All in the Family - Korn

Role libera tra Günter Wolff, Kohaku Kamiya e Ryo Tatsuki

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    Günter Wolff
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    Era ormai passato qualche giorno dalla pseudo sfuriata con la ragazza in rosa, anche se la cicatrice mentale che aveva lasciato quel regalo dava a Günter la sensazione che non fossero passate più di poche ore. Era una giornata piuttosto uggiosa per il periodo dell’anno corrente, il tedesco l’aveva passata a casa e in quell’ora prossima alla cena era alle prese con i fornelli mentre attendeva il rientro di Ryo e, salvo ulteriori contrattempi, anche quello di Kohaku: un misterioso imprevisto non specificato lo aveva trattenuto fuori casa per un tempo che aveva già superato di un bel po’ le canoniche quarantotto ore dopo le quali è possibile denunciare una scomparsa alla polizia, il solo fatto che si fosse preso la briga di avvisare a casa specificando che non occorreva preoccuparsi aveva convinto il biondo che non era il caso di allertare le autorità, ma piuttosto di pazientare provando a non stare in ansia per il coinquilino mancante. Scontato dirlo, ma il suo carattere da mamma chioccia gli impediva di non stare almeno un po’ in pensiero, soprattutto dopo la mancata risposta a uno dei suoi messaggi e ancora di più dopo che aveva specificato che sarebbe tornato a casa piuttosto malconcio, che gli era successo? Un incidente? E perché aveva passato quel tempo fuori casa? Era all’ospedale? Sicuramente non poteva trattarsi di una piccola tappa da amici o parenti, altrimenti sicuramente sarebbe stato più preciso e soprattutto si sarebbe degnato di rispondere.
    Il tedesco non aveva ancora ben capito se ai due coinquilini piacessero i piatti che in caso di necessità si trovava a cucinare, se c’era una cosa che aveva capito del Giappone era proprio che un “pasto completo” per gli standard della cucina del luogo raggiungeva a mala pena le calorie di quello che era un primo in Germania, aveva quindi la sensazione di cucinare cose veramente troppo pesanti rispetto a quello che i due erano abituati, almeno, checché se ne ricordasse, non si erano mai lamentati del sapore. Quella sera avrebbe preparato qualcosa che dalla sua prospettiva sembrava più leggero del solito, la pasta che stava maneggiando in procinto di preparare quello che lui considerava del finger-food non troppo esagerato era molto simile a quella di una schiacciata, sicuramente un po’ più sottile, dopo aver massaggiato due porzioni di quest’ultima con olio e origano le avrebbe distese facendo prendere loro la forma di un rettangolo, spargendo su una delle due cubetti di pancetta affumicata e pezzi di formaggio e adagiandovi l’altra sopra per mettere tutto in forno, insomma, una sorta di focaccia ripiena chiamata fläche, facilissima da preparare e adatta a ogni occasione. Per accompagnare avrebbe preparato del riso, il classico gohan freddo con salmone affumicato, avocado e semi di sesamo, altro piatto praticamente impossibile da sbagliare senza fare qualche castroneria apposta considerato che la preparazione consiste semplicemente nell’aprire le varie confezioni di ingredienti e assemblare il tutto senza cucinare nulla, se non il riso che il tipico cuoci-riso presente nella casa di quasi ogni giapponese era ben capace di preparare senza bisogno di tanta sorveglianza, non lo avrebbe preparato subito però, per evitare che l’avocado prendesse troppa aria avrebbe aspettato l’arrivo di almeno uno dei due soggetti tanto attesi.
    Per ammazzare un po' il tempo si sarebbe steso sul divano, guardando la TV con braccia conserte e gambe stese sulla penisola, facendo zapping in cerca di qualcosa di interessante da guardare.
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    .Sapphire Dëlin Ecco qui, a voi la scelta sull'ordine in cui volete postare e sulla qualità della cucina di Günter :**:
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    RYO TATSUKI
    La mano di Ryo avvinghiava la sbarra per tenersi della metro con più forza del solito. Il mezzo di trasporto ogni tanto aveva degli smottamenti e, per quanto Tokyo fosse una città moderna e all'avanguardia, era praticamente impossibile avere un viaggio totalmente tranquillo. Si teneva stretto perché nel frattempo stava guardando il telefono e voleva evitare di cadere. Gli sarebbe piaciuto trovare un posto a sedere ogni tanto ma quell'orario era talmente pieno di gente che se ne tornava a casa che probabilmente avrebbe visto prima la pace nel mondo che una sedia libera. Lo schermo luminoso scorreva tra le varie notifiche della giornata, la maggior parte totalmente inutili. Messaggi pubblicitari delle piattaforme di streaming, notifiche varie sui social in base alle attività degli amici, e-mail da troppe newsletter da cui non aveva voglia di togliere l'iscrizione. Un paio di messaggi da parte dei suoi amici ma nessuna notifica sul gruppo dei coinquilini. Sospirò mentre si chiedeva cosa fosse successo a Kohaku da rimanere due giorni fuori senza dare notizie. Era rimasto in pensiero tutto il giorno e i clienti della pasticceria sembravano quasi averlo captato, considerato che erano decisamente più schivi del solito. O forse era lui paranoico. Temeva il peggio onestamente e si chiedeva chi potesse volere fare del male ad un veterinario. Che lo avessero rapinato per strada? Era possibile certo ma la mente da criminale di Ryo non avrebbe mai scelto un ragazzino qualunque come bersaglio, soprattutto nella zona in cui lavorava. Metti caso che era uno studente che studiava eroismo, metti caso che non aveva niente con sé e ti eri solo guadagnato una denuncia o dei pugni in faccia. Quelle cose le facevano le bande di yakuza ancora esistenti.
    Mah... - Si disse facendo quel minimo di rumore da attirare un paio di sguardi, considerato il silenzio quasi tombale all'interno del vagone. Portava con sé un zaino in spalla dove teneva la maggior parte degli effetti personali che gli servivano in pasticceria, oggi un po' più pesante. Si era dato il tempo di preparare qualcosa in più oggi visto che il coinquilino tornava a casa ed era il giorno libero di Gunter, quindi aveva fatto una piccola torta con cui terminare la cena. Sperando che al veterinario fosse rimasto lo stomaco per mangiare, si disse quasi per sdrammatizzare. Dopo la metro prese le scale mobili per uscire ed il sole aveva ormai annunciato la sua dipartita dando il compito alle luci artificiali di mostrargli la via. Era molto più poetico pensare così e non che ormai i lampioni illuminavano a giorno la maggior parte delle zone di Tokyo dandogli quasi fastidio. Ne approfittò per toccare attraverso il tessuto dello zaino il contenitore di plastica e constatando che fosse ancora abbastanza freddo, aiutato dal vento che si era alzato nelle decine di minuti che ci aveva messo a percorrere il tratto. Ripercorrendo le strade ormai familiari si trovò quindi nell'angolo meno affollato dove si trovava casa sua. A Ryo piaceva la casa di Kohaku e considerato che si trovava bene con gli altri due, pensava ci sarebbe rimasto un po'. Certo, prima o poi gli sarebbe piaciuto ritrovare una casa per sé che non fosse una completa catapecchia, ma doveva percorrere un passo alla volta. Prese le chiavi dalla tasca dei jeans e dopo un breve tintinnare, fece scorrere la chiave nella serratura e facendola scattare entrò.
    Hallo. Poco dopo aver posato le scarpe all'ingresso, Ryo camminò fino al salotto dove si trovava già il tedesco intento a guardare qualcosa in televisione e lo salutò distraendolo brevemente. Ryo si poteva dire abituato a stare attorno a persone straniere, tra Evelynn l'americana e Yami svedese che assomigliava vagamente nei tratti a quelli del tedesco, ma in effetti rispetto a lui faceva un po' la figura del tappo. Era piuttosto divertente per un giapponese avere per casa un europeo che sembrava uscito veramente da una favola sui giganti. Poi lui non era basso eh, era chiaramente semplicemente nella media (o poco sotto, insomma). Una cosa che gli piaceva di Gunter era che sapesse cucinare decisamente bene cose che lui non conosceva proprio. Quest'ultimo in effetti aveva azzeccato che i suoi piatti erano a volte qualcosa di mostruoso per il pasticcere che era abituato a mangiare poco e di fretta negli ultimi tempi, nonostante non fosse male nemmeno lui ai fornelli, ma non poteva negare che fossero buoni. In effetti si trovò ad annusare l'aria poco dopo essere entrato.
    Che buon profumo. Hai cucinato? Mi spiace di aver fatto così tardi, ti avrei dato una mano a preparare qualcosa. - Cominciò il discorso mentre andava in cucina a posare la torta in frigorifero, facendole un po' di spazio tra i viveri. Gli bastò un colpo d'occhio per vedere che in effetti la cucina era stata usata da poco e qualcosa era ancora in preparazione. Con la coda dell'occhio vide il forno acceso, notando della pasta venire cotta e dorarsi. Kokahu è tornato? Comunque, ho portato una torta per dopo. Considerato che sembrava fin troppo tranquilla la casa intuì che non fosse ancora arrivato ma non faceva male chiedere. Gli sarebbe piaciuto trovarlo a casa, ma pazienza. Poco dopo aver chiacchierato brevemente col biondo avrebbe poi sentito il peso della borsa sulle spalle, ricordandogli che aveva ancora gli abiti da lavoro addosso. Profumava ancora di dolci e pane e seppur agli altri magari potesse piacere, ogni tanto nelle giornate più stressanti voleva solo rimanere pulito.
