What Do You Think About My World?

Free Role | Yami & Ryo

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    Cosa. Sul serio? Pazzo furioso? - Ryo si sporse con la testa per guardare meglio l'amica, dopo quella rivelazione improvvisa. Quell'uomo che aveva odiato per mesi e che gli aveva lasciato un'indelebile cicatrice sulla schiena era stato talmente educato da restituire il coltello alla svedese e nel frattempo si era pure assicurato di corteggiarla come in una qualche strana commedia o telenovela. Se avesse saputo prima di quell'avvenimento il suo ritrovarsi in un istituto psichiatrico sarebbe stato molto più prevedibile. L'albino era convinto che Yami avesse semplicemente ritrovato l'arma nella settimana in cui era rimasto in coma e non era stato proprio nei suoi pensieri chiederle il come ed il quando lo avesse recuperato. Quel Thunderstorm...era decisamente una persona stranissima e che non stava proprio bene con la testa. Fulminava la gente di notte ma a quanto pare aveva ricevuto un potentissimo colpo di fulmine nei confronti della svedese. Non poteva negare che Yami fosse bella, ma non aveva idea che la gente si potesse innamorare mentre combatteva mortalmente in un vicolo buio. Probabilmente avrebbe fatto bene ad ordinare un qualche libro che spiegava cos'era l'amore, magari sul sito della D&B. In quei giorni stavano facendo pure degli sconti vista la situazione e la loro scelta di libri era talmente ampia che si chiedeva quando avrebbero aperto la loro libreria a Tokyo.
    Mah. - Strinse i pugni. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma non sapeva bene cosa dire. Era un'opinione stupida, idiota. E odiava infinitamente che i loro pensieri anni fa si assomigliassero, come se fossero in qualche modo collegati. Per lui un tempo la violenza era un'ottima soluzione ad un sacco di problemi, un'arma che poteva essere utilizzata contro i più deboli e si poteva adoperare come meglio si credeva. Ma sapeva ora che era una scelta poco saggia e senza particolari risultati se non farti odiare da chiunque venisse a contatto con te. Ed era incredibile come i due fossero finiti in situazioni talmente diverse da assomigliare ad una qualche storia dove il buono finisce per corrompersi ed il cattivo nel redimersi. La Yuuei era un posto molto più spaventoso di quanto si ricordasse, anche se forse avrebbe dovuto intuire qualcosa. Ai tempi era riuscito a spiare un'esercitazione mentre si era infiltrato lì e gli sembrava quasi di essere finito in qualche strano culto. Studenti mutilati e sottoposti al lavaggio del cervello... bisognava chiedersi se quest'ultimo processo fosse partito solo dal Villain che aveva ipnotizzato Thunderstorm o se fosse iniziato ben prima, nella sua infanzia da eroe e studente. Non era raro sentire nella storia di gruppi di studenti pieni di fervore che compivano violenze sotto un unico nome.
    Credo che quelli della Yuuei siano dei fanatici. Quando ci siamo infiltrati con Daisuke e Yuya... c'erano semplicemente tre ragazzini che venivano tempestati di proiettili da numerosi robot giganteschi. E sembrava una semplice esercitazione. - Ammise grave, scuotendo la testa. Sembrava quasi una barzelletta. Davvero doveva affidare la sua sicurezza a quei tipi esaltati? Non lo avrebbero malmenato e preso a pugni se avesse fatto qualche movimento sospetto? Si augurava che il clima negli anni si fosse allietato e che la "nuova" generazione di eroi fosse migliore da quanto aveva visto, seppur brevemente. Cercò di cambiare discorso visto che preferiva non tornare troppo a parlare di cose cupe, anche se forse stava sviando un po' troppo.
    Era felice che Yami avesse preso bene la sua scelta e che anzi, volesse aiutarlo. Lo faceva sentire accettato, cosa che non succedeva spesso. Il proprio posto nel mondo sembrava essere dentro un laboratorio di pasticceria, a quanto pare, in mezzo alla farina e ai dolci. Si immaginava un po' quell'attività come un felice punto di svago e di impegno da parte sua, con i membri di ETERNIUM che potevano entrare liberamente senza ricevere occhiate strane date di soppiatto. Era quasi uno scenario ideale, qualcosa che non si sarebbe mai immaginato di vivere. Eppure, sembrava che qualcosa nella sua vita andasse per il verso giusto, più o meno. Avrebbe avuto la possibilità di percorrere quella strada, però?
    Ouch. E' il tuo momento per entrare nel mondo degli affari, Dødson-san. - Fece finta di farsi male e si dondolò un po' dopo quel pugno, come se fosse stato di una forza inaudita. Ascoltò curioso le parole della svedese. Coi fatti in mano, era l'unica che aveva dato un nome a qualcosa di importante durante la sua vita, sempre che Yuya e Daisuke non fossero segretamente degli imprenditori. Annuì e concordò sul fatto che fosse molto più facile fare successo con un nome particolare e che attirasse, ragione per cui non era ancora riuscito a trovarne uno. Lo stesso Miko's Delight era semplice eppure emanava una strana aura di serietà. Aveva pensato a copiarne un po' il nome, ma non voleva portare questo disonore sul suo negozio ancora prima di aprirlo. C'erano talmente tante parole in inglese che si chiedeva se l'opzione migliore fosse quello di impararlo per bene.
    Patisse...Patisseryo? - Ripeté, molto incuriosito ma allo stesso tempo affascinato. Era... stranamente giusto, proprio come il Miko's. Si chiedeva da quale angolo remoto della mente di Yami fosse uscito un nome così geniale e come facesse a conoscere quella parola. Da quale lingua proveniva? Sapeva che pasticceria in inglese si diceva "bakery" ed aveva pensato a "Bakery of Ryo" ma gli sembrava fin troppo uguale a chiamarsi da solo idiota.
    Potrebbe funzionare. Anzi, mi sembra geniale. In che lingua è? Vorrei sapere da che parte del mondo "Ryo" significa pasticcino. - Non aveva mai sentito parlare qualcuno francese nella sua vita e a malapena sapeva che si diceva "Paris" e la sua mente abituata al giapponese cercò di imitare la costruzione dei nomi anche in quella lingua sconosciuta. Se era come pensava lui, era proprio un volere del fato che aprisse quel locale. Stavano però concentrando la conversazione un po' troppo su di lui ed anche se aveva provato un po' a cambiare argomento, non c'era riuscito bene.
