Well, you're a goddamn Philistine

Role || Joshua e Kalyani

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    Sembravano essere passati anni dal fatidico incontro ad Arcadia, per settimane la sua mente era rimasta fissata su quella giornata primaverile che in un certo senso aveva affermato il suo percorso. Non aveva detto molto in giro di quello che si erano detto lui ed Yves, erano cose personali che nessuno meritava di sapere, o per lo meno non ora. La sua vita aveva ottenuto più sfaccettature, era cresciuto però nonostante ora fosse una persona in certi aspetti nuova, rimaneva Joshua ed aveva una vita normale da vivere. Quell'estate, dunque, Silver Face si è messo da parte, aspettando il suo turno nel mentre l'americano continuava a vivere la propria vita, preparandosi nel frattempo per ogni evenienza. Palestra, mettere soldi da parte, fare pratica di nascosto col quirk, tutto ciò che aveva bisogno per prepararsi per il lungo viaggio che lo aspettava di fronte a sé.
    Quel giorno, però, non era nulla del genere.
    Paragonabile ad un giorno di ferie, aveva deciso di sfruttare il bel tempo per andare al mare. Non però per il motivo che pensate, non aveva preso con sé costumi da bagno, nel zaino che aveva con sé c'era tutto il necessario per una giornata dedicata all'evento che si teneva lì vicino. In uno spiazzo non molto distante da un lungomare dove erano allestite delle bancarelle, si reggeva un tendone con varie entrate, insegne ed un costante via-vai di gente. Si trattava di un torneo di videogiochi, di picchiaduro nello specifico, che stranamente non si teneva in un hotel o in una delle tante sale giochi, bensì vicino al mare per creare una giornata di relax, divertimento ed attirare più gente a quel genere di videogiochi. Ovviamente il nostro vigilante si stava dirigendo lì, non come partecipante ma come semplice spettatore.
    Sospirò soddisfatto mentre si avviava verso quel posto, prendendosela con calma mentre attraversava a grandi falcate la spiaggia sabbiosa. L'evento non era ancora iniziato, era arrivato lì un po' prima per mangiare qualcosa e per magari sfruttare l'occasione per giocare prima che le console vengano monopolizzate dai partecipanti del torneo. Gli era mancato spendere una giornata in quel modo, di recente era stato impegnato a lavorare part-time o ad allenarsi, che era soddisfacente però aveva molto meno tempo per dedicare ai suoi hobby. Per lo meno, per quanto riguarda la palestra, dopo la fatica iniziale ora poteva dire di avere un corpo più tonico, andare e spaccarsi il corpo più volte la settimana stava dando i propri frutti. Era felice, sapeva che non poteva essere pigro e che quel buon umore non sarebbe durato, ma quella sensazione di successo, di avere una direzione ed un obbiettivo lo facevano sentire bene. Con la sabbia sotto i suoi piedi, non stava nemmeno guardando di fronte a sé per quanto si sentiva bene e tranquillo; si, c'erano bimbi ed altra gente lì vicino, però chissene. Non serviva guardare di fronte a sé, vero Joshua? Certo che no, meglio fantasticare ed essere compiaciuto di se stesso.
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    artiamo da un semplice presupposto: Kalya non sopportava andare al mare. Non che non le piacesse ammirare la costa, con quell’acqua cristallina e quel vento così fresco e piacevole… Quello che odiava era trovarsi in spiaggia, in mezzo alla calca di persone, ai bambini che correvano in giro, alla sabbia che si appiccicava ovunque e ai ragazzi che giocavano a pallavolo sul bagnasciuga. Doveva ammettere che lì in Giappone l’atmosfera era molto più tranquilla, rispetto alle spiagge che aveva frequentato con la sua famiglia in India… ma restava il fatto che rilassarsi al mare non faceva proprio per lei.
    In quel periodo, però, stava davvero raggiungendo l’esaurimento nervoso. Non aveva fatto neanche un giorno di ferie, lavorando anche quando l’azienda aveva chiuso nel mese di Agosto, dal momento che era una vera e propria stacanovista agguerrita… Ma iniziava ad accusare la fatica e lo stress, tanto che i suoi colleghi le avevano consigliato caldamente di prendersi almeno un giorno di pausa, per non rischiare un crollo definitivo. Insomma, ne andava anche a vantaggio dell’azienda stessa.
    Kalya infine aveva accettato la dura realtà dei fatti, ovvero che purtroppo lei non era una macchina e non poteva sforzarsi così tanto, altrimenti non ne avrebbe risentito solo la sua salute fisica, ma anche quella mentale.
    Normalmente non sarebbe andata a rilassarsi in spiaggia, visto le premesse di poco prima, ma aveva saputo che lì vicino si teneva un torneo di videogiochi… e lei, da brava nerd qual era, poteva approfittarne per partecipare. Era inoltre un modo per farle godere una giornata estiva diversa dalle solite, prima dell’arrivo dell’autunno… Per fortuna, nonostante Settembre avesse appena fatto il suo ingresso, faceva ancora discretamente caldo.
    Si era già iscritta al torneo ma, visto che ancora non iniziava, se ne stava in spiaggia sotto l’ombrellone a provare a rilassarsi. Indossava un costume intero, color celeste, che era aperto all’altezza della pancia e su cui si incrociavano due lacci, mentre i capelli le ricadevano sciolti dietro alla schiena e un paio di occhiali da sole se ne stava poggiato sulla sua fronte. Stava leggendo un libro, dalla copertina apparentemente anonima, per non lasciar trapelare nessuna informazione a riguardo… si trattava in realtà di un romanzo, uno dei suoi preferiti. Perché insomma, se voleva davvero rilassarsi, doveva leggere qualcosa che le facesse venire il batticuore… no?
    Però stava davvero morendo di caldo, doveva assolutamente prendere qualcosa di fresco. Così, mettendo il segnalibro tra le pagine di quel libro, Kalya si alzò e si diresse verso il bar, prendendosi un bel gelato alla crema e al cioccolato - oggi voleva proprio viziarsi. Iniziò a mangiarlo mentre tornava al suo ombrellone, camminando con un piglio apparentemente rilassato, ma lanciando di tanto in tanto qualche occhiataccia ai bambini che le correvano davanti ai piedi.
    Ad un tratto si accorse di aver fatto cadere a terra, per sbaglio, lo scontrino che le avevano dato alla cassa… e non poteva di certo lasciarlo lì a rovinare quella spiaggia così pulita. Così si fermò e si chinò per raccoglierlo, ma nel momento in cui si rialzò qualcuno la urtò, cogliendola così tanto di sorpresa che mollò la presa sul suo gelato… che finì dapprima addosso a lei, all’altezza del suo petto, e poi rovinosamente a terra fra la sabbia.
    Kalya si immobilizzò, completamente inorridita, portando lo sguardo a terra, dove giaceva il suo bellissimo dolcetto-premio, poi al suo costume, completamente macchiato. E lei odiava avere i vestiti sporchi.
