The Mark of Cain

AM per kekko4000, _JoJo_, DualSlayerBlade, Ryuko

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    ZACK
    Ore 19:45. Zhen si trovava nella sua abitazione in periferia a Tokyo quando, ad un certo punto, un'inquietante figura si affacciò alla sua finestra, probabilmente chiusa vista la temperatura invernale. Quasi come un demone della paralisi del sonno, l'essere avrebbe coperto con la sua massa la luce esterna, misto tra quella lunare e quella dell'illuminazione stradale, facendo calare il buio nella stanza qualora le luci fossero già state spente di loro. Si trattava di un uomo dalla stanza considerevole, coperto in un mantello nero e con una maschera rappresentante un teschio stilizzato a coprirgli il volto. La sua stessa presenza avrebbe dovuto invitare Zhen ad aprire la finestra per farlo entrare ma, in caso contrario, avrebbe bussato con le nocche della mano destra in maniera alquanto anticlimatica. Si trattava di un membro della Squadra Operativa di Aogiri, ed era lì perché aveva un lavoro da affidare al ragazzo.
    Zhen aveva fatto numerosi lavoretti per l'organizzazione negli ultimi tempi, probabilmente agevolato dal suo trasferimento a Tokyo, più vicino agli effettivi interessi del gruppo. Questo gli aveva permesso di ottenere in parte la loro fiducia, e per questo era stato scelto: il successo o l'insuccesso di quella missione erano la prova definitiva delle sue capacità e del suo essere degno di fiducia.
    L'emissario di Aogiri portò una notizia forse nuova o forse no: il Sagrestano Homura, ricercato ormai da mesi, era stato trovato. La notizia era andata pubblica circa un quarto d'ora prima e se Zhen avesse avuto una televisione accesa in camera difficilmente se la sarebbe persa dato che avevano iniziato a diffonderla e trasmetterla su praticamente qualsiasi canale.
    Per motivi burocratici ed etici, la polizia aveva circondato la chiesa in cui si trovava (l'unica a Tokyo, a dire il vero) ma non era ancora libera di agire: le forze dell'ordine stavano infatti attendendo l'arrivo dell'eroina Whisper vista la possibile presenza di ostaggi all'interno mentre una parte della polizia sosteneva la necessità di entrare e semplicemente risolvere la questione. Dopo i crimini che gli erano ultimamente stati imputati, infatti, si era praticamente aperto un clima di caccia all'uomo, e la polizia aveva persino ottenuto l'ordine di sparare a vista. Ciononostante, l'uomo era un efferato criminale in possesso di un'unicità e che non aveva mai mostrato rimostranze nel suo utilizzo. Questa scissione interna stava rallentando le manovre delle forze dell'ordine.
    Quanto ordinato dalla figura di Aogiri era semplice: dirigersi alla Chiesa in centro a Tokyo, entrare (possibilmente senza farsi vedere dalla polizia) ed eliminare il Sagrestano, niente di più.
    Prima di evadere l'uomo aveva infatti esposto la sua volontà di "confessare i suoi crimini" e qualcuno voleva assicurarsi che non ne avesse l'occasione. All'apparenza Homura e Aogiri non erano collegati in alcun modo. E allora cosa volevano nascondere?

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    ASH
    Ore 19:30. Era passato del tempo dall'ultima attività pubblica dell'inglese O'Connor, nei panni della sua controparte criminale perlomeno. Aveva chiarito le sue questioni personali, si era trasferito in un buon quartiere, aveva persino trovato lavoro come aiuto cuoco. Doveva presumibilmente trovarsi lì a quell'ora, probabilmente intento ad occuparsi delle preparazioni per l'imminente cena di chi alloggiava all'interno di quel tempio buddhista nel centro di Ueno. Venuto in Giappone apparentemente alla ricerca di vendetta, era da un po' di tempo che Roy - o Ash - sembrava assolutamente certo di volersi lasciare il passato alle spalle. Purtroppo, come spesso accade, sembrava essere invece il passato stesso a non essere disposto a lasciarlo andare.
    Qualche mese prima, proprio in quello stesso tempio, aveva letto su un giornale la notizia che riportava il fatto che suo padre era stato arrestato, assieme tra l'altro a quello di un famoso aspirante eroe di sua conoscenza. Oggi, sempre lì, avrebbe ricevuto una notizia potenzialmente anche peggiore.
    Il Giappone era a volte un posto bizzarro per quello strano connubio tra tradizione e futuro, tra classicismo e tecnologia che permeava nella sua società. Per questo, quasi bizzarramente per alcuni turisti, si poteva forse storcere il naso all'idea che all'interno delle cucine di un antico tempio si potesse trovare una piccola televisione. Era in realtà abbastanza normale, serviva ai presenti per non rimanere isolati dal mondo e svagarsi un po' nelle ore meno trafficate. Fu allora che la notizia del rintracciamento del Sagrestano occupò i canali di praticamente tutte le emittenti televisive.
    Ash aveva uno o due conti in sospeso col Sagrestano: il più evidente era semplicemente per il suo operato, una cosa che sin da subito il ragazzo dai capelli bianchi pareva non potere accettare e che fu anche forse causa scatenante della sua dipartita dal Soseiji. Il secondo era forse più sottile, ma anche più impellente: la colpa dell'uccisione del Reverendo Bolek la sera dell'arresto del Sagrestano Homura era stata data a lui, così come quella dell'aggressione al motociclista Ramoto in un vicolo di periferia. Era nato tutto da una bugia del vero "assassino" che aveva catalizzato poi tutta una serie di incomprensioni. Quasi ironicamente, quel caso stava venendo rivisto proprio in quei giorni, e forse la polizia aveva finalmente trovato il vero colpevole. Ciononostante, magari Ash avrebbe avuto il desiderio di scambiare due paroline con l'americano Homura, o addirittura essere lui l'uomo a porre fine alla sua vita.
    Quali che fossero le idee dell'inglese, il report del telegiornale era chiaro: l'uomo si trovava ora all'interno della Chiesa di Santa Maria a Tokyo dove la polizia stava aspettando il permesso di agire. Chissà che invece non ci sarebbe arrivato prima lui.

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    CHARIOT
    L'anglosassone dai capelli bianchi non era certo l'unica persona a cui avrebbe fatto piacere lasciarsi il passato alle spalle a Tokyo. Non era stato l'unico a seguire le vicende di quella serpe che anni addietro aveva stritolato Tokyo nella sua morsa quando gli eroi non erano presenti per difendere la città. Yami era nella cucina della sua casa ad Asakusa e stava affettando delle patate intenta a prepararsi la cena. Tra tutti, ironicamente, era probabilmente lei quella ad aver perso di più in quella storia. Ai tempi non aveva alcun bisogno di cucinare e ora era costretta a imparare per non sperperare tutti i suoi soldi, alla ricerca tra l'altro di un lavoro. La piccola televisione in cucina era accesa solo per sottofondo dato che in quel preciso momento non aveva voglia di mettere della musica. Erano le 19:30 quando una goccia di sangue dal suo indice destro macchiò il tubero che stava tenendo fermo per l'affettatura: al sentire la notizia trasmessa dal telegiornale non poté che voltarsi di istinto, tagliandosi. Portando il dito alla bocca per disinfettarlo con la saliva come una bambina, i suoi pallidi occhi azzurri osservavano le immagini della Cattedrale di Tokyo dal piccolo schermetto.
    Quella storia le stava molto a cuore perché era stata lei il contatto del Soseiji che aveva portato Yuya e gli altri a rubare l'acido all'Università di Tokyo e a farli finire nel giro del Reverendo Bolek e del Sagrestano Homura che ora, evaso da qualche mese, si era rintanato nell'unica chiesa della città. Da un lato Yami si sentiva quindi in parte responsabile di quanto accaduto, dall'altro non poteva che provare odio per i due uomini di chiesa. Quanto predicavano era infatti diametralmente opposto alle sue idee: le unicità come doni del demonio da inibire gli uni, come doni della natura da coltivare e usare liberamente l'altra. Insomma, non poteva sopportare la loro posizione, neppure se fosse stata meno autoritaria e portatrice d'odio. La polizia - diceva il notiziario - non poteva ancora intervenire, ma lei era ben conscia che qualsiasi momento in più poteva essere letale.
    Lei però non poteva agire. Era finita sulle news di recente e probabilmente tutta Tokyo si sarebbe ricordata il suo viso se anche fosse apparsa per mezzo secondo in televisione. Avrebbe potuto chiedere a Ryo, ma il ragazzo sembrava intenzionato a vivere una vita normale e in ogni caso la sua unicità a corto raggio non sarebbe stata la migliore delle idee per competere col Sagrestano. A quel punto rimaneva una sola scelta.
    Ovunque fosse Daisuke, magari aveva già visto la notizia su qualche schermo di passaggio. Se così non fosse stato, beh, l'avrebbe aggiornato Yami chiamandolo al telefono: quella era la sua prima missione ufficiale per ETERNIUM. I suoi portali gli avrebbero permesso di entrare in chiesa indisturbato e - sperava - anche inosservato, sfruttandoli per bene sarebbe riuscito a evitare le fiamme, forse persino a spegnerle con quella specie di aspirapolvere che aveva fallimentarmente usato contro la bomba della serpe anni prima. Yami gli chiese di dirigersi alla chiesa e fermare il Sagrestano. Non voleva ucciderlo, perché era dell'idea che nessuno si meritasse la morte. Daisuke avrebbe semplicemente dovuto impedirgli di peggiorare la situazione finché la polizia non avesse ricevuto l'ok per agire.
    Contattato il giovane, avrebbe poi mandato un SMS a Yuya: "dove sei?". Il Sagrestano sembrava aver ripreso le sue vecchie abitudini e considerato che Yuya era uno dei pochi testimoni di quella sera di quasi quattro anni prima... Beh, voleva essere sicura che il ragazzo stesse bene. Non si è mai troppo sicuri, dicono.


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    NOCTURNE
    Yuya stava con ogni probabilità terminando il suo turno alla clinica della dottoressa Omori. Quello ufficiale, almeno, forse nella prospettiva di rimanere lì anche in seguito per quel lavoretto per cui i due sembravano essersi accordati ma che né l'università né la polizia avrebbero ben considerato. I due si trovavano nell'ufficio di Teruko mettendo a posto le scartoffie della giornata: non era successo un granché, giusto un paio di influenzati e i soliti anziani per una visita di routine. A conti fatti, in fondo, la clinica di Teruko era una normalissima clinica, almeno finché non arrivava la notte. Eppure, nonostante fosse orario di chiusura, sembravano avere degli ospiti.
    Dall'ingresso principale entrarono due persone. Uno era un uomo vestito elegante, con uno smoking nero a cingere una camicia bianca. Il suo volto era abbastanza anonimo e portava con la mano destra una valigetta in pelle. L'altro... beh, era probabilmente impossibile non riconoscerlo nonostante il volto glabro rispetto alle solite foto in cui mostrava una folta barba andante verso il grigio. Si trattava di Matsumoto Shinichi, fondatore e volto della nota casa farmaceutica 30MINUTESINDUSTRIES. Nonostante il suo campo abbastanza di nicchia, l'uomo era quasi una celebrità a Tokyo e Yuya, studioso di medicina, non avrebbe di sicuro potuto non conoscerlo.
    L'uomo indossava un lungo cappotto nero ma sotto quello sembrava avere qualcosa di simile ad una tuta, forse un rimedio necessario per la sua condizione. Matsumoto e il suo compagno incrociarono la padrona di casa e lo studente di medicina nella sala d'attesa, dove l'uomo tirò fuori un piccolo dispenser dalla tasca destra del cappotto e ingurgitò una pillola.
    Buonasera signorina Omori, chiedo scusa per il disturbo. - esordì l'uomo con voce pacata e profonda - Il mio nome è Matsumoto Shinichi e mi trovo qui per offrirle un lavoro per conto di 30MINUTESINDUSTRIES. - aggiunse.
    La situazione era abbastanza strana, anche perché la Omori non aveva fatto nulla di particolare per spiccare rispetto ai suoi colleghi. Che la 30MIN volesse adottare una strategia di marketing atta a inglobare i concorrenti e mantenere il monopolio delle cure a Tokyo? O forse c'era un altro motivo? In ogni caso, la dottoressa salutò Yuya e lo invitò - cercando di non farsi capire da orecchie indiscrete - a "terminare il suo turno", ovvero a prendersi la serata libera. La donna invitò dunque Matsumoto e quello che pareva essere il suo rappresentante legale nel suo ufficio, e il rumore dei loro passi si perse nel corridoio in qualche secondo. Erano le 19:30.
    Solo in quel momento il ragazzo con la coda si sarebbe forse accorto della raccapricciante notizia messa in onda nel piccolo televisore che serviva a non far annoiare le persone in sala d'attesa: il Sagrestano Homura, evaso qualche mese prima, era finalmente stato rintracciato nella Cattedrale di Tokyo. Un posto bizzarro dove nascondersi per un uomo di chiesa, forse volenteroso di nascondersi nel posto più ovvio possibile sperando che non venisse in mente a nessuno. Yuya e il Sagrestano non avevano proprio i migliori ricordi assieme, certamente non condividevano le foto e il divertimento di una vacanza ai tropici. La prima e unica volta in cui si erano incontrati Yuya era stato drogato, rapito e appeso come incrociato a una trave di ferro. In tutto ciò, un giovane bambino era stato rapito assieme a lui e numerosi altri bambini erano stati invece trovati purtroppo senza vita nella cripta della chiesa stessa.
    Yuya poteva avere numerose motivazioni per avercela col Sagrestano: volere vendetta per ciò che aveva subito quella sera, vendetta per quei bambini uccisi o persino per lo stesso Shou e il trauma che aveva subito. Oppure, invece, avrebbe potuto volerlo cercare per fare chiarezza su quel misterioso farmaco che gli era stato iniettato ormai più di tre anni prima e che stranamente sembrava aver ripreso piede nella città dopo la sua evasione. Teruko gliene aveva parlato: uno dei loro "clienti affezionati", una sera che lui non era di turno, si era presentato alla clinica incapace di utilizzare l'unicità, anche se i sintomi erano un po' diversi.
    La polizia, diceva il telegiornale, non aveva ancora ricevuto l'ok per agire. Yuya, però, non aveva bisogno di alcun ordine. Se avesse voluto si sarebbe potuto trovare lì in un battito di ciglia, dipendeva tutto dal suo giudizio.
    Un paio di minuti dopo, una notifica avrebbe fatto suonare o vibrare il suo cellulare: era un messaggio da Yami contenente un semplice "dove sei?".

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    ZHEN ASH DAISUKE YUYA



    CITAZIONE
    Salve ragazzi,
    Benvenuti in questa AM. Diversamente dal solito, il turnaggio sarà dettato sin dal primo turno in base all'ordine delle direzioni che trovate in questo post.
    Ordine: Master, kekko4000 , _JoJo_ , DualSlayerBlade , Ryuko .
    Vi ricordo di passare a prendere/segnare eventuale equipaggiamento sin dal primo turno, teleporter esclusi. Ovviamente cliccate il nome del vostro pg per leggere il relativo post! :**:
    Se avete domande sapete come contattarmi.
     
