Tie Die Outfit

Role libera tra Tobi Fukuda e Senka Itou

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    TOBI FUKUDA
    -Diciamo, sì.- Concesse Tobi, vedendo che la donna aveva più o meno afferrato il concetto dietro la sua Unicità. Evidentemente soddisfatta delle conclusioni che aveva tratto, si scusò con Tobi sancendo la fine del discorso e giustificandolo con la semplice curiosità personale. Tobi annuì, sovrappensiero, per lui era normale essere curioso ed interessato riguardo le Unicità e gli piaceva parlarne, ma effettivamente per alcuni era un argomento come un altro di cui non c'era ragione di parlare se non per motivi particolari e specifici.
    -Nessun problema, ne parlo volentieri.- In fin dei conti era anche il motivo per cui originariamente aveva deciso di intraprendere quella carriera. Era innegabile che il fervore quasi infantile che provava a dodici o tredici anni era andato via via affievolendosi: ai quindici anni, quando si era iscritto alla UA, era ancora piuttosto forte, ma con il senno di un Tobi che a fine anno avrebbe compiuto vent'anni probabilmente non era abbastanza per intraprendere un percorso complicato come quello dell'eroismo. Non tanto per la difficoltà della scuola, che bene o male ormai aveva battuto, ma per le implicazioni sociali del mestiere e per le situazioni orribili che si trovava a testimoniare. Non è che non ci avesse mai pensato, e sapeva in cuor suo che i media glorificavano gli eroi professionisti e sapeva anche che il lavoro doveva avere anche dei lati più oscuri avendo a che fare con dei criminali pericolosi. D'altro canto, trovarsi certe situazioni davanti agli occhi era tutt'altro che vederle nella propria immaginazione. Ciononostante, ad oggi, sentiva che la sua passione per le Unicità era diventata piuttosto marginale nella sua scelta, giorno dopo giorno aveva finito per appassionarsi al mestiere - a riprova di ciò aveva infine scelto come agenzia per cui lavorare una di quelle meno note per l'azione, e di conseguenza una delle meno adatte per vedere le Unicità sul campo.
    Il discorso si spostò rapidamente sulle tute, e Senka ribadì quanto detto sulla capienza esagerata della batteria, sottolineando che non avesse comunque senso prendere nulla di inferiore, e che era comunque il componente più economico della tuta. Tobiko annuì distrattamente, ancora assorto nelle sue elucubrazioni a riguardo, ma generalmente concorde. In fin dei conti avere una tuta che durasse una settimana non è che fosse una cosa brutta, non c'era letteralmente alcun motivo di giustificarlo o di mettere le mani avanti per qualsiasi cosa, era la tuta ad essere a basso consumo alla fine: poteva tranquillamente essere considerato un vanto.
    La donna protestò riguardo al logo, facendo notare che ci aveva messo appena pochi minuti: per essere una donna che stava puntando a metter su un business per conto suo non sembrava spiccare per spirito imprenditoriale. Tobi ricordava di aver letto, da qualche parte su un qualche social che ora nemmeno ricordava, qualcuno porla diversamente: ci aveva messo due minuti, certo, ma quanti anni aveva impiegato per imparare a metterci due minuti?
    -Sì, beh, io non lo avrei saputo fare.- Solo perché era bravo con le matite, non significava avesse l'inventiva necessaria per abbozzare un logo così professionale in un minuto, tantomeno in una settimana. Senka doveva lavorare con diversi loghi ogni giorno nel suo settore, probabilmente aveva sviluppato un certo occhio senza nemmeno rendersene conto, non sembrava nemmeno aver considerato di poterci lucrare. Ad ogni modo non era certo affar di Tobi. -Beh... allora ti crediterò e basta.- Ridacchiò, in maniera quasi gongolante. Sapeva di star parlando con una donna più matura di lui, e non sentiva di poterle dare consigli imprenditoriali o qualsiasi tipo di consiglio in realtà, magari se regalava loghi era solamente una scelta oculata. Magari puntava alla fidelizzazione del cliente o roba del genere. Ad essere sinceri, se quelle tute fossero andate in produzione poteva considerare Tobi un cliente già fidelizzato anche senza loghi gratis, gli erano state descritte così nel dettaglio che praticamente si sentiva quasi parte del processo.
    Assunta la sua posa ascoltò le critiche di Senka, che esordì dalla posa, dicendo che aveva tentato di raddrizzare troppo la schiena ed aveva finito per ingobbirsi come un goblin. Non c'era niente di peggio di fare qualcosa di imbarazzante e per cui si era impreparati e fallire miseramente, dovendo poi sentirsi dire che nessuno voleva fare foto ad un goblin. Ovviamente il tono di Senka non era davvero così critico, era al cento percento la percezione filtrata dall'ansia del ragazzo, che aveva già abbastanza sindrome dell'impostore. Si costrinse a concentrarsi su quello che la donna gli stava dicendo (cosa non facile visto come rimbombava nella sua mente la parola goblin) e tentò di allineare gli occhi alla faccia, trovandolo inspiegabilmente difficile. Come ultima osservazione, Senka gli rimproverò la camminata aperta (goblin!) e si affrettò a rimettersi dritto, tentando di immaginarsi una linea che passava fra i suoi piedi. La donna lo invitò a replicare la posa che aveva assunto in un punto poco più avanti della stanza, dove poteva fare lo scatto: era infatti un angolo completamente bianco e probabilmente c'era anche qualche gioco di illuminazione di cui Tobi non si rendeva ancora conto.
    -Oh, certo.- Fece quindi, spostandosi e tentando di replicare la posa in modalità non-goblin. La donna gli spiegò che dopo i primi scatti con quella posa, voleva una foto dinamica in cui si evidenziava la natura modulare della tuta, doveva rimuoverne il pezzo che copriva l'avambraccio. -Tranquilla. So come fare.- La rassicurò ai suoi tentennamenti nell'usare le parole giuste per spiegare a Tobi come rimuovere l'arto, con un sorriso vagamente sornione, certa che avrebbe capito cosa intendeva avendo parlato in maniera piuttosto approfondita del suo Quirk.
    Si lasciò quindi fotografare, sperando di riuscire a coprire l'imbarazzo decentemente, dunque scambiandosi un'occhiata di assenso con lei si preparò a passare alla seconda posa. Prevedibilmente riuscì a sfilare l'avambraccio della tuta senza il minimo problema, lo trattenne a pochi centimetri dal gomito come se fosse nell'atto di toglierselo, con il braccio leggermente sollevato e piegato verso l'alto, in attesa di istruzioni da parte della donna e provando disperatamente a non sembrare un goblin.
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    Senka Itou
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    «Suvvia, in teoria non sono nemmeno un grafico» - Diceva, sempre sorridendo, non sapeva come il ragazzo era stato cresciuto dai suoi genitori o abituato dalle scuole che aveva frequentato, ma sicuramente aveva ben presente il tratto incredibilmente giapponese su cui provava a fare leva la corvina: soprattutto a Tokyo infatti è uso chiedere un servizio solo ed esclusivamente a chi è ufficialmente abilitato a erogarlo, indipendentemente dalla difficoltà dello stesso, i loghi si chiedono ai grafici e i vestiti ai sarti anche in casi in cui l'uno è perfettamente in grado di fare il lavoro dell'altro. Certo, nella vita di tutti i giorni Senka non si faceva scrupoli a improvvisarsi anche elettricista in cambio del giusto compenso, ma in questo caso faceva comodo fare finta di non aver mai perso questa mentalità super tradizionale
    «Così è più che abbastanza, ecco, questi sono i kanji» - concludeva passandogli un biglietto da visita, da una parte vi era il logo di K9 con tutte le credenziali importanti, dall'altra semplicemente il nome della corvina, entrambi i lati erano neri con delle raffinate scritte in rilievo di una tinta oro cromato. Era piuttosto semplice sbagliare a scriverlo, non tanto per «Itou», piuttosto per «Senka», un nome con circa ventitré varianti di cui molte vogliono dire più o meno la stessa cosa, eppure era sicura che anche senza quel bigliettino sarebbe riuscito a scriverlo senza intoppi visto che si erano già contattati su Babel e che Dadi gli aveva già parlato di lei. Ma un biglietto da visita si può dare a qualcun altro, non si sa mai, magari un giorno l'avrebbe dato a qualcuno o semplicemente mostrato a qualche amico giusto per fargli vedere che biglietto da visita stiloso e inconsueto aveva quel negozio in cui era stato, certo, sempre se uscito dal negozio non avesse voluto seppellire l'accaduto per evitare che i suoi amici scoprissero del servizio fotografico, questa era l'impressione che dava il linguaggio corporeo del poveretto.