    Si voltò di scatto verso l’uomo che l’aveva urtata, con l’omicidio negli occhi (?). “Ehi! Ma non guardi davanti a te?!” Sbottò, avvicinandosi a lui con un piglio minacciosissimo, troneggiando su di lui - nonostante fosse decisamente più alto di lei. “Guarda cosa hai fatto. Mi aspetto delle scuse.” E incrociò le braccia sotto al seno, con un cipiglio duro, totalmente irremovibile. Non se ne sarebbe andata fino a quando lui non si fosse scusato a dovere, insomma, come osava macchiare il suo bellissimo costume?? Sperava che la cioccolata si lavasse via piuttosto facilmente.
    Sigh, e dire che oggi voleva rilassarsi...
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    [ xxx ]


    Questa città ti porta davvero la malinconia, camminando fra queste strade non puoi fare a meno di sentire il grigio dentro di té. In molti dicevano 'non ti avevo visto!' quando colpiscono qualcuno per sbaglio, spesso come scusa per difendere se stessi. Il grave, perfido ed anche crudele incidente che è successo oggi per molti era qualcosa di voluto, un piano malvagio mirato a ferire una dolce ed innocente ragazza; Joshua, il colpevole, però la vedeva diversamente. Alle accuse che lui l'aveva colpita per sbaglio lui diceva di no, convinto che si, quello era un incidente e che si, lui davvero non l'aveva vista. Mania di grandezza, voglia di preservare la sua faccia o era onesto? Mi dispiace dirlo, ma forse nessuno sa la risposta a quella domanda.
    L'omicidio del povero gelato avvenne in un attimo, il colpevole si stava avvicinando alla vittima pensando a tutt'altro e con la mente occupata a, beh, pensare a quello ed a filtrare i rumori dei mocciosi, non si rese conto della ragazza di fronte a lui. Lo sconto era stato immediato, la vittima non ha avuto chance di difendersi. L'arma del colpevole? Il suo fianco.
    L'ora? Mattina, non presto ma nemmeno verso l'ora di pranzo.
    Collaboratori? Poco probabile, l'unica che l'avrebbe accompagnato, Saki, non era presente.
    C'erano state altre persone sulla zona del crimine? Si, ma nessuno ha prestato la minima attenzione, una chiara e poetica metafora della società moderna.
    Il colpevole? Un ragazzo di 25 anni, aveva la fedina penale pulita, nessuna macchia sporca. Perché, dunque, spingersi a compiere un simile atto? Cosa sarà mai successo a togliere la vita ad un gelato che non ha nemmeno avuto l'onore di essere assaporato? La gente continuava a camminare, dando solo uno sguardo fugace a quello scempio, ignari della morte da cane che era appena successa. Deplorevole, davvero davvero deplorevole, però è per questo che mi dedico a questo lavora. Sono queste le cose che mi fanno alzare la mattina determinato, determinato a ripulire le strade e portare su Tokyo la pace e la tranquillità. E' un lavoro di merda, però sono questi gli atti che motivano la mia scelta, l'immagine di una Tokyo nella quale ogni singolo gelato possa avere una morte onorevole.

    "Memorie di un Martire", by: Coscienza di Joshua, estate 2023.




    « Shit, shit shit! Che coglione che sono, mi dispiace, » con le mani nei capelli, il colpevole Joshua non sapeva più che cosa fare. Parte di se stesso gli diceva di mandarla a quel paese, però quella parte lo aveva messo nei guai e in uno spazio pubblico preferiva evitare. Il suo sguardo saettò dal triste gelato a terra alla mano della tipa, per poi salire fino alla sua figura ed alla faccia. Gli dispiaceva del gelato, però fosse stata una signora di mezz'età o una bimba non avrebbe avuto minimamente lo stesso effetto perché fosse un cellulare rotto, ok, ma un gelato? Però metti una ragazza del genere? Si, le cose sono molto diverse e si, siete liberi di insultarlo. « Uuuh... » una parte di sé voleva aiutarla a pulirla, però il pensiero durò un petosecondo e venne annichilito non appena entrò in gioco il suo buonsenso, lasciando spazio al secondo pensiero sulla lista d'attesa. « Te ne posso comprare un'altro...? » sicuramente non aveva i soldi per comprarle un nuovo costume, poco ma sicuro, e poi onestamente non se ne intendeva minimamente.
    Era, diciamocelo, una situazione imbarazzante del tutto evitabile se non avesse speso tutta la sua capacità mentale a gongolare ed a pensare a se stesso. Un passo alla volta, dicevano, però poteva succedere che bastava un passo a macchiare di gelato una ragazza al mare. « Non so che altro fare, guarda, oltre alle mie scuse ed un nuovo gelato. Sono... » a sua disposizione? Sembrava che volesse diventare il suo schiavetto, che per molti era una prospettiva molto accattivante, però Joshua era uno molto vecchia scuola. « ... se serve altro, ecco, basta dirlo, » ecco, molto meglio e meno ambiguo. Sapeva di dover andare al torneo e non voleva perdere tempo lì, con una tipa che forse non avrebbe più visto, però sapeva che non era il caso di girare i tacchi ed andarsene. Voleva migliorare un passo alla volta, anche se voleva dire affrontare una delle sue paure più grandi: interagire con le ragazze attraenti.
    Ok, e Saki? Lei non contava, avere il proprio naso (e faccia) rifatto da una palla da bowling ti toglieva quei pensieri di dosso. Quello, ed anche il costume da coniglio che indossava, decisamente poco attraente secondo l'americano.
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    h… un americano. Le pareva strano infatti che fosse un giapponese, e nel sentirlo parlare si trattenne dal roteare gli occhi, mentre le labbra si arricciavano in una smorfia stizzita. Perlomeno si era scusato… anche se lo aveva fatto in una maniera così teatrale e, soprattutto, così volgare. A Kalya non piaceva affatto ascoltare parole del genere, abituata non solo alla sua famiglia, così tanto severa su certi comportamenti, ma anche al tipico modo di fare nipponico, sempre molto educato e composto.
    Sbuffò leggermente, smuovendo una ciocca di capelli che le era ricaduta sulla guancia quando era avvenuto il fatidico urto. “Ti consiglio caldamente di guardare davanti a te… io sono rimasta in piedi, ma se avessi preso un bambino? Oppure una signora anziana? Sarebbero caduti a terra, come minimo.” Si mise a bacchettarlo, con quel tono di rimprovero che assumeva quando si innervosiva di fronte ad atteggiamenti che non le andavano a genio. Sperava almeno che quel ragazzo avesse imparato la lezione e non si mettesse più a guardare per aria mentre camminava, soprattutto in un posto così affollato come era quello.
    Quando lui le propose di ricomprarle il gelato, Kalya rimase a fissarlo con un’espressione pensierosa, valutando la sua proposta. Effettivamente, poteva approfittarne… così che lui potesse a tutti gli effetti ripagarla del danno subito. Certo, saldare il debito al cento per cento avrebbe dovuto pagarle pure la tintoria, oppure un costume da bagno nuovo, ma decise sarebbe stato troppo pretendere questo da lui. Un gelato poteva bastare.
    “D’accordo, gelato sia.” Asserì, annuendo energicamente e continuando a sfoggiare un atteggiamento ancora vagamente indignato. Doveva ammettere che forse avrebbe fatto meglio a lasciare perdere, visto che accettare quella richiesta avrebbe significato trascorrere altro tempo in sua compagnia, e lei voleva stare da sola e non lasciarsi disturbare ulteriormente… ma ormai era troppo tardi. E poi aveva ancora voglia di mangiare un dolcetto, le sarebbe rimasta l’insoddisfazione per tutto il giorno altrimenti.
