Wandering agony of a little bunny

Combat - Sakiko Yumeno & Evelynn Harcrow

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    Sakiko Yumeno

    Narrato - «Parlato»





    Prevedibilmente la eroica ma inopportuna mancanza di collaborazione da parte di Sakiko non venne ben accolta dalla donna mascherata. Senza sorpresa trovò piuttosto seccante che la bionda si opponesse alle sue istruzioni in maniera cosi incoscientemente sfrontata e reagì di conseguenza rinforzando la minaccia e dal tono ormai teso e snervato – ben lontano da quello giocoso e provocatorio con cui le si era rivolta inizialmente.

    Sembrava che la donna non sentisse più di avere il controllo della situazione o quanto meno non si sentisse più a suo agio nell’averlo. Era evidente che l’essere stata riconosciuta aveva deragliato drasticamente i suoi piani e la sua tranquillità mentale.

    La cosa suscitò un pizzico di soddisfazione nella vigilante, considerandola come un piccola rivincita sulla sua avversaria. Vederla in quel modo la faceva sembrare più umana e vulnerabile e di conseguenza meno criptica e spaventosa. Seppur sempre assolutamente detestabile.
    Ma quella rivincita a livello concreto rimaneva del tutto insignificante. Nervosa o meno che fosse la donna rimaneva quella con la situazione in pugno ed era sua intenzione far comprendere a pieno la cosa a Sakiko.
    Le si rivolse contro con un invettiva seccata utilizzando un tono di voce alterato che lasciava trasparire fin troppo bene la sua collera esasperata nei confronti di questo inaspettato sviluppo.

    Come a voler puntualizzare quanto facesse sul serio arrivò perfino a sollevare la visiera della maschera che aveva comunque fallito a proteggere il suo anonimato.
    Sakiko fece una smorfia sconfortata nel riconoscere effettivamente quel volto. Fino all’ultimo aveva sperato che si trattasse di una bizzarra coincidenza ma adesso il volto di Eve era proprio a fissarla dritta in faccia. Gli occhi gialli felini, i chiarissimi biondo cenere… riconoscendo il viso della donna sentì il petto stringersi e la bocca dello stomaco attorcigliarsi con una fitta sgradevole.

    La sua attenzione venne però urgentemente richiamata sulle proprie mani quando Eve le afferrò con le sue forzandole ad allontanarsi dal viso. Istintivamente Sakiko cercò di opporre resistenza mentre sentiva quelle che dovevano essere le code della donna attorcigliarsi attorno alla sua vita.
    Con le gambe fuori uso e le braccia immobilizzate Sakiko si trovò quindi privata di alcun modo di reagire od opporsi fisicamente.

    Eve replicò le sue condizioni di resa e si prese finalmente la briga di rivelarle la ragione per cui l’aveva avvicinata per chiderle “aiuto”. Stava cercando una donna. Una vigilante.

    La descrizione che Eve le fornì le rammentò effettivamente una persona che aveva incontrato in passato e aveva tecnicamente pure un possibile contatto per rintracciarla.
    Ironicamente se Eve l’avesse approcciata amichevolmente Sakiko l’avrebbe aiutata più volentieri – ma adesso la sua intenzione di collaborare con lei era inesistente.
    Ma purtroppo si trovava con le spalle al muro – anzi spalle al pavimento per l’esattezza e non aveva più alcun mezzo per opporsi alle richieste della donna tranne che rischiare di sacrificare la propria vita.

    Sarebbe stato molto nobile ed eroico senza dubbio. Ma Sakiko non era cosi orgogliosa ed impavida da essere pronta a rimetterci la vita.
    Decise di affidarsi al fatto che se la donna avesse voluto semplicemente farla fuori l’avrebbe già fatto – perché prendersi il disturbo di costringerla a rivelare la sua identità se poteva risolvere il problema in maniera più semplice e definitiva.