    Aggiustava la sua postura secondo le direttive della K9 sempre rigido come uno stoccafisso, ma comunque, con un po' di calma, raggiungendo i risultati desiderati
    «Puoi respirare eh, davvero!» - scherzava mentre cominciava a fare le prime fotografie, non voleva certo intimidire il ragazzo, probabilmente si sentiva leggermente scoraggiato dal fatto che la sua posa non era riuscita al primo tentativo, ma insomma, era assolutamente normale, se la corvina e tante altre avevano fatto una scuola per imparare, tra le altre cose, come posare davanti a una fotocamera probabilmente non era una cosa così facile come poteva sembrare
    «All'inizio la telecamera, le pose... fanno un po' di paura a tutti, ma non ti preoccupare, non stai facendo nulla di complicato» - diceva, per poi ridacchiare e proseguire
    «Stai solo facendo il figo appunto, nulla di nuovo per te» - ok, forse era il caso di smetterla di scherzare sulla cosa, ma la cosa le era rimasta davvero troppo impressa nella mente, non la aiutava il fatto che ora stava provando a immaginarsi che oggetto poteva dargli per aiutarlo a posare meglio, alla fine non c'è veramente qualcosa che si usa direttamente per posare se non il proprio corpo.
    Si era dunque alzata, aspettando ora che il ragazzo assumesse la prossima posa che gli aveva descritto: accoglieva la sua frase dapprima con una faccia molto stranita, realizzando dopo qualche istante che cosa intendeva e cominciando a ridere, rimanendo sempre più sorpresa dall'estensione di utilizzo del quirk del Fukuda e invidiandolo non poco mentre ripensava a quanto ci aveva messo per capire come funzionava la sua nuova friggitrice ad aria acquistata due settimane prima, non era sicura che il suo quirk potesse interfacciarsi anche con quella ma in tal caso Dio quanto tempo ci avrebbe risparmiato.
    Gli adesivi che aveva chiesto alla sua collega poco prima erano arrivati, essendo tagliati a macchina erano esattamente come li aveva chiesti: prima che potesse procedere con la seconda posa si sarebbe avvicinata al ragazzo attaccando il suo logo dietro alla sua schiena sotto gli altri due presenti sulla tuta accertandosi che fosse delle dimensioni giuste: l'effetto era quello che sperava, una sorta di colonna su cui erano disposti tutti i simboli con la medesima larghezza, un tocco di classe per lo scatto corrente. Ciò fatto avrebbe lasciato il ragazzo proseguire il suo compito
    «Ottimo, ottimo...prova solo a rilassare la spalla, del braccio destro» - diceva indicando il braccio da cui si stava sfilando la tuta già intenta a procedere con gli scatti successivi, posare era un impresa ma sicuramente il ragazzo poteva notare come anche fotografare qualcuno richiedesse una certa scioltezza e agilità, era così concentrata sugli scatti da non rendersene conto ma si stava contorcendo in dei modi davvero innaturali, era solo attenta a non utilizzare accidentalmente il suo quirk per creare qualche arto in più con cui sorreggersi semplicemente perché chi aveva davanti era letteralmente l'ultima persona a cui voleva mostrare i suoi poteri. Era anche per questo che nella conversazione sui quirk non aveva accennato nulla sul suo, per quanto fosse tentata di paragonare quello del Fukuda che a quanto pare non faceva mai cilecca con il suo apparato di ghiandole che ogni tanto si inceppava anche senza essere utilizzato, sicuramente per quanto le sarebbe piaciuto rendere la conversazione meno unilaterale non sembrava assolutamente una buona idea rivelare le proprie capacità a un Pro-Hero.
    «E come ultima posa, sempre se non ci salta in mente nient'altro, ne vorrei semplicemente una mentre stai dritto in piedi, credimi, sembra facile ma prendi tutto il tempo che ti serve per prepararti» - Stare in posizione stante senza sembrare ridicoli è un impresa anche per molti modelli professionisti, di solito uno dei consigli più utili da dare è di seguire la resistenza del tessuto e provare ad assecondare il capo d'abbigliamento che si sta indossando, ma in questo caso non era possibile: quel tessuto non poneva resistenza, si muoveva con l'utilizzatore, come aveva accennato la corvina con quella sottospecie di slogan la tuta non aveva forma, il ragazzo doveva dunque mettersi in posa praticamente senza guide.
    «Coraggio ragazzo, stai andando bene, qualsiasi cosa oltre a quello che ho già è tanto di guadagnato» -
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    TOBI FUKUDA
    Tobi accettò il biglietto da visita con un lieve ringraziamento, soffermandosi solo un istante ad osservarne l'eleganza e a leggere di sfuggita con che kanji si scrivesse il nome di Senka - ad essere sincero non ricordava se l'aveva visto anche su Babel o se si era limitato a leggere il suo username (in caratteri occidentali). Registrò mentalmente, intascò ed il discorso finalmente proseguì.
    Ora erano entrambi assorti nei loro compiti principali di quella giornata: Tobi a posare e Senka a scattare. Il ragazzo la vide contorcersi avanti e indietro e di lato per scattare foto da ogni angolazione utile, ma tutto sommato chiunque sapeva delle pose strane assunte dai fotografi quindi non se ne stranì più di tanto. Assurdo come si sentisse più ridicolo lui che era fondamentalmente in piedi normalmente piuttosto di Senka, che al momento aveva una forma simile ad un pretzel a pochi centimetri dal pavimento. No, anzi, a dire il vero vederla a quel modo lo aiutava, probabilmente era un meccanismo simile a quando si consigliava di immaginarsi il pubblico nudo quando si faceva un discorso sul palco.
    Senka, in maniera evidentemente ironica, rassicurò Tobi sul fatto che respirare gli era ancora concesso, al ché il ragazzo capì che lo stava di nuovo indirettamente accusando di eccessiva rigidità, dunque fece del suo meglio per sciogliersi. Si sentiva stupido, era così super-conscio del suo tentativo di essere sciolto che gli sembrava di avere le fattezze di un budino, ma Senka non protestò dunque intuì che si stava muovendo nella direzione giusta comunque: o le sue percezioni erano falsate o Senka voleva dimostrare le eccellenti qualità della tuta trattenendo un Tobi in forma fluida.
    Ma dopo tutti quei commentini ironici, Senka spese due parole per parlare un po' più seriamente della questione fotografia e modelli. Disse che era normale, almeno inizialmente, avere paura di telecamere e luci e dover fare pose, ma che tutto sommato non era niente di troppo complicato e doveva solo rilassarsi. In fondo essere naturale e rilassato avrebbe solamente migliorato il lavoro, era esattamente quello che le pose dovevano sembrare. Tobi sospirò e tentò di scrollarsi di dosso l'ansia, ricordò le progressioni che faceva a kung fu, in fin dei conti il concetto di assumere pose strane e ridicole in sequenza era relativamente simile, e non era mancato che Tobi si sentisse in imbarazzo talvolta, specie a doversi esibire dinanzi ad un pubblico. Non sapeva di preciso perché stare in piedi in una stanza da solo con una tizia che lo fotografava fosse peggio di indossare una gigantesca testa di drago di cartapesta con occhi e bocca meccanizzati ed esibircisi nella danza dell'unicorno, cosa che aveva dovuto fare testualmente durante un'esibizione della sua scuola di arti marziali, eppure la sensazione era quella. Forse la differenza stava nella compagnia, nell'essere un insieme di ragazzi che si esibiscono rappresentando l'intero gruppo, non era solo un tizio che si faceva fare le foto. Sì, ecco, forse era quello, gli dava l'impressione che fosse una cosa per tirarsela. Come per rincarare la dose, Senka insistette che bastava fare ciò che gli veniva naturale ossia essere figo.
    -Ti garantisco che è tutto di nuovo per me se il punto è quello.- Tobi ricordava di aver intravisto qualche anime o manga su un tizio che in qualche modo emergeva casually cool da tutte le situazioni che gli si presentavano, era impossibile coglierlo in atteggiamenti che non fossero da copertina, ma pareva che niente di quello che faceva fosse premeditato. Sembrava fosse solo naturalmente un figo, appunto. Niente e nessuno al mondo probabilmente era mai stato più lontano da Tobi, concettualmente. Tobi era buffo, impacciato, timido e schivo, la massima applicazione del suo Quirk era stata quando un giorno, esausto, si era addormentato lavando i piatti e li aveva comunque finiti di lavare prima di crollare giù, il che insomma probabilmente non era proprio la definizione di figo, il resto erano solo film di Senka.
    Detto ciò, ovviamente si sforzò comunque di rilassarsi e fece del suo meglio per lasciarsi trascinare dal clima scherzoso che la donna stava evidentemente provando a creare, riuscì a farsi anche qualche timida risata seguendo le sue indicazioni ed ascoltando le sue indicazioni per migliorare. Quando si mise di spalle udì la porta aprirsi e poco dopo si sentì spiaccicare quello che gli venne detto essere il logo Goldfinger® fra le scapole. Sarebbe stato curioso di vederlo, che effetto faceva sulla tuta, ma vista la posizione scomoda lo avrebbe visto solo in foto.
    -Ok.- Braccio più rilassato, ce la poteva fare. Andava bene così? Sentì la donna scattare, dunque dedusse di sì.
