Parlerò solo in presenza del mio avvocato.

Role | Kishou & Masao

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    Masao Suzuki

    Il primo giorno dopo essersi licenziato, Masao Suzuki si era alzato a metà mattinata, svegliato non dal suono della sveglia, ma dal brusio di una città che aveva iniziato a lavorare mentre lui se n'era rimasto a dormire nel suo futon.
    Il secondo giorno aveva spolverato il suo Dreamcast e giocato a Ikaruga, riprendendo in mano un salvataggio che non toccava dai tempi dell'università.
    Il terzo giorno aveva realizzato, mentre preparava dei ramen istantenei, che una persona con duecentosettantamila yen in contanti nascosti nell'armadio poteva ordinarsi del cibo a domicilio tutti i giorni se voleva, a cena e persino a pranzo - un lusso da lui mai concepito prima d'ora, da vertigo.
    Il quarto giorno era andato in un gay bar.
    Il quinto giorno aveva disegnato.
    Il sesto giorno aveva iniziato ad annoiarsi.

    Non gli mancava lavorare in ufficio. Ma Masao Suzuki non era mai stato in grado di stare fermo, e quella situazione - troppe ore da riempire, nessun obiettivo - più che invogliarlo a riposarsi gli creava a n s i a. Voleva sentirsi utile. Fare qualcosa di buono. Peccato che avesse passato gli ultimi giorni a farsi terra bruciata intorno, litigando con Bloodpact e pure con l'ex fidanzata solo che qualcuno non ha ancora avuto voglia di scrivere una SQ a riguardo. Altri amici da scocciare ne aveva, ma erano tutte persone con un lavoro a tempo pieno, che potevano uscire solo la sera, e a cui lui non aveva intenzione di spiegare perché improvvisamente avesse troppo tempo libero e troppi soldi in tasca.

    Doveva trovarsi un altro lavoro, aveva deciso. Vigile del fuoco. Istruttore in palestra. Massaggiatore. Poliziotto. Qualcosa che gli permettesse di lavorare con gli animali, o con i bambini. Possibilità da studiarsi per bene, cercando di capire che qualifiche servissero per fare cosa. Ma per iniziare voleva trovarsi qualcosa di stupido, occasionale o part-time, giusto per tenersi impegnato mentre cercava di capire cosa gli piacesse fare nella vita oltre al fare l'Eroe. Di solito se la cavava bene nei colloqui: aveva la parlantina sciolta, il sorriso facile, e una certa esperienza nella ricerca di lavoro. Ma ora che aveva la fedina penale sporca, forse anche i suoi colloqui sarebbero stati più sporchi, con meno sorrisi e più sguardi sospettosi a preannunciare domande di fuoco.
    Non sapeva bene come gestire questa sua nuova situazione. Così, visto che se lo poteva permettere, aveva fatto l'adulto responsabile e fissato un appuntamento con un avvocato: Sazama Kishou, specializzato in cause civili, nome trovato su google e accompagnato da mille recensioni positive.

    Si era ripromesso di non indossare mai più i suoi completi tristi da salaryman, ma per l'occasione aveva ritirato fuori pantaloni grigi e camicia bianca, giusto per darsi un'aura di rispettabilità. La cravatta gialla, invece, abbinata ai capelli ossigenati (ma ben pettinati), era molto più sgargiante di quelle che usava portare in ufficio. Che impressione dava? Quella di un uomo a posto dall'aria ingenua e assolutamente innocua, sperava. Si diede un'ultima occhiata nel riflesso di una finestra, passandosi una mano tra i capelli. Era pure arrivato all'appuntamento in orario, una volta tanto - modo per dire che era arrivato troppo presto per evitare di arrivare tardi, e aveva passato l'ora successiva rigirandosi i pollici in un bar.
    Però ora era in perfetto orario. Vuotò la sua tazza di caffè, pagò il conto e raggiunse l'edificio dall'altra parte della strada. Ed ora eccolo lì, Masao Suzuki, dito premuto contro il campanello dello studio del suo avvocato.

    "Buongiorno? Il mio nome è Suzuki Masao," avrebbe poi detto a chi l'avesse accolto alla porta (una segretaria, immaginava).

    "Ho un appuntamento con il signor Sazama."

    Aveva preso l'appuntamento per telefono, spiegato sommariamente la sua situazione e mandato una mail con le scansioni dei documenti principali, quindi immaginava lo aspettassero. Ma si era anche portato dietro una valigetta con gli originali dei documenti, giusto per sicurezza.


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    Edited by Whatnot - 2/7/2021, 11:14
     
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    A Kishou Sazama sarebbe piaciuto far trovare davanti all'ex salaryman una bella segretaria in grado di gestire ordinatamente l'appuntamento prefissato. Era ciò che succedeva di solito negli uffici con un certo rigore e possibilità economiche, anche perché anche in quel campo l'apparenza serviva molto a dare una buona impressione ai clienti. In realtà il lavoro non andava neanche male, una città come Tokyo nascondeva migliaia di casi ogni giorno che in un modo o nell'altro finivano nella sua rete. Ma a tormentare il suo studio era la paranoia colossale su come le altre persone trattassero i suoi documenti e sistemassero le sue carte. Era una di quelle persone che volevano aggiustare gli elenchi in un certo modo, le scartoffie in un altro ed organizzare tutto con i suoi metodi. Aveva persino provato ad assumere qualcuno andando contro i suoi istinti ma all'ultimo non si era presentato, lasciandolo sollevato. Non conosceva in pratica nessuno lì ed era difficile trovare qualcuno di fidato che sapesse come lavorar e sperava di incontrarlo un giorno per caso. Nel frattempo, avrebbe continuato da solo.
    Buongiorno. Sono io, si accomodi pure. - La porta in legno scuro si sarebbe aperta velocemente, rivelando la figura di mezza età dell'avvocato brizzolato, poco più alta di quella di Masao. L'uomo era vestito con il suo solito completo elegante decisamente poco adatto ad un clima estivo, fortunatamente l'ufficio era munito di aria condizionata. Il tessuto grigio scuro di buona fattura serviva a donare un'aria professionale e adatta alla sua clientela abituale ed erano quelli gli abiti in cui si sentiva più a suo agio. Forse l'abito non faceva il monaco ma sicuramente erano un mezzo per farsi ascoltare. A decorare quindi il poco colorato outfit c'era un cravattino rosso scuro il cui colore si avvicinava a quello degli occhi stanchi. I capelli erano pettinati e curati per sembrare perfettamente in ordine ed anche se erano piuttosto lunghi, le ciocche che cadevano sulla fronte erano state sistemate con precisione maniacale, mentre il resto della capigliatura grigia cadeva liscia ed arrivava a metà del collo.
    I primi passi all'interno dello studio davano su una piccola anticamera dove un paio di sedie servivano a formare una sala d'attesa per ora vuota. Kishou avrebbe osservato di sfuggita il cliente appena entrato, chiedendosi se fosse veramente lui colui che aveva ricevuto quella denuncia per utilizzo non autorizzato dell'Unicità. Almeno dalle primissime impressioni gli sembrava più un ragazzo da biblioteca e che svolgeva qualche tranquillo lavoro in periferia, magari come cassiere o venditore porta a porta. Più che altro a separarli, come aveva già letto nei documenti che aveva inviato Masao, erano appena tre anni e gli sembrava particolarmente inusuale leggere di un crimine del genere senza alcun background che potesse portare a ciò. Non proveniva da una brutta famiglia legata alla Yakuza, non aveva parenti stretti con crimini dietro. Il suo nome non spuntava tra organizzazioni particolarmente attive per l'uso libero dei Quirk o altre faccende losche che potevano suggerire qualcosa.
    Vediamo un po', Suzuki-san... - Kishou avrebbe fatto accomodare il biondo all'interno di un ufficio affollato di libri, codici e documenti all'interno di rilegatori catalogati. La stanza non era particolarmente grande ed era occupata più che altro da una libreria in legno che conteneva l'elenco di scartoffie citato sopra e da una scrivania di legno scuro su cui c'era un portatile ed altre cartelline. L'avvocato si sarebbe allungato sul computer, aprendo con un paio di gesti delle dita l'email inviata dal cliente. Quando aveva suonato aveva alzato un sopracciglio sorpreso che fosse già arrivato l'orario di visita, ma era più che altro lui distratto dai pensieri. Una visita quasi programmata del padre, il lavoro, richiamare quell'Hector... Per ora era riuscito a mantenere la concentrazione e la calma, chissà in futuro.
    La situazione non è irrecuperabile... Anche se una denuncia del genere non è vista di buon occhio di questi tempi. - Dopo aver concentrato gli occhi sullo schermo bianco l'avvocato si vide costretto a dire le cose chiaramente, anche se non voleva di certo lasciare il cliente in mezzo ad una strada. Non era di certo il primo che chiedeva assistenza per un caso del genere, soprattutto legato agli eventi di novembre. C'era molta gente che aveva usato il Quirk per salvarsi in situazioni tra la vita e la morte e chi aveva esagerato creando un danno per cose o persone. Bisognava capire in quale categoria inquadrare Masao. In quel momento gli ingranaggi del cervello di Kishou si muovevano per racchiudere la situazione in categorie, per capire se ci fosse un'uscita segreta da quel labirinto.
    Mi dovrebbe spiegare le circostanze che l'hanno portata ad utilizzare l'Unicità. La sua non è un'infrazione mai vista, ma mi sembra di capire ci siano state delle particolarità. - Avrebbe finito sorridendo gentilmente, cercando di metterlo a suo agio per raccontare. Naturalmente Kishou non aveva accesso ai database della polizia e poteva solo richiedere informazioni nei limiti previsti dalla burocrazia e gli era parso di capire, dai tempi di attesa e da ciò che aveva dovuto richiedere, che non si trattava di un semplice uso del Quirk senza permesso. Ed un po' ci sperava, considerato che di casi interessanti non ne capitavano tutti i giorni.
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    Masao Suzuki

    Beh.
    Che dire.
    Se questo era il suo avvocato, forse avrebbe dovuto farsi arrestare più spesso.