    Vado un attimo a cambiarmi, torno subito. - Mentre si dirigeva verso la sua stanza Ryo guardò in giro per controllare fosse tutto più o meno in ordine. Non che qualcuno di loro fosse particolarmente disordinato ma voleva evitare che la casa sembrasse un porcile dopo che Kohaku probabilmente non aveva avuto un ottimo soggiorno fuori casa. Per fortuna, sembrava tutto pulito e al suo posto. Almeno lui non era entrato nella camera del ragazzo per vedere se era in ordine, non era sua intenzione infrangere la sua privacy. Entrato nel suo piccolo spazio personale aprì l'armadio ponderando cosa fare. Probabilmente non avrebbe avuto il tempo di fare una doccia completa, quindi decise semplicemente di mettersi degli abiti puliti. Un'altra maglia nera di cotone più pesante con una tuta grigio scuro sarebbero andati bene immaginava. Si mise leggermente in ordine i capelli anche se significava solo distribuire in maniera diversa quelle ciocche disordinate. Tornato quindi nel soggiorno avrebbe cominciato a mettere comunque in ordine qualche oggettino messo leggermente fuori posto, probabilmente perché l'attesa lo stava un po' mangiando vivo.
    Com'è andata oggi comunque? Avrebbe interrotto il silenzio così, giusto per fare un minimo di conversazione.
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    Slot extra per Ryo! Edit perché sono idiota e ho dimenticato di mettere le info nel codice :**:


    Edited by Dëlin - 5/7/2022, 17:56
     
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    Kohaku si sentiva debole e miserabile.
    Dopo il disastroso scontro con quell'egocentrico pezzo di merda di Hayato Ono, il veterinario era rimasto rintanato nei laboratori, dolorante e sconvolto ma soprattutto profondamente ferito nell'orgoglio, per un paio di giorni.
    I colleghi di Aogiri gli avevano medicato le ferite con medicamenti all'avanguardia e Shinya si era preso cura di lui come nessun altro sapeva fare, tanto che ora era in grado di alzarsi e muoversi, anche se si sentiva come se... come se fosse stato pestato da una persona molto più forte e capace di lui.
    Al di là delle piume spezzate che ora rendevano così tragicamente lontane dalla perfezione le sue (una volta) splendide ali, era ricoperto di lividi ed escoriazioni – sembrava quasi che qualcuno lo avesse passato sotto la carta vetro – e la gamba dilaniata dagli artigli di polvere ogni tanto pulsava dolorosamente, specie la sera.
    Si sentiva debole, miserabile e infelice.
    Non era riuscito a rimanere più di due giorni nelle stanze dei laboratori, in parte perché voleva tornare a casa, al sicuro tra le quattro mura della propria stanza e con gli animali che ora erano affidate alle cure del dottor Nibaru, ma anche perché le parole non proprio dispiaciute e le risatine di coloro che solitamente erano alla mercé dei suoi capricci di preferito (circa) del capo lo avevano ferito più del quirk di Hayato.
    Voleva tornare a casa e farsi coccolare dai coinquilini mangiando i dolci di Ryo con Günter.

    «Sono tornato.»
    Un saluto a chiunque fosse in casa prima di togliersi scarpe e giacca – un sottoposto gli aveva preso un ricambio dalla clinica, oppure sarebbe stato ancora più complesso spiegare il perché di quei vestiti stracciati e sporchi di sangue – e poi fare capolino nella stanza da cui sentiva provenire delle voci e il rumore della televisione.
    «Uhm... scusate se sono sparito così all'improvviso» Ancora con il corpo nascosto dietro alla parete, sembrava in imbarazzo «Diciamo che... è successa una cosa inaspettata.»
    Un attimo di tentennamento.
    «Non volevo farvi preoccupare.»
    Un lieve inchino col capo per poi avvicinarsi agli altri due a piccoli passetti, testa bassa e aria stropicciata.
    «Che buon profumo, cosa state preparando?»
    Un profumo rassicurante di casa e posto sicuro, lontano dagli intrighi dell'Albero.
    « Scendo le scale una domenica di pioggia per vedere dove mi porterà il vento »
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    Con uno schiocco sicuro la porta d’ingresso si era aperta, catturando velocemente l’attenzione del tedesco, di chi si trattava? Di Ryo o di Kohaku? A quanto pare era il primo che dopo un’altra stancante giornata di lavoro giungeva finalmente in casa, scomponendosi il tedesco avrebbe abbassato leggermente il volume della tv, dicendo
    “Oi! Oh, non ti preoccupare, non ho fatto nulla di complicato” - si sarebbe quindi alzato per avviarsi verso il cuoci riso e accenderlo, dicendo
    “Ho fatto il riso che mangiamo di solito e un flache” - cominciando a gesticolare da solo provando a fare breccia sulla vicina barriera linguistica che avrebbe fronteggiato avrebbe provato a spiegare
    “Sono due strati di pane con la pancetta e il… coso fuso” - per quanto tra gli ingredienti che aveva listato quello fosse il nome più semplice da ricordare, il termine giapponese per dire formaggio proprio non gli veniva in mente, ma poco importava, in quella casa probabilmente erano abituati a quei momenti di lapsus e agli assurdi giri di parole che li seguivano
    “Tipo... i mattoni delle mucche, quelli bucherellati” - la consapevolezza di potersi trovare in certe situazioni con la sicurezza che i presenti non lo avrebbero inquadrato come uno psicopatico ma al massimo si sarebbero fatti una risata era forse una delle tranquillità maggiori che gli dava aver trovato un posto che momentaneamente sembrava poter chiamare “casa”.
    “Non ancora, dici che dovremmo preoccuparci?” - Diceva aprendo il forno e tirando fuori il flache sopravvalutando non poco il potere isolante della presina che stava usando, trovandosi quindi a dover lasciare andare bruscamente la leccarda sul tavolo della cucina per evitare di ustionarsi
    “E la torta? A che gusto è?” - chiedeva curioso, facendo finta che non fosse successo nulla, come se l’impattare dell’oggetto incriminato sul tavolo non avesse prodotto un tonfo che Ryo avrebbe sicuramente potuto udire. Il biondo rispondeva con un mugugnio affermativo dopo che quest’ultimo gli aveva detto che sarebbe andato a cambiarsi, per poi finire gli ultimi preparativi e dirigersi in salotto con l’intento di prendere nuovamente posto sul divano, finché a un certo punto la porta d’ingresso non si era nuovamente aperta: questa volta non poteva essere nessun altro se non il veterinario mancante.
    “Kohaku...” - Diceva perplesso, scrutandolo e provando a capire le sue condizioni fisiche mentre si mostrava poco a poco facendo capolino dalla porta
    “Non ti preoccupare, vieni qui” - diceva con l’intenzione di circondargli le spalle con un braccio e accompagnarlo verso il divano, in fondo doveva essere stanco, era da un po’ che era fuori casa chi sa dove, probabilmente aveva bisogno di riposo. Aveva davvero una pesante aria da cane bastonato, anche più di una volta, camminava a passi brevi e sembrava imbarazzato probabilmente per il presunto disagio che aveva recato ai due venendo improvvisamente a mancare
    “Qualcosa di inaspettato? Ossia?” - chiedeva, per poi aggiungere brevemente
    “Se posso” - se prima Günter era preoccupato ora, vedendo il ragazzo in quello stato, non sapeva davvero da dove cominciare, aveva fin troppe domande su ciò che poteva essere accaduto oltre che ai mille interrogativi su ciò che poteva fare per aiutarlo, in ogni caso avrebbe pazientemente ascoltato cos’aveva da dire, sicuramente ne aveva da raccontare di cose che potevano essere successe in appena tre giorni.
    “Uh? Si stavo preparando un...” - Per evitare di nuovo il teatrino di poco prima avrebbe interpellato il suo altro coinquilino, perché potesse parlare lui del piatto in serbo per loro quella sera
    “Ryo?” - indipendentemente se il pasticcere avesse risposto o meno, il tedesco avrebbe poi proseguito dicendo
    “È una cosa un po’ pesante insomma, vuoi che prepari qualcosa di più leggero? Un insalata magari?” - provando a non rendere soffocante la sua premura avrebbe dato anche a Ryo il tempo di interagire con Kohaku, non prima di aver aggiunto un ultima parola
    “Sono contento di vederti qui, anche se non sembri proprio tutto intero” -
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    RYO TATSUKI
    L'albino si girò verso Gunter che era stato quasi evocato dalle sue parole sulla cucina o più probabilmente dal suo arrivo. Ryo sperava che dentro quella macchina non ci fossero quantità spropositate di riso o altrimenti uno dei non sarebbe sopravvissuto dopo quella serata. Dopo aver messo il dolce in frigo si trovò di fronte ad un dilemma linguistico parecchio complicato a cui lui non era proprio adatto a rispondere. Sicuramente era in contatto con molti stranieri ma Ryo parlava appena qualche parola in inglese, figuriamoci cosa fosse quella strana creazione tedesca dal nome strano. Sembrava quasi un qualche tipo di medicinale o parola più adatta a lezioni di politica. Vedendo il biondo gesticolare sorrise divertito e arrivò poco dopo a capire gli ingredienti ma non proprio il risultato finale. C'erano tante cose che si potevano fare col pane e col formaggio e perlomeno per Ryo i latticini non erano sempre la prima scelta per mangiare.
