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.Sakiko Yumeno
Narrato - Parlato
Il vento che soffia piacevolmente sulla spiaggia assolata portando un po’ di sollievo dalla calura sulla sabbia calda.
Questa brezza smuove delicatamente i capelli sciolti di Sakiko, momentaneamente rivolta con le spalle verso il mare, ferma e immobile come una statua in una posa plastica, mentre con una mano regge il largo cappello di paglia che calza sulla testa, per evitare che il vento lo faccesse volare via. Il volto è congelato in un espressione ammiccante: un occhiolino sbarazzino e un sorriso malizioso. I raggi del sole filtrano attraverso la sua chioma bionda e accarezzano, con il loro tocco gradualmente più rovente, la pelle chiara della ragazza non coperta dal costume da bagno e leggermente perlata di sudore. La giovane idol bionda però non da mostra di disagio, mantenendo il suo sorriso plastico appare come congelata, un immutabile frammento sorridente e spensierato d’estate bloccato nel tempo.
Poi arriva il suono del “Click” e la magia si spezza.
Il tempo riprese a scorrere e Saki ritrovò la sua mobilità sbattendo brevemente le palpebre e sospirando mentre il suo intero corpo si rilassò rompendo la posa. Il mondo attorno a lei si rianima, con tecnici che iniziano a smontare treppiedi, luci e fotocamere. Il fotografo le sorrise con un cenno di assenso per comunicarle che anche quest’ultima foto era andata bene e che quindi avevano finito.
Un assistente l’avvicinò porgendole prontamente una bottiglietta d’acqua e una tovaglietta per tamponare il sudore. Non che fosse neanche davvero il suo vero sudore – per dare il giusto riflesso di luce le avevano spruzzato acqua addosso per simulare l’effetto. Il vero sudore non aveva il giusto riflesso e in più di certo nessuno aveva tempo di aspettare che Saki iniziasse a sudare davvero.
Saki prese comunque bottiglietta e tovaglietta dalla giovane assistente della troupe ringraziandola con un sorriso cordiale. Una delle cose aveva imparato lavorando nello show business è che bisogna essere sempre gentili e rispettosi con tutti i membri dello staff con cui si lavora – a nessuno piace lavorare con una diva spocchiosa. La idol prese un generoso sorso d’acqua per rinfrescare la gola secca, tergendosi con cura il “sudore” dalle spalle mentre analizzava la propria pelle con occhio critico. Le spalle erano appena arrossate, ma si potevano scorgere già delle lentiggini. Doveva stare attenta a non prendere troppo sole, malgrado avesse comunque già previdentemente applicato un adeguata quantità di protezione solare su tutto il corpo. Saki si soffermò a guardare sovrappensiero lo staff di tecnici finire di smontare il set fotografico mentre prendeva un altro sorso d’acqua.
Per quel set aveva delimitato l’accesso ad una piccola sezione di spiaggia con dei cordoni attorno ai quali si era accalcata una piccola folla di fan e curiosi. Saki per abitudine si rivolse brevemente verso di loro accennando un breve saluto ed un sorriso.
Quel servizio fotografico era per una rivista di gossip per la quale poco prima aveva concesso un intervista. Si trattava di una questione di marketing – Saki stava facendo pubblicità allo spettacolo teatrale che si sarebbe tenuto quel giorno nei pressi della spiaggia di Odaiba uno spettacolo teatrale organizzato dalla Mankai Company in occasione del festival Tanabata. E per Saki questo sarebbe stato lo spettacolo di esordio della sua collaborazione con la Mankai Company. Lo spettacolo sarebbe stato gratuito, ma la idol vi avrebbe partecipato nel ruolo della protagonista, la principessa Orihime, tratta dalla famosa leggenda legata proprio al Tanabata che narrava la storia d’amore fra Orihime e Hikoboshi. Si trattava di una buona occasione per fare pubblicità all’agenzia emergente della Mankai Company e allo stesso tempo per il nuovo passo di carriera della giovane idol.
L’intervistatrice aveva posto varie domande a Saki, in buona parte sullo spettacolo, ma toccando molto presto anche la sfera della sua vita personale – aveva una routine di bellezza? Com’era il rapporto con suo padre? Aveva già incontrato l’ex-idol Castiel Leroy, fondatore e direttore della Mankai Company? Cosa ne pensava di lui? Aveva qualche interesse amoroso al momento?
Sakiko era ormai pratica in questo tipo di interviste e sapeva gestire senza sforzo queste piccole invasioni di privacy, rispondendo in maniera vaga e diplomatica. Anche se per quanto riguardava l’ex-idol Castiel Leroy, la ragazza si sbilanciò rispondendo piuttosto sinceramente che era una grande ammiratrice dell’ex-idol e che la possibilità di poter lavorare con lui aveva sicuramente influito nella sua scelta di collaborare con la sua agenzia. Purtroppo però si era potuta incontrare solo di sfuggita con Castiel, entrambi troppo impegnati con le loro tabelle di marcia per poter riuscire ad incrociarsi per più di qualche minuto.
Poi verso la fine dell’intervista giunse l’inevitabile: l’intervista menzionò il fatto che quel giorno fosse anche il compleanno di Saki, senza mancare di rivolgerle i suoi auguri, e chiedendole se avesse in programma qualche festeggiamento. Saki ringraziò e rispose che non aveva in realtà alcun programma di festeggiare il suo compleanno quel giorno.
Era sicuramente una peculiare coincidenza, Sakiko era nata il 7 Luglio a Londra, dove quella data non aveva alcun significato particolare, ma quando si trasferì qui in Giappone era stato differente e il suo compleanno si era intrecciato con quello della festività. Quando era piccola questa cosa le piaceva molto, era come se l’intera città celebrasse il suo compleanno con tanto di fuochi d’artificio.
Quel giorno aveva per lungo tempo avuto un significato speciale per la giovane idol, specialmente nell’ambito della sua famiglia.
Ma a seguito degli sgradevoli eventi che aveva coinvolto la sua famiglia le cose con il tempo erano cambiate e adesso per Saki il suo compleanno era una data come un'altra.
Saki ritornò alla realtà con espressione rabbuiata a causa delle cupe reminiscenze. L’intervista e il servizio fotografico erano finite, e adesso aveva la giornata libera fino alle nove quando si sarebbe dovuta presentare per nei pressi del palco che stava venendo allestito su un punto panoramico della spiaggia, per sistemare trucco e costume prima dello spettacolo.
La ragazza decise quindi di voler passeggiare un po’ sulla spiaggia per sgombrare la testa da pensieri scomodi cosi da potersi presentare sul palco con la mente serena e offrire una perfomance al meglio delle sue capacità – in fondo questa era la prima volta che lavorava con questa compagnia e quindi doveva dimostrare di essere capace e professionale.
La ragazza quindi sgattaiolò nel modo più discreto possibile per evitare occhi indiscreti e di dover aver a che fare con fan e paparazzi. Non si cambiò, limitandosi ad indossare una leggera giacchetta sportiva, ma lasciando comunque aperta la zip. Indossò un paio di larghi occhiali da sole e tenne anche il cappello dalla larga tesa di paglia che le copriva il volto – non aveva intenzione di abbronzarsi in viso, sarebbe stato problematico poi cercare di coprire con il trucco eventuali arrossature. Si era legata un pareo bianco alla vita e indossava dei sandali legati alla romana ai piedi, per proteggersi dalla sabbia bollente. Tenendo la bottiglietta d’acqua in mano la ragazza iniziò a passeggiare lungo la spiaggia, confondendosi fra la folla gremita di bagnanti…_________________________
Poco lontano da dove si trovava la idol bionda, la piccola Carol Foster di cinque anni si trovava in difficoltà. Anche lei si trovava in mezzo alla folla ma si era persa. Si trovava lì in visita con i suoi genitori venuti li in vacanza dagli States. I genitori di Carol l’avevano portata lì in spiaggia con loro, ma mentre cercavano un punto adeguato dove sistemare le loro cose, Carol aveva visto uno splendido cane bianco correre dietro al proprio padrone e con la tipica impulsività dei bambini si era istintivamente separata dai genitori per cercare seguirlo… qualche minuto dopo la bambina aveva perso di vista sia il cane bianco che i suoi genitori.
Carol strinse le sue mani sulle bretelle del suo zainetto rosa e cercò di tornare dai suoi genitori muovendosi però a caso attraverso la spiaggia. Per un paio di volte provò anche a chiedere aiuto a dei passanti ma lei sapeva parlare solo inglese e non riusciva a capirsi con loro.