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    Zhen Lubbock

    Narrato - Parlato - Pensato - parlato da altri



    Erano circa le 19:35 e nell’appartamento del sadico mascherato, escludendo quel fastidioso rumore che il quel momento il frigorifero stava producendo dalla cucina, era presente il silenzio assoluto, fino a quando, un rumore metallico provenirte dalla porta d’ingresso ruppe quella tranquilla quiete, e dopo aver aperto la serratura, la maniglia si abbassò seguito da un raccapricciante cigolio. La porta venne aperta lentamente e Zhen era appena rientrato nella sua dimora. Dopo aver varcato la soglia d’entrata, non usando la stessa gentilezza di prima, chiuse energeticamente la porta, facendola sbattere violentemente tantoché il rumore rimbombò per tutto il corridoio del piano. Dalla sua mano destra pendeva una busta di plastica, con all’interno una scatola di piccole dimensioni. Immediatamente, il ragazzo dai capelli corvini, si diresse verso la stanza più calda, ovvero, camera sua, costretto a tenerla riscaldata per Pyke, che mentre il suo padrone era stato fuori casa al freddo, lui era rimasto attorcigliato su stesso a riposare al caldo. Entrato in camera, chiuse immediatamente la porta, questa volta non sbattendola. Appoggiò la busta accanto alla vetrina del suo animale domestico, e togliendosi la sua lunga giacca nera la appoggiò stesa sul letto
    Finalmente sono a casa...
    disse rivolto a se’ stesso con tono calmo, mentre, dei piccoli rumori vennero prodotti dalla busta, poi continuando con la stessa intonazione
    Odio questa stagione, non vedo l’ora che arrivi primavera.
    Si sedette sul letto per riposarsi un po', nel mentre, cacciò dalla tasca destra dei pantaloni il suo cellulare, in modo da vedere che ore si erano fatte e per rilassarsi con della musica, quando davanti al display gli apparì una notifica, mandata più di 5 minuti prima, proveniente da un app, questa applicazione lo informava sulle ultime news di Tokyo, la stessa che in passato gli aveva permesso di leggere la vicenda di quando era rimasto indirettamente incosciente e ha combattuto contro l’eroe dalle sembianze di un leone. “Un prigioniero in libertà”, questo era titolo che mostrava il messaggio, Zhen, non avendo nulla da fare, decise di premere su quella notifica, portandolo ad una pagina dove era presente la descrizione della vicenda e un video in alto allo schermo dove era presente una giornalista che stava raccontando gli ultime avvenimenti. Un uomo appena scappato da prigione si era rifugiato in una chiesa, l’edificio era completamente circondata dalla polizia e a breve, una eroina sarebbe entrata in azione per catturare il criminale ma soprattutto per salvare gli ostaggi presenti all’interno.
    Che sitazione di merda che si è messo ahahah
    Improvvisamente, sentì un rumore pungente provenire dalla sua destra, verso le finestre affacciate verso l’esterno. Girando di scatto la testa verso l’origine di quel rumore, vide un uomo vestito completamente di nero coprire completamente il vetro, il viso era coperto da una maschera a forma di teschio e aveva appena bussato dalla finestra.
    Cazzo..
    riconobbe subito quell’uomo o per lo meno, sapeva chi lo avesse mandato, si trattava di uno degli scagnozzi della sua organizzazione Aogiri Tree e sicuramente aveva un lavoro per lui. Il suo pensiero negativo non riguardava il lavoro in se’, ma soprattutto perché se avevano mandato una persona voleva dire che il lavoro doveva essere svolto quello stesso giorno e il fatto che lo infastidiva maggiormente era che doveva ancora uscire di casa al freddo. Si alzò, e si diresse verso la finestra con una camminata medio-lenta, mentre allungando il braccio destra verso la sua sinistra e aiutandosi con l’altra mano, cercò di far scattare la spalla. Arrivato, aprì il lato della finestra dove era presente il fronte dell’uomo. Appena aperta, poteva percepire immediatamente il freddo che era presente all’esterno, nel mentre quello scagnozzo mandato dall’organizzazione iniziò a parlare e ad informare il ragazzo sulla missione da svolgere. Il compito era apparentemente semplice: dirigersi alla Chiesa in centro a Tokyo, entrare ed eliminare il Sagrestano.
    Mi potresti dire che Quirk…
    Non ebbe il tempo di finire la domanda che l’uomo scomparì con la stessa velocità che era venuto. Chiuse rapidamente la finestra e con tono compiaciuto
    Perfetto, vorrà dire che il divertimento sarà maggiore finì la frase ridacchiando.
    Successivamente, si preparò per l’assassinio. Con se’ portava già la cotta da maglia, ormai non usciva di casa senza una qualche e minima protezione, così pensò a prendere il resto. Sopra la cotta di maglia aveva addosso una felpa nera nella quale indossò su di essa la cintura munita di numerose tasche con una cinghia sia orizzontale che gli copriva l’intero busto inferiore e sia una obliqua che partiva dalla sua spalla sinistra fino al lato destro attaccandosi all’altra cinghia. Attaccò 2 pugnali di peso medio più 2 smoke bombs alla fascia obliqua, 6 pugnali di peso leggero ai lati (quindi 3 per ogni lato) più una smoke bombs, un Poison Counter e un Teruko's Blood alla parte posteriore della cintura orizzontale, utilizzando una C.L.O.S.E.T. mise all’interno di esso la pistola personalizzata, e i tre caricatori nelle tasche interne della lunga giacca nera che avrebbe indossato per coprire tutte le armi, e oltre alla maschera che indossava già, coprì ulteriormente il viso con la maschera anti-gas, per finire si mise i guanti di pelle nera. Ora era pronto svolgere la missione. Quando stette per uscire di casa, si ricordò di un’ultima cosa che doveva fare prima. Ritornò rapidamente nella sua stanza, e cacciò dalla busta la scatola che era contenuto in esso. Aprì la vetrina dove era chiuso Pyke e svuotò il contenuto di quella scatola nella gabbia. Cadde un ratto di piccole dimensioni, che si aggirava sui 20 cm esclusa la coda.
    Non mangi da quasi 10 giorni e questo potrebbe essere il tuo ultimo pasto, ahahah, goditelo successivamente il ragazzo sadico uscì dall’appartamento.
    Nel mentre l’animale, cresciuto di altri 25 cm da quando era stato adottato da Zhen, si svegliò di colpo, sentendo che era arrivato l’ora del pasto. Si avvicinò strisciante e lentamente verso la sua preda, e dopo averlo esaminato per qualche secondo, si buttò su di esso. Gli diede un forte, caloroso e freddo abbraccio, tanto che il topo rimase senza respiro, e la gentilezza di Pyke era cosi grande che si preoccupò di far riposare il suo ospite in un luogo chiuso e al coperto anche se purtroppo freddo.
    Il ragazzo dai capelli corvini doveva dirigersi verso la chiesa, a piedi ci avrebbe messo circa 40 minuti per arrivare a destinazione, e tenendo conto che stava arrivando pure un’eroina ad occuparsi del criminale, non aveva molto tempo a disposizione, l’unico modo era rubare un mezzo di trasporto. Per quanto fosse invitante una macchina, soprattutto per il climatizzatore, non sarebbe stato per niente una buona idea tenendo conto del traffico che probabilmente si era creato lì in zona, così, puntò ad un mezzo più comodo per gli spazi più ristretti, precisamente, ad una moto parcheggiata vicino, probabilmente il proprietario abitava nel suo stesso condominio, o agli edifici accanto. Avvicinandosi frettolosamente, afferrò un pugnale di peso leggero dalla sua sinistra, e utilizzando la tecnica State Glue su di esso, lo premette con forza contro il foro per l’accensione del motore, in modo da adattarsi ad esso e prendesse la stessa forma della chiave originale. Successivamente, sarebbe ritornato rigido, e agendo come una comune chiave, avrebbe fatto partire il motore. Girando di scatto il polso destro verso l’interno avrebbe accelerato di colpo, provocando una breve sgommata e sentendo il vento gelido scontrarsi contro la parte superiore del corpo. Si sarebbe diretto verso la chiesa, anche se probabilmente si sarebbe fermato molto prima. Intanto doveva pensare ad un modo per entrare nell’edificio senza farsi vedere dalla polizia, e a pensare a dei possibili modi, gli venne in mente la sera di qualche anno fa durante la sua prima missione, dove per entrare dentro una struttura sono passati dalla fognatura sottostante. E ridecchiando leggermente:
    Per lo meno ora non ci sono ne’ quella ragazzina psicopatica e né quel polpo gigante a rallentarmi il lavoro


    Parametri

    Zhen Lubbock- lvl 6
    Energia 550
    Forza 186
    Quirk 81
    Agilità 258
    Stato: Illeso


    Tencniche & Equipaggiamento


    Equipaggiamento: Cotta di maglia (resistenza danni lievi), guanti (+5 frz),Coltelli da lancio (6, Peso: [1], Danno: Lieve),Coltelli da lancio (2, Peso: [1], Danno: Medio),Smoke Bombs (x3, Peso: [1], Peso Totale: [2]),Maschera Antigas (Potenziamento 1, Filtri: [1]),Teruko's Blood (x1, Peso: [1]),Poison Counter (x1, Peso: [1], Effetto: Medio), Pistola (3 ricarica).

    Tecniche: State Glue LVL 2
    CITAZIONE
    DESCRIZIONE: un determinato oggetto in metallo viene trasformato in uno dei tre stati di materia: liquido, solido o gassoso. Un oggetto solido o gassoso diventa simile al mercurio (la temperatura dell'oggetto non viene alterata). Un metallo liquido prende una forma solida mantenendo la forma che aveva nella forma precedente, mentre, se diventa solido quando era in stato gassoso, gli atomi si concentrano in un punto preciso, attaccandosi tra di essi e formando sfere di diametro 40 millimetri e peso 2.7 grammi (simile a palline da ping pong). Un oggetto liquido o solido si trasformerebbe in stato gassoso, come se avesse superato il suo punto di ebolizzione, trasformandosi in vapore. Finita l'uso della tecnica, i metalli ritornerebbero allo stato precedente con la forma modificata, ma se erano stato trasformati in stato gassoso e non è stata riutilizzata questa tecnica, l'oggetto risulta completamente distrutto, polverizzato.
    COSTO(in energia): 20 + 5 mantenimento



     
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    Poteva sembrare una vita piuttosto monotona quella di Ash e quasi non lo si poteva riconoscere più. Chi lo aveva conosciuto sapeva che era un tipo emotivamente instabile, che non amava stare fermo in un posto ma, soprattutto, con il desiderio di mettere le mani in pasta nelle situazioni più complicate e avverse. Dopotutto, la sua stessa vita, la sua storia, è sempre stata complicata e avversa.
    Gli ultimi eventi che lo coinvolsero, ormai più di 3 anni prima, furono però determinanti per le sue aspettative di vita e le sue ambizioni personali, come ad esempio, il definitivo arresto di quel pazzo furioso di suo padre Arthur, boss indiscusso della capitale inglese e da anni latitante nella terra del Sol levante.
    Si sentì amareggiato per quell’arresto, avrebbe preferito porre fine egli stesso alla vita del boss che lo aveva rinnegato e recluso in clinica per anni per via del suo quirk apparentemente negativo.
    Ma fra tutte le sue esperienze, più o meno terribili e pericolose - tra cui il paradossale salvataggio dell’istituto di Eroi che egli stesso odiava – quello che di più lo sconvolse fu il caso del Reverendo Bolek. Per la prima volta, l’albino inglese aveva compreso come la subdola ferocia del suo ex capo al Soseiji, Yoshimura, avesse alimentato i piani folli di un sadico senza alcun briciolo di umanità.
    Ed era un prete.
    Cattolico.
    E lo aveva ucciso lui, così si diceva in giro almeno. Ma la verità era un’altra e purtroppo non poté uscire fuori perché lo stesso Ash, assieme a Yuya, furono gli autori del furto dell’acido all’Università di Fisica. Non fu di certo bello e nemmeno facile proseguire nel tempo con tale peso, soprattutto se a quell’accusa ne aggiunsero un’altra, a lui totalmente estranea: l’uccisione di un motociclista di nome Ramoto.
    Personaggio mai visto in vita sua. Venne incolpato per il metodo in cui venne ucciso, una sorta di folgorazione. Per le autorità, Ash anzi, un albino con accento straniero (inglese), sarebbe un assassino ricercato con un quirk in grado di fulminare le persone.
    “Ottimo lavoro, ragazzi…” pensava sarcasticamente Ash.
    E credeva di farcela, di poterlo sopportare, anche perché fu egli stesso a proporre all’assassino di Bolek, di attribuirgli la colpa in cambio del silenzio e della copertura di Yuya.
    A quanto pare, quella fu l’unica parte del piano a funzionare. In fondo, non è difficile additare qualcun altro per attribuirgli la responsabilità di un male più grande.
    La cosa più strana però, e che per tutti gli anni a venire gli rimase in testa, fu la semplicità di come quello studente avesse accettato la proposta di buon grado, senza alcuna esitazione. Non capiva il senso. Man mano che il tempo passava e che rifletteva sull’accaduto, non riusciva a motivare le azioni dello studente. Si ritrovò a concludere che era come se ragionasse con la mentalità del body-guard: “difendere e attaccare a tutti i costi per l’incolumità di qualcuno”… o quella personale? Ash era arrivato addirittura a sospettare che si trattasse in realtà di un potenziale criminale, come un ladro in una gioielleria incustodita o una mina in un parco giochi, pronta ad esplodere da un momento all’altro.
    Gli anni che passarono, furono utili quantomeno a liberarsi da tali tormenti e riprendere fiducia in se stesso. Ma il passato, spesso, sembra non passare mai e gli ultimi eventi a Tokyo non poterono che confermare questa teoria.
    Di tutta la faccenda del reverendo Bolek e dei bambini massacrati a causa della sua follia, non si sarebbe mai aspettato che il suo sagrestano potesse riemergere dalle ceneri per tornare a scatenare il terrore in città, ma stavolta più forte di prima e probabilmente con il consenso di una fetta di cittadini razzisti e conservatori.
    Che gli stessi “NO-mutant” – come li definiva brevemente Ash – fossero coinvolti o meno nella fuga di quel pazzo di Homura, non gli importava molto. La teoria che un NO-mutant potesse sposare le azioni di Homura reggeva, secondo lui. Ma ciò che non riusciva a giustificare era: perché proprio ora? Cosa è successo negli ultimi anni in quel carcere? La fuga, così come appresa dai giornali, era stata pianificata a priori, con il supporto di qualcuno dall’esterno ma, forse, anche dall’interno.
    Homura era quindi evaso ma non era solo. Non poteva essere solo in tutta quella macchinazione, c’era per forza qualcosa sotto che non poteva né comprendere e né sapere.
    Da settimane i cittadini avevano paura di uscire soli, come biasimarli?
    Ma in tutta quella faccenda, chi avrebbe dovuto temere una ritorsione diretta erano proprio lui e il mutant Yuya. E da giorni Ash, aveva sempre il pensiero fisso della cripta della cattedrale, di Yuya incatenato e torturato, delle catene infiammate di Homura e della freddezza di uno pseudo aspirante eroe.
    Ash aveva la mente impegnata da questi ricordi per nulla gradevoli mentre, all’interno del tempio buddista della famiglia Teiyama, stava preparando le pietanze per gli ospiti che pernottavano nel ryokan.
    Gli piaceva quel lavoro, trovava stimolante riuscire a soddisfare i palati dei turisti, magari non abituati alla cucina giapponese. Quella sera però, Ash aveva un fare molto macchinoso, come un operaio alienato nel fare sempre la stessa cosa per ore ed ore. Il suo stato d’animo era piuttosto cupo finché, forse per una logica alchemica a lui sconosciuta quasi a voler giustificare quel sentore, la sua attenzione cadde di colpo sulla televisione della cucina, sempre accesa su un canale musicale. Il brano di una nota band koreana venne interrotto dalle parole di un cronista del telegiornale locale, che annunciava una probabile ed imminente cattura di Homura. Il killer, infatti, si era rintanato nella stessa Chiesa dei fatti di tre anni prima, quella dell’Orfanotrofio, e la polizia aveva circondato tutto l’edificio in attesa di nuove istruzioni o del campione di turno che vorrà affrontare quel pazzo “vis a vis”. Le sue mani si fermarono dall’affettare gli ortaggi e mentre ascoltava la notizia per intero, un brivido gli attraversò la schiena, scuotendolo un po’.
    Vi era la possibilità che Homura non fosse solo e magari con qualche ostaggio, così da garantirsi la massima cautela da parte dell’eroe di turno.
    Posò il coltello sul tagliere e si lavò le mani. La sua mente stava elaborando una soluzione a quello stato d’animo, doveva cercare di fare qualcosa per non entrare in crisi, essere fautore delle proprie azioni senza lasciarsi condizionare dagli eventi esterni. Una cosa altamente utopica per il suo carattere.
    “Maya… io non mi sento bene… ho bisogno di allontanarmi… scusami, devo andare. Spiegherò tutto io a tua madre, non preoccuparti”.
    Con queste poche parole, Ash si congedò dalla cucina informando la figlia del capo-famiglia dei Teiyama. Era pallidissimo, sudava freddo, sembrava malato; se l’era bevuta la storiella ma era sul serio provato.
    Fece un salto nel dojo del tempio, la sua palestra personale ormai, così da potersi cambiare velocemente infilandosi la sua tuta nera. Una volta usata come “divisa” da missione ed oggi invece… beh, una semplice tuta di allenamento. Prese la waki-chain e il kunai, e li nascose all’interno del suo lungo cappotto grigio, incastrandoli in apposite stringhe cucite all’interno.
    “L’inverno è perfetto per passare inosservati con queste armi” Si ritrovò a pensare Ash mentre si accingeva ad uscire dal tempio.
    Si mise in sella alla sua Yamaha e prima di andarsene, si voltò indietro. Osservò, da lontano, lo sguardo di Maya che, non avendoci capito nulla, lo osservava attonita. Non poteva sapere e né capire cosa gli fosse successo, così come non poteva immaginare che quella reazione era legata a Homura. Anche perché lei non sapeva nulla sul suo passato.
    Il rombo dell’accensione fece svolazzare via alcuni uccelli notturni appollaiati sugli alberi che circondavano l’area. Ash osservò quel volo coordinato degli uccelli seguendoli con gli occhi fino all’orizzonte. Nonostante quegli uccelli fuggivano impanicati, avevano però la lucidità di seguire la stessa direzione senza mai scontrarsi o toccarsi. Li ammirava per questo.
    Ingranò la marcia e si diresse verso la Chiesa di Santa Maria. Voleva vedere cosa davvero stava accadendo lì ma senza dare nell’occhio ovviamente. Parcheggiò la moto a circa 100 metri dalla cattedrale per poi incamminarsi verso di essa come se nulla fosse. Dopotutto, agli occhi di un esterno doveva sembrare un semplice passante ma senza perdere il controllo su ciò che stava accadendo intorno. Ad una ventina di metri da lui c’erano dei poliziotti intenti ad allontanare tutti coloro che passavano da lì. Era arrivato a destinazione ma durante quel tragitto aveva elaborato un piccolo piano: certo, lui si ripromise di limitarsi nel fare lo spettatore ma, come prevedibile, le forze dell’ordine non avrebbero di certo permesso ai cittadini di assistere a quella rischiosa operazione. Quindi, decise di sfruttare la sua esperienza e di deviare leggermente verso ovest, così da tentare un approccio laterale, volendo sfruttare magari la porta di legno da cui, tre anni prima, lui e Raul riuscirono a fare irruzione per salvare Yuya.
    Una grossa siepe si contrapponeva tra lui, il perimetro circondato dalla polizia e il lato ovest della chiesa. Sapeva che avrebbe dovuto affrettarsi ma non era neanche il caso di farsi notare dalla polizia che subito lo avrebbe allontanato o, peggio ancora, indagato sulla sua presenza in quel posto.
    Doveva portare ancora un po’ di pazienza e, nel frattempo si limitò ad osservare la situazione e i movimenti dei poliziotti. L’aria era molto tesa e,nonostante il freddo, cominciò a sudare.




    Roy Ash O'Connor - Livello 7

    Energia 750 | Forza 101 | Quirk 362 | Agilità - 262




    CITAZIONE
    TECNICHE

    CITAZIONE
    EQUIPAGGIAMENTO

    # Black Pinafore Kimono [Costume]
    # Waki-Chain [Offensivo] - Danni Medi
    # Kunai [Offensivo] - Danni Medi
    Shirasu Kinjou, Donten ni warau | Code © Only for MHA GDR.
     
