovamente ringraziare il suo fioraio preferito che, mandando da lei molti degli invitati dell'enorme matrimonio a cui Senka aveva recentemente avuto l'onore di partecipare, le aveva fatto accumulare abbastanza capitale da rendere un investimento del genere a basso rischio e alto guadagno: dire che si sentiva in debito con Shion era davvero un eufemismo.
    L'idea era pagare il ragazzo quasi come se fosse già un eroe moderatamente conosciuto, forse anche un po' di più, questo perché nessun altro tra la concorrenza sarebbe mai stato abbastanza folle da pagarlo così tanto per una piccola inserzione pubblicitaria, ricevendo altre proposte simili avrebbe sicuramente notato la differenza in denaro e questo lo avrebbe probabilmente reso incline ad accettare più proposte simili da parte della corvina e il suo brand o addirittura a farsi sponsorizzare ufficialmente una volta diventato effettivamente un eroe moderatamente conosciuto, insomma, voleva dargli la sicurezza che K9 era un brand amico e che andando da lei aveva la certezza di guadagnare un bel po'. E se non avesse ricevuto proposte da altri brand? Ancora meglio, questo lo avrebbe lasciato senza nessun metro di paragone per capire se la corvina lo stava pagando bene o meno, lasciandole piena libertà nelle sue offerte.
    In ogni caso, come aveva inizialmente sospettato il ragazzo non era mai stato un modello prima, non poteva non lasciarsi sfuggire un calmo sorrisetto dopo averlo visto reagire in quel modo perplesso, ci provava a non osservarlo pensando a quanto fosse tenera una reazione del genere ma davvero non ci riusciva, se non altro aveva abbastanza autocontrollo da non essere ancora più crudele di quanto non lo era già involontariamente stata, ci voleva davvero poco alla corvina per farsi venire in mente nuove frasi con cui far seppellire il suo interlocutore nell'imbarazzo, soprattutto qualcuno di così apparentemente timido come Tobi, si sarebbe dunque tenuta sul vago con una frase tranquilla e professionale
    «Non saprei, di solito i ragazzi come te vanno a ruba nel mio settore» - con altri complimenti sarebbe probabilmente sopraggiunto un arresto cardiaco, ma non voleva nemmeno specificare che il suo punto di forza era potersi tranquillamente confondere con i manichini nella sua vetrata, avrebbe dunque evitato di aggiungere altro sull'argomento, salvo ulteriori domande certo. Si sarebbe dunque fatta seguire fino alla fantomatica stanza del set, scorrendo gli occhi sulla sua fabbrica verificando che nessuno avesse bisogno di lei, avrebbe lasciato entrare il ragazzo chiudendo poi la porta alle loro spalle
    «Allora allora... per prima cosa devo chiederti di stare fermo un istante» - diceva, prendendo in mano la sua macchina fotografica e scattandogli una foto, non avrebbe aspettato che si mettesse in posa o altro, le serviva solo per vedere come la sua faccia rifletteva sotto il flash. Dopo aver scrutato la foto per un po' avrebbe parlato annuendo lentamente
    «Come pensavo» - si sarebbe avvicinata al suo interlocutore mostrandogli la foto, e indicando vari punti della sua faccia senza in realtà aspettarsi che ci capisse qualcosa di quello che stava per dirgli
    «Prima di farti qualsiasi tipo di foto dovrò truccarti un po' gli zigomi e sotto gli occhi... forse anche un po' il mento. Serve per far si che tu non abbia riflessi in faccia negli scatti» - avrebbe poi ridacchiato, aggiungendo
    «Tranquillo, 'trucco' non significa mascara e rossetto, serve giusto un po' di fondo tinta per non farti sembrare un catarifrangente» - diceva questo memore del fatto che le era capitato in passato di suggerire ad alcuni uomini di usare del trucco e questi, creando le immagini più sbagliate possibile nella loro testa, scartavano a priori l'ipotesi reagendo come se avesse suggerito loro di agghindarsi come delle bambole di porcellana. Aveva preparato una sedia e uno sgabello per l'occasione, avrebbe spostato la prima verso il centro della stanza facendo cenno al ragazzo di sedervisi per poi mettere lo sgabello direttamente davanti a essa e prendere posto lì con vari trucchi appoggiati sulle cosce. Qualora l'eroe si fosse seduto, Senka si sarebbe messa all'opera, non ci sarebbe voluto molto, alla fine era solo qualche ritocco, ma sembrava comunque poco carino farlo stare seduto rigido come un baccalà senza attaccare nemmeno un minimo di conversazione per rompere il ghiaccio, Senka avrebbe dunque cominciato
    «Se non erro ti ho già accennato cosa dovrai sponsorizzare, hm?» - indipendentemente dalla sua risposta avrebbe proseguito
    «Tute prodotte in massa sulla base di tre taglie principali per entrambi i sessi, la grande novità è la tecnologia che permette all'indumento di stringersi e adattarsi a qualsiasi tipo di corporatura senza problemi» - diceva parlando come se in realtà stesse recitando un breve paragrafo descrittivo che parlava della tecnologia nelle suit che stava provando a produrre,
    «Una vera figata, no? Almeno secondo me. Mi piacerebbe sentire la tua opinione visto che sei un vero e proprio Hero» - incrociando momentaneamente il suo sguardo avrebbe concluso dicendo
    «La tua opinione onesta intendo, al di là di quello che poi effettivamente dirai sulla mia merce» - seguendo questa frase con un occhiolino e tornando all'opera, giusto per ricordargli che lo pagava anche per parlare bene dei suoi prodotti.
    Vedendola operare sul suo volto, Tobi avrebbe potuto osservare le sue orecchie muoversi molto più di quanto non lo stessero facendo pochi secondi prima, quasi cambiando posizione ogni secondo, la corvina era solita farlo quando si concentrava per fare operazioni precise, purtroppo non riusciva a controllare impulsi di questo tipo, sperava solo di non accecare accidentalmente l'eroe avvicinandosi troppo.

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    Alle sue parole, vide Senka incrociare le braccia. Generalmente era indice di atteggiamento di chiusura, ma al momento non c'era nessuna ostilità fra i due e non gli sembravano circostanze tali da scaturire diffidenza che già non vi fosse a priori per pregiudizio. Ad essere onesti la donna sembrava quasi... in riflessione, forse era una chiusura metaforica o forse semplicemente la sua gestualità era artefatta e non corrispondeva alle sue reali sensazioni. Talvolta poteva essere indice di atteggiamenti sociopatici. Tobi smettila.
    Era difficile staccare, a volte. Ormai lo studio delle persone, delle loro emozioni, della loro micro gestualità, dei loro tic, era diventato talmente all'ordine del giorno, per il ragazzo, che si ritrovava a cercare simili comportamenti anche nei suoi amici, nei suoi compagni, nei suoi colleghi, nei commessi al supermercato, negli sconosciuti sui mezzi pubblici, ovunque. Riconosceva che probabilmente stava diventando una specie di tratto tossico, quindi lo teneva bene per sé, ma non era sicuro di come poteva smettere, era un po' come il suo Quirk: funzionava e basta, una volta imparata una cosa non riusciva a smettere di vederla, non significava nemmeno fosse sempre all'erta, al momento era anzi piuttosto rilassato.
    -Mh, diciamo di no, la conosco da più di tre anni e la considero un'amica, ma non fa proprio parte del mio giro.- Probabilmente era questo il modo di porla, già. Non poteva dire di conoscere Dadi molto bene, ma in qualche modo il frequentare la stessa scuola per molti anni dava un certo senso di cameratismo anche solo in assenza di ostilità esplicite. Perlomeno una scuola moderna e dallo stampo più internazionale come la Yuuei, quelle rigide e tradizionaliste tipiche del Giappone probabilmente non facevano granché per promuovere la socialità spontanea.
    Senka lo definì appena colto come un vegetale e l'immagine mentale che si creò nella testa del ragazzo fu sufficiente a dissipare l'imbarazzo per un istante perché gli venne da ridacchiare, pur sforzandosi di rimanere composto. Confermò con un cenno del capo.
    Le sue perplessità riguardo il fatto che Senka lo reputasse già un veterano del settore furono incontrate da una risposta abbastanza vaga, che alludeva al fatto che i ragazzi "come lui" andassero a ruba nel suo settore.
    -Come me, uhm...- Invisibili? Un momento, l'aveva buttata nella sua mente per riderci ma probabilmente non era troppo dissimile dalla realtà, i vestiti si provano sempre sui manichini in fondo, no? Quale manichino migliore di un giapponese medio di altezza media con tratti anonimi, capelli neri e un fisico - beh, quella forse era la parte meno "media" di Tobi per via degli allenamenti e delle arti marziali, ma certamente non sembrava nemmeno un culturista. I suoi pensieri furono interrotti da un click - Senka gli aveva scattato una foto a tradimento. Il che era ok, certo, ne avrebbero fatte molte di lì a poco quindi non aveva molto senso essere timidi, ne rimase solamente sorpreso ed interdetto - ed abbagliato dal flash. Era sempre più piacevole infilarsi nell'acqua fredda della piscina poco per volta e partendo dai piedi, non lanciarsi a bomba - almeno per Tobi. Ad ogni modo il ragazzo non ne avrebbe fatto una tragedia, a foto effettuata le avrebbe sorriso a bocca chiusa e con aria vagamente a disagio, dopodiché l'avrebbe ascoltata trarre le sue conclusioni mentre osservava l'immagine sul display della macchina. L'oggetto fu poi allungato anche a Tobi in modo che questi potesse constatare che si creavano delle ombre sul suo viso, con il flash, che avrebbero potenzialmente potuto rovinare la foto e che sarebbe stato necessario truccarlo. Il ragazzo non aveva minima esperienza nel settore dunque annuì semplicemente con aria assorta: probabilmente avrebbe potuto toccare la macchina fotografica e concentrarsi per attivare l'abilità secondaria del suo Quirk - acquisendo l'esperienza di un fotografo di professione - e diventando immediatamente partecipe di qualsiasi cosa stesse dicendo la donna, ma Senka gli aveva solo avvicinato lo schermo e lui aveva deciso di guardare senza interagire con il dispositivo. Senka sentì il bisogno di rassicurarlo dicendo che per trucco non intendeva rossetti o chissà cosa ma solo un po' di fondotinta, Tobi aveva immaginato fosse qualcosa del genere per via del discorso sulle luci dunque non si era allarmato, ma da come la donna ne parlava doveva aver dovuto trattare diversi clienti difficili da quel punto di vista - il Giappone non era noto per essere il paese dalle vedute più ampie del mondo, dopotutto. Tobi non aveva particolari problemi in quel senso - nel senso, sì, ovviamente lo trovava imbarazzante, esattamente quanto avrebbe trovato imbarazzante indossare un cappello buffo e sgargiante o farsi fotografare in posa, chiaramente la sovrapposizione di farsi fotografare in posa e di essere truccato con rossetto e matita aumentava l'imbarazzo a livello esponenziale, ma era pura matematica, non era certo per una questione di virilità minacciata o chissà che altro.
