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Edited by Lostien - 8/2/2023, 12:53. -
.Il lato positivo era che quelle di Sumire sembravano essere le normali paranoie che ogni tanto nascono in una coppia, almeno per il momento non sembrava sapere con chiarezza nulla di particolare. Il lato negativo era che questo non lo faceva minimamente sentire meglio. La ragazza si mise a sedere e fece del suo meglio per evitare il contatto visivo. Gin non faceva quasi mai particolare attenzione ai comportamenti altrui, ma aveva passato abbastanza tempo con Sumire da conoscere tutti quei suoi atteggiamenti, indipendentemente da ciò che la ragazza potesse pensare. Quello significava che le cose erano serie.
La triste verità era che no, non andava tutto bene. Tutto il contrario, anzi. E il fatto che Gin non sentisse di potersi aprire con la persona che considerava la più importante al mondo lo divorava dentro già abbastanza, non serviva che lei si mettesse a gettare benzina sul fuoco. Ciò che più faceva male, però, era come Sumire proiettasse quelle emozioni e quelle sensazioni sulla loro esistenza di coppia quando quei momenti che poteva passare con lei, al contrario, erano veramente gli unici momenti in cui tutto sembrava andare bene, nonostante fosse una palese finzione, un momento in cui semplicemente non pensava ad altro. Ma se la ragazza stava facendo quel discorso significava che non era lo stesso per lei.
Umh... - Gin si trovò ad esitare un attimo, pur lasciando alla ragazza tutto lo spazio che potesse ritenere necessario. Indipendentemente dalla necessità di riflettere prima di dire qualcosa di sbagliato, il ragazzo tatuato non era mai stato particolarmente bravo con le parole e questo Sumire doveva saperlo bene. Si rendeva conto che non ci fosse un modo per rassicurarla e allo stesso tempo continuare a mentire, ma aveva anche ben chiaro nella sua mente cosa sarebbe successo se avesse confessato la verità. Si trattava, in quel momento, di soppesare i pro e i contro di ogni possibile scelta. Era un approccio che Gin aveva sempre odiato, sia nelle relazioni che nella vita di tutti i giorni.
Io... - accennò a parlare, fermandosi poi ancora per qualche secondo - Mi rendo conto di essere stato un po' distante, ultimamente. - si prese le colpe, perché bugie o non bugie non avrebbe mai fatto ricadere qualcosa su Sumire. Gin la amava, nonostante tutto, e avrebbe preferito mille volte prendersi le colpe di qualsiasi cosa piuttosto che discutere inutilmente con lei - Da un po', in realtà. - confessò colpevole - Il fatto è che... non sono mai stato bravo ad affrontare le cose. Ci ho messi mesi a superare quanto successo a SALEM, e ce l'ho fatta solo perché ho conosciuto te... - sospirò - E poi tutto si è ripresentato, cento, mille volte più grande. - abbassò lo sguardo a sua volta - E quando penso a ciò che hai passato... e non ne abbiamo mai parlato, perché non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo. Ho solo... paura, di tutto. - fece qualche secondo di pausa - Di perderti. - mormorò poi.
Quella non era tutta la storia, ma a conti fatti non aveva detto alcuna menzogna. Quello era in fondo il suo modo di mantenersi la coscienza pulita, senza mai mentire, semplicemente omettendo quando non poteva essere confessato. Se conosceva un minimo Sumire, sapeva benissimo che non sarebbe bastato. Ma era un inizio.Nothing is what it seems, Tell me about the man in your dreams, And was it me?GIN NAKANO. -
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.La cosa peggiore era che in quella situazione Gin era in un certo senso sollevato che Sumire lo stesse incolpando solamente di quello. Ed era ben conscio di quanto questo lo rendesse una persona terribile, ma una parte di sé non riusciva a non sentirsi più tranquilla.
Per quanto possibile, Gin riusciva a capire le parole della ragazza. Su scale completamente differenti, ma si era trovato in una situazione simile durante l'incontro col compagno di scuola di Sumire qualche mese prima. Sicuramente Ishida non era il dottor Takashi, ma quel tipo di emozioni e sensazioni non dipendono strettamente da chi si ha davanti. Un supercattivo non è l'unica persona in grado di ucciderti, spesso un bambino con un coltello potrebbe essere in grado di raggiungere il medesimo risultato con il minimo sforzo. Ma sapeva di non poterglielo confessare e sapeva altrettanto bene che farlo non avrebbe risolto nulla: dubitava fortemente che ciò che servisse a Sumire in quel momento fosse la comprensione. Abbassò lo sguardo stringendo la mancina sul braccio destro, con fare colpevole, lasciando spazio alla ragazza.