    Non era una garanzia molto rassicurante – specie considerando che la donna aveva dimostrato di essere una stronza sadica e disturbata. Mettere la propria vita nelle sue mani ispirava fiducia come infilare la testa nella bocca di un leone.
    Una parte di se si oppose ferocemente all’idea e la ragazza passò un lungo lasso di tempo in preda ad un silenzioso conflitto interiore. Ma alla fine l’istinto di sopravvivenza prevalse «Non conosco nessuno del genere – agisco da sola e non ho mai avuto contatti con altri vigilanti.» – mentì a denti stretti. Normalmente non era brava a mentire, ma in quel momento era cosi pervasa dal sentimento di disprezzo e frustrazione per Eve che sarebbe stata in grado di negare l’esistenza della luna senza battere ciglio.

    «…ma se ci tieni cosi tanto a sapere chi sono e visto che non mi dai altra scelta, va bene, ti accontenterò.» – a questo punto la ragazza avrebbe strattonato la mano destra per liberarla dalla presa della sua assalitrice e l’avrebbe portata al volto rimuovendo la maschera e rivelando il suo volto. Il volto della bionda però era una maschera di furia di per se. La fronte corrugata, la mascella incassata e labbra tirate a mostrare i denti stretti che digrignavano.
    Gli occhi della ragazza erano ancora lucidi e arrossati ma le iridi verdi fissavano quelle gialle di Eve con risoluta ostilità.

    «…ecco, adesso che ti ho accontentata togliti di dosso.» – le ringhiò rancorosamente.




    Combat & Status Data



    Liv. 4 | Exp 570| Età 25 | 👗 | |
    Status: Danni Lievi Generali, Danni Medi Gamba Destra, Danni Medio-Gravi Gamba Sinistra | Peso 0/4 | Energia 195 |
    Forza 75 | Quirk 110 | Agilità 90

    TECNICHE
    QUOTE
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    EQUIPAGGIAMENTO
    QUOTE
    [Adaptive Suit: Bunny Special ]Una tuta molto elastica e resistente, fatta in microfibre di carbonio, in grado di aderire perfettamente al corpo della persona che la indossa. Il tessuto è antistrappo, rinforzato alla base del collo e sul petto, resistente al calore ed in grado di isolare, in parte, dalla corrente elettrica. In oltre la tuta è compatibile con una moltitudine di accessori e gadget.
    Potenziamento: (1/4)
    Danno/Effetto/Resistenza: Resistenza a danni leggeri.



    I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpf
     
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    Arricciai le labbra con un po' di contrarietà nel sentire che non la conoscesse. Non potevo sapere se mentisse o meno, tuttavia non poteva nemmeno andarmi bene al primo colpo dunque lo diedi per vero senza star a fare troppo la persona cattiva: di base non lo ero, il ruolo però che dovevo compiere mi faceva dondolare da questo lato senza darmi la possibilità di scelta ed alla fine, nonostante tutto questo, riuscivo anche a ragionare a mente lucida.
    Beh, ci provavo.
    Non potevo escludere che stesse mentendo per ripicca, non potevo dare per assodato che lo facesse: cosa scegliere, dunque? Decisi di darle un po' di fiducia, alla fine stavo solo pretendendo e non stavo dando niente dunque se mi fossi messa a prender per contrario tutto quello che diceva allora qualsiasi possibilità di non farmi segnalare alle autorità sarebbe andata a farsi benedire. Possibilità che, oltretutto, sentivo molto prossime allo zero dato che fino ad ora non mi ero proprio fatta voler bene.

