Only Shooting Stars Break the Mold

Role Summer Event| Sakiko Yumeno - Joshua Morgan Grant

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    Forse aveva esagerato un po', spesso e volentieri nemmeno pensava alle conseguenze di ciò che diceva in momenti del genere, sopratutto se fra amici dando per scontato che avrebbero capito che era tutto in vena scherzosa. Vedere Saki scoppiare in quel modo fece dubitare la sua scelta di parole, rimanendo lì zitto e lasciando che la bionda si sfogasse. Forse era meglio scusarsi? Quella era la scelta migliore, si, eppure la mente di Joshua decisa un'altro approccio, decidendo che scusarsi avrebbe reso l'atmosfera ancora più imbarazzante ed in quel momento non ne avevano davvero bisogno. « Aspe', in che senso 14 anni? » non aveva in mente a cosa si potesse riferire, ovviamente non a lavoro minorile o altro però a quell'età era difficile avere un 'lavoro', tanto meno qualcosa che lei gli potesse rinfacciare in quella maniera. Non disse altro, sperava che quella domanda diretta avrebbe quanto meno incanalato quell'energia in una direzione diversa, oltre a dargli dei possibili spiragli sul passato della ragazza che stava diventando assai sospetta. Non che a lui pesasse, gli era indifferente fin tanto che lei era onesta con lui e non cercava di rovinargli la vita.
    « Tranquilla, ammetto che me lo merito - ti do il lussuoso permesso di sgridarmi quando vuoi, » rispose dandole una veloce e leggera pacca sulla spalla, tanto per rassicurarla, per poi annuire alla proposta. Girò gli occhi quando questa ignorò il suo ammonimento ma non died molto peso alla cosa, seguendo le altre verso la loro destinazione.

    Scosse la testa quando Saki gli fece notare il suo parere, forse era lui che si era espresso male. « Boh, magari se erano indirizzati lì avrebbero cercato quella zona. Hai ragione, però, meglio chiedere in giro, » nemmeno lui era una cima nel usare la testa, salvo nelle cose dove si applicava, dunque loro due insieme risultavano in un solo neurone. Dita incrociate che i passanti sarebbero stati d'aiuto o una visita alla stazione di polizia era inevitabile.
    Sorrise divertito alla reazione dell'amica, trovando quella scusa più comica che convincente. **« Ah, si, ed il proprietario è un rettiliano, »** nonostante fosse un gioco per bambini non c'era niente di male a dare la colpa a se stessi, più volte gli era capitato di perdere a giochi banali. Per fortuna né lei ne Carol avevano intenzione di fare un'altro tentativo, anzi la bambina sembrava aver voglia di un gelato che lui non glie lo avrebbe negato. Fino ad ora si era comportata bene, nonostante l'età non aveva combinato guai né aveva urlato in giro, forse grazie alla presenza confortevole (per lei) di Saki.
    La folla però invece che calare aumentò rendendo il tragitto tortuoso e complicato, così tanto che la bionda dopo aver dato voce ai suoi problemi, condivisi dal ragazzo, se ne uscì con un'idea niente male. Da una la quale logica non era il suo punto forte era davvero qualcosa da cui essere sorpresi. **« Su, Carol, così potrai vedere i tuoi genitori, »** disse alla bimba dopo aver annuito a Saki, rimanendo nuovamente sorpreso alla collaborazione di Carol che non esitò ad essere alzata. Era pronto ad issarsela sulle spalle quando una mano lo raggiunse, attirando la sua attenzione fermandolo nel suo tentativo di dare alla bambina una visuale più elevata. Il californiano si voltò, un po' seccato ma si riprese subito notando la camicia e l'aspetto del tipo - eccoli trovati i due genitori.
    **« Conosco l'inglese, eh, »** rispose abbassando la piccola e permettendo alla Karen selvatica di abbracciare la sua figlia. Le due si assomigliavano, salvo il caschetto e per quanto aveva dei piccoli dubbi a riguardo, decise di reprimerli e fidarsi di quei due. **« Vedi? Alla fine gli abbiamo trovati, »** disse a Carol, una via di mezzo di chiedere conferma se quelli erano i suoi genitori e sfogarsi dallo stress che si era accumulato da quando aveva accettato quel compito. **« L'abbiamo trovata sulla spiaggia, per fortuna Saki, lei, ci sa fare con i bambini, »** indicò con la mano la bionda prima di incrociare le mani all'altezza del petto, il suo volto decorato da un sorriso soddisfatto e felice. Per fortuna tutto è bene ciò che finisce bene, o almeno per ora siccome sperava che la karen non fraintenda la situazione.

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    Sakiko Yumeno

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    Narrato - Parlato / Parlato Bambina




    Sakiko maledì la sua natura impulsiva. Facendosi prendere come suo solito dall’impeto del momento aveva parlato troppo menzionando di aver iniziato a lavorare in giovane età. Joshua prevedibilmente aveva colto quel dettaglio e stranito cercò di approfondire l’argomento.

    Sakiko aggrottò la fronte in un momento di disagio. Era ancora arrabbiata con se stessa per aver momentaneamente perso le staffe senza una buona ragione, e allo stesso tempo era arrabbiata con Joshua per averla indirettamente portata ad essere arrabbiata con se stessa. La mentalità di una donna può essere piuttosto complicata.
    Non aveva intenzione di affrontare in quel momento quella conversazione con Joshua. Non era pronta a rivelare a Joshua il suo status di celebrità. Considerando le più che bizzarre circostanze in cui si erano conosciuti Sakiko aveva iniziato ad apprezzare la “normalità” del suo rapporto con l’americano – che nel bene e nel male la trattava in maniera diretta e genuina, senza secondi fini. La ragazza temeva che se avesse scoperto che lei fosse un idol l’americano avrebbe smesso di trattarla come se fosse Sakiko e avrebbe cominciato a trattarla come se fosse Sakiko Yumeno.