    “Però prima mi metto qualcosa sopra, che odio girare con i vestiti sporchi,” borbottò, raccogliendo il gelato ormai impanato di sabbia (?) e gettandolo nel cestino più vicino. Aveva fortunatamente anche un costume di ricambio, ma per quello doveva recarsi in una cabina e ci avrebbe messo molto di più. Per ora le bastò infilarsi la camicetta color crema di stoffa sottilissima e farvi un nodo all’altezza della vita, in modo da coprire lo scempio che era stato fatto al suo bellissimo costume. Lo aveva pure riportato dall'India, sigh
    Cercò di non pensarci troppo, altrimenti avrebbe ripreso a sbraitare contro quel povero (?) americano. Si riavvicinò a lui, sfoggiando la sua tipica resting bitch face, prima di sospirare. “Beh, andiamo allora. Ma sbrighiamoci, perché tra poco inizia il torneo qui vicino e non voglio perderlo per un inconveniente del genere.” Decretò, prima di iniziare a camminare nuovamente in direzione della gelateria, voltandosi per accertarsi che quel ragazzo la stesse effettivamente seguendo. La sua richiesta di fare in fretta, inoltre, era anche un modo per liberarsi presto da quella situazione a dir poco scomoda… ma, intanto, aveva inconsciamente rivelato a Joshua che anche lei era molto interessata al torneo di picchiaduro.
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    Ok, era innegabile che la colpa fosse tutta sua ma doveva davvero dargli quel tono? Bastava un'ammonimento, come facevano tutte le persone, però no, quella lì preferiva fare il compito di sua madre che onestamente stava avendo l'effetto opposto. Se si trattasse di una semplice spintarella l'avrebbe mandata a quel paese, però come detto prima era evidentemente colpa sua se le era caduto il gelato... dunque gli toccava. Controvoglia, e borbottando dentro di sé, però cercò di trattenere i commenti colorati che gli volavano nella testa. « Ho detto che mi dispiace, ok? Non parlare come se 'ste cose mi succedano ogni giorno, » decise di rispondere con tono, ma senza esagerare siccome, come detto prima, la tizia non aveva torto. Poi si, se fosse una signora anziana sarebbe stato ancora più tragico, però un bambino? Per citare le parole di un vecchio saggio: "F*ck them kids.". Se c'era qualcosa che Joshua odiava erano le ramanzine, era un modo facile e veloce per fargli ribollire il sangue e attirare la propria inimicizia, il che rendeva ancora più ammirabile il lavoro e talento di sua madre. Nessuno sa come riesca a farlo non solo ascoltare, ma fargli abbassare la cresta - mother knows best, after all.
    Accettata la proposta del nuovo gelato, Joshua aspetto che l'orientale (non sapeva da dove poteva provenire, e si siete liberi di deriderlo chiamandolo stupido americano) ed osservando con la coda dell'occhio come quella si metteva qualcosa sopra. « E' solo gelato, mica catrame, » commentò mentre l'aspettava con le braccia incrociate, guardandosi intorno per individuare una gelateria vicina e dopo controllare che ora era. Non mancava tantissimo all'inizio del torneo, e per dio non voleva mancare l'esibizione dei anime fighting games. Dall'incontro con Tachibana si era dedicato un po' di più a quel lato del genere, che nonostante la sua vasta esperienza erano così diversi da ciò che normalmente giocava che stava avendo dei leggeri problemi. Però era un sotto-genere che per il momento giocava per divertirsi, con amici o per noia, dunque non aveva molta fretta. Fatto sta, però, che anche se aveva poca esperienza con quelli data l'opportunità voleva comunque seguirli, e chissà, magari sarebbe riuscito ad imparare qualcosa di nuovo.
    Arrivata la ragazza, questa aprì bocca ma invece di provocare fastidio le sue parole provocarono una sensazione diversa (no, non quella, maledetti) nel corpo dell'americano. Di torneo lì ce n'era solo uno, possibile che...? « Sister, say less! » fece Joshua, ora allegro e motivato all'idea di trovare un nuovo modo per ricambiare un favore alla ragazza. « Invece del gelato ti posso mostrare qualche trucco o dritta, siccome pure io mi stavo dirigendo al torneo. Non c'è persona in tutta Tokyo capace di battermi in tekken o street fighter, » decretò con un pugno sul petto, dicendo quelle parole senza timore né imbarazzo. Con i tornei locali a cui partecipava c'erano delle prove che potrebbero dar acqua al suo mulino, però il migliore? Quelle si che erano parole grosse, però era un classico e chiunque lo conoscesse sapeva che non era niente di nuovo.
    Ora spettava a lei, comunque, se voleva andare al torneo lui era più che felice di andarci con lei. Andare ad un torneo di fighting games con una ragazza attraente? Sembrava una delle sue tante fantasie! Al diavolo quel gelato, a chi servono dei dolci quando uno può avere una stazione, due arcade sticks e del tempo libero per giocare?
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    k, l’atteggiamento di quel tipo sembrava davvero urtarla. Non solo le era venuto addosso, sporcando il suo bellissimo costume, ma si stava anche comportando come se fosse lui quello offeso. Solo perché lei gli aveva fatto giustamente una ramanzina… bah. Il mondo era davvero pieno di persone strafottenti e maleducate, ormai Kalya aveva avuto modo di constatarlo… insomma, si era detta di stare lontana da individui del genere, e invece questi le venivano pure addosso, rovinandole la giornata di relax. Assurdo.
    Gli lanciò un’occhiata indispettita al suo commento, cercando di non fare ragequit e lasciarlo andare per la sua strada, dimenticandosi completamente l’accaduto… ma era davvero troppo testarda per lasciar correre, per quanto in quel momento fosse realmente la soluzione migliore. “Ah, quindi non cammini sempre con lo sguardo per aria. Questo mi rincuora… devo essere stata io sfortunata ad averti incontrato in questo modo, allora.” Rispose a sua volta, con una punta di sarcasmo, prima di lasciarsi sfuggire un breve sbuffo. In quel momento si stava pentendo amaramente di aver deciso di passare quella giornata al mare, tanto era sicura che non sarebbe riuscita a rilassarsi. Era sempre così, in fondo.
    Fece dunque per dirigersi di nuovo verso la gelateria, quando quell’esclamazione da parte dell’americano la fece fermare di colpo. A parte che l’aveva chiamata sister ugh, ma… cos’era tutta quell’allegria improvvisa? Dove era finito il ragazzo strafottente e scocciato di qualche istante prima? Kalya si voltò a guardarlo con un’espressione piuttosto perplessa, sollevando leggermente il sopracciglio. A quanto pareva, nominare il torneo aveva animato qualcosa in quel tipo… doveva essere un videogiocatore agguerrito. Chissà se giocava anche online… Kalya lo faceva spessissimo, anche perché non era una persona estremamente socievole e la maggior parte del tempo libero lo passava a casa davanti al suo PC, quindi si divertiva parecchio a partecipare a tornei e roba del genere. Era anche discretamente brava, c’era da ammetterlo.