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    Il giovane corvino aveva abbandonato il suo vecchio sè da ormai parecchio tempo. Non tanto perché fosse improvvisamente diventato buono, e nemmeno per un qualche motivo filosofico. Non c'era nulla di strano nei suoi motivi, anzi, si potrebbe quasi dire che esso fosse uno dei motivi più frequenti tra i suoi "colleghi". Aveva paura. Non sapeva nemmeno lui di cosa. Aveva qualche idea, ma nessuna sembrava predominante. Forse era il connubio di tutte quelle cose, che una volta fuse insieme diventavano ancora più difficili da scogliere. Aveva paura di morire. Aveva paura di fallire, e successivamente, di deludere gli altri. Aveva paura di fare la scelta sbagliata. Ma quella più grande, probabilmente, era la paura di ricadere nelle vecchie abitudini. Come un ex-fumatore che ha paura di avvicinarsi ai fumatori, poichè potrebbe venirgli voglia di fumare. Quelle molteplici paure, riuscivano ad unirsi, ed insieme diventavano ancora più pesanti. Nel profondo del suo cuore, era ben consapevole di ciò che sarebbe potuto succedere se fosse rientrato in quel mondo, e preferiva evitare che ciò succedesse. Ma la vera domanda qui cambia. Che cosa avrebbe fatto nel caso? Si sarebbe lasciato andare? Avrebbe provato con tutto sè stesso a rimanere sul percorso che era riuscito a crearsi? Questo non lo sapeva nemmeno Daisuke, a dire il vero. L'unica speranza che aveva, era riposta nel futuro. Sperava intensamente che mai, una missione simile alla sua "prima" vera missione, potesse presentarsi alla sua porta. Quell'evento non aveva portato a cose buone, sebbene fosse stata la scintilla dell'attuale Daisuke. Essa era stata causata da due fattori. In parte la morte di quel ragazzino, Shikamaru, o una roba del genere. Non era ben sicuro di ciò, non aveva mai voluto leggere le notizie, per paura di sentirsi male. L'altro fattore determinante, erano state le parole di Yami, quella ragazza era davvero riuscito a "cambiarlo" in una frase o due. Non che ciò fosse sbagliato, anzi, per il giovane fu un'opportunità immensa. Ed infatti, dopo quegli eventi, e dopo mesi di "meditazione", se così si può dire, aveva raggiunto una conclusione. Avrebbe aiutato volentieri la ragazza dai lunghi capeilli bianchi, ma non avrebbe mai messo la sua vita davanti a quella che era riuscito ad ottenere. Non sarebbe tornato il Daisuke del passato, che si sarebbe perfino fatto sparare, per dimostrare adeguato rispetto al capo-famiglia. Sì, forse per una questione d'onore avrebbe preso un proiettile non mortale, ma lì si andava a scavare in grande profondità nei sentimenti e nella ragione del corvino. Era cambiato, non del tutto, ma stava facendo, ed aveva fatto, del suo meglio.
    Ma tornando all'attualità, era già sera, e Daisuke era uscito da pochi minuti dalla doccia. Era davanti allo specchio, con solo il suo morbido accappatoio indosso, e stava smanettando con il suo telefono. Era intento a commentare un post che aveva visto sulla sua timeline di Twitter, quando partì la sua suoneria. Daisuke era leggermente stupito, non gli arrivavano così tante chiamate, dato che ormai organizzava quasi tutto con i messaggi, che erano molto più rapidi e coincisi. Dall'altra parte dello schermo, si fece spazio la voce di Yami. E questo rendeva la situazione ancora più unica. La ragazza sembrava seria e decisa, così come lo erano gli ordini che aveva impartito al ragazzo. Faceva quasi strano pensare che Daisuke fosse più grande di lei. Era la sua prima missione per Eternium, dal momento in cui esso era diventato un gruppo, perlomeno. Alla fine se bisogna essere fiscali, quello scontro di due anni fa, dove Genos aveva perso la vita, era considerabile come prima missione di Eternium. Sebbene Daisuke dovesse ancora scoprire cosa fosse.
    Ma ora la situazione era cambiata, era realmente il suo momento di entrare in gioco come membro di Eternium. E la sua prima missione non sarebbe stata così tanto facile. Non era nemmeno troppo sicuro di ciò che dovesse fare. Yami gli aveva detto di raggiungere la chiesa e fermare il Sagrestano Homura, però non doveva ucciderlo, doveva fare in modo che la polizia non avesse problemi una volta entrata. Il corvino rimase spiazzato per qualche secondo, per poi ritornare in sè.
    " Nessun problema. Immagino non ci sia bisogno di chiamare, nel caso in cui tutto vada bene " - era stata quella la risposta di Daisuke, seppur non fosse affatto al corrente della situazione. Aveva passato il precedente quarto d'ora dentro allla sua doccia, ma ci volle relativamente poco a trovare le informazioni riguardante quelle situazione.
    Il famoso Sagrestano Homura, il quale era evaso recentemente di prigione, si era rifiugiato nell'unica cattedrale di Tokyo, la Cattedrale di Santa Maria. E Daisuke doveva andare a fermarlo, qualsiasi cosa egli volesse fare. Non sarebbe stato un lavoro così facile come la svedese lo faceva sembrare. Il posto, da quanto aveva letto sul telefono, era circondato dai poliziotti, quindi un approccio diretto sarebbe stato sicuramente fallimentare. Allo stesso tempo, non sarebbe stato bello venir beccati, mentre si entrava di soppiatto. Doveva trovare la giusta via di mezzo. Forse ci sarebbe stato bisogno di un esca o qualcosa, non sarebbe stato così facile entrare in quel posto. Ma la parte più difficile non era quella, era uscire. Nel momento in cui la polizia sarebbe entrata, si poteva dar scontato che tutti gli ingressi, e tutte le possibili uscite, sarebbero state murate, perciò doveva trovare un modo per uscire di nascosto, e allo stesso tempo in maniera sicura. Doveva pensare a troppe cose, e aveva troppo poco tempo. Perchè Yami aveva deciso di farlo agire in maniera così casuale? Perchè non lo aveva avvertito prima? La cosa era abbastanza ovvia in realtà, nemmeno l'albina era al corrente di Homura, ma perché ha scelto proprio Daisuke? Non ci sarebbero state scelte migliori? Sicuramente Yuya avrebbe fatto un lavoro più pulito. Ed in ogni caso, perché aveva scelto di accettare? Si era messo un bastone tra le ruote da solo. Il suo cervello non aveva nemmeno razionalizzato un rifiuto, l'istante successivo alla proposta di Yami, aveva già accettato, in maniera istintiva, si potrebbe dire. Non sarebbe andata così la prossima volta, o perlomeno quella era la speranza di Daisuke.
    Il ragazzo inoltre, non doveva preoccuparsi solo dei poliziotti, ma anche del Sagrestano stesso. Nessuno gli assicurava che sarebbe stato amichevole, e nessuno sapeva cosa ci faceva lì dentro. Che fosse andato lì per confessare i suoi peccati al suo dio? Oppure ha scelto quel luogo per un piano più articolato, già organizzato in carcere. Queste informazioni non erano in mano al corvino, come però non erano in mano a nessuno, tranne che a Homura stesso. Magari, vedendo Daisuke avrebbe smattato, e si sarebbero ritrovati a combattere. Ma nulla impediva la sua disposizione a parlare, magari si sarebbe risolto tutto facilmente. D'altronde Yami non aveva dato delle istruzioni troppo chiare al ragazzo. Doveva fermare il Sagrestano, ma fermarlo da far cosa? Dallo scappare? Oppure Yami era a conoscenza di qualcosa, che però non aveva condiviso con Daisuke. Certamente non l'avrebbe richiamata per quel motivo, alla fine il corvino era alquanto paranoico, in questo tipo di situazioni.
    Però ora si era resto conto che doveva uscire in fretta e furia, l'autobus che doveva prendere per arrivare alla chiesa non lo avrebbe aspettato di certo, e il corvino non voleva farsela a piedi, seppur fosse relativamente vicina a casa sua. Oppure poteva prendere il taxi, sarebbe stata l'opzione più rapida, ma anche la più costosa. Perciò, il ragazzo dai disordinati capelli neri, scelse rapidamente come vestirsi. Come prima cosa, indosso la suit sotto ai suoi vestiti, l'aveva comprata mesi prima per vie poco legali, e non aveva ancora avuto occasione di testarla, magari sarebbe anche tornata utile, alla fine il Sagrestano aveva un quirk inerente al fuoco, sicuro non sarebbe stato male essere più protetti. Sopra di essa, avrebbe indossato un lupetto aderente nero, gli era molto comodo, e non avrebbe interferito con i movimenti del corpo. Come pantaloni scelse dei semplici jeans elasticizzati, non sarebbe certamente uscito in tuta, non era nel suo stiile. Infine, concluso il tutto con un paio di scarpe da ginnastica e una giacca lunga di colore rosso. La indossava poco dato che era una giacca leggera, non troppo utile nei freddi inverni nipponici, ma a sto giro sarebbe tornata certamente utile. Poi, toccò agli oggetti, cosa si sarebbe portato dietro? Aveva uno zainetto da qualche parte, che aveva comprato proprio per quel motivo. Inoltre, tenendo in considerazione il quirk del sagrestano, Daisuke scelse con molta attenzione cosa portare. Alcuni oggetti sarebbero stati solo inutili, e avrebbero solo occupato spazio nello zaino. La prima cosa a cui pensò, fu la coppia di shocker, anch'essi nuovi di fabbrica. Per fortuna non aveva avuto molte occasioni per utilizzare questo tipo di oggetti, e ciò non gli dispiaceva affatto come cosa. Poi scelse di portarsi dietro anche due granate narcotiche, giusto per avere delle opportunità di fuga se la situazione fosse degenerata pesantemente, e anche una fiala di quel liquido curativo, sul quale non era molto sicuro. Tutto sommato non era così tanto roba, ma nel peggiore dei casi si sarebbe pentito davanti ad Homura stesso. Perciò, ora che aveva "completato" il suo outfit, era più che pronto per uscire.
    Non aveva ancora mangiato nulla, percui decise di fare uno snack rapido, mangiandosi l'avanzo di pizza all'ananas che era rimasto dalla sera prima. Non era un gran pasto, ma era meglio di niente, non voleva andare lì a stomaco vuoto. Perciò, una volta fatto tutto ciò, e dopo essersi assicurato di aver preso le chiavi di casa, il giovane Daisuke partì alla volta della fermata dell'autobus, il quale non tardò ad arrivare. Aveva scelto di non arrivare direttamente fuori dalla chiesa, ma di farsela a piedi per un chilometro buono, non voleva incappare in un blocco dei mezzi da parte della polizia, o in un qualche tipo di controllo. Perciò, scelse quello più rapido, che lo portò praticamente all'ingresso dei Giardini di Higo Hosogawa, da lì, con una corsetta rapida, ci sarebbe voluto poco tempo. Una volta arrivato a duecento metri di distanza, in maniera approssimativa ovviamente, si sarebbe fermato e avrebbe osservato la situazione. Come erano posizionati i poliziotti, se c'era qualche ingresso non osservato, e soprattutto se ci fosse qualcuno di sospetto. Le parole di Yami lo avevano reso fin troppo paranoico, ed ora aveva paura che ci fosse un signficato nascosto che non era stato in grado di comprendere. Magari doveva arrivare qualcuno per distruggere le forze di polizia, oppure semplicemente stava per scappare in un altro paese, e gli accordi sarebbero avvenuti nella chiesa. Inoltre, la speranza di Daisuke, per quanto riguardava le forze dell'ordine, era semplice. Sperava di passare come un giornalista, o forse un semplice passante curioso. D'altronde non capita tutti i giorni di vedere così tanti agenti in un solo posto.
    Daisuke Okada | Livello 7
    Quirk: 255
    Forza: 205
    Agilità: 260
    Energia: 750


    Condizione Fisica

    XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX




    Equipaggiamento e Tecniche

    -Difensivo- Shocker (Doppio)
    Danno: Danni lievi +[Stordimento]
    Durata: Permanente.
    Peso: [2]

    -Costume- Suit
    Effetto: Resistenza danni medi + Resistenza elementale media
    Peso: [0]

    -Curativo- Teruko's Blood (x1)
    Effetto: Cura Danni [Medi]. [Diminuisce gli altri di due step.]
    Peso: [1]



     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    Un giorno come tanti, Yuya si trovava dove si trovava di solito a quell'ora e stava facendo quello che faceva più o meno sempre da un anno a questa parte: lo schiavo di Teruko. E no, non in quel senso. Magari, ma sfortunatamente s'intendeva lo stare davanti ad un computer a svolgere quella noia di lavoro burocratico che il suo capo aveva l'abitudine di mollargli ad ogni buona occasione. Yuya aveva anche iniziato a pensare che si divertisse a vederlo finirsi gli occhi davanti ad un monitor, ma in fin dei conti era una specie di mutuo scambio dove entrambi guadagnavano qualcosa, per cui il corvino sapeva di non avere il diritto di lamentarsi nemmeno da lontano. Soprattutto dopo che era stato lui a chiederlo.
    La sua postazione si trovava alla reception nella sala d'attesa, e Teruko era lì che si aggirava indaffarata per i fatti suoi. Ogni tanto si scambiavano qualche parola, ma era piuttosto tardi ed entrambi avevano smesso di essere loquaci circa un'ora prima. Non sembrava potesse esserci niente intenzionato a disturbare le loro mansioni, almeno fino a quando la porta della clinica non si aprì lasciando entrare due uomini adulti che costrinsero Yuya a sollevare lo sguardo dal pc.
    Ebbe tempo qualche secondo per razionalizzare, prima che i suoi occhi si dilatassero leggermente per lo stupore e corressero alla ricerca di quelli della proprietaria della clinica.
    «Heh. Questa è la prima volta che incontro una celebrità dal vivo.» sussurrò, lievemente stupito, seppur non era rivolto a nessuno in particolare, visto il tenore basso della sua voce. L'uomo - o meglio, gli uomini - appena entrati erano niente di meno che un banale accompagnatore e Matsumoto Shinichi, CEO delle famose industrie che erano state al centro del gossip a partire da dopo l'avvenimento di Salem. E Yuya, passando la vita sui social, adorava il gossip. Soprattutto considerato che recitava la parte del ragazzo supportive e dalla mentalità aperta per i suoi follower. Si ricordava benissimo la polemica sui Mutant, tutto il flame che ne era conseguito ed il saldo punto di vista che aveva presentato l'azienda.
    Ebbene, che ci faceva lì una celebrità come lui? A quell'ora. Nella mente di Yuya cominciarono ad affiorare i primi pensieri contorti. Oya, possibile che sapessero cosa stava facendo la dottoressa Omori e volessero ricattarla? Sperava di no, lui stava davvero avendo the time of his life lì.
    Non fece in tempo a domandarsi altro comunque, con il solito temperamento diretto di sempre, Teruko lo liquidò come aveva fatto tantissime altre volte. In modo più formale certo, dicendogli di prendersi la "serata libera", ma lo fece. E la cosa gli fece solo arricciare la coda per la frustrazione. Ehi, andiamo! Aveva sgobbato tutto il giorno proprio per aspettare la sera e ora lo mandava via? Sul più bello?
    Nonostante tutto, sapeva di non poter fare altrimenti, per cui annuì, si alzò e saluto il trio con un breve inchino, mentre Teruko li conduceva altrove.
    Rimasto solo nella sala d'attesa, Yuya si diresse a prendere il suo cappotto. Per quanto non facesse freddo, per essere febbraio accidenti al riscaldamento globale, ancora non era il caso di girare svestiti. Era abbastanza stanco, e gli faceva male la schiena, per cui eseguì tutti i gesti in automatico, senza pensare a niente di particolare. Lo indossò ed estrasse un paio di cuffie bluetooth dalla tasca sinistra. Fece per mettersele, ma un istante prima che potesse portare a termine la sua operazione, una voce attirò la sua attenzione.
    La televisione, uno dei notiziari serali.
    Yuya non dovette neanche finire di ascoltare tutto l'annuncio per capire cosa stava succedendo, e per poco non gli venne da ridere. Insomma, il killer torna sempre sulla prima scena del crimine, uh? A quanto pareva il fantomatico sagrestano Homura che aveva disseminato il panico a Tokyo per gli ultimi tre mesi era stato finalmente individuato nella cattedrale a Bunkyō. Sì, proprio quella cattedrale.
    Quella cazzo di maledetta di cattedrale.
    Quella di cui Yuya non aveva esattamente bei ricordi. E l'ultima cosa che voleva fare era ripercorrerli.
    Da una parte non gliene poteva importare di meno, dall'altra finalmente lo avevano beccato. Almeno la gente avrebbe smesso di parlarne
    Quella storia non aveva avuto senso fin dal principio, per quanto lo riguardava. Homura non era forse scappato dopo aver deciso di confessare? Per quale motivo? Se hai deciso di confessare NON scappi, per poi nasconderti per mesi, qualsiasi possa essere il motivo. Altrimenti non hai capito come funzionano le cose. A meno che non fosse stata tutta una scusa per evadere dal principio.
    Non che la cosa lo riguardasse.
    Yuya con quella storia non voleva averci più niente a che fare, droga annulla quirk di cui aveva parlato Teruko o meno. Del resto, lui era tenuto ad interessarsi di ciò che arrivava in quella clinica, non fuori. Per quanto gli piacesse convincersi di essersi messo a studiare e a lavorare con Teruko per convincersi di voler salvare le persone, ultimamente aveva realizzato che gli piaceva il fatto di salvarle affinché esse fossero in debito con lui.
    Anche se quello a Teruko non l'aveva mica detto.
    Yuya si guardò intorno. Vide il telecomando, lo prese e spense la televisione. Era meglio non lasciare un discorso sgradevole come quello alla sua povera "boss", vedendo che probabilmente aveva da occuparsi di cose più importanti. Era molto più onestamente curioso di quello, ma mettersi a origliare con un bicchiere sulla porta non gli pareva l'opzione più etica del mondo, per quanto a lui dell'etica importasse relativamente poco.
    Non aveva mosso un dito quando il sagrestano era evaso dal carcere per cercarlo, e certamente non lo avrebbe fatto adesso solo perché finalmente le forze dell'ordine lo avevano trovato. Era probabile che il sagrestano nemmeno si ricordasse di lui e che fosse solo "uno dei tanti", che - al contrario di loro - si era salvato per un soffio. Altrimenti di lui non sarebbe rimasto nemmeno il corpo come era successo per le vittime di quegli ultimi mesi. Ci teneva decisamente troppo alla pelle per fare la rimpatriata tra "vecchi amici". Erano gli eroi che dovevano rischiare, non lui. Esistevano apposta. Che facessero il loro lavoro.
    Proprio in quell'istante, il cellulare vibrò fra le sue mani e Yuya abbassò lo sguardo per leggere il messaggio. Era Yami, e gli stava chiedendo dov'era. Il corvino inarcò un sopracciglio. Dove sarebbe dovuto essere? Dove sempre.
    Digitò un veloce "a casa, vuoi venire?" aggiungendo l'emoji di un occhiolino e mise via il telefono.
    Beh, non era propriamente vero, ma ci stava andando, quindi nessun problema. Sperò solo che Yami non stesse bussando alla sua porta, o avrebbe dovuto improvvisare un teletrasporto all'ultimo minuto. Sospirò, allacciandosi il giubbotto ed inforcò l'uscita. Si chiuse la porta della clinica alle spalle, mise le cuffie e s'incammino verso casa.
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    CATTEDRALE
    La situazione era spinosa. Il posto era altamente circondato e, c'era da dirlo, anche pieno di curiosi. Tutti e tre i ragazzi diretti sul posto avrebbero incontrato numerosi poliziotti: c'erano posti di blocco che avrebbero costretto i due in moto a cambiare strada più e più volte se avessero voluto evitare di essere fermati, Daisuke avrebbe visto - un paio di fermate prima della Cattedrale - un poliziotto salire sul bus a dare un'occhiata fortunatamente senza fare domande. Tokyo sembrava aver dispiegato un bel po' di forze in quell'occasione, c'è da chiedersi come sarebbero andate le cose se avessero impiegato tutti quei poliziotti anche ai tempi della Manifestazione. Magari, chissà, il Sagrestano non sarebbe neppure riuscito a fuggire.
    Il problema principale era uno: indagando le scene degli ultimi due crimini dell'uomo, tra l'altro con l'ausilio di alcuni studenti ed un investigatore privato, il Detective Kimura e la Pro-Hero francese Whisper erano giunti alla stessa risoluzione, ovvero che il Sagrestano non fosse solo. Il modus operandi impiegato in tali omicidi poteva difficilmente essere messo in atto da una singola persona, per cui dovevano per forza esserci dei collaboratori. Di per sé la polizia non era neppure ancora sicura che tali omicidi fossero imputabili all'uomo, ma bisognava prepararsi al peggiore dei casi. Proprio per questo avevano istituito quei vari posti di blocco e si facevano carico di tenere d'occhio possibilmente chiunque si avvicinasse alla Chiesa.
    La possibilità che quella fosse solo una trappola per mettere in atto un attentato terroristico era fondamentalmente reale. Questo era anzi fondamentalmente il motivo per cui la polizia non agiva: la situazione era troppo strana per poter essere considerata a tutti i costi reale. Apparire proprio in quella Chiesa dove era stato arrestato anni prima, Chiesa di cui nonostante la ristrutturazione successiva sapeva praticamente tutto, tra l'altro alla luce del sole (o quasi) e senza un apparente motivo. Difficile fidarsi.
    I tre ragazzi avevano probabilmente approcciato la struttura da parti diverse, ma tutti avrebbero potuto egualmente vedere la massa di poliziotti a circondarla. Ad un certo punto, qualcuno si fece avanti. Era un uomo in divisa blu, le rughe che solcavano il suo viso evidenziavano la sua età avanzata, e doveva essere in servizio da anni. I tre sarebbero probabilmente stati troppo distanti dall'entrata per poter ascoltare il dialogo, ma gesti e azioni rendevano il tutto abbastanza chiaro. Anche senza autorizzazione, l'uomo voleva entrare perlomeno per dare un'occhiata alla situazione. Era rischioso ma probabilmente, prossimo alla pensione, pensava che valesse la pena rischiare la vita pur di catturare un criminale così feroce.
    L'uomo entrò dalla porta principale. Dopo un paio di minuti di silenzio uno sparo rimbombò nel vuoto tempio, seguito da delle urla. Velocemente l'uomo uscì da dove era entrato stringendo il braccio sinistro con la mano destra. Il blu della divisa, frammentato, era fuso con la sua pelle annerita: dal gomito al polso il braccio era stato carbonizzato. La mano sembrava indenne ma era evidentemente priva della pistola, assente dalla fondina. Probabilmente l'aveva fatta cadere da qualche parte durante la fuga. Difficile a quel punto capire se si trattasse di armi letali o meno, ma dopo un'aggressione ad un pubblico ufficiale di quel tipo... Probabilmente non ci sarebbe voluto molto ad ottenere un'ordinanza per sparare a vista, con o senza eroi di mezzo.
    Oltre all'entrata principale, resa maestosa un po' dalle forme della chiesa e un po' dalla vetrata colossale che la contraddistingueva, vi erano ora altre quattro vie per accedere alla chiesa. Due erano laterali rispetto all'entrata principale, probabilmente quelle più difficilmente utilizzabili per un approccio furtivo in quanto direttamente frontali all'enorme massa di poliziotti davanti alla chiesa. Le altre due erano verso il retro della chiesa, due entrate abbastanza vicine all'altare speculari rispetto l'asse della cattedrale stessa. Tutte le entrate erano ovviamente sorvegliate da almeno tre poliziotti.