    Cosi diplomaticamente la bionda rispose in maniera evasiva “Io… ecco… non mi sembra il momento adatto di parlare di queste cose con la piccola Carol qui presente.” – dichiarò sentendo una distinta punta di colpevolezza per aver usato la bambina come diversivo per la propria codardia.
    Ma inaspettatamente Joshua sembrò aver con sportività l’immeritato rimprovero di Sakiko e cercò di buttarla sul ridere. Questo gesto riuscì neutralizzare il broncio della idol e a strapparle un sorriso. La ragazza doveva concederlo all’americano – era sicuramente una persona molto più paziente e matura di quanto desse a vedere. Sicuramente lo era più di lei e non era la prima volta che l’idol si trovò ad aspettare questo suo aspetto.
    Ritrovando cosi un po’ il suo umore più giocoso la ragazza rispose a tono “Sta attento se mi assecondi in questo modo potrei farci l’abitudine e finirai per pentirtene.” – dichiarò con parole di minaccia ma con un tono di riconoscenza e complicità.


    Quel breve momento di screzio fu rapidamente dimenticato nella frenesia del festival. Sakiko e Carol si erano cimentate nel gioco della pesca dando cosi l’opportunità a Carol di svagarsi un po’ e a Sakiko di imbarazzarsi nuovamente dando mostra di essere una perdente poco sportiva e subendo di conseguenza delle meritate frecciatine da parte di Joshua che dal canto suo sembrava aver apprezzato il disastroso spettacolo. Risoluti a continuare a perseverare nella ricerca dei genitori di Carol intrattenendosi nel frattempo con le attività del festival, unendo cosi l’utile al dilettevole, il trio si era appena apprestato a farsi strada attraverso la fiumana umana che scorreva inesorabile fra le bancarelle quando vennero a sorpresa approcciati da una coppia di turisti.

    Sakiko fu un po’ lenta a comprendere l’intento di quella coppia, assumendo un espressione perplessa di fronte alle poco comprensibili parole dell’uomo nerboruto che aveva bloccato ai blocchi di partenza Joshua. Fu Carol la prima a reagire alla vista dei suoi genitori agitandosi ed esclamando con euforico entusiasmo **“Mommy! Daddy! Vi abbiamo trovati!”** – solo allora Sakiko rimembrò la descrizione piuttosto sconnessa che la bambina aveva fornito dei suoi genitori. Lo sguardo della ragazza si spostò rapidamente dalla camicia hawaina dai colori psichedelici del padre ai capelli della madre riconoscendo i punti chiave della descrizione e quindi finalmente esclamando con una certa nota di sorpresa **“OH! Sono i genitori! Li abbiamo trovati!”** – facendo un po’ eco alla bambina nonostante a conti fatti erano stati i genitori a trovare loro.

    Joshua comprendendo più velocemente la situazione porse senza troppo indugio la bambina ai suoi ritrovati genitori e Carol si catapultò con scalciante entusiasmo dritta fra le braccia della madre che la strinse amorevolmente fra le braccia forse con po’ più forza del dovuto come a volersi rassicurare di averla davvero ritrovata e scacciare via le paure che erano emerse mentre la cercava.



    Prima di continuare i dovuto i convenevoli il gruppo si spostò vicino ad un piccolo spiazzo vicino per evitare di essere trascinati via dalla folla. I genitori di Carol furono felicemente sorpresi di scoprire due anglofoni in terra nipponica. Il padre di Carol era un Marine americano in licenza e aveva deciso di passarla visitando con la sua famiglia l’esotico Giappone. La coppia spiegò di essersi recati in spiaggia per un po’ di divertimento marittimo e di essersi distratti giusto un attimo prima di rendersi conto che la bambina fosse sparita. I loro tentativi di ritrovarla e rivolgersi alle forze dell’ordine erano stati ostacolati dalla loro inesistente padronanza della lingua giapponese. Seguirono inevitabilmente dei rimproveri rivolti alla piccola per essersi allontanata in quel modo… ma furono piuttosto moderati perché in quel momento i due genitori erano troppo felici di averla ritrovata per riuscire ad essere arrabbiati con lei.

    E quindi arrivò il momento dei saluti. La missione di “salvataggio” era stata portata a termine e adesso era tempo per accomiatarsi. La piccola Carol si fece timidamente avanti verso Saki che ancora una volta si chinò sulle ginocchia per portarsi al suo livello **“Visto che è andato tutto bene? Te l’avevamo promesso, no? Sei stata davvero brava e coraggiosa. Adesso però stai attenta a non allontanarti più dalla tua mamma e il tuo papà.”** – l’ammonì con leggerezza la ragazza sorridendo e accarezzandole con energica affettuosità la testa. La piccola Carol annuì sorridendo timidamente **“Si… grazie signorina Saki.”** – esprimendosi in maniera un po’ più formale in presenza dei sui genitori. E poi con la spontaneità unica dei bambini la piccola si lanciò in avanti per abbracciare Sakiko. Per Sakiko fu senza dubbio una sorpresa ma di certo una sorpresa gradita, e non indugiò a ricambiare felicemente l’abbraccio della bambina.

    Una volta separatasi dall’abbraccio Carol si volse verso Joshua e con un caloroso ma timido sorriso **“Grazie signor Joshua.”** – e detto ciò la piccola sembrò giusto un pelo titubante sul da farsi e decise quindi di ritrarsi facendo un cenno di saluto con la manina “Bye bye!”


