Blessed by the Moonlight

Role | Fumio & Merascylla

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    Merascylla Chen
    Quella volta Merascylla era uscita di casa nel pieno cuore della notte.
    Soltanto pochi minuti prima, infatti, aveva ricevuto un messaggio da uno dei suoi colleghi di Deep Void; collega che era stato decisamente fortunato, perché solitamente la Villain sarebbe stata già crollata dal sonno molte ore prima: in quell’occasione, però, Galand aveva iniziato a muoversi sul letto della fanciulla insistentemente e aveva finito per svegliarla, facendo ben presto intuire la propria intenzione di ricevere un goloso pasto notturno.
    Un rettile davvero maleducato, non c’era che dire. Per le prossime volte la ragazza avrebbe fatto meglio a chiuderlo nella propria teca, prima di lasciarsi avvolgere dalle coperte, o avrebbe rischiato di ritrovarsi di nuovo succube dei vizi dell’animale.

    Merascylla doveva tanto a Fumio Masayoshi.
    Era stato solo grazie a lui se era riuscita ad accedere all’Organizzazione, un po' di mesi prima. Certo, non era stato affatto difficile convincerlo di esser abbastanza capace da poterne far parte, ma la propria testardaggine alla fine aveva avuto la meglio. Chissà se Fumio se n’era pentito, alla fine.
    In ogni caso, era stato quello stesso senso di “dover ricambiare il favore” che aveva spinto la nostra Merascylla a dirigersi al centro di Shinagawa, laddove risiedeva il collega.
    Gli aveva scritto di aver incontrato una tipa “poco simpatica” e che questa gli aveva provocato qualche “livido”.
    Sì, certo, come no.
    Figuriamoci se qualcuno le avesse mai potuto scrivere per dei semplici lividi, ad un’assurda ora della notte.
    Probabilmente il Caporecluta doveva essersi fatto male sul serio, scontrandosi con quella tizia, a tal punto che si era preoccupato. Oppure voleva davvero soltanto sapere se sui lividi ci andasse del ghiaccio.
    Fumio era un tipo orgoglioso?
    Non aveva avuto modo di conoscerlo in maniera tanto approfondita nel corso degli ultimi mesi: l’unica impressione che le aveva sempre fatto, però, era di certo quella relativa all’essere leggermente un po'... scorbutico? Tenebroso? Non sapeva nemmeno lei bene come definirlo.
    Fatto stava che lo trovava a dir poco adorabile.

    Il Taxi si fermò dinanzi all’abitazione del Caporecluta, cosicché Merascylla abbandonò l’autovettura facendo quanta più attenzione possibile, avendo cura che il proprio hanfu non si incastrasse nella cinghia del sedile o tra le strutture di ferro al di sotto di esso.
    Sì, figuriamoci se persino in un’occasione del genere Merascylla potesse evitare di vestirsi come al solito.
    Aveva optato per un meraviglioso Hanfu bianco e azzurro, su cui erano ricamate fantasie che ricordavano dei volatili, in particolare delle gru. L’abito era estremamente costoso e, soprattutto, lungo, ma di certo non era un problema per Merascylla, abituata a vestiti simili da tantissimi anni.
    Al contrario, la Villain si muoveva con estrema facilità e leggerezza e, dopo aver pagato, si diresse al portone del palazzo e lo attraversò, raggiungendo in non troppo tempo il piano predestinato.

    Prima di bussare alla porta, si sistemò leggermente i capelli, che erano raccolti in due gruppi come di consueto, legati da un paio di codini di colore bianco perlaceo.
    Sul volto della Recluta dominava il suo solito sorrisetto misterioso e serafico, mentre le palpebre erano rilasciate per metà come sempre, facendole assumere un aspetto assonnato, perso nel vuoto, confuso: già, peccato però che Merascylla avesse quell’espressione ventiquattro ore su ventiquattro.
    Premette il pulsante del campanello e tornò a stringere fra le mani il suo kit del pronto soccorso, che aveva avuto premura di portarsi dietro.

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    FUMIO MASAYOSHI
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    La sveglia sul comodino segnava quasi le tre e mezzo di notte, la stanchezza stava cominciando a farsi sentire; nella sua camera, sotto la luce artificiale che proveniva dal soffitto, Fumio spiò per l'ennesima volta il proprio riflesso nello specchio a parete appeso ad uno dei muri, come se volesse controllare se fosse cambiato qualcosa dai minuti precedenti.
    Speranze vane, il suo aspetto era perfettamente in disordine come sempre e come - in effetti - qualche attimo prima, quando si era controllato per la quattordicesima volta. Oltre alle solite ciocche azzurre, scompigliate ad arte, che gli ricadevano sulla fronte e sulla schiena fin quasi alla vita, non c'era altro che non fosse più fuori posto del solito. Beh, quasi niente.