    ©ART | ©CODE

    STRADE DI TOKYO
    Yuya non doveva essere particolarmente felice di aver saltato il suo divertimento serale con la signorina Omori ma come si suol dire, "i grandi ora devono parlare". Fortunatamente per la sua ansia, Yami ricevette la risposta del ragazzo abbastanza in fretta. Come al solito il ragazzo era sconsiderato e abbastanza menefreghista rispetto a quanto gli accadesse attorno, ma la giovane svedese non poté che tirare un sospiro di sollievo alla sua risposta. Purtroppo però non poté dargli una risposta affermativa. La ragazza aveva certamente fiducia nelle doti di Daisuke, ma si rendeva conto di averlo mandato nella tana di un lupo. Aveva scelto lui perché la sua unicità sembrava la migliore sia per intrufolarsi senza lasciar traccia e sia per difendere sé stesso o chiunque altro dagli attacchi fiammeggianti del Sagrestano, ma questo non toglieva minimamente la pericolosità della situazione. Insomma, non sarebbe riuscita ad essere abbastanza spensierata da andare a casa sua, e comunque stava anche già cucinando.
    Non sapeva poi se informare Yuya di ciò che Daisuke stava facendo. Da un certo punto di vista voleva togliersi quel peso di dosso, dall'altro aveva timore che confessarglielo avrebbe generato l'effetto opposto a quello che avrebbe voluto ottenere e avrebbe convinto Yuya ad andare in sua difesa. Yami non aveva capito bene come stavano le cose, ma Yuya sembrava conoscere Ryo e Daisuke da prima di loro e avere in particolare una specie di rapporto speciale proprio con quest'ultimo. Difficile dimenticarsi il primo incontro con Daisuke, quando il ragazzo dai capelli neri le aveva insistentemente chiesto notizie del giovane con la coda.
    Sospirò scuotendo la testa: i pensieri stavano iniziando ad aggrovigliarsi e non ne sarebbe uscita facilmente se avesse continuato a pensarci. La sua risposta a Yuya ci mise qualche minuto ad arrivare, ma recitava qualcosa tipo "sto cucinando, se vuoi puoi passare tu". Inviato il messaggio posò il telefono e cercò di concentrarsi nuovamente sulla cena, alzando il volume del televisore per sentir meglio eventuali novità.
    Il suo schermo mostrava ciò che mostravano tutti gli schermi in città: anche quelli ai bordi delle strade generalmente utilizzati per le pubblicità erano infatti stati "dirottati" sulla trasmissione in diretta dalla Cattedrale di Santa Maria, come se si trattasse dello scoop del secolo. Difficilmente infatti Yuya non avrebbe visto l'aggiornamento riguardante un incauto poliziotto che, entrato in chiesa di sua iniziativa, ne era uscito con un braccio ustionato e senza la pistola. A meno che non camminasse guardandosi solo le scarpe, ovviamente.

    ©ART | ©CODE


    CATTEDRALE TOKYO



    CITAZIONE
    Ordine: Master, kekko4000, _JoJo_, DualSlayerBlade, Ryuko.
    Bene, a voi la mossa! Vi lascio di seguito qualche immagine di reference della Cattedrale, ricordate di non essere autoconclusivi e mettere tutto in periodo ipotetico.
    Chiesa, Chiesa, IMPORTANTE: Entrate.
    Nell'ultima immagine vi ho segnato le entrate possibili, ovviamente 1 è l'entrata principale, 2 e 3 quelle laterali in fronte e 4 e 5 quelle sul retro. Vi chiedo, se tentate un approccio di entrata, di specificare in spoiler/quote l'entrata da cui provate ad entrare. Quanto a Yuya, può ovviamente proseguire come preferisce.
     
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    Zhen Lubbock

    Narrato - Parlato - Pensato - parlato da altri



    Più si avvicinava verso quella cattedrale, più il percorso risultava difficile e complicato. In molte strade, soprattutto quelle principali, erano presenti dei posti di blocco dove la polizia controllavano tutti i passanti, probabilmente volevano evitare che qualche altro criminale raggiungesse quella zona, in modo da evitare che aiutassero il criminale a scappare una seconda volta. Il sadico corvino fu costretto a cambiare strada numerose volte, per fortuna aveva scelto una moto come mezzo di trasporto, di certo non avrebbe avuto la stessa mobilità se avesse scelto una macchina. Ormai era vicino, le macchine cominciavano ad intasare le strade e sicuramente avrebbe fatto prima svolgere l’ultimo tratto a piedi, così, a quasi 350 metri dalla sua destinazione, decise di fermarsi e parcheggiare. Si conservò il pugnale utilizzato per il motore rimettendolo nella sua tasca della cinta a sinistra, magari gli sarebbe nuovamente servito per scappare una volta finito il lavoro. Sarebbe arrivato dopo circa 5-10 minuti, nel mentre, con il cellulare aveva controllato la pianta dell’edificio tramite un’immagine trovata su internet. La cattedrale disponeva di 5 entrate, 3 posti ai lati anteriori, posti più o meno uno accanto all’altro e 2 ai lati posteriori, quest’ultimi erano posti su due lati differenti. Camminando con una discreta velocità, e controllando l’immagine dal cellulare, iniziò ad un modo per entrare nella chiesa, così, rivolto a se’ stesso, con voce schiacciata per via della maschera e con tono dubbioso
    Probabilmente la maggior parte dei poliziotti è posta davanti l’entrata principale della cattedrale, quindi non sarebbe il caso di passare da lì, tenendo conto anche di tutte quelle persone che stanno lì solo per assistere alla scena, bah. si fermò per qualche secondo, poi riprese Sarebbe il caso di passare per le entrate poste sul retro, anche se sicuramente saranno presenti dei scocciatori anche a lì. finito di controllare, rimise il cellulare in tasca e aumentò il passo.
    Si diresse verso il lato sinistro dell’edificio, verso l’entrata posta sul retro. In quel lato, l’edificio era circondato da una barricata, ma per via della sua agilità non si sarebbe affaticato molto per scavalcarla, cercando comunque di provocare minor rumore possibile. Di seguito erano presenti dei piccoli edifici e un giardinetto, che avrebbe usato per nascondersi in modo da non farsi vedere da eventuali occhi ignoti e avvicinarsi verso l’entrata della chiesa, per sicurezza, usò il suo quirk, cercando di rilevare degli oggetti metallici intorno a lui. Sicuramente se ci fossero state delle guardie a sorvegliare quella zona non sarebbero state disarmate e tramite le loro armi li avrebbe rilevati. Come avrebbe immaginato, poco dopo individuò tre oggetti metallici a forma di comune pistole ad una distanza di 7-9 metri da lui. In quel momento lui si trovava dietro un piccolo edificio, e, aprendo la giacca, da entrambi i lati della cintura, prese 1 pugnale leggero. Se voleva entrare, doveva sbarazzarsi il prima possibile di quei individui, così, cercando di far meno rumore possibile con i suoi passi, si avvinò all’estremità del muro. Quando stava per partire all’attacco, improvvisamente, da dentro l’edificio rimbombò il rumore di uno sparo, forse era entrato un eroe o magari qualche ostaggio, non seguendo le regole poste dal criminale, ha subito una punizione, in ogni caso, se fosse stato il primo caso, Zhen non poteva perdere più tempo e doveva per forza entrare in più fretta possibilie, così, approfittando di questa occasione, probabilmente perché i poliziotti ora avevano l’attenzione verso quella porta se mai qualcuno decidesse di scappare dall'interno dela chiesa, decise di compiere la sua mossa. Stando attento nel produrre poco rumore in modo da colpire di sorpresa, uscì dal suo nascondiglio scattando verso le sue prede, e con in mano i pugnali, li avrebbe lanciati mirando alle spalle e schiena dei 2 poliziotti più distanti, e successivamente, rapidamente, con entrambe le mani impugnò le lame di peso medio che si trovavano alla sua cintura obliqua, se fosse arrivato in tempo, con un colpo verticale, da destra verso sinistra, avrebbe impedito al poliziotto più vicino di puntargli la pistola contro, colpendolo ai polsi e spostandogli la canna della pistola, e allo stesso tempo, con il braccio sinistro, avrebbe effettuato un fendente mirando alla gola. Per sicurezza, senza essere colto di sorpresa, avrebbe inoltre distrutto le armi dei due poliziotti usando la tecnica fission distruggendo le loro pistole in 2. Inoltre, se voleva entrare di nascosto senza che la polizia sapeva della sua presenza, si sarebbe diretto velocemente verso i due poliziotti rimanenti in modo da cercare di bloccarli e di non far avvisare, tramite un woki toki che molto probabilmente disponevano con se’, la centrale di polizia che era posta davanti il fronte della cattedrale.


    Parametri

    Zhen Lubbock- lvl 6
    Energia 530(550-20)
    Forza 186
    Quirk 81
    Agilità 258
    Stato: Illeso


    Tencniche & Equipaggiamento


    Equipaggiamento: Cotta di maglia (resistenza danni lievi), guanti (+5 frz),Coltelli da lancio (6, Peso: [1], Danno: Lieve),Coltelli da lancio (2, Peso: [1], Danno: Medio),Smoke Bombs (x3, Peso: [1], Peso Totale: [3]),Maschera Antigas (Potenziamento 1, Filtri: [1]),Teruko's Blood (x1, Peso: [1]),Poison Counter (x1, Peso: [1], Effetto: Medio), Pistola (3 ricarica).

    Abilità: Zhen, è in grado di percepire in tempo reale tutti i materiali di metallo intorno a lui, entro un raggio di 10 metri.

    Tecniche: State Glue LVL 2
    CITAZIONE
    Fission LVL 1
    DESCRIZIONE: può dividere o unire oggetti metallici (entro 5 metri).
    COSTO (in Energia): 10





    Non se sia necessario, ma qui sotto faccio vedere l'entrata dove è diretto Zhen:

     
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    Lo scenario che si presentò attorno alla Cattedrale non aveva deluso le aspettative di Ash. Poliziotti ovunque, attorno al perimetro dell'edificio e con un gruppo molto più concentrato sull'ingresso principale. L'area ovest in cui si era avvicinato lo aveva ri-connesso con il passato, seppur l'aspetto esteriore dell'edificio sembrava piuttosto diverso da come se lo ricordava. La struttura era moderna, futurista a suo parere, con una imponente facciata che si estendeva verso l'alto quasi a voler toccare il cielo assieme alle due arcate laterali.
    Quasi dubitò di ritrovarsi nello stesso posto, tant'è che, resosi conto della situazione, iniziò a pentirsi per essersi infilato di nuovo in una faccenda che sicuramente gli avrebbe portato più rogne che benefici. Avventurarsi in missioni avverse e pericolose era sempre stato il suo forte e ne aveva sempre pagato le conseguenze. Stavolta però, si era mosso per puro istinto. Nessuna missione, nessuna vendita, nessuna transazione, nessun compenso. Soltanto il desiderio di voler chiudere qualsiasi ponte marcio con il suo passato marcio. Ma era appunto un desiderio e in men che non si dica se ne rese conto. Fu una strana sensazione, proprio durante quella rischiosa circostanza, con poliziotti di vedetta in ogni lato ed una potente dose di nervosismo nell'aria, Ash ebbe un momento d'esitazione. Voleva tornare indietro, al ristorante, finire il lavoro e tornarsene a casa da bravo lavoratore... ma in cuor suo sapeva che voleva andare da lui, vederlo e magari porre fine alla causa di tanta sofferenza sopportata negli anni e Homura era parte di quella causa.
    "Faccio ancora in tempo a tornare indietro... lasciare tutto nelle mani della polizia..." E improvvisamente la sua mente si rifugiò in un appartamento moderno, ben arredato, alla sua vita da aiuto cuoco, ai suoi allenamenti e alla sua intramontabile solitudine.
    I mostri del passato era la fonte di quella solitudine e finché tali bestie continuavano a vivere liberamente e a minacciare la sua identità, non avrebbe avuto mai una vera e propria pace. Non si arriva alla redenzione se non si passa per la sofferenza; una sofferenza che prima o poi andrà affrontata.
    Ed era arrivato il momento, era quella l'occasione, "il treno della vita".
    Se magari fosse stato lui stesso a porre fine a quell'elemento sociale di disturbo o magari avesse almeno collaborato alla sua fine, sicuramente avrebbe guadagnato quel grado di autostima sufficiente a lasciarlo vivere libero dagli scheletri del passato.
    Quindi non poteva girare i tacchi e far finta di nulla, ormai era lì, la decisione l'aveva già presa. Doveva solo avere più fiducia in se stesso ed essere il più cauto possibile. Doveva vederlo quell'Homura, in azione magari, capire cosa stesse facendo e se fosse in compagnia, o magari con qualche ostaggio.
    Fece mente locale.
    Si trovava nella zona ovest proprio perché ricordava la zona, però la struttura era diversa. Non era più sicuro se quell' ingresso esistesse ancora. Volle comunque tentare un approccio furtivo in quella direzione anche se in quello stato, avrebbe aumentato il rischio di dare nell'occhio: doveva togliersi quel cappotto! Grazie soprattutto all'adrenalina che si era scatenata in sé e al ribollire dei gravitoni nel suo corpo, Ash si sentiva abbastanza accaldato da poter rimanere soltanto con la sua tuta nera, nonostante l'inverno. Fece qualche metro indietro per avere una prospettiva ancora più ampia e capire un po' come erano dispiegate le forze dell'ordine. Continuò a percorrere il lato ovest sulla corsia opposta della strada, così da avere alla sua destra il muro di cinta della Cattedrale con all'interno sicuramente dei poliziotti di guardia. Se avesse incontrato un auto parcheggiata, con il favore del buio e, dopo essersi accertato di non avere nessun passante o guardia in vista, ne avrebbe approfittato per accovacciarsi vicino a questa, togliersi il cappotto, ripiegarlo e poggiarlo a terra, sotto il cofano anteriore della stessa.
    Le armi bianche che aveva incastrato nelle stringhe interne del cappotto, le infilò in due apposite fondine del cinturone marrone in vita: la waki-chain, apparentemente una sorta di katana corta, in una fondina posta in orizzontale sul retro della cintura; il kunai, trasversalmente sul lato fianco sinistro.
    Il tutto impiegando pochi secondi e cercando sempre di non farsi vedere da alcuna persona.
    Se fosse riuscito in tutto questo, sarebbe rimasto libero di muoversi, Dal colletto della tuta, tirò fuori un cappuccio nero intascato e richiuso da una zip.
    "Spero non abbia visto ness-..." Improvvisamente uno sparo proveniente dalla Chiesa gli smorzò il pensiero, squarciando tutta quella tensione che si era accumulata e facendolo sobbalzare dal suo posto. Un gran vocio dall'ingresso principale arrivò fino alle orecchie di Ash, il che faceva pensare che i poliziotti si stavano ammassando ancora di più. La situazione si stava aggravando. Doveva accelerare i tempi.
    Attraversò la strada utilizzando la fascia di strada meno illuminata fino ad arrivare al muro che lo separava dalla Cattedrale. Con l'ausilio della sua abilità gravitazionale, avrebbe scalato il muro semplicemente camminandoci sopra. Due o tre passi sarebbero stati più che sufficienti, per poi accovacciarsi sul bordo. Avrebbe dato una rapidissima occhiata nell'area vicina alla sua posizione ed infine si sarebbe calato all'interno del cortile, lasciandosi cadere morbidamente a terra. Infine, se nessuno avesse notato la sua presenza, si sarebbe mosso dietro al primo cespuglio ornamentale disponibile. Un' operazione molto rischiosa e che avrebbe compiuto con la massima cautela, sfruttando sempre le zone buie e muovendosi accovacciato.
    La sua attenzione però, fu subito catturata da una losca figura che si muoveva nell'ombra, a qualche metro davanti a lui.
    Si sarebbe di colpo ritirato dietro la siepe per non essere avvistato. Non poteva sapere di chi si trattasse, una guardia, un ladro, un curioso? Avrebbe comunque atteso qualche altro secondo prima di riaffacciarsi e verificare chi fosse.