    Dietro la piccola la madre si prodigò in maniera profusa in calorosi ringraziamenti **“Vi ringrazio di tutto cuore per avercela riportata! Grazie, grazie! Che Dio vi benedica!”** – e dopo un altro paio di giri di saluti e ringraziamenti l’adesso ricongiunta famiglia americana sparì in mezzo alla folla.


    Dopo giusto un paio di secondi però una piccola figura riemerse dalla folla e caricò a piena velocità Joshua. La piccola Carol si era fatta coraggio ed era tornata per dare all’americano l’abbraccio di ringraziamento che si meritava… o almeno ci provò dovendo limitarsi ad abbracciare la gamba del ragazzo, ma questo non sembrò risultare un problema per lei.
    Soddisfatta la bambina rivolse per un ultima volta ai suoi due “soccorritori” un caloroso e solare sorriso di riconoscenza e facendo nuovamente un saluto con la manina la bambina e senza dire nulla ritornò verso i suoi genitori, che mortalmente preoccupati le erano corsi dietro, e per evitare ulteriori “fughe” questa volta il padre la prese in braccio e rivolse ai due un ultimo cenno di saluto con la testa per poi incamminarsi dentro la folla.



    Sakiko aveva assistito con divertita soddisfazione all’intera scena e per una lunga decina di secondi rimase a fissare il punto della folla in cui la famiglia si era immersa, giusto in caso la piccola Carol decidesse di fare nuovamente marcia indietro. Ma con giusto un pelo di delusione della idol, questo non avvenne. La ragazza non era sicura del come o del perché ma sapeva che nonostante il breve tempo passato insieme avrebbe sentito la mancanza di quell’adorabile bambina.
    A termine di questa breve contemplazione la ragazza si rivolse verso Joshua lì al suo fianco e espressione gioviale “Missione compiuta, dunque… è stato bello fare una buona azione, vero?”
    E la ragazza nella sua mente aggiunse – è stato bello fare una buona azione ed essere ringraziati. La ragazza non poté fare a meno di pensare che malgrado sicuramente le sue attività da vigilante fossero per lei “buone azioni” era improbabile che qualcuno l’avrebbe mai ringraziata per esse – anzi era sicuro che alla lunga lei stessa sarebbe stata bollata come criminale se già non lo era. La cosa finora non le era particolarmente pesata ma già dal suo incontro con Joshua la ragazza si era trovata a riflettere di più sulla natura delle sue azioni da giustiziera e purtroppo la cosa era piuttosto difficile per lei che non si trovava particolarmente a suo agio nel ponderare questioni di grigia moralità.


    Ma mente rifletteva su ciò la sua mente venne richiamata con un sbalzò alla realtà – e la stava richiamando per nome. “Oh, ma quella è Sakiko Yumeno!” – esclamò una voce fuori campo che paralizzò momentaneamente la ragazza. Mentre si prendeva cura di Carol era riuscita a dimenticarsi delle sue preoccupazioni ma le sue preoccupazioni non si erano dimenticata di lei e adesso stavano bussando alla sua porta per riscuotere.

    La voce approcciò in pochi passi Sakiko e Joshua e non era da sola. In sua compagnia c’era una piccola troupe televisiva con cameraman e tecnico del suono.
    La voce apparteneva ad un giornalista dall’aspetto formale e tirato a lucido. Sakiko impallidì un po’. Conosceva quell’uomo. Si trattava di un giornalista che lavorava in un programma di cultura e spettacolo – che per meglio dire si occupava principalmente di eventi mondani e gossip fra celebrità. L’uomo, probabilmente sulla quarantina ma era difficile dirlo perché la sua faccia sembrava stranamente lucida e tirata, sfoderò un sorriso bianco di porcellana “Signorina Yumeno! Che piacevole sorpresa trovarla qui! Immagino che abbia voluto approfittarne per mischiarsi un po’ alla folla prima del suo spettacolo. Se non sbaglio lei interpreterà il ruolo di protagonista per la rappresentazione teatrale della Mankai Company, giusto? Ah, sono sicuro che sarà interessante vederla nei panni della Principessa Orihime. Ha per caso qualche commento per noi?” – chiese infine il ragazzo sorridendo con lo sguardo ma suoi occhi tradivano il suo intento calcolatore che aveva trovato materiale bonus per il suo servizio.

    Sakiko era rimasta momentaneamente pietrificata di fronte all’apparizione di quella troupe ma fortunatamente la sua esperienza le venne in aiuto e trovò la presenza mentale per far buon viso a cattivo gioco “Oh, io ecco, si… sono davvero entusiasta di avere avuto l’opportunità di lavorare con la Mankai Company. Il cast e la crew sono davvero molto affiatati e non vediamo l’ora di mostrare il risultato dei nostri sforzi e della nostra passione.” – concluse sorridendo in maniera plastica. Il tono e il modo di esprimersi della ragazza era ben diverso da quello con cui parlava normalmente – utilizzava un registro molto più formale, con un tono mite e controllato.
    Il giornalista seguì ad annuire con un espressione di chi non stava ascoltando davvero perché non aveva sentito niente che lo interessasse davvero, mantenendo il suo sorriso in maniera cosi statica da portare a chiedersi se non fosse il risultato di una parziale paresi facciale. Inevitabilmente l’uomo a quel punto portò la sua attenzione su Joshua come se si stesse accorgendo solo in quel momento della sua presenza. E lì arrivava il problema. Sakiko sentì il suo stomaco contorcersi come uno straccio strizzato.