    Fumio era un animale notturno e di norma a quell'ora era tutt'altro che stanco, a volte tornava da "lavoro" anche più tardi e fino alle cinque di mattina non gli veniva uno stralcio di sonno. Il fatto che al momento non si sentisse solo stanco, ma proprio sfinito, era dovuto unicamente al suo incontro ravvicinato con quella tizia vestita di bianco, Lady Azira, che lui aveva amichevolmente soprannominato power ranger bianca. Incontro molto ravvicinato, di cui avrebbe volentieri fatto a meno e che lo aveva lasciato mezzo tramortito al suolo a chiedersi cosa diavolo avesse sbagliato quella volta nella sua vita.
    Onestamente, non sapeva nemmeno con quale energia si fosse trascinato a casa, ma non appena ci era arrivato e si era chiuso alle spalle la porta del proprio appartamento aveva avuto le forze solo per collassare a terra appoggiandosi contro una delle pareti. Patetico. Aveva racimolato un briciolo di voglia di alzarsi e raggiungere camera sua dopo qualche minuto composto unicamente di silenzio e respiri profondi, guidato dal pensiero che se fosse rimasto lì, la mattina successiva si sarebbe sentito solo peggio. Non pensava di essere messo così male, ma quando si era tolto la maglia per controllare in che stato fosse... aveva scoperto che si sbagliava. Eccome se si sbagliava.
    Fumio aveva l'abitudine di sminuire tutto ciò che gli succedeva, etichettando le cose come poco gravi anche se la realtà dei fatti era diversa. In quell'occasione si rese conto da solo che mentirsi sarebbe stato inutile.
    Si era fatto picchiare come un idiota e quello era il risultato che si meritava.
    Il taglio sulla fronte aveva smesso di sanguinare da un pezzo e era ben intenzionato ad ignorarlo, quello che non poteva ignorare erano le numerose macchie ed abrasioni in alcuni punti, ancora non propriamente lividi, ma destinati a diventarlo a breve, che costellavano la sua carnagione pallida come un dipinto rovinato dal fuoco. I più evidenti stavano sulla clavicola e sul fianco sinistro, due punti in cui Fumio ricordava di aver preso in pieno le macerie del muro che la sua avversaria gli aveva fatto crollare addosso. Ah, e poi c'erano le mani, che erano decisamente messe peggio di tutto il resto. Il dorso arrossato, appena gonfio e pieno di bruciature. Gli faceva male persino muovere le dita, il che era strano, ci sarebbe dovuto essere abbastanza abituato perché era un effetto collaterale del suo quirk, ma era la prima volta che trovava la reazione così violenta e invasiva.
    Forse si era lasciato prendere dal panico anche per quello, forse no, ma il suo primo pensiero era stato quello di doversi far vedere da qualcuno. Perché, suo malgrado, aveva esperienze con i lividi ed era sicuro di poter affermare che quelli fossero su un altro livello rispetto a quelli che nascondeva da ragazzino. Ma la clinica Omori era lontana e lui, in quel momento, non aveva materialmente le forze di arrivare fin laggiù. Aveva iniziato a cercare su internet, ma come al solito le info erano troppo generiche o troppo specifiche, tra chi diceva di metterci del ghiaccio sopra e chi di non esagerare perché dipendeva dal tipo di livido, doveva fare attenzione che non si fossero rotti i capillari, Fumio aveva rinunciato a capirci qualcosa nel giro di due minuti e mezzo. Ed era anche in procinto di rinunciare del tutto e crollare sul letto, quando si era ricordato di... beh, l'ultima persona di cui si sarebbe voluto ricordare, a dire il vero.
    Merascylla Chen.
    Una ragazzina che ad occhio avresti detto avere non più di sedici anni ed invece ne aveva due o tre in più di lui. Fumio l'aveva incontrata appena prima della catastrofe di novembre dello scorso anno e dire che la conoscesse sarebbe stato un paradosso, ma - in qualche modo - lo aveva convinto che potesse essere utile per Deep Void ed eccoci alla situazione attuale.
    Sia chiaro, non gli stava antipatica, solo...
    Come dire, la trovava un po' inquietante.
    E credeva di avere tutte le ragioni per pensarlo.
    Gli ricordava - nemmeno troppo vagamente - la Ying-clone, con quell'espressione sempre a metà fra lo svampito e il sornione stampata in volto: non avrebbe saputo dire se fosse positivo o no.
    Non sapeva perché gli fosse venuta in mente proprio lei, ma in parte doveva essere perché si era visto privo di qualsiasi altra opzione, in parte perché la sezione secondaria del suo cervello adibita al raccogliere informazioni inutili gli aveva fatto la grazia di ricordargli una delle loro prime conversazioni in cui aveva appreso che la giovane studiasse medicina o quel che era. Quindi forse sapeva trattare di lividi o contusioni meglio di lui e di internet.