    Roy Ash O'Connor - Livello 7

    Energia 750 | Quirk 362 | Agilità 262 | Forza 101


    CITAZIONE
    ABILITA' QUIRK

    My Gravity
    Il PG è in grado di muoversi su qualsiasi superficie solida, sia in verticale che in orizzontale, purché utilizzi i piedi come punto di ancoraggio. Con questa abilità, è quindi possibile sfruttare l'emissione dei gravitoni positivi sui piedi per poter camminare, correre e saltare anche in verticale (ad esempio sulle pareti esterne di un palazzo), così come sul piano orizzontale, a testa in giù (ad esempio sul soffitto interno di una casa).

    CITAZIONE
    EQUIPAGGIAMENTO

    # Black Pinafore Kimono [Costume] - Color Nero
    # Waki-Chain [Offensivo] - Danni Medi - Peso [2]
    # Kunai [Offensivo] - Danni Medi - Peso [2]
    Renji Yomo, Tokyo Ghoul | Code © Only for MHA GDR.
     
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    La testa del corvino era piena di pensieri. La maggior parte di essi, era causata dalla sua paranoia. D'altronde, la mancanza di socialità che stava provando, nel suo viaggio verso la cattedrale, era sicuramente un buon materiale per il cervello. Il ragazzo aveva compreso il messaggio di Yami, non era niente di difficile a dire il vero, e non era nemmeno una missione offensiva, ma quell'ultima parte risiedeva tutta nelle scelte di Daisuke. I suoi dubbi, arrivavano sulle parti che la svedese aveva lasciato in bianco, perché doveva aiutare i poliziotti? Il ragazzo non provava un particolare astio verso nessuna delle due parti, e stava seguendo l'ordine della ragazza perché aveva fiducia in lei, ma gli rimaneva quel dubbio sul fondo della gola. Non sarebbero bastati i poliziotti? Alla fine, da quanto aveva letto sulle varie testate giornalistiche online, una volta arrivato il mandato sarebbero potuti entrare facilmente, magari con il supporto di qualche eroe, d'altronde Homura non avrebbe esitato ad usare il suo quirk per annichilire chi fosse entrato. Per quale motivo però, Yami aveva preferito mandare supporto, seppur per vie illegali, alle forze dell'ordine? Vedeva quel sagrestano come un pericolo così grosso? Sì, i due avevano idee fondamentalmente opposte, ma il corvino non pensava bastasse ciò, per causare una reazione del genere nella ragazza albina. Ma ormai era troppo tardi, era già in direzione Cattedrale, e non gli sarebbe piaciuto disturbare la ragazza per qualche stupida domanda.
    La cosa positiva in tutto questo però, riguardava proprio i dubbi del ragazzo. Sì, avrebbe prediletto non fare missioni di questo tipo, ma non doveva uccidere nessuno, e per fortuna, si sentiva alquanto sicuro di sè stesso. Se fosse stata la stessa persona che aveva invaso per una seconda volta la UA, probabilmente avrebbe avuto un peso sullo stomaco decine di volte più pesante. Ma ora no, era calmo e sicuro delle sue capacità. Sì, si sarebbe sentito leggermente male alla vista del sangue, ma forse in questo caso, il quirk del criminale barricato nella chiesa, poteva tornargli utile. Non era sicuro di ciò che facesse, ma sapeva che c'entrava con il fuoco. E sapeva - per esperienza su pelle - che il fuoco non lasciava sangue in vista. Il più delle volte ustionava in profondità, facendo soffrire chiunque le subisse in maniera atroce, e Daisuke, aveva provato un qualcosa di simile nel suo unico allenamento contro Yami.
    Una cosa particolare che il corvino notò, fu la quantità di posti di blocco posizionati in giro per la città, che andavano a direzionare il traffico in modo ben preciso. Per sua fortuna però, la scelta di quel mezzo di trasporto si era rivelata ottimale. Tralasciando il polizziotto entrato dentro al bus, ad un paio di fermate dalla grande chiesa, il viaggio fu decisamente tranquillo. Venti minuti di pensieri semplici, sebbene fossero altamente complessi da un punto di vista esterno. Tutto sommato però, la mente di Daisuke era pulita. Le sue "paure" riguardavano le motivazioni, ma essi non avrebbero influito poi così tanto con l'esito di quella missione. Come detto in precedenza, il ragazzo si fidava di quella donna, e non lo faceva ciecamente, ma sapeva che le sue intenzioni fossero quasi sempre positive.
    Negli ultimi minuti di "corsa", il ragazzo, si mise a cercare una pianta di quella gigantesca chiesa. Era un edificio molto particolare, e lo era ancora di più se si pensava che fosse un luogo di culto. Infatti, il più delle volte, le grandi chiese condividevano sempre qualche particolare sul lato esteriore, erano divise per tipi, sì, ma guardando dentro a quelle categorie, si potevano notare delle caratteristiche comuni. La Cattedrale di Santa Maria, invece, aveva uno stile moderno. Guardandola dall'alto, si poteva quasi osservare una croce, era composta dai due assi che si andavano ad interesecare, e formavano quel famossimo simbolo cristiano. Ma se la si guardava da altre direzioni, sarebbe stato ben più difficile affermare che fosse una chiesa. Daisuke pensò ironicamente che fosse più simile ad un museo, e questa idea non si allontanava così drasticamente dalla realtà. Ci volle qualche minuto per trovare una piantina della stessa, ma una volta trovata, ed aperta, Dasiuke si sarebbe sicuramente sentito sollevato. L'intera chiesa aveva cinque ingressi, e probabilmente erano solo quelli ad essere tenuti sotto stretta sorveglianza, d'altronde, se nessuno fosse rimasto a controllarli, Homura sarebbe potuto scappare in un battito di ciglia. Ma pensandoci in modo razionale. Perchè sarebbe dovuto scappare? Aveva scelto lui stesso di entrare in quella chiesa, ed era probabilmente consapevole di essersi messo in gabbia da solo. Ci doveva essere un motivo per ciò che aveva fatto, e probabilmente non era confessare i suoi peccati al vescovo di turno. Se era lì, voleva dire che qualcosa sarebbe successo, o magari, qualcosa era già successo. Quello di Daisuke era un pensiero dedotto dalla logica, più che dalle sue conoscenze, ma era abbastanza sicuro che, per "murarsi" all'interno di quell'edificio, il Sagrestano avesse a disposizione un piano di fuga. Che fosse una via d'uscita alternativa, sconosciuta alle forze dell'ordine, o che ci fosse un qualcuno in incognito pronto a crearla. Era una cosa ovvia alla fine, una persona in grado di fuggire da una prigione di massima sicurezza, che si tira la zappa sui piedi? Non era possibile. E anche se la fuga dal carcere non fosse stata opera sua, chiunque avesse speso soldi per farlo scappare, avrebbe avuto più di un motivo per evitare che si facesse catturare.
    In tutto questo però, il piano d'entrata di Daisuke si era già andato a formare. Una volta sceso da quell'autobus, si sarebbe diretto sulla facciata sinistra della cattedrale. Su di essa erano presenti due ingressi, proprio come sulla facciata destra, ma le due non erano specchiate. Si sarebbe avvicinato il più possibile ad essa, cercando di rimanere in un punto di equidistanza tra le due entrate. Non gli serviva entrare nella zona murata, e nemmeno entrare nella zona con più affluenza di poliziotti. Gli sarebbe bastato arrivare ai primi gradini di quella facciata, aprire un portale sul muro, e aprirne un secondo all'interno. E "magicamente" si sarebbe ritrovato nella parte interna della struttura. Ovviamente però, non doveva prendere il tutto alla leggera, non era una missione difficile, ma non per questa era una missione esageratamente facile.
    Una volta arrivato alla fermata finale, perlomeno per il corvino, il ragazzo sarebbe sceso rapidamente. La cattedrale era particolarmente vicina, e per sua fortuna, il lato che aveva scelto non sembrava così ricolmo di persone. Perciò, dopo essersi tolto gli auricolari, e dopo averli coscienziosamente riposti in una tasca interna dello zaino, partì alla volta della chiesa. Non sarebbe stato difficile, doveva solo mettere in atto il piano che si era "studiato" in precedenza, d'altronde il suo quirk era il sogno per chiunque volesse muoversi in maniera flessibile e silenziosa. La realtà però, era diversa dalla carta, d'altronde c'erano centinaia di variabili, che potevano cambiare da un momento all'altro. E a dire il vero, tutto questo emozionava non poco il giovane corvino, dopo l'ultima missione con Bloody Snake, e con il fallimento della stessa, non aveva più approciato il mondo del crimine. Questa infatti, era la sua prima esperienza in due anni, si era ovviamente mantenuto in allenamento, ma l'emozione del momento era comunque alta. E considerando il caso in questione, le paure del giovane venivano solamente placate maggiormente, da quel forte sentimento che sentiva nel petto. Tutti questi pensieri giravano nella sua testa mentre attraversa la strada, rigorosamente sulle striscie pedonali, e mentre si avvicinava, passo dopo passo, alla zona che aveva personalmente contrassegnato come ingresso.
    Di colpo, mentre il giovane si stava avvicinando alla cattedrale, camminando pacatamente e guardandosi attorno in maniera alquanto sospetta, un colpo di pistola partì da dentro la chiesa. Che avesse fatto troppo tardi, e la polizia fosse già entrata? No, era un singolo colpo, e successivamente erano arrivate delle urla, seguite anch'esse da un greve mormorio nella zona dell'entrata principale. Non poteva essere opera di Homura, perché mai usare una pistola invece che il quirk? Magari non poteva usarlo per un qualche motivo? A chi poteva aver sparato poi? Ad un ostaggio? Non sarebbe stata una mossa contro-producente? Se si era rifugiato in quella chiesa, c'era sicuramente un motivo, e ridurre in maniera abbondante il tempo a sua disposizione non sarebbe stata una grande mossa. Nella testa del giovane corvino, non passò nemmeno l'idea di un poliziotto "suicida" che aveva scelto di entrare da solo.
    Dopo di ciò, se tutto fosse andato per il verso giusto, il membro di Eternium si sarebbe avvicinato al muro, stando sempre molto attento ai suoi dintorni, non sarebbe stato troppo bello esseri visti qui. In ogni caso, una volta arrivato al muro, avrebbe aperto un semplice portale, e ne avrebbe aperto un secondo all'interno della chiesa, in linea retta con il primo. Dopo di ciò, si sarebbe fiondato dentro di esso, sperando di non incappare in problemi di alcun tipo. Li avrebbi lasciati aperti, probabilmente. D'altronde era sempre bene avere una via di fuga rapida, e lo era ancora di più quando dovevi "fronteggiare" un criminale super-ricercato, e molto pericoloso.
    Daisuke Okada | Livello 7
    Quirk: 255
    Forza: 205
    Agilità: 260
    Energia: 750-30=720


    Condizione Fisica

    XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX




    Equipaggiamento e Tecniche

    -Difensivo- Shocker (Doppio)
    Danno: Danni lievi +[Stordimento]
    Durata: Permanente.
    Peso: [2]

    -Costume- Suit
    Effetto: Resistenza danni medi + Resistenza elementale media
    Peso: [0]

    -Curativo- Teruko's Blood (x1)
    Effetto: Cura Danni [Medi]. [Diminuisce gli altri di due step.]
    Peso: [1]

    -Supporto- Granata Narcotica (x2)
    Effetto: Dopo 1 turno -5 in riuscita. dopo 2 turni effetto narcotizzante leggero
    Peso: [2]

    NOME TECNICA : Portal Creator Lv.3
    DESCRIZIONE : Daisuke può concentrarsi per creare un portale nel giro di poco più di un secondo, questo portale sarà completamente da lui impostato, la massima distanza dal suo corpo è di 25 metri e con una grandezza complessiva di altezza e lunghezza di 1 metro, la massima quantità di portali creabili è di 16, e quelli creati vengono automaticamente fatti scomparire dopo 24 ore dalla propria creazione.
    COSTO:
    Portali dal 1° al 8° = 15 ( a portale )
    Portali dal 9° al 16° = 25 ( a portale )




     
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    La velocità con cui Yami rispondeva ai suoi messaggi non avrebbe mai smesso di sorprenderlo. Yuya neanche aveva cominciato ad avviarsi verso la stazione, che il cellulare - che aveva appena riposto in tasca - vibrò una seconda volta.
    Il corvino si fermò al centro del marciapiede: non gli piaceva troppo camminare e contemporaneamente scrivere, o cercare di farlo, sul telefono. Per fortuna era tutto deserto, almeno non avrebbe intralciato il cammino di nessuno. La psicosi generale da Sagrestano Homura aveva fatto chiudere tutti in casa e ora aveva fatto riunire tutti davanti alla chiesa, come api sul miele.
    Patetico. Non c'era assolutamente nulla da vedere. Quello era un pazzo e Yuya lo sapeva meglio di chiunque altro.
    O forse credeva di saperlo e basta. Perché in caso contrario non avrebbe trovato altra spiegazione nelle azioni dell'uomo, e lui il male praticato senza una logica non lo concepiva.
    Ci dovevano per forza essere dei secondi fini, altrimenti non aveva senso. In ogni caso, adesso non gli importava.
    Lesse la sua risposta ed un sorrisetto sornione gl'incurvò le labbra, mentre muoveva la coda da destra verso sinistra, a ritmo di musica. Il display luminoso del cellulare risplendeva nel crescente buio serale, ed una notifica pop-up indicava il messaggio appena ricevuto.
    Era forse un invito a cena, quello? No, certo che no, Yami gli aveva risposto con logica come faceva sempre, però Yuya, con la sua mentalità quadrata da ragazzo che stava parlando con... la sua pseudo-fidanzata? Insomma, quello che era, non poteva far altro che interpretarla come un "vorrei vederti, ora".
    E chi era lui per negarle una cosa simile?
    Del resto non è che a casa sua avesse qualcosa di pronto, con ogni probabilità si sarebbe fermato lungo la strada di casa in uno dei suoi locali preferiti e avrebbe finito per attardarsi più del dovuto. Ci pensò qualche attimo, ma meno del dovuto... perché si rese conto di essere più stanco del previsto e decise di cedere alla tentazione. Non era mai stato bravo ad astenersi dalle cose, dopotutto.
    Si guardò intorno e, constatato che nei dintorni non ci fosse nessuno, visualizzò mentalmente la cucina di Yami: ci fu uno un rumore simile ad uno scoppio e l'attimo dopo al suo posto non rimaneva altro che una fastidiosa nube color pece ed un persistente odore di zolfo, che sarebbe stato a breve trasportato via dal vento.
    Yuya si ritrovò, invece, esattamente dove aveva previsto: al centro della cucina di Yami, a pochi centimetri dal tavolo rettangolare posto in mezzo alla stanza. La ragazza era vicino ai fornelli e sembrava stesse sbucciando le patate.
    «Hello.~» sorrise, scacciandosi di dosso il fumo nero pregno di zolfo, nonostante sapesse che a Yami non dava fastidio più di tanto. Si avvicinò. Come tutte quelle di metà della popolazione giapponese, la sua televisione era sintonizzata sulla trasmissione del Sagrestano. Storse appena le labbra, arricciando la coda, non nascondendo il suo essere infastidito. Non gli andava molto di sentirla, ma ignorò la cosa, non avrebbe impedito a Yami di ascoltarla, se era quello che voleva. «Sono incredibilmente stanco. - si lagnò, con le sue ottime doti di recitazione, raggiungendo la svedese in modo da poter sbirciare sopra la sua spalla per vedere cosa stesse preparando. - Cosa c'è per cena?» sussurrò, prima di appoggiare il mento nell'incavo fra spalla e collo e tentare di cingerle la vita incrociando le proprie mani davanti al suo busto. «Heh. Ti sei tagliata.» osservò, prima di sogghignare, come se non vedesse l'ora di tirar fuori un'altra trovata delle sue, quelle incredibilmente cliché che si vedevano solo negli shojo manga, ma che per far imbarazzare Yami funzionavano benissimo.
    «Sai che la saliva disinfetta, no? Posso disinfettarti io se vuoi.» mormorò, incurvando le labbra all'insù. Quello per ignorare la televisione, poteva funzionare.
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    CATTEDRALE
    Lo sparo attirò l'attenzione di tutti. Era normale: le armi da fuoco non erano particolarmente diffuse a Tokyo e, seppur in dotazione delle forze dell'ordine, queste raramente ne facevano uso. Se già non fosse chiaro altrimenti, quel colpo sanciva inevitabilmente la gravità della situazione. L'aggressione ad un agente avrebbe inevitabilmente portato all'utilizzo di forza repressiva: le cose attorno alla Cattedrale si stavano scaldando senza possibilità di tornare indietro.
    Quello sparo che catalizzò l'attenzione di Tokyo venne sfruttato dal sicario di Aogiri che, veloce, aggredì i poliziotti a guardia e una volta neutralizzate le loro armi da fuoco - una scelta bizzarra volendo, sarebbe certamente stato più utile portarsele dietro - piombò all'interno dell'edificio.
    L'uomo di origini inglesi, bardato e una volta resosi pressoché irriconoscibile con la sua tuta nera, poté osservare la scena dalla prima fila. I due probabilmente non si erano mai visti, perché l'assassino dai capelli neri aveva iniziato la sua carriera da criminale più o meno quando l'inglese aveva tentato di concludere la sua, ma probabilmente sarebbe bastata quella semplicissima interazione a tracciare una linea invalicabile tra i due. Il primo non sembrava farsi alcuno scrupolo, aveva ferito dei poliziotti innocenti quando, presi di sorpresa, sarebbe probabilmente bastato neutralizzarli senza l'uso della violenza. Ash era diverso, forse. In passato aveva anche collaborato con degli studenti di una prestigiosa scuola per eroi e, ad esclusione di uno screzio con un Pro-Hero durante la sua prima "missione" non aveva quasi mai usato violenza su degli innocenti. Il primo era mosso solo dalla voglia di divertirsi e generare caos, il secondo da un'ormai fredda, freddissima vendetta. Ciononostante, seppur con la sua brutalità, il ragazzo di Aogiri gli aveva aperto un varco. Ash si sarebbe potuto dirigere all'interno della Chiesa senza troppa fatica... Ammesso che non volesse prima provare ad aiutare quei poliziotti, per qualche assurdo motivo.
    Daisuke era avvantaggiato in quella situazione. Per quanto la svedese di Tokyo potesse indossare una maschera spensierata ed infantile, non era certo stupida: Daisuke era perfetto per quella missione perché era in grado di entrare nella struttura velocemente, senza dare nell'occhio e senza dover ferire nessuno, ammesso che non agisse in modo stupido. Non gli ci volle molto, infatti, a penetrare nell'ammasso grigio.
    Zhen, ed eventualmente Ash, si trovavano dal lato sinistro della Chiesa, di fronte a loro una serie di panche in legno li divideva per una decina di metri dal monumentale altare religioso. Daisuke era invece entrato dallo stesso lato, ma un po' più indietro. La sua distanza dall'altare era di una quindicina di metri, ma la situazione era pressoché la stessa. I tre avrebbero innanzitutto potuto notare l'esiguità degli ostaggi: si trattava di non più di cinque o sei persone sparse tra le panche della struttura. Sedute, il volto in lacrime, sarebbero sembrate delle statue immobili se non fosse stato per il loro tremare. Per il resto, nell'ampia e vuota Chiesa echeggiava un lugubre lamento...

