La scelta più difficile

AM per exquisite†corpses & Dëlin

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    Adventure Mode per
    Yami Dødson & Ryo Tatsuki


    Le ultime vicende che coinvolsero la nota villain Yami Dødson e il giovane Ryo Tatsuki, diedero vita a quella che sarebbe diventata un futura collaborazione tra i due. Per come sarebbe andata dipendeva soltanto da loro, dalle loro scelte e dalle loro azioni.
    Intervenuta in suo soccorso, Yami riuscì nell'impresa di coinvolgere il giovane albino all'interno del gruppo di Orochimaru. Pur senza la sua volontà, le figliastre del boss "serpente" lo avevano preso in cura e rimesso in sesto.

    Dopo qualche giorno di convalescenza e di totale riposo in stato di semi-coscienza, infatti, Ryo si risvegliò all'interno di una piccola camera attrezzata con il minimo indispensabile: a parte il letto, vi era una scrivania con una poltroncina, un televisore da ventuno pollici, un piccolo frigorifero ed un bagno privato di pochi metri quadrati.
    Si sarebbe ritrovato completamente nudo ma perfettamente sano in quella stanza dal color verde acqua e priva di qualsiasi tipo di addobbo. Piuttosto asettica se non fosse, appunto, per il colore delle pareti che davano un tocco di normalità.

    Si sarebbe posto un sacco di domande probabilmente, ma dopo qualche minuto dal suo risveglio, la porta si aprì.
    Una ragazza dai capelli verdi lo osservò priva di qualsiasi tipo di reazione emotiva di fronte alla sua nudità. In mano aveva un sacchetto.

    Ben svegliato. Si, direi che stai decisamente bene. Ecco, qui ci sono dei vestiti per te.
    Ti aspettiamo di sotto, il capo vuole parlarti.


    Al di fuori della stanza, infatti, avrebbe trovato una scala a chiocciola in legno pregiato, che conduceva ad una sala allestita con mobili in legno scuro.

    Il noto criminale Orochimaru e tre ragazze gemelle, identiche, con i capelli verdi, proprio come colei che lo aveva accolto in camera, erano seduti attorno ad un tavolo. Lo stavano aspettando.

    ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

    D'altro canto, quella mattina, Yami si trovava in casa, quando ricevette una chiamata da una delle Jenny. La richiesta era molto chiara: Orochimaru aveva posato gli occhi su due persone che lei conosceva e necessitava di maggiori informazioni sul loro conto. Le persone in questione erano Ash O'Connor ed un giovane ragazzo di nome Raul.

    Certo che sei proprio brava con i nostri obiettivi, ci sai fare! Avrai magari un sex-appeal in grado di avvicinarti a tutte le persone che interessano al nostro paparino ihihihihi!!

    Commentò infine, Jenny, prima di mettere giù la chiamata.

    exquisite†corpses e Dëlin eccoci alla vostra AM.
    Per entrambi, come primo post vi chiedo di fare un brevissimo sunto delle vostre ultime avventure, i vostri punti di vista e pensieri al riguardo.
    @Delin, una volta "pronto" recati al piano inferiore fino ad accomodarti al tavolo dei presenti.
    @exquisite†corpses, descrivi la telefonato con Jenny come meglio credi, l'importante è che vengano fuori i nomi due personaggi di cui ti hanno chiesto informazioni. Poi raggiungi il covo di Orochimaru nell'arco di un'ora dalla chiamata. La telefonata con Ash è avvenuta qualche giorno prima.
    Buona avventura :asd:



     
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    ☿ YAMI DØDSON ☿


    X88g8RT

    Narrato - Parlato - Pensato



    Yami era stesa sul suo letto. Il lenzuolo era un serpente attorcigliato alla sua gamba destra, il cui rispettivo piede con le unghie smaltate di nero dondolava fuori dal materasso. La mano sinistra era posata sul suo ventre nudo. La ragazza era in intimo nero, con nient'altro addosso. I suoi capelli erano sparsi sul cuscino e i suoi occhi azzurri ancora chiusi tra le palpebre. Riposava tranquilla dalla sera prima, anche se con due frullati in pancia. Il cellulare posato sul comodino al lato destro della sua testa iniziò a vibrare e suonare al massimo del volume. Strizzò gli occhi scuotendo la testa, infastidita. Non aveva voglia di svegliarsi, le sembrava troppo presto. E, in effetti, aveva ragione. Dopo un paio di squilli si rese conto che qualcosa non andava: quella, effettivamente, non era la suoneria che aveva scelto per la sveglia. Sbuffò, girandosi scocciata e allungando una mano. Le sue dita pallide afferrarono il cellulare per portarlo a favore degli occhi. Sbattendo un paio di volte le palpebre per far scivolare via la sfocatura, mise a fuoco il display: Jenny. Si passò una mano sul viso come per darsi una svegliata e rispose, tirandosi su seduta e portando il cellulare all'orecchio, schermato da una nube di capelli bianchi. La conversazione non fu certamente lunga, anche perchè in quello stato non ne sarebbe stata in grado. Si trattava di un semplice lavoro, anche se un po' strano. Orochimaru aveva bisogno di informazioni su Ash e Raul. Yami sbadigliò, ascoltandola. Concluse la chiamata, poi, dicendo che la svedese pareva brava ad avvicinarsi ai loro obbiettivi e che probabilmente riusciva a far colpo sulle persone che il "paparino" considerava interessanti, coronando il tutto con una risata al limite dell'imbarazzante. Bastò quello a far svegliare del tutto la giovane.
    Ok, quella era una risata fottutamente strana. - commentò la svedese strabuzzando gli occhi e poggiando il telefono sul letto dopo che Jenny aveva riattaccato. Anche avesse voluto tornare a dormire, ora non ce l'avrebbe più fatta. Si passò una mano tra i capelli mentre pensava. Alla fin fine, Ash aveva ragione nella loro chiamata di qualche giorno prima. Non l'aveva ancora fatto, ma Orochimaru intendeva ricavare informazioni sul suo conto da lei. Se anche avesse voluto collaborare, però, sarebbe stato molto difficile. Ad esclusione di quella piccola rapina fatta insieme, Yami non aveva altre informazioni sul ragazzo inglese. Non si erano più visti in seguito e comunque tutte le informazioni sul suo conto erano state cercate e trovate da Yama, pertanto appartenevano alla sua coscienza e non a quella della ragazza. Ironicamente, infatti, sembrava avere molte più informazioni sullo studente dai capelli neri che sull'inglese schizofrenico: sapeva che studiava alla Yuuei, che non credeva molto nei suoi ideali, che aveva perso un occhio a causa di un qualche professore nella sua scuola, che aveva un quirk elettrico, che gli piaceva fulminare gli sconosciuti nei vicoli e... insomma, erano un bel po' di informazioni in più. D'altro canto, ironicamente e per quanto non fossero certamente stati entrambi degli incontri piacevolissimi, lo aveva incontrato il doppio delle volte rispetto al ragazzo del Soseiji. Riprese il telefono affondato tra le coperte in mano e si mosse col pollice tra la rubrica. Il suo numero di telefono era salvato lì col nickname "T". Sbuffò, alzandosi in piedi e notando in che stato versava la camera. Per terra erano ancora sparsi i ventidue arcani maggiori del mazzo di carte che aveva comprato il giorno prima. Si mise a raccoglierli, soffermandosi poi su una carta in particolare quando la prese tra le sue dita.
    Traditore, eh? - ridacchiò tra sé e sé, mettendo a posto le carte ma tenendole separate dagli arcani minori. Dopodiché si diresse al bagno dove, lavandosi e preparandosi, si rese conto certamente con piacere che il ciclo le era finalmente passato. Tornando con la mente a Raul, l'aveva incontrato proprio il giorno prima, poco prima di andare al Sentiero della Mano Sinistra a comprare i tarocchi. Casualmente si erano incontrati ad un bar, l'uomo le aveva reso il suo kukri, avevano chiaccherato un po'. In qualche modo erano anche finiti a parlare delle sue idee rivoluzionarie e il ragazzo le aveva dato il suo appoggio. Il fatto che qualcuno credesse nei suoi stessi ideali la rendeva certamente più sicura di sé stessa e più convinta che la sua fosse una buona idea per il bene comune. Una cosa però la inquietava. Come faceva Orochimaru a sapere dei suoi contatti con Raul? Insomma, a meno che non ne avesse parlato Ryo una volta preso sotto la sua ala, le sembrava abbastanza strano. Ryo, tra l'altro, certamente non poteva conoscere il suo nome e soprattutto... Era bello scuro, in quel vicolo. Questo da un lato rafforzava l'idea che si fossero già incontrati durante quel lavoretto all'Unforeseen Simulation Joint, dall'altro l'idea di essere perennemente seguita. La prima era comunque un'idea senza basi, anche perchè i due non avevano dimostrato in nessun modo di conoscersi già e dal dialogo con Raul pareva proprio quello fosse il loro primo ed unico incontro. La seconda idea le si era già palesata al suo primo lavoro, quel pedinamento a Disneyland Tokyo dove aveva incontrato Yuya. Proprio il suo interesse nel seguirla e le poche informazioni che aveva sul loro obbiettivo comune le avevano fatto pensare che forse fosse lì per sorvegliarla. Le sembrava inutile però, perchè non sarebbe cambiato nulla darle un compagno più esperto per la prima volta sul campo invece di fare tutto di nascosto. Il fatto che Orochimaru lo avesse contattato tramite lei per quel lavoro alla Yuuei, poi, aveva confermato l'infondatezza di quel timore. Certo, l'avrebbe potuto fare proprio per non farla insospettire ma alla fine a che scopo? Era pagata per far quello, non c'era nulla di male. Era un'idea troppo complicata e in certe occasioni il rasoio di Occam è la miglior soluzione. Se davvero qualcuno la seguiva, però, trovava abbastanza interessante il fatto che ad Orochimaru non interessasse minimamente Daisuke. Aveva incontrato quel ragazzo uno o due giorni prima ad un McDonald, praticamente per caso. Il giovane giapponese faceva troppe domande, troppo in fretta e sembrava volersi impicciare un po' troppo nei fatti degli altri. Oltretutto, oltre ad essere a sua detta una sorta di allievo di Yuya, sembrava vantarsi un po' troppo del suo quirk di teletrasporto. L'essere penetrato all'interno della miglior accademia per eroi del Giappone sembrava essere un vanto enorme per lui. Ridacchiò al pensiero della sua indifferenza ignara che di lì a poco i Bloody Snake avrebbero tentato di reclutare proprio il giovane teleporter. Dopo aver acconciato i capelli in due lunghe trecce ai lati del volto, si spostò nuovamente in camera davanti all'armadio. Alla sinistra era appesa la sua tuta da lavoro, ben separata dagli indumenti per le occasioni normali. La guardò un attimo inclinando il volto, ma decise di lasciarla dov'era. Almeno per quel che aveva inteso dalla telefonata, Orochimaru era solamente alla ricerca di informazioni. Non aveva senso indossare il costume per una semplice chiaccherata. Indossò dei jeans skinny neri, una maglia larga con di fronte una stampa di una band emo rock che aveva ordinato qualche giorno prima da internet e le vans del giorno prima, con sotto dei semplici calzini neri abbinati ai pantaloni, alla scarpa e allo smalto: anche l'occhio vuole la sua parte, in fondo. Prese il mucchio di ventidue carte illustrate dal comodino, infilandole nella tasca destra di dietro dei pantaloni. Tra una cosa e l'altra ci aveva messo circa mezz'oretta per prepararsi. Uscì di casa e chiuse la porta dietro di sé. Alla sua destra, nascosta tra l'erba incolta del giardino, giaceva stesa su un lato la moto di Saito. L'aveva rubata qualche giorno prima proprio per fuggire da Raul, dopo aver salvato Ryo o perlomeno quel che ne restava. Con un po' di fortuna, le cose erano successe abbastanza in fretta e gli altri motociclisti erano abbastanza ubriachi che non si sarebbero comunque ricordati bene di lei. Altrimenti, cuore in pace: in fondo era già finita sul giornale anni fa e per un crimine molto più grave. In ogni caso, si sarebbe dovuta liberare di quella moto. Forse avrebbe dovuto chiamare una Jenny, di sicuro avrebbero fatto più velocemente di lei. Per sua sfortuna però, tra quell'interminabile rubrica fornitale da Orochimaru, non trovava proprio spazio "Jenny carrattrezzi". Come dargli torto, però: sembrava più un nome da cartone per bambini che altro. Quella sera non aveva avuto abbastanza iniziativa da attaccare, da porsi davvero in difesa di Ryo. Per quel che la riguardava, quella sera aveva fallito. Un uomo era probabilmente morto, il ragazzo era stato gravemente ferito. Nonostante fosse - almeno per la legge - dalla parte dei "cattivi", non era quello il mondo che voleva. Un po' ipocritamente anche Raul si distanziò da quel comportamento, nonostante fosse stato proprio lui a scagliare quei fulmini. Eppure quello era una conferma della sua teoria: come poteva un signor nessuno come Ryo difendersi, combattere alla pari contro un ragazzo allenato giornalmente nell'utilizzo del suo quirk grazie alla prestigiosa scuola che frequentava? Semplice, era impossibile.
    Chissà come sta... - si ritrovò a sussurrare tra sé e sé, pensando al ragazzo dai capelli bianchi e la pelle scura. Messo piede fuori dal cancelletto del muretto che isolava la sua villetta da quella degli altri, navigò tra la rubrica col pollice sinistro per chiamare una Jenny. Non aveva certamente voglia di camminare. Il tragitto passò in silenzio, la ragazza non aveva voglia di parlare e passò il tempo a scrutare fuori dal finestrino. Le donne di Orochimaru, poi, non erano certamente delle chiaccherone... E per fortuna. Yami non poté fare a meno di trattenere un po' di imbarazzo vedendola alla guida, ripensando alla risata di poco prima al telefono. La cosa che più la confondeva, poi, era che probabilmente non avrebbe mai scoperto quale delle donne avesse parlato con lei quella mattina, non avrebbe mai scoperto davvero da dove proveniva quella risata. E chissà se ognuna pensava a qualcosa di diverso? Chissà se solo lei rideva a quel modo? D'altro canto, non le aveva mai viste ridere prima. Insomma, anche in un mondo dove i superpoteri erano all'ordine del giorno, la clonazione non era sollevata dalle sue implicazioni etiche e logiche. Si aspettava, la giovane svedese, di giungere nuovamente a quell'edificio farmaceutico dove si era recata entrambe le volte precedenti. Evidentemente, però, quel locale era usato solamente per le operazioni, i test o qualsiasi altra diavoleria facesse quell'uomo. Questa volta, infatti, l'auto si fermò davanti a quella che pareva essere a conti fatti una discoteca o qualcosa di simile. Diciamocelo chiaramente: Yami non era proprio una ragazza della notte, era del tutto impreparata su quell'argomento. Aprì la portiera grattandosi la fronte.
    Che cacchio... - sussurrò quasi pensando ad alta voce, mentre si guardava attorno. Chiusa la portiera, attese una qualche indicazione da Jenny. Non era mai stata lì e non aveva la minima idea di dove dovesse dirigersi. Orochimaru non sembrava certamente un animale da party, per cui le venne quasi il dubbio di essere stata portata nel posto sbagliato. Jenny non aveva mai sbagliato, però, quindi le doveva per forza star sfuggendo qualcosa, in un modo o nell'altro. Che posto era il "Fabrique"?


    LtL5tpD

    Yami Dodson - LVL 7

    Esperienza: 1550
    Attacco: 270 + 32
    Quirk: 320
    Agilità: 210
    Energia: 825
    Stato fisico: Illeso