    Dopo qualche altro minuto di fotografia, Senka annunciò che erano all'ultima posa - salvo che a uno dei due non venissero ulteriori idee particolari. Il ragazzo si concentrò, deciso a mantenere lontano il suo naturale goblinismo per un'ultima posa. Gli venne richiesta una semplice posa dritta, in piedi, dunque annuì e si preparò a metterla in atto. Improvvisamente si rese conto che non aveva idea di come stava in piedi di solito, o di come le persone stessero in piedi in assoluto. Come teneva le gambe? Dove metteva le braccia? Da quando c'erano così tante variabili? Deglutì. provò a posizionare i piedi più o meno paralleli, abbastanza vicini fra loro, e flettere un solo ginocchio. Istintivamente fece per mettere le mani in tasca ma non trovò tasche che soddisfacessero questa urgenza, dunque si limitò a strofinarsele sui fianchi con aria confusa e poi lasciarle ciondolare verso il basso. Forse non era il caso di lasciarle pendere in maniera verticale però? Doveva flettere un po' il gomito...?
    Senka parve leggergli nel pensiero, disse che le pose da in piedi non erano affatto semplici come uno avrebbe potuto pensare.
    -Sì, lo vedo.- Confessò il proprio nervosismo con un risolino. Poi però lei disse che stava andando bene e si rincuorò un pochino. Ok, poteva farcela, doveva solo stare in piedi. Normalmente, come una Persona Normale in un Normale momento della sua Normale giornata.
    Stava decisamente impazzendo.

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    La sensazione che aveva osservando il ragazzo prodigarsi in quelle pose era... mista.
    Da una parte lo ammirava, si aspettava di dovergli dare molte più direzioni prima che riuscisse a fare una posa giusta, insomma, indipendentemente che stesse sopravvalutando la difficoltà della cosa o sottovalutando le capacità del ragazzo scorreva tutto più liscio del previsto. Dall'altra un po' la faceva ridere il modo in cui sembrava dover spostare singolarmente ogni muscolo del suo corpo per ricordarsi come fare un passo o come stare in piedi, forse era questa sorta di compostezza e minuziosità ad assisterlo nelle sue pose, seppur rendendolo lento nell'esecuzione. Rispondeva alla frase del ragazzo ridendo piano, forse era meglio non sconcentrarlo con ulteriori battutine vista la mole dello sforzo che stava compiendo, il passo tra risultare effettivamente divertente e spazientirlo poteva essere molto breve, si trattava comunque di tempo libero che stava dedicando alla corvina e che poteva usare per fare i suoi comodi, chissà quanto era raro avere dei momenti per se stessi una volta diventati Pro Hero
    "Continua così, ragazzo, ci siamo" - diceva per incoraggiarlo, mentre si muoveva fluidamente per effettuare al meglio i suoi scatti convinta di star impegnando i suoi muscoli molto meno del ragazzo davanti a lei. Era impossibile per Senka provare a colmare tutti i momenti di silenzio imbarazzante che si formavano in quella situazione, insomma, anche lei era molto concentrata nel suo lavoro, questo portava a lassi di tempo di una discreta lunghezza in cui l'unico suono udibile era quello della macchina fotografica che scattava, sicuramente questo non aiutava la povera vittima che probabilmente percepiva il tempo molto più lentamente della corvina.
    "Alt!" - Diceva appena vedeva in quel Fukuda una posa stante eseguita come si deve, cominciando immediatamente a scattare le ultime fotografie impegnandosi particolarmente per lasciare meno margine d'errore possibile, voleva finire in fretta e liberare il ragazzo della croce che si stava dimostrando quella sessione fotografica, era chiaramente un ambiente che non aveva mai pensato di frequentare e oggettivamente non è nemmeno uno tra quelli in cui è facile improvvisare senza averci mai avuto a che fare, non poteva pretendere che ogni suo cliente fosse naturalmente dotato come Dadi
    "Riposo, soldato: abbiamo finito" - diceva, riaprendo per sicurezza i vari settaggi della fotocamera per assicurarsi che fosse tutto apposto, reputandosi pienamente soddisfatta della performance di entrambi
    "Non togliere ancora la tuta, prima faccio una cosa" - diceva, dirigendosi verso la scrivania dalla parte opposta del suo ufficio rispetto al ragazzo e armeggiando un po' con gli oggetti sopra il piano mentre parlava
    "Te la sei cavata bene, sai, per uno che non aveva mai-" - si sarebbe improvvisamente arrestata, sospirando impanicata e guardando ritta davanti a lei per un istante: si sarebbe poi girata verso il ragazzo con una faccia terribilmente angosciata mostrando che nella mano destra stringeva la macchina fotografica e poco distante, nella sinistra, il tappo dell'obiettivo, non avrebbe detto nulla per lasciare che il ragazzo traesse le sue conclusioni su cosa poteva essere successo.
    Sarebbe rimasta così per qualche secondo, decidendo poi che se c'era un momento adatto per far venire un infarto a un eroe non era nel suo ufficio appena dopo aver finito un set fotografico, rompendo improvvisamente la recita con un
    "Hehe, scherzo" - accompagnato dal più sornione dei sorrisi
    "Gli scatti ci sono tutti, anche di più di quelli che pensavo di fare" - aggiungeva, non solo per rassicurarlo ulteriormente ma anche per ringraziarlo implicitamente per quello che aveva fatto. Avrebbe preso dalla scrivania un pezzo di pelle nera di scarto e un coltellino molto piccolo e sottile, molto simile a un bisturi, si sarebbe avvicinata a Fukuda provando ad aggirarlo e andandogli dietro la schiena
    "Non ti preoccupare, devo solo togliere il logo da dietro la tuta: se mai ne vorrai una ti farò una bella stampa termica super-resistente dove la vuoi tu" - diceva per non sembrare un sicario mentre, nel caso in cui il ragazzo lo avesse permesso, si sarebbe prodigata nell'impresa, sicuramente non un lavoro lungo o difficile ma che comunque dava alla corvina più tempo per parlare a quel tale.
    "Ti rispetto, ragazzo, ti sei messo in gioco oggi" - Cominciava a parlare con una voce tranquilla, ma comunque seria, voleva fargli capire che non stava scherzando
    "Non ci vuole un mago per capire che nel mondo della moda sei un po' un pesce fuor d'acqua, ma ci hai provato... non è da tutti osare" - fermandosi per un istante per lasciarlo rispondere avrebbe poi proseguito
    "Approposito di ciò, mai pensato di arricchire un po' il tuo guardaroba? Magari indossare qualcosa con più... carattere?" - non era sicura di come porre quella frase in un modo non offensivo, non voleva offenderlo dicendogli che si vestiva male o che aveva l'espressività di un comodino, ma sicuramente qualche consiglio non gli avrebbe fatto male
    "Hai un bel dolcevita e il resto dei vestiti non sono da meno, ma secondo me potresti osare di più, appunto" - magari una giacca come quella della corvina? Una camicia particolare? Di quelle ne aveva a bizzeffe, per un ragazzo serioso come lui, doveva solo schioccare le dita ed esprimere un desiderio
    "Sei in un negozio di vestiti e hai una stilista davanti, approfittane, se non hai altri impegni" -
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    TOBI FUKUDA
    Gli ultimi incoraggiamenti di Senka gli dettero la carica per riuscire nella titanica impresa di stare in piedi dritto e sentì la donna fermarlo con un alt da addestratore cinofilo una volta raggiunta la posa ottimale. Si bloccò come un giocattolo, deciso a non spostarsi più di un capello fino all'ordine dell'altra.
    Riposo, la udì pronunciare, e quasi si sentì sciogliere sul pavimento come un gelato. Avvertiva uno sforzo sui muscoli come se avesse appena fatto cento vasche a nuoto, le spalle e i glutei indolenziti, gli addominali in fiamme, accidenti se posare era un lavoro duro. Fece per toccare il collo della tuta ma Senka lo ammonì dicendo che aspettasse un istante prima di levarsela. Poi nel bel mezzo di una breve congratulazione al ragazzo, si bloccò, e la cosa ovviamente mise Tobi in allarme. Aveva tirato un sospiro di puro terrore, ma dava le spalle al ragazzo e questi non poteva capire di cosa si trattava. Doveva avere a che fare con le foto per forza, anche se parte del ragazzo continuava ad illudersi che magari stesse leggendo un bruttissimo messaggio al cellulare. Un parente morto, il suo fidanzato che la scaricava, qualsiasi cosa, bastava che le foto fossero ok. La donna si voltò verso di lui, la macchina fotografica in una mano... ed il tappo nero dell'obbiettivo nell'altra. Tobi ebbe una sorta di esperienza extracorporea, vide sé stesso in terza persona, rimpicciolirsi nell'angolo bianco della stanza mentre la sua anima decollava verso l'alto libera delle sue mortali vestigie.
    -Oh.- Uscì solo dalla sua bocca, ovattato, echeggiando negli spazi della sua mente milioni di volte.