    -Ah, sì sì, certo, nessun problema.- Sminuì, senza entrare nel dettaglio, del tutto disinteressato a farla diventare una questione sociale. -Non sapevo si usasse il trucco. Pensavo venissero ritoccate post-produzione.- Confessò poi il ragazzo, evidenziando l'aspetto che più lo aveva stupito della faccenda trucco: non si era mai illuso che le foto dei bellocci che vedeva nelle riviste fossero al cento percento genuine rappresentazioni del vero, ma nemmeno pensava venissero preparati prima, aveva un'idea molto più industriale della cosa. Centinaia di foto fatte, decine selezionate e poi una manciata ritoccate a computer da un grafico e rese pronte per la pubblicazione.
    Gli fu indicata una sedia dove prese immediatamente posto, e Senka gli si sedette di fronte con dei trucchi posati sulle cosce, pronta a mettersi all'opera. Attaccò comunque bottone, giusto per riempire quei pochi minuti, cosa che Tobi segretamente apprezzò. Annuì quando la donna gli chiese se gli aveva accennato cosa avrebbe dovuto sponsorizzare, ma la ascoltò comunque con piacere ribadire il concetto, era evidente che era molto fiera del suo prodotto.
    -Sembra... figo, sì.- Concesse, con un sorrisetto. -Ammetto che faccio fatica a focalizzare, non riesco a farmi un'idea di come potrebbero essere. Ho paura di starmi immaginando qualcosa di troppo... manga.- Ridacchiò, sperando l'altra gli passasse l'allusione. -Se funzionano bene come me le sta descrivendo e si adattano anche a forme diverse oltre che alle semplici taglie... potrebbero risolvere molti problemi per molti Heroes che hanno bisogno necessariamente di farsene fare su misura per via di chissà quale mutazione. La standardizzazione di un capo del genere sarebbe una bel passo avanti.- Rifletté poi il ragazzo, chiedendosi a quel punto se per la donna non sarebbe stato meglio dimostrare il suo prodotto con qualcuno che avesse più corna o spuntoni o corazze varie, ma forse per un primo test Tobi era più che adeguato.
    Lo sguardo di Tobi fu attirato per un singolo istante dalle orecchie di Senka che si muovevano mentre lo truccava, ma dopo aver registrato di cosa si trattava perse presto interesse. In fondo il suo migliore amico per quasi un intero anno era stato un ragazzo il cui Quirk mutant gli dava sembianze lupesche, non era troppo estraneo a quel tipo di automatismi.
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    Non era sicura di star facendo un ottimo lavoro nel far sentire il ragazzo più a suo agio, tra normali domande per rompere il ghiaccio e piccole battutine il suo atteggiamento non era cambiato molto, sembrava comunque rigido come uno stoccafisso per quanto comunque disposto a soddisfare tutte le curiosità della corvina. Dalle risposte che dava sembrava che ogni tanto si dovesse fermare per ripensare a com'era volto il discorso fino a quel momento, chissà cosa immaginava dopo che aveva parlato di com'erano visti i ragazzi come lui, aveva effettivamente intuito cosa intendeva? Beh se effettivamente ci era riuscito sicuramente non sembrava particolarmente offeso, giustamente, alla fine non aveva mai insinuato che potesse essere brutto.
    Questa era sicuramente un'altra tra le cose che spiccavano all'occhio della corvina, oltre ad avere un fare molto ponderato il ragazzo davanti a lei sembrava molto spigliato, segno che parlando poteva dare alcune cose per scontate senza spiegargli tutto ciò che vedeva nei minimi dettagli come invece faceva con altri clienti. Purtroppo per Fukuda, questa caratteristica non era sinonimo solo di cose positive, in qualità di ragazzo sveglio infatti aveva esternato la sua perplessità sul fatto che avesse in mente di truccarlo piuttosto che ritoccare la foto in un secondo momento: Senka odiava tutto di quella considerazione. Già in generale le dava fastidio quando mentre faceva qualcosa con i suoi metodi qualcuno saltava fuori con un osservazione riguardante un altro metodo, questo semplicemente perché aveva sempre l'impressione che il suo interlocutore stesse in qualche modo dubitando di lei o che addirittura la stesse criticando, la corvina riconosceva che questo era un suo difetto ma semplicemente ammettere a se stessi di avere un tratto tossico non è abbastanza per curarlo, l'eroe non aveva toccato un nervo scoperto ma ci era andato davvero vicino. In oltre odiava la risposta che era costretta a dare, con il suo solito atteggiamento calmo avrebbe sospirato leggermente e detto
    «Già, di norma le foto si ritoccano dopo, ma visto che mi occupo di questa cosa quasi completamente da sola preferisco non essere costretta a editare una cinquantina di scatti alla volta per sceglierne tre o quattro» - non c'era nulla di fuori posto nell'espressione della K9, continuava a parlare come aveva sempre parlato dall'inizio dell'incontro senza dimostrarsi infastidita o altro, l'unica cosa che non poteva controllare e che il ragazzo avrebbe sicuramente potuto notare erano le sue orecchie piatte e tirate indietro in una minacciosissima V
    «Truccare qualcuno prima di eventuali scatti mi da un idea migliore di quali vale la pena ritoccare senza spenderci più di una manciata di secondi, sicuramente è meno professionale, ma funziona» - che cos'avrebbe evinto dunque quell'individuo da queste parole? Senka era pigra, tirchia o povera? Magari tutte e tre? Beh, forse l'ultima opzione non sarebbe sorta nemmeno per scherzo nella mente di Tobi dopo aver visto cosa vendeva e che vestiti portava, certo, non che fosse esponenzialmente migliore una delle due opzioni precedenti. La verità? Semplicemente preferiva le cose in questo modo, non le era mai servito di più e se un metodo di lavoro funziona perché cambiarlo? Eventualmente sarebbe giunto il giorno in cui K9 sarebbe diventato troppo grande per gestire in quel modo il reparto marketing, ma non era ancora arrivato.
    Sicuramente Fukuda si era riguadagnato la sua simpatia discutendo con lei delle sue tute, dando nuovamente prova della sua elasticità mentale soprattutto con la sua ultima osservazione. La corvina annuiva compiaciuta facendogli capire con il suo linguaggio corporeo che aveva colto nel segno
    «Già, suppongo che descritte in questo modo sembrino qualcosa che puoi tirare fuori dal nulla per trasformarti improvvisamente in eroe» - Diceva, sorridendo divertita dalla battuta del ragazzo, proseguendo
    «Chiaramente il vero processo effettivamente è più lento, si tratta di una microfibra sperimentale che può restringersi e espandersi in base alla tensione elettrica a cui è sottoposta mista ad un aggeggio che fa uscire l'aria in eccesso dalla tuta: perché il tutto si adatti a un corpo ci vogliono dai dieci ai venticinque secondi» - in effetti il meccanismo di base era così semplice e economico che, a discapito di quelle che potrebbero essere state le aspettative del ragazzo non sarebbe costata molto più di una tuta normale, il piccolo aumento in denaro giustificava a pieno il salto di qualità. Certo, si trattava di qualcosa di molto comodo ma abbastanza rinunciabile per un essere umano normale, ma per uno mutato? Continuando il ragionamento di Tobi avrebbe enunciato fieramente
    «E si, oltre che di taglie si parla di varie forme, soprattutto con l'ultima iterazione della tuta. Prima era una calzamaglia unita, ora è divisa in sei pezzi: i quattro arti, il torso e la copertura della schiena» - guardando un secondo il vuoto e fermandosi un istante dal truccare il ragazzo avrebbe proseguito
    «Non ha problemi ad adattarsi a scaglie, gusci o strutture del corpo particolari, comincia ad avere qualche difficoltà con ali o spuntoni se sono troppo lunghi o affilati, ma appunto, nulla vieta a chi la indossa di utilizzarla senza uno tra i pezzi che la compongono... a patto che non sia il torso ovviamente, essendo il pezzo principale» - avrebbe continuato a truccarlo ancora per poco mettendo poi delicatamente una mano sul lato della sua faccia per girarlo e verificare che tutto fosse in ordine, dando qualche ultimo ritocco
    «Diciamo che si può adattare a quasi tutte le forme e quelle che non ci entrano sono casi estremi e molto particolari, anche più di qualcuno con qualche paio di braccia in più o con degli speroni d'osso che escono dalla schiena» - esisteva qualcuno con deformazioni ancora più estreme di queste? Sicuramente, ma casi così estremi non rendono difficile fare una tuta prodotta in massa adatta a tutti, lo rendono impossibile e insensato. Fare qualcosa di ancora più generale voleva dire rendere il prodotto molto più complesso e meno fruibile solo per accomodare i gusti di una fetta minuscola di popolazione, in più si trattava di persone che non trovando nessuna tuta adatta a loro, per passa parola, potevano finire a farsene fare una su misura da Senka, no?
    «Per pararmi il culo scriverò nel foglio delle istruzioni che l'altezza massima per indossare questa tuta sono circa due metri e dieci, ma con i test che ho fatto ti assicuro che può funzionare benissimo anche con individui che raggiungono i due metri e mezzo. Conosci qualcuno del genere? Potresti consigliargli l'acquisto!» - In ogni caso, la sua opera era finita, avrebbe squadrato un ultima volta il volto del soggetto, sospirando e mettendo via i trucchi
    «Nell'inserzione mi piacerebbe scrivere anche della possibilità di richiedere delle decalcomanie personalizzate, dunque...» - si sarebbe alzata e avrebbe preso un blocchetto di fogli bianchi visibilmente vissuto e trasandato con non più di una manciata di fogli rimasti, sedendosi nuovamente sullo sgabello e chiedendo
    «Hai un nome da eroe? Un simbolo? Qualcosa con cui possiamo fare una prova veloce?» - si sarebbe allontanata leggermente rispetto a com'era mentre lo truccava e, con matita alla mano e blocco tenuto saldamente sulle gambe accavallate, era pronta a fare uno schizzo o appuntarsi qualunque cosa fosse in procinto di dirle Fukuda, incuriosita da quella che potrebbe essere stata la risposta: Si sarebbe trovata davanti a un idea interessante o un nome particolare o alla combinazione più cringe di elementi che potevano essere messi in un logo allo stesso tempo?
    La corvina non era un asso a disegnare, sapeva cavarsela inevitabilmente dopo aver fatto una scuola di moda, ma non era più brava di quello che serviva per fare schizzi di vestiti o simili, sperava di essere abbastanza talentuosa da poter fare in poco tempo ciò che il ragazzo aveva in mente.