    Uh...una pasta sfoglia col formaggio credo? Ho capito il concetto almeno. Rise un poco, prima di ricevere la risposta da parte di Gunter alla sua domanda. Sospirò leggermente prima di scuotere la testa per non rendere la situazione troppo drammatica. Beh almeno ha scritto di stare bene quindi...immagino arriverà prima o poi. - Alzò un sopracciglio quando vide il tedesco quasi bruciarsi ai fornelli ma non commentò oltre. Razionalizzando la cosa alla fine non era la cosa più preoccupante che fosse successa ad una sua conoscenza negli ultimi anni. Lui stesso era stato rapito e sicuramente non avrebbe avuto il tempo di mandare loro un messaggio in quella situazione. Certo, magari uno psicopatico si era finto Kohaku ma quanto era probabile che fosse successa una cosa del genere?
    Cioccolato. Fa sempre bene in questi casi. - Era la verità. Non c'era niente di meglio di qualcosa al cioccolato per sentirsi meglio quando il malumore sopraggiungeva. E poi era un gusto che piaceva praticamente a tutti, non poteva sbagliare. E penso porterò delle presine nuove per il forno dalla pasticceria, mh. - Aggiunse preoccupato prima di uscire dalla stanza per cambiarsi, non ritrovando Gunter a guardare la televisione ma anche con la porta d'ingresso già aperta e una voce familiare nell'aria. Accelerò il passo mentre la figura minuta e quasi rimpicciolita del corvino veniva abbracciata dal tedesco. Ryo non era di certo un esperto detective ma vedendo come si comportava gli sembrava quasi che qualcosa gli avesse lasciato una ferita ben più duratura di una fisica. Il suo primo pensiero mentre lo guardava senza dire niente era provare ad intuire qualcosa su chi potesse essere stato ma non trovò nulla di particolare in ciò che vedeva. Ne aveva visti a decine di ragazzi feriti per i motivi più vari e si chiedeva se Kohaku avesse partecipato a qualche rissa. Non gli sembrava il tipo però, alla fine era un veterinario che non poteva fare male ad una mosca. Venne riportato alla realtà dalla voce del tedesco che gli chiese supporto linguistico ancora una volta e, dopo un attimo di confusione, sorridendo cerco di spiegare qualunque cosa fosse uscita da quel forno.
    E' tipo un tortino di pane col formaggio. Non ne ho idea sinceramente, sarà una cosa europea. - Rilassò le spalle prima di lasciare spazio a Kohaku di rispondere per poi riprendere a parlare per aggiungersi al discorso cucina. Ho fatto una torta al cioccolato per dopo, quindi tenetevi liberi. E...la casa non è esplosa, anche se non abbiamo toccato niente di camera tua. - Ammise quasi fiero e scherzosamente minaccioso, prima di passare velocemente a parlare di altro. In realtà anche se non lo aveva chiesto direttamente era curioso tanto quanto Gunter su ciò che fosse successo e sperava che il ragazzo lo spiegasse.
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    Il gesto istintivo di stringersi al tedesco quando si sentì cingere le spalle, cuore più leggero di fronte a quella dimostrazione d'affetto ben lontana dai canoni giapponesi che però apprezzava così tanto.
    Lo faceva sentire... al sicuro.
    Attese che il coinquilino si accomodasse sul divano e poi gli si accoccolò accanto, testa appoggiata al suo braccio e ali spiegate dietro di sé che, scavalcando il bracciolo del divano, cadevano morbidamente a terra; come gli altri i due avevano imparato in fretta, Kohaku non era estraneo a simili dimostrazioni d'affetto e una volta guadagnata la sua fiducia non era raro che cercasse il contatto fisico con gli altri, attirato dal calore umano e dal senso di protezione come un animaletto che è stato solo un po' troppo a lungo.
    «Il tortino va benissimo, lo mangerò volentieri.»
    Anche perché stava morendo di fame – da quanto non mangiava? Tanto, troppo per i suoi standard – e il profumino che aleggiava per l'appartamento non aiutava ad essere invogliato ad accontentarsi di una semplice insalata.
    «Torta al cioccolato! Per concludere al meglio!»
    La giusta cura ad ogni malessere dell'anima, ancora non smetteva di ringraziare la propria buona stella che l'aveva condotto ad accogliere in casa un pasticciere che ogni tanto gli portava simili prelibatezze.
    «Diciamo che poteva andare peggio, sono stato fortunato» Una smorfia di fronte alle ultime parole del biondo «Sono sparito perché sono stato aggredito per strada da uno spacciatore.»
    Un attimo di silenzio per lasciare agli altri il tempo di elaborare la cosa e fare mente locale riguardo la storiella strappalacrime che si era preparato.
    Perché affezionato ai coinquilini sì, traditore di Aogiri no.
    «Stavo uscendo dalla Hive, sapete che collaboro con loro» Altra storia credibile e non del tutto falsa propinata nel corso del tempo in cui lui, in modo perfettamente legale, offriva i resoconti degli effetti sui suoi pazienti animali di determinati medicinali sviluppati dalla casa farmaceutica in cambio di vantaggi di vario tipo tra cui forniture delle medicine in questione «Quel tizio deve avermi tenuto d'occhio per qualche giorno perché mi ha aggredito dicendo che stavo invadendo il suo territorio per rubargli ciò che era suo e cose del genere.»
    Un profondo respiro, la cosa bella era che non si trattava del tutto di una bugia: tutti i membri di Aogiri avevano un passato da spacciatori perché solo così si poteva cominciare a sostare all'ombra dell'Albero e Hayato lo aveva in qualche modo aggredito perché – secondo lui – troppo vicino a Shinya.
    «Solo che ho fatto tanti giri in quella zona perché stavo seguendo uno dei soliti corsi di aggiornamento che mi offrono e dovevo fare una serie di visite a domicilio a una vecchia gatta borbottona che è troppo diabolica per essere portata in studio.»
    Anche questa non era del tutto una bugia.
    «Vi ho mandato un messaggio appena prima che arrivassero i soccorsi, non volevo farvi preoccupare più di così.»
    A questo giro tutto vero, la sua preoccupazione nei confronti di quella degli altri due era stata genuina.
    «Ho cercato di allontanarmi, ma lo stronzo ha usato il quirk... non sono un eroe, cosa potevo fare?»
    Non sottovalutare l'avversario, ad esempio, e diventare più capace di usare il proprio in modo da fargli il culo anziché prenderle di santa ragione.
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    “Formaggio, si, formaggio”- diceva pronunciando quel nome come fosse un qualche tipo di formula magica, realizzando ben presto quanto effettivamente fosse molto più semplice di quel che pensasse, certo, ora rimaneva comunque da capire cosa fosse una pasta sfoglia, ma ci si poteva lavorare. Pian piano si stava accorgendo di quanto fosse circostanziale il vocabolario che aveva imparato con il maestro Mokuami, sapeva i nomi degli attrezzi che usava per fare esercizi, sapeva i nomi delle mosse ed era convinto che il resto di lessico misto che gli aveva provveduto il maestro fosse abbastanza per destreggiarsi con efficienza nella quotidianità nipponica, ma si era ben presto reso conto che non era così, non solo per quando glie lo aveva fatto notare Kardama, ma anche facendosi caso quando magari era costretto a chiedere un informazione a eventuali cassieri o commessi di un negozio.
    Aveva mugugnato brevemente per rispondere alla considerazione di Ryo sul loro coinquilino, chiaramente una parte del tedesco voleva essere d’accordo con lui, ma con un verso simile voleva anche dimostrare di non essere particolarmente soddisfatto da quella risposta
    “Prima o poi…” - diceva quasi tristemente continuando a stare dietro alle sue semplici mansioni culinarie. Ma come diceva Ryo, nulla era meglio di una torta al cioccolato per tirare su il morale di qualcuno, anzi, a quanto pare non serviva nemmeno mangiarla per beneficiare dei suoi effetti terapeutici, semplicemente sentire le parole dell’albino era stato abbastanza da richiamare l’attenzione del tedesco che si era girato verso di lui con uno sguardo sorridente, quasi d’intesa, il mutuale riconoscimento dei propri gusti e pensieri in comune
    “Già, anche delle dita, se ti avanzano” - diceva il tedesco toccandosi le punte delle dita che pizzicavano leggermente anche premendovi sopra solo leggermente, non si era ustionato, ma si era sicuramente procurato una bella scottatura.