    Beh, non era una tragedia così terribile in fondo, aveva perso la cognizione del tempo ma dubitava di essere lì da così tanto tempo. L'anima rientrò nel corpo, e Tobiko esalò un lungo sospiro. Sembrava proprio la tipica cosa che poteva capitare a lui, a dire il vero. Non riuscì a non pensare con un vago tono velenoso che se avesse avuto lui in mano la macchina fotografica, si sarebbe accorto del tappo. -Non importa, possiamo...- Un sorriso sornione accompagnò la smentita, Senka stava scherzando, e Tobi si accigliò. Non era tipo da prendere male gli scherzi, ma in quel caso aveva già attraversato tutte e sette le fasi del dolore nei pochi secondi di silenzio ed era giunto all'accettazione, ed ora aveva saputo che il suo processo spirituale era stato inutile. Il Nirvana gli venne strappato via.
    -Divertente, umpf.- Incrociò le braccia, fingendosi più offeso di quanto non fosse, ma alla fine quando Senka comunicò che c'erano anche più scatti di quanti sperasse di ottenerne, le sorrise cortesemente. -Ne sono lieto.- Vide la donna prendere un coltellino e si interrogò sulle sue intenzioni, ma quando la vide aggirarlo capì che voleva solo staccare il logo dalla tuta, ecco perché gli aveva chiesto di tenerla: la lasciò fare senza problemi.
    -Penso proprio che ne vorrò una quando andranno in produzione. Rimaniamo in contatto.- Confermò il giovane, con tono serio, per farle capire che non era una vuota lusinga.
    La donna asserì di rispettarlo, dicendo che si era messo in gioco nonostante la moda non fosse decisamente il suo campo e che ciò non era da tutti. Era così che stavano le cose, dunque? Aveva fatto una cosa così coraggiosa? Ad essere onesti, non aveva l'impressione di aver fatto granché.
    -Ah, tu dici?- Mormorò, vagamente in imbarazzo. -Non lo so. Credo di essermi solo fidato di Dadi-san senza pensarci troppo.- Confessò. -Ci sono Pro-hero che fanno cose come queste come routine quotidiana.- Sminuì, in fondo era pieno di heroes che pubblicizzavano roba, qualsiasi cosa davvero.
    La donna approfittò del discorso sull'osare per chiedere a Tobiko se voleva fare qualcosa per il suo guardaroba. Gli disse fondamentalmente che era ben vestito, ma che era un look piuttosto anonimo: lo invitò ad approfittare del fatto che si trovava in una boutique design con suddetta designer davanti.
    -La verità è che il mio gusto nel vestire è acquisito. Seguo i consigli di una cara amica.- Ridacchiò, indicandosi con aria rassegnata. -Sono cose per cui sono abbastanza negato.- Si schiarì la voce, dunque, riflettendo sull'offerta della donna. -Io non ho niente da fare per questa sera, Itou-sama, ed accetterei con gratitudine i tuoi consigli, ma non vorrei portarti via ulteriore tempo.- Mormorò educatamente, con un inchino di gratitudine anche solo per la proposta, che fosse essa solo cortesia o sincera.
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    Il linguaggio corporeo di quel povero ragazzo era esilarante: l'elaborazione, la realizzazione, la rassegnazione... una stupidaggine del genere ci voleva dopo la performance esemplare di entrambi, giusto per riderci un po' sopra, salvo particolari occasioni di lavoro era raro trovare occasioni in cui la corvina rinunciava a togliersi piccoli sfizi del genere. Rispondeva con una risatina all'adorabile broncio del ragazzo, chiedendosi in parte se non si fosse offeso veramente, poco ma sicuro era sollevato da quando la corvina aveva specificato che aveva anche più scatti di quanti ne servissero,
    «Ah si eh? Vedi di non illudermi...» - diceva scherzando dopo che il ragazzo le aveva comunicato le sue intenzioni di comprare una tuta, per poi fermarsi un attimo a riflettere e proseguire
    «In effetti non sono sicura del motivo per cui un eroe professionista dovrebbe affidarsi a delle tute prodotte in massa, per quanto di ottima qualità: ti capita spesso di romperne?» - chissà che pericoli si trovava a fronteggiare un eroe durante la giornata, in effetti c'erano davvero tanti modi per rompere una tuta durante un turno di lavoro, magari eroi come Todoroki avevano una quantità infinita di tute su misura ma quel ragazzo ancora agli inizi doveva usarle solo per le missioni importanti
    «In tal caso ti consiglierei di aspettare i prossimi modelli, non saranno dei veri e propri upgrades, solo versioni più corazzate che funzionano esattamente come quella che hai provato tu» - non era nemmeno certa che ci sarebbero state delle versioni più corazzate, quelli di cui parlava erano progetti ancora in fase embrionale di cui esistevano solo pagine su pagine di schizzi per capire come creare una maglia in fibra di carbonio rigida ma che comunque fosse capace di espandersi come la tuta sottostante: la corvina aveva già chiesto a qualche conoscenza a cui capitava di lavorare con materiali simili come sarebbe stato possibile ottenere un risultato del genere e la risposta che otteneva oltre a ''non lo so'' era ''con la nanotecnologia'', termine che Senka non era nemmeno sicura di comprendere a pieno, una cosa che sicuramente nella sua carriera da stilista non aveva mai studiato e che, a naso, non poteva essere abbastanza immediata e economica da poter essere implementata in delle tute prodotte in massa. Si stava sforzando di inventarsi qualcosa di più semplice e meccanico, ma non aveva ancora trovato una soluzione soddisfacente pur cercando ispirazione ovunque, anche nei posti più improbabili come canali youtube di lego o magari di origami, ma nulla da fare, c'era bisogno di qualche illuminazione, di qualche lampadina che si accendesse, tutto questo senza fretta, alla fine la tuta base c'era già ed era praticamente pronta a essere venduta.
    «Farsi costringere dal proprio manager a posare con una lattina di Monster Energy non è la stessa cosa di fidarsi di un amica e provare a fare un servizio fotografico per una sartoria di cui non hai mai sentito parlare» - Diceva ridacchiando e provando a spronare un po' il giovane che aveva davanti, non sapeva se fosse il tipo di persona che avrebbe continuato ad autocommiserarsi in ogni situazione, non aveva dato quell'impressione, non riusciva quindi a capire se pensasse sul serio quello che aveva appena detto o se stesse sminuendo apposta quel impresa per sentire come avrebbe risposto la corvina, in ogni caso non si sarebbe fermata troppo su questo aspetto della conversazione: non avrebbe detto nulla per rispondere al commento del ragazzo sul portarle via altro tempo lasciandogli intendere che se gli aveva proposto la cosa di tempo ne aveva, avrebbe poi cominciato a commentare
    «La tua amica ha sicuramente buon gusto, ma gioca seguendo un po' troppo le regole, potresti riferire qualcosa di quello che ti ho detto anche a lei» - precisava, per evitare di sminuire i consigli che aveva ricevuto, non era così impertinente da voler prendere completamente il posto della musa ispiratrice del ragazzo
    «A chi vuole vestirsi in un modo molto stiloso ma comunque piuttosto semplice consiglio sempre di comprare uno o due capi veramente strani per ogni parte del corpo: un maglioncino, una camicia, dei pantaloni, una cintura...» - diceva, finendo di attaccare nel modo più preciso e allineato possibile le parti del logo sul pezzo di pelle nera che aveva portato con se, porgendolo poi al ragazzo mentre lo aggirava
    «Dopo che hai scelto questi capi non devi MAI portarli tutti assieme: il tuo obiettivo è portarne uno, massimo due, poi sfruttare il resto dei tuoi vestiti per incorniciarli, per così dire. Less is more, dicono, dei pantaloni a sigaretta neri che di norma sarebbero la scelta più anonima per un capo elegante possono diventare qualcosa di più ''Casual ordinato'' se li metti assieme a un bel dolcevita e a un piumino con colori o fantasie particolari, concludi il tutto con delle scarpe sportive intonate a quest'ultimo et voilà» - che il ragazzo avesse preso o no il drappo si sarebbe diretta nuovamente verso la scrivania, sedendovisi e proseguendo
    «I capi più belli ed elaborati non hanno l'obiettivo di rendere più bello solo te, ma anche tutti i capi più anonimi che li circondano: cinture, scarpe e soprabiti generalmente sono i vestiti che catturano di più gli sguardi altrui, sta a vedere...» - diceva, togliendosi la vistosa giacca del suo outfit e appoggiandola momentaneamente dietro di se
    «Prima ero Itou Senka la stilista, ora cosa rimane?» - un paio di pantaloni neri spaventosamente standard, l'accenno di un vestito da cocktail che probabilmente non doveva essere portato in quel modo e dei raffinati stivali neri che, per quando muniti di un rilievo dorato che separava la suola dal resto, non erano ancora abbastanza distinti dagli altri vestiti da definire lo stile del suo abbigliamento, un po' come i vari accessori che portava al collo e alle dita. Rimettendosi la giacca avrebbe poi concluso
    «L'unica altra domanda che devi farti scegliendo i tuoi vestiti è che cosa desideri trasmettere a chi ti guarda, nel mio caso un look un po' irriverente che non rinuncia a una buona dose di eleganza» - avrebbe cercato sulla sua scrivania, in cerca di qualcosa per fare un esempio pratico, cominciando con il disegno di una maglietta bianca con fantasie floreali bluastre, aveva maniche lunghe e un tronco abbastanza corto da lasciare la pancia scoperta fino all'inizio del costato,
    «Vuoi essere Tobi il ragazzo radioso e slanciato dalle vaghe sfumature non-binary...» - mostrandone poi un altro di una camicia con le caratteristiche dell'abito che aveva regalato a Dadi non molto tempo fa, era quindi di colore nero e mostrava evidenti venature oro che simulavano un vaso crepato e riassemblato con l'arte del kintsugi, in questo specifico capo il punto di partenza dei solchi doveva proprio sembrare il cuore di chi ce l'aveva addosso
    «... o Tobi, il ragazzo edgy a cui non da fastidio mettere in mostra spalle e avambracci nel più classico dei modi?» - posti questi due esempi avrebbe tenuto entrambi i fogli in mano rivolti verso il ragazzo, poi, passato qualche istante, li avrebbe posati nuovamente
    «Se ti interessa, entrambi questi capi li puoi trovare in vendita in questo istante» -
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    Per quanto intendesse buttarsi nell'industria, pareva che Senka non avesse le idee chiarissime su come funzionasse la gestione delle tute per la maggior parte degli Heroes. Era certamente vero che molti avevano delle tute customizzate, ma nella stragrande maggioranza dei casi si partiva comunque da un modello base, che veniva portato ad un laboratorio ed adattato all'esigenza dell'acquirente. C'era anche chi si faceva costruire tute interamente su misura? Sì, certo, ad esempio quella sotto-tuta aderente di gomma di Tobi era stata creata da zero, ma solo perché nasceva da un'idea ben precisa che al momento sul mercato non c'era. Se bastava una tuta "normale" che senso aveva farsela confezionare su misura? In fondo Senka era la prima a dichiarare che per le modifiche estetiche c'erano ben pochi problemi. Forse in fondo non doveva interessarle più di tanto, del resto doveva solo occuparsi di mandare scatoloni di tute ai rivenditori e alle scuole, ad essere onesti non è che Tobi fosse un esperto del business.