    "Onorato di conoscerla. Mi affido a lei."

    Salutò il signor Sazama con un impacciatissimo inchino da bravo salaryman: braccia lungo i fianchi, schiena che si piegava in un inchino fin troppo profondo. Deglutì. Si era aspettato un bigio burocrate dalle calvizie incipienti e gli occhiali spessi, non questo affascinante gentiluomo di mezz'età con lo stesso senso dello stile di Desmond. Già si sentiva in soggezione. Lo seguì nel suo ufficio con passi nervosi, guardandosi intorno come se i libri che tappezzavano i muri fossero lì lì per saltare giù dalle librerie per prenderlo a morsi. Mentre l'avvocato rileggeva i documenti relativi al suo caso, lui se ne rimase lì seduto al lato opposto della scrivania, mani sulle ginocchia, espressione di un ragazzino che è stato spedito nell'ufficio del preside dopo l'ultima marachella scolastica.

    "Mi dovrebbe spiegare le circostanze che l'hanno portata ad utilizzare l'Unicità."

    Il suo piano iniziale era quello di fingersi piccolo. Minimizzare. Fingersi un incapace, un ingenuo, una vittima delle circostanze.

    "Uh."

    Ma quando aprì bocca, a tornargli in mente furono le parole di una ragazzina.

    Se sei l'amico scemo, sei l'amico scemo.
    Non è una china dalla quale è semplice risalire~


    Richiuse la bocca e chinò il capo, tornando a fissarsi le ginocchia per svariati secondi.

    "Durante l'attacco di Hanzo Takashi, il Rising Sun News riportò la notizia di un civile rimasto coinvolto in uno scontro con una terrorista," spiegò con calma, rialzando il capo. "Quel civile ero io."

    Ed era stufo di essere sempre "quello scemo".

    "Ho rotto il coprifuoco per consegnare delle medicine a un'amica rimasta bloccata in un'hotel. Lì ho incontrato uno studente della Yuuei, più una donna che si è rivelata essere una terrorista che voleva riempire l'edificio di gas. Ho aiutato lo studente a..." Un momento di esitazione; il ricordo di un lupo che ululava, tastando sangue. "...Mettere fuori combattimento la donna. Poi il ragazzo è svenuto, e io ho legato la tipa, distrutto il diffusore di gas, e ho atteso l'arrivo delle forze dell'ordine." Una smorfia. "La terrorista purtroppo è scappata."

    Una sequela di avvenimenti orribili raccontati con nonchalanche e un pizzico di imbarazzo, come se quello che aveva fatto non fosse poi nulla di speciale.

    "Non sono qui per cercare di... Annullare la denuncia." Dubitava fosse possibile, poi. "So di aver compiuto azioni illegali, e mi sono consegnato alla polizia di mia volontà. È che ho avuto la pessima idea di giocare a fare l'eroe proprio quando avevo deciso di licenziarmi." Sorrisetto amareggiato. "E adesso vorrei capire meglio come muovermi. Se la denuncia appare quando possibili datori di lavoro controllano se ho precedenti, cosa possono leggere di preciso, come posso spiegare la situazione... Ecco, insomma." Si strinse nelle spalle. "Mi dica lei avvocato, quanto mi sono incasinato la vita?"

    E del ragazzino impacciato nel ufficio del preside, al momento non c'era più traccia.
    Masao Suzuki appariva fiero di averla combinata, quella marachella.


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    Inizialmente, la reazione di Masao gli sembrò naturale e tipica di chi ha avuto una vita tranquilla e senza particolari problemi. Educato ma allo stesso tempo quasi come si trovasse di fronte ad una figura mostruosa che possedeva in qualche modo un'autorità sugli esseri umani. Concordava sul fatto che la maggior parte delle persone nel suo campo fossero piuttosto poco piacevoli a livello personale ed un po' gli dispiaceva vedere quella barriera che si creava tra lui ed il cliente quando si iniziava a discutere. Alla fine era un professionista come un altro, andare dal dottore o da un altro specialista probabilmente metteva molta meno ansia di quanta ne portasse una persona innocua come lui. Aveva letto molte storie di medici che uccidevano i pazienti per negligenza o puro sadismo e a confronto poteva al massimo insultarli per la loro stupidità. Nell'ufficio in sé il brizzolato osservò il ragazzo raccogliere le parole per spiegare la situazione ed era pronto ad ascoltare ma mai si sarebbe aspettato di conoscere quella verità.
    Oh? - Fu la sua prima reazione di sorpresa seguita da un sopracciglio alzato. Non gli capitavano tutti i giorni elementi del genere e dubitò per un attimo si trattasse di un qualche scherzo ma buttando l'occhio sui documenti sapeva che quella denuncia era vera. Quell'attentato aveva coinvolto le vite di tutti gli abitanti di Tokyo e nessuno era rimasto senza conseguenze. Kishou sapeva di trovarsi di fronte un criminale e la sua colpevolezza era evidente, confessata: mentre Masao gli spiegava ciò che era successo si chiese se fosse giusto o meno quello che aveva fatto. Da una parte sì, se le medicine erano necessarie per la sopravvivenza della ragazza. Dall'altra aveva comunque violato le direttive ed era stato giustamente punito. Un piccolo dilemma interiore che non trovava spazio tra le sue parole, poiché doveva rassicurarlo e certamente non cominciare a fare storie. Si prese qualche secondo per ragionare e rispose quindi dando la sua opinione, unendo le mani sul tavolo tra una parola e l'altra.
    Capisco... Non è proprio la persona che ha usato l'Unicità per strada per dare spettacolo. Ma decisamente meno di quanto pensa. - Era un commento più o meno leggero, forse per tranquillizzare in maniera più o meno efficacie il suo cliente. Già che si fosse aperto con lui era un buon risultato ma bisognava riconoscere che la situazione era più complicata di quanto avesse pensato. Tra le varie teorie che si era fatto in testa di sicuro non c'era quella che fosse immischiato in quel caso, anche perché si era aspettato qualcuno di più... "criminalesco"?
    Licenziarsi non è stata una coincidenza felice purtroppo. Quando si tratta di Unicità generalmente le prime denunce servono più come monito se non si è causato danno a persone o cose. Potrebbero essere ancora più severi se si seguissero alla lettera le regolamentazioni, ma per fortuna non è il caso. - Fece una breve pausa dopo quell'introduzione, prima di passare al sodo. A livello legale la sua situazione è stabile, ma non le consiglio di fare altre pazzie del genere. Potrebbero arrestarla e lì non c'è molto che si possa fare dopo che hanno schedato lei e la sua Unicità. In quel dovrebbe seguire un programma di riabilitazione, avere il supporto di un volontario che attesti la sua buona volontà... Non è una cosa piacevole. - Passò a discorsi che sicuramente erano negativi ma erano anche la realtà dei fatti. Credeva fermamente che quel ragazzo non volesse incasinarsi la vita ulteriormente, quindi andrò oltre per concentrarsi sulla faccenda principale. Gli sarebbe piaciuto rassicurarlo con dati od altro in quel momento, ma sapeva benissimo anche lui che andarsi a cercare la statistica di quante persone con denunce lavorassero avrebbe portato più male che bene. Lo guardò negli occhi e iniziò di nuovo a parlare, sempre non avesse avuto domande da fargli.
    A livello potremmo dire umano è un po' diversa la storia. - Perché era quello che premeva di più Masao, decise di utilizzare un linguaggio semplice. Molte persone non si fidano più ad assumere chi ha avuto problemi col Quirk in passato. Penso che sappia meglio di me che a Tokyo il crimine organizzato è sempre stato un problema, i datori di lavoro temono che le loro attività vengano distrutte o danneggiate, controllano con attenzione chi viene alla loro porta. - Forse ora si sentiva di meno (o i criminali avevano imparato ad agire con più furtività) ma non era strano leggere che chi gestiva le zone più malfamate della città provasse ad avanzare ed ottenere più controllo. Prima c'era la Yakuza coi favori, ora altre figure che minacciavano le persone coi Quirk.
    Quindi... Se vuole lavorare in un'attività più piccola probabilmente non avrà problemi, generalmente se si fanno lavori manuali non si prendono la briga di controllare tutto. Ma in un'azienda è molto più facile scelgano bene i dipendenti e lì potrebbero darle qualche problema, apparirà loro che è stato segnalato per utilizzo del Quirk. - La sua espressione era quasi dispiaciuta, anche perché non c'era molto che potesse fare in quel caso.
    Dipende tutto dalla buona volontà di chi si occupa della sua assunzione, ma poteva esserci scritto di molto peggio... Anche se lei non mi sembra se ne vergogni, se posso permettermi un commento. - Era un'osservazione scaturita dalla sua curiosità, un commento in più che aveva azzardato dato l'atteggiamento del biondo. Sperava che non fosse di troppo, ma tornò velocemente nei suoi panni professionali. Mi scusi se sono stato leggermente prolisso, ma la legislazione dei Quirk è complessa e ha molte ramificazioni e volevo spiegarle bene com'è messo. Se non sono stato chiaro mi dica pure. - Terminò così mostrandosi disponibile verso di lui, sperando che avesse qualche domanda per aiutarlo al meglio. Non gli piaceva lasciare conti in sospeso.
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    Masao Suzuki

