Don't act like you know me

Combat || Kalya & Gabriel

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    ra l’alba. Il sole flirtava dalle fronde degli alberi, posandosi su un sentiero sterrato che si addentrava nel bosco, dove il percorso diventava meno turistico e molto più naturalistico, tanto da essere attraversato solo da poche persone. Vi era una quiete quasi surreale, un silenzio scandito solo dal cinguettio degli uccelli, dal rumore del vento fra i rami e dal solcare di passi veloci su quella stradina di ciottoli e terriccio.
    Kalya stava correndo. No, non stava scappando da qualche animale selvatico potenzialmente mortale (?), stava semplicemente facendo jogging in mezzo alla natura. Quel giorno si era svegliata pensando di dedicarsi un po’ alla propria forma fisica… e di farlo in un luogo dove non era costretta a respirare lo smog di Tokyo e a evitare di essere investita, in mezzo al traffico intenso della metropoli. Per trovarsi lì aveva dovuto svegliarsi prestissimo ma, doveva ammetterlo, correre in mezzo a quei sentieri alberati ripagava completamente quel piccolo sacrificio.
    Durante il suo allenamento aveva incontrato poche persone, la maggior parte erano intente a camminare nella parte più frequentata di quel percorso, altre invece erano sedute a fare colazione in mezzo alla natura. Solo lei, però, si era avventurata così tanto nel bosco, decisa a sfogare un po’ di nervoso con la corsa. Per stare il più comoda possibile aveva indossato un paio di leggings, una canotta color celeste intenso e aveva legato i capelli in una lunghissima treccia, che le ricadeva dietro alle scapole e ondeggiava a ogni suo singolo movimento. Nonostante l’ora e l’estate che stava ormai giungendo a termine, faceva ancora discretamente caldo, tanto che la sua pelle iniziò a imperlarsi di un sottile strato di sudore.
    Lei non si fermava, nonostante ciò. Aveva molti pensieri per la testa nell’ultimo periodo, tra il lavoro e l’incontro con Shinjiro… Dopo aver parlato con lui, aveva scoperto che era il fondatore di un vero e proprio network di vigilanti, di nome Bloodpact, e la notizia l’aveva davvero lasciata di stucco. Aveva capito che quell’uomo nascondeva parecchie sorprese, ormai doveva semplicemente abituarsi all’idea.
    Immersa nei suoi pensieri, ad un tratto sentì farsi sempre più vicino uno scroscio d’acqua, come se vi fosse un torrente a pochi passi da lei. Decisa a fare una piccola pausa, si fermò poco lontano dalla riva, in un piccolo spiazzo di ciottolini bianchi, e immerse le mani in quell’acqua freschissima, refrigerandosi un po’ dal caldo.
    Nonostante questo pit-stop, Kalya venne assalita da altri pensieri, che fecero corrucciare leggermente il suo viso. Se si trattava di un network con altri membri, per quanti pochi fossero all’effettivo, lei si trovava in una posizione inferiore, essendo una novellina… e questo voleva dire che sarebbe stata più debole rispetto a loro. Non aveva mai combattuto, o almeno, si era limitata a delle piccole azioni, senza avere un effettivo scontro dove rischiava addirittura la vita… lo aveva fatto giusto contro Deep Void ma, alla fine, ne era uscita praticamente incolume - taglio sulla spalla a parte.
    Non voleva sfigurare. Se Shinjiro le aveva dato la sua fiducia, lei doveva ripagarla impegnandosi a non fare brutta figura.
    Si alzò di scatto in piedi, guardandosi nervosamente attorno per avere la certezza che non vi fosse nessun altro a parte lei, prima di prendere un respiro profondo. Doveva iniziare ad allenarsi per sfruttare appieno le potenzialità del suo quirk, non solo come supporto nella costruzione di macchinari, ma anche per il combattimento in campo aperto. Aprì dunque il palmo della sua mano, materializzando su di esso una scheggia di luce, dalla luminescenza azzurrina e intensa, prima di scagliarla contro il tronco di un albero caduto a terra, incidendovi un piccolo taglio netto. Aveva usato una tecnica del genere anche contro gli scagnozzi melmosi del Deep Void, ma forse poteva migliorarla un pochino.
    Così portò la scheggia ad eseguire non un solo taglio, ma diversi, muovendosi repentinamente per incidere sempre più ferite a quell’arbusto ormai morto. Beh… non era male come approccio, considerando che poteva fare un po’ di danni, per quanto controllare troppo a lungo quella freccia le consumasse troppe energie e la riuscita della tecnica fosse realmente efficace solo con un avversario immobile, praticamente.
    Continuò dunque a fare qualche altro tentativo, non accorgendosi che, poco distante da sé, vi era un ponticello seminascosto dalle fronde degli alberi…
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    livello 2 ◊ energia: 85/100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4


    Status: Pensierosa, ma non ancora triggerata per ora.