    Era la prima volta in assoluto che facevo seriamente la parte della villain, scegliendo un'etichetta affibbiabile dalla società moderna, comportandomi come tale lungo tutti gli aspetti: arrivo e modo di fare per niente rassicurante, offensiva per guadagnare il territorio, far della mia avversaria ciò che volessi per farle capire che resistere era inutile e che dovesse solo rispondere alle mie richieste. Solo in un aspetto non avevo fatto come avrei dovuto: quando aveva enunciato il mio vero nome, una vera persona cattiva le avrebbe tagliato la gola senza nemmeno passare dal via ma alla fine se non lo avevo fatto non era per scrupolo o per curiosità (sì, un po' ce n'era ma non era proprio ciò che mi stava governando in questo momento) quantopiù per principio morale.
    Non ero un'assassina e sarebbe stato difficile trasformarmi in tale a meno di evidente necessità: se il detective sul tetto del Ginza Wako si fosse comportato in altro modo, alla fine, o se si fosse rivelato come terrorista a tutti gli effetti allora sarebbe stata effettivamente una situazione dove non vedevo altra alternativa ma questa? Aveva senso continuare a malmenarla fino ad arrivare a ciò che volessi?
    No, non ne aveva e per quello mi ero fermata dandole un'opportunità.
    ...oddio, chiamiamola opportunità: era una suggestione travestita da ordine, ecco cosa. « Peccato, prima o poi la troverò. »

    Il punto era che comunque non sapevo ancora chi fosse, anche se si trattava di pochi secondi. A denti stretti e con un (abbondante) pizzico di rabbia si tolse la maschera e quello che vidi mi sollevò non poco, davvero, al punto che il mio sospiro di sollievo fu ben visibile: appoggiai la mano libera a terra di fianco al suo volto, sciolsi il manto d'ombra che mi avvolgeva gambe e braccia ed abbassai lo sguardo.
    Ero davvero, davvero sollevata.
    « Sei tu. » Anzi...
    Sei solamente tu.
    Ero preoccupata perché adesso sapevo il volto di chi avevo approcciato questa sera? Per niente, proprio per niente perché se ci pensavo bene quella che aveva di più da perdere non ero io in questa circostanza: era quella bella bionda con cui avevo avuto uno scambio più che interessante diverso tempo fa ed a quanto pare non mi aveva dimenticata come invece io credessi. Io l'avevo fatto? Diamine no, come fai a dimenticare la persona più famosa con la quale puoi dire di aver avuto una scappatella? Avevo pensato anche di cercarla, tempo addietro, e provare ad usarla per vedere se avessi la stoffa per fare quel suo stesso lavoro e mi potesse dare una mano ma avevo rinunciato perché sarebbe bastato poco per mandare tutto all'aria: una ricerca da parte di chi mi volesse far male, qualche esposizione mediatica e via. Una modella non poteva essere una poco di buono, no?

    Però poi...risi. Si, risi.
    Non una risata sguaiata ma una divertita, una di quelle che fai quando senti uno scherzo che ti fa ridere e...le tirai un buffetto sulla spalla con la mano libera. « Perché diamine non me l'hai detto prima che eri tu? » Ero talmente sollevata che non pensavo più alla situazione dove mi trovavo ma a come...a come continuare a prendermi in parte gioco di lei. Con il tempo avevo imparato ad aver a che fare con le persone, a convincerle a piegarsi leggermente alla mia volontà - circa - ed al mio modo di fare e se ci fossi riuscita anche stavolta avrei potuto dire che il mio carisma superasse qualsiasi limite.
    Le mostrai un sorriso con un'aria furba, complice, osservando i suoi occhi verdi dall'alto in una posizione che ricordavo ancora.
    Circostanze diverse, ma la ricordavo.
    « Sai quanto tempo e spiacevoli sconvenienti ci saremmo risparmiate? Di sicuro non ti avrei fatto così male, che diamine pensavo ti fossi persino dimenticata di me. » Con calma e con estrema delicatezza avrei provato con la mano ad accarezzarle una guancia. « Mi sarei presa davvero cura di te, sai che ne sono capace. » Era la cosa che mi riusciva meglio: prendermi cura delle persone, farle sentire apprezzate ma soprattutto farle sentire bene. « Avrei potuto persino invitarti da me dopo, mio piccolo pesciolino. »
    Da vicina come mi trovavo non avrei avuto problemi a fare quello che volessi, la mia ombra avrebbe avuto una libertà di movimento che andava oltre ogni misura e spandendosi a macchia d'olio avrebbe formato dei piccoli legamenti che avrebbero cercato di fermare Sakiko: so bene che fosse già a terra, avevo bisogno però che ci rimanesse e che non si rimettesse la maschera tenendogliela ben lontana dal volto.