Il Nakano era una persona che odiava terribilmente i conflitti e faceva del suo possibile per evitarli, questo Sumire doveva probabilmente saperlo. Per questo motivo non si mise a parlare del fatto che anche lui aveva rischiato, come tutti, che aveva visto il parco di Ueno andare a fuoco e così via e lei non gli aveva mai chiesto nulla a riguardo. Non era sua intenzione paragonare il loro vissuto, sapeva benissimo che Sumire se l'era vista decisamente peggio, il punto del suo pensiero era semplicemente che... le persone avevano silenziosamente deciso di non parlarne. Non ne aveva mai fatto parola neppure con Tobiko. Ciò che aveva appena confessato a Sumire era vero: aveva paura, anche semplicemente di sapere cosa fosse successo. Era pienamente conscio di non essere bravo con le parole e di non essere in grado di sostenere quella conversazione, quindi era disposto ad ascoltare qualsiasi sfogo Sumire avesse da fare, ma non aveva motivo di chiederle di riaffrontare quegli eventi per chissà quale grottesca necessità di sapere. Poteva ascoltare, comprendere, quello sì. Ma quello sfogo non era mai arrivato. Prima d'ora.
Mi dispiace, Sumire. - rispose semplicemente, senza alzare lo sguardo. Non accadeva spesso che la chiamasse direttamente per nome, anzi, ad essere onesti quasi mai, sottolineando quanto avesse preso con serietà il suo sfogo in quel momento - Mi dispiace davvero. - aggiunse con voce rotta. Come detto, le parole non erano esattamente il suo forte. Non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto dirle per farla sentire meglio, o per scusarsi. Si era sbagliato: era convinto che ciò di cui la ragazza necessitasse fosse spazio e svago mentre i suoi rimorsi e i suoi ricordi la divoravano da dentro. Più che scusarsi, però, sembrava ormai fosse tardi per qualsiasi altra cosa.
Pensavo fosse meglio non parlarne. - decise quindi di essere onesto - Che preferissi non parlarne. Io di sicuro non avevo intenzione di chiederti la storia di come sei quasi morta. - aggiunse corrugando la fronte. Tutto ciò che doveva sapere a riguardo glielo aveva già detto Tobiko - Ma... ti avrei ascoltata, se avessi avuto bisogno di sfogarti. - fece qualche secondo di pausa - Ti... - un'altra pausa - Ti ascolterei, se ne hai bisogno... se non è troppo tardi. - sussurrò.
Parte di lui, ora, riusciva a capire i sentimenti di Sumire. Anche lui voleva raccontare ciò che era successo con Ishida a qualcuno, e lo aveva fatto in realtà. Sia con quella vigilante dalle ali d'angelo che con Tobiko. Riflettendoci ora era sicuramente stato stupido a non interessarsi a Sumire, pur avendo fatto del suo meglio per cercare di svagarla. Due anni prima - era passato tanto tempo ormai - quella gli sembrava sicuramente la scelta migliore. Ora riusciva a capire di aver sbagliato.Nothing is what it seems, Tell me about the man in your dreams, And was it me?GIN NAKANO. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)sorry tantissimo il ritardo, mi devo organizzare perché sto facendo troppe cose alla volta.
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.Le parole di Sumire lo colpirono come una palla di cannone. Sapeva che negli ultimi mesi erano stati distanti, chiaramente riusciva a sentirlo anche lui. No, probabilmente ne era ben più conscio di lei considerando che era lui, in un certo senso, a cercare di allontanarla per tenerla al sicuro. Qualche volta gli era capitato di pensarlo, doveva ammetterlo. Non si era mai sentito abbastanza per lei in ogni caso e quel sentimento si era ovviamente fatto più forte dopo la visita a casa sua a Kyoto e come erano andate le cose coi suoi genitori. La sindrome dell'impostore era sempre stata lì dal giorno uno: non era possibile che una come Sumire potesse innamorarsi di lui se l'avesse conosciuto un minimo. E indubbiamente, specialmente negli ultimi tempi, lui non era stato lì per lei.