    A dir la verità non si aspettava minimamente che gli rispondesse subito, né che la conversazione prendesse la piega che aveva preso, ma avendo lei un serpente come animale domestico, parlare di aspettative era abbastanza controproducente. Il fatto era che ad opporsi non ci aveva nemmeno provato, perché quando Merascylla si metteva in testa qualcosa spostarla dalle sue convinzioni era pressoché impossibile, e lui lo sapeva fin troppo bene quanto sapeva essere insistente.
    Per cui, non appena il suono del campanello lo riscosse, lì davanti allo specchio, Fumio ebbe ben poco di cui sorprendersi. Prese la maglia, se la infilò nuovamente dalla testa, trattenendo una lieve smorfia di dolore quando la stoffa si posò sulla propria pelle martoriata, e si trascinò verso l'ingresso.
    Quando si trovò di fronte alla maniglia, tuttavia, esitò qualche istante, ritrovandosi a trattenere il fiato. Aveva una strana sensazione d'ansia che lo accompagnava da prima.
    Da una parte gli faceva piacere che Merascylla fosse venuta fin lì alle tre di notte per aiutarlo, dall'altra era conscio che l'unico interesse che la fanciulla nutriva nei suoi confronti era probabilmente quello di trovarlo un buon cadavere da dissezionare e aveva un po' paura di scoprire cosa avesse detto o fatto nello scoprire che avesse palesemente mentito dicendo di star bene, dato che gli sembrava sarebbe potuta diventare quel tipo di dottoressa disposta ad aprirti lo stomaco senza anestesia.
    Con un sospiro si fece coraggio, rilasciando in un soffio tutta l'aria trattenuta, e socchiuse la porta ritrovandosi di fronte la capigliatura color glicine della giovane.
    Altra cosa: non aveva ancora capito come mai si vestisse sempre come una principessa di qualche novel cinese, ma almeno era, uhm... carina, sì.
    Al contrario suo che aveva ancora i jeans neri scolorito con cui era uscito prima e un semplice pullover blu. Fumio la squadrò appena e adocchiò immediatamente la cassetta di pronto soccorso che si era portata appresso.
    «Avevo detto che non importava...» bofonchiò, corrucciando appena le sopracciglia perché era sicuro di aver pensato un "ciao, come stai", ma si fece comunque da parte per lasciarla entrare.
    Fumio era un tipo orgoglioso?
    Nah, quasi per niente. Era più il suo non voler causare problemi che lo faceva sembrare un po' chiuso, visto che era convinto di causarli soltanto respirando. Un po' di orgoglio gli avrebbe fatto bene, purtroppo per lui ancora non lo vendevano in bottiglia.
    Casa sua era piuttosto semplice: c'era un ingresso alla giapponese seguito da un corridoio che dava su cinque stanze. Anche troppo grande per una persona sola, a dire il vero.
    La stanza più grande era la cucina-soggiorno, che si intravedeva dalla prima porta scorrevole appena socchiusa sulla destra e sembrava dare su una terrazza, poi c'erano due camere un bagno e un ripostiglio.
    Ovviamente metà dei mobili con cui era arredata non erano suoi, non aveva avuto molto tempo per fare quei conti quando si era trasferito, considerato che l'aveva fatto praticamente di nascosto, non volendo che suo zio scoprisse dove sarebbe andato. Aveva avuto la premura di scegliere un appartamento già arredato e poi nel giro di qualche settimana aveva semplicemente portato con sé quello che aveva potuto. Gran parte dei suoi vecchi mobili probabilmente erano ancora a casa di quell'uomo, ma Fumio non aveva mai avuto coraggio di rimetterci piede.
    Ora che ci pensava, Merascylla era la prima persona - nonché ragazza - che metteva piede in casa sua da anni.
    «Uhm, in fondo a destra c'è camera mia.» disse, non appena ebbe modo di richiudere la porta. Non aveva idea di come comportarsi. Grandioso.
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    Merascylla Chen
    Merascylla dovette attendere qualche secondo, prima che Fumio arrivasse alla porta di ingresso. Quando quest’ultima si aprì, il giovane membro di Deep Void si sarebbe ritrovato davanti la fanciulla che, nel frattempo, non avrebbe smesso neanche per un istante di sorridere in quella maniera alquanto sinistra.
    La ragazza squadrò Fumio dalla testa ai piedi, mantenendo la propria espressione pressoché immutata, ma facendo attenzione a qualsiasi particolare si potesse scorgere sia per ciò che riguardava le proprie lesioni, sia del proprio... vestiario, sì, come al solito Merascylla prestava molta attenzione anche a quello. Ah, naturalmente si soffermò ad ammirare anche la sua meravigliosa chioma: per quanto questa fosse disordinata, la Villain trovava quella cascata blu zaffiro estremamente affascinante.
    Ah, sì certo, le lesioni.
    Da ciò che riusciva a scorgere da lì - e con i vestiti addosso - Merascylla notò subito un taglio sulla fronte e le mani... rovinate.