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    YAMI, THE WITCH
    Dopo aver risposto al messaggio di Yuya, Yami iniziò a battere ritmicamente il piede destro a terra. Stava iniziando a pensare che mandare Daisuke non fosse poi una mossa così intelligente, che avrebbe dovuto lasciar fare alle forze dell'ordine. Per quanto la sua idea fosse calcolata e non avesse semplicemente mandato un pedone a morire su una gigantesca scacchiera, ora se ne stava pentendo. A conti fatti sì, Daisuke era in grado di generare dei portali, almeno teoricamente sarebbe dovuto riuscire a tener testa al Sagrestano. Ma era davvero così? I portali non lo avevano certamente protetto dal suo fuoco quella volta al Dojo, e alla UA contro il tizio della bomba si erano dimostrati più che inutili se non per fuggire. Non intendeva sminuire il giovane dai capelli neri, anche perché la sua stessa unicità aveva avuto persino meno efficacia. Semplicemente, a mente fredda, si stava rendendo conto di non avere proprio un'idea chiara di come quei cosi dovessero funzionare. Sbollentata un po' la tensione tramite quel gesto rituale e ritmico del piede, alzò il volume del televisore e si mise nuovamente a tagliare le patate, sperando di non tagliarsi nuovamente.
    Non ci volle molto per ritrovarsi Yuya in casa: Yami sobbalzò, portando istintivamente la mano destra al cuore, emettendo un sospiro strozzato dall'agitazione.
    Sei scemo?! - sbottò la giovane dai capelli bianchi, voltandosi verso di lui - Ti ho detto mille volte di non farlo! - aggiunse con una leggera smorfia di fastidio sul volto. Si frequentavano da qualche tempo ormai, e anche per una persona infinitamente sarcastica e con la mente annebbiata dagli ormoni come Yuya non ci sarebbe voluto molto per accorgersi che qualcosa non andava. Anche nei momenti di tristezza Yami era solare ed allegra. Yuya non l'aveva probabilmente mai vista così nervosa e considerando che il suo passatempo preferito sembrava essere proprio l'innervosire le persone questo dato doveva essere come minimo straordinario.
    Non... Non stavo preparando per due... - proseguì poi con voce più bassa, distogliendo lo sguardo. Non voleva reagire così ovviamente, le era semplicemente uscito d'istinto. Era tesa e aveva i nervi a fior di pelle, per ovvi motivi - Comunque stavo facendo patate e... - patate. Se c'era una cosa che non era mai mancata a casa sua erano le patate, talmente onnipresenti nei piatti svedesi da aver generato a volte anche la preoccupazione dei dietologi. Non era un mistero che la dieta di Yami fosse più occidentale che orientale, e spero ripiena di schifezze. La verità è che al momento stava tagliando le patate, e poi avrebbe deciso che farci.
    A conti fatti, che male c'era? Se si trovava lì significava che non poteva andare alla Cattedrale, quindi aveva raggiunto il suo obbiettivo. Avrebbe cercato di impedire alla preoccupazione di prendere il sopravvento... probabilmente senza riuscirci. Il sentirsi rispondere male non avrebbe probabilmente fermato Yuya, anzi, conoscendolo l'avrebbe resa persino più appetibile: ogni cavaliere cerca un castello da conquistare, in fondo.
    Fu proprio mentre le labbra del ragazzo si stavano probabilmente avvicinando al dito ferito della svedese, e mentre quest'ultima era probabilmente impegnata ad arrossire, che il televisore mostrò gli ultimi aggiornamenti: "Qualcuno ha fatto irruzione nella Cattedrale!", ornato da una ripresa aerea.
    Daisuke?! - sbottò la giovane d'istinto, alzando il volto verso il televisore, per poi guardare Yuya preoccupata, coprendosi la bocca. Ok, ora aveva detto qualcosa che non doveva dire. La ripresa mostrò un individuo di probabile sesso maschile intento a neutralizzare un paio di poliziotti per poi sgattaiolare nella Chiesa. No, non era Daisuke, o almeno sperava che non lo fosse, perché non gli avrebbe mai perdonato l'utilizzo di violenza sui membri della polizia. Ciononostante, era fregata.
    Non c'era alcun motivo per cui avrebbe potuto reagire in quel modo a meno che non sapesse davvero che Daisuke si stesse dirigendo alla Cattedrale. Perché "Daisuke" e non "Ryo"? Non le rimaneva che rispondere in tutta onestà alle inevitabili domande di Yuya.
    Ero... Ero preoccupata che tu potessi andare lì e fare qualche pazzia... - sussurrò la ragazza con espressione colpevole - Sai, per quello che ha fatto a Shou... E... - deglutì, un secondo di pausa, e riprese - Quell'uomo è pericoloso, lo sai benissimo. Volevo che qualcuno evitasse di fare cavolate e finisse per pagarle con la vita... Ho mandato Daisuke per neutralizzarlo o almeno tenerlo sotto controllo prima dell'arrivo della polizia... - aggiunse guardandolo con la coda dell'occhio.
    Ormai il danno era fatto: Yami avrebbe provato a fermarlo, ma sapeva che probabilmente sarebbe stato tutto inutile. Daisuke era come una sorta di fratello minore per lui, in qualche modo. La svedese gli aveva appena dato l'unica buona motivazione per ficcarsi in quel guaio da cui voleva tenerlo lontano.

    Yuya non poteva certo teletrasportarsi di fronte al portone principale. Magari prima sarebbe passato da casa a prendere dell'attrezzatura, ma l'unico posto dove poteva dirigersi era quel sotterraneo in cui era stato intrappolato anni prima. Il luogo era ovviamente buio e polveroso, ma per fortuna era lontano dall'essere quella lugubre sala degli orrori che era un tempo. L'unico orribile ricordo rimasto era quel palo in metallo a cui Yuya era stato legato, ancora presente in quanto importante per la stabilità dell'edificio. Per il resto, tra un masso di polvere e un mucchio di ragnatele, quel posto sembrava ora un semplice ripostiglio, vi erano panche e mobilio in legno malamente ammassati. Alla sua sinistra Yuya avrebbe visto quella che un tempo era una pesante porta in metallo, ora una qualsiasi porta in legno dopo la ristrutturazione. Questa l'avrebbe portata alla stanza dove Hans e il Sagrestano avevano combattuto, quella dove anni prima era stato ritrovato l'ammasso di cadaveri dei poveri bambini dell'Orfanotrofio: al suo posto si trovava ora un piccolo altarino con tutte le loro foto e una singola candela accesa. Di fronte a lui degli scalini, un tempo in pietra e ora rivestiti di legno, lo avrebbero portato alla Cattedrale. Yuya sarebbe entrato alla destra della struttura, speculare rispetto ad Ash e Zhen. Qualche fila di panche lo divideva dall'altare cristiano a circa dieci metri da lui, e come gli altri poteva vedere l'esiguo numero di ostaggi seduti alle panche e sentire una voce lamentosa echeggiare nella Chiesa come un triste e solitario canto gregoriano.

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    THE MARK OF CAIN
    I lamenti di Homura riempivano la Chiesa, infestando l'aria come un fantasma che abita un'antica casa diroccata. L'altare consacrato era di fronte a lui, la gigantesca e monumentale croce alle sue spalle gli ricordava i suoi peccati. Lui, però, non era come tanti altri buoni cristiani: il Nazareno non era stato il solo a morire per i suoi peccati, no, lo avevano seguito in molti altri. Principalmente bambini, ma non era mancato qualche adulto troppo indiscreto tra quelli che si occupavano dell'Orfanotrofio. "Il diavolo vuole tentarci", gli sussurrava Bolek in quelle occasioni, "non possiamo permettergli di fermare il nostro sacro offizio".
    Sull'altare giacevano la coppa per il sacramento e una Bibbia aperta. Homura - no - Aiden Brenton vi era inchinato, la sua figura schermata dall'altare era visibile ai suoi ospiti solo grazie alla loro posizione laterale. L'uomo dai capelli bianchi mostrava la sua pelle scura: era senza maglia e il suo fisico scolpito, sebbene denotasse una mancanza di allenamento, mostrava tutti gli anni di addestramento per il suo precedente lavoro... Quando era un Marine americano.
    Molti serial killer sono narcisisti, uccidono per mostrarsi, adorano il proprio aspetto o la propria essenza. Non era questo il caso di Aiden, che stava ora mostrando la sua pelle per uno specifico motivo: pentimento. L'interno della Chiesa era scuro, ma come un cuore pulsante era ritmicamente illuminato da una luce giallastra. Alla mano destra del Sagrestano - quella di Dio - era avvolta una catena di fuoco generata dalla sua unicità, e l'uomo la picchiava a ritmo sulla sua schiena nuda in segno di somma contrizione. Ma non aveva alcun effetto.
    La sua pelle si era adattata alla sua unicità, e il calore di quelle fiamme non aveva alcun effetto. Forse Bolek aveva davvero ragione, forse le unicità erano un artifizio del diavolo e volevano ora impedirgli di provare dolore, di pentirsi, di salvarsi. Quel lugubre canto era intonato dai suoi lamenti, ma più che lamenti per il dolore che non poteva provare erano i lamenti della sua anima, che si stava rendendo conto di non avere più alcuna speranza. I suoi occhi non erano gli occhi di un omicida, ma quelli di un bambino richiamato dai genitori. In contrasto col fuoco che sferzava la sua schiena senza inciderla, questi grondavano lacrime. Ed erano lacrime sincere.
    Ti chiedo perdono, o Dio. Ti chiedo perdono, o Dio. - pronunciava tra un singhiozzo e l'altro, a volte non riuscendo a terminare la frase, altre volte cercando di pulirsi il viso dalle lacrime col braccio sinistro. Era quello del diavolo, come se volesse dirgli di sorridere e andare avanti. Aveva sempre trovato ironico il suo potere. I suoi genitori, per quello, lo avevano sempre considerato un'incarnazione del diavolo. "Un bambino che controlla le fiamme", pensavano, "perché proprio a noi?". Bolek non ci mise molto a convincerlo che le unicità fossero il male, perché era già nato così. "Non sei il diavolo", gli disse. "Le fiamme non sono all'inferno per servire Satana, ma per ferire Satana. La tua è la frusta di Dio per purificare i peccati". Neppure quella frusta, però, sembrava riuscire a perdonarlo ora. Le scintille che scattavano all'impatto del fuoco con la sua schiena, anzi, sembravano quelle di una forgia, come se quell'evento potesse renderlo più forte in qualche modo. Eppure non c'era alcuna speranza nelle sue parole, o nel suo volto: quello era il capolinea di un uomo, quello era il gesto estremo di una persona che - arresa - non vuole più continuare a vivere.
    Madre, padre, avevate ragione... - prese a farfugliare tra una frustata e l'altra - Sono un mostro, sono sempre stato un mostro, mi sono sempre e solo nutrito della vita degli altri, mi sono sempre...
    Alcuni avrebbero visto un pazzo dietro all'altare, altri un fanatico, altri un uomo fragile in preda a sé stesso, un uomo resosi conto di aver vissuto tutta la sua vita nel modo più sbagliato possibile, ma nessuno sarebbe probabilmente riuscito ad esprimere un giudizio veritiero. Che fosse l'una o l'altra cosa, Aiden Brenton non sembrava aver notato i suoi ospiti o, invece, non gli importava minimamente di loro, preso com'era nella sua estrema dimostrazione di pentimento.


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    CATTEDRALE YAMI & YUYA THE MARK OF CAIN




    CITAZIONE
    Ordine: Master, kekko4000, _JoJo_, DualSlayerBlade, Ryuko.
    Ovviamente mi sono messo d'accordo in privato con Ryuko per non rallentare le cose. Penso i post siano eloquenti, ma per qualsiasi dubbio sapete come contattarmi. Potete leggere ognuno la propria parte, ma ricordate di leggere "The Mark of Cain" che è per tutti e quattro!
     
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    Zhen Lubbock

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    Forse erano nervosi, colmi d’ansia e allarmati, magari anche un po' spaventati da quella persona, da quell’ex prigioniero, che con tanta raccomandazione gli era stato ordinato di catturare o se la situazione si fosse aggravata, sparargli. “Se è così tanto pericoloso bastiamo solo noi tre?” Forse uno dei poliziotti si era posto questo dubbio, questa volta non si trattava di un criminale qualunque, quell’individuo era riuscito a scappare da una prigione di massima sicurezza e aveva messo in poco tempo panico in tutta la città. Magari, quello stesso poliziotto, così insicuro, nel profondo del suo animo sperava di non incontrare quella sera il prigioniero, qualunque cosa fosse successo. Non era solo codardia, semplicemente non voleva rischiare la sua vita, voleva continuare a vivere e vedere ancora la sua famiglia e le persone che più al mondo amava.
    Quando i tre poliziotti sentirono uno sparo prevenire dall’interno dell’edificio, istintivamente, allungarono in avanti l’arma, puntandola verso la porta, quando, il vero pericolo, ciò che in quel momento doveva essere la loro maggior preoccupazione, si trovava alle loro spalle. Il sadico corvino, spietato e a sangue freddo, li attaccò da dietro approfittando della loro distrazione. Due lame vennero scagliate e colpirono la schiena dei due poliziotti più distanti, quest’ultimi, senza sapere cose fosse appena successo, si accasciarono a terra, cercando di toccare con la propria mano tremante il punto che il quel momento stava bruciando maggiormente, dove, molto velocemente, stava fuoriuscendo molto sangue, nel frattempo, la terza persona messo a guardia dell’entrata, appena si accorse dello stato dei suoi compagni, girò lo sguardo alle sue spalle, quando, improvvisamente sentì un oggetto freddo ma allo stesso tempo incandescente nella sua trachea, e davanti, era posto un uomo col viso mascherato, molto probabilmente, l’ultima persona che avrebbe mai visto, successivamente, la sua vista divenne annebbiata, per lo più nera, e senza forze in corpo, cadde a terra provocando un piccolo tonfo . Rapidamente, dopo aver disarmato gli altri due poliziotti, in modo da evitare un attacco improvviso, magari un ultimo sforzo eroico che avrebbero voluto effettuare, Zhen avvicinandosi prima ad uno e poi all’altro, con un polso preciso e sicuro, eseguì la loro esecuzione, ovvero altri due tagli orizzontali sotto il loro collo e raccogliendo le armi precedentemente lanciate e rimettendole al loro posto. Per quanto amasse uccidere, avrebbe preferito finirli in un’altra maniera, queste uccisioni così rapide non lo appagavano abbastanza, avrebbe voluto torturarli prima di ucciderli, infatti, quando aveva la lama sotto la testa dell’ultimo poliziotto, ironicamente pensò:
    Se gli privassi delle mani, dei piedi e gli impedissi anche di parlare, magari tagliandogli la lingua, e sanguinante lo lasciassi semi-vivo pieno di dolore e sofferenze in modo che possa morire lentamente HAHAHA? Quanto sarebbe divertente se lo vedessi strisciare come un verme mentre disperatamente cerca di raggiungere e avvertire gli altri al fronte dell’edificio. Peccato che non abbia tempo, SAREBBE STATO ESILARANTE AHAHAH
    In ogni caso, in quel momento non poteva stare del tutto tranquillo, a quanto pare non era ancora solo ma aveva compagnia. Appena entrò nel suo raggio, ovvero a 10 metri, avvertì due oggetti metallici muoversi verso di lui, si trattavano di due lame, ma li ignorò, anzi precisamente, ignorò l’individuo che aveva addosso quelle armi, almeno finché non lo avrebbe ostacolato. Di sicuro non si trattava di un altro poliziotto, finché non si portano armi da taglio con se’, forse si trattava di un altro criminale, magari era complice dell’uomo dentro la cattedrale. Così, tenne fisso lo sguardo verso il cespuglio per un paio di secondi, ma niente, non lo riuscì a vedere, così lo ignorò nuovamente e si diresse verso l’entrata. In quel momento non aveva molto tempo, tra un paio di minuti la polizia con gli eventuali eroi avrebbe sfondato la via principale, e se non avesse svolto il lavoro il prima possibile, avrebbe sicuramente fallito la missione, o peggio, sarebbe stato preso nell’atto di compiere la missione. L’ingresso, stranamente, era aperto, a quanto pare il Sagrestano non aveva così tanto paura nel ricevere ospiti. Entrando nell’edificio, poté sentire come il suono dei suoi passi rimbombavano per quella enorme stanza vuota. Sedute su delle panchine erano presenti delle persone, probabilmente erano gli ostaggi, tutti con un’aria tesa ed una espressione traumatizzata, spaventata e allo stesso tempo angosciata. L’atmosfera che era presente in quel momento, in quel esatto luogo non toccò minimamente al sadico. Allungò lo sguardo in fondo alla stanza, vedendo un uomo senza maglietta davanti all’altare che stava continuamente blaterando qualcosa. Vedendolo in quello stato gli emerse un dubbio, era lui l’obiettivo da uccidere o era solo un ostaggio ridotto male? Anche se da come lo stavano guardando le altre persone, sembrava essere lui la persona che gli era stato affidato da uccidere. Stando attento a ciò che lo circondava, magari non era solo come gli era stato detto, ricordandosi di quell’uomo che aveva sentito prima di entrare, iniziò a camminare verso l'uomo vicino all'altare, fino a quando non avrebbe raggiunto circa i 9 metri di distanza da lui. Con la voce appiattita per via della maschera, gli rivolse la parola:
    Saresti tu l’uomo che è scappato da prigione?
    gli disse con tono sarcastico.
    Nel mentre, iniziò ad estrarre lentamente una delle sue lame leggere che aveva usato qualche momento prima contro i poliziotti, ancora sporca di sangue. Non era del tutto rilassato, non sapeva come si sarebbe comportato quell’uomo, o se fosse realmente lui la persona che stava cercando.