Era ironico che quanto sostenuto da Sumire al Palazzo Imperiale lo avesse smosso così tanto da volersi dare da fare in prima persona, portandoli poi in quella situazione. Non era mai riuscito a dirglielo, ma Gin considerava Sumire una vera eroina. Ciò che aveva fatto al Palazzo Imperiale era quanto di più coraggioso avesse mai visto fare a qualcuno, non importava se lei pensava di non avere dei meriti o se aveva avuto paura in quel momento, ne era comunque uscita in piedi. Ma lei non la pensava allo stesso modo. Il suo gesto lo aveva portato a mettersi d'accordo con Tobiko, a sporcarsi le mani in prima persona... e a finire nei casini. Casini di cui non poteva parlarle e che erano all'origine di quella discussione.
Io... - sì, anche a Gin era capitato di pensare ciò che Sumire aveva espresso, ma sentirlo era tutta un'altra cosa. Aveva sempre cercato di scacciare quel pensiero, perché nella sua filosofia se ti azzardi a dire qualcosa, a vocalizzarlo, stai compiendo il primo passo per renderlo vero. Il fatto che Sumire lo pensasse e stesse persino mostrando di pensarlo lo portò sull'orlo delle lacrime. Il suo era sempre stato più un timore che altro, onestamente non riusciva ora a pensare ad una vita senza la ragazza dai capelli bianchi. Faceva male sentirselo dire e la parte peggiore è che sentendolo dire da Sumire poteva quasi convincersi fosse vero. Forse non era davvero mai riuscito a scrutare a fondo in quel mare nero che era la Murakami, ma era davvero così un male? Onestamente Gin si conosceva così poco che spiegarsi alla ragazza sarebbe stata un'impresa titanica, di questo era più che certo.
Non... - esitò, cercando di prendere fiato. Neppure quando si era trovato in ginocchio davanti ad un eroe professionista si era sentito tanto in pericolo come adesso. Una parola sbagliata avrebbe portato alla sua morte - Non voglio perderti, Sumire. - non gli venne altro, perché onestamente non sapeva risponderle. Tutto ciò che sapeva era quello, che non voleva perderla.
Giunti a quel punto, importava davvero che si sarebbe arrabbiata sapendo di quanto successo con Shoya Ishida? Aveva sempre odiato quando utilizzava la sua unicità pur non avendo una licenza, sarebbe stata in grado di perdonarlo per quanto era stato incosciente? Si era posto quelle domande per mesi e aveva sempre deciso di tenerle tutto nascosto, ma era stato tutto inutile. Inevitabilmente erano giunti a quel punto. In quella situazione importava poco se lo avrebbe odiato a vita per essere stato così stupido, essere onesto sembrava l'unico modo per provare a non farla allontanare per sempre. Anche se aveva paura, c'era poco da peggiorare in quella situazione.
Ok. - sussurrò, portando il dorso della mano destra ad asciugare l'umidiccio degli occhi - Ho sbagliato. - aggiunse col fiato mozzato. Non era nuovo, per Gin, prendersi le colpe durante una discussione per cercare di calmare le acque. Ma quella volta era diverso.
Ti ho nascosto delle cose. - alzò quindi i suoi occhi gialli come lampioni verso di lei - Perché avevo paura che mi avresti odiato. - aggiunse - Ma... se questo è ciò che pensi... allora non ho più nulla da nasconderti. - il suo sguardo bastava a capire quanto si stesse attaccando a lei nella speranza di non lasciarla scivolare via. Non sapeva se l'onestà sarebbe bastata o se ormai era semplicemente troppo lontana, ma giunti a quel punto non c'era molto da tenersi dentro.
Le doveva, come minimo, la verità.Nothing is what it seems, Tell me about the man in your dreams, And was it me?GIN NAKANO. -
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.Cercò di chiarire i propri pensieri con un sospiro, passando il palmo della mano sinistra sulla fronte. Non aveva idea di dove iniziare e ora che aveva confessato di averle omesso delle cose e si trovava a pensarci, cercando di mettere ordine tra quegli avvenimenti che avevano definito i suoi ultimi mesi, non era neppure sicuro che tra quelle storie potesse esserci qualcosa di interessante per Sumire, o che perlomeno avrebbe fatto sì di placare quei terribili pensieri che aveva in testa.