    In fin dei conti Fumio non stava tanto male da poter essere dissezionato. Un vero peccato, no?
    «Fumio caro, più di chiunque altro dovresti sapere che convincermi è molto più difficile di quanto credi.»
    Gli disse, sollevando gli angoli della bocca in un luminoso sorriso, inclinando di poco il capo a sinistra.
    D’altra parte, come già detto prima, era stata la stessa testardaggine della Villain a consentirle di superare le barriere di incertezza del collega così da permetterle un biglietto di ingresso all’interno di Deep Void.
    «Sei vestito in maniera orribile.»
    Disse, in tono dolce e gentile, rendendo il sorriso più lieve ma senza far sì che questo sparisse dal proprio volto. Gli occhi, come al solito, continuarono a scrutare l’altro con aria assopita. Qualcuno che non conosceva Merascylla avrebbe affermato che potesse aver sonno, guardandola, soprattutto considerando quell’ora della notte: niente di più sbagliato. Merascylla era così più o meno sempre.
    «Ma non posso fartene una colpa, chissà quante ne hai passate stasera. In compenso i tuoi capelli sono sempre bellissimi, vorrei tanto spazzolarli.»
    Continuò, senza accennare a diminuire l’entità della tenerezza che accompagnava le frasi che abbandonavano le proprie labbra. Che poi, Merascylla cosa si aspettava di preciso? Che una persona che stava riposando a casa propria dovesse starsene conciata come se dovesse andare ad una cena di gala?
    In ogni caso, non si fece ripetere da Fumio neanche due volte di entrare in casa e lo sorpassò immediatamente, stazionando all’ingresso e lasciando che i propri capelli volteggiassero a mezz’aria, per poi fermarsi qualche passo prima di intraprendere il corridoio.
    Era una casa tradizionale, non c’era granché di particolare né tantomeno qualcosa fuori posto: forse, l’unica considerazione che Merascylla avrebbe potuto tener in conto è che fosse un po’... grandicella, almeno scrutando il corridoio e il numero delle stanze. Possibile che Fumio vivesse lì con qualcun altro? Era fidanzato? Sposato? Aveva dei figli?
    Quelle idee frullarono tra i pensieri della ragazza tanto velocemente quanto sparirono poi via, decidendo di prestare attenzione al vero motivo per cui era lì e tralasciando per un po’ la sua sete di gossip curiosità.
    Si guardò un po’ attorno, quindi, prima di riportare la propria attenzione sul collega.
    «Hai del ghiaccio? Se sì, mi servirebbe.»
    Domandò. Per ovvie ragioni Merascylla non si era portata dietro del ghiaccio, altrimenti questo si sarebbe di certo sciolto durante il tragitto.
    «Nel frattempo spero che non ti dispiacerà raccontarmi che cosa ti è successo precisamente. L’anamnesi è estremamente importante per operare al meglio.»
    Ridacchiò, cosicché lasciò il manico del proprio kit con una sola mano e portò le punte dell’altra alle proprie labbra, ma facendo terminare quella lieve sghignazzata nel giro di poco tempo.
    A quel punto, sia se Fumio si fosse diretto in cucina per prendere del ghiaccio, sia se l’avesse seguita, Merascylla si sarebbe incamminata in direzione della sua stanza, ma fermandosi ad un passo dal suo ingresso.
    «Ohw, Fumio.»
    Disse, a voce più alta se in quel momento il Villain fosse stato lontano, posando delicatamente una mano sulla porta.
    «Quasi dimenticavo. Spogliati
    Venne imposto decisamente come un ordine, più che come una richiesta, ma tutto sommato era facilmente prevedibile che Fumio avrebbe dovuto esporre le parti del corpo lesionate all’aria aperta, per visitarle in maniera adeguata.
    Naturalmente tutto ciò non metteva a disagio Merascylla neanche per un minimo, anzi, la nostra Villain trovava molto simpatico stuzzicare una personalità tenebrosa come quella del collega.

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    Fumio era abbastanza consapevole di non essere proprio nella posizione di lamentarsi, ma ciò non gli avrebbe impedito di farlo lo stesso. Merascylla ci tenne tantissimo a ricordagli di essere difficile da convincere nemmeno messo piede in casa, il che indusse il ragazzo dai capelli blu ad alzare gli occhi al cielo sconfitto e consapevole di come controbattere sarebbe stata solo una perdita di tempo. E lui ce l'aveva anche la brutta abitudine di controbattere e far notare agli altri le loro falle logiche, ma si limitava a farlo quando sapeva di aver ragione.
    «Lo so. – sospirò, infatti, sconsolato, incassando poi il gentilissimo complimento di lei sul proprio vestiario, mentre si spostava dalla soglia per farla entrare. – Beh, grazie tante. Fortuna che hai abbastanza stile per entrambi, allora.»