    -Uhm. Molte tute personalizzate partono da dei modelli prodotti in massa. Se non ci sono esigenze particolari non ha senso farsi fare una tuta da zero da un laboratorio.- Tobi rifletté su come spiegare al meglio la cosa. -Spesso lo Hero, o il suo consulente d'immagine o che so io, elaborano solo un concept, che viene poi passato a chiunque si appoggino per lo sviluppo, ipotizziamo un laboratorio. Il laboratorio consulta un catalogo di tute, ne individua una compatibile col progetto, la ordina e lavora su quella. Sto stringendo ma più o meno l'iter è questo.- Spiegò Tobi. -Quindi, sì, molti Pro-Hero hanno comunque bisogno di ordinare tute prodotte in massa, sebbene non ne rompano così tante. E, no, io non ne ho ancora rotta nessuna delle due che posseggo.- In realtà non era sicuro se considerare di possederne una o due, perché quella che si era fatto fare al primo anno ormai gli andava un po' piccola, ma certamente era ancora utilizzabile in emergenza, fortunatamente non era così attillata come quella nuova.
    Valutò se aggiungere a quanto detto il fatto che era curioso di smanettare anche personalmente con la tuta di Senka, ma a parte che non era ancora sicurissimo di esserne in grado né di avere seriamente intenzione di farlo piuttosto semplicemente di comunicare le sue idee al laboratorio e chiedere se era fattibile, ma in fondo non aggiungeva niente di concreto alla questione, l'iter era sempre procurarsi una tuta base e modificarla a prescindere da chi lo facesse. Non valeva la pena di aggiungere qualcosa che potenzialmente Senka poteva prendere male per le ragioni che Tobi aveva pensato proprio poco prima.
    -Detto ciò, se sono in arrivo dei modelli corazzati aspetto comunque volentieri il loro sviluppo prima di decidere cosa comprare. Sembra interessante, e non ho fretta.- Concluse, annuendo solennemente. In fondo una delle customizzazioni più comuni per ogni tuta era l'aggiunta di parti corazzate, si trattava comunque di uno step risparmiato.
    Senka volette addolcire le obiezioni di Tobi, dicendo che comunque anche se non era stata una sua idea personale aveva comunque preso una decisione consapevole e attiva, e questo valeva più che lasciarsi semplicemente trascinare nelle cose. E poi sottolineò la differenza fra una sartoria semisconosciuta ed il posare con un brand già riconosciuto. Tobi non aveva molto da aggiungere, non sapeva bene cosa pensare, ciò che diceva Senka aveva senso e sicuramente aveva fatto qualcosa che il Tobi di tre anni prima non avrebbe mai fatto, ma anche tutto questo considerato non sentiva di aver compiuto chissà che eroismo. Il ragazzo si limitò a ridacchiare e mormorare qualcosa sulla falsa riga di "suppongo di sì" e lasciò morire il discorso.
    La tua amica ha buon gusto ma gioca troppo secondo le regole. Era una definizione parecchio esatta di Sumire, in effetti, nota per la sua perfezione meticolosa. Non che per Tobi fosse una cosa particolarmente negativa, ma sì, era difficile vedere Sumire indossare qualcosa di definibile audace, aveva uno spettro di comoda perfezione entro cui lavorava ed un indumento audace per definizione doveva avere qualcosa di imperfetto che appunto lo faceva risaltare.
    Seguì infine il consiglio vero e proprio di Senka, ideale per chi voleva vestirsi in maniera stilosa ma semplice - il che probabilmente era più o meno quello che Tobi voleva? Presumibilmente? Faticava a mettere in parole quello che voleva, il fashion era un argomento così alieno e lontano per lui che non sapeva bene come affrontarlo, ma non era nemmeno che gli dispiacesse vestirsi bene dunque non voleva sminuire o fare quello per cui "una cosa valeva l'altra".
    Senka consigliò fondamentalmente di vestirsi più o meno come già faceva ma di aggiungere un elemento che staccasse, più particolare e ricercato. L'esempio che fece fu di un paio di pantaloni a sigaretta neri, un dolcevita ed un piumino o una giacca più vivace o con qualche fantasia particolare. Tobi ebbe l'immagine mentale di sé stesso vestito esattamente com'era, ma con una giacca lucida con la colorata stampa di un dragone orientale che la attraversava completamente. L'effetto non sembrava male, ma era certamente qualcosa a cui bisognava abituarsi.
    -Ah, grazie.- Un ringraziamento mormorato mentre accettava il lembo di pelle su cui Senka aveva attaccato il logo Goldfinger®. Non si aspettava di riceverlo in regalo e ne era molto riconoscente, ma non gli sembrava il caso di interrompere l'approfondimento sullo stile.
    La spiegazione proseguì spostandosi su quali fossero i vestiti che più attiravano l'attenzione, ossia scarpe, cinture e soprabiti - e ne fece una dimostrazione levandosi la giacca e facendo vedere come la maggior parte del suo essere stiloso ed eccentrico venisse da quella ed una volta rimossa sembrava decisamente più ordinaria.
    -Credo di aver capito più o meno il concetto, sì.- Confermò, per farle capire che la seguiva ancora. La donna concluse dicendo che la determinante per la scelta di un outfit era quello che Tobi voleva comunicare con esso. Il che presupponeva che Tobi volesse comunicare qualcosa tramite i vestiti, il che forse per Senka era una cosa normale, era una stilista, gli outfit erano "la sua arte" e come ogni artista comunicava con essa, ma per Tobi era un concetto abbastanza alieno. Cosa voleva comunicare Tobi...? Aldilà di tentare di vestirsi in maniera appropriata per ogni luogo e situazione, non aveva neanche mai pensato che qualcuno vedendo il suo vestiario potesse formulare pensieri particolarmente complessi.
    Per la verità nessuno dei due capi che Senka gli aveva mostrato gli piaceva particolarmente, ma in effetti nessuno dei due stereotipi offerti da Senka rappresentavano Tobi. Se non altro sapeva cosa non voleva comunicare. Ci rifletté per un istante, prendendosi il mento fra indice e pollice della mano destra.
    -Ecco, non ho le idee molto chiare sul messaggio che vorrei mandare.- Ci rifletté, tentando di porsi la domanda in maniera diversa, in fondo si trattava solo di percezione: come voleva essere percepito dalle persone? Cosa voleva che una persona pensasse di lui, vedendolo? -C-credo, mi piacerebbe...- Balbettò, con una vaga idea in mente, anche se era estremamente imbarazzante. -Mi piacerebbe sembrare una persona seria ed affidabile. Nel senso, qualcuno che... sa quello che fa? Qualcosa del genere, suppongo. Non mi viene in mente nient'altro.- Forse era per compensare il fatto che in realtà era lungi dall'essere una persona che sapeva quello che faceva ed aveva sempre la situazione sotto controllo. Magari se poteva spingere gli altri a credere che lo fosse, ci avrebbe creduto un po' anche lui.