    Edited by exquisite†corpses - 28/7/2018, 01:21
     
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    ⟐RYO TATSUKI⟐




    Narrato - Parlato - Pensato



    Una fiamma rossa danzava in maniera ipnotica davanti a lui, l'unico faro nel nero dei suoi occhi chiusi, un alone dello stesso colore la circondava che gli impediva di vedere quello che c'era dietro. Era così vicina da coprirgli la vista, ma allo stesso era così lontana da non poterlo raggiungere con il suo calore, non riusciva a toccarla con le dita invisibili del sonno. A quella fiammella che non accennava a smettere di muoversi facevano compagnia immagini veloci, istanti della sera prima. Il volto di Saito con le orbite cave e la pelle bianca come uno scheletro, una donna in fiamme che atterrava davanti a lei, l'impressione della velocità e poi un dolore insieme al ricordo dell'elettricità che gli attraversava il cervello. Durante il tempo in cui rimase in quella specie di coma, non si faceva domande su dove si trovava o perché vedesse quelle cose. Il tempo non sembrava passare ma tutto scorreva come se stesse semplicemente dormendo. La fiamma e i flash gli si presentarono davanti un numero indefinito di volte e un numero indefinito di volte cercò di raggiungerla inutilmente. Ogni tanto un'intensa luce bianca lo colpiva e vedeva delle ombre muoversi intorno a lui, per poi sparire insieme alla luce e lasciarlo solo nel suo profondo sonno. Non aveva pensieri, ma il suo subconscio stava probabilmente rielaborando ciò che era accaduto. Fu proprio la visione dei ricordi del suo scontro con l'eroe elettrico a farlo svegliare. Quando rivide la donna in fiamme, la sua mente frugò tra i suoi pensieri chi potesse essere.
    Quella non è Yami? Certo che è lei! Fu come se quel nome ripescato lo avesse fatto riprendere completamente dalla sua apatia e si mise a sedere all'improvviso su quello che sembrava un letto. Un forte mal di testa, come se il suo cervello avesse sbattuto contro la scatola cranica, partì dal centro dalla fronte per fare picco poco sopra le orbite oculari. Era come se il videoregistratore della sua vita avesse appena riavvolto tutto il tempo passato a dormire in un secondo e come un'onda lo avesse travolto, tirandogli un pugno in faccia come bonus. Portò le mani sul viso, cercando di massaggiarsi le tempie con movimenti circolari, la pelle che si deformava in mulinelli. Solo quando alzò il braccio destro notò che ad esso erano collegate due flebo ricoperte da un cerotto in carta, tipico degli ospedali, e i cui tubi arrivavano a un deflussore poco più in alto. Sullo strumento medico erano poste due sacche che a Ryo parvero uguali sia per contenuto che per dimensione, mentre un liquido trasparente veniva iniettato all'interno del suo corpo. Gli aghi penetravano nella pelle scura e nelle sporgenti vene, anche se non gli facevano male e provava più un indolenzimento in quelle parti. Effettivamente, si sentiva piuttosto bene tralasciando l'emicrania.
    Ahia... Smise di palpare la tempia sinistra, appoggiando il palmo della mano sull'occhio solitamente ricoperto dalla benda e infilando le dita ossute tra i capelli. Il problema ora era un altro. Dove diamine era? Alzò l'occhio verde stanco, guardandosi in giro. Era sdraiato su un candido letto, coperto fino all'ombelico da un leggero lenzuolo. La stoffa era fredda e il contatto con essa gli provocava brividi e la pelle d'oca lo tormentava ogni volta che il tessuto scivolava sopra l'epidermide. Come poté notare, era nudo come un verme. Alzando il lenzuolo vide altri tubi attaccati per facilitare il fluire dei liquidi corporei, così come le sue magre gambe glabre. Le scosse un poco, per vedere se funzionavano ancora, e sembrava tutto ok. Mise il lenzuolo in modo da coprirsi il più possibile, anche se questo era rimboccato sotto il materasso dall'altra parte del letto e gli rendeva l'operazione difficile.
    La stanza dove si trovava sembrava proprio quella di un ospedale, colorata da un verdino che caratterizzava sia le mura piastrellate che il liscio pavimento. Sembrava fosse giorno dall'illuminazione delle spesse tendine bianche, ma non gli veniva facile capirlo a causa delle luci artificiali accese e si chiese se non fosse semplicemente il riverbero su di esse. Era già stato diverse volte in ospedale, sia come paziente sia come visitatore, per il suo continuo mettersi nei guai che per i problemi di salute dei suoi genitori. Effettivamente l'arredamento era quello tipico delle strutture mediche: una poltrona e una scrivania per gli eventuali parenti o per mangiare, un televisore spento e un frigorifero probabilmente vuoto. Alla sua sinistra una porta socchiusa faceva intravedere un bagno dello stesso colore della stanza principale. Rimase impassibile a guardare lo scenario davanti a se per qualche secondo, come quando ci si alza presto per fare colazione e si fissa la tazza calda di latte. Cos'era successo? Ricordava di essere uscito dalla casa di Yami frettolosamente, per allontanarsi da quella conversazione scomoda. Il dispiacere di avere discusso sembrava tornare per pungergli il cuore. Poi? Era svenuto e quella misteriosa donna lo aveva portato lì? Era quella la misteriosa Jenny? Ricordava i suoi particolari capelli verdi ma il suo viso non gli veniva in mente, come se fosse una caratteristica secondaria. Vedeva istanti dell'ingresso di casa Dødson, ricordava di aver percorso qualche passo, un gran giramento di testa e poi il terreno visto dalla prospettiva di una coccinella. Yami non era uscita per vedere come stava? O forse la conoscente della svedese non aveva ritenuto necessario avvisarla? Gli era sembrato di essere stato accompagnato in macchina, ma non era sicuro se fossero memorie reali o costrutti della sua mente per trovare una giustificazione alla sua presenza lì dentro.
    Era decisamente in ansia e pensieroso, tanto che si portò l'indice sinistro alla bocca per mangiucchiare l'unghia. Non sapeva cosa fare onestamente. Era in un ospedale sconosciuto, nudo e senza armi se non la sua coda. Inoltre, anche la sua preziosa benda era sparita. Un oggetto così insignificante che però gli dava sicurezza. Sembrava uno di quegli schizofrenici che non riuscivano a staccarsi dalla loro coperta che avevano da bambini o dal loro giocattolo prediletto. La sensazione del tessuto freddo sulla pelle lo rassicurava, il profumo di quell'accessorio che lo estasiava ogni volta che non la indossava per un po'. Si chiedeva se era il caso di alzarsi ed utilizzare il lenzuolo come vestito d'emergenza, legandolo alla vita come un riccone in sauna.
    L'unica cosa peggiore di svegliarsi in un posto sconosciuto è svegliarsi in un posto sconosciuto nudi... Facendo attenzione a non sforzarle troppo mise le gambe sul lato destro del letto, tentando di coprirsi il più possibile. Appoggiò delicatamente le dita e poi la pianta del piede sul freddo pavimento, cercando per la camera qualcosa che lo aiutasse a comunicare. Un bottone per chiamare l'infermiera, un cellulare, un telefono per avvisare la reception...qualsiasi cosa. Quel piano di fuga fu però interrotto dall'apertura della porta d'ingresso della stanza, che si trovava accanto alla poltrona appoggiata al muro. Ryo scattò per la sorpresa e nascose le sue vergogne con la coperta e le mani, lasciando però scoperte tutto il resto del corpo. La maniglia gracchiò nel fare entrare quella che sembrava essere la donna che lo aveva portato lì, Jenny. Indossava una giacca verde, una tonalità vicina a quella dei suoi capelli, accompagnata da una gonna che le arrivava poco sopra il ginocchio. Aveva un'espressione...neutra sul viso, sembrava quasi un manichino bloccato per sempre in un sorriso morto sul nascere. La sua voce era quasi distante da quella situazione e non sembrava per niente sorpresa dal vederlo nudo. Evidentemente Yami non era la sola senza pudore di Tokyo. Si avvicinò a lui e nel farlo Ryo arretrò sul letto di qualche centimetro. Aveva in mano una busta di plastica che appoggiò sulla scrivania e, cosa che l'albino notò solo in quel momento, portava un paio di guanti bianchi in lattice.
    Gli fece un gesto indicando il braccio destro. A quanto pare, dovevano togliere tutti i tubi che aveva attaccati. Era ancora in imbarazzo nel farsi vedere così vulnerabile, ma chiuse gli occhi e fece fare il suo lavoro all'infermiera. Pareva piuttosto contenta nel vederlo sano, anche se era difficile per lui capirlo dalla sua faccia inespressiva. Gli porse il sacchetto e gli disse di vestirsi, perché il capo lo aspettava e sparì nella porta richiudendola dietro di se.
    A-aspetta! Non fece in tempo a fermarla, lasciandolo con la mano tesa verso l'uscita. Questo peggiorava o migliorava la situazione di molto. Come aveva pensato l'altra sera, era successo qualcosa perché Yami fosse stata assunta per seguirlo. Anche se non era un caso come gli aveva già spiegato, la cosa sembrava molto più profonda di quanto la svedese gli avesse raccontato. Sapeva che in realtà aveva lavorato proprio per la persona che lo aspettava al piano inferiore. Non gli sembrava di aver fatto un torto a qualcuno ultimamente, no? Aveva ucciso solo Saito e quello era semplicemente un motociclista delinquente senza valore. La donna di fuoco aveva cominciato a pedinarlo ben prima che lui avesse messo gli occhi sul teppista probabilmente. Alzandosi dal letto, sentì le gambe un po' pesanti ma completamente guarite. Era molto sollevato, perché nei suoi peggiori pensieri aveva perso la capacità di camminare. Quei passi erano incerti e sghembi come quelli di un cavallo appena nato, ma riuscì a stare in piedi da solo dopo poco. Raggiunse completamente nudo i vestiti offerti dalla Jenny, tirandoli fuori tutti insieme con una mano. Erano piegato accuratamente e il loro design era decisamente ispirato all'espressione di quella donna. Un paio di boxer bianchi aderenti, pantaloni neri e una camicia di colore dell'intimo. C'erano anche delle calze in cotone bianche, ma niente benda o scarpe.
    Sbuffando prese i vestiti e andò in bagno per metterli. Dentro quella stanzetta era presente un WC, una doccia in plastica, uno sgabello in legno, un lavandino bianco e uno specchio rettangolare posizionato sopra il sanitario. Ryo si guardò in faccia e gli sembrò di essere appena tornato da un rave party particolarmente intenso. I capelli bianchi erano tutti arruffati e spettinati, i suoi occhi gonfi e pesanti ed era sicuro di avere un alito terribile. Era tentato di fare una doccia, ma forse era meglio non far aspettare troppo le persone sotto. Optò per una veloce sciacquata di faccia con l'acqua fredda, cosa che aiutò con il gonfiore e la pesantezza in generale. C'erano anche un pettine, uno spazzolino blu e del dentifricio messi a disposizione in un bicchiere sopra il lavandino. Prese il pettine in mano e cercò di mettersi velocemente i capelli a posto, lasciando qualche ciocca cadere sulla fronte e tentando di rendere il resto dei capelli il più liscio possibile. Si lavò anche i denti, cercando di spazzolare lo sporco e l'alitosi via dalla sua bocca con vari risciacqui. L'albino prese poi i vestiti che aveva appoggiato sulla piccola sedia e si mise tutto ciò che gli avevano offerto, scoprendo che gli stava tutto perfettamente. Forse lo avevano misurato nel sonno. Uscì dal bagnetto e preoccupato avanzò verso la porta, trovando accanto ad essa un paio di scarpe nere basse. Non si stupì questa volta nel vedere che gli calzavano bene.
    Mise la mano sulla maniglia. Era molto indeciso, avrebbe preferito non affrontare qualcuno che non conosceva, anche se si trattava solo di parlare. Era però anche curioso di vedere chi si muovesse nelle ombre e che aveva manovrato lui, Yuya e Daisuke. Una cosa che in realtà lo premeva molto era la possibilità di rincontrare Yami. Quella ragazza...non sapeva perché, ma voleva rivederla. Chissà se l'avrebbe trovata sotto ad aspettarlo e come avrebbe reagito. Poteva anche non esserci, forse aveva aspettative troppo alte. Non poteva però rimanere lì a fantasticare sulla porta e decise di aprire. Un piccolo spazio buio portava subito a una ricca scala a chiocciola, con il corrimano decorato ai lati con motivi floreali. La percorse velocemente, a passi pesanti, facendo scivolare la mano per tutto il percorso. Alla fine di quelle giravolte mise il piede su quello che sembrava un pavimento in parquet scuro. Era arrivato in una stanza non molto grande, arredata con mobili molto pregiati e illuminata da poche lampade. C'era una libreria zeppa di lbri sulla parete di fronte a lui, mentre un grande tavolo dello stesso materiale ospitava 4 figure molto importanti. Vedeva Jenny, anzi tre Jenny guardarlo con aria divertita. La presenza delle tre sorelle uguali lo stupì molto, chiedendosi quanto fossero rari i parti trigemini, ignorando la verità sulla loro origine.
    Con le ragazze alla sua destra, Orochimaru sedeva a capotavola del mobile rettangolare. Ryo aveva sempre sentito parlare di questo misterioso Villain, anche quando era un normale civile. La sua capacità di cambiare faccia e di utilizzare i serpenti lo rendevano temibile, ma le leggende metropolitane su i suoi esperimenti lo erano ancora di più. Ciò che lo impauriva non era tanto l'aspetto, ma l'idea che aveva di quella persona. Vedeva la sua pelle di un bianco naturale, il setto nasale schiacciato e simile ad un serpente e i lunghi e lucidi capelli neri che sembravano tenuti con cura. Portava un abito che tendeva al magenta elegante, anche se Ryo ne vedeva solo la parte superiore. Ciò che lo colpì di più erano i suoi occhi gialli. Erano differenti dai tipi cattivi. Più che essere malvagi, sembrava quasi lo stessero studiando e dissezionando già da lì. L'albino era paralizzato. Cosa diamine doveva fare in quel momento? Sedersi? Cercare un'uscita? Con gli occhi passò velocemente sulla sinistra, ma non vide porte a causa della fretta nel guardare. Gli conveniva parlare e subito, per non fare la figura del pesce lesso.
    P-piacere. Fece un profondo inchino per cortesia, cosa che non faceva da molto tempo. Non se ne intendeva di buone maniere infatti, ma voleva partire con il piede giusto con quel mostro lì. Voleva evitare di finire in una tanica da laboratorio ed essere sperimentato sopra. Non vorrei essere scortese, ma perché mi avete portato qui? Forse avrebbe dovuto dare del lei, ma ciò che gli premeva di più era il motivo della sua presenza in quel luogo. Questo azzardo ne valeva la pena per lui, se era per conoscere la verità.

    SCHEDA RYO TATSUKI - LIVELLO 3



    ⟐AZIONI&TECNICHE⟐
    Azioni:
    Tecniche Utilizzate:





    ⟐STATISTICHE⟐
    Attacco: 40
    Agilità: 100
    Quirk: 80
    Energia: 275/275



    ⟐EQUIPAGGIAMENTO⟐



    CITAZIONE
    Izumi e Kakou
    Equipaggiamento Offensivo
    Stato Izumi: Avvelenato
    Una coppia di pugnali identici, costruiti con uno schema di colori speculari. Izumi e Kakou, Sorgente e Foce, possiedono una lama di 20 centimetri e possono contare su un manico personalizzato, per rendere la presa con la coda più agevole (la loro lunghezza complessiva è poco superiore ai 30 centimetri). Izumi è bianco con delle decorazioni metalliche nere, mentre Kakou è color ebano e presenta degli ornamenti bianchi. La loro particolarità sta nei metalli di cui sono formati: il coltello bianco è composto da una lega di metalli che lo rendono meno tagliente, ma in grado di permearsi con i liquidi con cui viene a contatto, permettendo di imbevere la lama in veleni e altre sostanze. Quello nero invece è stato sottoposto ad un processo di affilatura particolare, che lo rende molto più tagliente del normale.
    Note: Izumi infligge danni lievi da taglio, ma può essere imbevuto con del veleno, che infligge Avvelenamento solo al primo nemico colpito, una volta per role (a meno di non avere a disposizione un altro tipo di sostanza). Per avvelenare la lama bisogna pagare un costo di 100 yen prima della role, specificando all'inizio se lama è avvelenata o meno. Kakou infligge danni medi da taglio e applica Sanguinamento se colpisce un avversario con un affondo.








    Solo una cosetta: ho ambientato la conversazione in una stanza più piccola del Fabrique, immaginandomela come lo studio che c'è nel topic delle fazioni. Spero di aver fatto bene.
    Inoltre siccome i coltelli li ho ottenuti solo dopo il combattimento con Yami, non credo di averli in questa role :zizi:
    (also potrei cambiare l'immagine del personaggio, spero non sia un problema :zizi:)
     
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    Yami Dødson & Ryo Tatsuki


    Bloody Snake headquarter


    Boss: Orochimaru
    Base operativa: Fabrique (discoteca)


    Mission: La scelta più difficile
    Reward: 1.200 Yen

    Roppongi - Tokyo

    In uno dei quartieri più pericolosi di Tokyo vi è una nota discoteca, il Fabrique, conosciuto soprattutto per essere un centro in cui comprare qualsiasi tipo di droga in commercio.
    Si dice che al suo interno sia allocata la base di Orochimaru ma, nonostante i precedenti blitz della polizia, non è mai stata rinvenuta. Probabilmente deve esserci un vano o un altro locale non mappato nella piantina della discoteca, con un ingresso ben camuffato.



    Ryo Tatsuki aveva appena compreso che il Boss Serpente lo aveva preso in cura. E con un po' di scaltrezza, avrebbe anche intuito che questa circostanza rappresentava una sorta di debito.
    Il suo approccio fu pertanto cauto.
    Orochimaru e le "Jenny" perfettamente identiche e vestite allo stesso modo - una gonna lunga fino al ginocchio ed una camicetta chiara e i capelli verdi legati, creando una lunga coda - erano seduti vicini attorno ad un tavolo rettangolare, con il boss a capotavola, il quale si rallegrò della presenza di Ryo e con gentilezza gli rispose:

    Buongiorno Ryo Tatsuki. Accomodati pure, non ti dispiacerà se ci diamo del tu, vero?
    E con la mano destra indicò la sedia posta al capotavola di fronte.

    Sei stato folgorato in pieno da qualcosa che non si direbbe un fulmine, ma qualcosa che gli assomigli. Davvero una ferita interessante, così come il maneggiatore di quel quirk...
    E nel dire quest'ultima frase si leccò velocemente il labbro superiore con la sua viscida, lunga e sottile lingua.
    BSIAfAx

    Passando ai convenevoli, credo che tu sappia chi sono, d'altronde la mia fama di scienzato pazzo mi precede ma non è tutto vero ciò che si trapela sul mio conto. C'è addirittura chi sostiene che io sia vittima di qualche esperimento mal riuscito! Quanta cattiveria che c'è in giro... non si rendono nemmeno conto di quanto possano far male le parole...

    In quel momento, la porta situata sul lato ovest della sala si aprì, ed un'altra Jenny, perfettamente identica alle altre, si presentò al loro cospetto.
    E' qui.

    Disse rivolgendosi all'uomo. Jenny si spostò e Yami Dodson fece il suo ingresso, per la prima volta, nel covo dei Bloody Snake, il luogo che - prima o poi - si sarebbe aspettata di vedere.

    Gli occhi di Orochimaru si illuminarono per un attimo, come se riponesse una sorte di ammirazione nei confronti della ragazza. Si rivolse, poi, nuovamente al ragazzo.
    Sono certo che avrai già conosicuto Yami...
    Il boss fece accomodare la nuova entrata e lasciò che i due villain potessero chiarirsi.

    Turni: Yami, Ryo.
    Una volta accolti, sentitevi liberi di interagire sia con Orochimaru che tra di voi. Se avete delle questioni importanti da chiarire in sospeso, questo è il momento migliore per farlo...