Si stava sentendo agitata e cercò di tranquillizzarsi canticchiando con voce nervosa la canzone sugli squali che le piaceva tanto, continuando la sua ricerca…SPOILER (click to view)Decadent AlbatrossCODICE ROLE SCHEME © dominionpf
Edited by Leonarch - 3/8/2020, 17:58. -
.Joshua Morgan Grant
Edited by Decadent Albatross - 7/11/2020, 07:04 PM. -
.Sakiko Yumeno
Narrato - Parlato / Narrato Bambina - Parlato Bambina
Sakiko stava passeggiando lungo il margine meno affollato della spiaggia cercando di godersi il più possibile quella breve pausa di anonimato. Non è che non amasse la popolarità e le luci della ribalta, ma ogni tanto sentiva il bisogno di uscire fuori dalla luce dei riflettori e poter svolgere attività semplici e mondane come passeggiare in un luogo pubblico senza sentirsi addosso occhiate di ammiratori e paparazzi. La ragazza ebbe un piccolo brivido di disagio al pensiero di questi ultimi: li considerava degli avvoltoi della privacy.
Fortunatamente non aveva molto da temere dal farsi fotografare lì da sola in spiaggia. Non stava niente di scandaloso e non c’era alcuna compagnia discutibile con lei che avrebbe potuto fare notizia.
Il non essere osservata inoltre le permetteva invece di essere lei quella ad osservare. La ragazza si soffermò brevemente sul posto e i suoi occhi smeraldini scorsero lungo la spiaggia per esaminare la folla di persone in piena frenesia estiva. Gruppi di studenti in vacanza che giocavano a palla dove l’acqua era meno profonda, coppiette romantiche che passeggiavano teneramente sul bagnasciuga, piccole famiglie che consumavano allegramente dolce fette di anguria sotto il fresco riparo di un ombrellone.
Erano tutte esperienze estranee per Sakiko. Anche prima del divorzio e della malattia della madre i suoi genitori non avevano mai avuto tempo per questo genere di attività familiari. E una volta iniziata la sua carriera già in giovane età aveva inconsciamente rinunciato alla vita sociale di un normale adolescente, figurarsi alla vita romantica.
Queste esperienze esistevano per lei solo in forma dei suoi passatempi da otaku o nell’ambito del suo lavoro di recitazione. Aveva recitato, giocato e osservato quelle esperienze, ma non le aveva mai vissute. In un modo o nell’altro Sakiko aveva vissuto solo di fronte o dietro un schermo.
Ora più che mai si chiedeva se avesse commesso un errore. Se sacrificare quella normalità nel nome di una carriera da idol ne fosse valsa veramente la pena. Ma adesso era comunque tardi per tornare indietro, no?
La ragazza era persa nella sua contemplazione introspettiva quando una voce vagamente familiare richiamò la sua attenzione. La idol si voltò, reggendo con una mano per reggere il cappello mentre una brezza di vento le fece svolazzare brevemente i capelli scioli. Lo sguardo della ragazza non faticò a riconoscere la persona che l’aveva chiamata: si trattava di Joshua Grant.
Sakiko e Joshua si erano conosciuti in circostante più che inusuali. Più che una relazione da colpo di fulmine la loro era più una relazione da colpo di palla da bowling vagante. I due non avevano cominciato con il piede più giusto, anzi probabilmente neanche con l’intera gamba più giusta, ma dopo un breve ma intenso scambio di opinioni avevano trovato una sorta di intesa – un inaspettato spiraglio di terreno fertile sul quale stava germogliando inaspettatamente un improbabile amicizia.
La idol squadrò brevemente il ragazzo che era vestito in una tenuta da jogging più che di dubbio gusto sarebbe stata meglio definirla di gusto azzardato – nel senso che uscire con quei pantaloni era sicuramente un azzardo traumatico per chiunque sfortunatamente se li sarebbe trovati sotto gli occhi. Sakiko era stata istruita nell’ambito di moda e buon gusto – la madre era stata una modella ed una fashion designer e si era accertata di trasmettere alla figlia le sue conoscenze.
Tuttavia Saki non era il tipo da elargire critiche sull’abbigliamento altrui – specialmente considerando che Joshua l’aveva vista indossare un costume da orecchio da coniglio. La ragazza era consapevole che la cosa decisamente non la metteva in posizione di giudicare lui sul suo abbigliamento. Ciononostante non riuscì ad esimersi dal lanciargli comunque un eloquente occhiata critica.
C’era anche da dire che la ragazza avvertì che anche il ragazzo la stava esaminando con lo sguardo – ma andando oltre i vestiti. Sakiko istintivamente si portò una mano contro il petto come a voler evitare che lo sguardo del ragazzo la spogliasse più del dovuto. La idol aveva ormai appurato che Joshua non era una cattiva persona, ne tanto meno un pervertito (contrariamente a quanto aveva inizialmente sospettato) ma era abbastanza sicura che questo non significava che la testa del ragazzo non fosse piena di pensieri inappropriati. La ragazza infine rispose al saluto mostrando giusto un attimo di esitaizone ed imbarazzo “Oh – hey, Grant-san. Stai… facendo esercizio?” – chiese sperando che almeno ci fosse un motivo valido per cui stesse indossando quei vestiti – “…io sono qui… per lavoro. Sono in pausa per il momento.” – dovette infine concedere la ragazza cercando però di tenersi il più possibile sul vago. Per via del contesto inusuale nel quale lei e Joshua si erano incontrati, Sakiko stava procedendo con cautela nel rivelargli dettagli della sua vita privata, non tanto per sfiducia nei suoi confronti quanto perché non voleva mischiare la sua vita privata con quella da vigilante notturna.
La domanda con cui Joshua seguì però spiazzò e confuse un po’ la idol. Famiglia? Di che sta parlando? Non vedeva che era lì da sola?
Fu a quel punto che si sentì qualcosa afferrarsi alla sua gamba. Con sorpresa abbassò lo sguardo per scorgere la figura di una piccola bambina bionda che stava facendo del suo meglio per nascondersi dietro la sua gamba. La bambina indossava un cappellino rosa e uno zainetto coordinato. Sakiko poté percepire attraverso il contatto la tensione della bambina tremante. Il volto della bambina era una maschera di paura, con gli occhi lucidi e il labbro tremante, che preannunciava pianti e lacrime. La idol sentì la bambina mormorare inglese “Y-Yakuza… scary. Please, don’t… take me away.” – rivolgendo uno sguardo impaurito a Joshua.______________
La piccola Carol Foster lì in vacanza dagli Stati Uniti aveva una conoscenza molto marginale e distorta del Giappone. Aveva registrato dalle spiegazioni dei genitori solo gli elementi che aveva considerato più interessanti come i ninjia, i samurai e le "Magical Girls". Fra questi elementi era rimasta impressa la figura degli Yakuza, uomini cattivi che a detta dei genitori rapivano le bambine che si comportavano male e si allontanavano dai genitori.
La sfortuna volle che Joshua avesse un volto molto simile a quello di un personaggio Yakuza che Carol aveva visto in uno dei cartoni animati qui in Giappone e che adesso lei usava come punto di riferimento per riconoscere l’intera categoria. Il cervello della bambina aveva fatto gli opportuni collegamenti basati su informazioni sfalsate: lei si era allontanata dai suoi genitori e adesso lo Yakuza era venuto a portarla via.
Nella disperazione del momento la piccola quindi aveva deciso di cercare protezione nella prima figura amichevole che le era capitata a tiro, che era Sakiko. Aveva scelto lei perché i lunghi capelli biondi e colorati le ricordavano quelli di una delle sue bambole.
Carol rimase quindi lì immobilizzata a fissare lo "Yakuza" sperando che la "Ragazza-Bambola" impedisse che la portasse via…CODICE ROLE SCHEME © dominionpf
Edited by Leonarch - 3/8/2020, 18:00. -
.Joshua Morgan Grant
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.Sakiko Yumeno
Narrato - Parlato / Parlato Bambina
Sakiko squadrò nuovamente il ragazzo quando rispose che ovviamente lui era li per allenarsi, per che altro motivo se no? Ma la idol bionda sembrò non considerare la natura retorica delle parole del ragazzo, difficile capire se intenzionalmente o meno, e dopo aver studiato nuovamente l’abbigliamento di Joshua gli rivolse uno sguardo perplesso e, facendo scivolare gli occhiali da sole sulla punta del naso e alzando un sopracciglio, azzardò “…cosplay? Anche se non mi sembra ci sia una convention qui vicino...”