    E uhm... forse ho parlato un po' troppo di me. Anche se ammetto che mi ha fatto bene. - Si portò un'altra volta la mano alla nuca, istintivamente ma realizzando che forse lo faceva un po' troppo spesso. Sperava di non averla annoiata, soprattutto ora che probabilmente il tè era finito proprio come il suo caffè. Era rimasta solo la linguetta metallica a fargli compagnia, giocherellandoci un po' e sperando tra sé e sé che non si rompesse troppo presto. Si chiese se fosse il caso di parlare di cose più concrete, in quel momento. Aveva ricevuto quel messaggio da PL qualche tempo dopo l'asta e forse ne avrebbe dovuto parlare con Yami. Non gli piaceva tenere segreti, ma lui stesso non si fidava per nulla del medico. Aveva cercato numerose notizie su di lui giusto per sicurezza ed era rimasto stupito dal vedere come fosse quasi una leggenda metropolitana sui forum più oscuri. Alcuni dicevano di averlo incontrato e che fosse un angelo della morte senza braccia, altri che fosse un fanatico assassino... era molto strano vedere delle opinioni così discordanti. Ed era ancora più strano vedere che una persona del genere non fosse stata ancora catturata.
    Forse dovremmo cercare un luogo sicuro per qualsiasi evenienza. L'ETERNIUM House va bene, ma chissà cosa farà quel culto. - Appoggiò la mano sotto il mento, pensando ad una possibile soluzione. Non gli piaceva intristire di nuovo Yami con quelle situazioni... ma sapeva che parlare solo di pasticcerie e sciocchezze non avrebbe portato a nulla se non farla preoccupare dopo.
     
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    Mmmmmmh. - borbottò ascoltando le parole di Ryo. Il the era ormai finito e aveva poggiato la lattina sul pavimento del tetto dove avevano deciso di fare quella sosta. Non era sicura che al ragazzo fosse piaciuto il caffè freddo visto quanto sporadicamente lo aveva bevuto ma probabilmente chiederlo ora sarebbe stato stupido. Avrebbe decisamente dovuto chiedere prima di comprarlo. In ogni caso, il giovane dalla coda di sangue era giustamente contrariato delle parole che l'ormai rinchiuso Raul Garrett gli aveva rivolto. Ai tempi, per quanto possibile, anche lei aveva cercato di andare in sua difesa, probabilmente però nel modo sbagliato. Aveva quasi confermato il fatto che fosse un pazzo nel raccontare quanto loro fossero solo i frutti di un sistema corrotto. Riflettendoci ora la sua mentalità non era cambiata chissà quanto dai tempi ma era decisamente meno radicale. Non erano dei pazzi, solo persone che erano state costrette ad una determinata vita dalle circostanze che li circondavano.
    Ascoltò la sua critica diretta alla UA. Lei e suo fratello, anni addietro, erano estremamente critici nel sistema degli eroi. Ciò che non apprezzavano era il culto della personalità e tutto il denaro che girava nel circolo dei Pro-Hero tra sponsorizzazioni, merchandising e cose simili ma non si era mai fermata a riflettere sulla loro formazione fino alle parole dell'uomo dell'elettricità. Anni addietro Yami era invidiosa dei giovani eroi e non tanto per i loro studi particolari o per il roseo futuro, quanto per il fatto che fossero autorizzati ad utilizzare l'unicità, anche solo a scuola. Si chiedeva come sarebbe cambiata la sua vita se anche lei ne avesse avuto il permesso, se si fossero resi conto di cosa era davvero ciò che covava dentro di sé. Con gli anni aveva imparato ad accettare anche Yama come una parte di sé e non rimpiangeva più il passato che le era stato strappato, conscia che sarebbe comunque stato impossibile cambiare le cose. Le parole di Ryo, però, la fecero riflettere. Non era certo d'accordo con le mutilazioni che Thunderstorm diceva di aver subito, anche se era difficile scegliere se credergli o meno visto come si era evoluta la sua storia, ma ciò di cui stava parlando il ragazzo? D'altro canto quei giovani avrebbero dovuto difendere la nazione un giorno. Per quanto duri e rigidi forse certi metodi non erano poi esagerati: una buona via di mezzo tra una teoria che non insegna nulla e una pratica sul campo così pericolosa che potrebbe portare alla morte. Certo era che aveva sentito certe voci e certo gossip sui vecchi professori della scuola per eroi che in tutta onestà avrebbero probabilmente potuto convincere qualcuno persino a gioire della loro morte per mano del professor Hanzo Takashi.
    Era stato scoperto, ad esempio, che una delle vecchie docenti era probabilmente al corrente di almeno una parte dei crimini di Thunderstorm e che avesse tentato di insabbiare il tutto prendendosi il merito dell'arresto del Sagrestano Homura. Un altro dei professori sembrava invece da alcune voci di corridoio solito sperimentare bizzarri marchingegni sugli studenti. Ed era anche necessario ricordare, probabilmente, che era stato proprio uno di quei Pro-Hero a calcare la mano ed uccidere la Serpe invece che arrestarla.
    Spero le cose siano cambiate con la nuova gestione. - gli sorrise. L'argomento non la interessava più di tanto anche se probabilmente per la buona riuscita del suo sogno si sarebbe dovuta informare. Cosa veniva insegnato in quelle scuole? In che modo un aspirante eroe poteva essere più coscienzioso nell'utilizzo della sua unicità rispetto ad un comune cittadino? Gli eroi conoscevano effettivamente la legge a menadito o prendevano solamente ordini dalla polizia e quindi non ne avevano un particolare bisogno? D'altro canto venivano impiegati solo in caso di crimini legati all'utilizzo delle unicità, per loro era probabilmente indifferente che si trattasse di omicidio, rapina o truffa bancaria.