     
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    ☿ YAMI DØDSON ☿


    X88g8RT

    Narrato - Parlato - Pensato



    Come previsto, il luogo era corretto. Dopo aver parcheggiato, la Jenny alla guida del veicolo scese e le fece cenno di seguirla. Non di molte parole, come sempre. A dire il vero però, quella era una sua supposizione. Il fatto che fossero più gemelle - per forza di cose create artificialmente - e i vari numeri sul suo telefono le avevano fatto pensare che ne esistesse una specializzata in ogni ambito. Un po' come fossero delle cellule staminali cresciute su percorsi differenti per sviluppare ognuna delle capacità uniche. Non era sicura che questo le fosse stato confermato da Jenny o da Orochimaru, onestamente non se lo ricordava, quindi probabilmente era un'idea solo sua. A dire il vero, così come i gemelli cresciuti in ambienti diversi sviluppano capacità, competenze e personalità diverse, seguendo la sua idea dovrebbe essere successo lo stesso alle ragazze. Loro, però, sembravano completamente identiche le une alle altre non solo per l'aspetto, ma anche e soprattutto per il loro comportamento e il loro modo di porsi. Insomma, Yami prendeva anche per scontato che la Jenny che l'aveva accompagnata in giro in auto qualche volta fosse sempre la stessa, che il suo unico compito fosse appunto quello di guidare un'automobile. Era una sua deduzione, però, e non aveva nessuna prova a supporto. Magari erano varie Jenny, semplicemente facevano a turno. Magari "Jenny" era un'unica coscienza artificiale in grado di muovere autonomamente più corpi. Magari, addirittura, era un semplice quirk di copia o sdoppiamento. D'altro canto lei era bene o male la prima ad averne (avuto) uno simile, no? Tutti questi pensieri affollavano la mente della ragazza mentre seguiva la donna dai capelli verdi. Quel complesso era chiamato "Fabrique". Il nome campeggiava come una grossa insegna sul fronte di quello che sembrava un grosso edificio industriale squadrato, simile in tutto e per tutto ad una fabbrica, ma sparì velocemente dagli occhi della ragazza svedese. Pareva infatti che non sarebbero entrati in quel posto o - perlomeno - non dall'entrata più ufficiale. Mentre seguiva la donna attorno al fabbricato e tra un pensiero e l'altro sulla loro vera essenza, il nome di quel posto fece capolino nella mente di Yami. Come quella parola che hai sulla punta della lingua per tutto il giorno e di cui ricordi il suono ma non sai esprimerlo, una scintilla schioccò nella mente della giovane: Fabrique. Aveva sentito quel nome, ma era nascosto in un angolo nel retro del suo cervello. Non era molto interessata a quel tipo di vita, nonostante fosse la prima a viverla. La droga, però, era all'ultimo gradino dei suoi interessi. Come un'eroina da romanzo francese, Yami si sentiva una fuorilegge che agiva per il bene comune. Le sostanze stupefacenti, invece, non potevano che portare danni e negatività nella vita delle persone. La giovane infatti non si sentiva una criminale in senso negativo, solo una persona obbligata a vivere una determinata vita a causa di forze maggiori. In ogni caso, aveva sentito di quel posto in qualche telegiornale in momenti sparsi della sua vita. Quel posto sembrava farci capolino spesso: la polizia sembrava entrare più spesso lì che in caserma, generalmente appunto per questioni di droga. Il primo pensiero - e sì, era un po' paranoica in quei giorni - fu di esser stata portata lì per essere in qualche modo incastrata. Ma a che pro, in fondo? Orochimaru ci avrebbe perso molto di più di quel che ci avrebbe guadagnato. Quando Jenny finalmente rivelò un passaggio segreto che proprio in quanto segreto non posso qui riportarvi, tutto si fece più chiaro. Un saggio una volta disse "non c'è miglior nascondiglio che in piena luce". O qualcosa di simile, insomma. Era sicura di aver già sentito quella frase almeno: non era così sensibile da poterla partorire lei stessa. A giudicare dai cunicoli bui e stretti, quella di sicuro non sembrava essere una discoteca. Dopo svariati passi, la spoglia apparenza industriale iniziò ad essere fagocitata da quello che sembrava più un palazzo rustico: alle possenti pareti in cemento armato ruvido e inerte si sostituivano assi in legno vivo e levigato, alle lunghe lampade al neon che diffondevano una luce livida e fioca si sostituivano lampade a distanze sempre uguali che davano alla camminata un'atmosfera più pregevole. In fondo al corridoio apparve dunque finalmente una porta. Jenny accelerò il suo passo, sfiorando la maniglia della porta in legno. Entrò dopo averla aperta dicendo qualcosa di indecifrabile per la svedese dai capelli bianchi a causa della distanza. Dopo questo, aprì la porta anche per lei e la lasciò entrare. Yami annuì sorridendo, per poi varcare quella soglia.
    La stanza che si rivelò alla giovane era una sorta di perfetta sintesi dei due stili di costruzione dei corridoi. Di fronte a lei un tavolo rettangolare, col lato lungo perpendicolare alla sua direzione. Alla sinistra del tavolo, più vicini alla parete alle loro spalle, sedevano due Jenny identiche a quella che l'aveva accompagnata fin lì e al loro centro Orochimaru. L'uomo era nel suo aspetto originario, senza alcun tipo di camuffamento addosso a differenza della prima volta che si erano incontrati. Insomma, Yami credeva che quello fosse il suo vero volto, non che ne fosse certa in ogni caso. Il tavolo era una massiccia scrivania in legno con qualche fermacarte e altri oggetti sparsi sopra e dall'altro lato, su una sedia più umile a differenza di quella specie di trono imbottito su cui giaceva comodo il capo dei Bloody Snake, era seduto un giovane. Come il contrasto tra le sedie, anche i loro capelli erano opposti: neri lunghi i primi; corti, spettinati e bianchi i secondi. Era Ryo. A differenza dei vestiti pesanti e stracciati del loro ultimo incontro, indossava dei semplici pantaloni neri e una camicia bianca a coprirgli il busto. I suoi occhi verdi erano entrambi liberi, senza quella benda nera a coprirli, rendendolo più simile a Raul Garret di quanto dovesse e probabilmente volesse. Buona parte della stanza era appunto coperta da un pavimento in legno: sotto la scrivania, forse per non graffiare il parquet, era steso un grosso tappeto persiano o qualcosa di simile. Alla sua destra una libreria, ma senza muovere qualche passo in più nella stanza non avrebbe potuto assicurarsi di cosa contenesse. Dietro Orochimaru, un grosso televisore o comunque uno schermo di altra entità era incastonato nel muro, mentre buona parte della parete speculare a quella da cui era entrata Yami era coperta dal verde delle foglie di alcuni vasi di piante. Avanzando leggermente e spostando lo sguardo attorno a sé come quando un animale esplora con cautela una nuova zona di caccia, notò appunto che a destra - oltre la libreria - il parquet di legno veniva divorato da metallo. Poco dopo il mobile pieno di libri, infatti, una piccola scaletta metallica colmava un dislivello a una sorta di pavimento rosso in qualche tipo di lega. Il parquet era probabilmente installato su questa base per dare un aspetto un po' più sobrio. La ragazza fece una sorta di inchino col capo a Orochimaru, per poi posare gli occhi su Ryo. Non era proprio a suo agio a dire il vero: non sapeva quanto avanzare, come comportarsi. Non sembravano esserci altre sedie alla scrivania e la questione era imbarazzante. Dopo aver posato gli occhi su di lei per un attimo, la introdusse in un modo abbastanza generico. Insomma, sapeva che si erano già conosciuti: le aveva dato il compito di seguirlo e lui l'aveva salvata. Dubitava le Jenny agissero per conto loro, per cui la risposta era ovvia. Quella poi, sembrava effettivamente in tutto e per tutto il vero covo dell'associazione. Probabilmente quella casa farmaceutica era solo un luogo certamente meglio attrezzato dove svolgere esperimenti e cose simili. O magari, lavorando più di fantasia, controllava le persone tramite un'unicità e sfruttava ogni volta un laboratorio diverso per non farsi mai trovare. L'immaginazione della ragazza dai capelli bianchi era senza limite, ma la realtà è spesso molto più deludente del previsto. Alzò la mano sinistra in cenno di saluto.
    Ehi. - iniziò quindi, per rompere il ghiaccio - Come stai? - proseguì, sorridendo a Ryo.
    Era onestamente sollevata di vederlo in forma o, insomma, senza ustioni varie sparse per il corpo. Nonostante le parole di Raul, non se la sentiva di condannarlo. Certo, stava aggredendo una persona in un vicolo, ma la violenza ingiustificata è sempre sbagliata anche senza l'utilizzo di un quirk. Questo non è però un buon motivo per iniziare a sparare saette a destra e a manca: la polizia di certo non spara su piccoli aggressori. Anche se forse quei fulmini potevano contare come un taser? Al di là di tutto, per lei entrambi avevano sbagliato, ma quello che aveva portato a quasi due vittime era stato chi si credeva dalla parte della giustizia e non chi agiva per far male. Ignorando completamente la loro ultima discussione, in quanto non le sembrava certamente il caso di continuarla o terminarla in quel luogo, qualcos'altro le passò per la testa non appena vide il ragazzo o - comunque - dopo essersi accertata del suo stato di salute. Pochi giorni prima aveva parlato proprio di lui, e non con Raul.
    Conosci un certo Dai... Umh... - si portò l'indice sinistro alle labbra pensierosa: quel nome proprio non sembrava volerle restare in mente - Dai... Suke! - alzò poi l'indice verso il soffitto come se avesse ricevuto un'illuminazione, fosse stata in un fumetto una bella lampadina si sarebbe accesa sopra i suoi capelli bianchi - Daisuke... Capelli neri, sguardo poco raccomandabile... L'ho incontrato in giro, mi ha chiesto dove fossi ma... Beh, io di certo non lo sapevo. - ridacchiò, accarezzandosi la nuca - Sono contenta di vederti qui e in salute! - concluse, piegando la testa di lato. Certo, magari Ryo aveva due grosse occhiaie sulla sua pelle olivastra e non era proprio in un ottimo stato, ma di sicuro sembrava in condizioni migliori rispetto all'ultima volta che si erano incontrati.
    Oh, umh. - si voltò quindi verso Orochimaru, incoronato come un leone da una criniera di capelli verdi provenienti dalle due Jenny ai suoi lati, mentre i suoi capelli neri e i suoi brillanti occhi gialli e violacei spiccavano dalla sua pallida pelle. Effettivamente era lì perchè era stata chiamata per un lavoro, non per fare conversazione. Imbarazzante.
    Scusatemi, che stupida. - si scusò, accarezzandosi la nuca - In cosa posso esservi utile? - domandò, restando in piedi vista l'assenza di sedie. In quel caso era avvantaggiata dalla presenza delle due Jenny, pareva parlasse con tutti e tre. In realtà non aveva idea se dovesse rivolgersi all'uomo con un "voi", un "lei" o un semplice "tu". L'anziano proprietario del Soseiji era per lei semplicemente il "vecchio", non si era mai posta questi dubbi. Ora, però, era diverso. E cosa ci faceva Ryo lì? Questo punto in particolare la incuriosiva maggiormente. Per caso era rimasto tutto questo tempo in cura? O forse visto che si era affidata a loro, ora toccava al ragazzo ripagare il debito delle cure con l'azione? Probabilmente l'avrebbe scoperto a breve.

    LtL5tpD

    Yami Dodson - LVL 7

    Esperienza: 1550
    Attacco: 270 + 32
    Quirk: 320
    Agilità: 210
    Energia: 825
    Stato fisico: Illeso





    CITAZIONE
    Nota: Ho descritto la porta come una normale porta. Nella reference in cima al post ce n'è una meccanica a serranda, ma mi sembrava stupido Jenny mi annunciasse quando sono ben visibile dietro di lei. In ogni caso se ho sbagliato edito senza problemi.


    Edited by exquisite†corpses - 5/8/2018, 17:04
     
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    ⟐RYO TATSUKI⟐




    Narrato - Parlato - Pensato



    L'albino aveva deciso di essere prudente con quell'uomo dall'apparenza feroce. Aveva alzato le pupille mentre la testa era china, lo sguardo stanco che guardava il serpente con nervosismo, aspettandosi di tutto. Orochimaru però era decisamente più morbido dei tratti del suo viso e con voce calma e posata lo chiamò per nome e cognome invitandogli di sedersi, chiedendogli persino se potevano darsi del tu. Ryo non poteva negare di essere sorpreso che il capo dei Bloody Snake lo trattasse come un gradito ospite e quasi come ci si comporta con un amico. Restò comunque in guardia rispetto alle sue intenzioni. Sentiva la stretta delle mani ossute e fameliche sul suo cuore. Era come se Orochimaru potesse trasformarsi in un demone e saltargli addosso in qualunque momento: il mistero che lo circondava era la parte peggiore della sua reputazione. Si diceva che nessuno sapesse il suo vero volto ma considerata l'origine del suo nome, Ryo pensava che quella fosse la sua vera forma. Si sentiva quasi onorato di poter incontrare di persona quello che era per lui più il protagonista di molte leggende. Era come alzarsi dal letto ed incontrare Frankenstein e Dracula in cucina, mentre ti davano il buongiorno e preparavano il tè. Alzando il capo prese posto sulla sedia in legno all'opposto di Orochimaru, tenendo le mani giunte tra di loro cercando di non far trasparire la sua ansia, probabilmente con poco successo. Ora che guardava meglio, c'era un grosso schermo spento dietro la figura esile dell'uomo serpente. Forse gli serviva per andare in teleconferenza, come i supercattivi dei film? Si immaginava Orochimaru spiegare il suo piano malvagio ai colleghi, mentre rideva sguaiatamente e sorseggiava un bicchiere di vino rosso con il suo fedele gatto bianco sulle ginocchia. O forse un serpente bianco sarebbe stato più realistico in quel caso. Il resto della stanza era occupato dalla libreria che sembrava ospitare diversi ninnoli in legno e metallo, mentre un tappeto da disegno complesso era stato posto sotto il tavolo, forse per non far rumore con le sedie.
    L'uomo, seduto su un'elegante poltrona affiancato dalle gemelle dai capelli innaturalmente verdi, si rivolse nuovamente a lui richiamando il suo scontro con l'eroe elettrico dell'altra sera. Da come parlava del suo quirk, sembrava quasi che i fulmini che Raul gli aveva lanciato quella sera non fossero nulla di che rispetto a quelli veri. Se lo avesse chiesto all'albino gli avrebbe risposto che a lui sembravano proprio autentici, visto come li aveva ricevuti in pieno. Gli spasmi, la sensazione di non poter controllare il proprio corpo, la tachicardia estrema erano tra le sensazioni peggiori che aveva avuto l'occasione di provare. In seguito a quel discorso Orochimaru si passò la sua lingua da serpente sul candido labbro superiore, rinforzando l'idea di Ryo che da un momento all'altro l'uomo avrebbe premuto un pulsante sotto il tavolo per trasformarlo in una piattaforma adatta alla vivisezione. Quell'interesse per Raul sembrava maniacale, quasi volesse aggiungere il ragazzo alla sua collezione. Non che gli sarebbe dispiaciuto vederlo far quella fine, ma rabbrividì al pensiero di un bisturi immaginario penetrargli la schiena per carpirne i segreti dal corpo.
    Il Villain proseguì con quello che sembrava quasi un monologo, riferendosi alle cattive voci che giravano sul suo conto che lo indicavano come un mostro, uno scienziato folle generato da un esperimento finito male. Onestamente Ryo non ci avrebbe pensato due volte ad ascoltare quelle voci, se la gentilezza dell'autoproclamato scienziato pazzo non lo stesse facendo ricredere. Le parole facevano male, affermazione in cui il ragazzo si trovava d'accordo. Fantasmi del suo passato volevano tornare a fargli compagnia quella stanza, ma perdersi nei suoi pensieri era l'idea meno saggia che poteva avere in quel momento in cui doveva stare vigile. Era contento che Orochimaru fosse una persona piuttosto cortese in fin dei conti, scatti di smania scientifica a parte, ma non aveva ancora risposto alle sue domande. Sembrava non volesse ancora spiegargli nulla per il momento, cosa che fece nascere nel suo corpo un seme di irritazione. Non gli piacevano le persone che facevano le misteriose ed anche se era grato per le cure a cui era stato sottoposto, voleva veramente capirci di più di quella storia. Più che altro voleva uscire da quella stanza che gli sembrava soffocante, i sorrisi del serpente e delle inquietanti gemelle che lo tenevano inchiodato lì. Cosa doveva fare? Chiedere nuovamente il motivo per cui era stato convocato? Forse Orochimaru si aspettava che lavorasse per lui, quasi per sdebitarsi per averlo salvato? Non che fosse una cosa completamente illogica, ma perché tenerlo sulle spine? Perché doveva provare quella appiccicosa sensazione di sentirsi controllato, una sensazione di orticaria che si portava dietro da quando era scappato di casa per essere libero? Quanto conosceva Orochimaru di lui?
    Ryo strinse il tessuto della camicia bianca. Doveva avere delle risposte, anche se significava dover imporsi su quella figura che lo intimoriva così tanto. Cosa doveva chiedergli? Cosa volesse da lui? Perché parlava con lui di quelle cose? C'erano una marea di domande che voleva fargli onestamente. Stava per intavolare il discorso, quando una voce femminile proveniente dalla sua sinistra accompagnata dal rumore di una porta che si apre gli raggiunse le orecchie. C'erano due figure in quell'ingresso che non aveva notato. La prima era quella apatica di Jenny e Ryo cominciò a pensare che non fossero veramente gemelle, ma il frutto di qualche quirk di copia, considerate le espressioni identiche delle Jenny sedute. O forse qualche strano esperimento, conoscendo per chi lavoravano. L'altra era invece un'altra che conosceva decisamente di più e Ryo spalancò gli occhi appena la vide. Vestita da dei semplici pantaloni neri e una maglia con un logo di cui non conosceva la provenienza, Yami era lì in piedi davanti a lui. Emozioni contrastanti gli attraversarono il cuore ed il cervello mentre tentava di registrare quella situazione sorprendente, considerato che i suoi pensieri erano stati rivolti anche verso di lei in quei tre giorni di blackout. Era decisamente felice di vedere una faccia conosciuta, quasi come se ad un party di sconosciuti fosse arrivata la sua unica amica. Anche lei sembrava stare bene e come ricordava non era rimasta ferita. La ragazza fece un inchino quando Orochimaru la annunciò, confermando che fosse il suo capo. Aveva un'aria diversa rispetto all'altra sera, forse più tranquilla nonostante la situazione. Si ricordava ancora di quella discussione che avevano avuto, ma era meglio non parlarne lì. Onestamente preferiva non parlarne più, se era possibile. Non voleva discutere ancora con lei.
    La svedese quando la vide parve anche lei stupita, ma lo salutò subito dopo aver fatto quel gesto di cortesia verso il capotavole, chiedendogli del suo stato di salute.
    Ah...ciao! Sollevò leggermente la mano destra, appena sopra la spalla, salutandola timidamente.Sì, sto bene. Ho dormito per un bel po'. Accennò un sorriso posando la mano sui pantaloni, cercando di ricambiare il suo, senza troppo successo. Non era molto bravo nel farlo. Vivere isolato aveva i suoi svantaggi e a volte ci si dimenticava anche delle azioni più naturali. La sua capacità di interagire con gli altri e di far partire una conversazione, soprattutto quelli con cui non era in confidenza, era praticamente nulla. Gli bastava però che lei fosse allegra nel vederlo stare bene. Era una sensazione sciocca, un'emozione che si avverte quando ci si aggrappa agli altri. Lui però non voleva che lei se ne accorgesse, anche perché Ryo stesso non voleva provare quei sentimenti. Una domanda però lo fece distrarre da questo proposito e con un gesto un po' teatrale, gli chiese se conoscesse un ragazzo poco raccomandabile di nome Daisuke.
    Conosci Daisuke? Anche quella era una sorpresa. Si chiedeva quando si potessero essere incontrati e in che situazione. Anche lui era stato pedinato dalla donna? Dopotutto anche lui aveva lavorato per Orochimaru, anche se probabilmente non c'era stato bisogno di salvarlo. Almeno lo sperava. Il fatto che gli avesse chiesto dove si trovasse però lo convinceva che si fossero conosciuti in quel lasso di tempo in cui lui era stato incosciente, forse incontrandosi per convincerlo a lavorare sotto Orochimaru? Dopo tutte quelle rivelazioni non si sarebbe stupito se da un muro fosse uscito Daisuke tramite un portale per venirlo a prendere. Onestamente non gli sarebbe dispiaciuto andarsene in quel momento.
    Sì che lo conosco, diciamo che siamo compagni. Il loro rapporto era solo lavorativo e sperava che Yami non fraintendesse nuovamente come l'altra sera con Saito, anche se forse non erano le parole giuste. Effettivamente si chiedeva quanto Daisuke fosse preoccupato per la sua "scomparsa". Forse si aspettava che l'albino se ne andasse all'improvviso. Ricordò anche a Ryo di non avere il cellulare con se come al solito, anche se probabilmente glie lo avrebbero tolto per non permettergli di non andarsene. Quella conversazione con Yami era di poche parole, ma dava un'atmosfera diversa alla sua situazione. Si sentiva meglio, anche se in realtà non sapeva quanto fosse il caso di parlottare con la ragazza di fuoco davanti ad Orochimaru. La svedese sembrava averlo letto nel pensiero e si girò imbarazzata verso il suo capo, grattandosi la testa quasi fosse stata una studentessa richiamata dal professore in classe. Chiese all'uomo e anche alle gemelle di cosa avessero bisogno. L'albino sorrise nuovamente, in modo sincero questa volta. Sembrava così umana, così amichevole quando faceva così. Lo faceva un po' ridere il fatto che lei si rivolgesse così formalmente con il serpente, mentre lui che lo conosceva da pochi minuti gli avrebbe potuto tranquillamente dare del tu.
    Ah...mi scusi! Sollevò la mano destra chiusa in un pungo tranne che per l'indice, cercando di attirare l'attenzione del capotavola prima che cominciasse a parlare con Yami. Un gesto un po' timido, forse provocato dal pensiero di non dover essere maleducato verso colui che lo ospitava e la preoccupazione di essere mangiato. La domanda di prima era stata un po' idiota, l'aveva portato lì per curarlo. Quello che lo premeva era una questione simile a quella di Yami. Io invece...a cosa dovrei servirle? Cosa poteva voler un uomo potente come lui da una persona che aveva come unico talento il saper uccidere le persone? Onestamente era convinto che il serpente non avesse problemi di denaro per assumere qualche assassino per fare un lavoro decisamente più pulito del suo. Che volesse sapere qualcosa del suo quirk? Yami gli aveva raccontato che era stato proprio Orochimaru a risvegliare il suo vero potere, tramite un'operazione che si avvicinava molto di più alla fantasia che alla scienza per molti. Aveva avuto tutto il tempo per analizzarlo mentre dormiva, forse voleva...rimuoverlo per studiarlo? Non sapeva quanto fosse possibile, ma considerato che ne aveva dato uno alla ragazza che gli stava accanto le sue certezze vacillavano. Però...non gli sarebbe venuto più facile fare una cosa del genere mentre se ne stava tranquillo nel mondo dei sogni? Quei dubbi gli si creavano e venivano demoliti con una facilità impressionante. Serviva la risposta definitiva di Orochimaru per farlo stare tranquillo, onestamente.


    SCHEDA RYO TATSUKI - LIVELLO 3



    ⟐AZIONI&TECNICHE⟐
    Azioni:
    Tecniche Utilizzate:





    ⟐STATISTICHE⟐
    Attacco: 40
    Agilità: 100
    Quirk: 80
    Energia: 275/275



    ⟐EQUIPAGGIAMENTO⟐



    CITAZIONE
    Izumi e Kakou
    Equipaggiamento Offensivo
    Stato Izumi: Avvelenato
    Una coppia di pugnali identici, costruiti con uno schema di colori speculari. Izumi e Kakou, Sorgente e Foce, possiedono una lama di 20 centimetri e possono contare su un manico personalizzato, per rendere la presa con la coda più agevole (la loro lunghezza complessiva è poco superiore ai 30 centimetri). Izumi è bianco con delle decorazioni metalliche nere, mentre Kakou è color ebano e presenta degli ornamenti bianchi. La loro particolarità sta nei metalli di cui sono formati: il coltello bianco è composto da una lega di metalli che lo rendono meno tagliente, ma in grado di permearsi con i liquidi con cui viene a contatto, permettendo di imbevere la lama in veleni e altre sostanze. Quello nero invece è stato sottoposto ad un processo di affilatura particolare, che lo rende molto più tagliente del normale.
    Note: Izumi infligge danni lievi da taglio, ma può essere imbevuto con del veleno, che infligge Avvelenamento solo al primo nemico colpito, una volta per role (a meno di non avere a disposizione un altro tipo di sostanza). Per avvelenare la lama bisogna pagare un costo di 100 yen prima della role, specificando all'inizio se lama è avvelenata o meno. Kakou infligge danni medi da taglio e applica Sanguinamento se colpisce un avversario con un affondo.