    Parametri

    Zhen Lubbock- lvl 6
    Energia 530
    Forza 186
    Quirk 81
    Agilità 258
    Stato: Illeso


    Tencniche & Equipaggiamento


    Equipaggiamento: Cotta di maglia (resistenza danni lievi), guanti (+5 frz),Coltelli da lancio (6, Peso: [1], Danno: Lieve),Coltelli da lancio (2, Peso: [1], Danno: Medio),Smoke Bombs (x3, Peso: [1], Peso Totale: [3]),Maschera Antigas (Potenziamento 1, Filtri: [1]),Teruko's Blood (x1, Peso: [1]),Poison Counter (x1, Peso: [1], Effetto: Medio), Pistola (3 ricarica).

    Abilità: Zhen, è in grado di percepire in tempo reale tutti i materiali di metallo intorno a lui, entro un raggio di 10 metri.




     
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    Narrato - Pensato - Parlato - Parlato Altri


    Il battito del suo cuore stava iniziando ad aumentare e, di conseguenza, il suo respiro iniziò ad accusare un po' di fatica. Stava consumando energie inutilmente, energie che invece avrebbe dovuto conservare per quando sarebbe entrato all'interno della Cattedrale. Chiuse per un paio di secondi gli occhi e fece un profondo respiro, inspirando quanta più aria possibile dal naso, gonfiando dapprima il petto e poi la pancia. Buttò l'aria dalla bocca e, allo stesso tempo, si affacciò nuovamente dal cespuglio per controllare cosa stava accadendo.
    Puntò lo sguardo all'ingresso laterale più vicino, meno di 10 metri lo separavano da esso. Un'ombra, un uomo, era appena entrato da quella porta, mentre qualche metro indietro vi erano dei corpi. Si era abituato al buio e pertanto, pur non vedendoci chiaramente, le sagome umane a terra erano ben definite.
    "Sarà stato il complice di Homura" Pensò in un primo momento. Il sagrestano aveva qualcuno appostato che curava gli esterni probabilmente, ma quel qualcuno era sicuramente entrato nell'edificio.
    Con il busto e le ginocchia piegate in avanti, Ash si apprestò ad entrare dalla stessa porta da cui si era introdotta la losca figura, potendo constatare di persona che quei corpi a terra erano, come da sua intuizione, dei poliziotti di guardia. Una rapida occhiata alla situazione per capire cosa e perché: due poliziotti a terra in un alone di sangue, apparentemente privi di vita ed un ultimo, poco prima dell'ingresso, con la trachea perforata. Con ogni probabilità, almeno per costui, la morte se l'era preso e portato magari in un luogo, una dimensione migliore del mondo che abitava.
    Non era da lui fare questi pensieri, Ash non si era mai interessato alle religioni a parte quella cattolica che, per ovvie ragioni culturali data la sua origine europea, non poteva non conoscerne qualcosa al riguardo.
    Quelle morti lo irritarono ancora di più. "Il nemico del mio nemico è mio amico e le sue perdite sono anche le mie" scrisse un generale asiatico ed era così anche per l'albino inglese che non poteva sapere od immaginare chi fosse realmente l'autore di quelle morti silenziose.
    "Sicuramente un killer professionista, qualcuno che ci sa fare... beh, dopotutto non potevo pensare di avere a che fare con degli scappati di casa in cerca di gloria nel mondo della criminalità".
    Ash continuò il suo percorso all'interno della Chiesa muovendosi nella maniera più silenziosa possibile, sicuramente i nemici erano più di uno, secondo il suo punto di vista, e avrebbe dovuto fare attenzione non soltanto al sagrestano ma anche ai suoi presunti collaboratori.
    Era entrato nella tana dei leoni e lo scenario che gli si presentò davanti non poté affatto rincuorarlo.
    Appena dentro la Chiesa, l'inglese si accovacciò dietro la prima fila di panche davanti a sé. Un lamento ritmato e dei colpi provenivano dall'altare.
    Un uomo sull'altare a petto nudo, si picchiava la schiena con una catena infuocata proveniente dal suo braccio. Non aveva dubbi, era il sagrestano Homura. Non aveva un ricordo lucido del suo volto ma della catena si. Quella se la ricordava eccome, la stessa catena che gli scaraventò contro il barile di acido, anni prima. Si guardò intorno e poté contare circa cinque ostaggi pietrificati dal terrore, che singhiozzavano per la paura.
    Il tutto, mentre il folle criminale continuava una sorta di auto-flagellazione accompagnata da un doloroso lamento. Non ne capiva il senso, per Ash era un ulteriore segno dello squilibrio mentale di Homura. Poi, finalmente, poté notare un losco individuo dal volto anonimo per via di una maschera, avvicinarsi all'altare. Ash fece lo stesso, avvicinandosi sempre di più all'obiettivo in maniera furtiva, fermandosi ad una decina di metri. Il tizio che probabilmente aveva eliminato le guardie era davanti a lui, esattamente due panche avanti.
    "Chi sei???" Pensò l'albino inglese. Aveva forse sbagliato la sua intuizione perché quel tipo non poteva essere assolutamente un collaboratore di Homura, forse un sicario e anche piuttosto sicuro e convinto di ciò che stava facendo, tant'è che non perse tempo nel rivelarsi al suo nemico. Ash si scostò qualche metro sulla destra, per essere certo di non essere sulla stessa traiettoria visiva.
    -Saresti tu l’uomo che è scappato da prigione?- Pronunciò quel tipo anonimo con un tono completamente neutrale e mascherato.
    "Certo che è lui" Si disse tra sé, come a voler rispondere al posto di Homura, ma si trattenne dal farlo perché la sua, invece, fu una scelta diversa.
    L'albino inglese, sempre accovacciato, non poteva sapere se il sagrestano gli avesse dato retta o meno, perché i suo lamenti, almeno fino a quelle parole, continuavano imperterriti, conditi dal suono delle catene che picchiavano sulla sua schiena, ormai lacerata.
    Una cosa era certa però: quell'ipotetico killer aveva attirato l'attenzione su di lui e da quel momento, qualsiasi tentativo stealth sarebbe stato vano.
    Era arrivato il momento di sfogare tutta la rabbia che per anni aveva cercato di soffocare facendo "il bravo ragazzo". Vollle tentare perciò, una sorta di effetto sorpresa, essendosi spostato sul lato opposto della panca, di circa tre metri. Non erano abbastanza però avrebbe guadagnato uno o due secondi di vantaggio.
    Caricò al massimo i suoi gravitoni sul pugno destro e di colpo si alzò dalla panca con un balzo, per poi scagliare la potenza del suo quirk con un attacco a distanza, mirando al volto del sagrestano. Se il suo attacco non avesse avuto l'esito aspettato, la carica dei suoi gravitoni negativi in forma repulsiva avrebbe comunque impattato sulla parete dietro di esso, provocando danni da impatto gravi e distruggendo tutto ciò che si trovava su quella traiettoria.
    La guerra era ormai cominciata.


    Roy Ash O'Connor - Livello 7

    Energia 750 (-60) | Quirk 362 | Agilità 262 | Forza 101


    CITAZIONE
    TECNICHE

    Pressure Punch
    Dopo aver caricato l'emissione dei gravitoni, concentrandoli in una mano, il PG emette una repulsiva un'onda d'urto nella stessa direzione indicata dalla mano. Può essere utilizzata anche come contrattacco o per gli attacchi a medio raggio.
    ♆ Danni Gravi
    ☩ Costo 60 PE

    CITAZIONE
    EQUIPAGGIAMENTO

    # Black Pinafore Kimono [Costume] - Color Nero
    # Waki-Chain [Offensivo] - Danni Medi - Peso [2]
    # Kunai [Offensivo] - Danni Medi - Peso [2]
    Renji Yomo, Tokyo Ghoul | Code © Only for MHA GDR.
     
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    Le domande di Daisuke non ricevevano quasi mai una risposta, quella era una certezza. Ma non per questo motivo, sarebbero fuggite rapidamente dai suoi pensieri. Era fatto così, dal momento in cui pensava ad una cosa, non riusciva a rimuoverla finché non riceveva risposta. Il più delle volte infatti, bastava una nottata di sonno, e il più delle domande che erano rimasta senza risposta, scomparivano tra i sogni del ragazzo. In questo caso però, la situazione era differente, le sue domande potevano effettivamente ricevere una risposta, dipendeva tutto da quello che avrebbe trovato all'interno della cattedrale. Magari Homura stava per essere tratto in salvo da un qualche gruppo criminale d'oltreoceano? Alla fine era straniero, avrà avuto qualche contatto fuori dal Giappone. Ma sì, forse era riusciuto a scappare di carcere proprio così, ora stava aspettando per il resto del gruppo che aveva contattato, per tornare così nella sua madrepatria. O magari... magari era lì per comprare qualcosa da qualcuno, ma ciò avrebbe dato per confermata l'idea del ragazzo sul sagrestano, cioè quella della sua fuga per una via alternativa. Bah, non aveva nemmeno così tanto senso perdere tempo a porsi queste domande, per il corvino sarebbe stato decisamente più facile entrare nella chiesa, ed osservare con i suoi stessi occhi. Una cosa era certa però, Yami aveva una motivazione per aver affidato quel compito a Daisuke. Sì, probabilmente era il membro di Eternium più affidabile per delle azioni rapide e furtive, ma finiva davvero lì? Era davvero necessario mandare lui, una persona tanto goffa e poco abile nel combattimento. L'idea migliore sarebbe stata mandare Yuya, anche lui poteva essere furtivo, e probabilmente avrebbe retto con più facilità contro la potenza di fuoco di Homura. No, doveva esserci una motivazione dietro al suo essere stato mandato lì, forse anche quella domanda avrebbe ricevuto una risposta, ma questo non era nelle conoscenze del corvino. Non ancora, perlomeno.
    Una volta dentro però, la faccia del ragazzo si contorse in una smorfia. Le sue labbra si erano contorte leggermente, la sua fronte si era corrugata, ed i suoi occhi avevano uno sguardo vacuo. Forse la parola migliore per definire la sua espressione, era la delusione. Non stava succedendo nulla di ciò che aveva immaginato. E persino il numero di ostaggi era ridotto a pochissime persone. Cosa stava succedendo lì? Perché la polizia non aveva ancora ricevuto un mandato? Non ci sarebbe voluto molto tempo a riconoscere tutto quelle persone all'interno della chiesa, ed era sicuramente nei loro interessi fermare il sagrestano. Era un'entità troppo pericolosa per essere lasciato libero. O forse non lo era. D'altronde, in quel momento, Daisuke non vedeva nessun pericoloso criminale davanti ai suoi occhi.
    Lo aveva riconosciuto in pochi istanti, d'altronde Homura aveva un aspetto particolarmente raro nel paese del Sol Levante. Aveva la pelle scura, ed era coronato da una cresta di capelli bianchi, rasati ad un livello molto fine. Ma non sembrava un criminale sfrenato e pazzo, come aveva letto sui giornali durante il suo viaggio in autobus. Anzi, no, era decisamente pazzo. Ma non sembrava una pazzia pericolosa verso tutti, sembrava quasi più pericolosa verso il sagrestano stesso.
    Si stava flagellando con la sua catena di fuoco, ma non stava producendo risultati degni di nota. Non che fosse strano, in moltissimi casi il quirk faceva adattare il corpo degli utilizzatori. Era raro vedere persone che si ferivano usando il proprio quirk, infatti. Lo straniero, sembrava estremamente stremato dalla mancanza di dolore sulla sua pelle nera. Daisuke non era sicuro di cosa stesse dicendo, ma sentiva chiaramente dei lamenti, dei singhiozzi, e delle parole farfugliate, dette in maniera troppo rapida tra le varie frustate. Era riuscito invece, ad udire chiaramente uno dei canti che stava ripetendo. Voleva il perdono di Dio, una cosa alquanto ironica, se si pensa ad un serial killer.
    Quella scena, non aveva risposto affatto alle domande del corvino, anzi, sarebbe più appropriato dire che le aveva moltiplicate. Era fuggito di prigione solo per pentirsi di fronte a Dio? Era un opzione valida, d'altronde era una persona di chiesa. Ma ne sarebbe davvero valsa la pena? Probabilmente avrebbe ricevuto altri decenni di carcere, se non la pena di morte stessa. Magari stava solo aspettando qualcuno, e quindi aveva iniziato a flagellarsi da solo per passare il tempo. Non era certamente un hobby divertente, ma per una persona ossessionata dalla religione, era sicuramente qualcosa di normale. Gli occhi di Daisuke però, non potevano riconoscere un assassino immorale nel Sagrestano. Ma chi poteva biasimarlo, era la sua prima esperienza con quel pericoloso criminale, ed il suo interesse, era stato principalmente per gli articoli di giornale più recenti, cioè quelli che rimandavano alla sua evasione.
    Nelle iridi del corvino però, quell'uomo dalla pelle nera che si stava fustigando con forza - come un fabbro che martella un metallo da modellare, cercando di renderlo il più perfetto possibile - non era nessuno. Sembrava un ragazzino pentito, come quei giovanotti che rubavano dai negozi, e poi imploravano pietà per evitare che venissero contattati i genitori. In questo caso però, il padrone del negozio era Dio, ed i genitori ne erano già completamente al corrente. Perciò, i piagnistei dell'uomo erano quelli di una persona realmente pentita, non quelli di una persona che si pente per mettere su una bella faccia. Il ragazzo provava estrema pietà per Homura, da un lato riusciva a rivedersi nella sua posizione. Si era immaginato più volte - sebbene non sarebbe mai successo - un confronto con i genitori di Shikamaru, il ragazzo che aveva ucciso a sangue freddo in quella lontana serata, all'interno di uno dei laboratori della UA. Come si sarebbe comportato? Probabilmente in maniera simile al Sagrestano. Chiedendo perdono, e dimostrando la sua serietà ferendosi. Ma la realtà era diversa, a differenza del criminale ricercato che aveva davanti ai suoi occhi, il corvino non ci sarebbe riuscito. Era un codardo, e sapeva che non avrebbe retto quel tipo di confronto. Si sentiva ancora un vile bastardo per ciò che aveva fatto, ma questo non gli dava abbastanza forza di volontà.
    Solo dopo quei secondi di riflessione, nei quali l'immagine di Homura si era ribaltata completamente, Daisuke si accorse della presenza di altre due persone, non facenti parte degli ostaggi, all'interno della chiesa. Non era in grado di riconoscerli, d'altronde erano davanti a lui in maniera quasi perpendicolare, e sfortuantamente, il corvino non era abbastanza abile per riconoscere le persone dalla loro schiena. Ci vollerò pochi secondi però prima che una delle due figure avanzò, iniziando a parlare con il pericoloso Homura. Una domanda abbastanza stupida, a dire il vero. La faccia di Homura era su qualsiasi giornale, cartaceo o meno, e non sarebbe stato affatto difficile da riconoscere. Probabilmente era una semplice domanda retorica, ma aveva dimostrato più del dovuto a Daisuke.
    Il ragazzo aveva compiuto un collegamento logico, molto velocemente. I due uomini erano entrati dalla stessa entrata, quindi erano con grande probabilità insieme. E l'uomo dai capelli neri, aveva reso chiaro che non fossero parte del gruppo di Homura. Ecco cos'erano, dei disturbi alla missione del ragazzo, il ragionamento di Daisuke aveva portato a questa risposta. Probabilmente erano stati mandati da qualche gruppo criminale, magari erano due vigilanti, ed erano stati mandati a punire Homura per i suoi crimini. Non era una cosa così rara, alla fine. I vigilanti non seguivano la legge, perciò non avevano scrupoli ad uccidere, se necessario. Erano dei criminali in tutto e per tutto alla fine, l'unica cosa che li differenziava, era il nome. Ma spesso quello era solo una falsa facciata. Non che i tanto famosi eroi fossero meglio, alla fine.
    Il concetto di giustizia non andava di pari passo con Daisuke. Sì, ne comprendeva la necessità, ma non per questo si sentiva d'accordo con essa. Ogni persona aveva la sua giustizia. Anche gli omicidi di Homura, potevano essere visti come una sua giustizia personale, alla fine dei conti.
    Il membro di ETERNIUM però, non aveva tempo per bigellonare, doveva agire, e anche in fretta. La cosa migliore sarebbe stata allontanare quei disturbi esterni, e far poi perdere tempo ad Homura. Yami gli aveva detto di non ucciderlo, doveva solo dare tempo alla polizia. E dentro al suo fragile cuoricino, Daisuke non era a suo agio ad attaccarlo frontalmente. Forse era per una questione di pietà, forse era empatia, o più semplicemente era spaventato dalla presenza di quel criminale. Non si era ancora scordato l'ustione che aveva ricevuto da Yami, e aveva fatto davvero tanto male, come sarebbe stato riceverne molteplici, da un arma ben più pericolosa? Poco piacevole, quella era una certezza.
    Perciò, cercando di agire il più rapidamente possibile, Daisuke studio le posizioni dei due ragazzi, gli sarebbe bastato aprire tre portali, e li avrebbe spediti ad una buona distanza. Avendo notato anche l'ingresso da cui era arrivati, aveva pensato anche ad aprirne uno lì. Sarebbe stata la soluzione perfetta no? Così non sarebbero riusciti ad entrare facilmente, e Daisuke avrebbe potuto cercare di parlare con l'uomo. O magari, gli sarebbe bastato far finta di niente, sperando che tornasse alle sue fustigazioni.
    In pochi attimi quindi, Daisuke avrebbe cercato di aprire i primi tre portali. Il primo sotto ai piedi del ragazzo mascherato. Il secondo invece, leggermente davanti al ragazzo accovacciato, che sembrava in procinto di avvicinarsi al sagrestano. Il terzo invece, lo avrebbe aperto il più lontano possibile da sè stesso, cercando però, di avvicinarlo il più possibile alla zona che pululava di poliziotti. Non aveva un raggio d'azione così ampio, perciò non sarebbe riuscito a mandarli molto più lontani, ma quei venticinque metri che possedeva sarebbero stati più che sufficienti. La cosa importante alla fine, era mandarli fuori dall'edifcio. Sperando nel successo della sua prima "mossa", avrebbe anche posizionato un quarto portale, davanti all'ingresso usato dai due ragazzi però, in una posizione centrale sulla porta. La sua speranza era sfruttare l'invisibilità del suo quirk, per evitare problemi con quelle persone.
    " Voglio solo parlare! " - queste sarebbero state le uniche parole di Daisuke in quella situazione. Sarebbero uscite in entrambi i casi, non gli interessava il successo del suo piano per dirle, d'altronde, in entrambi i casi avrebbe attirato l'attenzione di varie persone su sè stesso. Forse non era l'idea migliore di tutte, ma il Sagrestano lo aveva sicuramente già notato, d'altronde gli sarebbe bastato osservare la persona che gli aveva posto la prima domanda. In quel caso, non sarebbe stato meglio dichiarare fin da subito la situazione?
    Daisuke non era interessato ad attaccarlo frontalmente alla fine, gli sembrava un azione fin troppo pericolosa. Nel peggiore dei casi, lo avrebbe attccato di nascosto, assicurandosi più possibilità di successo. Non era un vero piano d'azione, ma era l'opzione migliore a cui era riuscito a pensare.
    Daisuke Okada | Livello 7
    Quirk: 255
    Forza: 205
    Agilità: 260
    Energia: 720-60=660