    Non posso vivere per sempre sulle spalle dei miei genitori. - alzò lo sguardo verso il cielo quando Ryo, subendo giocosamente il suo colpo, parlò del mondo degli affari - Di sicuro non sono la figlia che avrebbero sempre voluto, né potrò diventarlo. Però voglio fare qualcosa di più che essere un semplice parassita. - aggiunse. E nonostante avesse a malapena finito le medie Yami ne sapeva, di parassitismo. Molto del cibo che aveva ingerito per gran parte della sua vita era andato a dare energia al suo gemello parassita ed era lei a fare le spese di tutti i colpi che lui decideva di subire nelle sue risse da bar. Doveva seguirlo ovunque volesse andare dato che lui non poteva muoversi autonomamente. Ad una visita medica fatta dopo aver ottenuto nuovamente il suo anonimato legale le era persino stato confermato che la crescita anomala del suo seno in così tarda età era dovuto al fatto che la presenza e la dispendiosità energetica di suo fratello erano il motivo per cui aveva sviluppato quei caratteri così in ritardo rispetto alla media.
    Geniale è un parolone. - ridacchiò al complimento del ragazzo, portando la mano destra davanti alla bocca - E' francese. Davvero non lo sapevi? - gli chiese in risposta. Yami non conosceva ovviamente il francese, anzi, era già tanto fosse in grado di parlare correttamente il giapponese, ma l'aveva letto cercando qualche ricetta per qualche dolce da regalare a Yuya, progetti ovviamente fallimentari ancora prima di partire vista la sua capacità ai fornelli. O, beh, incapacità.
    Heh. - riuscì ad emettere solo quel suono mentre distoglieva lo sguardo ascoltando le successive parole del ragazzo dalla pelle scura. Il suo sguardo si incupì per un attimo, ma in fondo aveva riflettuto abbastanza su quella situazione da non considerarla più un'orribile imprevisto. E Ryo aveva ragione in fondo, probabilmente avrebbero dovuto organizzare qualcosa, ma cosa? Non avevano la minima idea di cosa sarebbe successo e anche se le forze dell'ordine parlavano di un fantomatico gas come la cortina che aveva coperto Okinawa e invitavano tutti a comprare una maschera antigas chi poteva confermare che, consci del fatto che tutti ne fossero al corrente, quei tizi non avrebbero semplicemente cambiato approccio?
    Forse è meglio lasciare la House per un po'. - rispose pensierosa - Non lo so, da un lato sarebbe meglio stare tutti assieme, dall'altro... Se dovessero prenderci tutti assieme non rimarrebbe nessuno per poter aiutare gli altri. - aggiunse. Anche ammettendo l'utilizzo di un gas, un singolo spiffero alla casa a Ueno avrebbe condannato tutti, mentre stare separati e contattarsi periodicamente a vicenda avrebbe probabilmente garantito una maggiore sicurezza - Ho sentito che c'è gente che si sta organizzando per offrire un rifugio alle persone. Magari la dottoressa Omori potrebbe preparare qualcosa di simile conoscendo la sua... deontologia.
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    Si limitò ad annuire quando la ragazza rispose ai suoi dubbi con la speranza. Non sapeva quanto a Yami interessassero quei discorsi a cui erano arrivati divagando su Thunderstorm. Effettivamente, forse parlare di studenti della Yuuei e Pro-Hero poteva solo essere quanto più lontano possibile dagli interessi della svedese. Eppure condivideva anche lui lo speranzoso pensiero che quella scuola avesse seguito una strada corretta, migliore di quella che i pettegolezzi andavano a raccontare in giro. Sapeva che ultimamente quella scuola aveva partecipato a molti degli avvenimenti che sembravano aver dato forma al destino della città. Il corteo nero, per citarne uno. Era più che altro comune sapere che non sembravano aver fatto un'ottima figura, anche per uno che le notizie sugli eroi le seguiva poco. Le accademie per formare i Pro-Hero erano innumerevoli a Tokyo, ma la Yuuei si distingueva per essere un centro non solo di formazione ma anche di strani avvenimenti, di cui era anche lui responsabile. Era talmente comune che succedesse qualcosa lì in passato che gli sembrava strano non vedere online qualche articolo sulla scuola. Forse era meglio così, considerato che l'ultima volta che l'aveva visitata era morto un ragazzino ed una bomba era esplosa. Lui era un criminale, eppure si sentiva piuttosto irrequieto nel pensare che quei ragazzi fossero maltrattati e poco abili. Forse non voleva semplicemente essere lui a dover intervenire se qualcuno avesse provato a rapinare il Miko's o l'appena battezzato Patisseryo.
    Un parassita? - Ryo mormorò queste parole tra sé e sé, ammirando in un certo senso la svedese. Era giusto che si sentisse triste per lei, quando parlava dei suoi genitori? Ovviamente non si sarebbe mai messo a piangere per qualcosa che non lo riguardava, sarebbe stato estremamente irrispettoso. D'altra parte, perché l'albina dubitava le proprie azioni così tanto? Era Ryo a tenerla su un piedistallo, oppure era lei che sprofondava in una fossa di modestia? Nemmeno lui la conosceva così bene da poter provare ad indovinare a cosa stesse pensando, a volte sembrandogli un po' distante. Non sapeva bene cosa gli sarebbe piaciuto dirle per non farle ascoltare quei pensieri, che non era sicuro se ritenere giusti od errati. Magari era lui nel torto nel pensare che quella fosse una definizione fin troppo esagerata, considerato che Yami era riuscita a fare qualcosa. Magari non era poi così tanto nel grande corso della storia che stavano vivendo in quel momento, ma almeno per il mulatto era un qualcosa. Non riusciva a comprendere quel sentimento di aspettativa che provava nei confronti dei genitori scomparsi. Lui non se ne preoccupava quasi mai e i suoi erano vivi. Era difficile capire perché lei si sentisse così in colpa a non fare niente, lui avrebbe trovato una soluzione per non dover più lavorare se avesse avuto tutti quei soldi. Oppure avrebbe diviso i soldi per gli anni di vita che gli rimanevano ed avrebbe mangiato ramen istantaneo tutti i giorni della sua vita terrena, chissà. Si limitò a pronunciare quelle parole, visto che non sapeva bene cosa dire. Forse avrebbe semplicemente fatto una figura migliore a stare in silenzio.