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    Il body language di Senka, a cui facevano eco anche le lunghe orecchie canine, era abbastanza chiaro: qualcosa nella considerazione di Tobi l'aveva infastidita. Il ragazzo non capì di cosa potesse trattarsi, per quanto avesse intuito la dinamica in sé, in fin dei conti poteva anche essersi ricordata di un qualche aneddoto fastidioso inerente il ritocco digitale - o magari poteva essere semplicemente completamente negata e frustrata dai suoi fallimenti in tal senso e ricorrere al trucco non era stata una scelta ma l'unica alternativa. Ad ogni modo, qualsiasi fossero i suoi dilemmi interiori aveva deciso di non condividerli con Tobi e dunque questi stabilì che semplicemente la cosa non lo riguardava, Senka gli rispose in maniera assolutamente corretta e cortese senza la minima aria di aver subito uno sgarbo a parte un breve sospiro.
    -Ah, capisco, è così allora.- Acconsentì, sentendo che l'idea che si era fatto riguardo i ritocchi post-produzione era fondamentalmente corretta e che l'unico motivo per cui Senka non lo faceva era per carenza di manodopera: in fondo passando prima per il trucco si saltava un passaggio, era un ritocco in meno, e quindi vi era già una prima scrematura delle foto più promettenti senza doverci mettere per forza le mani. La ragazza si accusò che fosse un metodo "meno professionale", non che Tobi fosse minimamente in grado di dire cosa sembrasse più o meno professionale in quel campo, ma possibile che il motivo del risentimento di prima fosse legato a questa osservazione. Forse qualcuno l'aveva accusata di qualcosa del genere. -Se sia professionale o no non lo so, non me ne intendo minimamente. Per me è interessante che possa essere fatto anche così, l'analogico ha sempre più fascino rispetto al digitale.- Non la stava (solo) lusingando per smorzare la tensione, era una cosa che pensava genuninamente, del resto con un Quirk come il suo come poteva essere altrimenti. Non che le cose digitali gli riuscissero male, il suo Quirk era applicabile almeno in parte anche ad ambienti digitali, ma la soddisfazione che ricavava anche dal semplice cucinare un piatto che non aveva mai provato e trovarselo poi fisicamente in mano (e in bocca) alla fine di un procedimento di più passaggi tutti diversi e che richiedevano utensili diversi era decisamente superiore.
    E se questo risparmiava del lavoro a Senka, beh, semplicemente era lei ad usare il metodo giusto, in fondo le più grandi innovazioni nei metodi di fare qualsiasi cosa vengono da persone che vogliono risparmiarsi determinate fatiche o facilitarsi il lavoro in qualche modo.
    Qualsiasi gaffe -eventuale- avesse fatto nel parlare del ritocco delle foto, Tobi poté tirare un sospiro di sollievo poiché sembrava aver recuperato alla grande con le tute, era evidente che la donna dinanzi a lui fosse orgogliosa del suo eccellente prodotto e che con le sue osservazioni non era andato troppo lontano dalla verità.
    Sembrò divertita alla battutina stupida di Tobiko riguardo l'essere una cosa da manga, ma non sembrò minimamente schernirlo, anzi, le sue parole furono comprensive e complici, anche se rispetto al tipo menzionato dalla donna il ragazzo si stava immaginando manga più fantascientifici. In ogni caso non la contraddisse, in fondo il senso di fondo non era troppo diverso. La ascoltò poi spiegare come il processo poteva durare fino a venticinque secondi, il che effettivamente rendeva la cosa meno dinamica ma certamente non sottraeva alla meraviglia, si trattava comunque di pochi istanti. Chissà se funzionava in maniera simile al sottovuoto?
    -Beh... non è tanto. Mi sembra comunque impressionante.- Sorrise, incoraggiante.
    Senka avrebbe poi confermato che le tute si adattavano anche a forme particolari e non erano particolarmente limitate, specie con il suo ultimo modello che oltre ad essere one-size era anche modulare e poteva essere indossato con estrema facilità anche in maniera parziale. Tobi si lasciò spostare la testa a destra affinché la donna verificasse il proprio lavoro, mentre l'ascoltava ammirato dell'idea semplice ma molto efficace.
    -Sì, beh.- Esordì il ragazzo, per rincuorarla riguardo i casi speciali che aveva citato. -Più che altro non voglio generalizzare ma si parla di tute fatte per Heroes, se un Hero ha un Quirk che gli modifica il corpo in maniera tanto radicale da essere completamente incompatibile con una tuta modulare, è estremamente probabile che non abbia la minima intenzione di nascondere le sue mutazioni nella tuta, anzi, è molto probabile saranno parte integrante della sua identità da Hero e dei suoi metodi di combattimento. Insomma, la percentuale di persone incompatibili con le sue tute modulari sembra già molto bassa, e fra loro quelli che avrebbero effettivamente bisogno delle sue tute sono probabilmente una quantità infinitesimale.- Espose quindi il suo ragionamento. Il che era un modo più elegante e forbito per dire che se una persona non riusciva a mettersi la tuta di Senka perché aveva il corpo interamente coperto di spine ossee che poteva far indurire e sparare come proiettili in qualsiasi momento, probabilmente non voleva nemmeno tenere suddette spine coperte.
    Ridacchiò alla storia del pararsi il culo con la taglia massima nel foglietto illustrativo, poi si fermò a riflettere se conosceva qualcuno di più alto di due metri e mezzo. Dovette rifletterci un po' perché conosceva molti ragazzi alti, chi di statura e chi per qualche mutazione, ma dovette ammettere che forse di così alti non ne conosceva nessuno. Qualcuno alla UA lo aveva sicuramente visto per i corridoi ma nessuno che conoscesse personalmente.
    -No, ma se ne conoscerò li manderò sicuramente da lei.- Dai suoi amici più alti gli era stato raccontato l'enorme disagio di trovare un paio di scarpe che gli andasse bene, e che come spesso e volentieri la loro ricerca di un paio di scarpe iniziasse dal cercare "quali modelli avevano il loro numero disponibile" e che se dopo questa prima scrematura avevano ancora più di due paia di scarpe a disposizione fra cui scegliere era già un miracolo. Immaginò che per Heroes extra-large o con mutazioni molto ingombranti potesse essere più o meno la stessa cosa, quindi li avrebbe indirizzati da Senka con sommo piacere.
    Il discorso, poi, virò sul discorso decalcomanie, e Senka chiese a Tobi se avesse un qualche tipo di simbolo o un nome da eroe.
    -Ah, ecco, no, non ho nessun simbolo.- Con il tempo che ci aveva messo a trovare un nome decente, il simbolo era una battaglia persa in partenza. E nessuno gli aveva detto che se lo sarebbe dovuto fare. -M-ma ho un nome, certamente. Goldfinger.- Si grattò la nuca, riflettendo, vedendo che Senka aveva estratto una matita ed un blocco dove fare, probabilmente, un qualche schizzo veloce. -Ecco, forse le sarebbe utile conoscere il mio Quirk se vuole abbozzare qualcosa a tema. Il mio Quirk è Manualità, quando tocco un oggetto sono istantaneamente in grado di usarlo con maestria. Diciamo.- Non scese troppo nei dettagli, ma se davvero stava per abbozzargli un piccolo logo forse era il caso avesse almeno una vaga idea di cosa faceva Mr. Goldfinger. E magari questo avrebbe chiarito anche la sua passione per l'analogico.

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    Ascoltava le parole del ragazzo annuendo e chiedendosi se effettivamente non sapesse di cosa stava parlando, rendendosi poi conto che non aveva senso dubitare. Tutto quello che poteva fare era restare almeno vagamente affascinata dalle parole del ragazzo che poco ma sicuro sapeva destreggiarsi bene nei discorsi, almeno abbastanza da far ripensare agli ultimi attimi di discussione alla corvina che avrebbe quindi soppresso il suo carattere a dir poco peperino
    "Si, sono d'accordo, ma molti non condividerebbero la sua opinione" - diceva, calma e sorridente, questa volta senza che le orecchie la facessero sembrare in procinto di attaccare. In ogni caso, era davvero contenta di quanto interessato al prodotto sembrasse il ragazzo davanti a lei visto che, pur messo a conoscenza delle limitazioni della tuta, sembrava comunque affascinato dall'idea di un indumento tattico che si poteva mettere con una tale facilità
    "Già, è comunque praticamente un quarto del tempo che ci si metterebbe a infilarsi una tuta normale, diciamo che l'unico vero difetto del tessuto che la compone è che non protegge molto dal freddo, ma è controbilanciato dal fatto che può essere potata sopra i vestiti... può diventare una tuta davvero comfy portata sopra un maglioncino di lana" - diceva buttando la cosa in ridere, senza però dire una completa falsità: alla fine nei suoi test aveva provato un po' di tutto e accidenti che coccola doveva essere per un Hero andarsene in giro con del cachemire sotto la tuta, certo, sempre se fosse quello il primo pensiero nella loro mente mentre venivano pestati dal criminale di turno. Nulla impediva a qualcuno di mettere dei vestiti anche sotto una normalissima suit, ma si trattava di un processo decisamente più lungo, irritante, scomodo e il cui risultato non era neanche lontanamente così soddisfacente, Senka si chiedeva spesso come facessero gli eroi durante le stagioni fredde, se optassero per strati di vestiario aggiuntivi sotto la tuta o se invece portassero cappotti o soprabiti, ma piuttosto di scoprirlo aveva formulato la sua risposta.
    Questo doveva essere quella tuta, una risposta alle esigenze di chi con un aspetto mutato aveva difficoltà a mettersene una normale, ma anche a chi piuttosto di prendersi una tutina normale era disposto a spendere di più per vantarsi di avere qualcosa di meglio, come molti dei vestiti di Senka voleva essere un misto tra effettiva utilità e sfarzo che potesse accomodare sia una che l'altra fetta di clienti.
    «Lo immaginavo, ma sono davvero contenta che ci sia qualcuno del mestiere a confermarmelo» - Diceva, proseguendo
    «Almeno ora ho la garanzia che se riuscirò ad avviare la produzione non sarà per nulla hehe» - una frase umile, ma detta con un tono quasi altisonante, come per far intendere che in realtà non aveva bisogno di una vera e propria conferma in materia essendo ben consapevole di aver avuto una buona idea, come se le parole del ragazzo non le avessero nettamente migliorato la giornata, era davvero raro vedere la corvina così sinceramente serena, magari in quello stato avrebbe finalmente perso per un po' i tratti fastidiosi del suo carattere. Era ora giunto il momento di approfondire il discorso decalcomanie, era una gran sfortuna che quel ragazzo non avesse un logo, evidentemente non era obbligatorio per diventare ufficialmente un eroe al contrario di quanto pensava la K9, probabilmente poteva abbozzare qualcosa ma eventualmente non ci avrebbe messo molto a ritagliare il suo nome da eroe in un font elegante e finirla li, tanto serviva solo per pubblicizzare un servizio che poteva offrire ai clienti, non per rendere la tuta attivamente più bella da vedere.