    Consiglio di vita: il trucco per compiere sempre decisioni PESSIME ma NARRATIVAMENTE INTERESSANTI è di muoversi più veloce del pensiero, perché una brutta decisione non sembra tale se non ti fermi a riflettere sulle orribili conseguenze delle tue azioni.
    Non c'è spazio per la paura se ti concentri sul qui ed ora. Se fingi che il tuo cellulare sia scarico ogni volta che la mamma ti chiama.

    Coscienza: Se non mi lasci mai finire di parlare prima di fare cazzate.

    Ma le parole dell'uomo che aveva davanti non erano così semplici da ignorare. Un po' perché l'aveva pagato lui, di sua spontanea volontà, per farsi dire quante cose avesse sbagliato nella vita. Un po' perché era così difficile distogliere lo sguardo dalla sua figura impeccabile, e dai suoi occhi rossi che parevano così gentili nonostante la violenza di quel colore.

    "non le consiglio di fare altre pazzie del genere."

    "Ma se mi metto di nuovo nei guai ci pensa lei a salvarmi, no?" replicò, con un sorriso sbruffone che mal celava l'ansia che gli irrigidiva il volto.
    In verità si stava cagando sotto. Aveva sempre saputo che giocare a fare il vigilante avrebbe potuto farlo finire in prigione, ma non aveva mai pensato a cosa succede dopo che ti hanno messo dentro.
    Alla vergogna. Le reazioni di amici e parenti. La burocrazia, il processo, la condanna. Il doverci effettivamente vivere, in un penitenziario, per chissà quanti anni.
    (Cazzo non era più etero - cioè non stava più facendo finta di esserlo. Uno come lui in prigione l'avrebbero MASSACRATO-)

    A come continuare a vivere quando la tua vita è già finita.

    Ascoltò il resto del discorso con aria cupa, annuendo ogni tanto per confermare che sì, stava seguendo. I datori di lavoro avevano paura ad assumere gente che potrebbe far casino, mh? Chissà se ce n'erano altri interessati ad assumere casinari per proteggersi da persone che fanno ancora più casino. Locali bisognosi di un bouncer che non si fa problemi a usare il suo Quirk, per esempio, o piccole attività desiderose di proteggersi da tentativi di estorsione. Avrebbe dovuto tornare all'Ala di Fuoco e lasciare lì un CV, magari... Anche se c'era un che di sporco nell'idea dell'usare il suo Quirk per guadagnare denaro.

    Poteva davvero permettersi simili dilemmi morali nella sua situazione? Le sue opzioni erano chiaramente limitate, anche se l'avvocato stava facendo tutto il possibile per rassicurarlo - motivo per cui la sua affermazione finale lo lasciò un filo interdetto.

    "Anche se lei non mi sembra se ne vergogni, se posso permettermi un commento."

    Un attimo di silenzio prima di rispondere.

    "Ho salvato delle vite," replicò con calma, lo guardo sicuro. "Non vedo perché dovrei vergognarmene."
    Il ragazzo-lupo se la sarebbe cavata anche senza di lui? Si sarebbe lasciato sconfiggere, condannando un hotel pieno di persone, o avrebbe salvato quei civili strappando a morsi la gola di Theresa? Difficile fare il conto, in un'equazione con così tante variabili. Ma sapeva che grazie al suo intervento, aveva salvato Yui.
    E quello era l'unico risultato che contava.

    "...Mio padre era un Pro-Hero," aggiunse poi a mezza voce, distogliendo lo sguardo. Un commento che non voleva essere una giustificazione, ma più un... Motivare le sue scelte.
    Uno spiegare perché in ragazzo dall'aria tanto a posto come lui si fosse cacciato in un casino simile.

    "La ringrazio per la spiegazione, è stato chiarissimo."

    Annuì alle parole dell'avvocato. Essere prolisso era il suo lavoro, dopotutto.

    "Ah, immagino che con una denuncia alle spalle sia difficile poter ottenere una licenza per l'utilizzo dell'Unicità, giusto?" Domandò con voce incerta. "Se trovassi un lavoro in cui può servire a qualcosa, intendo. Io... Ho un Quirk molto utile e mi piacerebbe poterlo usare - legalmente - in qualche maniera," concluse, torcendosi le dita.


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    Kishou non conosceva bene Masao e si limitò quindi ad osservare la sua reazione alle serie parole le quali avevano elencato la miriade di problemi che si era causato. Ovviamente se avesse cominciato a presentare la situazione in questo modo non si sarebbe stupito nel vedere l'ex-impiegato collassare nel suo studio. Sarebbe stata una scena piuttosto divertente a dire il vero e ogni tanto la parte più strana dell'avvocato si chiedeva se avrebbe mai visto qualcuno svenire veramente. Vide il volto pallido del biondino piegarsi in un sorriso e la sensazione di deja-vu gli arrivò dritta nel cervello come un treno. Non sapeva nemmeno lui perché ma di solito alle persone in queste situazioni piaceva scherzare o alleggerire l'atmosfera con battute di dubbio gusto, soprattutto tra i più anziani. Forse perché di magagne legali ne avevano ricevute così tante che ormai avevano una prospettiva diversa rispetto ad un giovane che poteva solo rovinarsi la vita?
    La ringrazio per la fiducia ma non mi affiderei troppo alla clemenza del sistema. Non ricordo la statistica precisa, ma è molto alto il numero di arresti dopo il primo richiamo. - Rispose calmo, accennando un mezzo sorriso come per non respingere totalmente i suoi tentativi di continuare con un ambiente più amichevole, meno formale. Alla fine avrebbero potuto essere colleghi ed uscire ad ubriacarsi in qualche localino nella parte più tranquilla di Tokyo. Ma allo stesso tempo non voleva dargli false speranze che non poteva mantenere - per Kishou risolvere i casi e proteggere i propri clienti era anche una questione di scrupolo personale, qualcosa che gli premeva molto la mente ma anche la sua stessa salute fisica.
    Oh... Avrà preso da lui lo spirito eroistico. Ora non opera più? - Pose quella domanda con fare leggermente incerto, vagamente sorpreso. Era una giustificazione particolare quella, sempre si trattasse di una bugia. Non aveva effettivamente controllato dati del genere, non erano apparsi sul suo schermo bianco. Forse perché non tutti i Pro-Hero finivano per diventare famosi ma si abbandonavano ad una carriera dove erano poliziotti un po' più specializzati. Considerata anche l'età del cliente che aveva davanti era possibile che il padre fosse da tempo in pensione, anche se non era poi così strano vedere qualche Pro-Hero più vecchio tra le loro fila. Vuoi per esperienza o per un Quirk unico ed indispensabile, anche loro erano soggetti alla vecchiaia e all'usura come qualsiasi dipendente.
    Sperava che non fosse una domanda di troppo, un po' come tutte le domande non strettamente necessarie al caso che poneva, ma non gli sarebbe dispiaciuto conoscere meglio il cliente per capire come pensava e come agire al meglio. Avrebbe poi portato la mano destra al mento pensieroso, per poi riunirla con la sua gemella appoggiata sul tavolo. Sembrò pensieroso per un attimo, prima di rispondere a quei quesiti sulla licenza professionale.
    Dipende molto dall'uso che ne dovrà fare. Considerata la denuncia è possibile e molto probabile che le venga negata la licenza professionale. Non so se è pratico, ma come per il porto d'armi qui avere precedenti assicura la bocciatura. Bisogna superare numerosi test e assicurare il governo che si userà per quello specifico lavoro e deve essere rinnovata spesso, non bisogna avere incidenti gravi sul lavoro che abbiano danneggiato persone... E' una bella gatta da pelare potremmo dire. - Il brizzolato guardò di lato pensando un attimo a qualche caso che potesse aiutarlo a superare quella brutta situazione.
    Ha mai pensato di frequentare un corso di eroismo? Generalmente le accademie sono più flessibili con precedenti del genere e poi può passare a fare altro con una mezza garanzia. Anche se è un percorso decisamente impegnativo, costoso e lungo. - Aggiunse infine, guardando il ragazzo leggermente dispiaciuto. Non aveva la faccia di una persona con tantissimi soldi alla mano, la maggior parte delle persone benestanti che conosceva ci teneva a mostrarlo in modo più o meno sottile.
    Non è per scoraggiarla ma è per avvertirla che dovrà faticare. In caso provasse a passare il test e la rifiutassero per la denuncia posso aiutarla a fare ricorso, assicurare che lei non può fare del male a una mosca. A proposito, che Unicità possiede? Giusto per prepararmi qualcosa per il futuro. - Prese il portatile e lo avvicinò leggermente a sé, tenendosi pronto a scrivere.
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    "La ringrazio per la fiducia ma non mi affiderei troppo alla clemenza del sistema."