    La telecamera e il bianco sorriso s’indirizzarono prontamente su Joshua e il giornalista domandò con un tono di voce che pregustava uno scoop interessante “…e questo ragazzone che l’accompagna chi sarebbe? Le dispiacerebbe presentarcelo?” – e il cervello di Sakiko stava già freneticamente cercando di elaborare una risposta diplomatica che non lasciasse spazio per insidiose interpretazioni ma purtroppo la lingua della ragazza partì per prima e la ragazza esordì nervosamente “Questo è Joshua Grant. Lui è il mio… il mio... il mio bo… bo-bo…” – e poi un colpo di genio giunse per salvarla dal disastro e la ragazza con decisamente più enfasi del dovuto esclamò trionfante “…BODYGUARD! Lui è il mio bodyguard, la mia guardia del corpo. S-sa la mia casa produttrice è preoccupata per la mia incolumità con tutta… la criminalità che c’è in giro ultimamente. Cosi ho assunto il signor Grant per la mia protezione. Lui è… “ – la ragazza scavò brevemente nella sua memoria per trovare qualche spunto per proseguire la farsa, ma purtroppo non scavò molto a fondo – “…un ex-marine! Giunto qui dagli Stati Uniti! E… e specializzato nel corpo a corpo. Si tratta di un veterano esperto in grado di ridurre in lacrime tutti i suoi avversari!” – esclamò la ragazza con il tono di un venditore d’auto usate poggiando con una pacca enfatica la mano sul braccio del ragazzo. La mano tremava leggermente.

    Ma almeno quest’ultima affermazione era relativamente veritiera. Se relazionata al contesto del mondo delle competizioni video ludiche.


    Il giornalista inarcò un sopracciglio studiando nuovamente la figura di Joshua mostrando un espressione di visibile dubbio che l’americano avesse mai avuto a che fare con il corpo dei Marines – al massimo con lo spirito. Ma non avendo niente di tangibile con cui confutare la ovvia menzogna il giornalista indossò nuovamente il suo sorriso plastificato e rispose “Oh, beh… sono sicuro che tutti siano più tranquilli per la sua sicurezza allora. Non voglio trattenerla oltre signorina Yumeno, le lascio proseguire il suo tour del festival insieme al suo… bodyguard. Non mancherò di vedere il suo spettacolo ovviamente.” – e detto ciò il branco mediatico si accomiatò e migrò oltre verso lidi più promettenti, lasciando cosi soli Sakiko e Joshua.


    Sakiko si concesse giusto un sospiro di sollievo prima di realizzare le implicazioni di quello che era appena successo e fatto. La ragazza piantò lo sguardo a terra. Non aveva il coraggio di guardare Joshua in faccia in quel momento…