    L’incredulità di vedere Kohaku vivo ma conciato in quel modo non era poca, ma le sue preoccupazioni cominciavano lentamente a svanire mentre quest’ultimo si accoccolava a lui, egli rispondeva a questa ricerca d’affetto di tanto in tanto accarezzandogli la parte alta della schiena, oppure accompagnando i movimenti della sua testa appoggiandovi lateralmente una mano sopra. Chiaramente vedendo i suoi commenti apparentemente normali e vivaci rispetto alle cibarie preparate dai due chef di quella sera Günter non poteva che sorridere, sereno, prima guardando il pennuto e poi Ryo, giusto per scrutare quale fosse la sua reazione al rientro tanto agognato di quel coinquilino e facendogli il segno dell’ok con la mano quando lo aveva nuovamente assistito con i suoi dilemmi linguistici, rimaneva il fatto che la cosa che importava di più al biondo in quel momento era capire cosa gli fosse successo. E la risposta… beh era a dir poco scioccante.
    Il motivo? Beh, si trattava di uno spacciatore, non era nulla di cui il tedesco non avesse mai sentito parlare. Appunto, era proprio questa non-estraneità a faccende di quel tipo che, dopo aver sentito una cosa simile, gli aveva fatto raggelare il sangue
    “È… terribile” - diceva angosciato, paralizzandosi e guardando per qualche istante il vuoto prima di proseguire
    “Hai fatto esattamente quello che dovevi fare, Kohaku, hai tenuto duro e sei uscito vivo da quell’incontro. Questo è l’importante!” - avrebbe dunque provato ad abbracciarlo molto brevemente con entrambe le braccia, per poi alzarsi piano e dire
    “Ryo, vieni tu qui, io finisco in cucina” - indicava il fringuello con il pollice avviandosi dunque nell’altra stanza a ultimare dei preparativi così minimi da essere praticamente inesistenti: per quanto sperasse che non fosse ovvio anche agli altri due, quello era semplicemente un presupposto per cambiare stanza.
    È proprio vero che non ti accorgi di quante superfici riflettenti ci sono in una stanza finché non vuoi evitare di specchiartici, qualsivoglia sia il motivo, il tedesco era piuttosto restio alla cosa sempre per ciò che aveva detto il pennuto: chiaramente non era la storia in se ad aver colpito così tanto il tedesco, visto che di cose simili ne sentiva tutti i giorni tra notiziari o simili… ma qui si parlava di uno dei suoi coinquilini, la cosa, in qualche modo, lo aveva fatto convincere che lui stesso fosse la causa scatenante dell’avvenimento, lui che aveva fatto tutto ciò di cui era stato accusato Kohaku prima dell’aggressione. Aveva davvero il timore di avergli attirato quella gente contro, alla fine non era passato così tanto tempo dagli avvenimenti accaduti quella notte con Long Shadow, anzi, non ne era passato relativamente molto nemmeno dall’incontro con il piccione, e se fosse stato lo stesso tucano ad attaccare Kohaku per ripicca? Improbabile, alla fine anche se a lui stava così tanto sulle scatole al tedesco era più che immaginabile che invece il criminale non si ricordasse di lui, considerato anche che aveva perso quella lotta, ma insomma, il dubbio rimaneva. Non c’era bisogno per il biondo di inspirare e espirare profondamente come se stesse combattendo un attacco di panico, a un occhio esterno probabilmente sarebbe sembrato completamente normale il suo atteggiamento, ma in realtà dentro di se stava riflettendo molto intensamente, forse anche soffrendo leggermente: aveva deciso di non trovarsi un partner per paura di metterla nei guai con la giustizia di strada e non, ma non si era mai autolimitato in tutto il resto dei rapporti interpersonali… che questo fosse il segno che doveva farlo? Non solo niente ragazza, ma nemmeno niente coinquilini? E se un giorno avesse realizzato che anche avere dei semplici amici poteva essere sconveniente? Chiaramente i vigilanti agiscono con la propria identità celata, normalmente, come del resto faceva anche il tedesco, ma è impossibile accorgersi sempre di tutti gli eventuali pedinatori della Tokyo notturna, soprattutto se il loro quirk è un qualche tipo di invisibilità anche rudimentale come quella della ragazza in rosa.
    Il tavolo che il tedesco aveva preparato era imbandito con tutto ciò che aveva preparato, forse mangiare con quelli che attualmente erano forse qualcosa di più vicino a un amico che aveva lo avrebbe tirato su di morale
    “È pronto, quando volete!” -
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    RYO TATSUKI
    Sapeva che rimuginare troppo su cose su cui non aveva controllo o che non poteva conoscere era inutile. A volte assistere senza poter fare nulla di fronte al caos che la vita propone è l'unica soluzione, cosa che aveva imparato cercando di sopravvivere per strada. Era facile per lui accettare un fatto del genere ma non aveva idea di come consolare qualcuno che non riuscisse ad avere già in sé un minimo di positività. Le cose si sarebbero sistemate, no? Era impossibile che il ragazzo fosse completamente sparito o che non tornasse più in quella casa. Era più probabile che dovesse buttarli fuori perché doveva prendersi cura di un coccodrillo o qualcosa del genere, trasformando la stanza di Ryo in una piscina.
    Ancora non le uso per la crema, mi spiace. - Si sarebbe diretto fuori mentre proferiva quelle parole quasi tra sé e sé, ascoltando il tedesco mentre si lamentava dell'evidente scottatura. Non che non pensasse all'altro coinquilino ma sperava che semplicemente che ciò che era successo sarebbe stato qualcosa che avrebbero dimenticato a breve. Nella peggiore delle ipotesi avrebbe provato a cercarlo lui stesso, magari con l'aiuto di ETERNIUM. Almeno Yuya ed in un certo senso Evelynn conoscevano molta gente e probabilmente avevano molti più contatti di lui in quel momento e sicuramente avrebbero aiutato il loro pasticcere preferito. Questo presumendo che gli fosse successo qualcosa di orribile, pensieri che scacciava via sempre di più ricordandosi ogni volta che aveva pure mandato dei messaggi sul gruppo dei coinquilini. Al massimo si era cacciato in qualche guaio dove non era riuscito a salvare il gattino del mafioso di turno.
    Era sempre un po' interdetto dalla vicinanza fisica che i due dimostravano in molti casi. Poteva capire Gunter che era europeo ma non tanto Kohaku che era un educato ragazzo giapponese, dall'aspetto sicuramente notabile ma che non giustificava quei modi. Più che ritenerlo inappropriato l'albino si chiedeva spesso se il proprio evitare il contatto fisico fosse qualcosa che facesse parte della sua educazione o era semplicemente lui molto poco a suo agio con quell'aspetto del relazionarsi con gli altri. Rispose al segno di Gunter, avendo risolto la questione della prima portata con un certo successo. Era sempre molto divertente aiutarlo in quel campo, doveva dire la verità. Sorrise soddisfatto sentendo di aver azzeccato sul dolce quel giorno, alleggerendo un po' il peso che provava nel petto, anche se non sarebbe passato poco prima di sentirlo nuovamente sprofondare dopo aver sentito cosa fosse successo a Kohaku. La sua espressione si fece decisamente sconcertata, non aspettandosi una cosa del genere. Ascoltò tutto ciò che era accaduto ed il veterinario sembrava per Ryo decisamente abbattuto dalla cosa. Comprensibile visto che quello era il posto dove lavorava e, anche se non conosceva benissimo la zona, era veramente brutto pensare che così tante parti di Tokyo stessero diventando pericolose per la gente comune.
    Davvero! Persino in quelle zone ormai girano per strada senza problemi! La sicurezza di sta città... - Scosse la testa, decisamente irritato dalla cosa e anche deluso. Il fatto che avesse usato anche l'Unicità peggiorava la cosa ma prima che potesse bollire definitivamente di rabbia, pensò che in quel momento era meglio supportare il proprietario di casa. Sospirò, vedendo che anche Gunter non l'aveva presa proprio bene.
    L'importante è che stai bene, sul serio. - Si girò poi verso Gunter che sembrava abbastanza...shockato dalla cosa, forse in una maniera non del tutto evidente. Perlomeno, Ryo presumeva che una persona straniera venuta a Tokyo avesse quella reazione dopo che un suo amico era stato aggredito da uno spacciatore folle con l'Unicità. Per il pasticcere era normale che chi sguazzasse nell'underworld giapponese potesse subire certi attacchi ed era più arrabbiato che fosse successo a qualcuno che conosceva. Portò quindi Kohaku verso il divano, mettendosi ad appena un posto di distanza piuttosto che andando dall'altra parte come al suo solito. Una vicinanza fisica leggermente più intensa forse avrebbe aiutato.