    Edited by Dëlin - 5/8/2018, 19:27
     
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    Il boss serpente, attorniato dalle gemelle Jenny, fece un cenno con la mano ad una delle tre, quella alla sua sinistra e, come se avesse già capito di cosa avesse bisogno il capo, si alzò per poi dirigersi sul fondo della stanza in cui vi erano altre sedie vicino alla parete. Ne prese una e, con gentilezza, fece accomodare Yami sul lato destro di Orochimaru.
    La ragazza svedese e il giovane Ryo si scambiarono poche parole, per la precisione, fu Yami a rompere il ghiaccio parlando di Daisuke, una conoscenza e "collega" in comune con lo stesso boss.
    Orochimaru ascoltò i due ragazzi dialogare tra loro, in attesa di essere interpellato. E così fu. La giovane Yami, con molto rispetto si rivolse al boss chiedendo quale fosse il motivo della convocazione. Anche Ryo, del tutto ignaro di quella situazione, gli chiese la stessa cosa.
    Come era solito fare quando doveva interloquire con qualcuno, Orochimaru incrociò le mani appoggiando i gomiti sul tavolo.
    Le tre Jenny disposte accanto a lui, in quel momento si allontanarono ed uscirono dalla stanza. La quarta, quella che aveva accompagnato Yami, seguì le sue sorelle in fila.

    In questi ultimi tempi stanno succedendo delle cose un po' bizzarre qui a Tokyo. Basta leggere i giornali per vedere quanti piccoli criminali - cani randagi affamati - compiano atti di vandalismo e di violenza gratuita nelle vie della città, attirando sempre di più l'attenzione dei mass-media e delle forze dell'ordine. Ultimamente, proprio qui a Ropponji, si sono verificati degli scontri tra alcune piccole bande di quartiere che hanno coinvolto alcuni cittadini. Il controllo sull'uso del quirk è fortemente aumentato, così come i presidi dell'antidroga stanno ostacolando alcuni dei nostri traffici.

    In quel momento, una Jenny entrò con un grembiule viola ed un carrello colmo di bibite di ogni tipo e bicchieri di cristallo. Si avvicinò prima a Ryo:

    Cosa preferisci? Chiese la ragazza con gentilezza.

    Si fermò poi, da Yamy. Gradisci qualcosa?

    Orochimaru, nel frattempo continuava con il suo monologo.

    Tutti questi piccoli "selvaggi" senza uno scopo, stanno minando le nostre attività e non si tratta solo di controlli aumentati, ma una catena di conseguenze negative per tutti coloro che lavorano e collaborano con noi. Provate ad immaginare quanto lavoro c'è e che offro giornalmente a centinaia di persone grazie alle nostre "merci". Tutte queste persone potrebbero restare senza un lavoro, e quindi irritarsi, schierarsi con altri... sarebbe un vero casino, non credete?
    E tutto a causa di qualche tossico arrapato che non sa starsene buono nel suo spazio...
    Questa mattina, una giovane ragazzina è stata violentata da alcuni mutant, ieri alcune vetrine di un negozio da noi protetto sono state spaccate per puro divertimento, mesi fa un'importante banca locale - con cui sono in amicizia con il direttore - è stata selvaggiamente rapinata, un Hero è dovuto intervenire e per poco non ci rimetteva le penne.
    Purtroppo però, non stiamo parlando soltanto di semplici cani sciolti... qualcun altro, in questo quartiere sta facendo la voce grossa... CON ME!


    Il tono della sua voce si alzò, era percepibile il suo stato d'animo piuttosto furioso. Jenny gli andò vicino e gli servì un calice di vino rosso, un modo per cercare di consolarlo. Il boss, infatti, sembrò apprezzare quel gesto e per un attimo si rasserenò.

    Scusatemi... mi sono lasciato prendere dal fervore... Yami, probabilmente avrai già intuito a cosa mi riferisco... in questo quartiere esiste un'altra fazione che esercita la sua influenza, sto parlando del Soseiji.
    Fino ad oggi vigeva un patto di non belligeranza, ma adesso è necessario fermare le loro attività per preservare la nostra. Dopotutto noi esistiamo da molto più tempo e ce la siamo sempre cavata bene pagando i giusti poliziotti... ma i loro sporchi lavori, hanno recentemente attirato l'attenzione ed io non posso starmene sempre rintanato qui dentro...


    A quel punto, Orochimaru si alzò dall sedia ed iniziò a camminare su è giù per un lato della stanza.

    BSIAfAx
    Il Soseiji deve sparire. Deve cessare con le sue attività perché non sono capaci di fare altro che concentrare l'attenzione su di sé e su tutto il quartiere. Sono ridicoli, oltre che dei poveracci. Senza quel vecchiaccio di Yoshimura al comando, quel posto è destinato a soccombere. Ovviamente non è solo... spesso gli gira intorno un ragazzo che probabilmente aspira ad esserne il successore... povero illuso...

    Orochimaru si fermò per incrociare gli occhi di Yami. Sicuramente, lei avrebbe capito di chi stava parlando ma, probabilmente, il boss serpente volutamente non aveva ancora accennato alcun nome. Gli interessava, forse, vedere prima la sua reazione prima di proseguire.
    Si avvicinò poi, con passo lento a Ryo.

    So che sei un amante delle sfide n cui si mette in gioco la vita o la propria incolumità. Bene... la cosa mi eccita molto sai?
    Gli disse concitato mentre con la lunga lingua si leccava velocemente le labbra.
    Ce l'hai nel sangue, è parte di te... il desiderio di sopraffare è tipico di coloro che hanno un quirk come il tuo... e più combatti, più hai voglia di farlo ancora, e poi ancora e ancora... IO posso offrirti la possibilità di dare sfogo alle tue potenzialità.
    Che ne pensi?
    E tu Yami, sei d'accordo nel proteggere la nostra base? Non ti costerà molta fatica, sai... mi basta soltanto che tu mi porti via da quel locale il giovane albino venuto dall'Inghilterra di nome... Ash O'Connor... inventati una scusa, qualsiasi cosa, purché sia il più lontano possibile dal Soseiji.
    Nel frattempo, il nostro amico Ryo dopo aver sedato il vecchio, potrà divertirsi ad eliminare quei teppistelli da quattro soldi che vigilano su quel locale. Fidati, stiamo parlando di due o tre ragazzacci che potrai fare fuori in un attimo con la tua "nuova" coda...


    Si sarebbe fermato lì, lasciando il tutto un po' in sospeso come se volesse godere di tutta quella tensione che aveva creato. Ryo si sarebbe sicuramente sorpreso ed incuriosito a proposito di questa nuova coda, così come Yami avrebbe avuto da riflettere non poco su tutta la missione.
    Orochimaru non aveva menzionato nulla sul suo passato, forse per non confondere le idee di Ryo o forse per semplice rispetto... ad ogni modo, il suo sguardo malefico la diceva lunga ed era evidente che la stava mettendo alla prova.


     
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    ☿ YAMI DØDSON ☿


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    Narrato - Parlato - Pensato



    Chiaccherando con Ryo - per quanto possibile almeno - Yami chiese al giovane se era a conoscenza di Daisuke Okada, un ragazzo che aveva incontrato qualche giorno prima in un fast food e che le aveva chiesto informazioni sul giovane dalla pelle olivastra. Il ragazzo dai capelli bianchi confermò, dopo essersi mostrato stupito al sentire quel nome, dicendo che erano "compagni". La ragazza inspirò, osservandolo stupita per un paio di secondi. Sembrava che a Ryo piacesse mostrarsi estremamente ambiguo sulla propria sessualità: sentendo quelle parole e ricordando i trascorsi con Saito, l'idea che il giovane con la coda fosse omosessuale si rafforzava sempre più nella sua mente. Da un lato tanto meglio: non aveva fatto alcuna gaffe a spogliarsi di fronte a lui. Non approfondì: quello sembrava essere tutto ciò che aveva da dire e alla giovane svedese andava bene. Certo era in dubbio che dopo Saito il ragazzo avesse potuto trovarsi un nuovo compagno così in fretta. Forse non voleva parlarne perchè quella volta, con Saito, anche lui aveva sbagliato. Forse aveva tradito la fiducia e l'amore di Daisuke. Forse - però - non era il posto adatto per parlarne.
    Si scusò con Orochimaru e il ragazzo accanto a lei fece lo stesso. Era evidente che se era stata contattata era qualcosa di importante e di certo non per chiaccherare con l'altro albino. Da come parlava quest'ultimo, poi, non sembrava conoscere Orochimaru. Che si fosse davvero risvegliato in quel momento dopo tutto quel tempo? Quei danni dovevano essere più gravi di quanto lei avesse previsto, quindi. L'uomo incrociò le dita delle mani, sporgendosi in avanti e poggiandosi al tavolo coi gomiti. Come se quello fosse un ordine - come quando si tira su l'indice per far stare seduto un cane - le Jenny uscirono ordinatamente dalla stanza, portandosi dietro anche quella che l'aveva accompagnata lì. Purtroppo per la giovane dai capelli bianchi non sembravano esserci sedie a disposizione nella stanza e non voleva certamente interrompere per chiederne una, le sembrava scortese. Decise di stare in piedi e basta: per fortuna aveva messo delle scarpe comode. Quello di Orochimaru pareva un discorso molto lungo o, se non altro, un discorso facilmente riassumibile ma che aveva deciso di prendere molto alla larga. Iniziò a parlare del fatto che ultimamente stavano accadendo cose strane a Tokyo. Come poteva dargli torto? Giusto una settimana prima Ryo era stato fulminato in un vicolo da una persona che poi la giovane aveva scoperto essere un eroe: cose decisamente strane. Quegli avvenimenti, a detta dell'uomo, portavano direttamente ad un aumento sul controllo dei quirk e indirettamente ai traffici di droga dei Bloody Snake. Quindi alla fine era quello il loro business principale, anche se lei si occupava di pedinamenti. Onestamente, si aspettava qualcosa di più simile ad uno spaccio di quirk o qualcosa così. Non che le importasse particolarmente: la pagavano e quello bastava. Il discorso sulla limitazione del quirk la interessava maggiormente: il suo obbiettivo in fondo, oltre ad eseguire gli ordini di Orochimaru, era di legalizzare in qualche modo l'utilizzo delle unicità. Le parole dell'uomo vennero interrotte quando la porta da cui era entrata precedentemente si aprì. Preceduta da un carrello simile a quello di una hostess, una Jenny con legato ai fianchi un grembiule viola molto carino si fece spazio nella stanza. Avvicinandosi al ragazzo alla sua destra, gli chiese se desiderava qualcosa. Nel mentre, la svedese era troppo impegnata nel fissare il carrello per fare attenzione alla sua risposta. Sembrava esserci davvero di tutto e sopra vi erano dei bicchieri dal taglio molto elegante: raffinati come Orochimaru e come quella stanza, probabilmente molto costosi. Osservandoli, si vergognava quasi ad ordinare.
    Umh... Ce l'hai una Coca Cola...? - balbettò quando la donna passò a lei. I suoi gusti erano quelli: non era una tipa da vino o altro - E... Hai una cannuccia? - aggiunse poi. Le sembrava ridicolo bere una bibita gassata in uno di quei bicchieri di cristallo. Mentre veniva servita, l'uomo riprese a parlare. Orochimaru parlava come un vero imprenditore: parlava di famiglie a cui dare lavoro, impiegati, collaboratori. Sembrava quasi che dirigesse un'attività legale, dalle parole che utilizzava. Il suo linguaggio iniziò poi a farsi meno pacato, qualcosa nella sua voce presagiva che stesse per perdere la calma. Parlò di stupri, vetrine rotte. Yami viveva fuori città ora e non si era proprio resa conto che la situazione stesse sfuggendo così tanto di mano. Parlò anche di una rapina in cui un eroe aveva rischiato di morire. La giovane si grattò il mento. Che stesse parlando della rapina che Ash e Sajin avevano fatto per il Soseiji, quando aveva investito Fireflower per permette loro di scappare? Un indizio per la sua risposta sarebbe giunto - ironicamente - qualche attimo dopo. Quelle parole però avevano dato degli ottimi spunti di riflessione alla svedese: era evidente che le persone fossero cattive, meschine e portate al male anche senza il bisogno di usare il loro quirk. Perchè limitarli, allora? Perchè impedire ad una persona di utilizzare quello che doveva essere naturale, come un braccio o una gamba? I suoi pensieri - però - furono interrotti da un boato. Era la voce di Orochimaru. Yami sbarrò gli occhi, sorpresa più che spaventata.
    Era evidente che l'uomo pensasse che quegli attacchi fossero mirati per cercare di metterlo in difficoltà. Le sue parole si fecero più chiare: il suo problema era il Soseiji, il "Bar" in cui la giovane aveva prestato servizio per qualche mese. Era dunque evidente, ora, che si riferiva proprio a quella rapina. La ragazza non sapeva se l'uomo fosse all'oscuro della sua partecipazione o semplicemente ignorasse il fatto. Ai tempi, in fondo, la giovane era ancora sotto l'influsso negativo di suo fratello. Ben poche delle azioni che compiva erano di sua spontanea volontà. L'uomo si placò solo dopo che Jenny gli porse un calice di vino color sangue. Che dire, i suoi gusti erano certamente più sofisticati di quelli della svedese. Yami non era certamente nessuno per poter giudicare gli altri ma, in quel momento, le parole di Orochimaru non le parevano così tanto ardite. I metodi del Soseiji non erano certamente tra i più pacati, Orochimaru sembrava tutto un altro tipo. La ragazza, poi, non era mai riuscita a capire che cosa volessero davvero, forse complice anche Yama a far da lastra tra lei e il mondo esterno. Non aveva mai scambiato più di quattro parole di convenevoli col vecchio e i compagni che reclutava raramente si facevano vivi una seconda volta. Oltre al poter essere finalmente libera, erano anche queste motivazioni che l'avevano spinta ad entrare nei Bloody Snake. Orochimaru si alzò e prese a camminare avanti e indietro, come se dovesse scaricare la tensione. Quella sedia pareva bella comoda e Yami aveva atteso tutto quel tempo in piedi ma decise di trattenersi. Non le sembrava educato chiedere se potesse sedersi al suo posto ora che era libera.
    Il serpente finalmente fece chiarezza, rivelando esplicitamente il suo obbiettivo: la distruzione del Soseiji. Che parlasse del locale o dell'organizzazione, poco importava. Chiamò il vecchio per nome e poi si riferì vagamente ad un altro individuo, incrociando lo sguardo viscido con gli occhi azzurri di Yami. Onestamente, qualche tempo addietro pensava che quel ruolo sarebbe spettato a Yama, e suo fratello era sparito. Era evidente - però - non si trattasse di lui. Il gemello non aspirava a nulla, non era il tipo da attendere. Se avesse voluto quel posto, lo avrebbe rivelato. Parlava di Ash probabilmente: il ragazzo si dava un bel da fare e probabilmente dopo la sua partenza (o forse anche prima) aveva preso il suo posto nel reclutamento di nuovi membri. O, forse, si era dedicato ad altro sin dall'inizio e lei era un rifiuto buona solo a far propaganda. Ora, onestamente, non le importava più. Camminando, la serpe si avvicinò a Ryo. Le parole che pronunciò al giovane furono forti pure per lei: la sete di sangue del quirk, un'unicità che aveva voglia di combattere, di lacerare, di uccidere... e che così facendo influenzava il suo possessore. Yami conosceva bene quella sensazione. Ce l'aveva avuta sulla pelle per più di dodici anni. L'altro giovane dai capelli bianchi le trasmetteva le stesse sensazioni: glielo aveva detto un po' di giorni prima, seduti sul suo letto. "Le persone non sanno ciò che succede a quelli come me o come te". Ryo non sembrava aver preso bene quelle parole, la loro discussione si chiuse con le sue urla di disappunto e forse Yami era davvero convinta di aver fatto un buco nell'acqua. Orochimaru, però, era uno studioso. Era uno che coi quirk ci sapeva fare ed era evidente da come aveva separato lei e suo fratello, da cosa aveva fatto ai suoi capelli. Se diceva quelle parole, doveva esserci un fondo di verità. Le sue parole legittimavano le idee di Yami, il motivo per cui aveva comprato quelle carte, le tessere che parevano cadere tutte nel punto giusto. Senza neppur chiedere, aveva avuto le sue risposte. Esistevano davvero unicità difficili da controllare, unicità in grado di influenzare chi aveva la sfortuna di essere nato in quel modo. Allora perchè il mondo si comportava così? Perchè costringere le persone a limitarsi, a reprimersi? Perchè attendere che finiscano divorati dentro o decidano di sfogarsi e divorare gli altri? Il suo ideale si faceva ora più concreto che mai. Quel mondo aveva bisogno di qualcuno che dimostrasse che i criminali non erano tutti tali. Che usare il proprio quirk, a volte, non era un crimine ma un'esigenza. Che era necessario che ogni istituto scolastico - e non solo quelli per aspiranti eroi - permettesse ai propri studenti di usare il proprio quirk, familiarizzare, capirne i limiti e le esigenze. Imparare a controllarsi. Un mondo in cui persone come lei e Ryo potessero sorridere a dei compagni, a degli amici. In cui non fossero costretti a vivere come criminali ai margini della società. Quel mondo aveva bisogno di una rivoluzione. Quello non era un giorno da rivoluzioni, però.
    Orochimaru invitò Ryo a sfogare questa sua furia sul Soseiji. Onestamente la ragazza sperava che il giovane non avrebbe accettato, non tanto per l'organizzazione quanto per sé stesso. Aveva imparato che non era giusto abbandonarsi alla furia. Ascoltò il piano dell'uomo fino in fondo, senza tralasciare il dettaglio sulla nuova coda di Ryo. Che avesse applicato delle modifiche anche alla sua unicità? Quell'uomo era in grado di fare cose che per Yami fino a qualche tempo prima sembravano impossibili. E... Allora il ragazzo si era appena risvegliato o era rimasto lì per farsi operare volontariamente? Era effettivamente entrato a far parte di Bloody Snake, ora? Lavorava per loro? La svedese avrebbe voluto interrogarsi su cose così superficiali, ma aveva ben altro a cui pensare. Distrarre Ash mentre Ryo si occupava del locale. L'idea era semplice, ma... Era un "tradimento", quello? Le sembrava che l'inglese avesse usato proprio quella parola qualche giorno prima al telefono o, comunque, la sensazione che le sue parole le avevano trasmesso era proprio quella. Tradimento. No. Per Yami quello era un lavoro. Certo, conosceva Ash, ma quanto? La persona conosciuta al Soseiji con cui aveva legato maggiormente era Yuya. Al loro primo incontro, però, era svenuta a causa di suo fratello. Non aveva avuto sue notizie finchè non lo aveva incontrato nuovamente in quello strambo sogno e poi a Disneyland. In entrambe le occasioni le era sembrato abbastanza evidente che non lavorasse per il bar. Quando aveva organizzato quella consegna per il Reverendo Bolek, poi, lo aveva dovuto contattare nuovamente e non aveva agito attraverso il Soseiji come per Ash o per Alucard. Mentre Ash parlava di tradimenti e sembrava vedere un grosso nemico in Orochimaru, Yuya aveva accettato un lavoro da parte sua senza neppure fiatare. Lui e Ryo, poi, si conoscevano proprio grazie a quel lavoro. Insomma, le probabilità che il ragazzo con la coda da diavolo si trovasse al locale e venisse ferito in quella faccenda erano pari a quelle di incontrarlo in un qualsiasi bar di Tokyo in un'ora casuale del giorno. Alucard, poi, aveva sentito si fosse preso una pausa dopo quell'affare all'Università. Sajin era sparito da un po' e anche Ash aveva confermato che non lavorasse per il vecchio. Di quest'ultimo non le importava molto. Era grata per l'aiuto che le aveva dato ma le era sempre sembrato una persona troppo strana e distaccata. Ash doveva essere con lei al momento dell'attacco e, pertanto, non correva alcun rischio. Insomma, le persone a cui teneva le sembravano tutte al sicuro. Non era molto d'accordo col far del male a delle persone - indipendentemente dal motivo - ma, come detto, quello era lavoro. Un lavoro brutto, certo. Sgradevole senza dubbio, ma l'unico lavoro che poteva eseguire in quella società. In una società che la considerava cattiva per aver ucciso i suoi genitori attraverso il suo quirk, senza pensare all'entità di quest'ultimo, non poteva che spingerla a comportarsi da tale.
    Yami aveva preso una decisione, in quei giorni. Il pensiero le ronzava in testa da quando aveva difeso Ryo ma si era fatto più forte il giorno prima, quando aveva incontrato Raul. Per quanto nel torto, il ragazzo non aveva esitato un attimo a fare ciò che pensava fosse giusto fare. Quello era il tipo di persona che Yami voleva diventare. Era il momento di lasciare nel passato la Yami debole e sottomessa, che non era in grado di reagire. Bisognava lasciarla indietro assieme alla vita con suo fratello e al tempo trascorso al Soseiji. Certo, le spiaceva. Ma quello era ciò che le era stato ordinato, ora. Si scostò i capelli dalla fronte con le fragili dita della mancina.
    Sì, ci sto. - rispose fermamente. Distrarre Ash non sarebbe stato un grosso problema. Avevano parlato per telefono qualche giorno addietro, sebbene il giovane si fosse comportato mestamente si erano dati appuntamento per un the prima o poi. Beh, evidentemente era più "prima" che "poi". Se il ragazzo avesse abboccato all'amo, non ci sarebbero stati problemi. In quel modo, poi, non era neppure considerabile "mentire", no? Solo una cosa la preoccupava. Aveva visto il ragazzo combattere contro Raul qualche giorno addietro e, sebbene si fosse infiltrato all'Unforeseen Simulation Joint della U.A., non le sembrava certo un granché. Ora, poi, era probabilmente reduce da un ricovero e non sembrava in condizioni ottimali, a guardarlo in faccia. Tenere occupato Ash era certamente liberarsi di un problema, ma sarebbe davvero stato in grado di gestire quella situazione? La svedese aveva molti dubbi a proposito.
    Solo... - proseguì, cercando di trovare le parole giuste per non ferire Ryo. Certo, forse non tutti gli uomini volevano essere forti e potenti, ma lei non era nessuno per giudicare le abilità di qualcuno - Mi chiedo se sia una buona idea lasciare tutto in mano a Ryo. - domandò implicitamente. Si trattava di una domanda plausibile, secondo lei - Insomma... Ha subito quel che ha subito e il vecchio è davvero forte. O almeno così mi ha detto mio fratello. - proseguì, riferendosi al capo del Soseiji. Yami non era molto informata sul mondo criminale, non sapeva neppure chi fosse Orochimaru fino a poco tempo prima. Era sempre suo fratello a informarsi per lei. Quell'informazione in particolare poi, ironia della sorte, l'aveva ricevuta proprio poco prima del suo incontro con la serpe. Suo fratello era convinto che il vecchio volesse liberarsi di loro e quella era la prima volta che lo aveva visto spaventato. Nonostante lo conoscesse ben poco, temeva per Ryo. E, probabilmente, faceva bene. Certo, lei non poteva aiutarlo: doveva distrarre l'inglese dai capelli bianchi. Orochimaru, poi, aveva parlato di una nuova coda. Ma avrebbe funzionato? Lei aveva atteso giorni interi dopo l'operazione e a volte faceva ancora fatica ad utilizzare alla perfezione il suo quirk. Se davvero quest'appendice sanguinaria era così violenta, non sarebbe stato un pericolo? Era sicura che Orochimaru sapesse il fatto suo, ma aveva bisogno di sentirselo dire chiaramente per scongiurare qualsiasi dubbio le strisciasse ora in petto, avviluppandosi come un verme che bloccava il respiro. Certo, la giovane ragionava e parlava come se Ryo avesse già accettato quell'incarico, ma ancora non aveva sentito la sua opinione. Da una parte, in cuor suo, sperava che non avrebbe accettato o, perlomeno, che se lo avesse fatto fosse solo per sdebitarsi per le cure e non per abbandonarsi ad una ferocia animale che certo non si abbinava a quei capelli chiari e quegli occhi verdi.