    Nonostante il tono apparentemente seccato, era bene precisare che a Fumio, in quel momento, non poteva importare di meno né dei suoi vestiti né dell'opinione dell'altra Recluta di Deep Void: al di là del fatto che si sarebbe vestito così in qualunque altra situazione perché il suo armadio era composto quasi unicamente da capi scuri che si distinguevano forse per la diversa gradazione di nero, gli sembravano tutto sommato normali e non ci trovava niente di orribile. Forse a fargli uscire quel tono era stato l'inesistente tatto di Merascylla e l'espressione pacifica ed innocente con cui la giovane veicolava frasi che di gentile avevano ben poco. Beh, pazienza, non che lui fosse tanto meglio, in fondo.
    C'erano modi e modi di vestirsi certo, ma non era sicuro di voler scoprire cosa non fosse orribile per lei visto che non aveva nessuna intenzione di cambiarsi per farle un favore e mettersi uno di quei cosi svolazzanti, tantomeno di diventare la sua barbie personale: gli bastavano le bambine amiche di suo fratello che facevano a gara per potergli fare le trecce ogni volta che andava a trovarlo all'ospedale. Se avesse vissuto anche un solo giorno con i suoi capelli avrebbe saputo che pettinarli era una pessima idea.
    Chiusa la porta con l'ennesimo sospiro, Fumio si preparò mentalmente a diluire l'ansia di avere una persona oltre sé stesso in casa propria. Servì a qualcosa? Ovviamente no.
    Fortuna o sfortuna volle che aveva già preso del ghiaccio mentre la aspettava, senza alcuno scopo particolare se non quello di aver ipotizzato che potesse servire. Non era passato tanto e lo aveva messo in una borsa termica, quindi in teoria doveva andar ancora bene, motivo per il quale lanciò solo uno sguardo veloce verso la cucina mentre Merascylla si avviava lungo il corridoio, prima di decidere di lasciar perdere e seguirla.
    «Anamnicosa?» domandò, sovrappensiero e non certo di aver capito che diavolo aveva appena chiesto, occupato a riflettere se era il caso di andare a prendere altro ghiaccio o meno.
    In realtà non era sicuro di voler raccontare quello che gli era successo, convinto di passare per lo stupido che si era fatto pestare, ma aveva la sensazione che presto o tardi Merascylla gli avrebbe comunque cavato le parole di bocca, per cui la sua facoltà di opporsi venne obliterata per la seconda volta di fila nell'arco di venti minuti.
    Prima che potesse anche solo pensare a come articolare un discorso di senso compiuto, conscio che la situazione vissuta avesse un che d'irreale, la Recluta dai capelli lilla ebbe la meravigliosa idea di riportarlo sull'attenti ricordandogli come si chiamava e chiedendogli di spogliarsi.
    Inutile dirlo, Fumio si inchiodò sul posto a pochi passi da lei e dalla porta di camera sua.
    Tutto perfettamente normale, insomma.
    Precisiamo, era effettivamente tutto normale, c'erano solo due cose che avevano disturbato lo status quo del ragazzo dei capelli blu. La prima, per quanto strana, era che a Fumio non piaceva quando lo chiamavano per nome così di punto in bianco, gli sembrava di essere un cane (beh) e di aver fatto qualcosa di sbagliato per cui dover esser rimproverato. La seconda era che in realtà aveva già messo in conto di doversi spogliare e l'idea aveva smesso di provocargli fastidio un quarto d'ora prima, se Merascylla non gli avesse detto nulla lo avrebbe comunque fatto senza uno straccio di problema, e invece ora la sua richiesta lo aveva quasi messo in crisi.
    Niente di che, chiaro, più quel tipo di crisi che gli avrebbe fatto sputare l'acqua che in quell'istante non stava bevendo.
    Nel senso, era davvero assolutamente normale.
    Sì, ma anche no. Anzi, più no che sì quando non sei in grado di processare le relazioni umane. In effetti... doveva davvero togliersi i vestiti davanti a lei? Fumio assottigliò appena le iridi ambrate, cercando di scorgere qualcosa nel viso della Villain. Lo aveva detto con malizia?
    La logica gli diceva di no, ma ormai gli era stato instillato il dubbio e la logica sarebbe potuta essere in vacanza alle Maldive, non avrebbe fatto differenza. Lo stava stuzzicando? Era perché erano un ragazzo e una ragazza da soli...? Al solo pensiero, si sentì avvampare e distolse lo sguardo seduta stante. Per tutti i kami, c'era un limite a quanto ci si poteva sentire idioti?
    «Lo... avrei fatto lo stesso. Non c'era bisogno di puntualizzare...» mormorò, cercando di darsi un po' di tono, ma un orecchio attento avrebbe potuto intuire senza troppe difficoltà che fosse stato leggermente colto in contropiede. Non rimase comunque oltre a fare la bella statuina, anzi, dopo aver risposto, prese, avanzò verso la porta socchiusa e la sospinse poggiandoci la mano sopra, nella speranza che quello servisse ad evitare una possibile risposta o frecciatina da parte dell'altra.