    Si avvicinò dunque a lui di qualche passo, assottigliando leggermente gli occhi in un’espressione dubbiosa e indagatoria. “Mmh… sei davvero così tanto bravo?” Gli chiese, inclinando la testa di lato. “E poi sei anche tu un partecipante al torneo? Perché in quel caso vorrebbe dire che siamo rivali.” Un bagliore le illuminò lo sguardo color miele, mentre un sorrisetto le piegava leggermente le labbra. Anche se non lo dava a vedere molto, Kalya era una persona estremamente competitiva… non che la cosa fosse poi così strana, visto che le piaceva avere ragione e vincere sempre. Le sconfitte le pesavano fin troppo, le vedeva come un fallimento, anche quando si trattava di qualcosa di così innocuo come un torneo di videogiochi. Non era una persona estremamente sportiva, questo c’era da riconoscerlo.
    “Ma, visto che devi sdebitarti per l’incidente di prima… ascolterò i tuoi suggerimenti. Sappi però che io sono già discretamente allenata,” disse, annuendo con una certa sicurezza. In realtà, beh… lei se la cavava più negli sparatutto online tipo Overwatch *coff*, non aveva mai giocato molto ai picchiaduro e roba del genere, ma questo non voleva dire che fosse una novellina nel campo. Kalya aveva provato moltissimi videogiochi durante tutta la sua vita, vedendo in quel mondo un luogo dove poteva fuggire dalle sue responsabilità, quindi non era affatto spaventata alla prospettiva di trovarsi di fronte qualcuno più bravo di lei.
    Poi voleva assolutamente vincere il premio… ovvero un buono da spendere in moltissimi negozi di Akihabara. Un sogno.
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    Joshua non era scemo... ok, lo era però certe cose le capiva anche lui. Sapeva che ciò che diceva quella tipa aveva senso, si rendeva conto di aver sbagliato però come avevo detto prima, lei non era sua madre né si conoscevano. Se ci fosse Saki in quella posizione allora nessun problema, avrebbe ingoiato quel rospo e le avrebbe detto scusa senza fare storie. Però non solo non si conoscevano, ma aveva iniziato con quell'aria da nobile che ha a che fare con un pelebeo? Nossignori, per quanto si è promesso di non fare storie né fare scenate, non accettava di dirle delle scuse sincere. « Infatti... è quello che è successo, anche i migliori sbagliano, » ed eccome se lui lo era, poco ma sicuro.
    Il sorriso sornione si fece ancora più grande non appena la ragazza gli chiese se fosse veramente così bravo. Ah, se solo lei sapesse che era davanti al vero e proprio Don di Tokyo per quel genere di videogiochi (nota: se l'è dato da solo quel nomignolo). « Beh, ci gioco a quei giochi da... più di vent'anni, fai conto, » non sempre a livello agonistico, però oramai giocarci era come respirare o camminare, qualcosa che gli veniva naturalmente quanto bere l'acqua. « No, onestamente sono qui per vedere i tornei con i vari anime fighting games, se partecipo ad un torneo intendo vincerlo ed oggi sono qui solo per studiare, » lo faceva sembrare più importante e serio di quanto fosse veramente, però era vero. Ci teneva ad imparare, a migliorarsi e studiare lo stile di gioco dei livelli più alti. « Poi essendo un genere di nicchia, ci tengo a fare la mia parte ed aiutare la community, » lo faceva in america ed ha ogni intenzione di farlo qui, è uno dei tanti motivi per cui adora vedere dei novizi partecipare a quei eventi. Ed a proposito... « per che gioco partecipi? Da come parli sembra che sei capace, » un tono un po' beffardo, però comunque curioso, siccome se si trattava di uno dei giochi dove lui era oramai esperto le avrebbe dato molto volentieri una chance di dimostrarsi. Una sfida contro il cattivo numero uno dei tornei di Tokyo!
    « Nel frattempo andiamo, » disse, prima di tutto, avviandosi verso il tandone e guardando se la ragazza lo stesse seguendo. « Non sapendo per il momento a che gioco partecipi, ti posso dare dritte generali. Poi anche dipende da quanto e cosa vuoi fare - se intendi vincere, stracciare novellini e così via. Ti dico, però, già una cosa: senza le basi è inutile imparare a memoria le combo enormi che tolgono mezza vita. Ti consiglierei di tenerle brevi, ma per permetterti di mantenere il ritmo dello scontro ed eseguire quanti più okizeme possibile, gioco permetten- sei cos'è okizeme, vero? » Kalya ha appena avuto la brutta fortuna di beccarsi Joshua quando parla di qualcosa che è appassionato, dunque deve fare attenzione o è possibile che si metta a parlare per ore intere.
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    alya evitò accuratamente di commentare il fatto che lui si fosse inserito tra i migliori, limitandosi a sollevare brevemente gli occhi al cielo. Non sapeva se quel tipo stesse effettivamente scherzando oppure dicesse sul serio, ma il suo sesto senso le diceva che si trattava del secondo caso. O forse era semplicemente partita prevenuta, dopo il loro primo incontro a dir poco catastrofico. Sigh, non riusciva a non pensare al suo bellissimo costume… Fortunatamente la camicetta copriva abbastanza il misfatto.
    Comunque, sembrava davvero tanto fissato con il mondo dei videogiochi, tanto da vantarsene di fronte a lei con quell’aria da pallone gonfiato… Kalya, perlomeno, non se ne andava in giro a sventolare ai quattro venti le sue abilità nel gioco, ma una cosa era assolutamente certa: più lui le parlava in quel modo, più lei sentiva crescere in sé uno spirito estremamente competitivo. Voleva dimostrargli che lei non era affatto da meno. “Beh, se avessi partecipato sarebbe stato un problema, visto che anche io voglio vincere a tutti i costi,” gli disse, arricciando le labbra in una smorfia strafottente, mostrandosi sicura di sé.
    “E dimmi, sensei… posso almeno sapere il tuo nome?” Gli chiese questa volta, sporgendosi leggermente in avanti per poterlo guardare da vicino e, chissà, metterlo un pochino in soggezione. “Io mi chiamo Kalya.” Aggiunse poi, allungando la mano verso di lui, in un gesto assolutamente automatico. Alla fine, per quanto non lo sopportasse, non poteva fare a meno di comportarsi in maniera educata… solo in casi rari non vi riusciva tipo con Gabriel.
    “Mh, Tekken. E sì, certo che sono capace.” Fece un verso di scherno, gonfiandosi per mostrarsi sicura di sé. Mica lui poteva essere l’unico a vantarsi delle sue abilità in fatto di videogiochi… Comunque, prima che lui potesse effettivamente allontanarsi da lì con lei, Kalya recuperò le sue cose da sotto l'ombrellone, mettendole nell’ampia borsa di tela. Tanto, anche dopo il torneo, non sarebbe sicuramente tornata in spiaggia ma se ne sarebbe andata diretta a casa.