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    Corrugò la fronte non appena Saki gli rispose, se così si poteva definire ciò che l'americano aveva appena sentito. Non era uno che brillava per intelligenza ed acume, però quello era decisamente il tono e modo di parlare di qualcuno che voleva evitare un certo discorso. Per quale motivo? Non ne aveva idea ed in quel momento chiederglielo sarebbe stato come minimo scortese, troppo anche per i suoi standard che però non toglieva il fatto che qualcosa gli puzzava. Non seguendo molto la televisione o giornali di un certo tipo, non poteva sapere dell'altra parte della vita della bionda, cosa abbastanza facile se solo di degnasse di aprire un tabloid o vedersi mezza pubblicità in televisione ma a quel punto era inutile piangere sul latte versato. « Pentirmi di cosa? » non aveva capito a cosa si voleva riferire l'altra ma aveva poca importanza, come aveva detto poco fà era più importante parlare e prestare attenzione a Carol, i loro battibecchi e discorsi strampalati potevano aspettare.
    Finita la pausa dove le due hanno cercato di prendere i pesci, il trio si era indirizzato a prendere un gelato ma dal nulla i genitori della figlia - l'entusiasmo di Carol confermò quel dubbio - apparvero dietro di loro. Condivise l'entusiasmo di Saki ora che non aveva più quella sciocca paranoia, contento di vedere quella felice riunione fra madre e figlia. **« Loro hanno trovato noi, semmai, »** l'unica cosa che avevano fatto era andare in giro e rendere la piccola più giovane felice. Era un tantino prepotente dire che loro due avevano fatto qualcosa di importante nel trovare i genitori, ma in quella situazione allegra fare il guastafeste non era la mossa più saggia. Alla fine non lo diceva per umiltà quanto per punzecchiare Saki, però meglio non esagerare di fronte a dei sconosciuti.
    Abbandonarono la scena in favore di uno spiazzo con meno gente per poi sentire un po' di più sui due, lasciando Joshua stupito quando sentì che il padre era un dannato Marine e facendogli perdere ogni voglia di fare il furbo o mancargli di rispetto. Non sapeva se le voci erano vere, all'America piaceva vantarsi dopo tutto, però nel dubbio preferiva fare il bravo bambino. **« Addirittura signorina? Però, »** aggiunse con una mezza risata, trovando assai divertente l'immagine di Saki accompagnata da parole del genere. Quando la piccola Carol lo salutò lui si limitò ad un sorriso ed un occhiolino, alzando la mano ed annuendo col capo quando la madre li ringraziò per l'ultima volta - per fortuna le cose si erano risolte per il meglio. Era pronto a rivolgersi a Saki quando venne placcato (ok, non è vero, ma era stato colto di sorpresa) da Carol che lo sorprese, dandogli un abbraccio o almeno ciò che riuscì a fare data la sua stazza. Stava per abbassarsi per facilitarle il compito ma questa se n'era già andata, dunque si limitò a darle un secondo, più grande, sorriso. Possibile che si fosse affezionato a lei? Probabile, doveva dire che si era un po' divertito ad andare in giro con lei e Saki.
    « Huh? Si, hai ragione, anche se il grosso l'hai fatto tu mi sa, » con un tono positivo ma un po' auto-ironico, rimase in silenzio per un po' di tempo, non sapendo che dire o come continuare non avendo fretta e non sapendo cos'altro aveva in mente di fare la bionda. Un gelato in onore di Carol?
    Quella domanda avrebbe dovuto attendere, però, siccome dal nulla una voce a lui sconosciuta ruppe il silenzio seguita da un gruppo di persone con dei aggeggi e quant'altro addosso. Una troupe televisiva? In quel posto? Aveva letto che lì vicino da qualche parte ci sarebbero state altre attività per la festa, ma che cosa centrava con la ragazza accanto a lui? Il tono del tipo era di rispetto e parlava con lei come se fosse qualcuno di importante, possibile che fosse legato al lavoro che lei accennò poco fà? Nel dubbio rimase zitto, non aveva ancora pensato alle possibili conseguenze di esser visto con lei perché onestamente la sua mente non vedeva la bionda come un possibile interesse romantico. Pensava che stando zitto le avrebbe fatto un favore, e la cosa sembrò andare in quella direzione quando il tipo ottenne la sua prima risposta che più o meno diede al californiano una risposta a quale fosse il lavoro di Saki.
    La cosa problematica venne dopo, quando il tipo chiese di lui. I suoi occhi si allargarono e volle rispondere ma sapeva bene di non poterlo fare, non che ebbe il tempo di dire qualcosa siccome Saki intervenne con la scusa del secolo, definendolo un bodyguard. Magari non con la forza fisica ma sicuramente la poteva proteggere facendo allontanare le persone con il proprio aspetto e comportamento bizzarro. La descrizione della bionda sembrava esser uscita fuori da un film ed infatti non sembrava che l'intervistatore l'avesse bevuta, allontanandosi insieme agli altri e lasciando i due da soli. Come e perché se ne fosse andato era un mistero, gente come lui se ne fregava della privacy altrui e l'avrebbe trattenuta se ne avesse avuto l'occasione, ciò che importava era che fossero nuovamente da soli.
    Stranamente Sakiko (strano chiamarla così, eh?), non aprì bocca, lasciando calare un pesante ed imbarazzante silenzio su di loro e toccava al californiano di rompere il ghiaccio. Non poteva sapere ciò che l'altra stava provando, la mano tremante di poco fà insieme alle altre informazioni gli hanno detto tutto il necessario per fargli comprendere a grandi linee con cosa stava avendo a che fare. Chiuse gli occhi e si prese il ponte del naso, riflettendo su cosa dire - non era facile, ma forse ci stava pensando troppo. Sospirò fortemente prima di aprire bocca ed aprire gli occhi, cercando lo sguardo dell'altra. « Guarda, non so perché mi volevi nascondere 'sta cosa, però io onestamente me ne sbatto se sei la Regina, un'attrice o un'imprenditrice, » non sapeva come essere delicato, dunque forse la soluzione era essere onesti con se stesso, ripetere ciò che aveva fatto mesi fà quando l'incontro per la prima volta. « Se ti fa sentire meglio posso dirti un mio segreto famigliare, così siamo pari. Che ne dici? » si riferiva al suo passato ed a chi era suo padre, lui non ci dava molto peso ma era qualcosa di spinoso e che non voleva mai dire a nessuno per ovvie ragioni. Non solo per tenere suo padre al sicuro ma anche se stesso, non volendo rogne, attenzioni o gloria per via di qualcosa che lui non aveva guadagnato con le proprie forze.

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    Narrato - Parlato



    La loro breve escursione del festival era ormai giunta al termine. La piccola Carol si era felicemente ricongiunta con i suoi genitori lasciando soli Sakiko e Joshua. La bionda idol avrebbe sicuramente felicemente continuato a divertirsi con l’americano fra le varie bancarelle fin quando aveva potuto, ma il destino aveva fatto programmi differenti per lei, come al solito senza badare a consultarsi con lei prima.

    Non era cosi che avrebbe voluto rivelare il suo “segreto” a Joshua. Ok, effettivamente non riusciva ad immaginare un modo di rivelare la cosa che non le avrebbe creato disagio ed imbarazzo. Sakiko sapeva essere molto sicura di se e sfrontata su molti aspetti della sua vita, ma per via dei suoi complessi e delle sue insicurezze “vantarsi” di essere una idol – un celebrità – non era un approccio che le veniva naturale. Normalmente la questione si risolveva da sola perché la gente ad un certo punto finiva per scoprirlo da se – vedendo la sua faccia in tv, su una rivista o su una locandina per strada.
    Joshua però inusualmente sembrava essere riuscito a schermare ognuno di questi input mediatici preservando la sua ignoranza. Al punto quasi da irritare la ragazza che aveva iniziato a prendere in considerazione la possibilità di esporlo “accidentalmente” ad una apposita rivista o un poster per strada per porre fine a questa sofferenza.
    Da una parte Sakiko voleva porre fine a questa sciarada, farsi avanti per cosi poter smettere di stressarsi al riguardo e potersi godere l’amicizia con l’americano senza troppi scervella menti. D’altro canto aveva fatto tesoro di questo rapporto d’amiciza non contaminato dalla sua popolarità – le piaceva sapere che Joshua apprezzasse la sua compagnia per quello che era e non quello per che faceva per lavoro.