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    Da cittadina che non si era mai veramente potuta interfacciare in prima persona con il mondo degli eroi, se non per via di qualche autorizzazione per produrre articoli particolari o simili, non sapeva che tipo di giro dovesse farsi un professionista per ricevere una tuta come si deve, da come lo descriveva il ragazzo non sembrava un processo così complicato ma dava comunque l'impressione di essere una strada piena di burocrazie a ogni curva. Sta di fatto che la corvina non aveva modo di sapere di preciso che tipi di equipaggiamenti utilizzassero più spesso i pro hero e venire a sapere all'improvviso che i veri professionisti possono comunque aver bisogno di tute prodotte in massa era una notiziona, nessuno di conoscenza della corvina aveva mai accennato questo dettaglio e il ragazzo lo diceva con una tale naturalezza che Senka stessa iniziava a dubitare che fosse un'informazione così sconosciuta, forse lui ne parlava in quel modo semplicemente perché era del mestiere
    «Hoho, mi fa piacere sapere che i miei prodotti potrebbero finire in mano a qualcuno che ne avrebbe effettivamente cura» - diceva pensando a quante tute tra quelle vendute sarebbero finite in mano a eroi alle prime armi magari non ancora in grado di controllare il proprio quirk, probabilmente non una quantità esagerata ma sicuramente al mondo non mancavano ragazzini viziati che volevano una tuta più carina di quelle che davano in dotazione all'accademia.
    «Sono sicura che le tute corazzate che sto progettando possono interessare a più di qualche hero, punto a fare qualcosa che al contrario di molte tute attualmente sul mercato è focalizzata ad assorbire il momento del colpo piuttosto di proteggere semplicemente l'utilizzatore dalle ferite» - Proseguiva, per poi concludere
    «Non aspettarti di vederle sul mercato in meno di qualche mese, è sicuramente il progetto più difficile che abbia mai concettualizzato» - considerava, era corretto informare il ragazzo visto che era effettivamente interessato all'idea proposta da Senka, magari aveva effettivamente bisogno di una nuova tuta e sarebbe stato senza per un lasso discreto di tempo solo per aspettare i nuovi prodotti K9, in questo caso essere onesti avrebbe premiato di più.
    La K9 avrebbe dunque cominciato a proferire i suoi consigli dando di tanto in tanto qualche occhiata al ragazzo che sembrava ascoltare con una certa attenzione, annuendo e confermando di ricevere i messaggi che provava a passargli
    «Ovviamente non devi andare in giro pensando che chiunque ti guardi rifletterà a fondo sul tuo outfit provando a capire cosa stavi pensando mentre lo indossavi» - precisava ridacchiando, per poi proseguire
    «Devi solo provare a immaginare cosa potrebbe elaborare il subconscio delle persone che ti troverai davanti o magari che parti del tuo corpo mettono in risalto i vestiti che porti» - diceva per evitare che si scervellasse per capire come trasmettere qualche messaggio super complesso a una moltitudine di passanti nelle strade di Tokyo che potevano anche non guardarlo.
    Una cosa era certa: nessuna delle due proposte della corvina sembrava ammaliarlo particolarmente, tsk, pensava di conquistarlo con la proposta Tobi edgy ma nulla, voleva sembrare una persona professionale e affidabile, insomma, il tipo di persona che di solito non si veste con capi esotici, fortunatamente per la corvina non era la prima volta che qualcuno le domandava qualcosa di così specifico
    «Allora ecco, prova questa!» - diceva sfilandosi nuovamente la giacca e porgendola al ragazzo, vista la sua corporatura era abbastanza certa che non avrebbe avuto grossi problemi con la taglia, anzi, probabilmente poteva andarci in giro e a qualsiasi occhio inesperto sarebbe sembrata perfetta.
    «L'unico difetto di puntare su qualche giacca particolare è che sta arrivando l'estate, non è il momento ideale per comprarsi soprabiti troppo pesanti... dovresti puntare su pantaloni e cinture» - avrebbe poi incrociato le braccia mettendosi a pensare e facendo qualche considerazione per il ragazzo
    «Affidabile e serio... nero, oro, colori caldi e scuri... scarpe basse, molte cose sfiancate che mettono bene in mostra le spalle, pantaloni principalmente aderenti e, mi raccomando, se non tieni le caviglie scoperte i calzini devono sempre essere dello stesso colore dei pantaloni, ti fa sembrare più alto» - sorridendo avrebbe poi concluso con un'idea decisamente più di nicchia
    «Poi beh, se non ti da fastidio avere una mano occupata quando vai in giro potresti portarti una giacca da usare semplicemente come accessorio così da dare l'idea di qualcuno che è appena uscito da lavoro o che è accaldato dalla grossa dose di affari con cui deve avere a che fare» - non era un consiglio che dava a tutti visto che la maggior parte dei clienti che incontrava non era così dedicata ad avere un look stiloso, ciò non di meno era una cosa che lei stessa faceva spesso, soprattutto nelle mezze stagioni.
    «Molto probabilmente nel mio negozio ho già quello che cerchi, in caso contrario posso sempre fare qualcosa su misura» -
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    Senka si dichiarò compiaciuta che le sue tute potessero finire in mano a chi poteva effettivamente averne cura - il che era strano rapportando il discorso ad un eroe professionista. Tobi era certo, perché ci era passato, che avrebbe avuto molta più cura della propria tuta uno studente che sapeva di poterne chiedere al laboratorio solo una l'anno, piuttosto di un pro-hero che poteva comprarne cinque o sei in stock quando e come voleva. Specie se si parlava di eroi ad alti livelli. Senza contare che c'era la questione sollevata da Senka stessa riguardo il romperle, più si saliva di categoria più era probabile imbattersi in lavori pericolosi in cui era più verosimile le tute venissero danneggiate - chissà quante ne cambiava uno come Endeavor al mese. Ma non gli andava di contraddire ogni singola cosa che Senka diceva, l'aveva già fatto ben due volte ed alla terza sarebbe sembrato solo un arrogante stronzetto che voleva pavoneggiarsi della sua conoscenza superiore nel mondo degli eroi professionisti, vantandosi quindi implicitamente di farne parte. E poi non aveva nemmeno la certezza che fosse vero, era solo un suo ragionamento basato sulla sua personale esperienza.
    Senka proseguì il discorso spostandosi sulle tute corazzate, che a dire suo non dovevano essere semplicemente delle placche di armatura fra chiunque indossasse la tuta e l'esterno, dovevano essere più sofisticate e costruite in maniera tale da assorbire gli urti prima che arrivassero allo hero.
    -Come le carrozzerie delle automobili.- Ricordava di aver visto un video-confronto fra le carrozzerie delle auto moderne e quelle d'epoca. A parità di urto, le auto d'epoca si ammaccavano solo leggermente ma il manichino all'interno veniva polverizzato, mentre quelle più moderne si danneggiavano molto di più, ma il manichino all'interno a malapena sbatteva contro l'airbag rimanendo fondamentalmente integro, questo perché erano costruite in modo tale che lo scafo assorbisse la gran parte dell'impatto prima che arrivasse al conducente. Il discorso non doveva essere troppo dissimile, salvo forse che probabilmente Senka non voleva una tuta che si disintegrasse al primo urto per proteggere l'utilizzatore, ma qualcosa che potesse sostenere più urti violenti.
    -Beh, non che "qualche mese" sia un tempo così lungo, mi aspettavo di peggio.- Insomma, doveva ancora buttarsi sul mercato ed avere i permessi ufficiali dal Governo, e chissà forse non aveva ancora nemmeno uno sponsor, eppure aveva già due tute in produzione e chissà quanti altri progetti che a dire suo nel giro di pochi mesi sarebbero stati pronti. -Attenderò sviluppi, allora.- Mormorò, con un vago inchino cortese.

    Arrivati al discorso della moda e dello stile, Senka lo rassicurò di non doversi spremere troppo per pensare a qualcosa da comunicare ai passanti, doveva essere solamente un'impressione a livello di subconscio o qualcosa del genere, quasi come il retrogusto in un cibo. Tobi aveva più o meno capito il concetto, ma era ancora dubbioso sulle sue doti per poterlo trasmettere.
    Sentendo qual era l'impressione che Tobi voleva dare, Senka vi rifletté a malapena una frazione di secondo, dopodiché si tolse la sua elegantissima giacca rossa e la porse al ragazzo, esortandolo a provarla. Era una giacca di una tinta simil-bordeaux, con un ricamo dorato sulla manica destra, che Tobi riconosceva solo in quel momento essere un drago. Sorrise alla similitudine con la prima immagine che le parole di Senka gli avevano suscitato, poco prima, dunque la afferrò e se la gettò dietro le spalle, indossandola facilmente - la taglia era quasi perfetta. In effetti, Senka gli suggeriva molta professionalità, gli sembrava decisamente una che sapeva quello che faceva, ricordò che queste erano le prime impressioni che aveva avuto di lei, chissà quanto di questo era dovuto all'outfit? Era così che funzionava, dunque?