    Pochi secondi mi bastavano, niente più.
    Anche perché stavolta non volevo farle del male. Avrei portato la mano a toglierle i capelli dalla fronte con dolcezza, con tutta la leggerezza di cui fossi capace per poi baciarle la fronte come farebbe una mamma di fronte ad una figlia che stava cercando di addormentarsi per darle la buonanotte. O come si fa con una persona prima di salutarla per sempre perché sai che non la incontrerai più solo che in quel caso c'erano di mezzo anche delle lacrime che stavolta non avrei mai fatto sgorgare. Non ero quel tipo di persona. « Non sai quanto sono felice di vedere cos'hai scelto di fare, sono così fiera di te. »
    « Brava Saki. »
    Parole sussurrate fatte di zucchero destinato a sciogliersi sotto una fredda pioggia invernale, poco durevoli e poco dolci. Molto acquose, molto sfuggenti e pronte a scivolare via per non tornare mai più. Ero brava in questo, speravo che almeno non si mettesse ad urlare perché sarebbe stato spiacevole, ecco. « Ora però devo andare, piccola mia. » Mi sarei alzata, distanziandomi di qualche passo senza però pensare al motivo principale per il quale le avevo chiesto di togliersi la maschera e per il quale avevo cercato di immobilizzarla al terreno per quei secondi che mi erano sufficienti: non le avrei fatto del male.
    Non più. Almeno non a livello fisico.

    Uno.
    Due passi indietro.
    La mano che mi scivola in una tasca interna della tuta ed un rumore che la volta scorsa a Sakiko stessa aveva fatto mancare il fiato, congelando l'aria tutta attorno a noi rendendo quel locale molto movimentato, caldo ma al contempo gelido.
    Un click silenzioso uscito da un ovale piccolo piccolo di un telefono piccolo piccolo ma che, al contempo, racchiudeva un potenziale enorme e norme. E poi mi ero anche distanziata perché ora che si era rivelata, ricordo che aveva fatto sparire una SIM card tenendola nella propria mano.
    Il telefono mi serviva, insomma, c'erano i contatti degli altri ragazzi del gruppo.
    « Il freddo deve avermi dato alla testa, sai? Mi sembra quasi di aver incontrato una vigilante mascherata ma non ricordo minimamente chi sia: stai attenta, girano tipi pericolosi a quest'ora. » Avrei rimesso il telefono apposto, abbassando la maschera per far tornare la visiera a coprire i miei occhi. « Almeno era una vigilante...? Uhm... » Dito alla bocca, poi scrollata di spalle. « Non ci penserò su troppo. A patto che nessuno venga anche solo minimamente a chiedermi dove mi trovassi stasera: non credi che dimenticare a volte sia conveniente? »
    Il mio metodo di minacciare, anzi era quasi un accordo: io non dirò niente di lei, lei non dirà niente di me.
    Così semplice, così banale, così facile da eseguire. « Ora però devo salutarti e lo faccio con una stretta al cuore terribile a meno che...ricordi il locale? Se vorrai cercami lì, mi troverai. »
    « Addio, my love. » Le avrei soffiato un bacio a distanza prima di allontanarmi, o almeno provarci, e sparire com'ero apparsa: nel silenzio, nell'ombra, nel buio della notte.
    Sarei potuta rimanere lì a sentire come avrebbe reagito al momento dello scioglimento della tecnica, dell'assimilazione delle notizie, degli eventi ma la regola è sempre quella: la vita privata deve rimanere privata a meno che non mi venga svelata di spontanea volontà. D'altro canto cosa potrebbe mai volere una modella da una poco di buono come me?