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    Yami Dodson - LVL 7

    Esperienza: 1550
    Attacco: 270 + 32
    Quirk: 320
    Agilità: 210
    Energia: 825
    Stato fisico: Illeso



     
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    ⟐ RYO TATSUKI ⟐




    Narrato - Parlato - Pensato



    Yami sembrava leggermente insoddisfatta delle sue risposte, o perlomeno un po' interdetta. Aveva detto qualcosa di strano? Forse voleva conoscere qualcosa di più sul ragazzo mafioso e non era riuscita ad ottenere molto dalle sue brevi risposte. Onestamente, era stato sintetico più che altro per non interrompere troppo il suo capo. Alla sua ennesima domanda però la serpe maliziosa non rispose, ma decise di far uscire le sue figlie in fila come tante brave scolarette, semplicemente assumendo una prosa prominente sulla scrivania sulla quale i vari discorsi danzavano. Il fatto che fossero così sincronizzate e che gli bastasse solo muovere le braccia per "attivarle" lo incuriosiva ma allo stesso tempo gli faceva venire voglia di stare più lontano da loro possibile. Dopo questa scena, Orochimaru cominciò un discorso di cui Ryo era quasi completamente ignorante, sulla situazione della metropoli. Che succedessero cose strane a Tokyo si sapeva da prima che lui stesso fosse nato. Il suo soffermarsi sui piccoli criminali lo fece sentire però preso in causa. L'albino sapeva benissimo di non essere chissà che in mezzo a quella folla di criminali e che semplicemente abusava del fatto che il suo quirk fosse adatto per uccidere. Gli fece pensare per un attimo che lo avesse richiamato anche per ripagare Orochimaru di tutti i danni che aveva causato, anche se riflettendoci Ryo sapeva che non aveva frequentato Rapponji di recente. Questa aumentata sicurezza, quelle bande che si scontravano lui non le aveva notate ed anche se era un pessimo osservatore la sua ignoranza probabilmente proveniva dal suo non immischiarsi nel traffico di droghe. Onestamente il mondo degli stupefacenti lo intimoriva parecchio. Alla fine era un codardo, che preferiva fare quel che gli piaceva e non puntare mai troppo in alto se non era sicuro di farcela, tranne quando si mettava in gioco qualcuno che valesse la pena seguire ed uccidere. Quindi anche se Orochimaru gli parlava di quei suoi affari come se fosse una cosa risaputa, poteva solo limitarsi ad annuire.
    Una pausa a quei pesanti argomenti fu offerta dal rientro di una delle gemelle, che vestita con un grembiule viola che si abbinava stranamente bene alla sua figura femminile, chiese prima a lui poi a Yami se volessero bere qualcosa. Il vassoio che la Jenny trasportava era carico di bevande dalle più "plebee" come semplici bibite gassate a del prezioso vino rosso che nascondeva il suo colore in bottiglie scure. Onestamente Ryo non sapeva se era il caso di prendere qualcosa che fosse più complicato dell'acqua minerale. Orochimaru credeva che lui fosse in grado di poter assimilare qualcosa di dolce con tutta la tensione che aveva creato? Erano però giorni che non mangiava qualcosa di solido e il buco nel suo stomaco cominciava a farsi sentire di fronte a tutto quello zucchero. Non era del tutto convinto ma notando come la svedese avesse preso una Coca-Cola con la cannuccia senza problemi, decise di chiedere qualcosa giusto per coprire momentaneamente la fame.
    Posso avere un tè al limone? La sua educata richiesta fu esaudita dalla donna che senza troppi problemi versò la bevanda all'interno di un raffinato bicchiere di vetro. Ryo prese un piccolo sorso e il sapore dolciastro della bibita zuccherata gli attaccò le papille gustative con tanta violenza da sentire quasi una scossa ai lati della lingua. Fortunatamente il sapore dell'economico dentifricio era già quasi completamente sparito, altrimenti la sua reazione sarebbe stata ben peggiore. Tralasciando queste riflessioni sui gusti dell'albino, il pericoloso criminale serpente continuava il suo discorso. Orochimaru parlò ancora dei suoi commerci, facendo sembrare le sue squamose dita ormai infiltrate in ogni angolo di Tokyo. Dal suo modo di parlare la sua attività era quasi parte integrante di una grande fetta del mondo del crimine, quasi stesse parlando di una classica attività di famiglia disturbata da teppisti. Centinaia di persone? Ryo non aveva modo di verificare se fosse vero oppure solo un'esagerazione dovuta al suo ego. Da lì il tono di voce della serpe passò da freddo a calcolatore a completamente furioso: quella serie di crimini compiuti a suo danno, da rapine a stupri attuati da disgustosi mutanti, fecero scattare in Orochimaru una grande ira che culminò in un urlo sibilante. Mentre Yami era riuscita a rimanere quasi impassibile, Ryo fu ben più intimorito da quell'uomo tanto che smise di bere il suo tè, appoggiando di conseguenza il bicchiere sul tavolo. Sperava sempre di più di non essere stato proprio lui a causare uno dei tanti problemi che stava descrivendo. Altrimenti sarebbe finito divorato su quel tavolo, accompagnato dall'ottimo rosso che Jenny sembrava voler offrire al suo capo. Questo sembrò calmare Orochimaru lievemente, forse per l'alcool contenuto o forse solo per il gesto di impugnare un bel bicchiere raffinato, ma il ragazzo dai capelli bianchi era ancora in allerta, nonostante le scuse dell'uomo. C'era qualcuno che stava sfidando l'influenza velenifera del serpente e a quanto pare ci stava pure riuscendo. Questo pronunciò un nome: Soseiji. Se in Yami poteva risvegliare emozioni particolari o certi ricordi, Ryo onestamente non lo conosceva benissimo. Sapeva della sua esistenza tramite qualche parola qui e la scambiata tra persone in strada, qualche piccola notizia che lo indicava di certo come un luogo interessante. Cosa attirasse molte persone lì però, a lui non era chiaro. Di sicuro dovevano avere molte persone che combattevano per la loro causa, per avere una forza tale da far sudare sette camicie alla "gang" di Orochimaru. Nonostante il suo interlocutore ne avesse parlato come un'azienda, all'albino tra tregue e territori sembrava più che altro una banda criminale ben organizzata, per quanto si volesse dargli un'aria legale.
    Orochimaru si alzò dal suo trono, cominciando a marciare pensieroso per la stanza. La sua figura era molto più imponente di quanto sembrasse a prima impressione. Non era particolarmente robusto fisicamente, ma la sua altezza e il suo aspetto quasi mostruoso gli donavano un'aria minacciosa ed infausta. Forse era anche l'elegante completo viola, associato alla potenza e al lusso. Continuando quel suo parlare, il pensieroso scienziato dichiarò che il Soseiji doveva scomparire, a causa dei numerosi problemi che portava. Anche se non conosceva la situazione nel dettaglio, Ryo poteva condividere l'idea di dover recidere l'erbaccia cresciuta troppo per permettere ai fiori di sbocciare. Alla fine nel mondo criminale era così, vigeva la legge del più forte e del più furbo. Sopravviveva non solo chi mangiava i propri rivali, ma anche chi riusciva a farli sbranare. Le due figure che aveva accennato erano sconosciute a lui, ma ne parlava come se fossero re ed un erede senza speranze.
    Non lo riguardavano molto, ma ciò che il serpente stava per dirgli lo toccava invece nel profondo. Dopo una veloce occhiata a Yami, Orochimaru si avvicinò lentamente a lui guardandolo negli occhi. Ryo rispose a quello sguardo con una faccia che avrebbe fatto invidia al miglior stoccafisso. Prima dichiarò come l'albino fosse un amante delle sfide e del mettere a repentaglio la propria vita. Non poteva dargli torto su questo, ma il fatto che lo eccitasse molto lo lasciò interdetto.
    Ah... Quel verso fu l'unica cosa che riuscì a formulare in risposta di quella vistosa leccata di labbra. Doveva trovarli tutti lui i maniaci? Decisamente non sarebbe stata una cosa carina da dire all'uomo che lo aveva curato, ma almeno lui non andava ad uccidere la gente in casa degli altri. Lo sguardo di Orochimaru era...contento ed intenso, forse solo emozionato di avere davanti a lui un ottimo animaletto da laboratorio.
    Il discorso che seguì però attirò molto l'attenzione di Ryo. Parlò di come la sua voglia di uccidere, di vedere gli altri soffrire fosse causata proprio dalla natura del suo quirk, che anzi fosse una cosa tipica. In che senso? Voleva dire che era la sua coda ad influenzare i suoi pensieri? Che era stata tutta colpa del suo potere se aveva quel comportamento con le persone? Cos'era quella, un'illuminazione che avrebbe sconvolto la sua vita e quella di tante altre persone? Poter dare la colpa a qualcuno, o in questo caso a qualcosa, ci fa stare sempre meglio. Ci sentiamo più leggeri nel momento che la responsabilità scivola via dalla nostra vita e che possiamo stare tranquilli. Però, come in tutte le bugie, c'è sempre quella voce in testa che ci invita a ragionare. Sarebbe stato bello poter dire "Ah ok! Era solo colpa della mia Unicità!". Per lui era una bella, dolce e nauseabonda menzogna. Le bugie hanno le gambe corte, ma hanno il sapore e la consistenza del miele. Agli uomini piace affondarci dentro ed affogare fino a quando qualcosa non li costringe a tornare alla realtà. E per quanto le parole di Orochimaru potessero dargli qualche secondo di sollievo, il suo cuore gli diceva che non poteva essere solo così. La sua vita non poteva essere solo il frutto di una reazione chimica avvenuta a causa di qualche meccanismo legato al suo quirk. Forse lo era, ma era impossibile accettare per lui che fosse solo un frutto del caso. Perché i suoi fratelli non erano come lui allora? Alla fine i loro quirk si assomigliavano. Forse Ryo aveva perso alla Ruota della Normalità quando era nato? Orochimaru continuava a parlare di come lui gli potesse dare l'opportunità di sfogarsi, di dimostrare il suo potenziale. Ma anche togliere la vita aveva un potenziale? Quanto si poteva uccidere "bene"? Probabilmente quell'uomo lo voleva usare come una bomba ad orologeria da scatenare al momento giusto. Alla fine era stato così per tutta la sua vita, tanto valeva farlo a comando, no?
    Orochimaru finì il suo discorso con quello che sembrava essere una spiegazione del piano. Yami doveva fare il lavoro diplomatico ed allontare questo inglese di nome Ash. Ryo era piuttosto curioso di sapere come fosse un inglese dal vivo e come parlassero, forse girava in smoking e con un vistoso bastone da passeggio, mentre alzava il mignolo per bere il tè? Forse era un po' troppo giovane per essere a quello stadio, per come ne aveva parlato il datore di lavoro di Yami. A lui invece toccava combattere a quanto pare. Doveva prima di tutto sedare un vecchio, cosa piuttosto particolare. Forse lo Yoshimura di cui aveva parlato prima? Magari era importante che rimanesse vivo od era troppo forte persino per la svedese. Doveva sistemare anche dei membri di quella organizzazione, anche se dubitava che ucciderne un paio li potesse mettere in difficoltà. L'ennesimo problema era un altro. La sua "nuova" coda? L'aspetto malconcio di Ryo forse lo avrebbe nascosto, ma era sbiancato all'improvviso, per quanto si potesse notare sulla pelle mulatta.
    Come? Ryo cominciò a sudare freddo, l'intera stanza che si deformava in un un'allucinante circo degli orrori. Probabilmente Orochimaru, così assorto nei suoi esperimenti, aveva smesso di provare completamente empatia oppure un minimo senso di come le persone si potessero comportare dopo essere state operate dopo essere state in coma indotto. Soprattutto quando si andava a toccare una cosa delicata e personale come il quirk. Effetti sul suo stato mentale a parte, era una sua parte del corpo che era stata violata e probabilmente rimpiazzata senza il suo permesso. Era come se, dopo essersi risvegliati in ospedale, il medico ti proponesse di andare a correre la maratona "con le tue nuove gambe". D'istinto Ryo si portò la mano al fianco destro. La coda decisamente non usciva da lì, ma non poteva di certo abbassarsi in pantaloni in quella situazione. Che cosa poteva aver toccato? Da dove usciva? Il materiale? E se avesse cominciato a sputare fuoco? Oppure a parlare? Magari gli aveva impiantato un gemello parassita nel corpo che gli era rimasto in più in magazzino. Si immaginava la faccia eccitata della serpe nei giorni precedenti, mentre metteva a nudo i segreti del suo quirk. Onestamente non aveva idea di cosa chiedere, tanto era inverosimile la situazione. Viveva in un mondo in cui alla gente ricrescevano le braccia in una notte, ma il fatto di poter modificare come un'unicità funzionasse era comunque fantascienza per la maggior parte della popolazione. Come un brivido il ricordo di Yami che parlava della sua nuova unicità gli attraversò il cervello. Si girò con occhi preoccupati verso la ragazza, chiedendosi come fosse prima di incontrare Orochimaru. E mentre l'albino rivolgeva verso la sua salvatrice lo sguardo, questa accettò la missione. Non che la cosa stupisse Ryo più di tanto, visto che lavorava per i Bloody Snake. Invece, la sua preoccupazione per lui gli fece salire un senso di ansia e apprensione che gli gravava sul cuore. Yami lo stava sottovalutando? Ok che non era così forte, ma se Orochimaru glie lo aveva chiesto voleva dire che si fidava di lui in qualche modo, no? Forse era colpa della sua clamorosa sconfitta qualche sera prima? Quello scontro però era stato perso dalla sua impazienza e dalla sua rabbia. Ed inoltre, non è che lei se la fosse cavata meglio...ma non doveva cadere nella trappola di far ricadere le sue colpe su altre persone. Era naturale dopotutto che la sua prima impressione fosse quella di un ragazzo incapace. Alla fine era così. Ma l'unica cosa che era stato in grado di fare in quei mesi era uccidere e fuggire, uccidere e fuggire. Se non era in grado di fare nemmeno quello, tanto valeva morire. Voleva accettare e anche se si ripeteva che non era per dimostrare a Yami di essere capace, probabilmente era così. Voleva dimostrare di valere qualcosa alle persone, non poteva farne a meno.
    Va bene, accetto. Ripagherò il mio debito con lei. Ryo incrociò le dita tra di loro, formando un intreccio con le falangi. Guardò per un attimo Yami, per poi rivolgere gli occhi verso Orochimaru. Nella sua voce c'era un po' di esitazione e l'ansia di avere qualcosa di impiantato nel corpo non era sparita. Aveva detto di voler saldare il conto con la serpe, ma onestamente era una cosa talmente ovvia che non gli aveva nemmeno passato la mente. Voleva far vedere quanto era bravo, voleva far vedere di essere il migliore in qualcosa. Per la prima volta uccidere qualcuno non era per un piacere personale o per lavoro, ma (per quanto male suoni) per compiacere un'altra persona, anche se proprio questa voleva che si allontanasse da questa strada nell'oscurità.



    SCHEDA RYO TATSUKI - LIVELLO 3



    ⟐AZIONI&TECNICHE⟐
    Azioni:
    Tecniche Utilizzate:





    ⟐STATISTICHE⟐
    Attacco: 40
    Agilità: 100
    Quirk: 80
    Energia: 275/275



    ⟐EQUIPAGGIAMENTO⟐



    CITAZIONE
    Izumi e Kakou
    Equipaggiamento Offensivo
    Stato Izumi: Avvelenato
    Una coppia di pugnali identici, costruiti con uno schema di colori speculari. Izumi e Kakou, Sorgente e Foce, possiedono una lama di 20 centimetri e possono contare su un manico personalizzato, per rendere la presa con la coda più agevole (la loro lunghezza complessiva è poco superiore ai 30 centimetri). Izumi è bianco con delle decorazioni metalliche nere, mentre Kakou è color ebano e presenta degli ornamenti bianchi. La loro particolarità sta nei metalli di cui sono formati: il coltello bianco è composto da una lega di metalli che lo rendono meno tagliente, ma in grado di permearsi con i liquidi con cui viene a contatto, permettendo di imbevere la lama in veleni e altre sostanze. Quello nero invece è stato sottoposto ad un processo di affilatura particolare, che lo rende molto più tagliente del normale.
    Note: Izumi infligge danni lievi da taglio, ma può essere imbevuto con del veleno, che infligge Avvelenamento solo al primo nemico colpito, una volta per role (a meno di non avere a disposizione un altro tipo di sostanza). Per avvelenare la lama bisogna pagare un costo di 100 yen prima della role, specificando all'inizio se lama è avvelenata o meno. Kakou infligge danni medi da taglio e applica Sanguinamento se colpisce un avversario con un affondo.