    Ah, e lui che voleva solo fargli un complimento. Peccato, avrebbe voluto vederlo sorridere. Far ridere la gente eccessivamente seria era il suo terzo hobby preferito, dopo i videogiochi e il rovinarsi la vita.

    "Oh... Avrà preso da lui lo spirito eroistico. Ora non opera più?"

    "L'hanno ammazzato," rispose automaticamente, rendendosi conto un istante troppo tardi di quanto suonasse brutale quell'affermazione.
    "Ah... È stato ucciso da un Villain sul lavoro parecchi anni fa. Storia vecchia. Non si preoccupi, non è stato indelicato," si affrettò a precisare, agitando le mani. Davvero, non gli metteva tristezza parlare del suo defunto padre: la sua morte era per lui un'inevitabilità, più che una tragedia. Una parte naturale della sua vita.
    A fargli davvero male fu la risposta del signor Sazama alla sua domanda.

    "Considerata la denuncia è possibile e molto probabile che le venga negata la licenza professionale."

    Ascoltà la spiegazione dell'avvocato con occhi vacui, l'espressione affranta di chi si vede il futuro assassinato per l'ennesima volta. Aveva sempre saputo che non sarebbe potuto diventare un Pro-Hero, ma aveva sperato... Di poter ricoprire un lavoro simile, tipo il vigile del fuoco o quelli che aiutano durante i terremoti. Un lavoro in cui poter usare il suo Quirk per aiutare gli altri, e sentirsi utile.
    E poi, il coltello nella piaga: il suggerimento di frequentare un corso di Eroismo.

    Annuì mesto, un sorriso amaro sul volto. Ascoltò il resto del discorso raccogliendo i pensieri, deglutendo; sentendo la mancanza di una sigaretta tra le labbra.
    Che Unicità aveva, gli aveva chiesto. Poggiò la valigetta che fin'ora aveva tenuto sulle ginocchia a terra, per poi guardare l'avvocato negli occhi, inclinando il capo.

    "Non mi denunci."

    E poi volò.
    Un istante era seduto sulla sedia, e l'attimo dopo era a mezz'aria, la chima bionda che sfiorava il soffitto, la sua posa inalterata. Non aveva saltato: era come se una molla invisibile nascosta sotto la sedia l'avesse eiettato in aria senza il minimo preavviso.
    Sperava l'avvocato non si agitasse troppo, perché il suo piano era di darsi una spinta a mezz'aria, compiendo un doppio salto degno di Super Mario, per poi atterrare in piedi al lato opposto della scrivania, accanto al signor Kinshou. Un salto non troppo impegnativo, per una persona come lui che tanto si era addestrata nella nobile arte del parkour. Faticava ancora nell'atterragio, che probabilmente sarebbe finito con lui che traballava appoggiandosi alla libreria, ma se l'avvocato non schizzava male sarebbe dovuto riuscire a concludere la sua spacconata senza prendere a calci volanti qualcuno o buttare giù qualche lampada.

    "Non so spiegare bene come funziona il mio Quirk, ma c'entra con l'energia cinetica. Posso muovermi in aria, spingere via cose e persone, neutralizzare gli urti, e..."

    Sollevò una mano. La valigetta che si era portato dietro, e che aveva appoggiato contro la sedia, schizzò in aria per arrivargli in mano.

    "...Infondere l'energia in oggetti per controllarli a distanza."

    Si appoggiò contro la scrivania, valigetta stretta contro il petto. Aveva deciso che stare dal lato dell'avvocato gli piaceva di più.

    "È un Quirk forte. Da piccolo avevo passato l'esame di ammissione alla Yuuei, ma ero minorenne e mia madre non mi ha lasciato iscrivermi. Ora non ho il tempo e i soldi per frequentare un corso di Eroismo..." Oppure no? Si era appena licenziato, e di soldi ne aveva anche troppi. Dai, perché non pagarsi un corso in Eroismo con del denaro sporco trovato sotto il pavimento dell'ufficio di un eroe corrotto che era stato incastrato in qualche affare losco? "...e comunque sono troppo vecchio per diventare un Pro-Hero," concluse, con una smorfia acida ed un tsk finale.

    Frequentare un corso di Eroismo gli avrebbe solo spezzato il cuore.
    I corsi alla Yuuei non avevano limiti di età: era l'età stessa ad essere un limite. Gli studenti adulti raramente trovavano lavoro in un'agenzia, e lui era un trentenne ex fumatore che già aveva mal di schiena causa troppe ore passate davanti a una scrivania. Avrebbe frequentato le lezioni mordendosi le nocche per l'invidia, fissando i suoi giovani compagni di classe con un roseo futuro davanti a loro, e si sarebbe infine diplomato all'età in cui molti eroi iniziavano già a pensare a ritirarsi. Lo sapeva. Aveva cercato ogni scappatoia possibile. Perché nonostante tutti i suoi discorsi su quanto gli facesse schifo il sistema, in fondo in fondo

    avrebbe ucciso pur di poter diventare un pro-Hero.

    (Anche se ciò significherebbe perdere Shinjiro e Desmond?)

    "Io... Voglio solo aiutare gli altri, avvocato. So che ne sarei capace, se solo il sistema mi desse l'opportunità di farlo."

    Sentimenti positivi, pronunciati con una tale quantità di amarezza e risentimento da poterli usare come diserbante.

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    Tecniche usate | Energia: 370/425
    Red Eye [Livello 1][15 PE]
    Masao concentra l'energia cinetica in ciò che indossa (calzature, guanti o vestiti) e ne rilascia metà, balzando in aria, per poi rilasciare l'energia rimanente verso una direzione a scelta pochi secondi dopo. Può essere utilizzata per fare wall-jumping, per compiere un doppio salto in aria in pieno stile Super Mario, o - perché no - per lanciarsi in picchiata verso il suolo, atterrando sul proprio avversario con la forza di una palla di cannone umana.
    Difficile dire se faccia più male ad eventuali nemici o a Masao stesso, in quel caso.
    Tecnica di spostamento - Raggio 2 Metri

    Double Espresso [Livello 2][40 PE]
    Attraverso il tocco, Masao infonde energia cinetica in un oggetto. L'energia potrà poi essere sprigionata in un momento successivo, creando una trappola capace di schizzare verso una direzione prescelta al momento più opportuno.
    La tecnica può essere utilizzata solo su oggetti di piccole/medie dimensioni, con una grandezza massima di un metro e il peso di una ventina di kg. Può inoltre essere attivata solo se l'utilizzatore si trova entro un raggio di 3 metri dall'oggetto caricato.
    Se non utilizzata entro quattro turni, l'oggetto si "scarica" e l'energia viene perduta.
    Tecnica ad area - Danni lievi - Raggio 3 Metri


    Nota: le info relative agli studenti adulti alla Yuuei e il fatto che difficilmente diventeranno Pro-Hero me le aveva spiegate Den in supporto :neko:
     