    No... forse avrei dovuto chiedere a Daisuke di farmi viaggiare con lui. - Rispose sconsolato, un po' vergognandosi della sua ignoranza ma cercando di metterla sul ridere. Forse visitare i luoghi sparsi sul pianeta che il corvino aveva attraversato avrebbe migliorato un po' i suoi orizzonti culturali, considerato che non era mai uscito dal Giappone. Non aveva idea di come fosse il mondo all'esterno se non per ciò che conosceva tramite internet, esperienza che comunque trovava molto limitante. Se il mondo era come lo si vedeva tramite i social probabilmente il continente nipponico era solo un'enorme distesa di ciliegi in fiore e luci al neon. Era facile ignorare i problemi di una città come Tokyo e vederne solo il bello dalle foto. Magari sapere il francese era necessario prima di aprire una pasticceria e lui non lo sapeva. Probabilmente quella notte avrebbe sognato una qualche mascotte di copertoni che arrivava nel suo locale per raderlo al suolo.
    Mmmh. Preferirei non separarci ma... beh, mi fido della tua idea. - Toccò a lui mormorare, un po' triste che probabilmente non avrebbero passato quei momenti assieme. Pensava che fosse un po' pericoloso lasciare alcuni membri da soli, anche se era il suo lato più protettivo ed ossessivo a pensare che sarebbe potuto accadere qualcosa. Forse aveva solo paura che qualcuno di loro facesse qualche cazzata e decidesse di fare qualcosa di stupido. Considerato che Yami aveva accennato la Omori, decise dopo qualche secondi di esitazione di parlare dell'altro dottore che sembrava molto disponibile ad aiutarli.
    A proposito di dottori. Ti ricordi di PL, quello dell'asta? - Avrebbe chiesto, attendendo che la svedese rispondesse. A quanto pare è un medico che fa ricerche sui Negaquirk... Mi ha chiesto di contattarlo se avessimo avuto bisogno di qualcosa. - Sputò fuori dalla sua coscienza, felice di poter finalmente condividere con qualcuno quella strana ed irrequieta conoscenza. Come già detto non sembrava la persona più affidabile del mondo e nemmeno la meno sospetta. Ma anche lui sembrava il tipo da avere i mezzi tali da poter organizzare qualcosa.
    E' un tipo molto strano, ma sembra avere un sacco di cliniche per Tokyo non proprio legali. Potrei chiedere a lui, considerato cosa studia potrebbe star tramando qualcosa. - Propose, anche se non era proprio sicuro che fosse una cosa saggia da fare. Poteva essere benissimo un medico pazzo proprio come la serpe oppure un qualche maniaco che acquistava statue composte di cadaveri e stava giusto cercando del nuovo materiale per provare ad imitare Hebenon. C'era una questione ancora più pesante per lui che gli gravitava attorno alla testa: cosa poteva fare per i suoi genitori e fratelli? Doveva dimenticarsi di loro e lasciarli morire? Doveva per forza affrontarli e portarli con i loro drammi familiari all'interno di qualche clinica sconosciuta? Ryo non aveva voglia di riparare i legami affettivi proprio in mezzo ad un possibile disastro ed il pensiero gli chiudeva lo stomaco ancora di più del caffè.
    Devo pensare anche ai miei. Se abitano ancora dove li ho lasciati, ho paura per loro. - Pose una mano appena sotto il mento, prima di continuare a parlare. Era strano pensare come fosse l'unico tra di loro a dover pensare ai propri genitori, probabilmente. In caso.. In caso non ci fosse altra soluzione, mi sa che dovrò portarli io da qualche parte. - Ammise, anche se non ci credeva molto nelle sue parole e sperava che quella possibile soluzione non si avverasse mai. Guardò il cielo ed avvertì un brivido, sentendo l'aria che gli raffreddava la pelle e stringendosi nei suoi vestiti. Era giusto nei suoi confronti che facesse già così fresco a quell'ora, neanche fossero a dicembre? Eppure, avrebbe preferito rimanere lì piuttosto che riaffrontare i suoi problemi nel caldo appartamento dove abitava. Anche perché aveva i pantaloni rotti e probabilmente se li sarebbe dovuti tenere con le mani od usare la coda in maniera illegale. Avrebbe passato un paio di minuti a rimuginare su ciò che aveva appena detto in un silenzio imbarazzante, prima di riprendere a parlare accorgendosi che non aveva aperto bocca da un po'.
    Capisco perché vieni qui a pensare. E' molto più tranquillo del casino che c'è sotto. - Ogni tanto gli capitava di pensare a ciò che gli andava di fare, anche se ormai non era più libero come un tempo. Aveva qualcosa che gli importava, qualcosa di prezioso, non sentiva più la sensazione di appartenere in nessun luogo sulla terra. Chissà se quell'infinita libertà valeva il prezzo della tranquillità. Cosa vuoi fare adesso? - Chiese, senza fare particolare riferimento a quale fosse il soggetto della frase. Onestamente si sarebbe convinto a scendere solo per un altro caffè o un paio di pantaloni nuovi. Magari entrambi, se proprio voleva migliorare la propria giornata.
     
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    Yami Dødson
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    Le parole di Ryo le diedero da riflettere. Non tanto la sua incomprensione sul definirsi "parassita" o la battuta riguardo ai viaggi con Daisuke, quanto i discorsi più seri. Quel misterioso PL che aveva contattato Yuya per la presenza all'asta di Aogiri, invito poi rigirato dal suo ragazzo al giovane dalla pelle scura stesso, a quanto pare era un medico che studiava i negaquirk. Fino a qualche mese fa probabilmente quell'informazione sarebbe passata completamente in sordina. Probabilmente avrebbe annuito pensando a quanto fosse importante che ci fossero sempre più studi a riguardo limitandosi a ringraziarlo mentalmente. Da quando era venuta a conoscenza della loro esistenza quel tema le era in un certo senso stato subito a cuore. Un mondo dalle unicità libere come quello a cui anelava non poteva ignorare chi non ne possedeva una o, ancora peggio, chi soffriva proprio a causa della sua stessa unicità difettosa.