    Aye. - Aveva risposto poco prima e girandosi verso il ragazzo decise di parlargli, giusto per non approfondire troppo quel discorso a tavola. Hai già denunciato l'accaduto? Perché una cosa del genere mi sembra parecchio pericolosa. Uno stalker che ti insegue senza motivo fino a lavoro e che usa pure il Quirk...magari ti fornirebbero una scorta o una cosa del genere. - E Ryo ne sapeva abbastanza di stalker pazzi che ti inseguono nei vicoli di Tokyo per attaccarti senza alcun motivo. Non si era mai perdonato del fatto che Saito fosse andato in coma a causa sua, tra ferite da taglio e fulmini, pur sapendo indirettamente che perlomeno fosse vivo. E il fatto che ora Kohaku avesse vissuto un'esperienza simile ma senza alcun eroe o giustiziere mascherato a salvarlo gli stringeva lo stomaco ancora di più. Voleva solo evitare che il veterinario fosse preso di mira, qualunque fosse il motivo, pur non sapendo quanto la polizia avrebbe accettato di scortarlo. Espirò, notando che quasi non aveva preso aria nei polmoni parlando con il ragazzo, sperando che almeno accettasse di essere protetto dalle incompetenti forze dell'ordine.
    Almeno sei a casa ora. Sei autorizzato a chiedermi dei dolci da portare per un pochino. - Avrebbe poi provato ad alleggerire la conversazione, prima di sentire il tedesco richiamare i due a tavola. Avrebbe fatto un cenno con il capo per vedere se Kohaku se la sentisse, prima di alzarsi e dirigersi in cucina. Gunter era una persona molto più sensibile di quanto aveva pensato in precedenza probabilmente e sperava si fosse calmato nel frattempo. Non che lui fosse tranquillo, era semplicemente più bravo a nascondere i suoi drammi interiori. Questa volta il cuoco aveva deciso di contenersi e per sollievo di Ryo sembrò che quella sera probabilmente non avrebbe lottato contro la morte per mangiare tutto. Si sarebbe avvicinato velocemente al lavandino per lavarsi le mani un'altra volta, tornando poi indietro mentre guardava gli altri arrivare. Si sarebbe accomodato al tavolo prendendo posto più composto del solito. Una volta tutti seduti e pronti, sempre che gli altri non avessero parlato prima, avrebbe cominciato a conversare giusto per non dare vinta alla tensione.
    Sembra tutto buonissimo come al solito. Buona cena direi! - Avrebbe inaugurato la serata dando un'occhiata al frigo, chiedendo qualcosa che fino a quel momento aveva dimenticato. Ah, ma abbiamo qualcosa da bere? Non ho comprato nulla di particolare, accidenti. - Non che Ryo fosse un amante degli alcolici in sé ma era quel tipo di persona che provava a bere quando era in compagnia di altri. Forse se lo sarebbe dovuto ricordare prima di quella sera.
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    La sua piccola storia strappalacrime aveva turbato i coinquilini molto più del previsto e Kohaku non sapeva bene come reagire: da una parte ottimo, la sua messinscena era risultata credibile, dall'altra... si sentiva in colpa? Non pensava di affezionarsi così tanto ai due – né che la cosa fosse reciproca, solitamente era quello disprezzato dalle persone – e l'idea di averli fatti preoccupare gli faceva stringere il cuore.
    Günter si era alzato con la scusa di ultimare i preparativi in cucina – perché era abbastanza convinto fosse una scusa – ed ora accanto a lui c'era Ryo, anche se a una giusta e giapponese distanza di sicurezza rispetto a quella mantenuta con il tedesco.
    «Non voglio una scorta» Una smorfia al solo pensiero, meglio la prigione a quel punto «Sono abbastanza sicuro sia stato un caso isolato, una sfortunata serie di eventi che è sfociata nel peggiore dei modi.»
    Non aveva nemmeno denunciato alla polizia, ovviamente, okay farla pagare a quello stronzo di Hayato, ma non era così stupido da mettere le autorità sulle tracce di un membro della sua stessa organizzazione.
    «Non credo lo si possa davvero definire uno stalker e poi... non saprei nemmeno fornire un identikit, non ho visto molto di lui perché aveva il volto coperto.»
    Un sospiro sconsolato che sapeva di "sarebbe tutto inutile".
    «Preferisco dimenticare questa brutta storia, sinceramente.»
    Sguardo a terra e aria da cucciolo bastonato, sarebbe stato crudele insistere di fronte a una simile richiesta, no?
    "Almeno sei a casa ora. Sei autorizzato a chiedermi dei dolci da portare per un pochino."
    Un grande, grandissimo sorriso sul suo volto.
    «Questa è la cosa migliore che potessi dirmi, ci penserò.»
    Era facile prenderlo per la gola e renderlo felice con dei dolci, Ryo aveva appena giocato la carta "come far tornare Kohaku di buonumore in tempo zero".
    Poi, finalmente le parole che attendeva maggiormente.
    «Andiamo, sto morendo di fame!»

    Ciò che aveva nel piatto aveva un profumo meraviglioso.
    «È buonissimo!»
    La sua fortuna più grande era stata trovare dei coinquilini che sapessero cucinare, non c'erano dubbi.
    «La settimana scorsa ho comprato delle birre ma non ho avuto l'occasione di consumarle, probabilmente sono rimaste in frigo, nascoste dietro ad altro? Non so se la birra giapponese si abbina bene al cibo tedesco, però.»
    Un'occhiata al cuoco della serata, l'ultima parola stava a lui, e nel caso ci fosse stato un assenso le avrebbe recuperate dal frigo.
    «Oh, ora che mi viene in mente, Günter» Un'occhiata che non preannunciava nulla di buono «Non sei uscito con una ragazza, in questi giorni?»
    Un sogghigno che decisamente non aveva nulla di buono.
    «Raccontaci tutto
    Era ora di passare l'attenzione dei presenti sul tedesco.
    « Scendo le scale una domenica di pioggia per vedere dove mi porterà il vento »
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    Chiedo scusa per il ritardo :sadbunny:
     
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    Günter Wolff
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    Non era sicuro dell’impressione che poteva aver dato ai suoi coinquilini scappando in quel modo dalla stanza come se l’aggressione fosse invece capitata a lui e non al povero pennuto a cui probabilmente non sarebbe dispiaciuta qualche coccola in più, sicuramente qualunque cosa avessero pensato non poteva avere nulla a che fare con l’effettiva causa del suo turbamento così profondo e questo era l’importante, da una parte visto quanto seria si era fatta la faccenda era quasi tentato di essere completamente sincero almeno con Kohaku, ma sapeva che facendolo c’erano un miliardo di modi in cui le cose sarebbero potute peggiorare drasticamente e la sua volontà di ferro lo teneva
    dunque distante da attuare questa idea.
    Li ascoltava confabulare, sorridendo tra se e se dopo che Ryo era riuscito a tirare un po’ con i suoi tanto amati dolci, con quella semplice strategia riusciva sempre a tirare su anche il tedesco che solo grazie a lui aveva imparato la differenza tra una marmellata e una confettura constatando comunque che entrambe riuscivano a rendere qualsiasi pasticcino un nettare per gli dei.
    "Buona cena!" - Con il sorriso tipico di una mamma chioccia soddisfatta ascoltava i commenti dei coinquilini ora giunti a tavola per cenare
    “La birra giapponese è abbastanza simile a quella tedesca in realtà, abbiamo entrambi il vizio di farla a bassa fermentazione” - diceva, aprendo il frigo e rovistando nei suoi meandri prima di trovare sei bottigliette di birra che, stranamente, nessuno in quei giorni aveva sfiorato, il tedesco stesso si chiedeva come avesse fatto a non vederle considerato che di norma sarebbe stato il primo ad arraffarsene una in procinto di studiare qualche pezzo musicale nuovo.
    “Sono contento che vi piaccia, era un po’ improvvisato” - Effettivamente era un piatto venuto moderatamente bene, ben lontano da eguagliare quello che preparava sua madre, capace anche di preparare da sola la pasta sfoglia piuttosto di prendere quella già preparata
    “Si… beh, non era un appuntamento” - diceva dopo un momento di realizzazione e solenne silenzio ripensando alla giornata che aveva preso luogo poco tempo prima
    “Non dalla mia prospettiva almeno, non mi credo abbastanza figo da pensare di averla involontariamente friendzonata ma...” - anticipava il discorso con queste parole, non tanto per rendere la storia meno eclatante, più che altro perché prima di proseguire voleva mettere in chiaro di non essere attratto dalle Gyaru, ammesso, chiaramente, che effettivamente si comportassero tutte in quel modo
    “Siamo andati all’Hanayashiki park, non avevamo intenzione di fare giostre o simili, me lo voleva solo mostrare visto che le avevo domandato di farmi un tour un po’ più approfondito di Tokyo” - si era seduto, aveva cominciato a mangiare e ben presto a gesticolare per rendere meglio il racconto
    “Abbiamo chiacchierato un po’ e preso degli stuzzichini molto buoni, ma così dolci che probabilmente devo ancora finire di digerirli, robe molto tranquille insomma” - con una voce un po’ più amara aveva dunque momentaneamente concluso dicendo
    “Stava andando tutto abbastanza bene, poi abbiamo trovato un portafogli per terra e quando ho provato a restituirlo alla sua proprietaria si è messa a fare dei discorsi tutti suoi che sinceramente non ho capito, abbiamo litigato e ce ne siamo tornati a casa” - ovviamente quel portafogli non lo aveva effettivamente trovato per terra, era sicuro che anche omettendo il come lo avesse trovato non sarebbe cambiato molto, in fondo il discorso non era scaturito da quello.