    Goldfinger, questo era il nome dell'eroe, Senka non lo aveva mai sentito prima e ascoltandolo la prima volta la sua reazione era stata mista: una parte di lei lo trovava abbastanza cringe, l'altra pensava fosse davvero carino, tra le due fortunatamente prevaleva la seconda. Il primo pensiero che aveva fatto sentendo quel nome era che probabilmente si trattava di una citazione a qualcosa che non conosceva, dunque aveva evitato di commentarlo con qualcosa di diverso da un mugugnio incuriosito, sicuramente l'aveva scelto perché aveva qualcosa a che fare con una sua arma omonima o con il suo quirk, sembrava proprio fosse in procinto di spiegare in cosa consistesse quest'ultimo ponendo fine ai viaggi che la corvina stava facendo con la sua fantasia che udendo quel nome si immaginava potesse essere in grado di trasformare ciò che toccava in oro o di sparare dalle dita. Durante la giornata, tra notizie shock dalla veridicità discutibile, voci e racconti di altre persone o magari anche assistendo in prima persona a qualche scenario particolare è normale che durante la propria vita qualcuno riesca a vedere quirk di tutti i colori, alcuni davvero assurdi che permettono di plasmare lo spazio attorno a se in modi incomprensibili alla scienza, altri di manipolare sostanze assenti dalla tavola periodica o di crearne di nuove... eppure c'era qualcosa nella semplicità del quirk di Tobi e forse anche nel modo in cui lo aveva descritto che lo rendeva forse uno tra i più strani di cui aveva mai sentito parlare. Forse non era nemmeno strano, era incredibile nel vero senso della parola, era letteralmente impossibile crederci
    «Giura...?» - diceva con un aria abbastanza perplessa, per poi proseguire
    «Quindi se io ti prestassi questa matita diventeresti improvvisamente bravo a disegnare? Più di me?» - quasi senza lasciargli tempo di rispondere avrebbe immediatamente chiesto in preda alla curiosità
    «E la tuta? Se la indossassi sapresti già dove si trova il pulsante per attivarla?» - ora la frase di prima sull'analogico rispetto al digitale acquisiva tutto un altro senso: probabilmente era questa la limitazione del suo quirk, chiaramente un programma di fotomontaggio è una sequenza di numeri e non veramente un oggetto tangibile, dunque sarebbe stato impossibile per lui usarlo con maestria per utilizzare le sue parole.
    «'Io sono Tobiko Fukuda, mi faccio chiamare Goldfinger e il mio quirk è essere un figo'» - diceva con una risatina senza riuscire a tenere per se quella scena così demenziale che si era immaginata: anche se stava ridendo chiaramente non lo stava assolutamente prendendo in giro con cattiveria e anzi non era assolutamente nei suoi programmi farlo, per quanto ci provasse non riusciva a immaginarsi un punto debole per quel quirk, certo, non poteva interfacciarsi con cose intangibili come programmi, dunque? Almeno a un primo impatto non sembrava esserci nulla che poteva essere ritorto contro l'utilizzatore, questo probabilmente lo rendeva qualcuno di molto spaventoso per molti criminali... sicuramente la corvina se lo sarebbe ricordata.
    «Scherzi a parte, direi che come tema un tuo simbolo dovrebbe avere una mano, un dito è un po troppo specifico per un logo» - Accarezzandosi il mento avrebbe poi continuato la sua considerazione
    «Se vogliamo andare su qualcosa di banale direi una mano stilizzata con un una delle dita d'oro, magari separata dal resto della mano da una linea trasparente. Altrimenti una mano con il dorso fatto di ingranaggi o con le fattezze di un cervello?» - alzando un attimo le spalle avrebbe concluso
    «Altrimenti facciamo una semplice scritta e a questa scelta importante ci penserai un'altra volta» -

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    TOBI FUKUDA
    L'espressione ed il linguaggio corporeo di Senka parvero sciogliersi un pochino dopo la lusinga di Tobi riguardo il fascino del metodo analogico, ed egli se ne rallegrò. La donna affermò che non tutti avrebbero condiviso l'opinione del ragazzo e certamente era vero, ma in quel momento giocava quasi a favore di Tobi in realtà, poteva essere "utile" per instaurare un legame di complicità. Condividere un'opinione non mainstream con qualcuno era sempre piacevole.
    Il discorso poi si spostò sul prodotto per cui Tobi era lì quel giorno, ossia le tute, ad essere sincero più passavano i minuti più gli veniva curiosità di vederne una. Senka disse che più o meno indossare la sua tuta richiedeva un quarto del tempo rispetto ad una tuta normale, ma secondo Tobi quella era decisamente una sottostima, molte tute avevano bisogno di anche più tempo. La sua soprattutto, con la sua consistenza gommosa ed elastica e che doveva essere manualmente estesa ogni volta che veniva indossata, richiedeva almeno cinque minuti per essere indossata. On a good day. Ed era sicuro di non essere l'unico Hero la cui tuta avesse una qualche gimmick particolare.
    Senka proseguì dicendo che sfortunatamente non proteggeva dal freddo, ma come poteva adattarsi a spuntoni e parti del corpo modificate poteva certamente anche adattarsi ad una semplice felpa, che poteva quindi essere indossata sotto ed ovviare al problema. Tobi trovò simpatica l'idea, immaginò di andare a lavoro con la tuta di Senka indossata sopra un pigiamone soffice e caldo e rise sotto i baffi.
    -Sì, non penso sia un gran problema il fatto che non sia termoisolante. Ci sono molti modi per rimediare. E poi d'estate deve essere una manna dal cielo.- Concluse, ricordando invece quanto caldo gli faceva la sua, sotto il sole.
    L'umile risposta di Senka riguardo l'effettiva utilità del progetto modulare fece sorridere Tobi, sebbene fosse evidente che malcelasse un certo orgoglio a riguardo e che sembrasse pienamente convinta che il suo lavoro fosse un buon lavoro. D'altro canto non si sarebbe messa sul mercato, altrimenti, o perlomeno non in un mercato così di nicchia: era evidente che aveva avuto un'idea e che non stava semplicemente provando a fare carriera, o avrebbe puntato a mercati più noti.
    -Sono più che sicuro che non sarà per nulla. Le auguro che la produzione possa essere avviata al più presto.- Augurò Tobi, solennemente, trattenendosi dal fare un breve inchino solo perché aveva ancora le mani della donna in faccia e non voleva rovinare il suo lavoro.
    La reazione di Senka al suo Quirk fu abbastanza classica, il Quirk di Tobi suscitava spesso reazioni del genere, l'interlocutore in genere lo reputava incredibilmente figo - finché poi non si rendeva conto che doveva essere un Quirk. Insomma, certamente poteva andargli molto peggio, ma poteva anche essere in grado di evocare fiamme e volare e sparare fulmini, era figo pensare a cosa potesse fare finché poi non ci si rendeva conto che non poteva fare nient'altro. Tobi amava il suo Quirk e non lo avrebbe mai cambiato con altro al mondo, ma si rendeva conto che per molte persone era un Quirk "figo" ma che non avrebbero voluto scambiare con il proprio.
    -Più di lei non lo so, non è che trascenda i limiti umani. Ma sì, sarei in grado di farlo come qualcuno che lo fa di professione.- Spiegò. -Per la tuta, uh... penso di sì. Certe cose non le so prima di provare, ma penso che questo dovrebbe riuscirmi.- Aggiunse poi, grattandosi la nuca pensieroso e tentando di immaginare casi simili. Ridacchiò alla storia del figo, effettivamente Senka l'aveva posta molto bene. Il suo Quirk era farlo sembrare una persona Quirkless estremamente abile in qualsiasi disciplina e lavoro.
    -Effettivamente potrei fingere di essere un fichissimo Quirkless.- Le dette ragione, contagiato dalla sua risatina e dal generale clima ilare che si era creato. Ascoltò poi le proposte di Senka riguardo un eventuale logo e le sue idee iniziarono a formarsi nella sua mente. -Ci sta la mano stilizzata. Magari in posa finger gun con l'indice d'oro. Non so. Gli ingranaggi e il cervello mi sembrano troppo complessi.- Ci riflettè un istante, poi, tentando di immaginare anche queste ultime proposte. -Mh, no forse gli ingranaggi sono ok. Solo il cervello non mi convince. Ma magari sto solo facendo fatica a visualizzare, se ha qualcosa di preciso in mente lo vedo volentieri.- Concluse il ragazzo, dopo aver dato la sua umile opinione solo per aiutare la donna nel brainstorming e ben lungi dal voler dire a qualcuno come fare il suo lavoro.

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    «Anche questo è vero» - rispondeva ridacchiando all'osservazione di Tobi su come delle tute simili potevano essere perfette per operazioni estive provando a immaginare come potessero essere in delle situazioni simili i tessuti delle tute da Hero. Certo, aveva fatto le sue ricerche e poteva bene o male farsi un idea basandosi su quello che sapeva sui materiali di cui era a conoscenza, ma non aveva quirk che alteravano la sua temperatura corporea ne tanto meno aveva mai provato cosa significava salvare qualcuno da un incendio in piena calda stagione e fortunatamente era lungi dal fare un esperienza simile tanto presto
    «Heh, purtroppo è sempre più facile vedere quello che non può fare una tua creazione piuttosto che essere ottimisti» - diceva, facendo intendere al ragazzo che effettivamente in questo senso non ci aveva pensato, o magari lo aveva fatto, ma la cosa le era passata velocemente di mente come poco importante, alla fine è impossibile per qualunque tipo di imprenditore o artista essere sempre al cento per cento positivi rispetto a una propria creazione, è difficile che qualche piccolo dubbio non riesca ad annidarsi nella mente di un creativo dopotutto
    «Ma alla fine questo non fa che rendere migliori i complimenti che ricevi dopo» - concludeva sorridendo, provando a dire qualcosa di saggio, accogliendo con altrettanto calore il seguente augurio del Fukuda, senza però aggiungere altro alla discussione.
    Inclinava leggermente la testa di lato per riflettere sulla considerazione di Tobi rispetto al suo quirk e alla sua inabilità a trascendere i limiti umani, chiaramente, poteva imitare la memoria muscolare e la precisione di un artista professionista, ma non la sua creatività o il suo stile, dunque probabilmente avrebbe potuto effettivamente disegnare meglio di Senka da un punto di vista di proporzioni, colorazione o altre cose tecniche, ma non avrebbe saputo inventare vestiti migliori dei suoi (ringraziando il cielo), sembrava un limite sensato. Chissà, considerato che gli eroi tendono ad andare in pensione relativamente presto poteva assumerlo se, come diceva lui, semplicemente toccando un ago sarebbe stato capace di cucire come lei, questo probabilmente senza nemmeno pagarlo troppo considerato che non avendo certo fatto scuole di moda o simili tecnicamente non era qualificato per quella posizione, c'era solo da sperare che ci arrivasse al pensionamento, considerato il tipo di lavoro di cui si trattava.