La conoscenza video-ludica di Sakiko era decisamente meno impressionante di quella del ragazzo ma abbastanza da darle l’impressione che Joshua avesse preso ispirazione per l’abbigliamento da qualche astruso personaggio dei giochi di lotta che amava tanto.
La conversazione si spostò inevitabilmente sul perché lei si trovasse lì. La idol aveva incautamente menzionato di essere lì per lavoro. Non aveva ancora rivelato all’americano il fatto di essere a conti fatti una celebrità locale. Da un lato era anche relativamente strano che lui non l’avesse già scoperto di suo a questo punto. Poster pubblicitari che la ritraevano era affissi un po’ per tutta la città e la ragazza appariva pure in alcuni spot e programmi televisivi.
D’altro canto la ragazza poteva intuire che Joshua vivesse concentrato nel suo mondo video-ludico e non prestasse particolare attenzione a ciò che non lo riguardava.
Sakiko non amava rivelare la cosa. In parte perché cercava di tenere le se sue due… anzi tre vite ben separate per quanto le fosse possibile, in parte perché temeva sempre che venendo a scoprirlo le persone iniziassero a trattarla diversamente. Più volte nella sua vita di celebrità la ragazza si era chiesta quanto sarebbero state diverse le sue amicizie senza il fattore “celebrità”. Quante sarebbero state le persone interessate a rimanere sue amiche se lei fosse stata semplicemente Sakiko e non Sakiko, la Idol? Aveva presto imparato che nel mondo dello show business certe persone continuano a recitare anche a telecamere spente, impegnate a cercare di vincere un malsano gioco di popolarità e prestigio.
La ragazza sospirò ai quei pensieri e prima di rispondere alla domanda del ragazzo lo esaminò per un secondo chiedendosi: e lui? L’avrebbe trattata diversamente?
Una piccola parte di lei pensò che non le sarebbe dispiaciuto se magari la cosa avesse portato l’americano a trattarla meno scortesemente. N-non che volesse che lui la trattasse in maniera più carina, ma magari le avrebbe rivolto più rispetto invece di continuare a valutarla come un pezzo di carne. La giovane idol bionda era comunque consapevole che probabilmente sarebbe stato meglio non tenerglielo nascosto ed evitare che si creassero problemi e fraintendimenti imprevisti.
D’altro canto non era sicura di volerglielo rivelare adesso quindi gli diede una vaga risposta diplomatica con tono vagamente colpevole e nascondendo nuovamente gli occhi dietro le lenti scure degli occhiali da sole “…è complicato.”
Ma l’argomento del lavoro di Sakiko non ebbe l’opportunità di essere approfondito per via dell’improvvisa apparizione della piccola Carol. La idol volse con espressione di genuina sorpresa lo sguardo verso il basso ad osservare la bambina. Grandi occhi verdi, una straripante chioma di capelli biondi e un viso rotondo e spaventato. La idol rimase temporaneamente spiazzata da questa inaspettata apparizione – da dove saltava fuori questa bambina?
Il suo temporaneo stato di sorpresa cedette brevemente il posto all’ilarità quando la bambina accusò di punto in bianco Joshua di essere uno Yakuza e mostrandosi sinceramente terrorizzata all’idea che lui volesse rapirla. Sakiko dovete distogliere per un momento il volto da un altro lato e coprirsi la bocca nel tentativo di sopprimere una piccola risata divertita, le spalle che tremavano nel tentativo di sopprimere lo sghignazzamento. Non poteva biasimare la piccolina per essersi fatta un idea sbagliata sul ragazzo, in fondo lei stessa aveva avuto una pessima prima impressione dello “yankee”.
Ciò nonostante la ragazza mise da parte l’ilarità della cosa e decise d’intervenire a mediare il dialogo fra le due parti. Principalmente perché la bambina sembrava davvero genuinamente terrorizzata e Joshua non sembrava particolarmente avvezzo a trattare con i bambini – o in generale con le persone in generale.
Sakiko invece aveva il raro dono di riuscire facilmente ad andare con i bambini. Qualche maligno avrebbe potuto dire che fosse dovuto al fatto che la sua mentalità non fosse tanto differente dalla loro. Ma in generale Sakiko sapeva sfruttare la sua solarità e il carisma affinato nel suo mestiere di idol per entrare facilmente in sintonia con le altre persone – quando voleva. In più aveva esperienza a trattare con i piccoli fan che venivano ai suoi eventi.
La ragazza si chinò aggraziatamente sulle ginocchia portandosi cosi al livello della bambina – questo era in genere un buon modo per apparire meno minacciosa e più facile da approcciare per la piccola. Si posizionò dando le spalle a Joshua, frapponendosi temporaneamente fra lui e la ragazzina. Sakiko si tolse gli occhiali, appendendoli al costume incastrando una stanghetta sull’elastico frontale del top del bikini, rivelando i suoi accattivanti occhi verdi e, sistemandosi con disinvoltura una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sorrise con gentilezza alla bambina “Hi, sweetie. Are you okay? My name is Saki, what is your name?” – chiese l’idol in inglese con fluidità di madrelingua. Saki era nata a Londra e anche se si era trasferita qui in Giappone a Quattro anni, la madre si era impegnata a trasmettere l’uso della lingua alla figlia cogliendo ogni occasione per parlarle in inglese. Anche dopo la madre Saki aveva avuto cura di non far arrugginire il suo inglese utilizzandolo ogni volta che poteva, specialmente quando andava a visitare i parenti della madre in Inghilterra. Ovviamente per via dell’influenza di origine anglosassone il suo accento era differente da quello americano di Joshua.
L’intervento di Sakiko fu provvidenziale, perché le parole di Joshua non avevano avuto l’effetto sperato sulla bambina. Carol non si era lasciata convincere dal presunto yakuza, lei sapeva bene cercare di convincere la gente di un essere un cattivo era il trucco più comune dei cattivi. Il fatto che l’uomo cercò di chiederle dove fossero i suoi genitori le diede solo l’impressione volesse prendersela anche con loro.
La ragazzina si sentì disperata per un momento – lo "Yakuza" sembrava gigante, probabilmente alto almeno sei metri, e lei era troppo piccola e stanca per scappare via. In più non sapeva neanche dove si trovasse. La piccola manina della bambina si strinse ulteriormente sulla gamba della "Barbie Girl" che fortunatamente giunse in suo soccorso.
La Barbie Girl riempì la visuale di Carol, nascondendo momentaneamente alla sua vista lo Yakuza alle sue spalle. Questo già tranquillizzò la bambina che seguiva l’ingenuo pensiero “se io non li vedo, loro non mi vedono”. La ragazza le aveva sorriso e Carol sentì l’impulso di sorridere a sua volta, ma era ancora troppo nervosa e impaurita quindi si limitò a fare una smorfia incerta con la bocca. La ragazza si presentò, chiamandosi Saki e chiese a Carol il suo, la bambina quindi prese un po’ di coraggio e rispose “C-Carol… mi chiamo Carol. N-non trovo più mamma e papà… e… e mi sono persa.*” – man mano che le parole fluivano la bambina sembrava diventare più consapevole e angosciata per la sua situazione, la voce le si spezzò, il viso cominciò a contorcersi in una smorfia arrossata e grossi lacrimoni cominciarono la loro discesa lungo le guancie.
Sakiko reagì prontamente per consolare la bambina adesso scossa da piccoli singhiozzi “**Oh, va tutto bene, Carol. Non piangere – ti aiuteremo, non piangere. Troveremo i tuoi genitori in un batter d’occhio !**” – le disse accarezzandole la testa con un mano e asciugandole le lacrime con l’altra.
Dopo un paio di minuti la piccola Carol si era tranquillizzata un pochino e Sakiko ne approfitto per cercare di risollevarle un po’ il morale “**Ecco, guarda – vedi il tizio dall’aria minacciosa dietro di me?**” – e a questa domanda la bambina annuì con fare intimorito e Saki continuò – “**Si, tratta di un mio amico. Si chiama Joshua. Ha l’aspetto burbero ma in realtà è un gran tenerone, giuro! Il suo passatempo preferito e fare smorfie buffe per ridere i bambini tristi…**” – e fu a questo punto che Sakiko si voltò verso Joshua con un espressione smaliziata di finta innocenza e rivolgendosi all’americano disse – "**Su, Joshua-san, fai vedere una delle tue buffe smorfie, alla piccola Carol, cosi capisce che non sei una cattiva persona?**” – scandendo le parole in maniera dilatata in maniera che il ragazzo cogliesse il messaggio e stesse al gioco, affrettandosi ad aggiungere – “**Oh, e abbassati anche tu, altrimenti la piccola non potrà vedere bene la tua faccia da quanto sei spilungone!**” - indirettamente consigliando al ragazzo di abbassarsi come aveva fatto lei per rendersi meno minaccioso.