    “Ho una domanda” - Cominciava, ripensando a QUEL momento dell’incontro, quello che era rimasto impresso nella mente del tedesco molto più vividamente della restituzione del portafogli
    “Voi in Giappone avete delle tradizioni molto diverse da noi tedeschi ecco, quindi a me possono sembrare strane, insomma, non vorrei offendervi atteggiandomi in modo troppo stranito...” - diceva, provando a comporre la domanda nel modo migliore possibile nella sua testa
    “È uso qui a Tokyo regalare indumenti ai propri amici? Che siano o non siano del sesso opposto” - e a chi non è mai capitato di regalare una maglietta o un giubbotto a un amico? Doveva necessariamente essere più preciso di così
    “Cioè, indumenti… intimi” - facendo un bel respiro, con una voce più bassa e afflitta avrebbe dunque detto
    “… usati...” - ripensandoci, detta in quel modo sembrava che gli avesse regalato delle mutande o un reggiseno, il panico lo aveva fatto momentaneamente trasalire per correggersi
    “Non troppo intimi, tipo calzini, ecco” - non guardava i suoi coinquilini negli occhi mentre parlava, un po’ per riflettere meglio, un po’ per timore, non sapeva se aspettarsi sguardi tanto straniti com’era il suo quando quell’avvenimento aveva preso luogo o occhi interessati alla descrizione che stava dando dell’evento che poi lo avrebbero illuminato spiegandogli il significato simbolico di un paio di calzini usati.
    Più tardi avrebbe anche accennato il fatto che la ragazza gli aveva mandato un messaggio, voleva sentire la loro opinione su cos’avrebbe dovuto rispondere e magari sul come rapportarsi a quel singolare individuo in dei plausibili incontri futuri, era abbastanza sicuro che i due fossero decisamente più esperti di lui in materia, sicuramente la priorità era risolvere l’enigma delle calze.
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    Scusatemi per il ritardo enorme!
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    RYO TATSUKI
    Il problema di Ryo probabilmente era che aveva la cattiva abitudine di attaccarsi velocemente alle persone a livello affettivo. Per quanto fosse distante da Kohaku a livello fisico, ci teneva sul serio al padrone di casa e non solo perché se gli fosse successo qualcosa si sarebbe dovuto trovare un'altra casa. Non c'era un motivo particolare poiché ritenesse i suoi amici come persone "da proteggere", era semplicemente un suo istinto. Sapeva bene però che alla maggior parte di loro non sarebbe piaciuto essere considerati doverosi di protezione, fosse stata da parte dell'albino stesso od in maniera più generale come una scorta. Per il primo il veterinario aveva tutti i motivi di ingaggiare la polizia per evitare che un ulteriore pazzo lo aggredisse e non era una reazione esagerata ma solo una soluzione, anche se accettò a malincuore il ragionamento del corvino. Anche andare avanti facendo più attenzione era una scelta corretta, anche se decisamente più avventata. Gli bastava che la persona che la persona che aveva davanti stesse bene e sorrise anche lui quando si dimostrò entusiasta verso i suoi dolci. Perlomeno era sicuro che Kohaku non fosse stato rimpiazzato da un qualche alieno in grado di mutare forma e che era sempre lui.
    Ah, mica le avevo viste. - Rispose mentre guardava il biondo alzarsi dal frigo e commentare sulla cucina e sulle tecniche di distillazione tedesco-giapponesi. Non che avesse idee delle sottili differenze di sapore delle varie nazioni, né cosa significasse a bassa fermentazione. Se proprio doveva berne una prendeva la più chiara che trovava e faceva finta che stesse bevendo qualcosa di buono. E così fece, versando dalla lattina il liquido giallognolo nel suo bicchiere. La proposta degli alcolici era piaciuta a quanto pare però, quindi non aggiunse altro se non i complimenti al cuoco. Davvero, è buonissimo. Ne è valsa la pena tradurlo. - Scherzò, mentre prendeva qualche forchettata della pietanza cucinata dal tedesco. Si chiedeva sempre più se fosse il caso di fare una vacanza in Europa per provare la cucina locale in ogni paese. Magari pensandoci ora in un paio d'anni avrebbe accumulato i soldi necessari per il volo, che costava veramente un paio di organi, e per un tour. Non si fidava così tanto del suo inglese da andarci da solo onestamente, si sarebbe perso in poche ore probabilmente. In ogni caso, la questione sicuramente più interessante era l'appuntamento di Gunter, così come lo aveva chiamato Kohaku. Pensandoci in quei giorni la casa era praticamente diventata deserta e non ne avevano nemmeno parlato, occupati a pensare ad un altro. Non era sicuro nemmeno fosse qualcosa di tanto importante ma dall'espressione del tedesco forse era in arrivo un momento per spettegolare.
    Anche io voglio sapere i dettagli. - Poggiò i gomiti sul tavolo ascoltando l'avventura del cuoco e puntò gli occhi su di lui. Ovviamente in quel momento Ryo si era trasformato in un esperto di relazioni e quando Gunter menzionò il parco, alzò le sopracciglia come stupito da quella scelta totalmente conscio di ignorare qualsiasi dinamica romantica.
    Dovevi chiarire prima! Se la porti al parco penserà sia un appuntamento. - Sentenziò prima di sentire il resto della storia, che era decisamente più particolare. Ryo pensava di essere abbastanza onesto ed un portafoglio lo avrebbe restituito, forse dei soldi se li sarebbe presi da per terra però. Beh, nemmeno lui ogni tanto non poteva fermarsi dal parlare di cose strane quindi forse poteva capire quella ragazza. Molto forse.
    Eh? - Sorrise come uno scemo ascoltando lo svolgersi di quella storia che ormai era diventata davvero avvincente.
    I calzini al primo appuntamento? Veloce la ragazza. - Guardò Kohaku come per cercare la sua approvazione nella faccenda con sguardo serio. Scoppiò a ridere dopo aver detto quella sciocchezza e si svelò quasi subito, chiedendosi chi fosse così folle da regalare cose del genere agli sconosciuti. Beh meglio evitarla gente del genere, sono i primi segni di qualche orribile segreto sotto. - Continuò un po' più serio, prima di terminare con una semplice domanda. Ma dove l'hai trovata una tizia del genere? E' strano anche per gli standard di Tokyo secondo me. - Terminò, lasciando spazio ai due di parlare.
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    Buon cibo, la giusta compagnia e gli affari degli altri: quella era decisamente la giusta ricetta per una serata piacevole da passare con una birra in mano.
    E se le premesse sembravano interessanti, la storia di Günter si rivelò pure meglio di quanto preventivato, tanto che ad un certo punto rimase a fissarlo sbalordito, forchetta a mezz'aria (il cibo occidentale si mangia con coltello e forchetta, no?) e penne delle ali arruffate con sdegno.
    «Quello era chiaramente un appuntamento!» Brandì la forchetta con fare minaccioso dopo aver salvato il boccone da una disastrosa caduta «Una ragazza alla moda ti invita a un parco divertimenti, anche se con la scusa di non andare sulle giostre, e tu non ti fai venire il dubbio?»
    Il biondo era più stupido di quanto preventivato!
    Anche se la faccenda del portafogli... che la misteriosa fanciulla si fosse venduta meglio di quanto in realtà non fosse? Oramai poteva dire di conoscere Günter abbastanza bene e sapeva quanto fosse un idealista, probabilmente sapere che la persona con cui (non) stava uscendo si sarebbe tenuta il portafogli con denaro e documenti aveva smorzato ulteriormente l'entusiasmo nei suoi confronti.
    Ma anche lei, avanti, sempre vendersi bene quando si è agli appuntamenti! non voler restituire un portafogli è la regola numero uno per essere scaricati da uno con un briciolo di senso civico, senza andare a scomodare Eroi e conclamati paladini della giustizia.
    «No.»
    Una risposta rapida e lapidaria di fronte alla perplessità del coinquilino.
    «Decisamente non è tipico regalare calze usate.»
    Un sorso di birra e poi un'occhiata a Ryo, scoppiando a ridere a sua volta sentendo il commento dell'altro.
    «Più che orribili segreti... mi sembra una gran mancanza di rispetto nei tuoi confronti» Non era la questione fetish il centro della faccenda – era proprio l'ultimo al mondo a poter giudicare – quanto le modalità dell'avvenimento «Ti ha palesemente messo a disagio e questo, in genere, non dovrebbe accadere nemmeno tra chi apprezza per certo pratiche simili.»
    Puro e semplice rispetto nei confronti di chi hai davanti, a maggior ragione se non lo conosci abbastanza bene da sapere che ha piacere nel ricevere regali tanto particolari.