    -Molto bella.- Confermò il ragazzo, annuendo con aria convinta. -Ho sempre portato la divisa scolastica sia d'inverno che d'estate, la giacca non è un enorme problema.- Rispose all'osservazione sul calore estivo contro le giacche. Fra i vari tagli di divise disponibili, anzi, la Yuuei adottava proprio una giacca simile a quella. Cioè, come peso e forma ovviamente, non come qualità del capo o bellezza.
    Seguì, da parte di Senka, una lista di consigli di cosa usare e cosa non usare - Tobi si ritrovò a chiedersi se avrebbe dovuto prendere appunti.
    -Nero e oro, come il logo.- Sventolò il fazzolettino di pelle che Senka gli aveva regalato con il logo Goldfinger, ridacchiando alla coincidenza. -D'accordo, comunque. Spero di ricordarmi tutto.- Per quanto riguardava la giacca aveva già detto che non era un grosso problema e non gli sembrava il caso di ripetersi, ma era certamente rincuorante che poteva sembrare serio e professionale anche levandosela e portandola sotto braccio. L'ultima frase della donna sembrava quasi un invito, quindi Tobi annuì ed iniziò a guardarsi intorno in cerca di "una giacca". Aveva più o meno capito cosa doveva cercare, ma tutto sommato forse era meglio non osare già pensare di testa sua - il suo primo shopping serio lo aveva lasciato interamente a Sumire, dopotutto. -Ecco... magari potresti indirizzarmi dalla parte giusta.- Propose il ragazzo, grattandosi la nuca con aria vagamente colpevole.
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    Senka si paralizzò per qualche istante sentendo il paragone del ragazzo, sinceramente non ne sapeva abbastanza da capire quanto effettivamente fosse un buon paragone, chiaramente la carrozzeria di una macchina non doveva avere uno scopo troppo diverso da quello della maglia protettiva che stava concettualizzando, dunque si era limitata a rispondere
    «Si, suppongo di si» - senza espandere ulteriormente la risposta per non dire stupidaggini, quello a cui si era ispirata per il suo progetto erano più che altro tute da moto o abbigliamenti da sport estremi molto tecnologici, come ci si immaginerebbe da una sarta. Nello specifico molti dei capi a cui si rifaceva sembravano muniti di qualche tipo di gel o materiale capace di proteggere l'utilizzatore dopo che questo ha subito un impatto, assorbendo il momento del colpo per evitare di farlo rimbalzare durante eventuali cadute: abbigliamenti come questi però si basavano su un modo di pensare che non faceva impazzire la corvina considerato l'utilizzo che dovevano avere le sue tute, la logica era limitare danni mortali pur rendendo decisamente meno piacevoli le cadute, ad esempio se qualcuno cade con un casco in fibra di vetro questo rimane incollato a terra e questo fa si che la caduta in qualche modo sia molto più brusca e dolorosa, ma la stessa botta con un apparentemente ben più comodo casco in resina spara la testa di chi lo indossa verso l'alto facendolo accusare di violenti colpi di frusta e potenzialmente spezzandogli il collo. Dunque che cos'è meglio per un eroe quando un criminale mira alla sua tempia con una spranga di ferro? Che faccia un male cane ma che il colpo venga completamente assorbito o di provare meno dolore venendo comunque spostato dal colpo? La K9 aveva già puntato a qualcosa che riflettesse la prima tra queste due alternative con una vaga tentazione di vedere se era possibile ottenere un misto di entrambe, ma chiaramente la priorità era rendere la tuta resistente a tagli e urti, già quello si stava rivelando un grosso ostacolo.
    «Beh, fondamentalmente le tute ci sono già, manca ciò che ci va attaccato sopra» - Diceva, provando a giustificare quello che per il ragazzo sembrava un tempo di attesa abbastanza basso, per poi concedere
    «... Però si, effettivamente ''qualche mese'' è una stima abbastanza ottimista, dipende da quanto presto riuscirò a trovare un tecnico disposto a prendere in mano il progetto, da quanto è bravo... e soprattutto da quanto sia fattibile quello che chiedo» - non lo diceva in modo pessimista o rassegnato, ma chiaramente faceva capire al ragazzo da quanti fattori randomici dipendeva il tempo di attesa, l'unica cosa che riusciva a dire con certezza era che non ci avrebbe messo più di un anno e mezzo.
    Osservava il ragazzo mentre indossava la sua giacca, soddisfatto, sembrava sentirsi a suo agio, quel tipo di abbigliamento gli piaceva apparentemente, ora la corvina sapeva a cosa puntare
    «Ricorda, ora per te non esistono più vestiti ''da uomo o da donna'', mettiti quello che ti sta bene» - diceva facendo le virgolette con le dita, elargendogli un altro consiglio e confermandogli allo stesso tempo che quella giacca gli donava, anche se ovviamente non era perfetta essendo leggermente modificata per accomodare meglio il corpo della corvina.
    Ridacchiava ascoltando il suo commento sulla divisa che i poveri studenti giapponesi erano costretti a portare in ogni momento dell'anno, ormai era passato un bel pezzo dall'ultima volta che la corvina ne aveva indossata una, ma era comunque abituata a portare indumenti improponibili per l'estate tanto quanto il ragazzo, anche se lei non lo faceva perché le veniva imposto da qualche dresscode
    «Heh, vorrà dire che sarai professionale e affidabile anche come eroe» - diceva, rispondendo al suo commento sul logo, pensando già a come colorare una sua futura tuta per renderla intonata immaginandosi i criminali accecati dal suo stile quasi dimenticandosi che era essa stessa una malvivente.
    «Certo, chiaro, allora sarà il caso di tornare dall'altra parte» - Diceva tendendogli la mano per farsi restituire la giacca, certo sempre se non gli fosse venuto lo schizzo di comprarla, in fondo in fondo la corvina sperava di no, non di certo perché non le sarebbe piaciuto farsi qualche soldo in più, ma perché non l'aveva modificata aspettandosi di venderla, dopo aver ricamato quel drago la stanchezza e la pigrizia avevano preso il sopravvento portandola a fare poche altre cuciture in velocità e pure con un filo di colore e dimensione sbagliate. Erano dettagli che difficilmente quel Tobi avrebbe notato, ma sicuramente quella povera giacca non era il più resistente tra i capi che poteva vendergli, questo per non dire che fondamentalmente stava insieme con lo sputo e che se avesse cominciato a usarla assiduamente come unica ''giacca strana'' in suo possesso si sarebbe rotta in pochissimo tempo, circostanze che avrebbero costretto la corvina a fare un prezzo di favore che assolutamente non voleva fare visto quanto ci aveva messo a fare quel ricamo.
    L'avrebbe accompagnato di nuovo nell'area del negozio aperta a tutti, mostrandogli la fila di vestiti più distante dalla porta d'ingresso, la stessa che tempo addietro aveva conquistato Dadi, i capi li erano un po' misti, era la fila dei capi folli per così dire, venivano aggiunte creazioni dal limite esterno della fila senza metterle in una particolare ordine, per questo inizialmente poteva sembrare un luogo un po' confuso,
    «Qui ci sono i vestiti più particolari, fondamentalmente devi solo scegliere quali ti piacciono» - diceva, per poi lasciarlo e concludere
    «Se non ti serve altro io ti aspetto alla cassa, la collega ha già fatto abbastanza» - tornava ora verso la zona del negozio che aveva appena menzionato, facendo tornare la commessa alle sue mansioni facendole tirare un gran sospiro di sollievo.
    Senka avrebbe dunque atteso il ragazzo li, facendo gli ultimi calcoli che rimanevano per sapere quando doveva dargli.
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    Al sentirlo ripetere da Tobi, Senka parve ritrattare sul "qualche mese" che a dir suo li separava dalla creazione di nuove tute, anzi, di ciò che ci andava attaccato sopra, come lo definì lei stessa, riferendosi probabilmente alle corazze. Troppe variabili erano in gioco e solo una minima parte era in mano a Senka a quel punto. Tobi purtroppo non aveva molti contatti da offrirle, tutta la gente che conosceva personalmente faceva parte dei laboratori della Yuuei, ma appoggiarsi a loro significava rinunciare alla sua tanto desiderata indipendenza sul mercato, sarebbe probabilmente diventato un progetto marchiato Yuuei, forse poteva al massimo intascarsi qualcosa vendendo il brevetto. Se avesse conosciuto qualcuno, avrebbe fatto del suo meglio per ricordarsene e mandarlo da Senka, ma non voleva farle promesse.
    -Sembra complicato, ma buona fortuna.- Concluse, dunque, tenendo il resto delle sue considerazioni per sé.