    Camera di Fumio era un pelo meno semplice del resto di casa sua, probabilmente perché era la stanza in cui passava più tempo ed aveva finito per assumere una sfumatura che lo rispecchiava un po' di più. Le pareti erano chiare e c'erano i classici mobili che avresti trovato in ogni camera: un armadio con le ante scure, una piccola libreria piena per lo più di manga e vecchi libri di scuola, un letto con le coperte blu e nere per rimanere in tema ed una scrivania con due monitor di un computer ed uno che sembrava appartenere ad una tavoletta grafica. Ai muri erano appese alcune mensole, il suo skate, uno specchio, e sulla parete di sinistra c'era una finestra, sotto alla quale, sorprendentemente, una sorta di comodino con dei cassetti faceva da ripiano ad un acquario rettangolare con due pesci rossi.
    Fumio non era una persona molto ordinata. Non era nemmeno disordinata, a dire il vero, era più corretto dire che avesse il suo ordine mentale in cui solo lui era capace di trovare le cose. Diciamo che aveva fatto del suo meglio per far sparire il disordine vero e proprio nel lasso di tempo che Merascylla aveva impiegato a trovare un taxi che la portasse fino a lì. L'unica cosa che non aveva fatto in tempo a toccare era stata la scrivania, sulla quale c'erano - oltre ai monitor - delle matite, un quaderno, un paio di blocchetti di post-it, il suo cellulare, le sue cuffie, un joystick di una probabile playstation, la fantomatica borsa con il ghiaccio e due cubi di Rubik, uno colorato ed uno bianco, entrambi risolti. Sì, dopo che Norio gliene aveva parlato si era incuriosito e se ne era comprato uno, anche se non aveva ancora idea di cosa ci fosse scritto sulle facce.
    «Il ghiaccio. – fece Fumio, una volta entrato e sorpassata Merascylla, indicando la scrivania. – Comunque... stavo... recuperando dei soldi di una taglia per Deep Void.» aggiunse poco dopo. Non aveva ancora idea di cosa fosse l’anamnesi, ma aveva intuito c'entrasse qualcosa raccontare come si fosse fatto male.
    «Qui a Shinagawa c'è, uhm, una specie di azienda di proprietà della Yakuza, credo. Non era una cosa molto stealth, questa tizia mi ha inseguito, mi ha fatto crollare un muro addosso e... vabbè altro. Aveva un quirk di potenziamento o qualcosa di simile. Non lo so, ma non credo che nessun essere umano abbia abbastanza forza da tirare giù un muro a mani nude.» biascicò, scrollando appena le spalle e pentendosene immediatamente, visto che ogni movimento era una nuova e mirata fitta di dolore. La maglia, però, non se la tolse.
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    Merascylla Chen
    Nonostante Fumio apparisse sempre tanto scontroso, Merascylla non poteva fare a meno di trovare a dir poco adorabili e dolci i suoi modi di fare. La fanciulla, infatti, aveva sempre avuto l’impressione che il collega fosse il classico tsundere, tant’è che Fumio stesso non le aveva mai fornito elementi tali da poter ritenere il contrario.
    L’imbarazzo che manifestò alla richiesta (o forse dovremmo chiamarlo “ordine”) della Villain, infatti, non fece altro che rafforzare la tesi secondo la quale il meccanico fosse un tortino dal cuore morbido al cioccolato.
    Certo, Merascylla poteva anche sbagliarsi, ma in quel caso ci sarebbe rimasta malissimo: ormai l’idea che si era fatta sul proprio interlocutore era quella e non l’avrebbe cambiata.
    La ragazza non disse nulla, comunque, facendo finta di non aver sentito cosa avesse mormorato di preciso l’altro, giusto perché non voleva metterlo ulteriormente a disagio. Doveva visitarlo e non aveva voglia di ricevere paletti da parte del suo atteggiamento. Al contrario, continuò a dargli le spalle, osservando la sua stanza e avendo cura di notare ogni singolo particolare la caratterizzasse, convinta potesse fornirle informazioni utili sulla personalità del giovane.
    Ed in effetti quella camera rispecchiava Fumio in tutto e per tutto, a partire dai colori fino alla semplicità, passando per una nota decisamente nerd.
    «Grazie tesoro, sei molto gentile.»
    Rispose, col suo solito sorrisetto ambiguo, quando il collega le indicò il ghiaccio, per poi ascoltare pazientemente che cosa fosse accaduto di preciso con la persona che gli aveva provocato quella lesioni.
    «Capisco, quindi praticamente ti è crollato un muro addosso.»
    Asserì, con una calma a tratti spaventosa, manco avesse appena detto qualcosa di frivolo, per poi poggiare il proprio kit medico accanto all’acquario, su di un comodino di fronte la finestra.