La piccola Carol si mostrò tutto sommato titubante all’idea d’interagire con lo Yakuza, del quale ancora non si fidava, ma la simpatica Barbie Girl sembrava sincera e affidabile, in più era un po’ sinceramente curiosa di vedere quanto erano effettivamente queste smorfie che faceva. Perciò con giusto un po’ di timore latente la piccola sporse lateralmente la testa per osservare cosa avrebbe fatto Joshua…CODICE ROLE SCHEME © dominionpfSPOILER (click to view)*Per non escludere chi non è anglofono dalla comprensione del dialogo in inglese da qui in poi scrivero tutto in italiano differenziandolo in **questo modo** da quello che dovrebbe essere in giapponese. Spero che questo permetta una piacevole lettura a tutti. Enjoy
Edited by Leonarch - 3/8/2020, 18:01. -
.Joshua Morgan Grant
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.Sakiko Yumeno
Narrato - Parlato / Parlato Bambina
Sakiko inclinò istintivamente la testa lateralmente rivolgendo a Joshua uno sguardo di perplessità ripetendo con incertezza le parole appena proferite dall’americano “…non hai il corpo? Perché? Non mi sembra che tu sia messo male ad aspetto fisico.” – affermò la ragazza con sincerità. I grandi occhi verdi e luminosi della ragazza si soffermarono a studiare per un momento il corpo di Joshua come se stesse esaminando un manichino e con ulteriore sicurezza confermo ulteriormente “Sei molto alto, non sei grasso e avresti anche una bella faccia se non la rovinassi con quella costante espressione arcigna.”
Sakiko aveva quotidianamente a che fare con figure di spicco dello spettacolo il cui lavoro era ottimizzare al meglio la “materia prima” di una persona per renderla più attraente e aveva sviluppato un certo occhio per cogliere il potenziale estetico di una persona. A Joshua non mancava la materia prima ma l’approccio giusto per curarla e valorizzarla.
Ciò nonostante non le era di certo sfuggita l’ultima parte del commento dell’americano e assottigliando lo sguardo seguì a chiedere “…e cosa vorresti dire con “sentirti un idiota”?” – il tono della domanda chiaramente minaccioso metteva ben in chiaro che ci sarebbero potute essere delle ripercussioni se la risposta di Joshua avrebbe in qualche modo implicato indirettamente che lei fosse un idiota visto che il cosplay era uno dei suoi hobby – un hobby segreto ma pur sempre un hobby.
Quando Joshua le chiese cosa lei indossasse per fare joggin lei si concesse un piccolo sprazzo di umorismo rispondendo "Dubito che quello che indosso io farebbe al caso tuo.” – seguendo con una piccola risatina, divertita dall’inevitabile immagine mentale, per poi rispondere più seriamente – “…ma magari posso prestarti una rivista di moda per darti un idea più chiara. Sai non ti farebbe male per una volta tanto prendere spunto da qualcosa che non riguarda i videogiochi.” – aggiunse infine la ragazza che nel breve tempo in cui aveva frequentato l’americano si era già fatta un idea piuttosto concreta del suo stile di vita.
E sicuramente in questa idea non risultava il dover interagire con piccoli bambini spaventati come la piccola Carol. Ma Joshua si stava facendo onore malgrado la sua inesperienza e senza protestare o fare resistenza acconsentì piuttosto facilmente alle istruzioni dettategli da Sakiko.
Beh, non esattamente senza esitazione – la idol poté scorgere una smorfia di dissenso prendere brevemente forma sul viso del ragazzo e nei suoi occhi poté cogliere uno spiraglio di quello che probabilmente stava davvero pensando in quel momento. La sua collaborazione avrebbe avuto dei costi o delle ripercussioni.
Ma Sakiko confidò che si sarebbe trattato di un modesto prezzo da pagare in cambio dell’assistere la piccola bambina sperduta… e sicuramente il poter trarre un po’ divertimento personale a spese dell’americano era un ottimo bonus. E il divertimento non mancò sicuramente per la idol.
Quando infatti Joshua si prestò al gioco per tranquillizzare la bambina e dopo essersi chinato a terra per mettersi allo stesso livello delle altre due l’americano fece del suo meglio per contorcere il suo viso in un smorfia buffa. A questo seguirono un paio di secondi di imbarazzato silenzio…
…che venne rotto dall’esplosione di una risata.
La risata però non venne da Carol ma da Sakiko, che aveva cercato inutilmente di trattenersi ma inevitabilmente l’ilarità le straripò dalla bocca in una risata scomposta priva di freni. La ragazza stava ridendo fino alle lacrime, stringendosi lo stomaco, abbandonandosi liberamente a quel momento d’ilarità senza più intenzione di trattenersi “ C-che cos’era quel… verso!? ” – riuscì a chiedere retoricamente in uno spiraglio fra una risata e l’altra.
La fortuna volle che la spontanea risata della idol fosse piuttosto contagiosa e dopo un attimo d’incertezza anche Carol si unì alla idol iniziando anche lei a ridere di gusto. Ci volle qualche secondo prima che le due riuscissero a calmarsi, ma quel piccolo momento d’imbarazzo per Joshua quanto meno non era stato vano: Carol aveva decisamente smesso di avere paura di lui. Non credeva che uno Yakuza avrebbe potuto fare una faccia cosi stupida.
Quando Sakiko riuscì a calmarsi abbastanza da riuscire a parlare senza interrompersi a ridacchiare, o almeno quasi, si rivolse a Carol **“Ecco – heheh – vedi, Carol? Il mio amico J-Joshua – pfthaha – non è cattivo… puoi fidarti di lui.” La piccola Carol adesso piuttosto rilassata dopo aver riso concesse un segno di assenso calando la testa.
Asciugandosi brevemente le lacrime dagli occhi continuò **“Bene… allora che mi dici se ci permetti di aiutarti a tornare dai tuoi genitori?”** – Carol rispose con un altro segno di assenso con la testa. **“Allora per cominciare sai dirci da che direzione sei venuta?”**
Carol questa volta si prese qualche secondo prima di rispondere per poi infine calare la testa con giusto un attimo d’incertezza** “…p-penso di essere venuta da lì.”** – disse puntando il piccolo ditino indice verso direzione opposta a dove Sakiko aveva tenuto il suo servizio fotografico. La idol puntò il suo sguardo smeraldino nella direzione indicata – la spiaggia brulicante di persone si dilungava a perdita d’occhio fino all’orizzonte.
A questo punto Sakiko si rivolse a Joshua parlando in giapponese “Voglio provare a trovare i suoi genitori – non ti dispiace darmi una mano, vero?” - chiese sorridendo candidamente, quasi in forma retorica, abbastanza sicura che nonostante tutto il burbero americano avrebbe acconsentito alla sua richiesta.CODICE ROLE SCHEME © dominionpf
Edited by Leonarch - 3/8/2020, 18:01. -
.Joshua Morgan Grant
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.Sakiko Yumeno
Narrato - Parlato / Parlato Bambina
L’espressione di Sakiko si rilassò quando Joshua chiarì di non avere nulla in contrario contro il cosplay in generale, ma lo sguardo diffidente della ragazza implicava che non era del tutto convinta delle parole dell’americano.
Quando poi il ragazzo cercò di sminuire la questione sulla scelta di vestiario per fare jogging la ragazza scosse la testa alzando gli occhi cielo nella maniera tipica di chi ha a che fare con qualcuno con sa di cosa sta parlando. La ragazza inspirò pazientemente aria e assumendo una sorta di posa plastica, poggiò una mano sul fianco e stese l’altro braccio in avanti puntando con enfasi concitata l’indice verso Joshua, esclamando in tono lapidario “Ogni scelta di abbigliamento che indossi in pubblico ha a che fare con la moda, baka-gaijin! Se qualcuno ti può vedere per regola dovresti assicurarti che ti veda sempre al tuo meglio, non importa che cosa tu stia facendo.” – spiegò la ragazza illustrando al ragazzo una delle regole di base della celebrità. Per esperienza la ragazza sapeva che c’era sempre qualcuno stava guardando – la tua scelta era ignorare la cosa o mostrare qualcosa che valeva la pena guardare.