    «Hmm, capisco... beh, suppongo ci sia solo un modo per scoprirlo» - Diceva, anticipando che mancava poco al momento fatidico di quell'incontro, quasi più curiosa del ragazzo di vedere se i suoi poteri avessero effettivamente fatto effetto sulla tuta, probabilmente Dadi poteva aver già detto a Tobiko dove si trovava l'interruttore della tuta, ma non solo nel nuovo modello il numero di interruttori era cambiato e ora erano due da premere simultaneamente, si trovavano anche in una posizione completamente diversa, ossia sui lati del collo dell'utilizzatore, posizione che avrebbe abbassato notevolmente il rischio di strangolarsi nel tentativo di metterla, non che di per sé nell'iterazione precedente fosse alto.
    La corvina annuiva, stando ferma e fissando il foglio bianco mentre provava a farsi venire in mente cosa imprimere sulla carta, improvvisamente dicendo
    «Ce l'ho» - alzando un secondo la matita e provando a buttare giù qualcosa, senza però posare lo strumento sul foglio, quasi come se fosse indecisa sul come cominciare: avrebbe dunque scosso la testa e appoggiato il blocco per terra dicendo
    «Non avevo considerato che non sono proprio la persona più veloce del mondo a disegnare, non vorrei sprecare il tuo tempo, dunque finché faccio quello che devo fare ti lascio sperimentare un po'» - si sarebbe alzata e avrebbe finalmente preso dallo scatolone dietro di se una delle tute: l'avrebbe alzata dallo scatolone, girandosi verso il ragazzo mostrando per la prima volta l'articolo, una suit nera opaca senza mani e piedi che al momento sembrava essere più che altro un sacco dell'immondizia, ma che in qualche modo aveva una tale struttura da rendere chiaro che risultato avrebbe dato adattandosi a un utilizzatore. Il suo tessuto, che oltre a qualche fibra sperimentale aveva comunque una base di microfibra di carbonio come molte altre suit, mostrava delle fine crespe visibilmente disposte in verticale sulla lunghezza degli arti, sembravano quasi imitare delle fibre muscolari che si connettevano poi alle giunzioni dei vari segmenti, anch'esse apparentemente oversized rispetto all'utilizzatore, ma che erano in realtà anelli composti da vari segmenti di HDPE (Plastica molto dura) rivestito da un sottile strato di Graphene, una combinazione di materiali leggera ma estremamente resistente e difficile da usurare, questi segmenti erano studiati per scivolare uno dentro l'altro al restringersi della tuta in modo da diventare non più di una specie di basso rilievo sul corpo dell'utilizzatore. «Corpo maschile - taglia due», queste erano le specifiche del corpo di Fukuda, apparivano scritte sulla schiena della tuta poco sotto il logo K9 posto in mezzo alle scapole vicino al collo e precedute anche dal nome della tuta, nome su cui Senka non aveva avuto molta voce in capitolo suggerito da chi aveva prodotto quel tessuto: Type-LaHire.
    «Prego, indipendentemente da come si interfaccerà con il tuo quirk mi piacerebbe vedere come riuscirai ad adoperarla senza istruzioni, giusto per capire se è abbastanza semplice da usare anche per un cliente standard» - Avrebbe detto porgendo la tuta al ragazzo, pur essendo ben consapevole che quel design era abbastanza a prova di idiota, i tasti sul collo non erano ingombranti ma comunque ben visibili e non ci voleva di certo un genio a capire che nella tuta era possibile entrare dal collo o rimuovendo il pezzo della schiena
    «Questi sono i guanti e questa la calzatura, sempre degli stessi materiali» - diceva, poggiando ciò che aveva appena elencato a terra davanti al suo interlocutore, mettendosi dunque all'opera con il suo blocco e provando a dare a Tobiko un idea di quello che aveva in mente: a opera compiuta avrebbe annunciato
    «Ecco, che te ne pare?» - mostrando uno schizzo semplice e chiaro, con i colori che avrebbe poi assunto scritti sopra le parti interessate del logo, concludendo simpaticamente
    «L'oro spento è un colore che fa contrasto con qualsiasi cosa... certo, tranne che con altre tonalità di oro o giallo senape, se ti farai mai una tuta di quel colore non farmelo sapere grazie» -

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    Il ragazzo rivolse a Senka un sorrisetto gentile e complice quando asserì che era sempre più semplice vedere i problemi nel proprio lavoro piuttosto che i suoi pregi. Tobi era piuttosto familiare con il concetto, gli era capitato infinite volte nella sua vita di aver pensato di aver ricevuto complimenti e pacche sulle spalle (strettamente metaforiche, essendo in Giappone) per lavori od operazioni che lui aveva ritenuto mediocri nella migliore delle ipotesi - a volte si trattava di episodi che lui aveva considerato veri e propri disastri. Ma del resto era semplice cadere vittime dell'eccessiva autocritica essendo iper-consapevoli dell'intero processo che aveva portato alla creazione di qualcosa. Capitava a tutti, anche ai più orgogliosi - no, forse specialmente a loro, e Senka sembrava decisamente rientrare in questa categoria, almeno a pelle. Quest'ultima però trovò un lato positivo alla cosa, ossia che ci si metteva già in un determinato mindset e gli eventuali complimenti ricevuti sarebbero stati quasi più apprezzati, una sorta di inaspettata bella sorpresa. Per Tobi quella seconda cosa era già meno... relatable. Per quanto ovviamente i complimenti gli facessero piacere, tendeva ad essere scettico a riguardo se era qualcosa che aveva fatto lui. Partiva sempre dal presupposto che se lo aveva fatto lui non poteva essere troppo eccellente, e che complimenti troppo esagerati o con cui non concordava dovevano necessariamente essere esagerazioni puramente cortesi.
    -Mh, suppongo di sì.- Concesse, però, senza voler polemizzare con le sue elucubrazioni, che nella sua mente erano solo ragionamento oggettivo ma che si rendeva conto potessero suonare come semplice autocommiserazione, cosa con cui non aveva intenzione di appesantire la conversazione.
    Il discorso si spostò poi sul fantomatico emblema e di conseguenza sul Quirk di Tobi, che sembrò dare parecchio da pensare alla donna, che non aggiunse nient'altro ma era evidente che le rotelline nella sua testa si stessero muovendo. Forse era arrivata a quel momento in cui realizzava "ok, è figo ma non lo vorrei come Quirk", specie se il suo era quantomeno decente. Qualsiasi fosse il motivo, comunque, dopo qualche minuto parve avere un'illuminazione e fece quasi per posare la matita sul foglio, salvo fermarsi all'ultimo.
    Aveva bisogno di un po' di tempo per abbozzare il logo, disse di non essere particolarmente veloce, e Tobi si sentì quasi in colpa, quasi come se fosse stato lui a richiederle il logo in primo luogo con solerzia, cosa ovviamente non vera.
    -Ah! M-ma non serve mica farlo subito, al massimo...- Fu interrotto dalla donna che, senza dargli troppo peso, gli avrebbe dato un istante le spalle per frugare in uno scatolone e tirarne fuori una sorta di sacco deforme, che Tobi collegò solamente dopo qualche istante doveva essere una delle famigerate tute. Per essere stato un indumento così ampiamente decantato, aveva certamente avuto un'introduzione poco cerimoniosa.
    -Uh... temo sia difficile verificarlo senza il mio Quirk. Non è, uhm...- Pensò a come spiegarlo alla donna, grattandosi la nuca. -Non è che si attivi e disattivi a comando. È sempre attivo. Probabilmente non sono il soggetto migliore per un test di questo tipo.- Fece, ridacchiando con aria giocosamente colpevole, mentre prendeva in mano la tuta per il collo ed aveva già un'idea perfettamente chiara di come indossarla, prevedibilmente. -Ah, allora la provo prima con i vestiti o c-c'è uno spogliatoio non so...?- Domandò, vagamente in imbarazzo all'idea di doversi spogliare lì in mezzo, considerata la mole di persone che aveva visto fare su e giù prima. Non avrebbe fatto troppe storie in caso, comunque, ma se Senka non avesse insistito per farlo spogliare completamente si sarebbe limitato a togliersi il cappotto ed il dolcevita, rimanendo con i pantaloni ed una maglietta grigia a maniche lunghe più anonima ed aderente, da intimo. Ovviamente tolse anche le scarpe per un istante, anche perché facevano parte del corredo anche un paio di stivali.
    Vi entrò tramite il foro del collo, infilando dapprima le gambe nei pantaloni e poi le braccia nelle maniche. Fatto ciò, le sue mani raggiunsero istintivamente il collo e si poggiarono ciascuna su uno dei due tasti, premendoli contemporaneamente e sentendo una sorta di improvvisa folata d'aria scompigliargli i capelli: la tuta aveva iniziato a restringersi e la prima aria in eccesso era stata espulsa dal collo, ancora allargato. Mano a mano che i secondi passavano, la tuta si faceva più aderente, la sentì infine stringergli i glutei e le ascelle e smise di udire il sottile sibilo di sottofondo che aveva accompagnato il suo sgonfiarsi, deducendo che il processo era terminato. Lasciò andare i tasti sul collo e provò a muovere un po' le braccia. Il tessuto sembrava stretto, ma si rivelò invece estremamente elastico e non fu di alcun ostacolo ai suoi movimenti. Le parti di "armatura" si erano ristrette intorno al suo corpo ma sembravano composte da molte placche ad incastro, non erano limitanti e Tobi le poté osservare gonfiarsi e sgonfiarsi assecondando il movimento dei suoi muscoli. Un lavoro onestamente impressionante, il tutto senza sacrificare la morbidezza del dolcevita che ancora indossava sotto. Indossò gli stivali ed infine i guanti forniti dalla donna e guardò verso il basso per vedere che effetto faceva.
    -Niente male. È davvero molto comoda.- Saltellò e mosse ancora le braccia. -Il tessuto dà una bella sensazione. Complimenti, direi che è alla pari con le migliori tute che abbia mai provato. Che non avevano la cosa di restringersi ed adattarsi a tutte le taglie.- Aggiunse, per sottolineare che l'essere alla pari con tute del genere ed offrire anche una gimmick particolare era qualcosa di veramente degno di nota. Il tempo che era servito a Tobi per vestirsi e fare qualche prova con la tuta fu sufficiente a Senka per una bozza del logo, che mostrò poi a Tobiko con tono abbastanza neutro.
    Era... fico, in realtà, fu quello il primo pensiero di Tobi. Troppo fico per essere il suo logo, era stato il pensiero completo, per la precisione. Poteva davvero sfoggiare un logo del genere? Era esattamente ciò che aveva suggerito, nella rigorosa geometria della forma era riconoscibile la forma di una mano chiusa a pugno con un solo dito esteso in avanti, l'indice, colorato d'oro.