    «Dovresti fare attenzione, Fumio caro, soprattutto quando si tratta di lavoro. E lo dico per te, perché tutto sommato ci tengo che tu stia bene.»
    Proferì, con il suo solito tono di voce melodioso che quasi faceva venire sonno, mentre frugava nel kit se ci fosse tutto oppure se avesse dimenticato qualcosa di importante.
    «Conosci l’identità di questa tizia? Potrei ucciderla, se vuoi, o almeno fare in modo che non possa più camminare.»
    Disse, con fare gentile, totalmente in contrasto con ciò che aveva appena proferito, continuando a far permanere sul proprio volto quel sorriso tanto carino quanto sinistro.
    A quel punto, dopo aver dato le spalle a Fumio per tutto quel tempo, Merascylla si sarebbe di nuovo girata in sua direzione, e con sommo dispiacere avrebbe notato che il ragazzo fosse ancora del tutto vestito.
    Non aveva forse sentito bene?
    «Ohw.»
    Sospirò, con aria delusa, ma senza smettere di sorridere. Indicò quindi il letto, sollevando un arto, cosicché anche il manico del lungo abito vibrò nell’aria per qualche istante, prima di posarsi di nuovo sulla candida pelle della fanciulla.
    «Devo di nuovo invitarti a spogliarti, Fumio. Maglietta, pantaloni, slip: togli tutto ciò che ritieni possa aver riportato delle lesioni. Sono stata abbastanza chiara? Spero di sì perché altrimenti mi toccherà spogliarti personalmente e non so quanto ti convenga.»
    Era ancora dolce e carina, ma quella volta una leggera nota più severa fu lievemente udibile attraverso le proprie parole.
    Probabilmente non avrebbe fatto altro che mettere il collega in ulteriore imbarazzo, soprattutto con il riferimento alle mutande. Beh, Merascylla aveva visto tanti corpi, sia vivi che morti, per cui non c’era parte del corpo che potesse rappresentare qualcosa di diverso da una mera porzione anatomica, per lei.
    «Vuoi che mi spogli anche io? Magari così ti senti meno a disagio, non so, dimmi tu.»
    Avanzò quella proposta assurda con una naturalezza a dir poco disarmante, un po’ come ogni cosa che diceva.
    «In ogni caso, una volta che avrai fatto devo chiederti di stenderti sul letto e rilassarti, al resto ci penserò io.»
    A quel punto si voltò nuovamente in direzione del Kit, come per ultimare la preparazione degli strumenti.
    «È così emozionante. Di solito non ho molti pazienti vivi, dovresti sentirti onorato, Fumio caro.»
    Che quella fosse tutto tranne che una rassicurazione, era un altro discorso. Per il momento, il membro di Deep Void avrebbe fatto meglio a togliersi quei vestiti di dosso prima che Merascylla iniziasse a toccarlo per tentare di strapparglieli con la forza. Sì, ne era capace eccome.

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    FUMIO MASAYOSHI
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    Era una vera fortuna che Fumio non sapesse che Merascylla lo trovava "adorabile", perché se lo avesse scoperto con ogni probabilità non avrebbe saputo come reagire e non le avrebbe creduto. Per lo più perché era convinto di stare antipatico a tutti senza eccezioni: bello non avere autostima, vero? Beh, forse non gli sarebbe dispiaciuto essere trattato come un orsacchiotto di peluche, ma se si comportava come si comportava era anche per evitare di scoprirlo.
    «Beh, sì.» rispose, alla faccenda del muro, quasi più calmo di lei, come se ci avesse riflettuto su per vedere se poteva usare qualche sinonimo, ma senza risultati. D'altronde era quello che aveva detto ed era abbastanza convinto che nei veri scontri fra criminali potesse succedere ben di peggio. Eizan gli aveva raccontato che la notte in cui era morta la Madame il Teatro Imperiale aveva quasi preso fuoco, quindi non riteneva il crollo di un muricciolo di periferia una cosa chissà quanto scioccante.
    All'affermazione seguente della ragazza, tuttavia, inarcò un sopracciglio, ritrovandosi ad incrociare le braccia con circospezione. Non sapeva proprio come faceva a trovare tutto quello che usciva dalla bocca di Merascylla incredibilmente poco credibile. Forse perché metà delle sue frasi sembravano vuote e prive di interesse. Lei, preoccupata? Ma per favore. Neanche Fumio si preoccupava per sé stesso, figuriamoci. Per quale motivo, poi?
    Stava quasi per risponderle a tono, sottolineando che non era facendo finta di preoccuparsi per lui che avrebbe ottenuto una promozione in Deep Void, ma quello che la giovane disse immediatamente dopo lo fece accigliare ancora di più.