Questa dottrina peculiarmente influenzava anche aspetti inaspettati della vita di Saki – come per esempio il passatempo dei videogames prima menzionato. A differenza di Joshua che dava primaria importanza all’abilità e al prevalere in ogni sfida video ludica che gli si presentava, Sakiko invece era interessato al lato più glamour e per molti meno rivelante di quel tipo di attività – spendendo ingenti somme di denaro unicamente per appagare il proprio senso estetico.
In risposta alle parole scostanti di Joshua la ragazza incalzò “Tua madre deve essere una santa donna e dovresti darle più ascolto. Specialmente se vuoi avere qualche speranza a trovarti una ragazza intenzionata a sopportarti ed evitare di diventare un vecchio solo e brontolone che si aggira pateticamente nelle sale giochi.” – disse la ragazza incrociando con fare stoico le braccia sul petto e squadrando il ragazzo con uno sguardo vagamente apprensivo come se stesse concretamente vedendo il poco roseo futuro del ragazzo davanti a se.
Quando Saki finalmente calmò il suo attacco di ridarella – dopo che il decisamente meno divertito Joshua aveva sacrificato un piccolo spicchio della sua dignità per tranquillizzare la piccola Carol – la situazione sembrava essersi moderatamente alleggerita almeno per quanto riguardava la piccola bambina sperduta che adesso sembrava molto più a suo agio in compagnia di Joshua, malgrado il suo intenso pregiudizio iniziale. In parte era ovviamente dovuto alla buona volontà dell’americano che aveva fatto del suo meglio per disarmare le sue infondate paure, ma in buona parte era dovuto all’atteggiamento solare e spensierato della idol bionda che aveva un non so che di contagioso. Cosa che sicuramente si sarebbe rilevata utile per gestire l’insolita situazione, ma che a lungo andare avrebbe potuto portare lo sventurato Joshua a dover gestire due bionde eccessivamente vivaci invece che una sola.
Sakiko dal canto suo sorrise genuinamente quando l’americano acconsentì senza alcuna esitazione alla sua piccola missione per ricondurre la piccola Carol dai suoi genitori. La idol aveva temuto che Joshua si sarebbe rifiutato, suggerendo in alternativa di optare per l’opzione più “responsabile” e “appropriata”, che quantomeno ci si aspettava da bravi cittadini coscenzionsi, di condurre la bambina ad una vicina postazione della polizia e affidare a loro il compito di ritrovarne i genitori.
Già il giorno stesso in cui si erano conosciuti lei e l’americano avevano constatato una leggera divergenza di opinioni sul cercare di risolvere di mano propria problemi che avrebbero dovuto competere alle forze dell’ordine costituito. Joshua aveva razionalmente criticato l’attività da vigilante di Sakiko, ma la ragazza aveva l’impressione che in cuor suo il ragazzo condividesse la sua ideologia più di quanto volesse ammettere.
Sakiko non metteva in dubbio la competenza delle forze dell’ordine, ma considerando a causa del festival la zona era affollata come una scatola di sardine e che le forza di polizia nei paraggi avevano probabilmente parecchio da gestire fra le mani, senza contare la non trascurabile problematica della barriera linguistica, non era azzardato supporre che ci sarebbero potute volere ore, se non l’intera giornata prima di riuscire a ricongiungere la famiglia.
Nulla di particolarmente tragico sulla carta, ma questo avrebbe implicato che la piccola probabilmente avrebbe passato la giornata in uno stanzino di qualche stazione di polizia invece che a divertirsi al festival della sua famiglia. Sakiko istantaneamente in cuor suo decise di voler evitare a tutti i costi che accadesse. Forse non era un impresa particolarmente eroica ma per la idol era tanto importante quanto malmenare farabutti e delinquenti. La sua era un giustizia fatta di piccole cose.
La ragazza quindi si mise in piedi spolverandosi distrattamente le gambe e annuì con più entusiasmo del dovuto quando Joshua propose di provare a controllare la zona fra le bancarelle per prima **“Oh, buona idea! Boglio provare quel gioco per prendere i pesci con il retino!”** – esclamò perdendo istantaneamente di vista l’obbiettivo originario. Rendendosi conto solo con un secondo di ritardo che non si stavano recando alle bancarelle per divertimento personale e arrossendo per l’imbarazzo mentre distoglieva lo sguardo aggiunse mormorando nervosamente **“…o-ovviamente non prima aver trovato i genitori di Carol.”**
Ma inaspettatamente la piccola Carol invece si accodò, probabilmente influenzata dall’entusiasmo della idol, alzando i suoi grossi occhioni verdi e brillanti, colmi di aspettative **“Anche io voglio provare il gioco dei pesci!”**CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
.Joshua Morgan Grant
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.Sakiko Yumeno
Narrato - Parlato / Parlato Bambina
Fu giusto la questione di un attimo, un battito d’occhio. Una momentanea increspatura sul viso di Sakiko che per un istante si increspò in una smorfia di disagio. Come una stella cadente non avevi alcuna possibilità di vederla se non stavi già guardando il viso della ragazza in primo luogo.
A prima impressione sarebbe parso che quel momentaneo disagio fosse stato causato dalla sbotto irritato di Joshua e dal tono intenso e scurrile che aveva usato. Ma in realtà era stata la specifica parola “paparazzi” a far istintivamente mettere sulla difensiva la ragazza. Per chiunque altro sarebbe parsa una parola relativamente innocua, specialmente quando in compagnia delle altre parole più “vivaci” utilizzate dall’americano, ma per Sakiko si trattava di una parola taboo.
Istintivamente gli occhi della ragazza scattarono paranoicamente a destra e sinistra per scorgere eventuali minacce mediatiche. Le mani si alzarono a raggiungere gli ampi bordi del suo cappello di paglia tirandolo leggermente verso il basso in un istintivo moto difensivo.
Da sotto il cappello incassato sulla testa la ragazza riportò lo sguardo decisamente più incupito verso Joshua e rispose bruscamente “Va bene, va bene, si fo**a questo e quello, ho capito.” – improvvisamente molto meno incline ad elargire consigli di vita. La ragazza realizzando di essere diventata fin troppo tesa cercò di rilassarsi: in fondo non stava facendo niente di male, no?
Anche se qualche paparazzo l’avesse sorpresa in compagnia di Joshua si trattava solo di un amico. Le era concesso parlare con un amico, giusto?
Sakiko cercò di aggrapparsi a questo concetto per tranquillizzarsi, concentrandosi sul suo respiro.
Ma subito dalla parte più cinica mente della ragazza giunse il rimprovero a castigare la sua ingenuità e a sbalzarla dal suo appiglio come un cavallone d’acqua: un paparazzo non aveva bisogno di riportare la verità.
Poteva scattare la foto e manipolare la realtà per creare lo scoop. Joshua sarebbe potuto essere bollato come qualsiasi cosa: un fidanzato segreto, un fratellastro illegittimo, uno spacciatore, ecc… I rotocalchi di bassa lega sempre in cerca dello scandalo per far notizia sapevano essere cosi creativi che avrebbero potuto ricavare un intera soap opera da una semplice foto.
La ragazza fece del suo meglio per non farsi trascinare dalla paranoia e portò nuovamente lo sguardo a scrutare Joshua. “Si f**tano gli altri”. Un concetto espresso in maniera intensa e concisa.
Ovviamente Joshua aveva una prospettiva ben diversa sull’importanza del giudizio altrui rispetto a lei. Sakiko lo invidiò per un attimo. La ragazza avrebbe voluto avere la stessa confidenza e sfrontatezza che l’americano sembrava sfoggiare vivendo la sua vita come preferiva. Senza preoccuparsi di apparire rude, scontroso o “fuori moda”. Sakiko realizzò che in un certo senso Joshua godeva della “libertà” che lei tanto desiderava.
Disagio e paranoia sfumarono ovviamente via insieme a queste riflessioni quando si presentò la situazione “Carol”. La idol presa dal tranquillizzare la bambina inconsciamente riuscì a tranquillizzare se stessa dimenticandosi temporaneamente delle sue preoccupazioni. Non era una cosa anomala ed era in fondo uno dei motivi per cui la ragazza aveva preso la cattiva “abitudine” del vigilantismo. Abbandonarsi al brivido dell’avventura e dell’eccitazione facendo “buone azioni” le permetteva di mettere momentaneamente da parte le preoccupazioni della sua vita di regole e limitazioni.