     
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    Bloody Snake headquarter


    Boss: Orochimaru
    Base operativa: Fabrique (discoteca)


    Mission: La scelta più difficile
    Reward: 1.200 Yen



    BSIAfAx
    Un'espressione compiaciuta illuminò nuovamente il volto del boss "serpente". Istintivamente si raddrizzò con la schiena, come a volersi gonfiare di tutta quella soddisfazione interiore che stava provando.
    Eccellente! Non avevo dubbi che uno della tua stirpe avesse un elevato spirito combattivo. E' qualcosa di sottile, che sfugge al quotidiano...
    Orochimaru si avvicinò a pochi centimetri di distanza da Ryo. I suoi occhi gialli, dallo sguardo rettiliano, puntavano dritto ai suoi, dall'alto. Una figura dominante ma allo stesso tempo accogliente.
    Non è facile guardare in fondo a noi stessi, soprattutto se non abbiamo qualcuno con cui confrontarci. Questa potrebbe essere l'occasione di una vita, Ryo.
    Concluse, lasciandosi la scia di un discorso in sospeso, per qualche secondo.
    Infilò la mano nel taschino del suo corpetto e tirò fuori un telecomandino. Dopo aver pigiato alcuni tasti, le luci della sala si offuscarono e, da un proiettore installato sul soffitto, vennero proiettate delle immagini in 3D al centro della sala, indicativamente sopra il tavolo della sala.
    L'immagine era quella di un ragazzo con la coda, ricostruito in computer grafica, che ruotava su se stesso in senso orario. Appena sopra il coccige, vi era una piccola area di circa dieci centimetri di diametro illuminata di rosso.

    Quella è la sacca in cui le tue cellule "speciali" sono contenute, prima di mutarsi a tuo piacimento in una coda, per esempio.
    Quando sei arrivato qui, la struttura della sacca era danneggiata severamente. Probabilmente avresti perso la coda... ma sono riuscito a rimediare con la membrana organica di un... donatore e credo che tu ne abbia ereditato una certa qualità.

    Il suo discorso, nel frattempo, veniva accompagnato da un susseguirsi di immagini in 3D che mostravano la sacca "rossa" dell'immagine precedente, tagliata, poi asportata, ricostruita con altra membrana e ricucita insieme. Immagini ricostruite con dettagli grafici che rasentavano la realtà. Subito dopo, altre immagini mostravano un procedimento organico della stessa sacca rossa esplodere verso l'esterno e del liquido che, una volta fuoriuscito all'esterno con una forte pressione, prendeva una certa forma fino a solidificarsi in quella che era una coda.

    Senza troppi fronzoli, dovresti essere in grado di emettere del veleno dalla punta della tua coda... ha un colore violaceo!
    Si fermò di colpo, accese le luci e gli ologrammi sparirono di colpo. Voleva vedere la reazione del ragazzo.
    Poi si rivolse a Yami. Il suo tono era come sempre incisivo ed educato.

    Io non sottovaluterei le sue capacità ma concordo con il fatto che il signor Yoshimura, da quello che so, non è di certo alla sua portata. Infatti non dovrà combatterlo. Il suo obiettivo, come già detto, è sedarlo. Mi serve vivo ma privo di coscienza.
    Avrei potuto affidare questo compito a qualche altro collega fidato ma sono piuttosto noti in giro, pertanto desterebbero subito sospetto.


    Il boss si avvicinò alla ragazza mentre questa sorseggiava una coca cola dalla cannuccia.
    Credo che non sia un problema se vi chiedessi di fare tutto questo entro sera, vero?

    Attese delle eventuali risposte per poi proseguire con l'organizzazione.

    Yami, con te ci sarà una Jenny...
    Proprio in quel preciso istante, una Jenny entrò nella sala dalla porta sul fondo, con un berretto da autista.
    Ti porterà ovunque vorrai. Inoltre, dovresti aver ricevuto una "tuta" da lavoro, studiata appositamente per te. Spero che la taglia sia quella giusta.
    Il suo sguardo si posò sull'autista.
    Jenny, risponderai direttamente a Yami da questo momento in poi e fino alla fine della missione.
    Ricevuto!
    Rispose Jenny con fermezza.

    Ryo, ti darò tutti i dettagli via smartphone. Il tuo compito è semplice. Dovrai colpire il gestore del bar con la tua coda iniettando il veleno che hai ereditato da un ragazzo che controlla e crea veleni dal proprio corpo.
    Un'altra Jenny entrò sempre dalla porta sul fondo con due smartphone in mano. Ne consegnò uno a Ryo ed uno a Yami.

    In caso di emergenza potrete contattarmi al numero in rubrica registrato come "HELP".
    Ricapitoliamo: Yami, questa sera dovrai portare fuori il ragazzo del Soseiji e tu Ryo, dovrai intrufolarti nel locale e colpire il vecchio Yoshimura. Di sera, il locale è piuttosto frequentato, quindi dovresti riuscire a confonderti con la gente all'interno. Se dovessi riuscire, chiama Jenny, ci penserà lei ad organizzare "l'estrazione" del corpo in men che non si dica.

    Ripose le mani nelle tasche dei pantaloni, guardò entrambi i membri di quella missione e con un ghigno si avviò verso la porta sul fondo.
    Se non avete altro da aggiungere non vi ruberò altro tempo. Sono sicuro che farete un ottimo lavoro.
    Il boss serpente salutò entrambi con un sottile sorriso, probabilmente era davvero soddisfatto oppure stava mentendo spudoratamente?
    Ad ogni modo, Orochimaru lasciò con sé una scia di perplessità sul tutto, molte domande a cui dare risposta, qualche incertezza... eppure avrebbero dovuto in qualche modo arrangiarsi con quella che era la loro mera esperienza sul campo.

    OFF: Da questo momento in poi, siete liberi di organizzarvi in modo da agire contemporaneamente (o quasi) per poter fare il tutto in serata.
    Per fare tutto questo ci vorranno, credo, un paio di post a testa. Interverrò non appena avrete raggiunto i luoghi dei vostri obiettivi.

    Dennis, sei libero di gestire tu il contatto con Ash che, in base agli ultimi eventi pregressi, dovrebbe accettare un invito da parte di Yami. Seguendo questo filo narrativo, puoi gestire il contatto in autonomia e coerentemente con quanto dichiarato dai PG nella precedente telefonata.
    Ottieni l'equipaggiamento nuovo approvato e il PNG di Jenny autista version!

    Delin, sei libero di far arrivare Ryo fino all'interno del Soseiji, dopo essersi accordato con Yami. Nel locale ci sarà un po' di gente (ma non tantissima) e si potrà distinguere al bancone il vecchio Yoshimura. Fermati non appena avrai pensato o trovato l'approccio da usare con il vecchio.
    Ottieni, come Bonus di attivazione della coda, un +50% del valore del tuo Quirk in caso di Attacco Quirk e un +50% dell'Agilità, con coda attivata, in caso di Azioni Difensive. Malus: +20% dell'Energia da aggiungere al Costo della tecnica usata.
    Nella tua coda, potrai sentire qualcosa scorrere attraverso di essa, il veleno.
    Riottieni le tue "lame".

    Per qualsiasi cosa MP.


     
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    Nonostante le sue preoccupazioni, Ryo accettò quel lavoro. I loro occhi si incrociarono per un attimo, poco prima che la ragazza abbassasse lo sguardo a terra. Sapeva che anche se quel ragazzo provava a dimostrare a sé stesso e agli altri di essere forte e di potercela fare da solo, la realtà era ben distante da questa maschera troppo grande che provava ad indossare e che - puntualmente - scivolava via dal suo viso. Non era cattiveria, quella di Yami, ma aveva avuto serie difficoltà persino con uno studente, non poteva mettersi contro criminali esperti da una vita e che non avevano nulla da perdere nel torturare o nell'uccidere. La sua preoccupazione era sincera e, in quel momento, stava incolpando sé stessa per aver portato il ragazzo con la coda da Orochimaru per essere guarito e curato. Sul momento le sembrava l'idea migliore e l'unica possibilità per salvargli la vita e tenerlo fuori dalla prigione, ma ora si rendeva conto di ciò che aveva davvero fatto. Il muso della serpe era vicino a quello di Ryo e le sue spire lo avvolgevano e stritolavano, seppur invisibili. Non era una morsa fisica, era una presa sociale. Era una forzatura basata sull'apparire, sul debito. Un contratto sociale, la più antica trappola del mondo. Baratto, rapporti feudatari, scambi di favori ancora oggi. Senza alcun motivo, il ragazzo dalla pelle scura e dai capelli bianchi era stato curato da Orochimaru, una persona che non conosceva e che certamente non gli doveva nulla. Eppure lo aveva fatto. Ora il giovane era in debito. Probabilmente era anche quello, oltre alla sua volontà di autoaffermazione, a spingerlo ad accettare nonostante fosse visibilmente scosso e preoccupato, e decisamente non pronto all'occasione.
    Il suo capo partì in un'altra di quelle orazioni sul limite della follia a un palmo dal volto del giovane. Alla sua risposta affermativa, tirò in ballo una certa "stirpe" e iniziò a vaneggiare su quanto quella potesse essere un'ottima opportunità per la sua vita. Quella era, a conti fatti, la terza volta che Yami incontrava direttamente Orochimaru. Per quanto lei lavorasse per quell'uomo, i due erano praticamente dei completi sconosciuti. Orochimaru, perlomeno, lo era per lei. A vederlo ora, in quei panni, le pareva poco più che un fanatico. La pagava, però. Per quanto fosse brutto, per quanto fosse opportunista, questo a lei bastava. Avrebbe fatto del bene, ma a volte anche le opere migliori vengono finanziate dal fango nel buio. Lei non era certamente differente.
    Le luci in quella stanza si abbassarono gradualmente dopo che l'uomo premette un paio di bottoni su una sorta di piccolo telecomando, creando la giusta atmosfera per il proiettore che, localizzato sul soffitto, iniziò a dipingere immagini sul muro alle spalle della scrivania. Come se stesse finalmente per iniziare la pellicola per cui si era recata al cinema, Yami sorseggiò la sua Coca Cola avvolgendo la cannuccia blu con le sue rosee labbra leggermente screpolate, accomodandosi sulla sedia che una Jenny le aveva sporto poco prima. Proprio come quella volta in cui aveva riprodotto in un'immagine tridimensionale il suo corpo e quello del suo ormai scomparso gemello, roteava in uno spazio simulato il modello corporeo di quello che, come fatto intendere dalla coda, doveva essere Ryo. Sopra il sedere brillava in rosso una zona della sua schiena: sembrava un po' una di quelle pubblicità per le pomate per il colpo della strega, con le parti infiammate in evidenza. Il discorso di Orochimaru, per quanto reso semplice per i due interlocutori, era forse troppo complicato per la giovane, che si limitò a far cadere i lati delle labbra verso terra come se vi fossero legati due pesi, schifata dall'argomento. Le parole dell'uomo vestito elegante la rassicurarono, in un certo senso. L'idea che Ryo avrebbe potuto perdere per sempre il suo quirk se non avessero agito in fretta (per quanto, per lei, quella fosse stata un'esperienza più che felice) affievolì lievemente i suoi sensi di colpa per aver portato Ryo a firmare quel patto col diavolo. L'importante, in fondo, era che una volta sdebitatosi il ragazzo mettesse una pietra sopra a quel capitolo e non restasse in contatto con Orochimaru. Il discorso sul donatore, invece, la rese certamente meno felice. Per quanto l'uomo non sembrasse voler approfondire l'argomento, per Yami era più che ovvio come fossero andate le cose. Lo stesso Ryo, tra l'altro, era stato inseguito da lei proprio perchè Orochimaru sembrava essere interessato alla sua unicità: alla fine, in fondo, era riuscito ad ottenere quello che voleva in un modo o nell'altro. Le immagini sullo schermo, per quanto simulate, erano disgustose: la svedese dai capelli bianchi abbassò lo sguardo a terra continuando a sorseggiare la sua bibita e cercando di fare finta di niente.
    Le parole seguenti confermarono la buona opinione che la giovane ragazza aveva dell'uomo dagli occhi serpentini, o perlomeno della sua controparte genetista: in qualche modo, era riuscito a modificare l'unicità di Ryo permettendogli di eiettare veleno dalla punta della coda. Gli effetti di questo veleno erano però sconosciuti. L'uomo non approfondì la questione e Yami sperava con tutta sé stessa che Ryo avrebbe cercato di testarlo prima di utilizzarlo. Tra un veleno debilitante e uno mortale la differenza è, in fondo, più che abissale. Quell'uomo, comunque, sembrava riuscire a fare tutto ciò che voleva coi quirk. Considerato che le loro abilità erano strettamente legate al DNA, quel fatto era senza dubbio sorprendente. Rivolgendosi poi direttamente a lei, spiegò il motivo per cui aveva scelto Ryo: il suo anonimato e il fatto che il vecchio del Soseiji andava solamente sedato. Avvicinandosi, intimò con una falsa domanda che il tutto andava fatto quella sera stessa. Yami sorrise, calma.
    Dovete chiedere a lui. - rispose quindi, pacata - Io devo solo andare a prendermi un the, in fondo. - aggiunse. In fondo le cose stavano così. Il suo intervento attivo non era stato richiesto, per quanto non poteva escludere che prima o poi Ryo avrebbe potuto avere necessità del suo aiuto. Scollarsi Ash, però, sarebbe stato un problema e non aveva la minima voglia o intenzione di combattere contro di lui. Non poteva essere sicuro che per il ragazzo inglese fosse lo stesso, però. Orochimaru quindi le affidò una Jenny e parlò di una qualche tuta. Di sicuro non si riferiva a quella da infiltrazione che aveva ricevuto tempo addietro, quindi probabilmente ce n'era un'altra in arrivo. Con ogni probabilità era stata consegnata mentre si trovava lì, quindi si aspettava di trovarla a casa. Sperava di riuscire a farci un salto, prima di dover uscire per quella bizzarra missione. I dettagli a Ryo, aggiunse l'uomo, sarebbero stati riferiti tramite smartphone. La situazione la insospettiva: perchè non dirli subito e rischiare di lasciare prove in giro? Sembrava quasi che l'uomo si facesse qualche scrupolo per i contatti che Yami aveva avuto col Soseiji o, peggio, le volesse nascondere qualcosa. Decise di abbracciare il dubbio e tenerlo a covare in petto, per il momento. Le parole successive confermarono una paura della giovane, liberandola però da un altra. Il veleno pareva essere solo debilitante ma il genetista fu ora più diretto, sottolineando con chiarezza che quel veleno arrivava da un non meglio specificato "ragazzo".
    L'ennesima Jenny mise quindi piede nella stanza, portando due telefoni cellulari e porgendone uno alla svedese e uno al ragazzo dai capelli scuri. Con quello, considerando anche lo smartphone che suo fratello Yama le aveva lasciato a casa, era in possesso di un totale di tre telefonini. Dal non averne neppure uno ad averne in abbondanza, la sua carriera criminale aveva certamente ricevuto una bella impennata ultimamente. Sorridendo dopo aver dato le ultime indicazioni, Orochimaru sparì. Nella stanza rimasero solo i due giovani e la Jenny con un buffo cappello da autista poggiato delicatamente sui capelli. Yami guardò lo schermo nero del telefono nella sua mano sinistra, mentre la Coca Cola era retta nella destra. La situazione era pessima. Aspirò rumorosamente dalla cannuccia terminando quella bevanda rimasta.
    Ok! - sbottò, sorridendo - Certo che è proprio una bella gatta da pelare, eh? - ridacchiò, passandosi la mano dietro i capelli. Come detto era una pessima situazione, ma non voleva pesare sul ragazzo dalla pelle scura e dai capelli bianchi aggiungendosi ai numerosi problemi che già aveva. Nonostante tutto, lei doveva solo distrarre un vecchio amico. Tutta la parte rischiosa, pesante e illegale spettava, in fondo, proprio al giovane con la coda. Il ragazzo non sembrava avere un'ottima cera, e quello non era neppure il problema maggiore. Come poteva Orochimaru pensare di mandarlo in campo con un potere sconosciuto e senza neppure un minimo di allenamento? L'intera operazione si basava sulla presunta capacità di Ryo di emettere questo nuovo veleno, ma ci sarebbe riuscito? Una volta entrato nel Soseiji e tirata fuori la coda, non sarebbe più potuto tornare indietro. Le alternative erano veleno, o morte. O veleno e morte, visto che il vecchio non sarebbe comunque certamente stato solo. I Bloody Snake stavano per mandare una formica ad uccidere la regina in un vespaio. Orochimaru era certamente fiero del suo lavoro come sempre e di sicuro Ryo, dopo che lui ci aveva messo le mani, sarebbe stato in grado di emettere veleno. Ma poco conta essere il miglior produttore di auto al mondo, con una meccanica impeccabile: se a metterci mano è qualcuno che non ha la patente e non ha mai guidato un mezzo in vita sua, l'incidente sarà pur sempre inevitabile. E Ryo, per quanto convivesse da un paio di decine di anni con la sua coda, non aveva mai sparato veleno prima d'ora.
    Cosa hai intenzione di fare? - chiese la giovane, ora più seria, alzandosi in piedi - Non ti ho salvato per vederti morire una settimana dopo... - sospirò, scuotendo la testa - Cerca di farti venire una buona idea e non essere impulsivo come l'altra volta. - aggiunse, voltandosi di qualche grado e sorridendogli, mentre si avvicinava alla porta della stanza - Andiamo? - domandò quindi al giovane ma, implicitamente, anche alla Jenny di cui ora, per qualche motivo, era in comando. Era curiosa di sapere quali fossero i sentimenti e soprattutto le idee di Ryo, ma visto che il lavoro era da fare in fretta non avevano molto tempo da perdere. Avrebbero potuto parlare anche camminando. Avvicinando il telefono alla tasca posteriore dei jeans, si ricordò del mazzo di carte. Infilò quindi una mano a rovistare, riflettendo. Quella, insomma, quell'incontro non poteva essere una coincidenza. Che fosse un piano di Orochimaru o uno schema del destino, per la giovane, poco importava. L'importante era abbracciare quella situazione che si era venuta a creare, sfruttarla senza temerla.
    Si decise, quindi. Prima di salutarlo, gli avrebbe dato una carta. Ryo sarebbe stato il primo tassello di quel grande puzzle che voleva creare, indipendentemente da quanto o quanto poco fosse d'accordo con la sua visione e la sua idea. Forse un giorno, chiuso quel capitolo, avrebbero avuto modo di parlarne in una situazione più tranquilla e stimolante. Parlandone bene e con calma, si sarebbero certamente venuti incontro.
    La carta, però, poteva aspettare. Ora voleva solo conoscere il suo piano, se l'aveva.