    -Wow.- Fece, stupito. -Mi piace, davvero. Lo userei certamente.- Confermò, annuendo con aria convinta. Ridacchiò alla storia della tuta gialla, a dire di Senka unico colore su cui il suo logo non sarebbe contrastato. -Ricevuto. Cercherò di evitare.- Non era mai stata una delle sue priorità girare per Tokyo specificatamente con una tuta gialla, poteva farne a meno se gli valeva un logo cool come quello.

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    Il ragazzo sembrava comprendere, almeno in parte, il tipo di mentalità di cui aveva parlato Senka, quella sorta di costretto pessimismo che in molti casi si palesa come fermata finale di ogni processo creativo, grande o piccolo che sia, quel tipo di sottile timore che a volte riesce a plasmare anche in modo molto profondo i progetti di chiunque. Tobiko sembrava immedesimarsi più nella prima parte dell'osservazione della corvina, lo dimostrava annuendo in modo convinto, cosa che rasserenava la corvina, forse piano piano stava cominciando a sembrarle sempre di più un essere umano e non una specie di cosa con le orecchie lunghe che si occupa di vestiti, come del resto era considerata da quasi tutti i suoi clienti con cui la maggior parte delle volte non si concedeva di fare nemmeno la metà delle battutine che stava facendo con il ragazzo o con Dadi prima di lui. Se ne lamentava? No, assolutamente no, anzi, era contenta che i clienti si rivolgessero alle sue commesse interpretando lei come la figura più autoritaria e intimidatoria del negozio, ma sentirsi umani è opinabilmente ancora più bello, ci vuole ogni tanto.
    «Beh, veramente a me serve» - Diceva, trovandosi a un passo dal dare per scontato che il ragazzo avrebbe capito cosa intendeva, per poi proseguire
    «Un po' come per il trucco, invece di schiaffarlo sulle foto con un editor ora chiedo che mi ritaglino questo logo su del foam adesivo e lo attacco dove mi serve» - si era girata e si era diretta per un istante verso il fatidico scatolone prima di rendersi conto di che cos'aveva appena detto, voltandosi nuovamente verso il ragazzo con un volto quasi preoccupato
    «Oh, ovviamente questa è solo a fine dimostrativo per la foto, quando K9 farà le vere decalcomanie non le realizzerà semplicemente appiccicandole sopra, ci sono un sacco di materiali sofisticati o tipi di ricami...» - cominciava a contare con le mani, per poi interrompersi e concludere dicendo
    «Hai capito» - immaginava che il suo interlocutore avesse inteso quello che intendeva dire con quella frase e il motivo di quella reazione, della semplice gommapiuma opaca biadesiva è una cosa che può volare via da una tuta semplicemente guardandola male, è uno di quei materiali da cosplayer che dava l'impressione di essere una scelta sbagliata anche senza conoscenze sui tessuti o simili. Le sue tute meritavano molto meglio: loghi cuciti sopra fatti nello stesso materiale della tuta, o addirittura impressi termicamente sul tessuto stesso in modo da adattarsi alle dimensioni delle fibre come la tuta stessa, insomma, niente colla, scotch o materiali bi-adesivi era il concetto da tenere ben presente.
    «Oh cielo» - Diceva, dopo che le era stato rivelato che il quirk di Tobiko non era un quirk che si attivava a comando
    «E non ti occupa un po' la testa essere costantemente... capace di usare i tuoi pantaloni con maestria?» - chiedeva facendo un esempio stupido riferendosi al primo oggetto che le veniva in mente che si trovava sicuramente a contatto con la sua pelle tutto il giorno, provando a fermare l'infinito train-wreck di pensieri stupidi che le stava dando la sua curiosità verso quel quirk: tipo, che cosa succedeva quando toccava il suo materasso? Riusciva a stendersi, prendere sonno immediatamente e dormire esattamente otto ore o doveva sforzarsi di usarlo male per non rischiare di dormire per sempre? Era possibile che il suo cervello si sovraccaricasse toccando troppi oggetti diversi in un colpo solo? Magari infilando la mano in un secchio pieno di viti di misure e peso diversi; ma soprattutto...
    ... aveva l'arsenale perfetto per essere un ladro scassinatore letteralmente infallibile e aveva deciso di fare l'hero?! Ma perché a queste persone fanno così tanto schifo i soldi? Innumerevoli pensieri intrusivi che avrebbe avuto la decenza di non esternare, si sarebbe limitata a scuotere leggermente la testa, dicendo
    «Più mi sforzo di capire come potrebbe funzionare la tua testolina e più mi sento lontana dall'avere una risposta» - concludendo con una risatina, alla fine si trattava di un quirk così concettualmente complesso da immaginarsi nella vita di tutti i giorni per qualcuno che non lo ha mai avuto, Fukuda sicuramente era abituato a qualsiasi stramberia che il suo corpo gli proponeva su base giornaliera, un po' come Senka stessa poteva dire di essere così abituata ai suoi geni canini dei quali riusciva a percepire le varie stranezze solo quando le veniva posta una domanda a riguardo. Una domanda però doveva fargliela, si sa, è sempre meglio sapere i punti deboli di qualcuno che un giorno potrebbe provare ad arrestarti no?
    «Ti è mai capitato che facesse, per così dire, 'cilecca'?» - provando a spiegarsi meglio avrebbe proseguito
    «Magari toccando qualcosa e ti aspettandoti che il tuo quirk si interfacciasse a quell'oggetto in un certo modo e in fine non è successo?» - avrebbe concluso quel discorso con questa domanda, quella che tra le altre la rendeva sicuramente più curiosa.
    Alzava momentaneamente la testa dal foglio, udendo quello che sembrava un velo di imbarazzo nella voce del suo interlocutore, chiedeva di uno spogliatoio giustamente, stupidamente la corvina non si era resa conto di quanto frettolosa e poco chiara era stata tirando fuori quell'equipaggiamento
    «Oggi la proverai solo con i vestiti, non è necessario denudarsi per questo set, quella è una cosa che probabilmente farà chi porterà questa tuta in azione» - asseriva in modo calmo, guardandolo mettere la tuta solo per qualche istante per poi piantare di nuovo la testa sul foglio per provare a non distrarsi, ma soprattutto veramente troppo in ansia per il risultato che avrebbe avuto su un corpo maschile di taglia due come il suo, considerato che fino a quel momento aveva avuto modo di provare la tuta solo su corpi femminili. Forse era anche per questo che era sembrata così fredda al ragazzo quando gli aveva porto la tuta, stava semplicemente provando a non essere troppo pessimista e a non farsi prendere dalla pressa di istruirlo su come e dove premere per attivare la suit.
    E poi, tutto d'un tratto, un rumore familiare faceva sorridere la corvina che alzava lentamente la sua testa dal foglio ammirando il risultato di quella metamorfosi, tirando un gran sospiro un po' d'emozione e un po' di sollievo
    «Eccola, finalmente addosso a un eroe... anzi, al quirkless più figo di Tokyo» - diceva scherzando, ascoltando poi i commenti del ragazzo come se fossero la melodia più bella che avesse mai sentito chiedendosi quanto ridicola doveva sembrare considerato quanto si sentiva incapace di contenere le sue emozioni in quel momento
    «Posso?» - chiedeva, poggiando l'album, alzandosi e allungando una mano verso il ragazzo per fargli intendere che, a permesso accordato, lo avrebbe toccato, chiaramente voleva sentire se c'era aria residua sotto il tessuto della tuta e se si era adattata bene a punti complessi del suo corpo, anche se le bastava uno sguardo veloce per capire che calzava perfettamente
    «Questa tuta... sembra un sacco di cose» - diceva, cominciando dunque a elencare
    «Sembra una tuta che funziona con il sottovuoto, no? Oh ma quello è poco meno di metà del lavoro, se ci fosse solo quello non potrebbe funzionare in più pezzi. L'heavy-lifting lo fa il tessuto stesso, capace di restringersi in base alla tensione elettrica che lo attraversa» - avrebbe cominciato dunque a girargli in torno per guardarlo da più angolazioni possibili, proseguendo
    «Ha una batteria dietro al collo praticamente a metà tra i due pulsanti, una 5UN-BR0 da cinquemila milliampere, per farla semplice... beh, probabilmente quella del tuo cellulare è più potente. Questa tuta non consuma praticamente nulla, basta ricaricarla praticamente una volta alla settimana tramite un comunissimo caricatore Type C» - questa autonomia spaventosa non era solo data dalla quantità irrisoria di watt orari necessari a far restringere e adattare il tessuto al corpo, ma anche dal fatto che si trattava di un sistema completamente analogico,
    «A meno che non ci sia qualche tipo di mutant che ha letteralmente il costante bisogno di usare la sua tuta, tutta la capienza di una batteria del genere è quasi sprecata per un articolo così, ma è così economica che prendere qualcosa di peggio non avrebbe senso. Fa sempre comodo avere una batteria che ti assicura il funzionamento corretto per almeno cinquecento cicli di ricarica» - non c'erano programmi da mettere in standby o piccoli computer che eseguivano calcoli costanti come in molte tecnologie moderne, c'erano solo due pulsanti, una batteria e qualche giro di cavi che Senka non aveva le competenze per descrivere, più il terzo bottone direttamente dietro al collo che una volta premuto rilasciava tutta la tensione elettrica e disattivava il sotto vuoto, riportando la tuta nel suo stato disattivato. Questo non la rendeva assolutamente una tuta da sminuire, il fatto che il suo funzionamento fosse semplice non la rendeva meno efficace e il ragazzo lo aveva potuto constatare in prima persona osservando i risultati
    «Sono sicura che questo sembra uno dei tessuti più elastici che tu abbia mai provato, e invece è solo una semplice illusione data dal fatto che lo stesso è contratto su una superficie più piccola, quando la tuta è disattivata il coefficiente elastico è praticamente pari a zero» - diceva, per poi provare a concludere con una certa classe
    «E in fine, sembra che non abbia nessuna forma... ma in realtà le ha tutte» - un finale orgoglioso per quello che era un suo prodotto, una sua idea, il probabile inizio di quello che fino a non molto tempo prima era solo un sogno: delle tute con il suo marchio.
    Il ragazzo era rimasto piacevolmente stupito anche dal logo, dicendo che lo avrebbe sicuramente usato, una cosa di cui la corvina era abbastanza contenta
    «Per me l'importante è che ti piaccia per questa sessione fotografica, se vuoi usarlo anche all'esterno chiaramente mi fa davvero molto piacere, ma sappi che non sei costretto» - diceva, riguardando un attimo il suo schizzo e dicendo
    «Ora che ci penso, in questa tuta forse sarebbe meglio bianco e oro più che nero e oro, a meno che tu non preferisca un qualche contrasto particolare come il nero lucido sul nero opaco» - chiedeva, buttando qualche idea finale che si sarebbe segnata sul medesimo foglio che avrebbe poi immediatamente portato a chi di dovere per avere il piccolo logo da attaccare alla tuta, tornando nuovamente nella stanza del set.