    Si era interrogata a lungo, pensando se la presenza di Yama all'interno del suo corpo potesse essere considerata tale o meno. Subiva i danni che affliggevano il suo corpo ectoplasmatico e tornava spesso a casa coperta di lividi e ferite perché, beh, il ragazzo non cercava proprio di stare lontano dagli scontri. La insultava spesso, altrettanto spesso infieriva sul suo corpo senza alcuna ragione e, ovviamente, c'era sempre quel piccolo problemino dell'aver ucciso i suoi genitori. I loro genitori. Ad una certa però aveva semplicemente smesso di pensarci, perché quel passato non la tangeva minimamente ormai e se anche lo fosse stato a differenza di tanti altri aveva avuto la possibilità di uscirne: adottare quel nome sarebbe stato tremendamente irrispettoso verso chi ancora soffriva ogni giorno.
    In questo momento, però, l'informazione la colpì in un modo completamente differente. D'altro canto se si trovavano lì, sul tetto di quell'edificio semivuoto a parlare, era anche merito o colpa di un altro studioso delle unicità negative. Anche così su due piedi le sembrava possibile escludere che Hanzo Takashi fosse quel misterioso PL, perché Ryo doveva averlo visto o almeno sentito per parlarne in quel modo e, in ogni caso, era abbastanza sicura che un criminale di quella portata non si sarebbe fatto avvicinare in modo tanto semplice. Eppure pareva essere in qualche modo immischiato con gli affari di Aogiri e, dietro stessa ammissione del Folle, gestiva numerose cliniche poco legali. Poteva essere una casualità, una semplice coincidenza, oppure potevano davvero essere complici o qualcosa di simile. Se però questo PL aveva cercato un proxy, un intermediario da mandare all'Asta qualcosa doveva pur voler significare. Forse aveva una facciata legale da nascondere oppure non poteva farsi vedere personalmente da Aogiri... O da qualcun altro degli invitati.
    Cercò di fare mente locale: per quanto lugubri ed inquietanti, gli articoli che il membro di ETERNIUM aveva acquistato per lui erano relativamente normali e non sembravano in alcun modo connessi a quella ricerca. Eppure per comprare delle opere di portata simile, per di più da un'asta molto costosa del mercato nero, doveva avere una disponibilità economica decisamente ampia. Purtroppo con le informazioni a disposizione non riusciva a trovare alcun punto di connessione, e forse questo significava che ci si poteva fidare di quel misterioso dottore.
    Ti ricordi altro dell'asta? - chiese quindi socchiudendo le palpebre - Nel senso... Hai detto che questo PL studia i negaquirk, no? Proprio come Hanzo Takashi... - aggiunse quindi sospirando - Sei sicuro che ci si possa fidare? Se... - alzò lo sguardo al cielo cercando di scorgere un qualche tipo di sicurezza, per poi voltarsi di nuovo verso il suo compagno - Se è vero ciò che pensiamo sulla Serpe e questi tizi, potrebbero star cercando di arrivare a noi... - aggiunse con voce leggermente tremante - Voglio dire, abbiamo visto quel tizio in faccia, forse siamo le persone che più si sono avvicinate a loro... - concluse chiudendo gli occhi. Le immagini di quel giorno erano ancora impresse nella sua mente, così come quell'orrido senso di impotenza. Ma era tutta autosuggestione, era impossibile che fossero interessati a loro. Eppure anche se Yuya era un po' meno collegato a quel vecchio gruppo, Daisuke, Yami e Ryo vi erano invischiati come in delle sabbie mobili. E si ricordava benissimo che quell'essere aveva trattato la Serpe come un sottoposto e parlato di un capo ancora più in alto di lui. Chissà, forse il suo stesso corpo era stato il terreno di studio per una procedura in grado di rimuovere i negaquirk. Yami non sapeva onestamente come sentirsi perché nonostante il loro obbiettivo fosse quasi virtuoso i loro mezzi erano certamente tra i più deprecabili.
    I-in ogni caso... - cercò quindi di recuperare il discorso, incespicando leggermente - E'... Bello da parte tua pensare ai tuoi genitori, nonostante tutto. - gli sorrise quindi a mezza bocca - Magari le cose tra di voi non sono irreparabili come pensi. Potresti invitarli quando aprirai la tua pasticceria... Sono sicura che sarebbero felici di vedere cosa sei riuscito a fare. - proseguì, sorridendo ora più convinta. Chissà che avrebbero pensato di lei i suoi genitori se fossero stati vivi ora. Un pensiero inutile, perché se così fosse stato non si sarebbe certamente trovata su quel tetto in quel momento. Non avrebbe mai incontrato Yuya, chissà, magari avrebbe avuto un marito a quest'ora. Non poteva sapere come sarebbe cresciuta la Yami tredicenne che si era lasciata indietro ma le sembrava decisamente il tipo. Come quella vera, in fondo.
    Mmmmmh. - borbottò - Fra un po' dovrebbero uscire le stelle. Vorrei rimanere un altro po'. - rispose quindi alla domanda del giovane a fianco a lei, spostando lo sguardo nuovamente all'orizzonte che pian piano affondava le sue tinte violacee in un novello blu profondo e brillante.
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    Le parole di Yami fecero nascere il sospetto anche nella mente dell'albino. Non aveva lo stesso spirito intuitivo della svedese che le aveva fatto capire che non bisognava fidarsi della prima persona che passava. Lui era così, nonostante di solito non sopportasse la gente in generale. Dopotutto si era fidato di lei quando l'aveva salvato anni prima e per lui era uno gesti più belli che qualcuno avesse fatto per lui. Aveva dichiarato il suo nome all'asta di Aogiri, più che altro perché riteneva meglio dire la verità che trovarsi inseguito per qualche alias. Probabilmente si fidava troppo della gente, ormai.