Un approfondimento introspettivo di questo concetto l’avrebbe probabilmente portata a realizzare che il suo concetto di “eroismo” era quindi più basato su un desiderio egoistico piuttosto che su un sincero e genuino intento altruistico.
Inaspettatamente, con sua discreta sorpresa, l’improvvisata proposta sfuggita inavvertitamente da Sakiko era stata approvata sia da Carol che da Joshua. La idol però nell’eccitazione del momento era inciampata sulla lingua e aveva erroneamente pronunciato la parola “voglio” e inevitabilmente l’americano aveva colto l’occasione per vendicarsi della “smorfia” e punzecchiarla con una frecciatina. Sakiko gli rivolse un espressione mista fra l’imbarazzato il risentito, assottigliando lo sguardo e gonfiando leggermente le guancie, sapendo di non poter ovviamente ribattere. Ma la ragazza aveva una certa esperienza nel “valorizzare” i propri errori (soprattutto vista la vasta quantità di quest’ultimi) e stando al gioco rispose a tono **“Esatto, lo boglio. E boglio anche un gelato a che ci siamo.”** – reclamò con determinata confidenza e terminando facendo una linguaccia a Joshua.
Carol dal conto suo non comprese a pieno lo scambio fra i due ma lo trovò comunque piuttosto divertente e si unì a sua volta al gioco seguendo, come è normale consuetudine di tutti i bambini, ad imitare e ripetere quello che fanno e dicono gli adulti **“Boglio! Boglio! Anche io boglio il gelato!”** – seguendo poi a ridacchiare innocentemente.
L’improvvisato trio quindi raggiunse la zona adiacente alla spiaggia adibita alle bancarelle. Qui si poteva percepire ancora di più l’atmosfera della festività con i profumi invitanti, i colori vivaci, le risate e gli schiamazzi della gente che si affollava attorno alle bancarelle. Nonostante la calura c’erano diverse persone che sfoggiavano i tradizionali kimono e persino Sakiko che in genere aveva visto tutto solo attraverso uno schermo si soffermò per un istante a rimirare la scena.
Per Carol era persino più sgargiante e entusiasmante, con colori, suoni e profumi che si azzuffavano per stimolare i sensi della bambina. La zona era anche più gremita della spiaggia e la bambina istintivamente, abituata a farlo con i gentiori, alzò entrambi le mani per cercare quelle dei suoi accompagnatori – perfino quella di Joshua che si trovava decisamente ben oltre la portata del suo braccio. Sakiko strinse senza esitazione la piccola manina di Carol. Sarebbe stato il colmo se l’avessero persa prima di averla potuta riportare ai suoi genitori.
Non ci volle molto prima che la idol bionda aguzzando lo sguardo scorgesse la bancarella del kingyo-sukui – la pesca del pesce rosso. La bancarella era facilmente riconoscibile per via della lunga vasca bianca posizionata a terra di fronte ad essa. La vasca era colma d’acqua gremita di piccoli pesci rossi.
La ragazza indicando con la mano la libera in direzione della bancarella esclamò **“Eccola lì! Non sembra che ci sia molta folla, andiamo!”**
Mentre il trio si fece strada fra la folla per raggiungere la bancarella designata Joshua ebbe la presenza mentale di chiedere a Carol degli indizi che avrebbero potuto aiutarli nel riconoscere i genitori. Sakiko, che compensava il suo innato talento nel saper trattare con i bambini con la sua profonda incapacità del trattare con il mondo degli adulti, rivolse all’americano uno sguardo di genuina ammirazione per la “genialità” dell’idea di chiedere a Carol informazioni sui suoi genitori esclamando “Oh, bella pensata!” per poi seguire a fargli eco per incoraggiare ulteriormente la bambina **“Hey, hey, Carol che aspetto hanno la tua mamma e il tuo papà?”**
La piccola Carol trovandosi improvvisamente sotto questo amichevole interrogatorio si infilo l’indice in bocca assumendo un espressione assorta per poi rispondere **“Papi… è alto, ha dei peli sulla faccia e indossa una camicia tutta colorata e con i fiori. Mami invece ha i capelli come i miei! Ma non come i miei…”** – aggiunse subito contraddicendosi – **“…hanno lo stesso colore ma lei li ha corti e tutti lisci, lisci, lisci… ed ha un vestito azzurro – come il cielo!”** – esclamò infine convinta che quell’ultima precisazione fosse fondamentale per la descrizione.CODICE ROLE SCHEME © dominionpf
Edited by Leonarch - 17/8/2020, 18:12. -
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Sakiko scosse leggermente la testa, con un conseguente sfarfallamento di capelli che cercavano di evadere la prigionia del suo copricapo, e rivolse a Joshua un espressione di vago disappunto sbuffando dalle narici. La ragazza aveva difficoltà a comprendere perché l’americano desse sempre cosi peso al denaro.
Questo perché essendo nata da una coppia di genitori decisamente facoltosi, sin da quando era piccola non le era mai capitato di trovarsi una situazione dove potesse sentirne la mancanza. E molto spesso per certe cose ci si rende conto quanto siano importanti solo quando improvvisamente non ci sono più, come l’ossigeno o il paracadute che avevi con te quando ti sei lanciato già dall’aereo.
Non è che la ragazza non comprendesse il valore del denaro, ma che avesse una visione di scala piuttosto distorta di esso. Sakiko comprendeva il valore di ingenti quantità di denaro, come quelle che si muovevano attorno alle campagne pubblicitarie di cui faceva la promoter. Il giro di soldi che girava anche per un singolo spot pubblicitario generalmente implicava cifre con almeno cinque zeri.
Ovviamente all’effettivo la ragazza non comprendeva a pieno come tutto questo denaro potesse girare attorno alla sua capacità di sorridere di fronte ad una telecamera ed esclamare con finto entusiasmo quanto le piacesse la specifica marca d’acqua, o di profumo, o di energy drink.
Per lei quindi era difficile concepire la potenziale problematica di spendere le esigue somme di denaro che aveva invece ben troppo chiara a Joshua e a chiunque si fosse trovato almeno una volta nella vita in ristrettezze economiche.
La ragazza quindi senza girarci troppo attorno rispose “Non stare sempre a pensare ai soldi, ci penso io a pagare tutto – ho sempre il mio portafoglio con me.” – spiegò candidamente.
Ma quest’ultima affermazione avrebbe portato un discreto osservatore a chiedersi dove la ragazza tenesse questo “portafoglio”. L’abbigliamento della ragazza infatti non sembrava essere fornito di alcuna tasca o borsa e di certo la ragazza purtroppo non vantava abbastanza formosità per poter celare ipotetici portafogli fra gli anfratti del suo bikini. Ovviamente la ragazza non necessitava di nulla di ciò grazie alla comoda praticità del suo quirk.
C’era ovviamente il problema che in qualità di semplice civile non le era permesso fare apertamente uso della suo Quirk quindi sarebbe stata necessaria un po’ di discrezione. Purtroppo il concetto di discrezione di Sakiko venne scavalcato dal suo istinto di “show girl” – mettersi in mostra era un impulso costante nella vita della ragazza anche quando poteva risultare controproducente.
Fu cosi che Sakiko decise di improvvisare un piccolo “trucco di magia” per la piccola Carol. Senza commentare ulteriormente attirò lo sguardo della bambina facendole un occhiolino furbesco per instaurare un implicita complicità. La ragazza lasciò che fosse la sua gestualità a parlare. Nel suo campo era importante riuscire a comunicare con il proprio corpo. Le sue mani volteggiarono con movimenti ondeggianti davanti agli occhi della bambina che era adesso diventata la sua spettatrice. Con fare metodico la ragazza mise in mostra le sue mani vuote, prima il dorso poi il palmo con la sua distintiva voglia a forma di cuore. Seguì poi a rimuoversi il cappello facendolo elegantemente ruotare con disinvoltura scenica fra le dita, ancora una volta mostrando alla bambina che anche il cappello non nascondeva nulla. La premessa era cosi completa e non restava che l’atto del prestigio.