    «Dunque, non hai mai posato hai detto, no?» - Chiedeva in tutta calma
    «Devi sapere che posare per quella che a tutti gli effetti è comunque la pagina di un inserzione K9, dunque non può essere composta in modo troppo diverso dal resto della pubblicità, sarai sicuramente abituato a vedere quei poster dove pubblicizzano articoli da eroi con dei tizi enormi e super pompati che quasi non entrano nei vestiti» - diceva scherzosamente, per poi proseguire
    «Tu non dovrai fare così, qui siamo in un ambiente più raffinato: con le tue pose non devi mostrare i muscoli, devi accentuarli, ti sembra di aver capito? Prova» - rendendosi conto che probabilmente poteva sentirsi in ansia di sbagliare, avrebbe dunque concluso
    «Non ti preoccupare se sbagli, io sono qui, se farai qualche errore ti spiegherò al meglio come correggerlo, vorrei farti capire bene quello che devi fare prima di prendere in mano la macchina fotografica, ok?» -
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    TOBI FUKUDA
    La donna asserì che l'emblema serviva a lei e Tobi ne fu brevemente rincuorato, solo per poi sentirsi nuovamente in colpa perché non lo aveva preparato in anticipo. D'altro canto non era l'unico Hero sprovvisto di un logo personale, specie fra i novizi come lui o fra quelli non particolarmente famosi avere un emblema era decisamente facoltativo - in realtà era abbastanza sicuro che, sebbene avessero più icone che rimandavano direttamente o meno a loro, nemmeno alcuni dei mitici Top 10 avessero un vero e proprio emblema personale registrato che in un'occasione simile avrebbero consegnato a Senka. O perlomeno lui non ne aveva mai sentito parlare.
    -Certo.- Tobi comprendeva perfettamente il processo e l'utilità che avere un logo fisico ritagliato in foam adesivo poteva avere in quella circostanza, solo non capiva la necessità di dover includere l'emblema nelle foto, la base per cui tutto il circo era partito. Certo che se serviva fare le foto con il logo a Senka serviva disegnarlo e ritagliarselo - ma serviva fare le foto con il logo? In fondo se era solamente un pezzetto di foam adesivo non faceva propriamente parte della tuta, ossia l'oggetto che stava pubblicizzando. Poteva essere un modo per sottolineare che erano customizzabili completamente, forse, ma anche lì, era un adesivo appiccicato. Qualsiasi tuta sarebbe stata "customizzabile" se la customizzazione era quella. Ad ogni modo Tobi era certo che ci fossero cose che gli sfuggivano, aldilà delle sue elucubrazioni personali sapeva di non essere un professionista del settore, dunque non obiettò alle parole di Senka.
    -Ma sì, naturale.- Non aveva creduto possibile nemmeno per un istante che nel prodotto finito e finale Senka appiccicasse degli sticker e si accontentasse così, non dopo tutto il lavoro e l'orgoglio che c'era dietro quelle tute.
    Il discorso, a quanto pare, si era spostato sul suo Quirk: non gli dispiaceva parlarne, anzi, era una piacevole ventata d'aria fresca, era da un po' che qualcuno non gli faceva domande a riguardo, ricordò che nel suo periodo di frequentazione scolastica più intensa capitava in argomento molto più spesso. Per qualche motivo Senka sembrava piuttosto curiosa a riguardo, forse era una mezza appassionata anche lei o era solamente colpita specificatamente dal suo Quirk.
    -Non sono sicuro di capire cosa intendi. Nel senso, ho capito la domanda, ma considera che non ho idea di come sia essere... senza.- Ridacchiò. -Non penso sia troppo diverso, insomma, non è che abbia un popup costante ai lati del campo visivo che mi dà istruzioni. So come si usano, come del resto lo sa chiunque altro. Non è che perché lei sa come fare una cosa ci sta costantemente pensando, no?- Azzardò il ragazzo, ragionando ad alta voce. -Poi magari ci sono delle differenze eh. Ma non lo so, non posso sapere come sarebbe vivere senza.- Macabri pensieri relativi al malefico gas dell Culto della Farfalla Morente gli si affollarono nella mente per qualche istante, e con essi sgradevoli flashback. Ricordò quando il pugno del gorilla di Hanzo Takashi era arrivato a pochi centimetri dalla sua maschera - pochi centimetri lo avevano separato dal dover scoprire come sarebbe stata la vita senza il suo Quirk: pensarci, ancora adesso, gli dava una strana sensazione di formicolio a mani e piedi. Udì Senka annunciare la resa riguardo al tentare di capire il Quirk di Tobi e le conseguenze che questo poteva causare alla sua mente, dunque Tobi ridacchiò cortese.
    -Probabilmente è meno strano di quello che immagina.- Non era un cyborg che analizzava e scaricava dati in tempo reale creando database ed analizzando debolezze, traiettorie e previsioni di risultato - era solo un tizio che sapeva usare tutto quello che toccava.
    Il ragazzo rifletté attentamente su quello che la donna gli aveva chiesto riguardo al fare cilecca, si prese il mento fra le dita e rifletté profondamente. Era una cosa a cui non aveva mai pensato prima d'ora e non si era mai soffermato a pensare quanto ciò fosse inusuale, ma si rese conto che non ricordava un singolo episodio in cui il suo Quirk lo avesse fallito. Si sentì quasi in imbarazzo a dichiararlo, come se Senka potesse pensare che stava solo facendo il gradasso, fu quasi tentato di mentire e inventare un paio di aneddoti in cui aveva fallito, ma si rese istantaneamente conto di quanto ridicolo era tutto ciò.
    -No, non direi.- Specie dopo le ultime abilità che aveva sviluppato, anzi, era diventato ancora più infallibile - il Quirk, ovviamente, non Tobi. -Non ricordo abbia mai fallito. Anche perché solitamente non è che si interfacci con un oggetto in una singola maniera, di norma so più o meno tutto quello che quell'oggetto potrebbe fare. Alcune cose magari richiedono uno sforzo attivo da parte mia a livello di nozioni, ma l'oggetto in sé lo padroneggio in tutte le circostanze, non in una specifica.- Dopo l'iniziale imbarazzo si sentì quasi orgoglioso che il suo Quirk avesse un primato del genere, non era da tutti poter dire che il proprio Quirk non aveva mai fallito: fra le sue notevoli limitazioni, almeno era estremamente affidabile.
    Il corvino annuì alle parole di Senka, che lo aveva rassicurato dicendo che oggi avrebbero provato la tuta solamente con i vestiti. Eppure dopo essersela richiusa addosso non poté non pensare che fosse un peccato: i suoi jeans erano piuttosto attillati, ma anche la tuta lo era ed erano visibili delle irregolarità laddove Tobi aveva gli strappi sulle ginocchia, vicino alla caviglia dove i pantaloni terminavano (anche se lì sarebbe poi stato celato dagli stivali) ed infine sul girovita in corrispondenza della cintura borchiata. Non gli seccava spogliarsi, Senka non aveva occhi dietro la testa quindi se si fosse voltata non avrebbe avuto alcun riguardo, voleva solo capire se doveva farlo in quella stanza, che alla fine non era uno spogliatoio e quindi poteva non essere adeguata per farsi trovare in mutande. Per esempio, ai dipendenti di Senka era concesso di entrare in caso la cercassero? Avrebbero bussato? Quale che fosse la risposta, per ora Tobi l'aveva indossata con i vestiti, il resto si sarebbe visto più avanti: del resto se gli strappi e la cintura si vedevano in rilievo, li vedeva sicuramente benissimo anche Senka.
    -Pft.- Sbuffò, alle parole di Senka, che tuttavia tradiva un certo entusiasmo nel vedere la sua tuta addosso ad un Pro-hero. -Ah, certo certo.- Acconsentì alla richiesta della donna, che probabilmente voleva controllare qualcosa nella tuta. Palpò qua e là in cerca di chissà cosa, forse pieghe o aria residua, dopodiché disse qualche parola in più sulla tuta.
    Spiegò che la tuta non era interamente sottovuoto, come poteva sembrare, in realtà la maggior parte del ridimensionamento avveniva grazie allo speciale tessuto usato per crearla che, grazie a degli impulsi elettrici emessi dalla batteria che la tuta montava dietro il collo, si restringeva esponenzialmente - il sottovuoto entrava in gioco solo allora per espellere la poca aria residua. La batteria era piuttosto debole ed i consumi della tuta erano molto esigui, durava anche una settimana senza caricarla.
    -Sì, poi è sempre lo stesso discorso, di solito il mutant che ha bisogno di indossare la tuta ventiquattro-sette ne ha almeno due o tre di cui alterna l'utilizzo. Le dovrà pur lavare ogni tanto. E normalmente gli sono passate dallo Stato se questa è la sua condizione.- Ragionò il ragazzo, che ancora una volta rassicurò Senka che i suoi scenari "per assurdo" non avevano senso. -Ad ogni modo, è estremamente interessante, grazie della spiegazione.- La donna proseguì, dicendo che il tessuto non era davvero elastico ma era solo un'illusione data dalla contrazione di cui sopra, inoltre asserì che la tuta non era "senza forma" ma bensì le aveva tutte - cosa che a Tobi suonò quasi più come uno slogan che come una spiegazione. Certamente anche questa seconda parte di dettagli era interessante, ma ad essere sinceri la mente del ragazzo era ferma alla prima metà del discorso. Batteria, tensione elettrica, tessuto conduttore che si contraeva ed estendeva in base ad essi. La tuta era modulare, quindi dovevano esserci anche diversi snodi, l'impulso elettrico doveva propagarsi dall'unica batteria, sul collo, su tutto il corpo della tuta...? Il tutto con una minuscola rete di cablaggio così discreta che se Tobi non avesse avuto il suo Quirk non l'avrebbe nemmeno notata. La piccola batteria installata da Senka poteva permettere alla tuta di stringersi ed allargarsi per una settimana intera senza interruzioni, ma sostituendola con una batteria più grande le applicazioni diventavano molto più ampie. Poteva interagire con altri equipaggiamenti elettrici od elettronici, per dirne una. Cosa sarebbe successo installando una batteria di classe militare e collegando un Vortex o gli Electric Booster degli stivali alla rete? Era possibile sovraccaricarli in qualche modo per amplificarne l'efficacia, forse? Non se la sentì di condividere la sua idea con Senka, per il momento, non voleva darle l'impressione di pensare di essere in grado di fare il suo lavoro meglio di lei e non sapeva bene come la donna avrebbe preso la sua idea di moddare la sua tuta dopo averla indossata per tipo un minuto. Continuò ad interrogarsi privatamente sulle potenziali interazioni fra la tuta di Senka ed i suoi equipaggiamenti - non era certamente la prima tuta dotata di impianto elettrico, ma era sicuramente la prima che fosse potenzialmente producibile in massa ad averlo. Per uno come Tobi che alternava molti equipaggiamenti e non sempre partiva con lo stesso loadout, era incredibile pensare di poter comprare una tuta "standard" da un fornitore e moddarsela da solo, invece di richiederne una specificatamente su misura per ciascun equipaggiamento ai laboratori Yuuei, cosa dispendiosa sia in termini di tempo che di denaro.