    «Sono favorevole anch'io a lasciarla perdere.»
    Poi non che Ryo avesse detto quelle esatte parole, ma nella sua testa si potevano elaborare in quel modo.
    «Soprattutto perché al prossimo "non sapevo fosse un appuntamento" va a finire che ti regala le mutande.»
    Una mezza risata con l'intenzione di prendere bonariamente in giro il coinquilino.
    «E se poi volesse venirti a trovare a casa? Dobbiamo preparare delle calze da regalarle in risposta?»
    Si stava divertendo con poco, bisogna ammetterlo.
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    Entrambi sembravano abbastanza d’accordo sul fatto che per la ragazza quello era chiaramente un appuntamento e che se Günter non la pensava così avrebbe dovuto chiarirlo prima, ascoltandoli si rendeva conto di quanto fosse impossibile dar loro torto, era semplicemente abituato a una compagnia di amici che – grazie a dio – avevano usi e comportamenti nettamente diversi, non gli era mai capitato di uscire con una tra le sue amiche dovendo specificare una cosa simile, soprattutto quando l’uscita aveva un obiettivo preciso già stabilito come lo era la visita all’Hanayashiki Park in quella particolare occasione. In oltre, per uno come il tedesco che credeva abbastanza fermamente nell’amicizia tra uomo e donna, una domanda simile non sorgeva per nulla spontanea, ma vedendo com’era andata l’uscita e ascoltando la risposta dei due si chiedeva se effettivamente, almeno in Giappone, non fosse il caso di porsi questo interrogativo più spesso, provando a riguardare sotto una luce diversa gli incontri che aveva fatto negli ultimi tempi.
    Guardando un po’ in basso con un aria un po’ riflessiva e un po’ da cane bastonato avrebbe poi atteso la risposta per il quesito più importante della questione: erano bastati pochi istanti di sguardi e espressioni attonite per scandire una frase ben precisa nella mente del tedesco
    “Perfetto, ora ti prenderanno per il culo a vita” - si era ritrovato ben presto a ridere con i due che gli confermavano in modo chiaro e tondo come non fosse un usanza nel posto, se eventualmente poteva essere un usanza di qualche altro paesino underground del Giappone almeno ora poteva stare certo che non si trattava di un’usanza edochiana
    “Saranno cose da gyaru che noi vecchierelli non possiamo capire” – diceva rispondendo a Ryo, per poi aggiungere
    “Era al negozietto di musica dove vado sempre, le ho preso una cosa da uno scaffale troppo alto e ZACK, in qualche modo lo stesso giorno ha trovato un presupposto per mostrarmi le sue mutandine” – dopo un gran sorso di birra che poteva solo accentuare il suo tono rassegnato avrebbe concluso dicendo
    “Dunque si, Kohaku, tecnicamente è già successo, anche se grazie a Dio in quel caso se le è tenute addosso” – rispondeva così alla sua considerazione sull’intimo della ragazza, per poi concludere momentaneamente dicendo
    “Beh, le restituirò i suoi, suppongo” – seguendo con una smorfia vagamente disgustata.
    Taceva momentaneamente riflettendo sulle parole dei due, per poi dire
    “Bah, indipendentemente da segreti o non segreti sinceramente credo che dopo una litigata del genere non ci rivedremo molto presto” – ripensando qualche secondo a quest’ultima frase avrebbe detto
    “Anche se a dire la verità la sera stessa mi ha scritto... non ho guardato cosa, ora do un’occhiata” – avrebbe dunque preso velocemente il telefono, aprendo un Babel così pieno di notifiche che per trovare la chat della ragazza era stato costretto a scrivere il nome del contatto sulla barra di ricerca, aprendo dunque la conversazione che si prospettava come un enorme wall of text. Guardava i messaggi quasi tentato di saltare le innumerevoli parti ridondanti, per poi sbiancare arrivando alla fine del papiro
    “Uhmmmmmm” – cominciava senza nascondere una faccia abbastanza perplessa, proseguendo
    “Beh, pare che su una cosa siate tutti e tre d’accordo a dire la verità” – mostrava dunque il messaggio in cui parlava della sua foto profilo e la foto che vi era allegata, apparentemente scattata dalla ragazza di nascosto, scontato dirlo, senza il permesso del tedesco, ma onestamente quella era la cosa che lo stupiva di meno di tutto il contesto, era principalmente inquietato dal fatto che fosse riuscita a scattargliela senza che se ne fosse minimamente accorto.
    “Si insomma, secondo voi cosa dovrei risponderle?” - Dopo aver mostrato la foto avrebbe dunque riavvicinato il telefono alla sua faccia lasciando l’interrogativo in sospeso, osservando attentamente lo scatto per qualche secondo: ogni secondo in più che spendeva guardandolo rendeva il contesto sempre più sinistro, guardava la foto che sembrava attrarlo come una strana illusione ottica
    “… Non capisco… c’è qualcosa di strano in questa foto, ma non riesco a capire cosa sia” – aggiungendo poi con un tono esplicatorio
    “Non è solo la foto in se e il modo da super psicopatica in cui me l’ha inviata, forse…” - guardava alla sua destra, quasi provando a immaginarsi la ragazza in rosa al suo fianco, più precisamente la sua statura, aggiungendo poi
    “Che si tratti dell’angolazione? Come ha fatto a scattarmi una foto così… dritta? La sua testa arriva più o meno al mio petto, non dovrebbe essere inclinata dal basso verso l’alto?” - provando a non sembrare eccessivamente paranoico avrebbe poi aggiunto
    “Insomma, credo che me ne sarei accorto se avesse allungato una mano verso la mia faccia con il telefono in mano, anche perché è stata a braccetto con me letteralmente tutto il tempo” – e poi, così dal nulla, una realizzazione improvvisa, rimpiangeva di aver fatto quelle considerazioni ad alta voce, ora era costretto a nascondere ciò che aveva evinto visto che la realizzazione che aveva avuto si connetteva direttamente all’atto di vigilantismo che avevano commesso assieme.
    Quella ragazza era riuscita a dargli indicazioni in mezzo a quella densissima folla e chiaramente non poteva averlo fatto semplicemente stando ferma dove l’aveva lasciata, doveva avere qualche dispositivo o qualche tecnologia che le permetteva di farlo, un drone o magari un aggeggio che le permettesse libero accesso ai sistemi TVCC, doveva aver usato lo stesso sistema per farle quella foto che probabilmente risaliva a quando erano ancora poco fuori dal parco, non poteva essere certo della posizione non conoscendo bene la zona. La cosa su cui stava riflettendo più intensamente era però un’altra: quella giornata al parco era chiaramente da dimenticare e la discussione accaduta verso la fine della stessa molto probabilmente era stata inutile visto che la ragazza era ancora convinta di aver ragione, solo che ripensando a ciò che era successo la sera stessa a Kohaku… poteva essere stata proprio lei? Probabilmente, indignata e offesa dal comportamento di Günter, era stata lei a spiarlo con le sue avanzate tecnologie facendo poi una soffiata anonima a qualche organizzazione criminale. Chiaramente se avesse mandato qualcuno contro il tedesco il collegamento tra gli avvenimenti al parco e un eventuale pestaggio sarebbe stato troppo diretto, dunque aveva invece nominato uno dei suoi coinquilini come una sorta di monito per Günter, giungendo quindi al povero Kohaku. Questa teoria era molto più plausibile agli occhi del tedesco rispetto a pensare che si trattasse semplicemente di Aogiri o Deep Void che riscattavano un conto in sospeso, molto probabilmente a quelle organizzazioni non importava nemmeno della sua esistenza trattandosi ancora di un pesce piccolo tra i vigilanti, al contrario Rena aveva tutti i motivi del mondo per commettere un simile crimine personale… probabilmente non si trattava di una vigilante in incognito come aveva inizialmente pensato, ma di una criminale senza scrupoli che aveva aiutato il tedesco solo per qualche tipo di attrazione sentimentale nei suoi confronti e, si, aveva dimostrato più che ampiamente di essere abbastanza psicopatica da uscirsene con qualcosa di simile.