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    Non gli capitava spesso di sentirsi indelicato, nonostante l'imminente barriera a quella sensazione che il diretto interessato aveva erto nei suoi confronti. Era normale che in un lavoro dove si cercasse la verità e di rigirarla in modo da essere raccontata in maniera vantaggiosa ogni tanto capitasse di passare su diversi tasti dolenti, ma in quel momento non si trattava di lavoro. Non ancora perlomeno e ciò lo faceva dispiacere di essere stato un po' brusco in quell'interazione. Spalancò gli occhi e le labbra si socchiusero in cerca di qualcosa di carino da dire per recuperare in extremis la conversazione, ma uscirono solo delle parole di circostanza che quasi non controllava.
    Mi spiace molto. Purtroppo nel mestiere non è una cosa rara... - Non sapeva quanto fosse veramente gentile a dire una cosa del genere, in realtà sentiva quasi non fosse abbastanza. Era una risposta da avvocato e non da Kishou e quest'ultimo probabilmente si sarebbe scusato in maniera ben più intensa di quelle poche parole. Le domande successive furono quindi un po' più imbarazzanti da porre ora che sapeva di quella brutta esperienza del biondo, ma non poteva che porle per assicurarsi di risultare utile. Sembrava ascoltare con attenzione, anche se doveva ammettere che mano a mano che andava avanti il suo umore non sembrava migliorare. Aggiungere i rapporti umani al lavoro rendeva il tutto molto più faticoso, lezione che riceveva spesso ma da cui non imparava mai, chiedendosi se avesse messo lui il malumore al cliente o fosse semplicemente una conseguenza della spiegazione.
    Non partì nemmeno un verso da parte dell'uomo con i polpastrelli appoggiati agli usurati tasti del portatile, sollevò semplicemente le mani dalla tastiera e seguì con le iridi la traiettoria di Masao. Era come avere un piccolo astronauta che aveva deciso di fargli visita nel suo ufficio, solo che era molto più illegale e passabile di denuncia, il quale era partito come spinto da una forza invisibile dalla sua sedia. Gli sarebbe piaciuto fermarlo o perlomeno dirgli di scendere immediatamente dallo spazio aereo del suo ufficio (si applicavano le leggi aeronavali in quel caso?), ma semplicemente arrivò prima che potesse dire qualcosa. Inutile dire che l'espressione sul volto di Kishou era tra lo scandalizzato e il sorpreso. Era strano avere un cliente da quel lato, era come un'invasione del suo spazio personale.
    Ecco, fare una di queste pazzie decisamente non la farà assumere. Non la denuncio solo per non far lavorare la concorrenza. - Appoggiò parte della mano sul lato destro della fronte, come un genitore apprensivo. Decise di sopportare per ora quello strano gesto da parte di Masao, scherzandoci pure sopra, ma sperava di non vedere altri gesti da parte sua. Partirono altri discorsi e con un sospiro si mise solo ad appuntare ciò che gli aveva detto l'uomo, anche se avrebbe dovuto scavare più a fondo per capire l'entità dell'Unicità.
    Capisco... Beh non è un potere che sembra troppo pericoloso. Questo è l'importante, che non sia una mutazione evidente che la faccia pericoloso. E' un po' brutto da dire, lo so, ma è così che vanno molti processi. - Avrebbe continuato, richiamando alla memoria numerosi casi del passato. E non si è mai troppo vecchi per fare certe cose. Non mi faccia sentire più vecchio di quanto già sono. - Anche dopo quella frase leggera però a stupire di più l'avvocato fu quella curiosa convinzione che uscì dalla bocca del giovane come veleno. Era anche lui una persona che continuava a ribellarsi contro il destino, contro quella società? Era bello credere talvolta a qualche illusione, farsi confondere dalla propria mente che i propri pensieri possano avverarsi.
    Probabilmente vivere in un sistema che concede a tutti di aiutare gli altri non sarebbe un sistema ordinato o piacevole da vivere. - Lo guardò negli occhi ma distolse poi lo sguardo pensieroso, girando la sedia verso di lui per non farsi venire il torcicollo. Non per offenderla, ma moltissime persone sono venute da me ed altri studi per risolvere problemi dovuti all'uso illegale dell'Unicità. Anche a me sarebbe piaciuto molto diventare un Pro-Hero, glie lo confesso. Ma anche combattere il crimine attraverso questi mezzi meno... Distruttivi, possa essere utile. Non trova? - Chiese curioso, questa volta ponendo una domanda più personale.
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    Masao Suzuki

    "Non la denuncio solo per non far lavorare la concorrenza."

    Ma allora ce l'aveva un senso dell'umorismo, il signor avvocato! Ghignò soddisfatto alla sua reazione - salvo poi arricciare un labbro con espressione quasi offesa quando l'altro disse che il suo Quirk non sembrava pericoloso.
    Il suo era un Quirk fortissimo! Degno di un eroe! Ma... pensava di aver capito cosa intendesse: la sua Unicità aveva un potenziale distruttivo notevole, ma non aveva l'impatto visivo di un mutante drago sputafuoco, o qualcuno in grado di tirare fuori un paio di ali.
    Masao Suzuki era sempre stato bravo a fingersi una persona normale. Uno che non si vuole mettere nei casini. E invece ora eccolo lì, a parlare di voler usare il suo Quirk per salvare il mondo mentre il signor Sazama cercava di incoraggiarlo a fare l'avvocato; come un genitore che cerca di spiegare al figlio che no, da grande non poteva diventare un dinosauro. O un astronauta.
    O un Pro-Hero.

    (A lui tra parentesi piacevano molto gli pterodattili.)

    "È che io non sono intelligente come lei, signor avvocato," replicò con un pizzico di stupore, come se stesse dicendo un'ovvietà. "Ammiro molto il lavoro che fanno le persone come lei ma io non sono portato per lo studio, sono bravo solo ad essere una persona agitata." Stava iniziando ad essere molesto seduto così vicino all'avvocato, vero? Girò intorno alla scrivania e tornò piano piano al suo posto, con aria pensosa.

    "So che le regole esistono per cercare di limitare il caos - altrimenti ci troveremmo con ancora più vigilantes fuori controllo in giro. "

    Sì, Masao Suzuki era un vigilante tendenzialmente contro il vigilantismo. Lui poteva, okay? Lui era degno. Era bravo. Ma il mondo era pieno di incapaci beneintenzionati, come la ragazzina che aveva picchiato Desmond scambiandolo per un criminale.

    "È che... Se una passante vede un uomo ferito e lo ignora rischia di essere denunciato per omissione di soccorso, no?" Spiegò lentamente, l'espressione concentrata. "Ecco... Per me non usare il mio Quirk è un'omissione. Mi fa sentire in colpa, perché so che potrei farci cose utili... E con ciò non intendo solo combattere il crimine." Tornò a sedersi sulla sua sedia, la valigetta sulle ginocchia. "Ma anche fare cose come... Boh, aiutare a spostare macerie e cercare feriti durante i terremoti." Si strinse nelle spalle. "Anche quello è eroismo, a suo modo."

    Sperava che i suoi non suonassero come i discorsi di un wannabe vigilante. Ma anche se lo fossero sembrati, il signor Kazama non poteva denunciarlo alla polizia per delle intenzioni, no? Perché non aveva prove.
    E poi era il suo avvocato.

    "Quindi, ecco... Mi dica lei. Cosa farebbe se fosse me?" Un lieve sorriso. "Oltre al mettersi meno nei casini."

    Un momento di esitazione.

    "E al NON ossigenarsi i capelli," sentenziò, portandosi la mano al mento. "Forse se tornassi al castano sembrerei una persona più affidabile."

    Aveva provato a ossigenarsi meno i capelli per un periodo, è che... Boh sembrava troppo una persona seria. Fortuna che i pregiudizi riguardo ai capelli tinti si erano notevolmente allentati da quando esistevano i Quirk, o si sarebbe trovato ancora più in difficoltà nel cercare lavoro.