La idol sistemò il cappello girato all’ingiù cosi da avere la parte interna rivolta verso l’alto. Con fare mistico la ragazza agitò brevemente le dita sopra il cappello, tenuto abbastanza in alto per impedire alla bambina di poter vedere chiaramente, ed esclamò “Abracadabra!” – la ragazza infilò con non-chalance la mano dentro il cappello. Un attento osservatore – o meglio ascoltatore – avrebbe sicuramente notato un distintivo suono simile a quello di un risucchio in questo breve frangente. Ma ovviamente non era il caso di Carol che, dopo aver osservato l’intera scena con occhi carichi di aspettative, rimase sinceramente sbalordita quando Sakiko magicamente tirò fuori dal nulla un portafoglio rosa decorato con l’effige di un coniglietto ed esclamando “Ta-daaan!” – la bambina andò senza esitazione in visibilio saltellando e applaudendo energicamente mentre rideva euforicamente. Per una bambina della sua età il concetto di Quirk non era ancora un concetto abbastanza familiare, al contrario di quello della magia che invece aveva un ruolo fondamentale nell’immaginazione della piccola vacanziera.
Soddisfatta per il trucco ben riuscito Sakiko non mancò di sorridere e accennare un piccolo inchino mentre calzava nuovamente con gesti esagerati per valore scenico il cappello di paglia sopra la testa.
Visto che la questione finanziaria era stata prontamente risolta il trio poté quindi procedere verso la loro meta prestabilita senza esitazione. La zona delle bancarelle era prevedibilmente piuttosto affollata e Sakiko sperò che questo le avrebbe permesso di passare inosservata senza essere riconosciuta. Quando era apparsa Carol la sua mente si era concentrata sull’aiutare la bambina dimenticando momentaneamente le sue paranoie, ma adesso che la situazione si era rilassata le paranoie erano tornate a grattare sulla porta della sua consapevolezza.
La ragazza si forzò di ignorare questi segnali di allarme temendo che se si mostrata tesa e nervosa la bambina l’avrebbe sicuramente notato e avrebbe iniziato ad agitarsi a sua volta, vanificando tutti gli sforzi che avevano impiegato per tranquillizzarla. Carol infatti al momento era piuttosto tranquilla – era sicuramente ancora preoccupata di non riuscire a trovare i propri genitori, ma si sentiva abbastanza al sicuro in compagnia dei due temporanei guardiani che si erano fatti avanti per aiutarla. In più la sua piccola mente fanciullesca era piuttosto distratta dalla possibilità di giocare con i pesci e mangiare gelato.
Cercò comunque di collarboare al suo meglio rispondendo come le era possibile alle domandele poste da Joshua **"Si! Papi mi aveva promesso di comprare un anguria da... picchiare sulla spiaggia!"**
I tre riuscirono finalmente a prendere posto di fronte alla vasca gremita di pesci rossi. Carol s’inginocchiò con curiosità di fronte alla vasca per osservare meglio. Era la prima volta che si trovava di persona di fronte a questo genere di bancarella. Carol prontamente la imitò inginocchiandosi al suo fianco. Il riflesso degli occhi verdi delle due risaltò brevemente sulla superficie trasparente dell’acqua prima di venire distorta delle costanti increspature.
Sakiko osservò per qualche secondo i pesci rossi nuotare placidamente nella vasca sovraffollata – non sembravano particolarmente felici della loro situazione. Per quanto sia possibile interpretare lo stato d’animo di un pesce rosso. La ragazza essendo una convinta animalista iniziò a nutrire seri dubbi sulla moralità di questa attività…
…ma d’altro canto Carol sembrava estremamente entusiasta della cosa e Sakiko non se la sentiva di deluderla dopo averle incautamente convinta a provare questa bancarella. La ragazza chiese mentalmente perdono ai pesciolini e pagò quindi leggermente a malincuore il gestore della bancarella. Forse almeno poteva sperare di salvare un paio di quei poveri pesci vincendo al gioco.
Il gestore con il fare accomodante ed entusiasta tipico dei commercianti porse alle due bionde tre retini di carta a testa e diede loro una spiegazione base – abbastanza per comprendere le basi del gioco ma omettendo qualsiasi dettaglio che potesse assisterle nel vincere.
Non appena si trovò con i retini in mano Carol immediatamente si mise subito in azione con l’energico ed irruente entusiasmo tipico dei bambini, troppo impaziente per riflettere su quale fosse il mio approccio per riuscire a catturare efficientemente i pesci utilizzando il poco affidabile retino di carta. La bambina consumò rapidamente tutti e tre i suoi retini schiaffando con troppa forza sulla superficie dell’acqua i primi due tentativi e infilando troppo in profondità il terzo finendo cosi per far cadere il retino sul fondo della vasca.
Sakiko sembrò ponderare più seriamente la sua linea d’azione ma ottenendo in fine gli stessi risultati perché istintivamente utilizzò movimenti più scenici che efficienti, come se stesse mentalmente inscenando degli “attacchi speciali” nella sua mente, sferzando l’acqua con il retino con spazzate enfatiche del braccio che finivano per raccogliere solamente acqua.CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
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Il viso di Sakiko s’indurì in un espressione offesa quando Joshua la criticò per il suo dispendio di denaro e insinuando che lei non sapesse cosa significasse “lavorare”. Presa da un momento di stizza impulsiva la ragazza dimenticò per un attimo la presenza della piccola Carol e caricò frontalmente l’americano posizionandosi faccia a faccia con lui… beh, o meglio faccia a petto con lui.
Abbassando lo sguardo Joshua avrebbe trovato un espressione risoluta e risentita guardarlo dal basso in alto per controbattere “Non nego di essere stata molto fortunata a nascere in una famiglia ricca e benestante… ma io ho lavorato duramente ogni singolo giorno da quando avevo 14 anni.” – la ragazza punteggiò ogni singola parola piantando l’indice contro il petto di Joshua – “Non farmi la predica come se fossi una ragazzina pigra e viziata perché probabilmente ho lavorato più duramente di quanto abbia mai fatto tu.” E concludendo cosi la sua invettiva la ragazza si voltò imbronciata giusto per trovarsi di fronte a Carol che non aveva capito quello che si erano detto in giapponese ma aveva percepito il tono arrabbiato della ragazza e adesso la fissava con espressione perplessa e vagamente preoccupata.
La idol prontamente nascose la sua espressione imbronciata per rassicurare la bambina e non allarmarla rimproverandosi mentalmente per il suo caratteraccio impulsivo. Ma Joshua non era il primo a rinfacciarle la sua vantaggiosa finanziaria come se questa in qualche modo sminuisse la sua persona. Solo perché era nata in una condizione privilegiata significava che i suoi sforzi valessero meno? Sakiko non aveva mai chiesto alcun trattamento di favore e si era sempre impegnata al massimo durante tutta la sua carriera – facendo pratica di recitazione ogni giorno, seguendo un attento regime alimentare e una severa routine di allenamento. Aveva fatto principio di impegnarsi più duramente di tutti i suoi colleghi dello show business perché sentiva di dover dimostrare di aver meritato di essere lì a prescindere dall’influenza di suo padre.
Eppure una parte di se non poteva biasimare chi la pensava in quel modo – perché era quello che pensava a sua volta una parte di lei. Troppe volte si era chiesta quanto del suo successo dipendesse unicamente da lei e dalle sue capacità. Quale era il suo effettivo valore?
In parte era proprio per dissipare questo dubbio che Sakiko aveva deciso di cercare di distaccarsi dalla compagnia di produzione televisiva di suo padre e farsi ingaggiare dalla compagnia teatrale della Mankai Company. Ma anche in quel contesto l’ingaggio era stato stipulato solo grazie all’influenza di suo padre. Con un esami nazione introspettiva più approfondita la ragazza avrebbe realizzato che forse anche le sue scappatelle da vigilante erano una ramificazione di questo suo complesso interiore. Si addentrava fra i meandri della criminalità di strada della città perché lì sentiva di poter provare il suo effettivo valore senza che qualcuno potesse contestarlo. Lì in quei vicoli bui non erano i soldi o l’influenza di suo padre a combattere per lei. Ogni sua battaglia vinta o persa era una sua vittoria e una sua sconfitta. Senza dubbio si trattava di una pratica terapeutica piuttosto pericolosa e bizzarra ma per il momento era l’unica cosa funzionava per Sakiko.