    La proposta di PL gli era sembrata simile, tanto che aveva pensato sul serio di accettare. Uno scienziato che studia i Negaquirk senza braccia, che però era appassionato di arte. Aveva dei sospetti, ma c'era qualcosa di così terribile che non poteva risolvere da solo? Dopotutto aveva ancora l'Unicità ed era pur sempre un elemento di sorpresa in quelle situazioni. La risposta già la conosceva però: se era veramente parte di quel culto che li stava cercando, non avrebbe potuto fare nulla se non farsi ammazzare e portare con sé gli altri membri di ETERNIUM o i loro cari. Comprese in quel momento l'ansia di Yami nel trovarsi di fronte qualunque cosa fosse il corvino che avevano affrontato in cima alla Yuuei. Se lui aveva proposto di ignorare la situazione e che non doveva essere per forza la loro battaglia, forse era la battaglia che li stava cercando per buttarli in mezzo ad una guerra senza fine. Non voleva più combattere, voleva solo che la vita lo lasciasse in pace. Perché dovevano essere proprio loro quelli che avevano assistito alla detonazione di quella bomba? Non avevano salvato nessuno, non erano riusciti ad impedire che esplodesse. Avevano solo causato la morte di quel vigilante dai capelli biondi e di quel povero adolescente, che era lì per caso. Un fallimento su tutti i fronti, la realizzazione che lui era solo un minuscolo puntino nei giochi di quei criminali. Aveva lavorato per alcune di quelle organizzazioni malavitose in passato, pensando che potesse portare a qualcosa. Ora lui era solo un numero, una delle tante pedine sacrificabili per i loro piani. No, era anche un elemento di disturbo. Sapeva qualcosa, andava eliminato. Non lo fece vedere all'amica, ma cominciò a pensare se stare sopra quel palazzo in due da soli fosse sicuro. Se li volevano colpire da un palazzo all'altro con un cecchino sarebbero stati bersagli così facili, anche se forse stava cominciando ad immaginarsi cose troppo romanzate.
    Hai ragione. Dovrei fare più attenzione a queste offerte così disinteressate. Non credo che PL ed Hanzo abbiano gli stessi interessi però. - Rispose, in un tentativo di rassicurare l'amica. Non lo aveva detto senza alcuna prova dietro, in un mero tentativo di calmarla dicendole bugie. C'era quel dettaglio che almeno secondo lui li rendeva due persone separate, perlomeno. All'asta c'era un partecipante che gli assomigliava, ad Hanzo. Non l'ho detto perché mi sembrava impossibile che fossero la stessa persona ma... a questo punto non posso escludere alcuna possibilità. Però, se proprio sono collegati, perché sprecare soldi ad assumere un tramite? Alla fine mi ha pagato senza problemi. Anzi, sembrava contento. - Guardò Yami, sperando che il suo discorso avesse un minimo di senso e logica dietro. Non sapeva neanche se fosse peggio o meglio che Hanzo si trovasse lì e che quelle due misteriose figure collaborassero o meno, ma almeno saperne un po' di più poteva aiutarla a non perdere la calma?
    Mmh, chissà. Sicuramente avrà un nome migliore di qualunque cosa abbiano aperto in questi anni. - Si mise a ridere dopo quell'affermazione. Fieri di lui? Non lo sapeva, in tutta onestà. Felici? Forse, almeno di non vederlo in prigione o in un centro di recupero per criminali. Sicuramente non delusi ed amareggiati, dai. Avrebbe aperto qualcosa in modo da far capire loro che non era strano, non era senza speranza. Se solo si fossero accorti prima che lui semplicemente cercava un qualcosa per sfogarsi, forse le cose sarebbero state diverse in quel momento. Non sarebbe a guardare il cielo con Yami, per esempio. Era davvero stancante rimuginare su ogni singola cosa che gli accadeva nella vita. Era fatto così e non era neanche abbastanza intelligente da trarne una lezione. Quando aveva provocato Saito quella fredda sera, quella era una delle tante brutte situazioni che si portava dietro da anni. Non era la prima volta che si picchiava con qualcuno o che finiva nei guai per averlo fatto. Quando aveva accettato gli ordini della Serpe, che ancora oggi erano un marchio indelebile sulla sua persona, non aveva mai pensato a rifiutare. La paura gli faceva accettare qualunque cosa, per quanto fosse stupida. Forse la differenza era che non si sentiva totalmente abbattuto dalla vita in quel momento? Il suo percepire una luce di speranza, per quanto paragonabile ad una lucciola, era qualcosa di diverso dal pensare di togliersi la vita per non subire il dolore del mondo.
    In effetti, qualcosa di positivo in questa situazione c'è stato. Ora si possono guardare le stelle a Tokyo. - Guardò verso la miriade di case e palazzi, mentre aspettava che il buio prendesse possesso della città. Per chiunque non abitasse a Tokyo sarebbe stato difficile definire il chiarore dei grattacieli lontani "buio", ma anche quella poca pace per i cieli giapponesi era molto per lui. Poter intravedere quei puntini luminosi era probabilmente qualcosa che succedeva solo quando durante le vacanze ci si allontanava dalla metropoli per cercare un po' di pace. Puntò gli occhi verso il cielo, facendo arrivare alla sua mente un ricordo che voleva solo dimenticare. Un lampo di luce e lui che era steso sulla schiena in quel vicolo, a guardare il manto nero e senza costellazioni della città. Odiava così tanto la sua vita, i suoi genitori, Tokyo, qualunque cosa gli passasse di fronte. In quel momento gli sorrideva il cielo, brillando come non mai verso di lui. Era probabilmente fioco e poco emozionante per chi aveva visto cieli migliori, ma a lui piaceva così. Sospirò, pensando che fosse un'enorme tristezza poterlo vedere solo quando metà città era vuota. Rimase silenzioso a guardare verso l'alto, sperando che un miracolo facesse apparire una stella cadente. Ma anche un idiota come Ryo sapeva che quelle si potevano vedere quando il cielo era terso e limpido, senza il gas e lo smog della città. Però... voleva dire che c'erano ed erano solo nascoste? Avrebbe espresso un desiderio a quelle meteore troppo timide per mostrarsi a lui. Che quella pace che stava vivendo in quel momento non se ne andasse, che non sfuggisse via. E che i membri di ETERNIUM fossero protetti da qualunque orribile avvenimento potesse cadere su di loro, se poteva rubare un'altra richiesta alle stelle.