    Era tutto chiaro come il sole per il tedesco, dopo queste connessioni si era sentito per qualche istante come se non avesse nulla da dichiarare eccetto che il proprio fulgido genio, ma era li, guardando il vuoto con il collo della bottiglia appoggiato alle labbra che si rendeva conto di dover far finta di nulla e tenersi tutto dentro
    “Beh, se mi troverò in vendita sul Deep-Web saprò di chi è la colpa” – diceva scherzando per sviare il discorso buttandolo in ridere
    “Quella torta squisita abbiamo intenzione di lasciarla in frigo?” -
    ❖ Family is Family ❖

    Ho fatto un edit perché mi sono accorto che una delle frasi era colorata nel modo sbagliato, sorry-


    Edited by XamHell - 26/9/2022, 22:27
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    RYO TATSUKI
    Quando Kohaku parlò di mancanza di rispetto, l'albino si trovò a non capire molto quanto la questione vertesse sul rispetto ed il disagio. Sicuramente Ryo trovava strano regalare i calzini al primo "appuntamento" ma si ritrovò un po' spaesato nel pensare che una persona come Günter potesse non che prenderla sul ridere. Era una sua insensibilità o possedeva una considerazione troppo leggera di certi avvenimenti? Si chiese in quei pochi secondi in cui la conversazione tra il veterinario ed il tedesco stava prendendo piede se ormai fosse davvero desensibilizzato riguardo a tutto ciò che era negativo nella vita. Alla fine tra la sua vita di qualche anno fa e i recenti eventi a Tokyo gli sembrava che tutto sommato se qualcosa non ti metteva in serio pericolo di vita poteva essere quantomeno sopportabile. Non che importasse così tanto, era solo un po' stranito da sé stesso. E si chiedeva anche che tipo di pratiche intendesse Kohaku visto che parlavano di calzini ma decise di non chiedere una cosa del genere a tavola.
    Erano d'accordo sul fatto che quello al parco era chiaramente un appuntamento, almeno dal punto di vista di ogni persona coinvolta o che aveva sentito la vicenda. L'unico a non esserne troppo convinto era il diretto interessato, il quale sembrò accorgersene solo dopo diversi richiami di entrambi.
    Ancora è presto per esseri vecchi, su. Che poi scusa, quanti anni avevate di differenza? - Era una domanda molto semplice ma che forse poteva rivelare qualcosa. Magari si trattava di una studentessa fin troppo innamorata di uno straniero, chissà. In realtà non sapeva neanche con precisione l'età di entrambi, pensava semplicemente che ne avessero più di venti, meno di trenta. La storia in realtà continuò in maniera abbastanza sconvolgente e non poté che fare una faccia decisamente scandalizzata. Forse i giovani d'oggi avevano davvero strane abitudini.
    Quando Kohaku parlò di mancanza di rispetto, l'albino si trovò a non capire molto quanto la questione vertesse sul rispetto ed il disagio. Sicuramente Ryo trovava strano regalare i calzini al primo "appuntamento" ma si ritrovò un po' spaesato nel pensare che una persona come Günter potesse non che prenderla sul ridere. Era una sua insensibilità o possedeva una considerazione troppo leggera di certi avvenimenti? Si chiese in quei pochi secondi in cui la conversazione tra il veterinario ed il tedesco stava prendendo piede se ormai fosse davvero desensibilizzato riguardo a tutto ciò che era negativo nella vita. Alla fine tra la sua vita di qualche anno fa e i recenti eventi a Tokyo gli sembrava che tutto sommato se qualcosa non ti metteva in serio pericolo di vita poteva essere quantomeno sopportabile. Non che importasse così tanto, era solo un po' stranito da sé stesso. E si chiedeva anche che tipo di pratiche intendesse Kohaku visto che parlavano di calzini ma decise di non chiedere una cosa del genere a tavola.
    Dopo essersi distratto per un po' e prendendo diversi bocconi, osservò la reazione di Gunter al telefonino notando una pericolosa evoluzione nella sua espressione. La foto incriminata più il messaggio erano un mix orripilante di dolcezza ed inquietudine, probabilmente il tipo peggiore di persona con cui scontrarsi. Anche il pasticcere dovette ammettere che quella tipa era chiaramente matta da legare. Il mistero dell'angolazione della foto era sicuramente la ciliegina su quell'orribile torta avvelenata e anche Ryo si chiese come fosse possibile scattare una foto di nascosto senza mostrare il minimo movimento.
    Tralasciando che devi chiaramente dirle di non contattarti più. - Iniziò, appoggiandosi nuovamente sul pugno chiuso - Magari qualche Unicità? Non penso che un selfie-stick sia invisibile. Magari ha una macchina fotografica volante psichica. - Nonostante la leggera ironia nel suo tono, non era nemmeno del tutto implausibile che potesse evocare quella specie di mascotte su una nuvola che portava sempre con sé una telecamera. Alla fine i Quirk al mondo erano talmente diversi che si poteva incontrare di tutto nel mondo. Fece spallucce, prima di alzarsi da tavola per aprire lesto il frigorifero.
    Già, meglio prendere la torta. - Sospirò, pensando che in quel momento quella casa era probabilmente sotto l'occhio di due stalker. Uno che ce l'aveva con il tedesco e che era una ragazza matta da legare, l'altro un pericoloso criminale e spacciatore. Certo che mancava solo lui e avrebbero potuto organizzare un appuntamento di coppia tutti assieme. Ryo avrebbe preso direttamente il dolce conservato nelle tipiche confezioni di carta bianca, aprendola a tavola e mostrando all'interno una piccola torta circolare marrone scuro, quasi nera. L'avrebbe lasciata lì per essere ammirata e farli sbavare un po', mentre prendeva un coltello pulito assieme a piattini e posate. Tornato lì avrebbe cominciato a tagliarne tre fette, lasciando naturalmente abbastanza torta per farla mangiare anche domattina a colazione se avessero voluto iniziare in maniera così dolce la giornata.
    Ecco qua. - Serviva in modo preciso, un po' come faceva nel suo locale. Mentre affettava avrebbero notato che era più una cheesecake, con la base di biscotti al cacao e gli strati interni divisi in due, uno più chiaro al latte e l'altro più scuro fondente. Avrebbe servito per primo Kohaku, poi Gunter ed infine con una piccola fetta sé stesso, prima di risedersi mentre lasciava il dolce a tavola. Magari avrebbero voluto fare il bis.
    Beh, speriamo ti lasci stare. Se mai la vedi in giro passa in pasticceria, è un territorio sicuro. - Sorrise rivolgendosi anche a Kohaku, mentre assaggiava la propria creazione. Non male, per quanto ne avesse abbastanza di torte per quel giorno. Ed al massimo non ci vuole nulla a preparare una torta con i lassativi. Ricetta speciale del Patisseryo. - Si mise a ridere, pensando che in effetti con tutta la gente strana che passava dal suo locale probabilmente era la loro scommessa migliore.
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    C O S A.
    Lo guardò allibito dopo aver sentito raccontare con un candore che aveva dell'incredibile che la ragazza in questione aveva architettato un sistema per far vedere al tedesco il proprio intimo.
    «Scusa eh» Lo guardò negli occhi, aria neutra di uno che cercava davvero di capire con chi avesse a che fare un animo candido, ti si vuole bene Günter «Ma lei in precedenza ti ha volutamente e deliberatamente mostrato le sue mutande e tu ancora ti chiedevi se fosse un appuntamento? Ci ha palesemente provato con te.»
    Un sospiro, in che casa di bizzarri soggetti era capitato per essere lui quello che dava lezioni di vita sentimentale?
    Beh, le restituirò i suoi, suppongo
    «E no. Assolutamente no.»
    Lapidario e deciso, di una cosa era assolutamente certo: il coinquilino non doveva rivedere quella tizia, non dopo ciò che gli era stato rivelato e non dopo una sequela di messaggi che avevano... dell'inquietante.
    «Butta quelle calze, bloccala e lascia perdere, questa sembra una manipolatrice seriale» La sua attenzione andò poi a Ryo, che aveva consigliato di dirle di non contattarlo più «Regola numero uno di una persona che vuole ghostare una presenza scomoda: non dire più niente e lasciarla nel dimenticatoio, scriverle darebbe un appiglio per un nuovo tentativo di comunicazione.»
    Anche Ryo era troppo buono, era circondato da brave persone.
    «E ad un primo impatto, guardandola rapidamente non ci avevo fatto caso, però avete ragione... le modalità dietro a questa foto sono alquanto creepy, mi fa pensare che sia una motivazione in più per tenerla lontana.»
    Poteva davvero esistere una unicità in grado di legarsi alla tecnologia? O magari si trattava di una sorta di impressione su carta di ciò che vedeva l'utilizzatore? No, il tedesco aveva specificato come la ragazza fosse decisamente più bassa di lui, dunque una simile inquadratura, come già specificato, sarebbe stata impossibile.
    Come volevasi dimostrare: quella tipa era meglio tenerla alla larga.

    Una risatina sentendo le parole di Ryo.
    «Spero che anche questa torta non rientri nella ricetta speciale.»
    Un primo assaggio di torta e decretò che poteva pure averci messo del veleno, era disposto a morire con la pancia piena, circondato da gente simpatica e con quella torta meravigliosa come ultimissimo pasto.
    «Ryo, questa torta è un sogno fatto materia.»
    Avere dei coinquilini in grado di cucinare così bene, con il bonus che il tedesco era bravissimo con cose buffe dal nome buffo come quella proposta a cena e l'altro con i dolci, era la cosa migliore che gli fosse potuta capitare nell'ultimo periodo.
    «Se invece capitassi dalle parti dello studio veterinario, provvederò a sguinzagliarle contro Hime-Sama.»
    E si sa che i chihuahua sanno essere terribili.
    « Scendo le scale una domenica di pioggia per vedere dove mi porterà il vento »
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    Scusate per il ritardo, periodo impegnativo </3
     
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