Beh... - abbassò entrambe le mani, iniziando a stringere nervosamente l'indice della mancina nella mano destra. Purtroppo Gin non era molto bravo con le parole e questo lo sapeva bene, quindi quel discorso non sarebbe stato particolarmente curato. Era convinto, però, che in quel momento solo la sincerità potesse salvarlo. Salvarli.
E' evidente a questo punto che tu non la pensi così, suppongo, ma dopo aver visto ciò che hai fatto al Palazzo Imperiale... - l'inizio era indubbiamente la parte più difficile da superare, un po' per quella visione estremamente auto-denigratoria che Sumire aveva appena mostrato e un po' perché si era sempre mostrata particolarmente ostile al suo utilizzo non autorizzato dell'unicità - Ciò che hai fatto mi ha ispirato, e lo dico davvero. Un po' troppo, forse. - spiegò quindi - Tu sei stata straordinaria. E ho stupidamente pensato che forse avrei potuto fare la mia parte. - un secondo di silenzio e uno sguardo sinceramente colpevole - E so che non avrei dovuto, e che non dovrei utilizzare la mia unicità... ma dopo l'attentato la città è cambiata... le regole sono cambiate. E non mi sono mai messo nei guai. - bei tempi, quando quell'affermazione era ancora veritiera. Ovviamente non aveva la minima intenzione di nominare Tobiko: lui era finito nei guai, ma non ci avrebbe trascinato quello che poteva vagamente considerare il suo "maestro".
Finché... - strizzò gli occhi, portando nuovamente una mano alle tempie. Quella era la seconda parte più difficile del discorso - Stavo fermando un tizio che aveva rapinato un konbini, una sera. Mi sono sempre dedicato a questo, la maggior parte delle volte senza neanche utilizzare l'unicità. Non ho mai cercato di andare oltre i limiti. - sospirò. Probabilmente a quel punto giustificarsi in quel modo era del tutto inutile, meglio proseguire - Shoya Ishida mi ha beccato e... ha pensato fossi un complice del tizio. O forse no, e voleva solamente sfogarsi. - nuovamente silenzio. Quel pensiero lo aveva perseguitato per molte notti senza mai riuscire a trovare una risposta - In ogni caso, prima mi ha massacrato per bene e poi... mi ha chiesto informazioni. Che non avevo. Per restare fuori dai casini. - se c'era una cosa su cui non poteva essere onesto era la natura di quelle informazioni. Sicuramente l'ultima cosa che Sumire avrebbe voluto sentirsi dire in quel momento era che si era dovuto mettere sulle tracce di Aogiri.
Se... se avesse scoperto chi sono... se scoprisse chi sono non metterei in pericolo solo i miei genitori, ma anche te. - sicuramente non sarebbero stati in molti, nel suo settore, ad essere felici di sapere che la Murakami frequentava un vigilante - Quindi mi sono dovuto mettere alla ricerca di queste informazioni per tenermi fuori dai guai. E sono entrato in contatto con un gruppo di vigilanti.
Almeno per il momento non c'era molto altro da aggiungere a quella storia, che indubbiamente doveva sembrare incompleta. I tizi gli avevano dato qualche informazione da riferire, si mantenevano in contatto, ogni tanto gli davano qualche soffiata e cose simili. Era evidente che non si fidassero appieno di lui e questo era normale. Dal canto suo non era certo di voler approfondire troppo quella conoscenza, una parte di lui voleva solo liberarsi del fiato di Ishida sul collo e tornare alla sua vita normale.
Mi dispiace se non te ne ho parlato, e se... sono stato distante. - concluse quindi - Volevo cercare di non coinvolgerti... perché purtroppo, senza farlo apposta, lo avevo già fatto. - il passato di Sumire con Ishida non era dei più luminosi, tanto che era abbastanza sicuro, avendo mendato le ferite di Sumire, che il ragazzo ci fosse andato persino più pesante con lei che con lui.Nothing is what it seems, Tell me about the man in your dreams, And was it me?GIN NAKANO. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Chiaramente é solo a scopo narrativo e non é cosí tanto forte, non distrugge Gin, non ancora almeno
Earthquake [Livello 3] [Costo: 65 PE]
Sumire colpisce il terreno con un piede, rilasciando l’onda d’urto che provoca scosse telluriche fino a 3 metri in tutte le direzioni, sbilanciando e facendo cadere a terra il suo avversario, attorno a lei, nel raggio di 3 metri il terreno si apre creando alcune screpolature larghe e dalla profondità che varia da 50 centimetri a un metro. In cui l'avversario può rimanere intrappolato.