    Edited by Dëlin - 10/12/2020, 13:07
     
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    Suppongo tu abbia ragione... - sussurrò spostando lo sguardo ascoltando Ryo parlare di quanto era avvenuto all'Asta. I sentimenti si mescolavano come una tempesta all'interno del suo petto: una parte di lei aveva riconosciuto di essersi semplicemente lasciata sopraffare dalla paura e dal timore, una cosa che aveva promesso a sé stessa di non lasciare mai più accadere tanto, tanto tempo fa; l'altra parte invece stava per crollare in una spirale di terrore ancora più acuto una volta sentito della presunta partecipazione del dottor Takashi all'Asta stessa. Da un lato le parole del Folle erano ovvie, solo perché perseguivano un obbiettivo simile non significava certamente fossero alleati. Chissà quanti come lei nel mondo là fuori volevano la liberazione delle unicità, il libero permesso di utilizzare le proprie abilità innate proprio come voleva lei, ma chissà quanti di questi lo volevano per motivi egoistici o per avere più libertà in azioni criminali. Prefiggersi lo stesso scopo non significava percorrere la stessa strada per raggiungerlo, essere disposti alle stesse azioni.
    Era caduta nella trappola più bieca del terrorismo: cadere, appunto, preda della paura. Avere timore di ogni persona che la circondava. Generalizzare le persone in base alle proprie idee. Proprio questo era il motivo che l'aveva spinta all'idea di non agire in quella situazione, di nascondersi e lasciare che fosse qualcun altro a fare quel lavoro al posto suo — qualcuno che lo faceva davvero di lavoro. Aveva paura che il suo giudizio potesse essere offuscato dalla paura e se quella poteva sembrare una scelta da codardi non era tanto perché non si sentiva in grado di contrastare quell'emergenza, non solo perlomeno, ma viceversa perché era conscia del proprio potere e aveva timore di non riuscire a controllarlo.
    Ricordava ancora il nauseante odore della carne carbonizzata di Daisuke, e non stava neppure cercando di utilizzare tutta la sua forza in quei momenti. E ricordava anche l'immagine di Daisuke con un cadavere tagliato a metà nei corridoi della UA. Ryo a cavalcioni su un uomo in un vicolo della città, tagliuzzandone il volto con la sua coda. Anche estendendo il concetto ad ETERNIUM, la realtà rimaneva la stessa: erano dei criminali e non erano semplicemente addestrati per gestire una situazione simile. Non avevano i nervi saldi e le capacità giuste per analizzare tutte le possibilità come chi lo faceva di mestiere. E le loro unicità erano delle armi letali. La svedese dai capelli bianchi era scesa a patti con questo fatto tanto tempo addietro: solo perché predicava il libero utilizzo dei quirk non significava che questi fossero dei giocattoli, anzi. E tutto ciò che si parava di fronte ai suoi occhi si riduceva a due scenari: uccidere qualcuno perché troppo forti o morire perché troppo deboli, proprio come contro quel tizio alla UA.
    Con quel pensiero qualcosa si accese nella sua mente. I suoi occhi azzurri saettarono verso Ryo. Quirk in pillola. Asta di Aogiri. Hanzo Takashi. Quirk in pillola. Asta di Aogiri. Hanzo Takashi. Attentato alla UA. Avevano passato così tanto tempo ad arrovellarsi su come quel tizio potesse avere così tante capacità probabilmente ognuna collegata ad un'unicità diversa, che fosse quella la risposta? Teletrasporto, liquefazione, campi di forza, annullamento delle unicità altrui, corrosione... Non c'era la minima possibilità che un essere umano normale potesse fare tutte quelle cose. Aveva sempre pensato che in qualche modo quelle capacità fossero collegate all'ingegneria genetica di cui la Serpe si pavoneggiava essere grandissimo esperto. E se invece fossero stati semplicemente quei quirk in pastiglia? D'altro canto si era sempre chiesta, almeno da quando aveva visto quell'annuncio su BABEL, perché chi voleva rimuovere le unicità dal mondo potesse giungere ad accumularle. Forse la risposta era sempre stata da cercare altrove. Ma era possibile che quelle pasticche esistessero da così tanto tempo e nessuno lo sapesse? Difficile a dirsi: quella era la prima Asta a cui avevano partecipato e nulla impediva potessero essere state vendute anche in precedenza. Nonostante tutto, decise di non dire nulla. Non voleva preoccupare Ryo coi suoi pensieri e, in ogni caso, tutte quelle discussioni erano inutili. Quello non cambiava nulla, vero o falso: né il suo timore, né la sua impotenza, né le sue decisioni. Quella, semplicemente, non era la sua battaglia.
    Già. - sorrise con semplicità al ragazzo dalla pelle scura. Osservando il cielo, quel tumulto interiore si era quasi acquietato. Non era diventato un lago limpido e cristallino ma dove prima imperversava la tempesta ora si poteva solo osservare qualcosa di indistinto sotto il velo d'acqua. Ci sarebbe voluto ben di più per superare quei dubbi, quelle incertezze, quelle paure, ma era un inizio. Non sapeva davvero se quanto sottolineato da Ryo poteva essere positivo. Una città semivuota, quasi fantasma, edifici privi di inquilini, gente che aveva abbandonato il posto di lavoro per andare al sicuro. Si chiedeva, unicità a parte, come tutta quella situazione avrebbe impattato Tokyo, o l'intero Giappone. Poteva qualcosa di simile avvenuto ad una città impattare sull'intera nazione? Come sarebbe stata la vita di lì a qualche mese? E, soprattutto... avrebbe potuto osservarla ancora, proprio come adesso?
    Tutto ciò che avevano, al momento, erano quei pallini bianchi che campeggiavano nel cielo violaceo. Astri morti tempo addietro ma che ancora illuminavano le galassie con i resti della loro esistenza. Chissà se un giorno qualcuno avrebbe potuto osservare la luce delle fiamme di Yami con la stessa ammirazione con cui lei, ora, fissava il cielo.
    Rimase in silenzio qualche minuto per poi abbandonarsi ad un lungo sospiro. Presa la lattina ormai vuota si alzò in piedi e si diresse verso la porticina che permetteva di accedere alle scale dal tetto per abbandonare l'edificio. Con l'abbassamento della temperatura dovuto alla sparizione del Sole iniziava a fare un po' freddo e le sue braccia si costellarono di tante piccole imperfezioni dovute alla pelle d'oca - Andiamo?