    Gli si affiancò nuovamente, mentre lui parlava a macchinetta delle varie tattiche per poter vincere. Lo ascoltò in silenzio, da un lato abbastanza scocciata all’idea di aver accettato il suo aiuto, dall’altro attenta ad assorbire quelle informazioni. Insomma, non le piaceva molto l’idea di sentirlo parlare per tutto quel tempo, visto che lei non era proprio una persona così tanto paziente soprattutto di fronte a tipi del genere, però al tempo stesso voleva capire quanto fosse realmente capace. Insomma, si era vantato della sua bravura, quindi Kalya lo avrebbe messo un po’ alla prova.
    “Certo che lo so.” Rispose, come se fosse la cosa più ovvia al mondo. In realtà conosceva abbastanza quei tecnicismi, sapeva più o meno cosa significassero, ma non in maniera molto specifica. In ogni caso, lei non giocava mai seguendo l’istinto, ma valutando le statistiche, mosse, tecniche e così via. Insomma, metteva la logica in tutto quello che faceva, sostanzialmente. “Comunque neanche io preferisco fare le combo troppo lunghe. Meglio attaccare velocemente e cercare di infliggere più danni possibili.” Ma sempre seguendo un piano mentale che si era fatta prima, ovviamente.
    Si voltò a guardarlo, mentre camminava al suo fianco, colta da un barlume di curiosità. “Senti… ma tu giochi online?” Chiese, inclinando leggermente la testa di lato. Chissà, magari una volta avevano pure giocato insieme… e lei lo aveva stracciato. Sarebbe stato divertente.
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    Non sapeva come reagire a quell'uscita da parte dell'altra, o almeno si, aveva una vaga idea però non era in un torneo e non doveva giocare il ruolo del cattivo da sconfiggere. Era una persona normale, non era il genere di persona che avrebbe fatto uscite del genere con qualcuno che aveva appena conosciuto, però se messa così gli dava fastidio l'idea di farle avere l'ultima parola. « Mi piace quella determinazione, spero di vederti in finale di un futuro torneo allora, » rispose con un misto di genuino interesse, ma soprattutto usando il suo classico tono sicuro e pieno di sé. Non era dell'idea che lei non fosse capace, tutt'altro, però era sicuro che lui era l'equivalente di un boss finale nei tornei dove partecipava, e si sa che non tutti sono in grado di sconfiggerli.
    Ah. Il nome, vero. « Si, scusa, chiamami pure Joshua, » disse sfregandosi il dietro della testa ed evitando lo sguardo di Kalya, leggermente imbarazzato, mentre stringeva la sua mano. Non era un segreto che parte del motivo per cui si ostinava ad usare quell'aria da gradasso era perché... beh, era abituato e gli veniva facile e preferiva farlo che essere sincero e crollare d'imbarazzo. Però lo faceva anche perché non sapeva gestire le interazioni con le ragazze attraenti, o almeno prima di averle conosciute bene (mai successo, se non con Saki) ed internalizzare che anche loro erano degli esseri umani. Non era una cosa facile per lui, dunque preferiva fare lo scemo ed indossare il costume da clown che rendeva il tutto più semplice. Poi se lui aveva realizzato che è, difatti, un costume da clown è un'altra storia.
    Ah però, una ragazza non solo di bell'aspetto ma anche di cultura e sani principi. Era vero che Tekken era popolare nell'oriente però era sempre bello incontrare un'altro fan della serie. « Ah, bene bene. Beh di tornei di tekken ce ne sono parecchi qui in giro, nel caso volessi cimentarti altrove - ci ho partecipato ad alcuni, » ed il che rendeva darle consigli un po' più difficile, siccome era un gioco che si, sapeva giocare ma che era più difficile da spiegare (per lui) rispetto ai classici 2D fighting games. « La gente qui in giro è brava, anche se non è al livello dei classici coreani, » che come si sa, sono delle leggende in quel gioco ed è uno dei sogni del ragazzo di andare ad un torneo di Tekken in quel paese. Peccato che c'erano... svariati problemi a fermarlo, fra cui alcuni spinosi e fastidiosi legami famigliari. « Aha, beh allora dimmi tu se hai certe lacune o domande in merito, » aveva capito solo ora che forse monopolizzare il discorso non era la cosa più galante da fare.
    Quando la domanda gli arrivo alle orecchie corrucciò la fronte e si mise a pensare, cercando di capire in che senso giocasse online. La domanda semplice era ovviamente si, non però su ogni gioco. « Allora, se si tratta di fighting games allora si, a patto che abbiamo rollback netcode, altrimenti non se ne parla. Per il resto... boh, qualcosa con amici o robe molto casual da solo, siccome al di fuori della mia nicchia sono molto casual, » il suo amore era monogamo, il suo cuore non accettava alcuna altra fiamma.
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    era un sottile sentimento di sfida fra i due, dopo che avevano rivelato la loro passione per i videogiochi. Se prima Kalya lo aveva trovato insopportabile per quel modo di fare decisamente maleducato, ora pensava solo a come dimostrargli che lei, nonostante le apparenze suggerissero il contrario, fosse effettivamente una gamer in tutto e per tutto. Anche se prediligevano due tipologie di gioco diverse, lo considerava a tutti gli effetti un suo rivale. Per questo motivo, quando le disse sottilmente che gli sarebbe piaciuto sfidarla nella finale di un futuro torneo, Kalya annuì con una certa sicurezza.
    “Mi vedrai eccome, contaci.” Era abbastanza convinta di poter essere all’altezza di una finale, considerando che ci era già finita in molti altri tornei online, ma… non sapeva all’effettivo quanto lui fosse bravo. Lei se la cavava molto bene, perché aveva la tendenza a mettere il massimo impegno nelle sue passioni, quasi a costo di isolarsi dal mondo intero… ma, in ogni caso, non aveva avuto modo di poter osservare lui in azione. Magari era un mostro, oppure era uno che ci credeva troppo.
    La cosa che la sorprese fu vedere Joshua, nome con cui il ragazzo si presentò, mostrare un atteggiamento imbarazzato nel momento in cui uscirono dal discorso nerd. Quindi faceva lo sbruffone solo quando si trattava di quelle cose… Kalya avrebbe anche potuto guardarlo con un sorrisetto divertito, ma la verità era che anche lei tendeva ad assumere quell’atteggiamento. Insomma, faceva tanto l’orgogliosa, e poi arrossiva di fronte alla minima interazione sociale che uscisse dalla sua zona di comfort - vedere la role con Shinjiro per maggiori dettagli.
    Quando lui le propose di dirgli i suoi dubbi e le sue domande riguardo quel gioco, Kalya rimase un attimino pensierosa, toccandosi il mento con un’espressione corrucciata. Lei era effettivamente troppo sicura di sé per poter riconoscere da sola i suoi errori… o meglio, sapeva individuare le sue debolezze, ma non era tipo da ammetterle così apertamente di fronte a qualcuno - soprattutto se si trattava di Joshua.
    Guardò velocemente lo schermo del suo smartphone, notando che aveva ancora un po’ di tempo prima dell’inizio del torneo… e le venne una piccola idea. “Facciamo così,” iniziò, rimettendo il telefono in borsa. “Facciamoci una partita… un’amichevole. Così puoi effettivamente vedere se ho delle lacune… oppure se sono brava e non ho bisogno dei tuoi suggerimenti.” E un sorriso stucchevole le piegò le labbra. In realtà non aveva la più pallida idea se quella partita fra loro due sarebbe stata effettivamente un’amichevole, ma… beh, un po’ di allenamento prima del torneo non le dispiaceva affatto.