Danno:Medio-Gravepsicologico sicuro. -
.Sumire non si era mai arrabbiata con lui in quel modo, e non era neppure particolarmente prona ad utilizzare la sua unicità se non era in servizio. Ad onor del vero, tutto quel casino era iniziato proprio per quanto era rigida sul non utilizzarla e soprattutto sul non farla utilizzare a Gin, quindi il semplice fatto che il pavimento del suo appartamento iniziò a tremare non poté che spaventare Gin. E non solo perché rischiavano di crollare direttamente in casa di quelli del piano di sotto. Non capiva se lo avesse fatto effettivamente per spaventarlo, per punirlo o se era semplicemente stato un riflesso incondizionato ma il fatto che lo stesse minacciando in quel modo non era per nulla lusinghiero. Sperava solo di non giungere al punto di dover utilizzare anche lui la sua, di unicità.
Non è quello che ho detto. - cercò di rimarcare con calma, nonostante la paura, muovendo giusto qualche passo verso Sumire che si era allontanata, ma senza cercare di colmare la distanza che li separava, un po' perché era indubbiamente spaventato da lei e un po' perché se si era allontanata doveva necessariamente significare che voleva i suoi spazi - Neanche lontanamente, e lo sai. - sì, è vero, non era il miglior oratore al mondo ma non c'era il minimo tentativo di scaricarle la colpa nelle sue parole. Diavolo, ad essere onesti faceva persino fatica ad incolpare sé stesso considerando che in quella storia sembrava vestire i panni della vittima a pennello. Quella non era il tipo di situazione in cui c'erano colpe da affibiare e anche qualora si volesse necessariamente trovare un capro espiatorio difficilmente sarebbero stato uno di loro due ad essere sacrificato sull'altare dell'espiazione.
E' stata una mia scelta. - si fece quindi coraggio di proseguire dopo un lungo respiro - E ho fatto quello che ritenevo giusto. - probabilmente Sumire non avrebbe apprezzato particolarmente quelle parole, ma la discussione non sembrava certo proseguire nel verso giusto e dubitava che continuare a cercare di lusingarla e farle piacere avrebbe migliorato la sua situazione. Forse anche la Murakami così ligia al dovere e rispettosa delle leggi avrebbe capito che ogni tanto ciò che è giusto non corrisponde necessariamente a ciò che è legale o moralmente corretto. O, almeno, così la pensava Gin.
Mi pento solamente di non avertene parlato prima. - aggiunse infine. Nonostante le notti insonni, nonostante il timore che ogni tanto attanagliava il suo petto e il desiderio di scappare da tutto e da tutti non riusciva a pentirsi di aver fatto del suo meglio per aiutare delle persone, anche se era finito nei guai - E' evidente... che non hai bisogno della mia protezione. - si guardò attorno. Quel piccolo terremoto scatenato dalla rabbia di Sumire lo aveva reso più che evidente, a dire il vero.
Pensavo solo che per una volta sarei potuto essere io a proteggerti da qualcosa. - la mano destra andò a massaggiare nervosamente il braccio sinistro. Sapeva bene che quello non era molto di più che un pensiero egoista, ma era rimasto convinto a lungo della necessità di non coinvolgere Sumire in quella storia. Era sempre stato l'anello debole della coppia e lui considerava veramente Sumire come la salvatrice della città, quello non era che il suo modo di ricambiare. Se Sumire era davvero preoccupata per lui e non era solo presa dalla rabbia forse avrebbe potuto comprendere che quella paura che provava in quel momento lui l'aveva provata per anni, ogni volta che la ragazza indossava il suo costume. Come la notte precedente agli eventi del Palazzo Imperiale dove il suo ultimo messaggio, senza neppure informarlo di dove sarebbe andata in missione, suonava più come il saluto di un suicida che una manifestazione d'amore.Nothing is what it seems, Tell me about the man in your dreams, And was it me?GIN NAKANOCITAZIONEScusami il ritardo, avevo un esame ieri. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Sorry il ritardo!.