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    Avere un cliente accanto, nel proprio ufficio soprattutto, era una sensazione nuova e che cambiava un po' la prospettiva del suo lavoro. Generalmente si parlava da dietro una scrivania od un tavolo, il quale forniva una barriera tra lui e l'interlocutore. Quasi una protezione per qualsiasi pericolo che dolorose parole potessero generare, anche se Kishou dubitava che qualcuno lo avrebbe mai preso a pugni per un'opinione in quel campo. Dopotutto erano persone normali ed oneste quelle che si rivolgevano a lui o così sperava ogniqualvolta si presentava una nuova faccia alla sua porta. Quel pensiero che si stava evolvendo dentro di lui nel corso dei mesi gli sembrava sempre più infantile: il fatto che non si potesse sempre difendere la parte giusta non era una delle prime cose che gli avevano impartito a scuola, come una cantilena che gli era entrata in testa? Tralasciando però questo suo scrupolo, si chiedeva perché si sentisse più a disagio ora che Masao gli era accanto, considerato che con persone come lui ci parlava spesso sia in ambiente formale che meno serio. Non era una questione di vicinanza fisica ma probabilmente di come i ruoli che erano incisi tra le pieghe del suo cervello si fossero annullati in poco tempo a causa dell'Unicità del biondo. Era qualcosa che lo faceva preoccupare ma se doveva guardare un lato positivo almeno non sembrava essersi offeso per la sua indelicatezza poco prima, anche se sembrava turbato per altro.
    Su... Non dica così, non credo di meritarmi i complimenti. Anche se la ringrazio. - La frase doveva indicare modestia da parte sua, ma un po' gli piaceva ricevere complimenti riguardo quella parte della sua vita o così sembrava evidente dal sorrisino che aveva fatto che non nascondeva per nulla quell'emozione. Inoltre il ragazzo aveva deciso di tornare dov'era, cosa ottima per i suoi pensieri già agitati. Ascoltò curioso la sua opinione su quell'argomento, una discussione che non capitava spesso con quei presupposti. Con Raoh ed Hector era stato differente, avevano quasi spinto loro per parlarne. Ma questa volta era collegato al concetto di legge e soprattutto di cosa fosse giusto fare o non fare in presenza di qualcuno da aiutare. Non conosceva per nulla l'estensione dei poteri del ragazzo - d'altro canto era un avvocato, non uno che studiava Unicità - ma forse poteva provare una sensazione simile con i suoi. La poca speranza che da ragazzino aveva nel diventare eroe era stata distrutta dai genitori che lo avevano convinto che con la possibilità di piegare gli oggetti o renderli più morbidi non sarebbe mai riuscito a diventare un Pro-Hero. E di questo lui ne era convinto, anche se non lo rendeva meno doloroso da ricordare.
    Non è proprio la stessa cosa ma meglio non infilarsi anche in quell'ambito. - Appoggiò il gomito sul bracciolo della sedia ed il mento alle nocche, mentre metteva più comoda la gamba sinistra sulla destra. Anche a lui era stata posta una domanda e alla battuta accennò un sorriso, soprattutto per l'assurdità della cosa. Non erano proprio le scelte migliori da fare in quella situazione, no.
    Il problema principale è che anche un uomo che guida una gru senza la patente può risultare molto pericoloso. Se le devo dire la verità però trovo il processo di acquisizione della licenza estremamente tedioso, soprattutto per chi ha avuto problemi come lei. Le unicità possono essere paragonate a delle armi, ma hanno molto più potenziale. - Si mise un po' a vagheggiare su quell'argomento come era solito fare con le discussioni che lo interessavano, girando fino ad arrivare al punto, un po' come faceva con i clienti e gli avversari.
    Le posso dare qualche consiglio legale e fare in modo che la sua strada non sia tutta in salita. So che ci sono molte associazioni che aiutano i feriti e chi sta male a causa delle Unicità... Come si chiamava quella che avete qui a Tokyo? 30MINUTES? - Conosceva per sentito dire l'azienda che anche a Kanazawa faceva sentire il suo nome, anche se non aveva mai usufruito dei loro prodotti. Pose quindi quella domanda per capirci meglio anche lui ed aspettando una risposta, prima di continuare a parlare.
    Però anche con la licenza non potrebbe aiutare direttamente i soccorsi, lì ci vuole un diploma da Pro-Hero. Se fossi in lei cercherei qualcuno con cui parlarne, aiuta molto. Per dire... - Era estremamente ipocrita nel fare quei discorsi, ma sapeva anche lui che spesso chi fa la predica è il primo a fare gli stessi errori. Capita spesso anche a me di sentirmi un po' limitato nell'aiutare i clienti. Ci sono molte ingiustizie che potrebbero essere risolte applicando in maniera severa certi comportamenti ma posso solo restare qui dietro la mia scrivania e vedere chi di dovere occuparsene. E' un po' stressante, soprattutto a vedersi questi casi tutto il giorno sotto il naso... - Si passò una mano tra i capelli, guardando di lato pensieroso. Si girò poi verso il biondo, cercando di assumere un'espressione più tranquilla.
    Mi perdoni, mi sono lasciato trasportare. Comincio a stamparle i moduli per la richiesta, così almeno ce li ha dietro. - Gli occhi rossi andarono di nuovo al computer, dove cambiando la scheda e cercando tra le cartelle quasi per magia avrebbe mandato il file direttamente nella stampante alle sue spalle, la quale avrebbe risposto lamentandosi rumorosamente. Con un gesto si sarebbe voltato e li avrebbe presi tra le mani, guardando bene i campi che richiedevano. Roba standard e alcune cose meno comuni.
    Che mestiere faceva prima? E' mai stato sposato? E... Due domande. - Esitò un attimo, ma continuò. Quando è venuto a mancare suo padre? Aveva la sua stessa Unicità? Se riusciamo a prepararci che aveva un parente professionista potrebbe aiutare molto anche solo a farci ascoltare. - Concluse, guardando i fogli che aveva davanti.
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    Masao Suzuki

    Ascoltò le parole dell'avvocato, sguardo attento di uno studentello, la sbruffonaggine che l'aveva spinto a compiere quel salto ormai svanita dal suo volto. Solo un ragazzo troppo cresciuto, troppo impacciato e un po' iperattivo che agitava una gamba senza nemmeno rendersene conto, incapace di stare seduto e fermo.

    "Delle armi..."

    Le parole dell'avvocato gli ricordavano certi discorsi fatti con Shinjiro e Desmond. Cosa aveva detto il cuoco quando si erano ubriacati insieme post-lockdown? I quirk sono pericolosi, é innegabile. Dimmi un quirk che potenzialmente non potrebbe far male a qualcuno se usato male.
    Anche un pugno fa male. Avrebbe dovuto smettere di usare le braccia perché c'era il rischio che colpisse qualcuno? Quei ragionamenti per lui non avevano senso: il suo Quirk era una parte di lui.
    Ora nessuno spieghi a Masao cosa è Eternium o il ragazzo mi finisce su una brutta strada.

    "So che ci sono molte associazioni che aiutano i feriti e chi sta male a causa delle Unicità... Come si chiamava quella che avete qui a Tokyo? 30MINUTES?"

    "Ah! Sì, la conosco 30MINUTES!" Il uso volto si illuminò d'immenso. "Un mio amico insegna inglese ai bambini malati!" annunciò, orgoglioso come un padre che elenca i successi scolastici del figlio.
    Avrebbe dovuto chiedere a Desmond come iscriversi a quel corso di pronto soccorso in ospedale, appena la smetteva di tenergli il muso. Stando alle parole dell'avvocato, sembrava fosse il massimo a cui lui potesse ambire.
    Era bello aver trovato un avvocato così comprensivo, però. Così garbato. Così....

    "Ci sono molte ingiustizie che potrebbero essere risolte applicando in maniera severa certi comportamenti ma posso solo restare qui dietro la mia scrivania e vedere chi di dovere occuparsene."

    "Oh. Sì, non oso immaginare quanto sia frustrante." commentò di riflesso, anche se quel commento sull'applicare le leggi in maniera più severa non gli era piaciuto. Una nota stonata in una composizione gentile. "Pero penso che per i clienti sia anche importante... Sentire di non essere da soli a lottare contro il sistema, a prescindere dal risultato," mormorò, dondolandosi sulla sedia. "E lei sta prendendo la mia situazione molto seriamente anche se il casino alla fine l'ho fatto io, quindi... Beh, la ringrazio," concluse con un sorriso.
    Se quell'uomo sperava di poter evitare ulteriori complimenti, sperava male. Poi ora lo stava pure aiutando a compilare dei moduli, una pratica che per lui era praticamente magia nera. Stima a mille.

    "Prima ero un salaryman, lavoravo in un'azienda di condizionatori d'aria. Non sono sposato. Mio padre è venuto a mancare quando avevo otto anni, quindi..." Si mise a contare con le dita. "Ventiquattr... No, venticinque anni fa." Annuì tra sé e sé. "Aveva il mio stesso Quirk di controllo dell'energia cinetica. Il suo nome in codice era Scheggia, l'ha sentito nominare forse? Ha lavorato per anni insieme a un Pro-Hero abbastanza conosciuto, si chiamava..." Si portò una mano al mento. "Wounder, mi pare."
    Il padre di Shiisa Tsubasa.

    "Mio padre non era un Pro-Hero importante, però..."
    • È stato ucciso. E anche Wounder è stato ucciso. Sono tutti morti ed è una cosa così strana

    • ho trovato duecentosettantamila yen in contanti nascosti sotto le assi del suo studio e non so cosa pensare

    "...Era una brava persona," concluse in un soffio.