Ma la ragazza dovette convenire che quella sfuriata era stata eccessiva nei confronti di Joshua, che aveva involontariamente toccato con poca delicatezza un tasto dolente, e sospirando la ragazza abbassò lo sguardo e, pur mantenendo suo malgrado un espressione leggermente imbronciata, si rivolse nuovamente all’americano con fare contrito bofonchiando “Scusami, ho reagito in maniera esagerata…” – spostando lo sguardo poi sulla piccola Carol abbozzando un sorriso aggiunse – **“Andiamo un po’ a divertirci, ok?”** – suggerì cercando di rassicurarla e mettersi la questione alle spalle almeno per il momento. Carol accolse con entusiasmo il suggerimento sollevata che quel breve momento di tensione fosse sfumato.
Dopo che quindi Sakiko si fu esibita nel suo breve numero di “magia” per recuperare il fantomatico portafogli e Joshua esternò un velato avvertimento, che Sakiko deliberatamente finse di non aver sentito, il trio poté procedere con la loro tabella di marcia improvvisata.
Mentre si facevano strada attraverso la folla per raggiungere la loro tappa prestabilita e tenendo gli occhi aperti per avvistare un eventuale coppia di turisti in cerca della propria bambina, Joshua riuscì ad estrapolare con l’opportuno tatto un paio di informazioni da Carol per cercare di farsi un idea più concreta di come poterla ricongiungere ai suoi genitori. Dalle poche informazioni concrete che riuscì a ricavare l’americano prese in considerazione di cercare un possibile luogo dove vendessero angurie e chiese Sakiko se avesse informazioni valide a riguardo.
La idol scosse la testa e alzò le spalle in maniera eloquente rispondendo “Conosco questo posto quanto lo conosci tu.” – e probabilmente meno considerando che per la idol questa era la sua prima visita effettiva ad un festival del genere. La ragazza cercò di contribuire le meningi a sua volta ragionando sul problema per poi suggerire la sua ipotesi “…ma personalmente dubito che li troveremmo lì… insomma se si sono accorti che Carol è scomparsa dubito che si preoccuperanno di andare a comprare un anguria. Penso che la nostra migliore linea d’azione sia continuare a guardarci qui attorno… magari chiedendo a qualcuno se li ha visti?” – concluse con giusto un pelo d’incertezza, usare la testa non era esattamente il suo forte, Sakiko era sempre stata più il tipo da seguire più il cuore che il cervello.
Ad ogni modo il trio era comunque finito per avvicinare la bancarella del fantomatico “gioco dei pesci”. Purtroppo il tentativo di Sakiko di liberare eroicamente almeno uno dei poveri pesci rossi messi in palio alla bancarella del kingyo-sukui finì tristemente in un letterale buco nell’acqua. La idol sembrava abbastanza abbattuta per il deludente risultato ma non aveva intenzione di fare ulteriori tentativi. Probabilmente avrebbe fatto prima ad offrirsi di comprare direttamente l’intero stock di pesci rossi messi in palio, ma anche per i suoi standard sarebbe stato un acquisto un po’ troppo stravagante… dove avrebbe potuto mettere poi tutti quei pesci? Non aveva neanche un acquario in appartamento. La ragazza decise cosi per il momento di archiviare il suo piano di salvataggio – avrebbe potuto elaborare una linea d’azione adeguata in seguito con più calma.
Carol invece, nonostante avesse conseguito più o meno lo stesso risultato, con la sola differenza che oltre a non essere riuscita a prendere alcun pesce come trofeo era anche riuscita a perdere un retino, sembrava comunque più che soddisfatta dell’esperienza dimostrandolo ridacchiando in maniera euforica.
Sakiko completamente sconfitta non riuscì a neanche una buona risposta quando Joshua divertito dalla scena ridacchiò a sua volta e commento sarcasticamente sul loro scarso risultato **“Io- io s-sono sicura che sia qualche trucco! Ecco, scommetto che tutti i miei retini erano stati manomessi!”** – si lamentò disperatamente rifugiandosi nella tipica tattica di ogni cattivo perdente di incolpare il gioco per la propria patetica performance.
Carol sembrava invece averla presa con molta più sportività e sembrava piuttosto di buon umore. Quando Joshua le chiese se c’era qualcos’altro che volesse fare la bambina si portò momentaneamente la mano alla bocca con l’espressione ponderata di chi sta riflettendo su un qualche profondo quesito esistenziale – poi con esplosivo entusiasmo sembrò aver raggiunto un verdetto ed esclamò **“Voglio un gelato! Gelato cioccolato e panna! Boglio! Boglio!”** – aggiunse ripeté infine quello che ormai era probabilmente diventato per lei il tormentone dell’estate ridendo divertita. Di fronte all’innocente entusiasmo della bambina il broncio dovuto alla sua sconfitta finì inevitabilmente per sciogliesi in un sorriso – era difficile osservare quell’adorabile bambina senza che periodicamente tutti i neuroni del cervello non si unissero in coro in un “Awww”.
Raggiungere però la loro nuova tappa si sarebbe rivelato più complicato – nel breve lasso di tempo in cui avevano sostato di fronte alla bancarella dei pesci rossi la folla fra le bancarelle sembrava essere triplicata ed adesso era praticamente impossibile muoversi senza doversi fare spazio fra la mischia di persone. Il sole stava calando e il cielo stava imbrunendo e di conseguenza la maggior parte della gente che prima si trovava in spiaggia stava migrando verso le bancarelle per proseguire i propri festeggiamenti. Sakiko osservò il fiume di persone attorno a loro con espressione preoccupata “Ah, quanta gente… Come faremo a vedere i genitori di Carol in mezzo a tutta questa folla?” – chiese volgendosi verso Joshua che perlomeno grazie alla sua altezza sembrava comunque potesse essere in grado di poter osservare con più facilità la folla dall’alto.
E in quel momento la ragazza un idea balenò nella mente dell’idol che si bloccò ad fissare l’americano mentre il suo cervello elaborava i dettagli del colpo di genio. Joshua poteva praticamente osservare l’intera folla… ma allo stesso tempo era praticamente visibile per l’intera folla. Grazie notevole differenza fra la sua stazza e quella media della folla, l’americano spiccava in mezzo alla mischia come una giraffa in un branco di gazzelle. La idol con fare concitato ed esultato esclamò “Ho un idea! Aspetta un secondo…!” – e senza prendersi la briga di condividere ulteriori dettagli dell’idea a Joshua questa si abbassò verso Carol e la sollevò in braccio senza che quest’ultima desse segni di protesta e la porse verso Joshua – “Mettiti la piccola sulle spalle! In questo modo sarà più facile vederla!” – spiegò finalmente la bionda mentre cercava con fare impetuoso di spingere la bambina a sua volta leggermente perplessa fra le braccia di Joshua. Si trattava di un idea piuttosto semplice ma potenzialmente efficiente.
A prescindere se Joshua avesse accettato o meno di caricarsi la piccola Carol sulle spalle, il trio avrebbe provato a guadare la folla per raggiungere una bancarella che vendesse gelati, benché trovarne una in mezzo a quel putiferio si sarebbe rivelata un impresa tutt’altro che semplice.
Infatti prima che vi riuscissero una grossa mano si sarebbe piantata con disperata risoluzione sulla spalla di Joshua nel tentativo di fermarlo. Voltandosi Joshua avrebbe scoperto che la mano apparteneva ad un uomo di stazza notevole, giusto poco più basso di Joshua ma decisamente più robusto. L’uomo sembrava essere sulla mezza età, aveva limpidi occhi azzurri, capelli rasati e una folta barba rossastra, ma sicuramente l’elemento che attirava di più lo sguardo era la variopinta camicia hawaiana di colore fucsia e gialla. La camicia aperta sul petto rivelava una targhetta militare che ciondolava dal collo dell’uomo. Ma neanche quel capo di vestiario che sembrava il risultato di un trip di LSD avrebbe potuto distrarre dalla disperata espressione di preoccupazione dipinta sul volto dell’uomo che quasi gridando si rivolse a Joshua utilizzando un misto di inglese e spezzoni di giapponese “HEY YOU! PLEASE, THAT’S MY DAUGHTER! Ti prego dare lei me! Arigato! Figlia mia!” – cercò di comunicare strattonando Joshua. Da dietro la figura dell’uomo fece capolino quella di una donna con più meno la stessa età apparente, occhi verdi, capelli biondi a caschetto e la stessa espressione preoccupata dell’uomo. La donna forse anche con più enfasi dell’uomo non provò neanche a comunicare in giapponese con Joshua e si limitò ad esclamare in inglese **“Oh, mio Dio! Carol, bambina mia!”**CODICE ROLE SCHEME © dominionpf.