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    A volte a Ryo sarebbe piaciuto avere un Quirk per leggere i pensieri degli altri. Nelle giornate che passava a rigirarsi nel letto, aveva spesso fantastico sulla comodità di poter sapere i pensieri altrui. In quel modo si poteva sapere con certezza cosa la persona di fronte volesse, se ci si potesse fidare di quel che stava dicendo e se riuscisse veramente a comprenderlo. Anche Ryo aveva paura in quel momento, tremando internamente al pensiero che qualcosa potesse accadere ai suoi amici. Non sapeva se avesse tanto coraggio quanto ne avesse Yami, che era una semplice ragazza e sembrava più pronta di lui a pensare a qualcosa. Forse il problema era che lui di voglia di agire ne aveva troppa e non riusciva a pensare con chiarezza se la situazione lo riguardava personalmente. Anche per il suo rapporto con la figlia della signora Miko, non poteva negare che lui non voleva farci pace ma avere ragione. Era un comportamento un po' infantile, qualcosa che gli dicesse che era per una volta dalla parte giusta lo avrebbe rassicurato. Non sapeva cosa sarebbe successo a Tokyo, cosa avrebbero fatto per sistemarsi tutti, se la possibilità di salvarsi esistesse. C'erano così tante cose nella vita verso cui provava rimorso che sentiva che morire sarebbe stato quasi uno spreco sia di possibilità di scusarsi che di rinfacciare tutte le volte che aveva avuto ragione. Compreso aprire quella pasticceria, era qualcosa che voleva vedere con i suoi stessi occhi, che tutti a quelli a cui teneva vedessero. Non poteva fare granché contro quelle enormi forze che sembravano tirare i fili della città, ma poteva almeno mettere al sicuro dalle forbici del destino quei pochi filamenti sottili che ci abitavano. Daisuke, Yami, Yuya, Eve, la signora Miko, i suoi genitori ed i suoi fratelli. Ed anche la figlia della signora Miko, perché no. Li poteva proteggere ed assumersi quel compito? Si erano detti prima che non toccava a loro combattere per la città, ma se fosse stato necessario avrebbe combattuto per loro.
    Ma sì. Chiamiamo un taxi? Come dire... - Scese dal muretto, mettendosi in piedi e tenendosi i fianchi. Mostrando il tessuto a cui mancava poco per cadere e fargli fare la figura dello sketch comico, si poteva notare uno squarcio nella zona della schiena. Mi si sono rotti i pantaloni. - Era inquietante come gli si fossero rovinati due paia di pantaloni di fronte alla svedese, probabilmente lo scherzo di un qualche yokai che si divertiva fin troppo a farlo girare seminudo. Ryo sorrise in quel momento, ma aveva visto gli occhi di Yami di prima. Aveva già detto abbastanza quella sera, ma le sarebbe piaciuto poter fare di più. Yami stava bene, non poteva asfissiarla con le sue preoccupazioni. Forse era preoccupata per lui, ma in quel caso aveva decisamente sbagliato persona a cui offrire la propria ansia. Forse il metodo migliore per cambiare qualcosa era ironicamente non fare nulla e semplicemente seguirla in quel percorso tortuoso e di cui non si poteva vedere non solo la fine, ma neanche ad un centimetro dal proprio naso. Disattivò il suo Quirk, seguendo la svedese mentre questa lo anticipava e scendeva già le scale. Si immaginava cosa sarebbe successo se qualcuno li avesse visti scendere per quei gradini in quelle condizioni. L'occhio rosso non illuminava più il suo viso come quello di un demone, era solo un semplice ragazzo dai capelli bianchi spettinati e la pelle scura. Un passo alla volta, sarebbero scesi da quel santuario di pace che poteva fare invidia alle colonne dove un tempo gli asceti cercavano un collegamento con la propria divinità. Ryo non aveva questi concetti nella mente, eppure si chiedeva perché quei passi che lo portavano in basso lo gravassero così tanto. La cima dei palazzi e dei grattacieli forniva un punto di vista differente, quello di un essere libero e senza catene. Più che leggeri i pensieri forse gli sarebbe piaciuto avere la capacità di ignorare quelli degli altri, quelli che non poteva sentire.

    Quella sera tornando a casa si sarebbe buttato sul letto, cercando di assorbire quanto meglio le informazioni che Yami gli aveva dato. L'asta di Aogiri, un ricordo che voleva tenere lontano. PL, lo strano scienziato che emanava un'aura di mistero. La sua famiglia che forse lo stava aspettando a braccia aperte nella loro casa, forse si erano già dimenticati di lui. Già, la sua famiglia. Doveva contattarli e doveva dire loro che potevano contare su di lui. Prendendo il telefono avrebbe aperto la rubrica, sbloccando il numero di suo fratello Nile. Aveva ancora lo stesso numero, l'idiota, e non aveva nemmeno nascosto il fatto di essere Online ai numeri sconosciuti. Se non era in pericolo di vita per il gas probabilmente l'avrebbero rapito nel giro di poco. Era sempre stato uno scemo, nonostante si comportasse tanto da intellettuale. Cominciò a scrivere qualcosa, conscio che per fortuna non poteva vederlo scrivere in quella chat. Cominciò a scrivere qualcosa, interi poemi di scuse e di preghiere di ascoltarlo. Le cancellò tutte, lasciando sempre il box per scrivere vuoto. Quanto diamine era difficile dire cose del genere via chat. Ryo si addormentò senza scrivere niente, con il cellulare ancora in mano, sognando orribili rifiuti da parte di tutti.
     
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    È stata una bella rimpatriata, avevano di sicuro molte cose da dirsi. Wholesome & very interesting.
    Avete fatto 22 post quindi prendete il bonus, e visto che siete stati super indaffarati con l'evento che è stato gestito in maniera impeccabile, direi che possiamo ignorare i vari ritardi. Tanto riscatterete questa exp forse nel 2025 :stare:

    Ryo: 50+25exp +25exp(bonus liv)
    Yami: 50+25exp +100exp(bonus liv)

    Chiudo :sparks:
     
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22 replies since 6/9/2020, 22:36   550 views
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