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    Sentiva di stare ritornando nel suo regno parlando di problemi e cavilli legali. Sicuramente era molto più piacevole per la maggior parte delle persone parlare dei propri sogni e di ciò in cui credevano ed ogni tanto anche Kishou credeva che facesse bene parlare con qualcuno di sciocchezze senza senso. Il modo in cui proponeva quegli argomenti in maniera velata e mentendo su ciò che veramente pensava era una valvola di sfogo finemente creata per non tenere tutte le preoccupazioni all'interno, come una malattia. Ma tralasciando queste occasioni l'uomo seduto alla scrivania difficilmente parlava dei propri ideali e cercava di essere una specie di faro neutrale in certe discussioni. Certo, l'attentato alla città era qualcosa di orrendo e non poteva dire molto altro. L'utilizzo dei Quirk era un altro aspetto su cui era fortemente convinto bisognasse cambiare molte cose, ma semplicemente ripeteva a pappagallo ciò che sentiva dagli altri. Il corteo anti-Mutant non lo aveva toccato minimamente e considerato che non avevano violato nessuna normativa nel richiedere la manifestazione, si era chiesto come mai avesse fatto tanto scalpore. La gente aveva paura di convertirsi a quell'ideologia o riteneva che esprimere idee per loro sbagliate fosse un peccato tale da vietarla completamente?
    Davvero? Che cosa bella... Dev'essere una brava persona. - Commentò serio, concedendosi di sembrare sorpreso agli occhi del biondo. Ma era davvero così facile essere brave persone perché si aiutavano dei bambini malati? Per lui c'era differenza tra essere una brava persona e una persona buona, anche se molto spesso sottile. Anche lui avrebbe potuto diventare buono o bravo se avesse compiuto atti del genere?
    Non ho mai incontrato un cliente che sembrasse così dispiaciuto di farsi aiutare. - L'avvocato questa volta si fece strappare un sorriso sincero sul volto, anche se non era per prendere in giro Masao. Aveva sempre avuto la fortuna di trovarsi clienti comunque disponibili e gentili nelle loro stranezze e certamente era stato ringraziato cortesemente in passato ma forse da quando era a Tokyo che non gli capitasse di ricevere tale rispetto. Non che gli dispiacesse, ma voleva chiarire con serenità che il suo mestiere in qualche modo ancora gli portava gioia.
    Può sembrare strano detto da un avvocato ma a me aiutare le persone piace, lei incluso. E mi piace anche lavorare a questi casi, se devo essere onesto. - Certo che ogni tanto sembrava quasi uno sdolcinato stacanovista un po' troppo ossessionato da cose che gli altri nemmeno pensavano. Parlottare così dei propri interessi... Una piacevole novità, anche se forse stava parlando un po' troppo di lui. Per fortuna che l'aveva e lo stava per sommergere di domande. Prese in mano una penna dall'aria voluminosa e dopo un click avrebbe cominciato a scrivere.
    Mh, un lavoro normale per fortuna. - Mormorò mentre Masao elencava i suoi dati e lui li trascriveva. Quel modulo era in realtà una piccola parte dei fogli che avrebbero distrutto una piccola foresta solo per fornire a qualcuno la licenza. Sarebbe stato facile trasformare tutta quella procedura in un comodo sito online, ma in Giappone in quegli ambienti c'era una certa fissazione per la carta, abitudine che stava cercando di togliersi. Mentre si portava avanti il lavoro alzò lo sguardo quando parlò del nome da Pro-Hero del padre ed eventualmente del suo superiore, guardo alla sua destra come per ricordare. Scheggia, Wounder? Non era proprio un accanito seguace dei Pro-Hero, ma qualcosa gli era familiare nei nomi dei due. Se la tessera del puzzle era il nome da professionista del padre di Masao, non sapeva dove incastrarla ma sapeva di averla tra le mani.
    Ma sa che... Mi fanno tornare alla mente qualcosa... Non so dove li ho già sentiti, ma li ho sentiti. Hanno mai lavorato fuori Tokyo? - Era leggermente perplesso anche lui ed un po' si vedeva sul suo viso. Se era morto proprio venticinque anni fa, probabilmente lui era un ragazzino ancora in fissa con quelle cose. Forse avevano agito una volta a Kanazawa, forse se li ricordava proprio perché erano morti. Non voleva chiedere perché o se avesse nemici anche se era curioso, forse avrebbe tappato quel buco nella sua memoria.
    In ogni caso, la situazione è già meglio di prima, soprattutto se ha ereditato l'Unicità. Sveltirà un po' una parte della burocrazia. - Gli passò il foglio dove diversi punti erano già stati segnati con un sì od un no, in base a ciò che aveva dichiarato il giovane. C'erano diversi articoli e regolamenti citati e l'avvocato si era premunito di compilarli lui Molti altri più personali erano stati lasciati in bianco, da compilare per lui. Dovrà presentare la domanda all'ufficio corretto, è già segnato sul foglio dove. Le consiglio di non perdere troppo tempo perché glie ne faranno perdere loro. Possiamo aggiornarci quando le mandano la risposta, può chiamarmi quando vuole. - Avrebbe affermato, rimanendo per ora seduto. Dalla parte professionale aveva più o meno finito ma da quella personale era ancora curioso di capire qualcosa di più sul padre.
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    Perdonami il ritardo innanzitutto. So che il padre di Masao non era conosciutissimo ma considerata l'età di Kishou e che da piccolo gli piacevano i Pro-Hero penso che lo abbia almeno sentito nominare, magari proprio alla sua morte (?).
     
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    Masao Suzuki

    "Non ho mai incontrato un cliente che sembrasse così dispiaciuto di farsi aiutare."

    Affermazione a cui reagì con una smorfia colpevole, da bambino appena beccato con le mani nella giara dei biscotti.

    "Ah... Mi scusi, è che..."

    Che anche se faccio finta di avere un'autostima, ora, mi ci vuole così poco a ricadere nelle vecchie abitudini. A vergognarmi di essere me stesso. A sentirmi in colpa quando chiedo aiuto perché mi sembra di disturbare con la mia stessa esistenza.

    "...è la prima volta che mi metto nei guai con la polizia e... Boh, mi imbarazza molto questa situazione." Si grattò il capo. "Sono sempre stato un cittadino modello."

    Un cittadino modello che tende a esplodere come un petardo e che sognava di dare fuoco al negozio di fiori di sua madre-

    Cittadino.
    Modello.
    Che ci tiene a mettersi in regola e utilizzare il proprio Quirk in maniera legale e socialmente responsabile.

    "Immagino dovrò cercarmi un lavoro in cui il mio Quirk effettivamente serva..." Mormorò mentre il signor Sazama trascriveva i dati. La licenza lavorativa viene data solo se il tuo Quirk a lavoro effettivamente serve, no? Anche se vista la natura della sua Unicità, avrebbe potuto usarla in diversi frangenti, dai lavori di fatica a quelli artistici.
    Gli sarebbe piaciuto tornare a fare hip hop, ora che aveva il tempo di avere hobby... Da quando era entrato nel magico mondo del lavoro, a stento aveva trovato la forza di andare a sgolarsi al karaoke ogni tanto. L'unico vero passatempo che non aveva mai trascurato era la sua enciclopedica conoscenza dei Pro-Hero — ed era così raro trovare altri adulti che ancora si interessassero agli Eroi.

    "Oh!"

    Pura felicità sul volto dell'ex-salaryman. In tutta la sua vita, mai aveva incontrato dal vivo qualcun'altro che si ricordasse di Scheggia.

    "Forse li ha sentiti nominare perché sono apparsi ogni tanto in televisione? Hanno lavorato una volta fuori Tokyo, trent'anni fa. Sono stati a Toyama per partecipare a una grossa operazione per catturare i membri di Red Leaves." Un'associazione di villain che aveva creato parecchi casini tempo fa, e che si vociferava fosse connessa a Aogiri Tree. Lui era ancora un infante quando era ruccesso, ma aveva visto le registrazioni. "Mio padre finì in televisione altre tre volte: durante il crollo di un ponte a Edogawa, durante il combattimento contro la Divoratrice e... Quando morì in diretta TV." Una pausa. "Venne coinvolto in un'esplosione durante uno scontro con un villain mai identificato. Il suo nome ricompare ogni tanto su programmi che parlano di crimini irrisolti." Concluse con un sorriso mesto.

    "Wounder invece ha avuto numerose apparizioni pubbliche: aveva un Quirk curativo e si occupava spesso di primo soccorso nel caso di disastri. Era un Pro-Hero di supporto, ma era in grado anche di usare il suo potere per combattere, stimolando la crescita delle cellule per intrappolare gli avversari in gabbie di materia carnosa. I suoi scontri più famosi sono quelli contro Wolfman, la Minaccia Blu, il Torturatore, e..." Stava entrando in modalità spiegone, vero? Scusate, è un ragazzino che si esalta facilmente.
    Riprese il fiato.

    "Probabilmente il nome le è familiare perché venne ucciso nella sua stessa abitazione qualche anno fa. La figlia, Shiisa Tsubasa, venne accusata di omicidio, ma riuscì a fuggire evitando l'arresto. Fu un grosso caso mediatico."

    Prese i moduli che gli stava porgendo il signor Kinshou e li infilò con cura nella valigetta. La discussione si era fatta cupa, eh? Nonostante i tentativi dell'avvocato di mantenersi amichevole e incoraggiante, lui continuava a tirare fuori argomenti simili.
    Si agitò sulla sedia, chiaramente a disagio.

    "...È davvero sicuro che menzionare mio padre sia una buona idea, avvocato? Non vorrei che cercando di mettermi in regola, io venga invece additato come possibile... soggetto a rischio. Voglio dire..." Chinò il capo, mani sulla valigetta poggiata sulle gambe. "Padre eroe morto in circostanze misteriose, un tentativo di entrare alla Yuuei, denuncia per utilizzo del Quirk nel tentativo di fare l'eroe. È il tipo di tragico background che può portare qualcuno a... Prendere una brutta strada, no?"

    In altre parole: non voglio entrare in una lista di sospetti vigilantes monitorati dalla polizia, perché in effetti sono un vigilante.
    Ma quel discorso iniziava a farsi troppo ipocrita persino per lui.
    Un lungo respiro prima di rialzare il capo.

    "Non voglio dare l'impressione di essere una testa calda che non sa seguire le regole. Non sono assetato di vendetta, sono troppo vecchio per fare il Pro-Hero e l'incidente a Shibuya ha confermato che improvvisandomi giustiziere metterei solo a rischio me stesso e gli altri."

    Motivo per cui intendeva continuare ad allenarsi per diventare un vigilante migliore.
    Ma questo magari non diciamolo all'avvocato.

    "L'ha detto lei che il numero di arresti dopo il primo richiamo è alto. Come facciamo a provare che la mia denuncia è stato un incidente isolato che non si ripeterà, e non l'inizio di un pattern?"