    Magari solo il conforto di una notte.
    Magari essere dimenticata.
    ...uh, che strano.
    Pensai questo a metà strada, domandandomi come mai avessi una sgradevole sensazione in petto: che mi stesse dispiacendo davvero?
    « MY LOVE CUTS TO THE QUICK »
    VILLAIN
    Livello:
    6
    Exp:
    1070
    Forza:
    075
    Quirk:
    210
    Agilità:
    240
    Peso:
    2/4


    Tecniche, Equipaggiamento & Status
    ©
    • Status: Danno Lieve [braccia].
    • Tecniche usate: Agony's Binding [Liv.3]
    • Energia: 260/550

    • Equipaggiamenti: Suit + Casco, Kusari Gama
    • Lista tecniche:
    Essendo la notte buia e piena di terrori, a volte è possibile provare dei terrori talmente grandi da bloccarti sul posto senza sapere come uscirne. E quei terrori in genere stanno nascosti nell'ombra, ti spaventano perché arrivano all'improvviso e ti afferrano senza darti possibilità di reagire.
    Su questa filosofia si basa questa tecnica di Evelynn che allungherà la sua ombra in direzione di un qualsiasi bersaglio che si trovi entro i 5 metri dalla sua posizione per cercare di raggiungerlo. Una volta arrivatagli addosso, questa si arrampicherebbe piano piano sull'avversario stesso cercando di ancorarlo a terra per impedirne momentaneamente i movimenti applicando una costante pressione verso il basso. Il blocco può perdurare al massimo per 3 turni.
    L'ombra riuscirà nel suo intento solo se il valore di Forza della vittima sarà inferiore a quella del valore di Quirk di Eve.
    Effetto: Blocco dei movimenti
    Costo: 65
     
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    Sakiko Yumeno

    Narrato - «Parlato»





    La maschera era andata. La sua ultima e forse più preziosa protezione persa.

    Sakiko adesso era completamente esposta – nulla più poteva difenderle dalle odiose mire della sua assalitrice.
    Ma la vigilante si sforzò di mostrarsi stoicamente composta – limitandosi a fissare con risoluto disprezzo Eve dritto negli occhi. Non le avrebbe dato la soddisfazione di mostrarsi affranta e sofferente. Specie considerando che Eve sembrava ricavare particolare piacere da ciò.
    Nonostante dentro di lei sentisse una tumultuosa agonia fisica e mentale la vigilante però tenne fede alle sue doti di recitazione, strinse i denti, e mantenne un espressione stoica seppur chiaramente ostile.

    Eve dal canto suo non sembrò particolarmente impressionata dalla cosa o sembrò notarla in alcun modo in primo luogo. Aveva mostrato giusto un po’ di disappunto di fronte alla mancanza di collaborazione di Sakiko per la sua ricerca.
    Ma quando riconobbe il viso della vigilante bionda sul suo viso trapelò un espressione di… sollievo.
    Sollievo che in breve si tramutò in inappropriata ilarità.
    La donna scoppiò in una grossa risata.

    Sakiko la guardò esterrefatta e più disillusa che mai. Non c’era una singola traccia di rimorso nella donna. Dopo tutto ciò che aveva fatto, pur riconoscendola, non mostrava dispiacere o senso di colpa per le sue terribili azioni e per il male che le aveva provocato.

    Questo consolidò più che mai che la donna era chiaramente una sociopatica senza un briciolo di cuore o coscienza. L’idea di essere stata abbindolata dallo charm della donna e di aver provato ammirazione e riconoscenza per una persona simile la riempì di bile e vergogna.