    -C-costretto? Ma no, è davvero bello. Non intendo utilizzarlo senza pagartelo, ovviamente, ci metteremo d'accordo se lo adotterò.- Asserì il ragazzo, che doveva infine ancora decidere se sarebbe stato il suo logo definitivo o meno - per ora l'idea lo intrigava parecchio ma non era ancora sicuro di averne così tanto bisogno. -No no, va bene bianco e oro. Cioè, fai tu insomma, a discrezione tua.- Sminuì Tobi, in fondo non pensava di avere troppa voce in capitolo, non era il suo photoshoot, era pagato per indossare i vestiti che voleva Senka.
    Quando la donna tirò in ballo gli Heroes che posavano in maniera esagerata negli ad già sudò freddo, ma fortunatamente pareva che per le inserzioni del suo brand preferisse qualcosa di più raffinato. Non doveva mostrare i muscoli platealmente, doveva accentuarli in qualche modo, probabilmente tentando di muoversi in maniera naturale.
    -U-uhm, non lo so, vediamo...- Ecco l'imbarazzo e la sindrome dell'impostore salirgli: non era davvero sicuro di aver capito le istruzioni della donna, ma si costrinse a stare calmo e mettere in moto il cervello. -Forse potrei, tipo...- Sussurrò, quasi fra sé e sé, riflettendo su che movimenti potessero "accentuare" i suoi muscoli senza metterli in mostra. Finse di star camminando, mise un piede avanti e l'altro più indietro col tallone sollevato da terra, lo sguardo fisso alla sua sinistra con la testa voltata di tre quarti in quella direzione ed il braccio destro sollevato, con pollice ed indice a sfiorare i tasti sul suo collo: l'idea era di far sembrare che avesse appena chiuso la tuta, atto talmente veloce e pratico che poteva farlo mentre camminava e mentre guardava altrove, già concentrato sul suo prossimo obbiettivo. Il bicipite del destro avrebbe dovuto gonfiarsi un po' per il movimento, ed in quella posa si sarebbe smosso anche il trapezio per via del movimento della testa e qualche altro muscolo sulla gamba in avanti, su cui si stava spostando il peso del ragazzo. Ricordò improvvisamente di avere un altro braccio non coinvolto nella posa e non seppe cosa farne, avendo una breve crisi di panico. Alla fine lo lasciò lungo il fianco un po' come un pesce appeso all'esca, provando giusto a flettere un po' il gomito per dare l'idea di una posa naturale, ma era ovviamente aperto a input da parte di Senka.
    Le avrebbe chiesto se andava bene ma era troppo concentrato a mantenere la posa, pregò solo che si sbrigasse a dare il suo feedback perché si sentiva più ridicolo ogni istante che passava.

    « There are unsolved feelings that haunt me, It's too late to heal, I'll lay them to rest. »
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    Chiedo scusa del lieve ritardo-
     
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    ❖ Narrato - Parlato


    «Hmm, capisco, è una sorta di memoria muscolare dunque» - Diceva avendo ora un idea molto più chiara di come funzionava il quirk del ragazzo che all'inizio aveva interpretato come una serie di impulsi che gli attraversavano la mente nel momento in cui toccava un oggetto nuovo, effettivamente ora dava l'impressione di qualcosa che friggeva molto meno il cervello di ciò che aveva immaginato dopo la prima spiegazione.
    Non doveva nemmeno sforzarsi per essere un figo.
    Questo aggiungeva profondità anche alla risposta che aveva dato per la seconda domanda, probabilmente anche se il quirk aveva effettivamente fatto cilecca in passato non poteva veramente saperlo, lui toccava qualcosa e magicamente, senza dare nessun tipo di segnale a lui o a chi gli stava intorno, il suo corpo imparava fare delle cose, dunque c'era una possibilità che la sua mente non avesse la possibilità di tracciare cosa NON aveva capito pur avendo usato il suo quirk, la stessa spiegazione del ragazzo le faceva intendere che acquisendo le conoscenze per utilizzare un oggetto in più modi era difficile non trovare un utilizzo utile per la situazione in cui si trovava senza però confermare che riusciva a trovarne sempre tutti gli utilizzi
    «Davvero molto interessante, mi scusi per le domande, curiosità personale» - diceva con un tono più apologetico, alla fine se avesse acquisito tutti i permessi che le servivano per produrre le LaHire o altri futuri prodotti simili sarebbe stata pienamente in regola per fare anche tute su misura, dunque quando le capitavano davanti individui con quirk strani come questi si interessava per farsi un idea migliore di cosa si sarebbe potuta trovare davanti un futuro non proprio lontano. Che tipo di tuta sarebbe potuta servire a qualcuno con un potere del genere? Una normalissima suit senza le dita? Probabilmente lui come eroe aveva qualcosa di più complesso, magari qualcosa di modulare come quelle di Senka incentrato però sull'avere dei loadout diversi piuttosto che una portabilità senza pari, un po' come Batman con la piccola differenza che il ragazzo un minimo di poteri li aveva.
    Fukuda aveva dato alla corvina il permesso di toccarlo, come aveva inizialmente immaginato tutto funzionava secondo i piani, nessuna zona della tuta era incongruente con la forma del corpo direttamente sottostante, le uniche piccole irregolarità erano alcune pieghe o cuciture dei vestiti che portava quel Tobi, niente che non si aspettava, se per il ragazzo era un peccato che alcuni dettagli del suo vestiario si vedessero sotto la suit per la K9 era perfetto, certo, bisognava in parte sacrificare l'estetica piacevole di fare una foto con la tuta senza nient'altro sotto, ma passava meglio il messaggio che doveva essere un capo da indossare sopra altri capi o... beh, irregolarità fisiche più complesse, prima o poi però avrebbe chiesto di fare delle foto a parte a qualche mutant per dimostrare anche quello. Non era sicura di cosa trasmettesse con i suoi gesti e la sua espressione, sta di fatto che era assolutamente al settimo cielo trovandosi di fronte a quei risultati, odiava il fatto di non poter abbracciare il suo prodotto che purtroppo si trovava ancora addosso al suo interlocutore, ci avrebbe guadagnato molto? Sarebbe effettivamente stato utile a qualcuno? Tutte domande che trovavano come risposta un grande e grosso forse, ciò che contava per Senka in quel momento era semplicemente che aveva avuto un idea, ci aveva lavorato sopra, aveva sudato e combattuto per realizzarla, ora ce l'aveva davanti e funzionava.
    Si sentiva come quando aveva appena finito di mettere a punto il suo tessuto personalizzato, dopo aver fatto il primo capo sperimentale con lo stesso, la realizzazione che non era scontato funzionasse e che era riuscita a fare qualcosa di figo, con il tipo di tute e materiali che aveva realizzato e che aveva in mente di realizzare K9 stava a tutti gli effetti diventando una compagnia con delle idee, una compagnia unica con dei prodotti esclusivi.
    «Ne sono certa, appunto, per questo mi riferivo alla batteria come quasi sprecata, il fatto è che probabilmente è il componente meno costoso della tuta» - Diceva ridacchiando, un po' per fargli intendere che non aveva senso trovare un modo di risparmiare proprio su quella visto il prezzo abbastanza ridicolo e un po' per sottolineare quanto strani fossero i materiali che effettivamente componevano il resto della tuta,
    «Ma che vuoi pagarmi, hai visto quanto ci ho messo? Su, tienti i soldi e portaci la ragazza a cena» - diceva scherzando, distraendo il suo interesse con una battutina per evitare che si sentisse nel torto a usare il logo che le aveva fatto senza pagarla. Che succede? Senka rifiuta dei soldi per fare un favore a qualcuno? Beh, si, visto che come già precisato il suo obiettivo nel lungo termine era accattivarsi per bene Tobi aveva deciso di non chiedere niente, ma non c'è da preoccuparsi, se fosse stato letteralmente chiunque altro si sarebbe fatta pagare. E poi non avevano ancora pattuito quanto l'avrebbe pagato per il servizio, se proprio avesse sentito il bisogno di farsi dare qualcosa per il disturbo poteva benissimo pagarlo leggermente in meno di quanto aveva in programma, non solo non se ne sarebbe potuto accorgere ma si sarebbe anche trovato con molti più soldi in mano rispetto a quanti glie ne avrebbero offerti altre aziende.
    «Hoho, sicuramente l'idea c'è, capisco l'intento» - Diceva rimanendo più che piacevolmente stupita dalla prima prova del ragazzo, avvicinandosi e tenendosi pronta a fare qualche correzione
    «Quando raddrizzi la schiena per non sembrare un croissant potresti finire per inarcarti troppo dall'altra parte, come in questo caso» - diceva, spingendo leggermente la sua schiena in avanti,
    «I tuoi occhi devono guardati direttamente dov'è rivolta la faccia» - avrebbe indicato l'angolo della stanza che sembrava essere il più giusto per aiutare il ragazzo a soddisfare questi requisiti, girandogli ora in torno e toccandogli lateralmente il ginocchio della gamba che stava compiendo il passo, facendogli cenno di spostarla leggermente verso l'interno
    «Hai una camminata un po' aperta probabilmente, fa come se stessi camminando su una linea disegnata per terra» - avrebbe detto, allontanandosi e prendendo la macchina fotografica e concludendo
    «Ora se non ti dispiace fallo in mezzo a quella zona» - indicava l'altro lato della stanza, quello completamente vuoto, per l'appunto, quello adibito alle fotografie
    «Dopo dei primi scatti con questa posa ne faremo altri in cui fai finta di sfilarti il braccio della tuta, per farlo di basta semplicemente premere a metà dei pezzi che connettono due parti di tuta e... svitarli? Non saprei come spiegarlo meglio» - diceva, senza trovare termini migliori per descrivere il movimento che avrebbero fatto le due parti dell'anello scarrellando una fuori dall'altra, fondamentalmente appunto era come dovesse svitarsi il braccio dalla spalla: sarebbe sembrato duro all'inizio, ma si trattava di un meccanismo a incastro che doveva essere sicuro, sicuramente avrebbe capito.
    «Se non ce la fai ti do una mano io» - Avrebbe detto, senza comunque smettere di approntarsi con la macchina fotografica, alla fine anche se gli stava spiegando cosa fare probabilmente il suo quirk glie lo aveva già detto, che cliente, erano rare le persone che capivano le spiegazioni di Senka al primo colpo e ancora più rare quelle che capivano il funzionamento di prodotti come quelli da soli
    «Quando avrai fatto ricordati che questo scatto sarà di spalle, dunque rivolgiti verso quella parete» - indicando il muro dall'altra parte della stanza rispetto a lei, attendendo che il ragazzo finisse con le preparazioni.
    ❖ Pubblicity can be terrible... but only if you don't have any ❖
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    Mi scuso anche io per il ritardo
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