    Senza contare che avrebbe avuto modo di constatare effettivamente la bravura di quel tipo.
    “Dovrebbero esserci delle postazioni libere per giocare un po’ prima del torneo vero e proprio, quindi… direi che si può fare.” Di certo non aveva preventivato di allenarsi con qualcuno ma, nonostante quell’incontro fosse stato un disastro su più fronti, poteva comunque trarne dei vantaggi positivi. Era ancora un po’ nervosa e non si era ancora sciolta del tutto in presenza di Joshua, ma perlomeno non gli stava più rivolgendo delle frecciatine e delle occhiatacce poco amichevoli.
    Comunque, alla domanda se giocasse online, lui rispose che prediligeva fighting games… scontato. Kalya sospirò, scostandosi una ciocca di capelli che le era finita sul viso, a causa del vento che tirava su quella spiaggia. “Allora le probabilità che abbiamo giocato insieme sono minime. Preferisco gli sparatutto.” Disse, con un tono di voce abbastanza neutro. “Mi piacciono molto anche i giochi di strategia, dove posso calcolare statistiche e via dicendo… Ci perdo le ore a cercare le skin e le armi più utili e vantaggiose.” Stranamente, Kalya aveva iniziato a parlare di più di quanto lo facesse normalmente. Si vedeva, in fondo, che quella fosse un’altra passione che coltivava e, per questo motivo, la faceva sentire molto più entusiasta e a suo agio rispetto a molti altri argomenti.
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    Bene così, Kalya pareva aver accettato di buon grado la sua sfida indiretta mettendoci dentro un po' di pepe che, si sa, Joshua apprezzava sempre. Non era per nulla preoccupato, chi era lei per anche solo sperare di incutere timore al villain numero uno della scena locale di tekken e street fighter? Lo straniero che più volte ha umiliato (per dire) gli eroi locali? Non vinceva sempre ma alla fine era quello lo scopo dei cattivi, di spingere i buoni a migliorarsi ed onestamente era proprio quello il suo obbiettivo: cultivare una scena di veri e propri assassini per quel che riguarda i fighting games. Non tutti potevano giocare quel ruolo, e siccome lui aveva indossato quel mantello più e più volte, a quel punto gli veniva quasi naturalmente.
    Sollevato che la ragazza non aveva infierito in quel di momentanea, ed evidente, debolezza, la sua immagine mentale di Kalya diventava meno negativa ed un po' più umana parola dopo parola. Era evidente una ragazza competitiva, però a modo suo anche simpatica o almeno aveva una certa presenza che la rendeva interessanta, senza contare il fatto che condividevano una passione. Non erano partiti col piede giusto, però forse quella rivalità avrebbe lasciato spazio a qualcosa di più bello? Chissà, per il momento dovevano raggiungere il tendone, continuando la loro chiaccherata. « Oh, ora si che si ragiona, » rispose sfregandosi le mani, assaporando già la dolce sensazione delle dita che sfregavano velocissime sui pulsanti del proprio controller. « Chi viene primo a 2 match vinti, con 2 round per vincere un singolo match, ti va bene? » non proprio uno set di regole competitivo, però chissene, era una cosa amichevole e che serviva più a testare ed inquadrare il livello di Kalya. « Take a shot at the King, you best not miss, » disse, ancora gasato, oramai vicini alla destinazione e potendo già inquadrare varie insegne con sponsor, pubblicità e loghi dei vari giochi. Vicino a loro c'era anche un orario dei vari eventi, dove era visibile che, appunto, era proprio nella fascia oraria perfetta per la loro piccola sfida.
    « Io non devo avere nulla a che fare con le skin, che il mio portafoglio già è allo stremo senza che spenda ancora di più nei miei hobby, » era molto tirchio con i suoi soldi, ma troppo cocciuto per accettarli da altri, motivo per cui quando si vedeva con Saki spesso litigavano per chi paga la parte di chi. « Onestamente penso di essere troppo scemo per quel tipo di giochi, ed i sparatutto... c'ho avuto una fase, però eh. Oramai con i fighting games è come una relazione amorosa che va avanti da tantissimo tempo, prova seriamente qualcosa di diverso e... strano, e ti sentiresti in colpa, » continuò, stranamente calmo e pacato, uno poteva chiaramente toccare la passione che il ragazzo provava per quel mediumn « ... non che io sapessi come sia una relazione così lunga. ». Concluse la sua parte con una risata, noncurante se Kalya l'avrebbe assecondato, giudicato o quant'altro. Ad ogni modo, da lì a poco avrebbero potuto entrare nel tendone ed essendo lì di buonora non c'era nemmeno tanta fila, motivo per cui avrebbero potuto trovare una postazione abbastanza in fretta. Joshua si sentiva tranquillo, e Kalya?
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    alya, ora che ci pensava, non aveva mai giocato in competizione con una persona dal vivo. Certo, si era ritrovata a fare delle partite con i suoi fratelli quando viveva ancora in India, ma… erano state del tutto innocue. Aveva sempre fatto gare online, anche si trattava di amichevoli, e non sapeva come sentirsi riguardo quell’improvvisa novità… la presenza di una persona vicino a sé l’avrebbe distratta? Ovviamente avrebbe cercato di concentrarsi al massimo, anche perché pure il torneo a cui avrebbe partecipato a momenti era dal vivo. Insomma, quell’amichevole con Joshua poteva avere molti risvolti positivi, sia per allenarla a fare pratica con quel gioco, sia per aiutarla ad abituarsi a quel nuovo setting.
    “Affare fatto,” acconsentì a quelle condizioni, con una certa solennità, quasi dimenticandosi di aver parlato di uno scontro amichevole e non di una battaglia fatta di botte all’ultimo sangue. Ma, come già detto, era una persona parecchio competitiva e si fomentava se punzecchiata al punto giusto.
    Rivolse un’occhiata parecchio perplessa a Joshua, quando disse quella frase in inglese, limitandosi poi a sospirare e a sollevare leggermente gli occhi, senza però che lui potesse vederla. Era proprio uno di quegli appassionati super gasati… cioè, anche lei in realtà lo era, ma in maniera molto più discreta. Tendeva a gasarsi mentalmente ed esteriormente continuava a sfoggiare la sua solita resting bitch face, ecco.
    Arrivarono in prossimità del luogo dove si svolgeva il torneo, già pieno di persone che avevano occupato i posti di gioco. Qualcuno fortunatamente era ancora libero, quindi non dovevano sbrigarsi a sedersi per paura che glielo potessero rubare. Visto che ormai si erano allontananti dalla spiaggia, Kalya si coprì la parte inferiore del corpo con un lungo pareo, dal colore blu intenso e dai bordi dorati, con qualche perlina che suonava a ogni suo passo.
    Avanzò verso una postazione, ascoltando Joshua nel mentre. Quando lui ammise di essere un po’ troppo scemo per i giochi di strategia, Kalya non si sorprese affatto sks Joshua, limitandosi a sollevare leggermente il sopracciglio quando lui le disse che aveva una lunga relazione amorosa con i fighting games… per poi accennare al fatto che non sapeva come fosse una relazione così duratura in real life. “Ah?” Le sfuggì, involontariamente, un po’ incuriosita. “Beh, chissà, magari prima o poi…” Aggiunse, con fare da donna vissuta, cercando di non farlo sentire però troppo in imbarazzo.