    Ma adesso era troppo tardi – la faccenda le era praticamente esplosa in faccia nel peggior modo possibile.

    Sakiko stava fissando il pavimento con tale risoluta intensità che a breve avrebbe creato un buco. Panico, nervosismo e disagio si erano amalgamati sulla tavolozza e si erano congiunti in un vivido rosso imbarazzo che adesso colorava il viso e le orecchie della ragazza, fortunatamente in buona parte nascoste dal suo largo cappello di paglia. La ragazza era in angosciosa attesa del verdetto – come avrebbe reagito l’americano nei confronti di quanto era appena successo? Probabilmente confuso. Magari un po’ arrabbiato per essere stato tirato in mezzo a qualcosa che non lo riguardava.
    L’americano invece reagì professando enfatica indifferenza senza troppi giri di parole o delicatezza. L’americano sembrava non smentirsi mai su certi aspetti. La sua sfacciata e brusca onestà era un aspetto fondamentale della sua personalità nel bene o nel male. L’americano sembrava avere un innato spirito di stoica impudenza completamente priva di filtri.

    Stranamente la gretta e indelicata dichiarazione di Joshua rincuorò visibilmente la ragazza, sciogliendo le sue insicurezze e il suo nervosismo. Il suo umore si ribaltò e come il piatto di una bilancia a quel momentaneo attimo di disagio e sconforto si contrappose un improvviso senso di euforica ilarità. La ragazza scoppiò a ridere. La ragazza sollevò uno sguardo lucido ma riconoscente verso l’americano “Sei proprio pessimo con le parole, sai?” – la ragazza riuscì a pronunciare quella critica con tono affettuoso. Sakiko seguì ad voltarsi e aggiunse “…ma mi ha fatto piacere sentirtelo dire.” – la ragazza abbassò per un momento lo sguardo con espressione penitente, arrovellando nervosamente una ciocca di capelli fra le mani “Mi spiace non avertelo detto prima. N-non è che volessi tenerlo segreto. Ma non c’è mai stata l’occasione giusta…” – la ragazza si fermò prima di continuare a giustificarsi con delle scuse e scuotendo la testa – “No. La verità è che temevo che una volta che l’avessi saputo mi avresti trattata diversamente. E non volevo che succedesse. Quindi ti ho tenuto all’oscuro per preservare lo status quo…” – confessò infine.


    Dopo questa timida e apologetica confessione la ragazza ritrovò un po’ di sicurezza e cercò di recuperare un po’ del suo atteggiamento più energico “Ma tu hai detto che non ti importa. Quindi sarà meglio che tu tenga fede alla tua parola, altrimenti ti riempirò di pugni!” – minacciò con montante enfasi la ragazza, puntualizzando il concetto dando un piccolo pugno giocoso sul braccio dell’americano e con il volto ancora un po’ arrossato sfoggiando un perfetto sorriso smaliziato da idol che avrebbe fatto un figurone su una copertina.

    La ragazza fu poi sorpresa quando Joshua si offrì di rivelarle un suo segreto per mettersi alla pari con lei. Si trattava di un gesto genuinamente altruistico e disinteressato. Ancora una volta Sakiko apprezzò vedere questo lato più virtuoso dell’americano normalmente nascosto sotto la sua scorza burbera e scostante. La ragazza sorrise con una sfumatura di maturità che raramente appariva sul suo volto “Apprezzo la tua offerta. E sarei felice di ascoltare il tuo segreto… ma non voglio che tu mi dica qualcosa unicamente per mettermi a mio agio. Se vuoi confidarmi qualcosa deve essere perché tu vuoi farlo. Perchè... è quello che si fra amici, giusto?” – chiese con fermezza aggrottando la fronte in un espressione di rimprovero.

    La ragazza si apprestò ad aggiungere altro “E poi io–“ – ma venne interrotta da un sonoro trillo che le notifico che le era arrivato un messaggio sul cellulare. Il cellulare era l’unico oggetto che Sakiko non conservava all’interno del suo Nexus, visto che ovviamente questo l’avrebbe resa irraggiungibile e nella sua linea di lavoro era fondamentale essere sempre reperibile. Come per l’appunto in questo caso il messaggio veniva dall’assistente di scena [Yumeno-san abbiamo quasi completato i preparativi per il palco, abbiamo bisogno che tu venga a prepararti per trucco e costume, non fare tardi!] – Sakiko fece giusto un sospiro di disappunto leggendo il messaggio. Il suo tempo era scaduto era ora di tornare al lavoro. La ragazza però non voleva accommiatarsi in quel modo da Joshua cosi decise di osare un po’.

    Facendo nuovamente mostra del suo talento da prestigiatrice, con un movimento fluido di mano la ragazza utilizzò il suo Quirk per materializzare nella suddetta mano un volantino. “Devo scappare… ma la nostra conversazione non è finita qui!” - senza troppi giri di parole la ragazza pigiò con enfasi il volantino contro il petto dell’americano. Si trattava di un volantino che pubblicizzava lo spettacolo nel quale avrebbe figurato Sakiko nel ruolo di protagonista. Assumendo una potente posa scenica con una mano sul fianco e puntando l’altra, indice in avanti, verso Joshua la ragazza proclamò esordendo con giusto un attimo d’incertezza “V-vieni a vedere il mio spettacolo! P-potrai vedermi in azione e capire quanto sono formidabile!” – dichiarò cosi in uno strano mix di sfrontatezza e insicurezza, rivolgendo all’americano quella che sembrava più un imposizione che una richiesta. Non soddisfatta la ragazza avrebbe continuato “…e dopo guarderemo i fuochi d’artificio e ti offrirò tutto il ramen che riuscirai a mangiare!” – ancora una volta non era chiaro se quello che stava rivolgendo a Joshua fosse un invito o una minaccia, ma quantomeno sembrava che la ragazza avesse intuito che tentare il ragazzo con un pasto gratis era sicuramente l’approccio migliore per evitare un suo rifiuto.