    «Ah? Come funziona? Io devo fare attenzione e tu puoi andare a spezzare le gambe alle persone a caso? – replicò, leggermente stizzito. Era rimasto più interdetto da quella strana disparità di compiti che aveva spartito piuttosto che dal fatto che si fosse offerta di uccidere una persona così dal nulla, però non aveva mica bisogno che lo vendicasse o simile. Era capacissimo di cavarsela da solo. Ed era comunque lui il senpai in quella relazione, che diamine. Era solo che quella era stata una richiesta un po' improvvisa, normalmente avrebbe passato almeno un paio di giorni a prepararsi e a far mente locale, come quando era andato alla mostra di Hebenon. Nonostante le apparenze, Fumio non era mica uno sprovveduto. Sospirò e alzò appena le spalle, sciogliendo le braccia ed un po' ignorando i muscoli indolenziti. – Non lo so comunque. Usava Lady Zira... Azira, qualcosa del genere, come pseudonimo e andava in giro mascherata. Ma tanto non credo riusciresti a farle niente, non ci sono riuscito neanche io. E poi chiederei agli uomini in nero, non a te.»
    Nota a margine: a conti fatti Fumio non aveva idea di cosa facesse il quirk di Merascylla e pensava che fosse decisamente più debole di lui, per metà ingannato dalla statura della giovane dai capelli lilla.
    Chiusa quella parentesi, ben consapevole di star temporeggiando, quando Merascylla gli ricordò che si doveva spogliare, Fumio ci mise molto poco a recuperare tutto l'imbarazzo che aveva momentaneamente accantonato. Anche perché poi aggiunse che magari poteva fargli compagnia spogliandosi a sua volta, così tanto per, cosa che fece assumere al viso del ragazzo all'incirca diciotto diverse sfumature di rosso nell'arco di cinque secondi.
    «No-Non voglio che tu faccia proprio un bel niente!» sbottò, con lo stesso atteggiamento che avrebbe assunto un gatto a cui hai pestato la coda. Si vergognava? Assolutamente sì, ma il problema principale per cui Fumio odiava spogliarsi, oltre al fatto di essere con una ragazza e trovare questa cosa già imbarazzante di suo, era presto detto: la cicatrice sulla schiena. Non era proprio un taglietto che passava inosservato, dato che gli attraversava tutto il busto in obliquo, dalla spalla sinistra al fianco destro, e aveva la classica sagoma espansa da bruciatura. Non era per niente un taglio dritto o netto e, nonostante fossero passati anni, non rimaneva molto carina da vedere. E ovviamente tutte le persone che la notavano erano incapaci di stare zitte e facevano inevitabilmente domande.
    Domande a cui lui odiava rispondere.
    Ad onor del vero, Fumio era pieno di cicatrici, varie e sparpagliate un po' ovunque: alcune erano residui dell'incidente, altre risultato dello skate, altre ancora regali di suo zio, altre ancora perché era semplicemente inadatto a vivere, ma era un discorso che era meglio sorvolare, soprattutto gli ultimi due. In generale, aveva un sacco di problemi con il suo aspetto fisico. Si era sempre visto troppo alto, troppo magro, troppo pallido perché la sua carnagione chiara lasciava intravedere le vene in molti punti, insomma, capelli di corallo e cicatrici erano solo l'ultima aggiunta che non era nemmeno necessario menzionare. Non che gli mancassero i muscoli, non era gracile, o ci sarebbe rimasto sotto quel muro, ma era ben lontano da essere uno di quegli energumeni super-allenati che passavano intere giornate in palestra.
    Sperò solo che Merascylla non dicesse nulla e si limitasse a controllare le ferite, anche se vista la sua parlantina ne dubitava fortemente.
    Quindi dopo l'ennesimo sospiro si fece coraggio e si avviò verso il suo letto, togliendosi di nuovo prima la maglia e poi i jeans scuri. Ah, fantastico, aveva pure una sbucciatura sul ginocchio destro. Non se ne era accorto.
    Rimase in boxer, ma no, quelli non aveva nessuna intenzione di toglierli. Non gli importava un fico secco di quante persone nude, vive o morte, avesse visto la collega prima, il problema veniva da parte sua, non da lei.
    «No. Questi li tengo e non ti azzardare a...» mormorò, cominciando a stendersi sul letto, e avrebbe volentieri aggiunto "toccarmi", ma era leggermente controproducente visto che doveva pur sempre visitarlo in qualche modo, quindi interruppe solamente la frase, lasciando quella pseudo minaccia in sospeso. Che poi tanto minaccia non era, ma anche Fumio sapeva mordere quando qualcuno invadeva troppo il suo spazio personale. E per inciso, nonostante fosse una metafora, i suoi denti facevano leggermente più male del normale.
    ❖ So, How long will you last through these memories of the past ❖
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    Concludo la role su richiesta degli utenti ed attribuisco a Ryuko l'exp di consolazione per la chiusura prematura dell'attività.

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