    Condizione Fisica

    XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX




    Equipaggiamento e Tecniche

    -Difensivo- Shocker (Doppio)
    Danno: Danni lievi +[Stordimento]
    Durata: Permanente.
    Peso: [2]

    -Costume- Suit
    Effetto: Resistenza danni medi + Resistenza elementale media
    Peso: [0]

    -Curativo- Teruko's Blood (x1)
    Effetto: Cura Danni [Medi]. [Diminuisce gli altri di due step.]
    Peso: [1]

    -Supporto- Granata Narcotica (x2)
    Effetto: Dopo 1 turno -5 in riuscita. dopo 2 turni effetto narcotizzante leggero
    Peso: [2]

    NOME TECNICA : Portal Creator Lv.3
    DESCRIZIONE : Daisuke può concentrarsi per creare un portale nel giro di poco più di un secondo, questo portale sarà completamente da lui impostato, la massima distanza dal suo corpo è di 25 metri e con una grandezza complessiva di altezza e lunghezza di 1 metro, la massima quantità di portali creabili è di 16, e quelli creati vengono automaticamente fatti scomparire dopo 24 ore dalla propria creazione.
    COSTO:
    Portali dal 1° al 8° = 15 ( a portale )
    Portali dal 9° al 16° = 25 ( a portale )




     
    .
  15.  
    .
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    Probabilmente il destino aveva già deciso diversamente per lui dove sarebbe andato quella sera e la risposta non era a casa propria. Per un momento aveva creduto di aver fatto bene ad andare a casa di Yami, certo che avrebbe potuto rilassarsi e divertirsi il giusto stuzzicando la ragazza. Ed era quello che era successo, fino ad un certo punto.
    Forse avrebbe dovuto spegnere la televisione, ecco cosa.
    Ma non l'aveva fatto, ed adesso si era ritrovato un immenso peso sulle spalle. Ascoltò le parole di Yami ad occhi sgranati, incredulo, perché davvero non poteva credere a quello che le sue orecchie stavano sentendo. Lasciò andare la mano della svedese e si allontanò di un passo, volgendo lo sguardo verso lo schermo della televisione a sua volta. Vide un ragazzo dai capelli neri tentare di fare irruzione all'interno della chiesa per venire fermato dai poliziotti, o almeno così sembrava, in tutta onestà Yuya smise di guardare quasi subito per tornare a rivolgersi verso Yami, ma la sua espressione diceva già tutto: era furioso.
    «Ma che cazzo ti dice il cervello?!» sbottò il corvino, alzando la voce così tanto che sorprese persino sé stesso. Non lo faceva mai, perché Yuya non si arrabbiava facilmente. A dirla tutta non si arrabbiava mai, era più il tipo che prendeva le cose con filosofia e ci scherzava su. Ma qualcosa, in quel momento, si era... rotto, dentro di lui.
    «Ma lo sai dove l'hai mandato?! Cazzo Yami, cazzo! Che differenza c'è fra me e lui? Vuol dire che Daisuke può morire carbonizzato ed io no?!» ringhiò, praticamente urlando. Strinse i pugni, e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per evitare di metterle le mani addosso: alla fine si portò le dita alle tempie, mentre la coda sferzava nervosamente l'aria. Perché ci stava dando peso? Perché Daisuke era suo amico? Forse anche quello, ma sentiva che quella faccenda lo riguardava in modo molto più profondo, ed il fatto che solo qualche istante prima stesse pensando il contrario, era una cosa di cui si era sforzato di convincersi soprattutto negli ultimi mesi. Era un po' come quando vedevi la tua ex sposata dopo anni, convinto di esserci passato sopra, ma in realtà non era vero per niente: solo peggio.
    «Dannazione, ma ci pensi a quello che fai? Anche se non avevo intenzione di andarci adesso ci vado di sicuro. – imprecò a mezza voce, rendendosi improvvisamente conto di avere meno tempo del previsto. – Voi non lo avete visto, non sono persone che "si tengono sotto controllo".» Yuya era certo di non aver voce in capitolo riguardo a quanti mostri Yami avesse visto, ma in quel momento, aveva smesso di ragionare logicamente. Le diede le spalle e si allontanò tornando al centro della cucina, prima di voltarsi di nuovo.
    «Questa è l'ultima volta... – mormorò puntandole un dito contro. – che faccio cazzate per te e per voi disse, ed uno schiocco di dita dopo era sparito: al suo posto, fumo nero e odore di zolfo.

    Yuya riapparve in camera sua, nemmeno un secondo dopo. Irritato, spalancò l'armadio. Luci spente, immerso nel buio, ma non era un problema, perché lui ci vedeva benissimo.
    Avrebbe voluto sapere perché quando c'erano di messo loro, finiva sempre nei casini. Eppure nessuno gli aveva chiesto di andarci, non Yami, non Daisuke, non Teruko. Nessuno. Anzi.
    Non lo percepiva nemmeno come obbligo morale.
    In quel momento semplicemente non stava pensando, perché se si fosse messo a farlo era sicuro che la logica avrebbe preso il sopravvento e lo avrebbe fatto desistere.
    Non era che non si fidasse di Daisuke o della parola di Yami, eppure in qualche modo si sentiva responsabile perché se fosse successo qualcosa - e si augurava di no - avrebbe dovuto fare i conti con la consapevolezza che a trascinare Daisuke in tutto quello era stato proprio lui, con quella fatidica sera al fightclub clandestino.
    Ecco perché odiava quando gl'importava delle persone.
    Yuya si cambiò velocemente, sentendosi immensamente fortunato nel ricordare di aver fatto rivedere quel costume di recente ad uno che sapeva il fatto suo, dopodiché prese un paio di oggetti utili e... la carta dei tarocchi che Yami gli aveva dato. Stava andando in chiesa, in fin dei conti: gli serviva un amuleto. Questa volta non avrebbe fatto alcuno stupido errore.

    Ad accoglierlo dopo il suo secondo teletrasporto fu un posto che Yuya conosceva fin troppo bene: la cripta degli orrori di tre anni prima, dove era stato sospeso fra la vita e la morte mentre ascoltava un pazzo farneticare su Dio ed il Diavolo, Shou che lo fissava senza capire legato ad una sedia.
    Yuya non si fermò, ed ignorò di prepotenza anche il lugubre brivido che gli percorse la schiena - fino alla punta della coda - quando il suo sguardo incrociò il palo di metallo al centro della stanza. Il giovane si calò il casco sulla testa, rendendo il tutto ancora più buio, e si diresse fuori da quel posto. Ignorò persino il monumento funebre dedicato alle vittime del sagrestano, riuscendo solo a pensare quanto ipocrita fosse la cosa.
    Quando si ritrovò all'interno della cattedrale, la prima cosa di cui fu consapevole fu di non essere solo. C'erano degli ostaggi, e forse altre persone, ma gli occhi di Yuya si fissarono sulla sagoma di Homura: la pietosa sagoma di Homura. Strinse i denti. Che cazzo stava facendo?
    Si stava frustando la schiena con una delle sue catene?
    Yuya per un attimo ebbe paura di rischiare di smettere di rispondere delle sue azioni: sentì solo la rabbia montargli in corpo. Fortunatamente, l'autocontrollo, che prima aveva funzionato con Yami, ebbe di nuovo la meglio. Questa volta però, assunse la forma di una domanda.
    Perché?
    Perché tutto quello? Non era così che Yuya si immaginava un serial killer. C'era qualcosa di sbagliato, in quella visione. Che Yami sapesse qualcosa in più, che non aveva fatto in tempo a dirgli? No, impossibile. Glielo avrebbe detto, in tutti quei mesi. Perché si fidava di lui, no?
    Era senza informazioni. Di nuovo. A volte faticava a crederci, ma il suo tutore aveva sempre avuto ragione. Le informazioni erano una delle cose più preziose sulla faccia della terra.
    Fine dei giochi, Yuya prese la sua decisione, doveva fare qualcosa. Doveva sapere.
    Prima che potesse muoversi però, nella chiesa si riversarono altre persone e l'attenzione di Yuya fu catturata da esse: non capì cosa stava succedendo finché non udì una voce che conosceva, capì solo che non erano alleati. Tutti tranne uno. La voce: Daisuke.
    Lo ringraziò mentalmente, ovunque fosse, e sperò che non si muovesse. O quantomeno che capisse di non doversi muovere una volta che lo avesse visto. Perché adesso Yuya doveva prendersi il giusto spazio sotto i riflettori, quello che gli spettava di diritto essendo il protagonista in quella faccenda. Anche lui voleva parlare, perché era una delle cose che gli riusciva meglio, ma soprattutto gli spettava di diritto per quanto successo tre anni prima.
    Se tutto fosse andato per il verso giusto - il suo verso giusto - Il corvino, con un secco spostamento d'aria, si sarebbe teletrasportato a mezz'aria, a poco meno di un metro sopra l'altare, in modo da atterrarvi in piedi, proprio affianco al libro consacrato e di fronte ad Homura, come un angelo che discende dall'alto. Solo che nel suo caso sarebbe stato più proprio dire come un demone richiamato dagli inferi.
    Yuya si sarebbe inginocchiato immediatamente, artigliando, con la mano sinistra - quella del diavolo - coperta dal suo guanto, il bordo dell'altare verso cui Homura stava pregando, mentre la coda, con il suo semplice ondeggiare, avrebbe fatto cadere giù la coppa dorata.
    Era impossibile che, alla luce della scintillante catena rovente, l'uomo non si accorgesse di lui. «Yo. Mi spiace, ma se cerchi Dio temo abbia il telefono spento.» avrebbe mormorato, incurvando le labbra all'insù, dietro la visiera del casco. Invero, dubitava che conciato com'era il sagrestano lo avrebbe riconosciuto, dubitava lo stesso, ma proprio per quello si concesse di osare ancora oltre. Portandosi la mano destra al volto, avrebbe slacciando il gancio che glielo teneva in testa, e lo avrebbe sollevato fino a scoprirsi il viso.
    «Io ti vado bene lo stesso?» una sfumatura d'ironia e coraggio in quella frase, a voler mettere in contrapposizione il fatto che se non ci sarebbe stato Dio, ci sarebbe stato il Diavolo. Era rischioso esporsi in quella maniera davanti ad un omicida, era rischioso persino parlare, ma nell'istante in cui era atterrato sull'altare Yuya lo aveva sentito blaterare qualcosa sul perdono e, se ne era accorto, il sagrestano stava piangendo. «Quanto al perdono, ne possiamo parlare. - l'espressione di Yuya si sarebbe allargata in un ghigno un po' sprezzante: stava cercando di mascherare la confusione e l'ansia del ritrovarsi di nuovo a pochi centimetri dal suo incubo peggiore, quello che avrebbe potuto sancire la sua morte semplicemente schioccando quella frusta in sua direzione. Ma aveva senso per un omicida comportarsi così? Perché c'erano degli ostaggi se tanto voleva uccidere? Perché le lacrime? Un serial-killer che provava rimorso? - Siamo ridotti un po' male, mi sembra.»
    Villain scheda LVL 7 ART © code ©
    FRZ: 220 ; QUI: 270 ; AGI: 235 ; EN: 700-40=630
    TECNICHE & EQUIPAGGIAMENTO [Click!]
    • Tecniche usate:
    Teleport Lv 3: Attraverso la particolarità del suo quirk, Yuya è in grado di effettuare una sorta di teletrasporto decisamente rapido ed efficace. Il peso massimo che riesce a trasportare con sé è [150] kg. (Costo standard: 50PE)
    Costo:
    Distanza:
    - se il "salto" è inferiore ai 100 metri consuma 10 punti energia.
    - se è compreso tra i 100 e i 500 metri consuma 20 punti energia.
    - se è compreso tra i 500 e i 2 chilometri consuma 30 punti energia.
    - se è compreso tra i 2 e i 10 chilometri consuma 40 punti energia.
    - se è superiore ai 10 chilometri consuma 50 punti energia.

    Massa trasportabile:
    - se il peso è solo quello del proprio corpo non consuma energia.
    - se il peso trasportabile è minore o uguale a [2] consuma 10 PE.
    - se il peso trasportabile è minore o uguale a [4] consuma 20 PE.
    - se il peso trasportabile è minore o uguale a [6] consuma 30 PE.
    NB: Le due cose sono ovviamente cumulabili, quindi se Yuya dovesse effettuare un salto dal costo di 20 punti energia, trasportando con se un oggetto che richiede 10 punti energia, il costo totale sarà 30 punti energia.

    Per le persone e gli esseri viventi si applica una tabella diversa:
    - animali di piccola taglia o un bambini/e di età inferiore ai dieci anni costano 20 punti energia.
    - animali di taglia media o ragazzi/e adolescenti e giovani (fino ai 27 anni) costano 30 punti energia.
    - animali di grossa taglia o persone adulte (da 28 anni in su) costano 40 punti energia.
    NB: Il teletrasporto ha effetto, su persone non volenti, se e solo se il parametro Quirk di Yuya è maggiore della Forza del bersaglio.

    Effetti: Stordimento [Medio-Grave] » Nausea, giramenti di testa, perdita parziale dell'equilibrio, difficoltà a respirare.

    • Equipaggiamento [6/6]
    Black Panther [Costume + Casco]: Quando Yuya entra in azione cela la sua identità grazie ad uno speciale costume composto da una maglia e da dei pantaloni separati fra loro, entrambi aderenti e dal color nero pece. Il tessuto è in fibra di carbonio, materiale molto resistente in grado di fornire una difesa basilare, senza tuttavia limitare i movimenti. Porta dei lunghi guanti che si fondono con le maniche della maglia e che in corrispondenza della punta delle dita hanno degli artigli affilati, taglienti ed intrisi di una droga che inibisce i sensi. Abbinato ad esso, un casco integrale, nero, rigido e antiurto, che gli cela completamente i lineamenti, e dal design pare ricordare vagamente le sembianze di una pantera.
    ► Effetto Suit: Protegge da danni [Medi] fisici ed elementali.
    ► Effetto Helmet: Protegge da danni [Gravi] alla testa.

    Lynx's Claw [Supporto]: Sono un paio di guanti tessuti con lo stesso materiale del costume di Yuya. Gli sono stati regalati da Chris. Sopra ogni dito ci sono degli accessori metallici dalla forma di un artiglio, che possiedono delle lame retrattili dalla lunghezza di due centimetri. Esattamente come degli artigli, sono degli ottimi strumenti di supporto per arrampicarsi e infliggere graffi. Inoltre le lame secernono una lieve droga eccitante, che se entra a contatto con il sangue nel giro di qualche minuto inebria e confonde i sensi del bersaglio, rendendolo facilmente vulnerabile.
    ► Effetto: Stordimento [Lieve]
    ► Peso: [2]

    Senketsu [Offensivo]: Senketsu (letteralmente "sangue fresco") è un kusarigama molto leggero. Ad un'estremità della catena è collegata una piccola falce ricurva, all'altra un peso in piombo, simile per aspetto alla testa di una mazza chiodata. Tale peso è l'arma vera e propria, usata per colpire l'avversario prima che riesca ad avvicinarsi o per bloccargli la spada; il falcetto viene usato solo per finire l'avversario una volta reso inerme. Yuya si sta ancora chiedendo il motivo per cui l'ha comprata, ma una certa donna, una volta, gli ha detto che andarsene a giro disarmati non è proprio una bella cosa.
    ► Danno: Medio (taglio)
    ► Peso: [2]

    Smoke Bombs (x1) [Supporto]: ► Peso: [1]
    Poison Counter (x1) [Curativo]: ► Effetto: Cura Avvelenamento [Medio] ► Peso: [1]
    contattiwww
     
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39 replies since 5/2/2020, 19:27   1467 views
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