    Eve dal canto suo sembrò trattare la cosa come se fosse un divertente fraintendimento – come se si fossero scontrate accidentalmente camminando su un marciapiede per riconoscersi e ridere della simpatica coincidenza.
    Era sconcertante come la donna sembrasse non vedere quanto fosse anormale il suo comportamento. Era lì che ridacchiava e civettava con lei come se fossero sedute al tavolo di un bar mentre in realtà Sakiko era letteralmente bloccata a terra a soffrire le sue sevizie.

    Ma peggio ancora fu quando Eve fece allusioni alla notte d’intimità che avevano passato insieme e suggerì l’idea che se fosse andata diversamente avrebbero potuto replicare quell’esperienza.
    Le allungò la mano sul viso toccandola con disturbante familiarità e scostandole i capelli dal viso le lasciò perfino un bacio sulla fronte. Ebbe pure la faccia tosta di dirle che “era fiera di lei” chiamandola perfino per nome. L’ennesima beffa crudele.

    Prima di questo giorno quel gesto l’avrebbe fatta arrossire violentemente e ne sarebbe stata anche piacevolmente lusingata. Ma adesso la fece solo rabbrividire con un gelido spasmo che le irrigidì tutto il corpo. Scostò rabbiosamente la testa per ritrarsi da quel contatto digrignando fra i denti «Stop touching me, you fucking monster!» – nella lingua inglese che accumunava le due.
    Eve per fortuna non indugiò in ulteriori effusioni, ma si sollevò lasciandola immobilizzata lì a terra in quella posizione con l’ausilio dell’ombra controllata dal suo Quirk. Sakiko cercò debolmente di divincolarsi per liberarsi ma senza alcun esito. Dovette rimanere ferma lì a guardare la donna fotografarla in quella condizione umiliante quanto compromettente.


    A quel punto la donna si accomiatò chiamandola “piccola mia” come insulto finale. «Vai al diavolo, maledetta stronza!»– le ringhiò in risposta questa volta in perfetto giapponese.
    Avrebbe voluto dirle molto di più e molto di peggio ma era fatica sprecata, la donna era già andata via senza replicare ulteriormente e lasciando Sakiko lì a terra inerme.
    Non più immobilizzata dal Quirk di Eve, Sakiko adesso era in grado di muoversi… ma rimase comunque ancora un po’ lì immobile a terra. Lacrime rabbiose le tagliavano il viso mentre cercava sopprimere dei singhiozzi frustrati.

    Si vergognava del fatto che nonostante avesse cercato di fare la voce grossa, sapendo che la donna fosse andata via aveva sentito un enorme sollievo. Si vergognava di essere cosi succube della sua paura.

    Non era ancora in grado di alzarsi, ben che meno camminare per raggiungere un luogo sicuro, cosi fu costretta a praticamente trascinarsi in un angolo vicino un cassonetto per nascondersi da occhi indiscreti. Lì tirò fuori il cellulare che aveva tenuto nascosto alla villain e inviò una richiesta d’aiuto.
    Avrebbe potuto chiedere aiuto a Joshua, ma l’americano era un tipo piuttosto impulsivo e vedendola in quello stato aveva paura che provasse subito ad inseguire Eve. Inviò invece il messaggio a Castiel contando che lui sarebbe rimasto più composto e razionale nella situazione e che in fondo lui fosse in grado di trasportarla più facilmente senza dare troppo nell’occhio.

    Inviato il messaggio la ragazza rimase in silenziosa attesa, lì al buio, vicino ad un cassonetto maleodorante, finché una ben distinta figura alata non si presentò per prestarle soccorso…





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    SPOILER (click to view)
    Anche se preavvisato chiedo di nuovo scusa per aver ritardatato causa malattia . w .
     
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    Ciao ragazzi,

    Scusate il ritardo. Mi sembra tutto regolare. Sakiko deve passare in Clinica a Minato-City per la SQ di cura dei danni di rito. Sono molto contento di star mandando molta gente in ospedale ora. :yeah:

    Evelynn: +50 exp +25 exp bonus livello
    Sakiko: +50 exp

    Passo e chiudo! :**:
     
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