    … La verità era che neanche lei aveva mai avuto a che fare con una relazione lunga e poteva capirlo benissimo. Insomma, l’unica volta che aveva avuto un ragazzo era stato in India, poco prima di partire per il Giappone, ed era veramente durata pochissimo… perché lei, a detta del suo fidanzatino, aveva un carattere troppo forte e quindi risultava fastidiosa. Nel ripensarci le sfuggì un leggero verso di scherno, mentre una piccola vena pulsava sulla sua fronte.
    Ma meglio non pensarci.
    Finalmente i due si sedettero sulla postazione da gioco. Kalya prese un controller, aspettando che Joshua facesse lo stesso e selezionando poi la sfida per due giocatori. Nel momento della scelta del proprio personaggio, lei optò per una ragazza dai capelli scuri, dall’aspetto decisamente forte e intimidatorio, ma anche dal design piuttosto particolare - insomma, era una delle suoe preferite e un pochino ci si rivedeva. Joshua, invece… scelta assolutamente scontata: il tizio grosso e muscoloso che sembrava un luchador da classico americano proprio. Lei si voltò a guardarlo, sollevando appena il sopracciglio, prima di sospirare e tornare a fissare lo schermo.
    “Sei scontato,” si lasciò però sfuggire, con uno sbuffo divertito. “Potevi scegliere un personaggio meno macho… tipo una ragazza. Non giochi con i personaggi femminili, per caso?” Continuò a stuzzicarlo, sfoggiando un accenno di sorrisetto provocatorio. Si divertiva a fare delle domande del genere a quel tipo, le veniva proprio naturale punzecchiarlo sks Joshua pt. 2.
    “Pronto?” Gli chiese poi, con serietà, pronta a far partire il gioco non appena lui le avesse dato il via. A quel punto, non appena si fosse sollevato quel Fight! di partenza, Kalya avrebbe subito attaccato con una serie velocissime di piccole combo, puntando più sulla velocità che sulla potenza delle proprie mosse. Quello era il suo stile di gioco, d’altronde.
    “Vedi degli errori?” Domandò, un po’ sprezzante, continuando ad usare quella tattica per impedirgli di contrattaccare. Ok, doveva proprio ammetterlo… stava iniziando a fomentarsi un pochino - nella speranza, però, che lui non fosse così bravo come si vantava tanto di essere.
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    Per quanto riguarda il personaggio scelto da Joshua e citato in questo post, mi sono fatta dare indicazioni da Seb in pvt :heart:
     
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    L'interno di quel tendone pareva così famigliare, anche se era la prima volta che ci metteva piede l'atmosfera gli era conosciuta. Le voci, i suoni, i rumori e le canzoni che si potevano sentire dipingeva l'immagine di un posto che lo aveva cresciuto, che lo aveva fatto diventare ciò che è oggi giorno. Forse è una descrizione un po' romantica della cosa, però l'americano a queste cose ci teneva, e l'idea di far conoscere a qualcuno un po' meglio la scena locale, facce nuove e soprattutto i vari giochi lo rendeva soddisfatto. Perché, alla fine, se gli altri vincevano, vinceva anche lui.
    « Oi oi oi, non mancare di rispetto alla leggenda, lui è il campione del popolo, » rispose, falsamente offeso con tanto di fronte corrucciata. Il pg che aveva scelto era una leggenda, la maschera a forma di giaguaro era un simbolo di fiducia, sicurezza ed eroismo. Un giorno anche lui voleva diventare come lui, un pilastro che offriva sicurezza e coraggio alle persone - magari senza le prese di sottomissione, però. « Fammi indovinare, ti aspettavi che prendessi il personaggio femminile meno vestito e forse biondo? Sister, you don't know me, » rispose nuovamente, guardandola con uno sguardo confuso. Non era il tipo di giocatore che inseguiva le waifu, siccome lui ne aveva già una ed è sempre rimasto fedele a lei.
    Annuì quando l'altra gli chiese se fosse pronto e non appena ottenne il controllo del pg, decise di non andarci minimamente piano. Voleva prima vedere come si sarebbe comportata in quel caso, per analizzare al meglio le capacità della ragazza. Si beccò dei colpi iniziali, non sapendo le abitudini dell'altra, ma i quasi vent'anni di esperienza ben presto entrarono in azione permettendogli di bloccare il resto dei colpi. Bloccando cercò di aprirla, dandodi delle finestre d'apertura e chiuderla in un circolo vizioso dove prima la prendeva in una presa di sottomissione, metterla in una situazione di scelta mentre la sua pg si alzava e continuare quella tortura. Il suo stile era ben diverso da quello di Kalya, voleva prendere la prima finestra d'apertura ed ottenere quanto più vantaggio possibile. Combo lunghe che non permettono all'altro di giocare, era così che aveva imposto la sua supermazia nei vari tornei di Tokyo.
    Fu così che provò a portare il primo round a compiment. « Per quanto la tua strategia sia solida, dovresti usare le finestre d'opportunità con più... forza. Facendo molte combo, ma piccole, corri il rischio di permettere all'avversario di capire le tue abitudini, » cosa che, si spera, fosse accaduta poco prima. Era brava, non c'era modo per dire che non lo fosse, però magari doveva correre più rischi. Non agire senza pensare, ma lasciarsi perdere delle chance grosse era un pessimo errore.
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    on poteva dire se Joshua si fosse davvero offeso oppure no, restava comunque il fatto che quel tipo era davvero fomentato. Non che potesse più di tanto biasimarlo, visto che anche lei si fissava forte sui suoi videogiochi preferiti, anche se come già detto lo faceva in maniera più discreta. Per questo motivo, quando lo vide proteggere a spada tratta quel personaggio, Kalya si trovò a sollevare un sopracciglio con fare vagamente scettico - espressione che assumeva molto spesso in presenza di Joshua, a quanto pareva.
    Il campione del popolo? Chiese, in maniera assolutamente retorica. “È per caso ispirato a qualche Eroe esistente nella vita vera, oppure ha un background super esagerato sulle sue gesta?” Lei in realtà non si informava moltissimo sulla lore di giochi come quello, a parte dei personaggi che le interessavano, perché per l’appunto non le importava molto del resto.
    Arricciò poi le labbra in un’espressione vagamente piccata, quando lui la chiamò, per l’ennesima volta, sister. Ma insomma, ok che erano appena diventati acerrimi rivali di videogiochi, ma… tutta questa confidenza non la capiva proprio. Oppure, forse, semplicemente chiamava tutte le persone che incontrava in quel modo, e questo certamente la lasciava molto perplessa. Non era abituata a quel genere di approcci e, nella sua totale incapacità di relazionarsi a questo tipo di situazioni sociali, si ritrovava a reagire in quel modo, con bronci e sguardi perplessi.