    Soddisfatta della dichiarazione la ragazza rilassò finalmente il corpo “Adesso devo davvero andare. Sarà meglio che tu non mi dia buca.” – minacciò la ragazza apprestandosi ad allontanarsi per poi fermarsi di colpo e volgersi per un ultima volta verso l’americano – “…sai, ripensandoci per qualche oggi è stata la prima volta da tanto tempo che mi sono divertita il giorno del mio compleanno.”

    E dopo aver svelato cosi quest’ultima sorpresa la ragazza sorrise e prima che Joshua potesse replicare si dileguò fra la folla per dirigersi verso il palco allestito.
    Quello che aveva detto era vero per quanto strano. Si, era vero che non le era mai mancati elaborati e sfarzosi festeggiamenti per celebrare quella data, ma si trattava di eventi mondani che servivano a celebrare la sua immagine per il marketing che la sua persona. Le feste che la ragazza ricordava con effettivo piacere erano quelle di quanto era piccola, quando la sua famiglia era ancora integra, almeno sulla carta. Ricordava come i suoi genitori per quella data mettessero da parte impegni e divergenze per festeggiarla. Sakiko non aveva mai partecipato ad un festival vero e proprio, ma i suoi genitori avevano fatto del loro meglio per ricrearne uno su misura per lei nella privacy della loro casa. Le facevano indossare un bel kimono, le facevano mangiare tutto quello che voleva e giocavano persino con lei. E al termine non mancava mai far scoppiare qualche fuoco d’artificio nel giardino. Si trattava di un festeggiamento ben più intimo e modesto di quelli a cui era abituata adesso con decine di invitati vip, catering sofisticato e musica dal vivo. Ma Sakiko avrebbe volentieri barattato tutto ciò per ritornare alla semplicità e la genuinità di prima.

    La leggenda della Principessa Orihime era ben conosciuta – ma per Sakiko quella leggenda aveva sempre avuto un valore differente. Per lei non si trattava del giorno in cui due innamorati si ricongiungevano, ma quello in cui una famiglia si riuniva insieme ancora una volta. La sua mente ritornò all’immagine della piccola Carol ricongiunta ai suoi genitori e suo malgrado non poté fare a meno di provare invidia. Per lei non c’era più possibilità per ricongiungersi con la sua famiglia ormai spezzata irreparabilmente.

    Ma forse c’era un'altra via per ritrovare ciò che aveva perduto, una via che non implicava necessariamente legami di sangue.


    Sakiko dunque raggiunse il back-stage del palco allestito un po’ con il fiatone – la sua mole professionale non le avrebbe permesso di presentarsi in ritardo, finendo cosi per presentarsi invece con un largo anticipo ad almeno due ore dall’inizio dello spettacolo. Da lì in quel momento si mise nelle mani di truccatori e costumisti che misero in opera la loro magia per trasformare la idol bionda in una sfavillante Principessa Orihime.
    L’ora dell’inizio spettacolo era ormai giunta. Sakiko poteva sentire il brusio del pubblico in attesa. Non importava a quanti spettacoli avesse partecipato, quell’intenso lasso di tempo che precedeva l’alzata del sipario, fatto di anticipazione, nervosismo e cuori palpitanti. Era un po’ come quel breve momento prima lanciarsi con un salto in caduta libera da un aereo.

    E poi il sipario si alza e la magia del teatro prende il suo corso. Sakiko si fa da parte e la Principessa Orihime sorride al mondo dall’alto del palco. Ma per una volta mentre la divina scorre lo sguardo sulla moltitudine di facce ignote in adorazione, Sakiko dal suo angolino interiore istintivamente spera di trovare fra la moltitudine almeno una faccia familiare seppur dall’espressione arcigna.