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    Grazie per il bello spunto! I dettagli sulla carriera lavorativa di Wounder li ho chiesto a Why Bother, mentre i nomi di cattivoni e organizzazioni criminali me li sono inventati di sana pianta; spero di non aver sparato cappellate fuori canon ><
     
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    Ciò che l'uomo che tanto nervosamente spiegava le sue ragioni spiegava lo interessava enormemente, ma Kishou non avrebbe mai saputo dire il perché preciso. Forse era proprio il fatto che fosse una persona innocente ad avere avuto problemi e voleva aiutarla? O magari era proprio la ricerca della sua colpevolezza ciò che affascinava quell'esploratore di cavilli legali. Sarebbe stato un paradosso pensare che un avvocato potesse andare contro il suo cliente e generalmente il brizzolato non si faceva problemi a considerare chiunque violasse la legge in flagrante feccia. Ma era probabilmente la condivisione di quei pochi ideali sulla giustizia e sulla voglia di fare qualcosa per il mondo che non rendeva Masao una persona da mettere alla gogna. Era un pensiero ipocrita e sbagliato oggettivamente? Non poteva essere in disaccordo anche con sé stesso, ma se credeva che il mondo ormai fosse diviso in bianco ed in nero, c'erano molte persone che volevano provare a stare nel grigio. Non che fosse facile per gli esseri umani rimanere neutrali a vita, in ogni caso.
    Capita a tutti di sbagliare. - Rispose serio tirando un'occhiata in un punto non precisato alla sua sinistra. E lui lo sapeva benissimo che a volte si sbagliava ed anche tanto. L'importante è poi tornare sulla retta via e restare in pace con sé stessi, altrimenti si vive male. O almeno la penso io così, Suzuki-san. -Sembravano quasi frasi di circostanza le sue ma credeva sul serio che si potesse cambiare internamente con una grande forza di volontà. Era un evento raro e che capitava solo nel cuore dei più giusti, ovvero persone ancora più rare. Lui non si considerava parte di essi, ma un mero osservatore che conosceva ciò che era giusto e ciò che era oggettivamente sbagliato. Ascoltò l'uomo ragionare sugli utilizzi del suo potere ma non gli venne in mente nulla da suggerirgli. Peccava molto in fantasia e preferiva le cose già pronte ed elencate. Poteva volare per raggiungere gli scaffali dove erano riposti i libri più in alto...? Nel suo ufficio dubitava servisse veramente una persona con un tale Quirk.
    Oh Toyama! Io abitavo a mezz'ora di treno da lì. - Aggiunse Kishou, mentre Masao continuava a spiegare. Anche se riteneva di avere una buona memoria, molti di questi Villain ed associazioni erano sconosciuti a lui, forse perché non avevano lasciato molto il segno. Ma le parole che sentiva riconfermavano che non ricordava il nome della Scheggia per un motivo allegro, ma semplicemente perché era morto veramente in diretta TV. Gli riaffiorò il ricordo di lui che guardava su un vecchio televisore le immagini di una delle tante operazioni dei Pro-Hero contro dei criminali. Anche se i suoi genitori preferivano farsi i fatti loro e non idealizzare troppo quella figura, si trattava di un semplice servizio trasmesso ad un'ora piuttosto tranquilla. Ma quell'esplosione era un imprevisto, qualcosa che non doveva essere mandato in onda. Ed infatti avevano subito cambiato canale, per evitare di mostrare immagini fin troppo cruente.
    Ora ricordo. - Ammise, appoggiando l'indice piegato labbra, per poi abbassare la mano. Lo faceva spesso quando si ritrovava a pensare. Mi spiace aver portato di nuovo questo argomento, pensavo di ricordarmelo per le sue gesta e di farle un piacere. Purtroppo molti di questi nomi non li riconosco più, è passato molto tempo, anche se il nome di suo padre e di Wounder sono familiari. Penso di aver visto pure io la diretta TV, è stata una tragedia... - Gli dispiaceva enormemente per quel ragazzo ed appariva leggermente turbato da ciò che aveva tirato fuori, come se fosse un esploratore che trova un tesoro maledetto. Aveva visto veramente suo padre morire così? Che ingiustizia! Perché dovevano succedere queste cose e poi ridurre il nome di persone a semplici casi? Lui doveva aiutare la gente ed invece la faceva stare male, non aveva alcuna soluzione per il dolore di Masao. Non era suo compito od il suo lavoro ed eppure si sentiva inerme in quel momento. Sentiva che i suoi problemi erano in realtà inezie rispetto a ciò che aveva passato lui, a ciò che non poteva diventare perché come ripetuto suo padre gli aveva lasciato la "colpa" di essere morto in quel modo.
    Signor Suzuki! Ahem, scusi. - Aveva alzato la voce per un attimo puntandogli addosso un deciso sguardo di fuoco, alzandosi dalla sua sedia. Un po' esagerato, visto che un istante prima sembrava immerso nei pensieri più oscuri. Non si preoccupi. Anche se ha fatto una sciocchezza non bisogna arrendersi nel districarsi nei meandri della legge. Può essere una legge dura e che giudica le persone per il loro passato o per quello dei suoi genitori, ma le assicuro che quando si capisce che strada prendere non c'è niente di più giusto. La aiuterò ad ogni costo, non si preoccupi. - Quel modo così arcaico di parlare gli era uscito da qualche punto remoto del cervello od in qualche angolo di un atrio del cuore, visto che sembrava fermamente convinto di quel che aveva appena dichiarato.
    In parole povere, deve solo fare il cittadino modello una volta ancora. Se per caso rifiuteranno la sua domanda, gli farò sudare sette camice e tirerò fuori ogni caso possibile dalle più remote province di Tokyo. Soprattutto verso chi subisce queste ingiustizie, non posso restare fermo a guardare. Mi perdoni per aver alzato la voce. - Dopo quell'ode alla giustizia, abbassò il capo e tornò seduto. Aveva probabilmente fatto una figura infima, ma non ce la faceva a non alterarsi. Anche se nella quasi totalità dei casi sentiva solo rabbia ed incapacità di intervenire quando sentiva queste cose, almeno poteva aiutare Masao in quell'obbiettivo. L'avrebbe presa per forza, quella licenza.

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    Masao Suzuki

    "Davvero, non si preoccupi," rispose al signor Sazama, agitando una mano come a scacciare via l'argomento padri ammazzati. "È successo così tanto tempo fa che... Ormai non fa più male," dichiarò, ed era forse la prima frase completamente sincera che avesse detto da quando era entrato in quell'ufficio.

    Masao Suzuki raccontava bugie con la naturalezza con cui un uomo respira. Non che avesse poco rispetto per i concetti di Onestà, Verità e Giustizia — si era sempre considerato, con un certo orgoglio, uno dei buoni. Ma era anche una persona incapace, più spalla comica che protagonista, ed aveva sempre trovato più semplice offuscare la propria essenza che mostrarsi in tutta la sua imbarazzante spontaneità. Così aveva iniziato a mentire, d'istinto, senza pensarci.
    Mentire a sua mamma sul perché il suo cellulare fosse sempre spento.
    Mentire al suo capo sul perché quei report non fossero ancora finiti.
    Mentire a se stesso sul perché sul perché quel collega del reparto marketing che incontrava sempre alle macchinette gli facesse battere il cuore.
    Mentire alla fidanzata ogni volta che gli chiedeva se andava tutto bene.
    Mentire a Shinjiro fingendosi uno spacciatore.
    Mentire a Shiisa Tsubasa fingendosi un giornalista — no, un investigatore privato.
    Mentire al suo avvocato sulle sue attività da eroe poco legale.

    "Farò del mio meglio, avvocato." Rispose con un sorriso smagliante. "Non potrei mai deludere tanta fiducia nei miei confronti."

    Si sentiva una merda.
    "Sono un vigilante," avrebbe voluto urlare, ma poi il signor Sazama non l'avrebbe più guardato così, come se lui fosse davvero una persona meritevole di rispetto.
    Non voleva perdere quella sensazione. Perché lui ormai credeva sempre meno nel Sistema, ma... Questa era la prima volta che il Sistema credeva in lui.

    "Tutto chiaro, la ringrazio." Rispose, alzandosi in piedi. "La terrò aggiornato sulla mia ricerca di lavoro. Posso offrirle un caffè uno di questi giorni, magari?" Domandò con un sorriso, sperando di non suonare troppo sfrontato. Gli sarebbe piaciuto reincontrarlo fuori dal contesto professionale.
    Gli piaceva il modo in cui quell'uomo lo guardava, con quegli occhi sanguinari eppure gentili. Gli piacevano i discorsi che faceva. In sua compagnia, poteva quasi tornare a credere in un mondo più semplice, uno fatto di bianchi e neri, e in cui bontà e giustizia erano sempre dalla stessa parte.

    Un attimo di esitazione. Era entrato in quell'ufficio con la balla già pronta, e con l'intenzione di approfittare della situazione per chiedere vagamente aiuto riguardo i suoi problemi monetari. Avvocato, una mia zia è morta e i figli di lei hanno trovato dei soldi nascosti in casa — sa, era il tipo di vecchietta che non si fidava delle banche. Per caso sa se e come dobbiamo dichiararli, questi soldi in contanti? Non sono tanti, giusto duecentosettantamila due o tremila yen. Ha mica qualche consiglio?

    "In ogni caso alla prossima, signor Sazama."

    Ma si lasciò riaccompagnare alla porta, salutò l'avvocato con un inchino e tenne la bocca chiusa, perché era stufo di dire bugie.

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    Grazie per la role Delin mi è garbata assai :**: sentiamoci via PM per eventuali sviluppi, prima o poi dobbiamo reincontrarci in maniera traggica.
     
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