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.Gin e la ragazza dai capelli bianchi sembravano totalmente incapaci di comunicare. Ma non doveva stupirsene ora, probabilmente, se ne sarebbe dovuto rendere conto tanto tempo prima. Ogni sua parola veniva travisata, fraintesa, corrotta, ma ancora in quel momento amava così tanto Sumire da sottintendere fosse lui ad esprimersi male, a non riuscire a farsi capire. Per la Murakami era semplice affibiargli tutte le colpe del caso, vomitandogli addosso tutta la sua frustrazione, perché pur di non contraddirla se le sarebbe assunte personalmente senza fiatare.
Se c'era una cosa in cui però le dava assolutamente ragione era il fatto che lui non sapesse minimamente cosa significasse fare l'eroe: era vero, non ne aveva mai avuta la minima idea finché non era finito nei guai. D'altronde non era neppure mai stata sua intenzione fingersi tale, tutto ciò che voleva fare era aiutare le persone. Nella maggior parte delle sue "pattuglie", se così si possono chiamare, non aveva neanche mai utilizzato l'unicità. Era bastato un semplice errore a mandare tutto a puttane, ma non c'era modo di fuggirne: era indubbiamente stato lui a commetterlo e ora ne pagava le conseguenze.
Ancora ora però, mentre Sumire glielo sputava direttamente in faccia, non riusciva a capire che cosa lei volesse da lui. Che cosa significava essere "un fidanzato normale"? E davvero si aspettava, tra tutti, che proprio Gin potesse essere una persona "normale"? Riusciva a comprendere di aver sbagliato, e quello era chiaro, che avesse pensato che fosse meglio lasciarle i suoi spazi mentre la giovane di Kyoto avrebbe preferito parlare, sfogarsi, aprirsi. Avrebbe probabilmente vissuto tutta la sua vita con quel rimpianto. Ma cosa aveva sbagliato, oltre a quello? In cosa non era stato un buon fidanzato? Scagliandogli quelle parole contro, Sumire assomigliava molto più a suo padre che alla ragazza che credeva di conoscere. Gin non si era rivelato all'altezza dell'immagine ideale della ragazza e quindi andava buttato come un giocattolo difettoso. Purtroppo non era nella sua natura avere la testa a posto troppo a lungo ed era ormai evidente quanto le due cose fossero incompatibili.
Capisco. - rispose con voce tremolante - Non ti rubo altro tempo. - si morse quindi il labbro. Avrebbe voluto dirle quanto si fosse sempre sentito inadeguato o che non era un suo diritto avere voce in capitolo sulla sua vita, ma decise semplicemente di tacere. Non aveva intenzione di sfogarsi. Anche ora, non poteva sostenere l'idea di litigare con lei. Preferiva semplicemente andarsene. Forse si stava sbagliando di nuovo: forse anche ora, invece di lasciarle il suo spazio, avrebbe dovuto provare ad abbracciarla, a baciarla, a farsi perdonare. Ma la verità è che non aveva molto da dire per giustificarsi e che nonostante l'impeto delle sue parole sembrava le motivazioni della ragazza fossero razionali. Forse era più razionale ora di quanto non lo fosse stata nei mesi passati assieme.
Tu sei tutto per me. - si lasciò quindi sfuggire sul ciglio della porta della stanza - Probabilmente non ho mai capito veramente cosa significasse stare nei tuoi panni, ma non ti ho mai mancato di rispetto. - curioso che proprio ciò che l'attraeva di lei al loro primo appuntamento, l'incapacità di comprenderla, fosse anche l'origine di quello che sembrava essere il loro ultimo incontro - E mi dispiace se non te ne ho mai parlato, ma non ti ho mai mentito. - in un certo senso quella era l'unica liberazione che aveva deciso di concedersi: proprio come lui per paura non si era mai interessato a quanto accaduto al Palazzo Imperiale, anche la ragazza non gli aveva mai chiesto, prima d'ora, che cosa stesse succedendo in quegli ultimi mesi. Si fermò ad osservarla per un ultimo istante coi suoi occhi gialli ormai spenti prima di lasciare la stanza con un sospiro e dirigersi verso la porta dell'appartamento. Se la sua presenza non era gradita non intendeva restare lì un attimo di più.Nothing is what it seems, Tell me about the man in your dreams, And was it me?GIN NAKANOCITAZIONEPerdonami anche questo ritardo ma purtroppo tra esami e lavoro è stata veramente dura trovare sia il tempo che l'ispirazione.
D'ora in poi dovrei essere più puntualese la role prosegue.