    “Francamente mi avrebbe sorpreso più quella scelta, rispetto a questa che hai appena fatto,” confessò, stringendosi appena le spalle. “Mi sai più di tipo che gioca solo con i maschioni super pompati. Ma potrei sbagliarmi, magari giochi anche con delle ragazze… A proposito, che ne pensi della mia scelta?” Gli chiese, indicando con un cenno di capo il suo personaggio e rivolgendogli uno sguardo pieno di aspettativa. Lei aveva già espresso la sua impressione riguardo la scelta di Joshua, lui invece che ne pensava della sua?
    “Però sono curiosa, ora… ce l’hai una waifu?” Il suo tono di voce si abbassò drasticamente, mentre lo guardava con un piglio vagamente divertito. Quasi tutti i ragazzi gamer con cui lei aveva avuto a che fare nella vita vera ce l’avevano e se ne vantavano… “A meno che tu non apprezzi quel genere di cose. Non giudico in entrambi i casi.” E si strinse di nuovo le spalle, giusto per mettere le mani avanti. Insomma, alla fine lui poteva avere pure un husbando (?), per quanto la riguardava.
    Quando iniziarono a giocare, il personaggio di Joshua dapprima si lasciò colpire ripetutamente, per poi iniziare a contrattaccare, facendole prese di sottomissione e poi usando combo lunghe che le toglievano un sacco di vita. Kalya si lasciò sfuggire un verso di scherno, provando a contrattaccare, ma lui l’aveva superata nella sua velocità e in breve mise fine al primo match, che ovviamente non andò a lei. Se c’era una cosa che la faceva davvero innervosire era quando qualcuno sfoggiava le sue abilità e superava le sue, quelle dove solitamente lei brillava… e dire che pensava di aver usato una tecnica efficace, che non lasciava margine di risposta all’avversario!
    “Ehi! Ora però non te la tirare troppo, eh.” Gli fece, in un borbottio, mentre le labbra andavano assumendo quello che sembrava un vero e proprio broncio. “Mi stavo solo scaldando, comunque… so anche usare combo lunghe quando è necessario.” Ci tenne a specificare, gonfiando appena il petto per mostrarsi sicura di sé, cosa che faceva praticamente sempre quando si trovava in difficoltà. Però non doveva dimostrargli di essere in grado solo a parole, ma anche con i fatti, altrimenti non sarebbe riuscita a vincere neanche un match di quel torneo. Per lei sarebbe stato davvero uno smacco al suo orgoglio.
    Quando iniziò il secondo tempo, Kalya utilizzò la stessa tattica di prima, ma questa volta parve seguire il suggerimento di Joshua: quando trovò una finestra di opportunità, colpì l’avversario con una lunga combo, atterrandolo.
    “Sì! Visto?” Si voltò a guardarlo, con un sorrisetto soddisfatto ma anche vagamente entusiasta, piuttosto raro sul suo viso. Però non doveva assolutamente distrarsi, così tentò di difendersi dai possibili attacchi di Joshua, ora fomentata dall’idea di essere riuscita a fare una mossa piuttosto cool. Magari avrebbe potuto riutilizzarla anche nel torneo, le sarebbe tornata decisamente utile!
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    Male, male, non ci siamo proprio. Kalya non aveva imparato le basi di quel gioco, non sapeva come ci si comportava d'inanzi all'idolo di intere community che vedendolo in azione, se usato bene, non porta nient'altro che pura gioia concentrata. Facendo il finto ferito, mettendo pure la mano sul petto, l'americano guardò l'altra esterefatto e quasi triste. « Background? Storia? Per chi mi hai preso? » il mondo sarà indirizzato verso la fine del mondo quando si metterà a leggere lore su un picchiaduro, l'ha sempre detto sin da piccolo. « Intendo il campione di QUESTO popolo, della community. Colui che porta l'hype e che gioca il ruolo dell'eterno underdog, » non era uno dei personaggi migliori del gioco, però cavolo se non era emozionante da guardare ed era proprio per quello che lo usava. Quello, ed anche perché era un wrestler con una maschera da giuaguaro e che faceva anche i versi di quel felino: peak character design.
    Più quella conversazione andava avanti e più Joshua si rendeva conto che l'altra ne sapeva ben poco di cultura, un vero e proprio colpo al cuore per qualcuno che aveva detto di partecipare a quel torneo. C'erano dei dogmi in quella community, certe realtà secondo lui che andavano rispettata mentre lei sembrava di più il tipo di persona che preferiva dettare le proprie regole ed inchiodare il suo manifesto sul portone di una cattedrale. « La tua? Boh, non fa per me ma so che certi giocatori la sanno usare bene, » alzò le spalle prima di ritornare alla prima parte del discorso, quella riguardante le sue scelte. « Per la cronaca, non preferisco nessuna delle due cose, finché è un pg fa per me ed è figo, o figa, non mi faccio problemi ad usarli, » poi il fatto che spesso erano archetipi simili era solo una coincidenza, assolutamente, sisi.
    « Anche se c'è l'avessi, non è qualcosa che lo puoi dire al primo che incontri! La scelta della propria waifu è qualcosa di intimo, privato, è come la propria bianchieria - dice molto di una persona, » tutte queste domande private stavano facendo partire diversi campanelli d'allarme nella mente del ragazzo. Un motivo in più per dimostrarle chi era quello che comandava fra i due, per dimostrare qual'era la gerarchia in quelle parti.

    Infatti il primo round andò come aspettato, una netta vittoria per l'americano che aveva già capito bene i ritmi e le abitudini dell'altra. Il consiglio però lo accettò, forse non di buon grado ma non sembrava averlo ignorato. Ora c'era da vedere come si sarebbe comportata dopo essersi scaldata, che per fortuna di Joshua fu meglio di prima usando ciò che le aveva detto per ottenere un vantaggio punendo quando lui aveva fatto una mossa troppo rischiosa. Sentirla felice e motivata era musica per le proprie orecchie, vedere la gente migliorare ed appassionarsi ancora di più era ciò di cui la sua anima si nutriva ogni giorno. Voleva migliorare la community, vedere più gente brava che a sua volta avrebbe motivato lui a superare ogni suo limite. Solamente insieme sarebbero stati in grado di raggiungere le vette del paradiso, un mantra che rifletteva anche la sua mentalità da vigilante. « Hell yeah, è proprio quello che volevo vedere! » ma non poteva distrarsi troppo, aveva ancora un match da vincere.
    Ritornando al videogioco, in una situazione neutrale, Joshua decise di tirare fuori un asso dalla propria manica. Una tecnica famosa ma difficile che distingueva dai giocatori bravi dai veri e propri fenomeni, il cuo solo nome incute terrore in tutti coloro che miravano a diventare dei pro su Tekken. L'unico ed il terrificante korean backdash. D'un tratto il personaggio di Joshua iniziò a muoversi più erraticamente verso l'indietro ma decisamente più velocemente di prima, mirando a mettersi in movimento e posizionare l'avversaria in una posizione di rischio. Con questa tecnica, sperava di ottenere il boost di mobilità necessario per poter punire le tecniche che altrimenti non gli davano delle finestre necessariamente grandi. Il suo obbiettivo non era cambiato, voleva comunque metterla sotto pressione facendole sapere che una mossa sbagliata ed una bella fetta dei suoi punti vita se ne sarebbero andati. Ora, però, andandoci più seriamente, Kalya avrebbe dovuto fare molta attenzione.
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