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    Arrivando in Giappone si era aspettato molte cose, sperava di avere una vita meno noiosa ed diventare qualcuno che non fosse dipendente dalla propria famiglia però sotto sotto la sua parte realista e cinica gli diceva che era troppo incompetente per riuscirci. Ora che viveva a Tokyo riusciva a vivere per puro miracolo e bassi standard che si era imposto per quale lavoro avrebbe accettato, però non era ciò che si aspettava. Non voleva nemmeno dedicarsi pienamente ai videogiochi, con la sua personalità, parlantina ed atteggiamento ai tornei sarebbe una figura troppo controversa ed onestamente preferiva che restassero un hobby, non il suo lavoro. E' nel bel mezzo di questa situazione confusa e di crescita interiore che Joshua si rese conto di aver raggiunto qualcosa di inaspettato - un'amicizia.
    Ora, Joshua non è stato uno che non ha amici, non è uno popolare o sociale ma ha dei amici di lunga data online e si sente di tanto in tanto con i suoi ex compagni di classe, però niente di puro. Si era sempre detto che lui stava bene così ed onestamente non ne ha mai sentito il bisogno, ma solo ora su quella spiaggia in quel breve ed effimero momento con Saki che si rese conto di quanto era contento di averla conosciuta. Non erano amici da molto, però erano stati dei mesi speciali e particolari dove ha potuto spendere del tempo con qualcuno di strano, bizzarro ma con cui aveva un legame, che in qualche modo riusciva a capirlo. Erano diversi in molti modi ma non importava, ora che il segreto di Sakiko è stato svelato e lei era lì, in difficoltà, tremante ed imbarazzata l'americano comprese giusto quanto ci teneva a quel rapporto. Era strano, non è mai stato un ragazzo sentimentale però in quel momento lui provò la voglia di proteggerla, di curare quell'amicizia come se fosse una pianta. Magari ci stava pensando troppo, saranno le emozioni del momento, però voleva pensare che aveva trovato qualcosa di speciale.
    « Quella brava con le parole sei tu, io... boh, agisco e basta, » era contento che la ragazza si sentì meglio dopo ciò che le disse, quella risata tolse un bel peso dalle spalle del californiano. Non voleva che quell'avventura finisse con un tono così negativo e pesante e non sapendo come essere carismatico decise di fare ciò che sapeva, ovvero essere onesto. Non poté nemmeno biasimare la ragazza per avergli celato quella cosa, ora che si era spiegata capì ancora di più quanto fosse stato difficile per lei accettare quel rapporto. Che anche lei ci tenesse molto a quell'amicizia? Da come aveva esposto i suoi problemi e le proprie paranoie forse si, la cosa era reciproca. « Dude, a volte mi chiedo chi fra noi è quello più scemo. Ti posso capire, ma tranquilla, salvo che tu sia una che gioca a Smash competitivamente fidati che non c'è lavoro che mi farebbe pensare meno o diversamente da te, » con tono di chi voleva sminuire la faccenda, decise di mettere un po' da parte il sarcasmo e le frecciatine e concederle un momento di onesta ed un vago candore. Non del tutto, infatti non poté fare a meno di mostrare il suo disprezzo per il famoso gioco che da sempre è ridicolizzato dalla community hardcore dei picchia-duro.
    Sbuffò giocosamente quando l'altra lo minacciò, guardandola con un misto di felicità ma anche pazienza, tutto sommato contento che l'ansia ed imbarazzo di pochi minuti fà erano oramai passati. La missione è risultata essere un successo, con un leggero rossore sul viso del giovane come indizio di una vaga sensazione di imbarazzo che lentamente lo ha avvinghiato di nascosto, lasciandolo un po' indeciso su come comportarsi.
    La cosa meno male nun durò molto, l'offerta di rivelare il segreto fu negata ma non in modo negativo, la risposta di Saki gli disse che a modo suo aveva apprezzato il gesto o qualcosa del genere. Stava per continuare ma venne interrotta da una chiamata che si concluse con un sospiro, indicando al ragazzo che non si trattava di niente di buono. Rimase lì in silenzio quando la bionda tirò fuori un volantino, facendo del suo meglio per invitarlo allo spettacolo e colpendolo con una proposta micidiale di fuori d'artificio e ramen. Ah, maledetta! « Se la metti così non posso mica rifiutare, anche se chiedo scusa in anticipo se mi metterò a dormire - almeno sarò semplice da notare, » una battuta ma con un pizzico di verità, detta per rassicurare l'altra al fatto che si, sarebbe andato assolutamente a quello spettacolo anche solo per vedere di quali livelli di teatro si stava parlando. Magari si trattava di roba amatoriale e niente di che, ma qualcosa gli diceva che sarebbe rimasto piacevolmente sorpreso.
    « Aspe'... ca**o, che co****ne, » gli ci vollero un paio di secondi per mettere insieme i pezzi del puzzle, non aveva mica capito che quello era il compleanno di Saki! Da bravo demente era lì senza regalo né niente, con un vago senso di colpa che lo stava attanagliando. Controllò il volantino e notò che mancava ancora un bel po' di tempo allo spettacolo, giusto il tempo di trovare qualcosa, anche qualcosa di piccolo e l'unica opzione era di cercare i sta-- i pesci rossi! Che genio, sarebbe andato lì e le avrebbe dato il pesce rosso che lei aveva voluto catturare. Non aveva la ben che minima idea che la bionda fosse un'ambientalista, lo faceva più che altro perché non aveva altre idee e preferiva andare su qualcosa di sicuro ma originale, non di scontato come cioccolata o altro.
    Dunque ripercorse i suoi passi fino alla vasca col tipo, pagò per fare un tentativo e con i tre retini cercò di avere più successo delle altre due ma ben presto scoprì che era più difficile del previsto. Nonostante ciò, al terzo tentativo per essere precisi, riuscì ad acciuffare un pesce rosso e con aria trionfante si allontanò alla ricerca di un po' di cibo per quella bestiola. Non sapeva se avrebbe vissuto a lungo ma voleva fare del proprio meglio prima di regalarlo a Saki.
    Lo spettacolo si rivelò essere essere non molto distante da lì, giusto il tempo di avviarsi, mettere qualcosa sotto i denti ed aspettare che il tutto abbia inizio. Lo spettacolo in sé era bello, forse, Joshua non ne sapeva molto dunque si limitava a guardare e navigare in rete col cellulare quando le scene diventano troppo noiose o altezzose per i suoi gusti. Nelle parti dove apparire Saki, però, cercava onestamente di prestare attenzione, più per farle un favore che per genuino interesse. Finito il tutto le cose andarono come previsto, trovò con un pizzico di difficoltà la giovane e dopo averle dato il regalo la serata proseguì senza intoppi. Le sarebbe piaciuto il pesce rosso? Lui la sua parte l'aveva fatta, preferiva fare un buco nell'acqua in situazioni del genere che andare lì a mani vuote.
    Strano, però, normalmente con un'altra persona non l'avrebbe fatto. Sarà l'aria del Tanabata a fargli effetto.

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