    LtL5tpD

    Yami Dodson - LVL 7

    Esperienza: 1550
    Attacco: 270 + 32
    Quirk: 320
    Agilità: 210
    Energia: 825
    Stato fisico: Illeso



     
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    ⟐RYO TATSUKI⟐


    Narrato | Parlato | Pensato


    A quanto pare la risposta che aveva dato andava bene al suo datore di lavoro, che sembrò diventare tutto contento come un bambino che ha ricevuto il permesso di andare a giocare a pallone. Sperava più che altro di riuscire di venirne fuori da quella situazione così opprimente. Orochimaru parlò di una stirpe, di come fosse naturale come uno come lui avesse accettato. I pensieri nella sua testa si fecero sempre più turbolenti e se prima riteneva che l'uomo che aveva davanti fosse semplicemente incompreso, poteva capire perché la gente lo odiasse o lo temesse. Non sapeva perché ma sentirlo parlare in quel modo lo innervosiva molto e gli faceva venire voglia di tirargli un pugno in faccia per farlo stare zitto. Perché diamine parlava di una stirpe, come se lui fosse un campione genetico da studiare e che avesse fatto proprio quello che la tesi aveva previsto? Era probabilmente il modo di pensare di quella serpe, un tipo di pensiero che si allontanava troppo da quello dell'albino per poter andare d'accordo con lui. Quando quel mutante si avvicinò a lui, toccandogli quasi il viso, un istinto di disgusto gli attraversò il cervello e la gola. Era come se fosse in una stretta gabbia di ferro con lo scienziato, una presenza invadente e stritolante. Come quella di un serpente alla fine. Quelle parole che pronunciò come una sentenza, sul guardare in fondo al proprio io, non seppe perché ma gli facevano male, gli sembravano macigni. Sentiva il loro peso sul petto e sulla bocca dello stomaco e ciò lo irritava, gli faceva venire voglia di spingere via con le mani il corpo fisico di Orochimaru ma anche l'influenza che stava esercitando su di lui. Cosa voleva dire guardare in fondo a se stessi, soprattutto quando guardandoti nell'animo trovi solo vacuità e disperazione? Quando guardare in fondo a se stessi significa solo sentirsi male, realizzare la propria inutilià? Orochimaru aveva ragione, non aveva nessuno con cui confrontarsi. Ma Ryo non voleva aiuto, non voleva essere confrontato con nessuno. Non voleva sentirsi accostato alle persone, lo aveva dimostrato sia con Daisuke che con Yami. Voleva offrigli qualcuno con cui paragonarsi, un nemico e una sfida? Che senso aveva, se tanto non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione? L'albino lavorava per vivere, per quanto si volesse ingannare nel dire che lo facesse per piacere, per unire l'utile al dilettevole. Chissà se Yami lavorava veramente per quel suo fantomatico obbiettivo che gli aveva raccontato qualche sera fa. Si faceva pagare da Orochimaru per tentare di inseguire una stella cometa, per salpare verso un'isola che molto probabilmente non era che un miraggio per i più. Non trovava stupido il suo modo di pensare ed onestamente invidiava il suo aver trovato in qualche modo una luce da seguire, al contrario del ragazzo mulatto. Gli sarebbe piaciuto avere anche lui avere una stella da seguire con passione.
    Terminato quel discorso poco piacevole, l'uomo serpe si apprestò ad utilizzare un telecomando per iniziarne un altro ben più macabro per Ryo. Dopo aver premuto una combinazione di tasti di un piccolo telecomando grigio chiaro, tirato fuori per l'occasione dalla tasca del vestito, Orochimaru sembrò attivare un meccanismo che abbassò le luci della sala e proiettò un'immagine sul tavolo. Guardando bene, una specie di piccola telecamera proiettava tramite un raggio di luce una figura umana in miniatura sul tavolo, creando un pupazzetto di luce munito di coda. Tralasciando il soggetto, se fosse stato in un'occasione più tranquilla e magari non nel covo di un un potente criminale, avrebbe allungato il dito sul fascio di luce per vedere come reagisse l'immagine. Era la prima volta che osservava un ologramma 3D e doveva dire che era piuttosto spettacolare, almeno per i suoi occhi. La figura proiettata come già detto era munita di una coda stilizzata, simile alla sua, che girava su se stessa come il personaggio di un videogioco. La parte evidenziata però, corrispondeva proprio a dove la sua coda si manifestava e il ragazzo non ci mise molto a capire come quel modellino rappresentasse proprio lui. Il suo "medico" gli parlò quindi di questa sacca, nella quale queste cellule speciali si organizzavano per formare il suo quirk. Ryo conosceva già questa informazione vagamente, anche perché anche per i suoi fratelli con tutta probabilità era così. Ricordava che da piccolo gli avevano fatto delle visite mediche per assicurarsi che la sua unicità non fosse dannosa per il suo organismo ed era risultato tutto secondo lo standard della sua famiglia. Quando però Orochimaru gli parlò di come questo piccolo organo fosse stato danneggiata, il suo stato d'animo da nervoso passò da estremamente preoccupato. In quei pochi attimi di pausa, notò con orrore che effettivamente non aveva ancora una volta attivato la coda da quando si era svegliato. Era diventato un...senza quirk? Era molto, molto peggio di rimanere paralizzati nel suo caso. Cosa avrebbe fatto senza coda? Nulla di nulla, era un pensiero che gli irrigidiva i muscoli, gli faceva piegare le falangi dall'orrore. Alcune parole dell'uomo gli passarono e gli uscirono dalle orecchie senza essere recepiti, gli occhi fissi sull'ologramma. Le sue orecchie ripresero la loro funzione alla parola "donatore" e ciò non fece che aumentare i suoi dubbi e le incertezze. Era veramente possibile una cosa del genere? Stava giocando sul serio con la sua unicità come nulla fosse? Ryo forse ora provava la stessa tentazione degli anziani nati settantanni fa, che non riescono proprio a assorbire il concetto di tecnologia, che non credono ai loro occhi anche quando si effettua una videochiamata. A quanto pare, oltre ad essere stata trapiantata, questa membrana aveva pure modificato la sua coda in qualche modo. Immagini di organi che venivano tagliati, asportati ed altro gli fecero quasi venire da vomitare. Non che non fosse abituato alla vista del sangue o delle interiora, ma il fatto che tutto quello fosse stato effettuato su di lui gli faceva provare sensazioni di sconforto e quasi in un attacco di isteria, gli sembrava quasi di sentire un dolore pungente nell'area lombare. Ryo continuava a fissare quelle immagini che si muovevano, raggi di luce che non portavano nulla di buono. Aveva stretto le mani sul tessuto dei jeans, cercando di non venire assorbito da quella spirale che lo trascinava sempre di più in pensieri che rischiavano solo di farlo rimettere a terra.
    Che schifo, che schifo, che schifo... Non sopportava l'idea di avere un'altra persona all'interno del proprio corpo, sarebbe stato meglio sventrarsi e levarsi quello schifo di organo dal corpo. Sarebbe stato divertente vedere la propria coda che si uccideva con la sua stessa lama, come se fosse il serpentino di Snake che sbatteva contro il proprio corpo. In quel caso non doveva mangiare una mela ma tagliarne una fatta di carne e sangue. Quando gli disse che poteva ora generare veleno, proprio come un vero scorpione, non sapeva bene che espressione donare a quel maniaco. Shock, naturalmente. Disgusto, quello c'era già da prima. Voglia di trapassargli la gola con la coda imbevuta di veleno, visto che ci teneva così tanto, era il suo desiderio più grande in quel momento. Che cazzo pensava quell'uomo? Di modificare la vita delle persone come voleva? Lo aveva salvato, ma non gli lo aveva chiesto nessuno. Ed oltretutto, non è che lo avesse fatto perché era una persona caritatevole. Voleva qualcosa in cambio, come tutti. Si era pentito di aver accettato di avergli dato una mano, si era pentito di aver inseguito Saito quella sera e finire immischiato in questo giro di pazzi. Probabilmente sarebbe stato meglio non essere salvato da nessuno e finire la propria vita come una falena contro una lampadina ammazza-insetti. Si ritrovava in un lavoro pericoloso, con il corpo sperimentato sopra, un veleno sconosciuto che gli scorreva in corpo. Cosa faceva quella sostanza alle persone intanto? Si era trovato ad essere finalmente uno scorpione vero e proprio, con una coda mortale? Oppure era semplicemente paralizzante? Non che cambiasse molto, visto che solitamente trapassava la gente da parte a parte e questa moriva dissanguata. Ripensandoci, si chiedeva se dopo questo lavoro sarebbe tornato a fare come prima. Era necessario cambiare? Distruggere l'unica cosa su cui si basava la persona chiamata Ryo Tatsuki, distruggere quasi il personaggio che si era creato nella sua testa? I complimenti di Orochimaru non gli provocarono particolare soddisfazione o incoraggiamento, non aveva intenzione di avere a che fare o dare altra confidenza a quell'uomo. Le motivazioni per cui era stato scelto erano piuttosto semplici, non era conosciuto nel giro e sarebbe stato facile per lui avvicinarsi. Poi Ryo pensò lo avesse scelto anche per il fatto che fosse sicuro di poter impiantare quel veleno dentro di lui. Terzo, rispetto ad altri possessori di coda, la sua coda rimaneva nascosta fino al momento giusto. Un misto di anonimato e scaltrezza, insomma. Dopo la domanda (più la richiesta) che tutto fosse fatto entro quella sera, la svedese prese la parola rispondendo più con una battuta ed affidando la scelta a lui, non che ne avesse una.
    Certo, farò tutto questa sera. Vorrei solo passare da casa per prendere dei vestiti più adatti, se possibile. La sua voce cercava di essere ferma e priva di preoccupazioni. Doveva apparire professionale e calmo, non voleva sembrare più un ragazzetto con cui sperimentare davanti alla serpe, per fargli capire che dopo questa "avventura" se ne sarebbe allontanato il più possibile. Voleva evitare di dare altra confidenza ad Orochimaru. Dopo la conferma o meno del suo interlocutore, Ryo avrebbe ascoltato sia le istruzioni date a Yami che quelle dedicate a lui. Alla fine, il suo compito era quello di far addormentare il suo obbiettivo, un vecchio di nome Yoshimura a quanto pare. Non ne conosceva la vera forza, ma da come ne parlava Yami non era un avversario da sottovalutare solo a causa dell'età avanzata. Chissà che unicità possedeva. Sperava in qualcosa che non rinforzasse la sua pelle o che facesse spuntare scudi dal nulla. Dopotutto, anche se possedeva questa specie di veleno doveva prima colpirlo.
    Vide poi un'altra gemella, il cui nome condiviso sembrava essere Jenny, entrare con due telefoni in mano. Lui avrebbe ricevuto i dettagli tramite il telefono che la donna dai capelli verdi appoggiò sul tavolo. Era di colore nero e sembrava piuttosto nuovo, ma preferì lasciarlo lì in quel momento. Dopo l'ennesimo breve riassunto di ciò che dovevano fare quella sera, Orochimaru augurò loro di svolgere un ottimo, seppur "sapendo" che lo avrebbero svolto correttamente. Chissà se il suo presentimento era giusto.
    Già... Fu solo quella la risposta data a Yami, dopo quella affermazione che sembrava essere fatta più per sollevarlo che altro. La sua risata risuonò nelle sue orecchie e fu felice che avesse qualcuno su cui affidarsi, seppur solo emozionalmente. Sbuffò, appoggiando i gomiti sulle cosce e tenendosi la fronte con le mani. Che casino in cui era finito. Doveva andare a rapire un uomo in un bar affollato e ciò era molto più difficile che uccidere. Se avesse potuto semplicemente trapassarlo, forse avrebbe potuto approfittare della lunghezza della sua coda per attaccare da lontano per poi scappare. Però a questo punto doveva impegnarsi molto di più anche per sistemare gli eventuali membri del Soseji che si sarebbero trovati in quel luogo. Sospirò di nuovo, quando Yami chiese cosa avesse intenzione di fare. Non sapeva bene cosa dirgli, avevano pochissimo tempo per prepararsi. Il fatto che non lo volesse vedere morto lo fece sorridere e l'albino fece uscire il volto dalle mani e si girò verso di lei.
    Onestamente...non lo so di preciso. Le sue labbra sottili si arricciarono quando gli disse che non doveva agire d'impulso come l'altra volta, guardandola andare verso la porta. Effettivamente, l'impressione che Yami dovesse avere di lui era quella di un pazzoide impulsivo che si buttava su qualsiasi cosa che si muovesse. Non che fosse così diversa dalla realtà, però si chiedeva quanto la svedese si fidasse di lui. Probabilmente poco.
    Ci proverò, non ti assicuro nulla. Anche lui ridacchiò e si chiedeva quanto fosse appropriato essere allegri in una situazione del genere. Se Orochimaru li stava ancora guardando, probabilmente avrebbe pensato che non avevano preso il tutto sul serio.
    Vediamo...se il locale è affollato sarà molto più difficile avvicinarsi a questo tizio no? La guardò con un'espressione interrogativa e decisamente preoccupata.
    Visto che tu dovresti portare via questo Ash...l'unico che gestirà il locale quella sera dovrebbe essere Yoshimura e forse qualche aiutante, no? E se... Doveva provare a fare affidamento sulla sua abilità di riflettere, doveva sfruttare il suo quirk. Lui non doveva avere la coda fuori per fargli spuntare veleno no? Se questo vecchio era così forte aveva probabilmente la capacità di sopportare qualche colpo.
    ...se attirassi l'attenzione dello staff facendo finta di stare male in mezzo al locale? Il vecchio si potrebbe avvicinare per controllare come sto e io potrei colpirlo all'improvviso con la coda no? E se proprio non si avvicinasse lui, ma qualcun altro dello staff, alla fine ci guadagnerei solo nell'avere qualcuno in meno da togliere di mezzo. Non aveva idea se fosse un buon piano, di sicuro era rischioso. Però, con la sua mente limitata, aveva ideato solo quello. Avrebbe aspettato la risposta della compagna e, quasi scordandosi il cellulare sul tavolo, uscì subito dopo Yami. Attraversando la struttura, Ryo avrebbe seguito da lontano Yami per uscire dalla struttura. Appena fuori notò come il luogo in cui si trovava sembrava essere una discoteca chiusa e si chiedeva dove fossero tutte quelle stanze che aveva visto. Forse l'edificio in cui era rimasto per giorni aveva una serie di passaggi segreti e sotterranei? Alla fine non importava perché non ci sarebbe tornato od almeno avrebbe evitato di mettersi in contatto con Orochimaru a casa sua.
    Quindi...ci vediamo questa sera? Alzando un po' la voce cercò di richiamare l'attenzione dell'albina coi capelli di fuoco. Il tono della sua voce era scherzoso, come se fosse la premessa di un appuntamento. Il suo senso dell'umorismo si attivava proprio nei momenti peggiori. Si mise le mani in tasca, nelle tasche di quei pantaloni non suoi.
    Spero...spero di rivederti, dopo. Era una frase un po' funesta da dire, quasi non fosse sicuro che sarebbe tornato. Ed effettivamente era vero. Non sapeva che cosa gli sarebbe capitato quella sera. Doveva andare in quel posto che lui chiamava casa e prepararsi per la serata che a detta di Orochimaru doveva essere quella della sua vita. Avrebbe salutato Yami per un'ultima volta con la mano, accendendo il telefono ed incamminandosi per una direzione casuale. Dopo aver osservato la schermata d'avvio del brand, Ryo avrebbe cercato un'app che gli desse più o meno un'idea di dove si trovasse. La trovò e per fortuna non era proprio lontanissimo da dove abitava. Sempre mezz'ora a piedi ed impossibilitato ad usare la metro però.
    Orochimaru farà bene a pagarmi bene, voglio trovare un posto più vicino al centro... Rimuginando su una nuova possibile sistemazione, Ryo si incamminò lentamente verso il suo box dove abitava. Guardava lo schermo del telefono mentre camminava, scoprendo le funzioni preinstallate, le quali non erano molte. Non c'erano giochi purtroppo, almeno si sarebbe divertito a provarne qualcuno. Di musica c'era solo la solita canzone campione che non piace a nessuno. Arrivato finalmente con un po' di fiatone, aprì la porta in latta del suo mini appartamento. L'aveva lasciata aperta tre giorni fa, con la speranza di tornare soddisfatto dalla serata con Saito. Aveva effettivamente temuto che gli fossero entrati in casa, ma onestamente c'era talmente poco di valore tra quei drogati che un po' se lo aspettava di trovare tutto in ordine, e così fu. Doveva fare veloce, voleva avere il tempo necessario e preparare tutto senza scordarsi niente. La prima cosa che fece fu di aprire il piccolo armadio, più un porta-vestiti, e guardare sotto una coperta bianca che utilizzava per dormire cercando con le mani. Incontrò il freddo metallo della coppia di coltelli che si era fatto fare da poco. Non li aveva portati durante lo scontro con Saito perché pensava che utilizzare solo la coda sarebbe stato più soddisfacente. Alla fine, li aveva fatti fare solo per "lavoro", quindi per avversari più impegnativi. Non si immaginava di certo di trovare lo studente più forte di Tokyo. Li appoggiò sul tavolo e prese anche i foderi, chiedendosi dove li avrebbe nascosti quella sera. Dopodiché prese il suo completo elegante che per fortuna era ancora pulito. Spogliandosi di quegli abiti sconosciuti, Ryo mise i suoi vestiti e li trovò molto più comodi. Si chiedeva se fosse il caso di tenere quelli donati dalle Jenny e notando che alla fine erano di decente qualità, li mise piegati a metà sopra la sedia. Portava un paio di pantaloni neri in tessuto e una giacca in jeans scuro, sotto c'era la solita camicia bianca.
    Si chiedeva pure se fosse il caso di mettersi la benda e, secondo lui almeno, era meglio evitare di essere troppo sospettoso. Già il colore della sua pelle e dei capelli non aiutava a passare inosservato e nonostante la benda aiutasse a nascondere un importante dettaglio, forniva un motivo in più per ricordarsi di lui. Lasciò quindi la benda bianca a casa, contando che prima o poi l'avrebbe messa di nuovo. Tentò di pettinarsi i capelli in modo da tenerli lisci ed ordinati, cercando di dargli un aspetto decente. Alla fine il risultato non era poi così sgradevole, almeno la fotocamera del telefono sembrava suggerirgli che non fosse così brutto il suo outfit. Prese i coltelli e dopo un po' di dubbio, li legò tra la camicia e i pantaloni davanti, cercando di non farli risaltare troppo.
    Detto questo spense la luce e con il telefono in tasca, si incamminò verso il Soseiji. Aprì lo smartphone ed utilizzando i dati forniti da Orochimaru, trovando la posizione del bar. Era nella zona di Roppongi, quindi verso il centro vicino a molti locali. Si incamminò nuovamente e si chiedeva se fosse veramente la persona più adatta a quel lavoro. Era rischioso lavorare con molti civili attorno e non ci sarebbe voluto molto a chiamare la polizia per un qualsiasi passante. Doveva eseguire un lavoro veloce e scappare subito. Forse sarebbe riuscito a prendere il vecchio con la coda? Non doveva essere un problema alla fine. Dopo quei minuti che gli sembravano interminabili, arrivò prima nell'area commerciale dove si trovava il Soseji e poco dopo davanti al locale, il GPS piuttosto preciso. Dall'esterno il locale non sembrava dare l'aria di essere particolarmente sospetto ed anzi sembrava uno dei tanti bar che si ergevano per la zona. La vetrina faceva vedere già da fuori un bancone in legno già disseminato di drink e dall'altro lato si intravedevano diversi divanetti in pelle disposti uno di fronte all'altro, qualcuno già occupati da donne e uomini dall'aspetto comune. Quasi stesse entrando nella sala dedicata alla sua esecuzione, Ryo prese con decisione la maniglia del locale ed entrò. Rispetto a fuori l'aria era più calda, più accogliente...profumava di cibo e di caffè. Era decisamente un bel locale e si chiedeva quanto avrebbe avuto successo se non fosse stato il covo di una gang criminale. La gente seduta, guardando meglio, occupava diversi divanetti e c'era chi prendeva un aperitivo e chi già si sfidava a bere alcolici colorati in piccoli bicchieri. Al bancone qualche cliente aspettava i suoi ordini oppure li consumava con tranquillità, magari parlando con un amico seduto vicino. Insomma, c'era abbastanza gente da confondersi ma non abbastanza da nascondersi nella folla. A servire i clienti sembrava esserci per ora quello che sembrava essere la descrizione del suo obbiettivo: un uomo anziano con i capelli grigi e corti, la divisa da barista e gli occhi socchiusi mentre lavorava era al bancone occupato a fornire di veleno i suoi clienti. Ryo era nervoso e se avesse potuto, avrebbe tirato la coda proprio in quel momento. Doveva agire con calma e sembrare naturale. Cosa fa una persona in un bar? Ordina. Di sicuro non poteva starsene li in piedi a fissare Yoshimura. Si avvicinò al bar, con le mani in tasca, sentendo i pugnali attraverso il tessuto. Alzò la mano, rivolgendosi al vecchio tentando di attirare la sua attenzione e guardandolo bene. Si chiedeva che pericolo poteva nascondere questo signore dall'aria gentile.
    Salve. Fate i Japan Ice Tea? L'albino chiese dell'unico drink che conosceva e che osava bere, più che altro perché non sapeva molto di alcool e aveva un gradevole aroma di melone che si poteva anticipare dal colorito verde. Intanto ordinare alcolici gli sembrava una buona scusa per "fare conversazione" con il suo obbiettivo.