    Spostandosi sul discorso della moda, Senka lo informò che da quel momento avrebbe smesso di considerare i vestiti "da uomo" o "da donna", in realtà Tobi non era una persona particolarmente vergognosa da quel punto di vista, come accennato prima con la faccenda dei trucchi, l'unico motivo per cui faceva shopping nel reparto uomo era perché era più tranquillo che gli articoli sarebbero stati conformi alla forma del suo corpo. Per tale stesso motivo, probabilmente il consiglio di Senka valeva molto più per le ragazze che potevano rifornirsi nel reparto uomo che viceversa, per un uomo dal fisico come quello di Tobi sarebbe stato decisamente difficile trovare un capo femminile adeguato a meno che non si trattasse di giacche larghe o altri tipi di soprabiti. Ad ogni modo, il ragazzo annuì, se avesse visto una bellissima giacca etichettata donna e della sua taglia, non avrebbe esitato.
    Senka invitò Tobi a tornare dall'altra parte del negozio, tendendo poi il braccio per farsi riconsegnare la giacca. Tobi lo fece prontamente, non aveva neanche considerato l'idea di chiedere di comprare quella, non era così entitled da pretendere un capo fisicamente indossato da un'altra persona solo perché era nella posizione del cliente, non lo aveva nemmeno concepito come un capo in vendita. Si lasciò condurre dal lato più commerciale dell'attività e l'odore dei vestiti nuovi lo investì nuovamente come quando era entrato nel negozio per la prima volta, incredibile come l'ambiente cambiasse da davanti a dietro. La donna gli indicò una sezione del negozio dove, appesi ad un lungo scaffale orizzontale, vi erano numerosi capi che fra loro sembravano non c'entrare assolutamente niente. A vederlo così, sembrava quasi uno scaffale di usato o di ultime occasioni, ma lei gli spiegò che si trovava davanti allo scaffale dei "vestiti particolari".
    Si congedò, poi, e lo precedette alla cassa.
    -Sì, molte grazie.- Tobi si trovò a passarsi fra le mani i capi di vestiario, e non poté fare a meno di notare le targhette dei prezzi, che variavano da "tanto ma posso stare" fino a cifre come "sono più di due stipendi Tobi, lascia perdere". Probabilmente la lavorazione ed i materiali usati facevano tanta differenza, ma non poteva evitare di farsi venire un piccolo infarto ogni volta che vedeva le malefiche quattro cifre sulla targhetta. Onestamente non sapeva bene cosa doveva cercare, aveva quelle tre linee guida dettate da Senka impresse nella testa ma non riusciva a crearsi un'immagine del capo che stava cercando: giacca, nero e oro, fantasia o trama interessante. Fra un vestito e l'altro gli parve di ritrovarsi fra le mani la sua divisa di arti marziali, ma sbattendo le palpebre e guardando meglio vide che in realtà era solo la disposizione dei colori a creare quell'illusione: era una giacca "nera" ma il materiale era vagamente lucido e rifletteva i ricami dorati, dando l'illusione vi fosse un lievissimo filtro giallo-arancio che in realtà non c'era. La trama della giacca era nero su nero ma in lievissimo rilievo, un ricamo floreale abbastanza classico, le decorazioni dorate erano delle linee verticali piuttosto sottili su ciascuna manica ed un'unica più grossa centrale, partiva sotto il colletto ed attraversava interamente la giacca, divisa a metà dall'apertura e dai bottoni. Non era una classica giacca elegante, era chiaramente ispirata ad un abito tradizionale cinese, con il corto colletto rigido e dritto verso l'alto ed i bottoni sostituiti da una serie di piccoli nodi da un lato e da dei laccetti in cui infilare i nodi dall'altro - il taglio ed il tessuto però erano quelli di una normale giacca elegante occidentale. La sua divisa di arti marziali aveva lo stesso aspetto, con colletto alto e bottoni fatti a quel modo, e condivideva il colore nero spezzato da una linea gialla verticale spaccata a metà dall'apertura. Tobi la osservò con interesse, stregato e nostalgico, per poi rendersi conto che i suoi check c'erano tutti: giacca, nero e oro, fantasia interessante. Le decorazioni dorate, osservò più da vicino, erano frammenti del lungo corpo serpentiforme di un dragone cinese. Non riuscì a vedere la testa da nessuna parte, ma non escluse che fosse lì da qualche parte, in una delle maniche o sul davanti. Cercò la targhetta del prezzo, preoccupato, e constatò con sollievo che era uno di quei capi che poteva permettersi sebbene certamente fosse più costoso della media dei vestiti che era abituato a prendere. Non gli importava, una spesa del genere ogni tanto poteva concedersela in fondo, e poi arrivato a quel punto e dopo tutto quel discorso sarebbe stato semplicemente imbarazzante non comprare niente.
    -Ecco qui. E grazie mille per tutti i consigli.- Fece Tobi, poggiando la giacca sul bancone con massima cura. -E della chiacchierata. È stato interessante.- Non mentiva e non era una lusinga gratuita, era stata una chiacchierata interessante certamente più della media. Non sapeva quanto spesso sarebbe tornato a fare shopping in quella boutique visti i prezzi, più alti di quello che avrebbe normalmente speso, ma comunque se ne sarebbe andato con un buon ricordo. E se Senka avesse voluto fare altre foto sarebbe stato a disposizione, magari la prossima volta sarebbe andata anche meglio. Non era male per guadagnarsi qualcosa in più. -Per il pagamento posso mandarti un link domani mattina? O preferisci le coordinate bancarie...?- Alla faccia del guadagno, stava quasi per dimenticarsene. Non sapeva come Senka avrebbe preferito scalargli la giacca dal pagamento o se avesse preferito tenere le due cose separate, farlo pagare e poi pagarlo a sua volta per intero, Tobi non avrebbe fatto storie in alcun caso.
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    Fortuna, era esattamente questo di cui aveva bisogno la corvina, all'augurio del ragazzo aveva risposto con una semplice e bassa risatina, annuiva sia per dargli ragione sia per ringraziarlo, riflettendo di nuovo su quello che aveva detto e perdendosi di nuovo per un istante a meditare sulle infinite cose che potevano andare storte allungando i tempi o peggio: per ora, visto il poco che aveva tra le mani, non poteva che rasserenarsi vedendo che qualcuno era effettivamente interessato alla cosa, un Hero non di meno, nuovo nel mestiere, ma pur sempre un Hero.
    Non molto tempo dopo lo vedeva sbirciare attentamente tra i vestiti nelle corsie che gli aveva indicato, era bello vedere come il suo linguaggio corporeo era pian piano cambiato, magari era solo un impressione di Senka ma ora sembrava più attento e sicuro, la corvina non faceva certo miracoli con le parole ma il poco che aveva detto probabilmente aveva dato al ragazzo un obbiettivo, il giusto che gli serviva per seguire una traccia come un segugio. Il suo sguardo si posava su una giacca nera ricamata, uno dei capi che la K9 aveva creato ispirandosi alle tradizioni cinesi, uno stile non esattamente popolare in Giappone ma di cui la corvina andava pazza: adorava principalmente i colori e le decorazioni, il cozzare delle solide geometrie dei tagli di vestiario con i ricami tondeggianti che si distribuivano sulla seta in modo irregolare e disorganizzato, ma pur sempre artistico. Non poteva che sorridere tra se e se vedendo la scelta del ragazzo, era certa che aveva almeno appreso le basi di ciò che gli aveva detto visto il tipo di capo di cui si trattava, non aveva osato con colori particolari come quello della giacca della corvina o magari con una tinta smeraldo molto scura, ma aveva comunque fatto una scelta virtualmente perfetta, aveva delle tinte serie e raffinate e delle forme che mettevano ben in risalto il suo fisico: dire che gli donava era un eufemismo, forse anche dire che gli calzava a pennello lo era, ma chissà, un giorno sarebbe stato bello vederlo anche con qualcosa di più bizzarro.
    «Non c'è di che, speriamo di rivederci presto anzi» - Diceva sorridente al ragazzo togliendo l'antitaccheggio, piegando a dovere la giacca e dandogliela in una borsa di un materiale nero rigido e lucido, proseguendo
    «Le coordinate bancarie grazie, ti invierò anche una ricevuta più dettagliata, così puoi stare sicuro che tutto torni» - concludeva, porgendogli il suo nuovo acquisto, pronta a congedare il suo nuovo cliente
    «Grazie mille, Fukuda, saluta Dadi da parte mia» - e chi poteva immaginarsi che un eroe ogni tanto le potesse stare simpatico? Questo era uno dei primi casi in cui ciò accadeva, magari gli Hero con cui riusciva a fare amicizia erano built different, chissà se erano il tipo di persona che effettivamente agiva per un proprio senso di giustizia e che una volta in pensione sarebbe stata pronta a diventare un vigilante per continuare a difendere i civili... beh, significava solo che non avrebbero perso interesse nelle tute di Senka anche a carriera finita!
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    Ciao ragazzi,

    Nulla di particolare da dire. Avete fatto post in più bla bla, solite cose che già sapete. :neko:

    Senka: 50 exp + 40 exp bonus
    Tobiko: 50 exp + 35 exp bonus + 75 exp bonus livello

    Passo e chiudo! :**:
     
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