    Ryo Tatsuki | Livello 3
    Forza 40 | Quirk 80 | Agilità 100 | Energia 275/275


    Tecniche utilizzate:


    CITAZIONE

    Equipaggiamento:

    CITAZIONE
    Izumi e Kakou
    Equipaggiamento Offensivo
    Stato Izumi: Avvelenato
    Una coppia di pugnali identici, costruiti con uno schema di colori speculari. Izumi e Kakou, Sorgente e Foce, possiedono una lama di 20 centimetri e possono contare su un manico personalizzato, per rendere la presa con la coda più agevole (la loro lunghezza complessiva è poco superiore ai 30 centimetri). Izumi è bianco con delle decorazioni metalliche nere, mentre Kakou è color ebano e presenta degli ornamenti bianchi. La loro particolarità sta nei metalli di cui sono formati: il coltello bianco è composto da una lega di metalli che lo rendono meno tagliente, ma in grado di permearsi con i liquidi con cui viene a contatto, permettendo di imbevere la lama in veleni e altre sostanze. Quello nero invece è stato sottoposto ad un processo di affilatura particolare, che lo rende molto più tagliente del normale.
    Note: Izumi infligge danni lievi da taglio, ma può essere imbevuto con del veleno, che infligge Avvelenamento solo al primo nemico colpito, una volta per role (a meno di non avere a disposizione un altro tipo di sostanza). Per avvelenare la lama bisogna pagare un costo di 100 yen prima della role, specificando all'inizio se lama è avvelenata o meno. Kakou infligge danni medi da taglio e applica Sanguinamento se colpisce un avversario con un affondo.

     
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    OFF: Il turno passa a Dennis; Yami, una volta giunta a casa sua, troverà il seguente equipaggiamento, offerto da Orochimaru.
    Dopo il turno di Dennis interverrò in risposta a Delin.

    CITAZIONE
    Deadlocks
    Quattro beads con cui Yami intreccia i capelli. Per quanto all'apparenza possano sembrare semplici decorazioni, si tratta in realtà di congegni molto sofisticati in grado di reagire al suo quirk. Su ogni bead è incisa una lettera del suo nome in rune norreniche, a ricordo delle sue origini. Al loro interno, i bead presentano un insieme di lenti e accumulatori di energia in grado di manipolare le fiamme generate dal quirk della ragazza svedese. Ognuno dei bead è in grado di condensare e sparare un raggio di fiamme fino a venti metri di distanza. Il raggio ha il diametro di una lattina di bibita e prosegue solamente dritto, non può essere deviato o plasmato in alcun modo. Dopo aver sparato un raggio, il bead corrispondente dovrà riposare per due turni. Ogni singolo proiettile costa 20 energia.
    Dawapara-viking-hair-and-beard-beads-for-jewelry-making-small-floating-charms-beads-for-bracelets-diy.jpg_640x640

    A questo equipaggiamento, solo per questa AM (in quanto non ancora approvata), si aggiunge la seguente tecnica:
    CITAZIONE
    Deception (Wile and Guile) Utilizzando i Deadlocks, Yami è in grado di sparare un raggio di fiamme condensate. Il raggio viene emesso direttamente dal Deadlocks corrispondente. La mira avviene attraverso il semplice movimento dei capelli - che Yami è in grado di controllare - e il meccanismo viene attivato dall'intensità stessa delle fiamme non necessitando quindi di alcun gesto. Il raggio ha il diametro di una lattina di bibita e prosegue solamente dritto, non può essere deviato o plasmato in alcun modo dalla svedese. Ha un alto potere perforante. Dopo aver sparato un raggio, il bead corrispondente dovrà riposare per due turni. La lingua di fuoco prosegue per venti metri (20m.) e possono essere utilizzati tutti e quattro contemporaneamente così come uno alla volta.
    Danni: Medio-Gravi
    Costo: 40
     
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    Camminando nel corridoio, Yami riusciva a sentire sulle sue spalle tutto il peso della situazione. A dirla tutta era divertente, visto che non toccava neppure a lei la parte più rischiosa dell'operazione. Seguita sia dalla Jenny che dal ragazzo coi capelli bianchi, ascoltava quest'ultimo che sembrava aver preso sin troppo seriamente la sua domanda. Le sue speculazioni sul locale erano sommarie e non andavano da nessuna parte. Riflettendoci, Yami si rese conto di un dettaglio importante. Orochimaru non aveva fornito la minima informazione sul locale al giovane. Né quanto fosse il personale, né da dove poter entrare ed uscire in caso di bisogno, neppure una piantina del locale. Magari avrebbe fornito le informazioni aggiuntive al numero di telefono che gli aveva consigliato ma se aveva un proiettore in tre dimensioni in ufficio, perchè non farlo vedere subito? Avrebbe ridotto le prove nel caso qualcosa fosse andato male e avrebbe certamente permesso un dialogo più facile in caso di domande. La situazione le puzzava non poco. Nel mentre il ragazzo alle sue spalle ipotizzava quanti potessero essere dello staff, come far avvicinare il vecchio, come agire. Se la serpe conosceva Ash, allora doveva certamente essere a conoscenza di eventuali altri membri dell'organizzazione. Lei aveva mollato tempo addietro e l'unico che conosceva oltre all'inglese era, forse, quell'uomo bizzarro che rispondeva al soprannome di Alucard. Tutti gli altri che aveva contribuito ad assoldare, in un modo o nell'altro, erano spariti nel nulla. Tutti tranne Yuya che, come detto, era sicura lavorasse per qualcun altro al momento. Non potevano essere rimasti solo O'Connor e il vecchio, però, e anche se fosse stato così, Yoshimura era abbastanza forte da bastare anche da solo. L'idea del fingere un malanno poteva essere utile e a guardarlo, così com'era, appena risvegliato da una sorta di coma, era certamente persino credibile. Era una grossa scommessa, però. Le probabilità che il vecchio si avvicinasse erano pari a quelle per cui si sarebbe potuto avvicinare chiunque altro presente in quella stanza. Per quanto fosse quasi ironico, la svedese non poteva aiutare molto in quel momento. Aveva vissuto per mesi in uno scantinato all'interno del bar, ma non aveva molto da dire al giapponese.
    Quello che posso dirti... - aggiunse quindi la ragazza, spingendo con la mano sinistra la porta di fronte a lei e rivelando quindi a Ryo, finalmente, l'uscita dal complesso del Fabrique - Dietro al bancone c'è una botola, porta ad uno scantinato. - mosse il passo fuori, per poi tenere la porta aperta per lui e la Jenny che, ora, obbediva ai suoi ordini - E' una stanza abbastanza grossa... Ci ho vissuto per mesi... Ma è solo una stanza. - sorrise. Vedendola, magari avrebbe potuto pensare ad un collegamento con le fogne oppure un sotterraneo per ottenere i rifornimenti per il bar, ma se ci fosse entrato si sarebbe solamente messo in gabbia - Se devi scappare, non entrarci.
    Fuori dalla struttura quadrata di quella gigantesca discoteca per coprire un giro non indifferente di spaccio di sostanze illegali, la attendeva un auto nera. Jenny si mosse verso il veicolo e vi entrò, mettendo in moto. Si voltò verso Ryo, quando il giovane dai capelli albini le parlò. Sorrise. Il ragazzo non si sentiva minimamente a suo agio e si vedeva. Poteva capire dal suo tono di voce e dal suo atteggiamento che era decisamente stressato e scosso, e come dargli torto? Non capiva perchè avesse accettato quel lavoro, ma era sicura che non fosse il discorso giusto da tirar fuori ora. Non era il caso di colpevolizzarlo per qualcosa che, probabilmente, non poteva neppure decidere. Era facile, per lei, parlare. Ma rifiutare quell'offerta in casa dell'uomo che gliel'aveva posta era probabilmente tanto rischioso quanto accettarla. In un certo senso, sperava che Ryo avrebbe spezzato in due quel cellulare, l'avrebbe lanciato via e poi sarebbe partito a correre nella direzione opposta nell'istante esatto in cui lei avesse messo piede in automobile. Sapeva, però, che probabilmente le cose non sarebbero andate così. Prese una delle trecce e iniziò a lisciarsela, guardando Ryo.
    Mi stai invitando ad un appuntamento? - ridacchiò, quasi maliziosa. Pensava, la svedese, che fingere finta di niente fosse la miglior cosa da fare in quella situazione - Spero abbia intenzione di offrire tu, almeno. - aggiunse sorridendo. Non si immaginava, fino a qualche minuto prima, che avrebbe nuovamente incontrato quel ragazzo. Soprattutto, aggiungerei, non si aspettava che se questo fosse successo sarebbe stato in quelle condizioni. Avrebbe certamente preferito di trovarsi di fronte ad una bella tazza di the caldo, a parlare con più calma degli argomenti di cui avevano discusso con toni decisamente accesi a casa sua una manciata di sere prima. Sospirò.
    La ventenne svedese, bisogna specificarlo, era davvero interessata a ripercorrere quel discorso, anche e soprattutto alla luce delle sue nuove suggestioni, proprio ora che era riuscita a dare un ordine organico ai suoi pensieri. Sapeva, però, che ora non era il momento più adatto. Più vicina all'auto che al ragazzo, mosse qualche passo verso di lui facendo scivolare la mano destra nella tasca posteriore dei pantaloni. Tirò fuori una carta, l'ultima di quel mazzo in particolare, per la precisione. Quella, per intenderci, a diretto contatto con le sue natiche. Gliela porse stringendola tra l'indice e il medio destro, sorridendo. Era il Matto, il Folle. La carta certamente perfetta per il ragazzo in quella situazione. Un uomo in piedi su un burrone, con un fagotto sulle spalle e un cane a seguirlo, illuminati dalla luce del sole. Come tutte le carte del mazzo, era incisa in bianco su sfondo nero. Non aveva materialmente il tempo per spiegare, ora, però.
    Il Matto rappresenta solitamente ribellione, istinto, ingenuità. - sorrise al ragazzo, invitandolo a prendere la carta - Indica l'inizio di un nuovo ciclo di vita. - fece una pausa per sottolineare l'importanza di quel concetto in quel preciso momento - Buona fortuna, Ryo. Ci vediamo questa sera. - sorrise socchiudendo gli occhi, per poi muoversi verso l'auto, aprire la portiera e salire a bordo nei posti posteriori per passeggeri.

    Giunta in prossimità di casa, la Jenny parcheggiò l'autovettura nera al lato della strada pressoché vuota. Yami, occorre forse ricordarlo, abitava praticamente fuori città. Qui la giovane trovò, come indicato da Orochimaru, una consegna per lei. Sul tavolo, sopra ad un foglietto di carta, vi erano quattro oggetti simili a dei bulloni o qualcosa di simile. Ognuno portava incisa una sorta di lettera in alfabeto runico. Y-I-M-A. Riflettendoci un secondo in più, capì che si trattava invece del suo nome. Un gesto carino da parte di Orochimaru, forse un po' morboso. Nel foglietto vi era spiegato il funzionamento: si trattava di dei dispositivi in grado di convogliare la sua unicità e permetterle di sparare fuoco, fondamentalmente di diventare un lanciafiamme umano. La ragazza non era mai riuscita ad approfondire troppo la sua conoscenza, ma sapeva che i quirk si dividevano in unicità di emissione, di trasformazione e di mutazione. La sua, attualmente, era un'unicità di trasformazione: quegli oggettini potevano permetterle di utilizzarla in un certo senso, però, come una di emissione. Prese il telefono e chiamò Ash. Quando parlo di telefono intendo il suo personale e non quello nuovo che Orochimaru le aveva consegnato. In un primo momento pensava che fosse più intelligente visto che l'ultima volta il ragazzo l'aveva chiamata lì, poi si ricordò che era in realtà stata una Jenny a contattarla in quell'occasione. Il ragazzo comunque rispose e si organizzarono per vedersi in serata. Per fortuna il ragazzo aveva accettato senza fare storie e tutto poteva proseguire secondo i piani. Visto come si erano lasciati l'ultima volta e che Ash non sembrava avere troppo in simpatia Orochimaru, però, la ragazza non poteva certamente essere sicura che sarebbe andato tutto bene. Per quanto non volesse pugnalare alle spalle un vecchio amico, doveva comunque farsi furba. Doveva, anzi, smetterla di essere così ingenua e smettere di fidarsi di tutti indistintamente. Indossò quindi la sua Stealth Suit FP333, visto che poteva essere scambiata per un bizzarro vestito civile senza problemi, coprendo poi la parte superiore con una delle sue solite giacche in pelle, ma decise di non portarsi armi. Né il kukri, né la sua frusta. Non voleva mostrarsi ostile nei confronti del vecchio compagno, solo in grado di difendersi in caso di bisogno. Non era sicura di aver fatto la mossa giusta, ma aveva proposto un locale non troppo lontano dal Soseiji per incontrarsi. Voleva essere pronta ad agire nel caso le cose fossero andate in malora per Ryo. Si trattava comunque di un posto ipoteticamente abbastanza lontano da impedire che si sentissero urla o si potesse vedere qualcosa e sperava di poter ricevere notizia via messaggio se fosse dovuta intervenire. Nel peggiore dei casi, aveva comunque qualche vantaggio tattico su Ash. Lei conosceva almeno a grandi linee il suo quirk visto che lo aveva visto combattere, mentre lui non poteva avere idea su quali fossero i suoi poteri. Essendo poi fondamentalmente un'istrice di fuoco, non doveva preoccuparsi di venire "attirata" dal giovane per essere colpita, doveva solo sperare che fosse abbastanza gentile da non lanciargli delle auto addosso. Sperava, in ogni caso, di non dover arrivare a combattere col ragazzo e basta. Messi gli stivali, decise anche di truccarsi un po'. Giusto qualcosina per nascondere le occhiaie e i pori della pelle e un po' di mascara. Non amava i rossetti e li considerava volgari, decise di non mettere anelli o orecchini per non intralciarsi in caso di necessità di agire. Dirigendosi verso l'uscita, buttò un occhio sul tavolo. Sospirò, decidendo di indossare quei gingilli per sicurezza. Prese i quattro beads e, riavvolgendo nuovamente la chioma bianca in quattro trecce, ne infilò uno in ognuna. Guardandosi allo specchio, poi, convenne che erano anche carini. Sperava solo non le esplodessero in faccia all'utilizzo.
    Guardato l'orario sullo schermo del telefono (ricordando che ne aveva non uno ma ben due nella borsa nera che portava in spalla) e confermato di essere in tempo, mise gli stivali sull'uscio, chiuse le porte e si diresse nuovamente verso l'automobile. La Jenny, come una brava cagnolina, l'aveva aspettata per tutto il tempo. Il tragitto, abitando la svedese fuori città, fu relativamente lungo. La donna parcheggiò ad un isolato dal locale designato. Yami si allungò verso il sedile del guidatore.
    Aspettami qui. - sussurrò - Se ho bisogno di te, faccio UNO squillo, e allora vieni più veloce che puoi verso il locale. Se invece tutto va bene, ti mando un messaggio quando sto per tornare. - sorrise all'annuire della donna. Non era ancora sicura che quelli fossero esseri viventi veri e propri o meno. Aprì quindi la portiera, scese e la chiuse alle sue spalle. Girò l'angolo e si diresse verso il locale, guardandosi attorno per cercare di identificare Ash. Era un paio di minuti in anticipo, comunque, e non era detto che l'inglese fosse già arrivato. Il cuore le batteva forte in gola, un po' perchè stava per vedere l'O'Connor dopo tanto tempo e aveva timore di una sua reazione, un po' perchè sapeva che ormai Ryo doveva essere già entrato in azione e aveva timore per lui. Cercò comunque di indossare il suo sorriso più credibile e cercare di godersi la serata: l'esito di quell'operazione dipendeva anche da lei e non poteva far sospettare nulla all'inglese, doveva giocarsela rilassata. Espirò quindi a lungo cercando di rilassarsi.

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    Yami Dodson - LVL 7

    Esperienza: 1550
    Attacco: 270 + 32
    Quirk: 320
    Agilità: 210
    Energia: 825
    Stato fisico: Illeso



     
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    Adventure Mode per Yami Dødson & Ryo Tatsuki


    Come al suo solito, il Soseiji era un locale piuttosto frequentato in quel di Roppongi. Apparentemente un locale "carino" e rispettabile -come tanti altri, del resto- ma fondamentalmente un'ottima copertura per l'omonima banda di villain capeggiata da un signore sulla sessantina e con l'aspetto da bravuomo.
    Ma solo i villain più esperti potevano sapere della verità sul Soseiji e solo chi ve ne faceva parte poteva conoscere ulteriori segreti e dettagli sui propri componenti.
    Alla luce di tutto, e allo stato attuale, il Soseiji aveva visto perdere alcuni dei suoi componenti volontariamente.
    Se c'era una cosa di cui stare tranquilli sulla fazione infatti, era che i suoi membri non erano legati ad alcun vincolo. Potevano andarsene liberamente quando volevano ma, una volta usciti, non sarebbbero mai più dovuti entrare, sia nel locale - anche come semplici clienti - né tantomeno per collaborare nuovamente.
    Per un componente della banda, lasciare il Soseiji significava letteralmente dirsi "Addio", per sempre.
    Quella del Soseiji poteva essere descritta come una fazione dalle vedute più moderne, meno formali e costrittive rispetto alle altre.
    Forse, il buon Yoshimura, spinto da motivazioni personali che si annidavano nella sua esperienza, sperava che questo aspetto potesse invogliare giovani leve ad unirsi a lui, alla sua causa... ma qual era la sua causa?
    Soprattutto, chi conosceva la sua causa? Apparentemente, nessuno. Anzi, volutamente non veniva mai condivisa con i nuovi membri, fin quando questi non ricevevano la piena fiducia del capo. Fino ad allora, "gli scagnozzi" del Soseiji potevano lavorare ed essere ingaggiati per missive ed incarichi, al pari di qualsiasi altro.
    Ash O'Connor, giovane albino inglese, fedele custode e reclutatore del Soseiji, forse era l'unico rimasto a conoscere i veri intenti di Yoshimura e sul perché la fazione fosse presente ed attiva nella capitale giapponese.
    Altri membri del Soseiji erano morti o scomparsi improvvisamente, come uno strano tizio di nome Yama, una volta membro del Soseiji - anche se appariva in pubblico molto raramente - e che si diceva fosse il gemello di un'altra ex-componente della band:, la bionda svedese Yami.

    Da quella mattina, però, la storia del Soseiji e dei suoi membri, avrebbe preso una piega del tutto differente dal normale: Ash e Yami, si sarebbero incontrati dopo diversi mesi, infrangendo il patto di "addio", mentre Yoshimura avrebbe fatto la conoscenza di un ragazzo "particolare", mandato da Orochimaru con intenzioni tutt'altro che buone.
    E così, mentre Yami aspettava con ansia l'arrivo di Ash all'interno di un locale non molto distante dal Soseiji, Ryo, in possesso di un quirk temporaneamente potenziato da Orochimaru, si era introdotto nel locale di Yoshimura per compiere la missione affidatagli. Con gentilezza, il giovane ragazzo con la benda sull'occhio, chiese da bere al vecchio gestore del locale.
    Fu una reazione alquanto insolita quella di Yoshimura: per una manciata di secondi rispose -come al suo solito- con un sorriso cordiale e accogliente ma, qualche attimo dopo, la sua espressione mutò in totale stupore. Il ragazzo si sarebbe accorto di quella reazione perché il vecchio avrebbe dischiuso le labbra e sgranato gli occhi come un bambino che guarda l'immensità dell'oceano per la prima volta. Occhi che, lentamente, avrebbero preso un colore diverso, fino a diventare rossi e brillanti.
    Cosa significava quella reazione? Perché Yoshimura avrebbe reagito in quel modo alla presenza del ragazzo? E Yami, invece, cosa si sarebbe inventata per prendere tempo da Ash?
    Era solo l'inizio, quello, di un ciclo di eventi che da lì a breve avrebbe sconvolto l'intera città di Tokyo.

    Continua nella quest dell'Evento di Trama.



    Siamo arrivati al punto cruciale della AM e, come potete intuire, in pentola bolle roba piccante, pertanto il tutto verrà inglobato nell'Evento di trama dedicato.
    Nonostante il numero di post inferiore rispetto ad una normale AM, posso dire senza alcuna remora che la qualità dei vostri post è stata decisamente alta: precisa, puntuale, minuziosa e senza sfarzi retorici e ripetizioni.
    Pertanto vi beccate ugualmente 75exp + bonus livello del pg + 1200 Yen + gli equipaggiamenti/bonus ricevuti da Orochimaru. Questi ultimi li porterete con voi solo durante le quest del prossimo evento del gdr.
    Grazie per la giocata!



     
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14 replies since 27/7/2018, 22:18   326 views
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