    Tecnica (utilizzata per allenamento): Order will be restored.
    Descrizione: Kalya, utilizzando questa tecnica, può creare letteralmente qualsiasi forma fatta di luce: quadrati, rombi, cerchi di varie dimensioni. Può creare solo una forma alla volta e può utilizzarla nei modi più disparati possibili, in base alle sue necessità, oltre ad essere in grado di mantenerla per più turni. Creando costrutti a forma di schegge, inoltre, può anche scagliarli contro gli avversari e provocare loro danni lievi e ferite superficiali.
    Il controllo di tali forme è puramente mentale e non fisico, difatti non è lei stessa fisicamente a spostarle e lanciarle. Può farle apparire in qualsiasi punto nel raggio di due metri da lei.
    Tipo di tecnica: Duratura.
    Costo: 15 PE, 5 PE di mantenimento.
    Danni: Lievi.
    Range: 2 metri.
     
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    GABRIEL DAYSTAR
    A cos'erano dovuti gli sguardi straniati quando passeggiava con Haley e Dempsey? Come se soltanto i cani fossero degni di tal privilegio. Quei gatti dimostravano ben più curiosità e intraprendenza di qualsiasi bestia pronta ad abbandonare ogni proprio interesse se chiamata all'attenti da un padrone.

    Non avrebbe tenuto i gemelli così a lungo se anch'essi fossero stati vittime di quel lavaggio del cervello. Possedevano uno spirito indomabile, conviverci non era questione di addestrarli a obbedire certi ordini, ma comprendere i loro bisogni e raggiungere un punto d'incontro.

    Stava lì la differenza tra un compagno e uno schiavo.

    La gente massaggiava i propri sensi colpa chiamandoli "animali domestici", come se ciò fosse parte della loro natura. Ma i felini che teneva al doppio guinzaglio avevano radici in un mondo selvaggio, dove godevano di una libertà che gli umani potevano solo invidiare. Forse per questa gelosia decisero di addomesticarli. Metterli a chiave nella loro medesima cella, soffocandoli tra le catene, dando loro una nuova – sottomessa – forma.

    Per Gabriel libertà e autodeterminazione occupavano il piedistallo più alto. Compativa le creature a cui erano state sottratte, e provava un leggero disgusto verso chi pensava di star facendo loro un favore. Quando vivi in una gabbia troppo a lungo sei convinto non ci sia di meglio là fuori.

    Non voleva essere la guardia carceraria dei suoi gatti, sapeva a loro piacesse esplorare, annusare, farsi le unghie un po' ovunque, quindi avrebbe alimentato i loro desideri. Che vita poteva dirsi quella spesa tra quattro mura?

    Cercava anche di variare le loro uscite piuttosto che trattenersi al solito ambiente urbano. Quel mattino infatti erano in gita nel bosco, e i due apprezzavano. Ogni tre passi c'era una nuova creaturina da conoscere (e spesso mangiare) o una corteccia ruvida su cui strofinarsi. Inoltre seguendo le loro voglie piuttosto che un sentiero predefinito erano approdati in una zona di scarsa circolazione, perciò meglio preservata nel suo stato naturale.

    Si avvicinarono sempre più al suono scrosciante di un fiume nonostante da un po' stessero procedendo in salita. La situazione si chiarì quando realizzarono il fiume fosse otto metri sotto, il percorso si fermava bruscamente diventando una caduta verticale.

    Qualcuno almeno aveva allestito un ponticello verso l'altra sponda, egualmente alta, con un'eguale discesa a novanta gradi. Senza esso avrebbero dovuto virare verso destra dove il terreno scendeva, e si trasformava nella riva di quello stesso corso d'acqua...

    Fu proprio laggiù che qualcosa d'interessante gli catturò l'occhio. Imboccando il ponte si era coperti dalla chioma di un albero, ma a circa metà strada liberava la visuale... Che in quel caso si apriva su una ragazza dal braccio traslucido, occupata a infierire su un povero tronco già morto.

    No, non fece particolare caso al fatto che stesse impiegando la propria unicità. Ai suoi occhi era al pari di utilizzare un terzo braccio. Un arto estremamente utile che volevano legassi dietro la schiena fino al termine dei tuoi giorni.

    Il primo animale che gli esseri umani avevano addomesticato – dopotutto – erano loro stessi.

    Fermò il polso per trattenere i mici. Voleva soffermarsi un attimo. Gomiti sulla ringhiera, osservava dall'alto cosa stesse combinando la sconosciuta. Ricordava quand'era lui uno dei tanti che si allenavano in qualche luogo appartato, era quasi nostalgico rivedersi in un altro.

    ...E proprio come l'Hisoka degli albori, anche la routine di lei era infestata di problemi e difetti. Quel tipo di pratica era un'arma a doppio taglio. Utile per guadagnare confidenza con le proprie abilità, ma garantiva lo sviluppo di cattive abitudini che inevitabilmente portavi nel ring.

    « Hey!! ♥ ​»

    Le gridò, sperando a quella distanza potesse sentirlo bene.

    Non si fece domande sull'appropriatezza del gesto, aveva qualcosa da dire e l'avrebbe detto prima che fosse troppo tardi. Le stava addirittura facendo un favore siccome sarebbe stato più facile continuare per la sua strada.

    « Tagliando in quel modo fai soltanto fatica inutile! ♠ ​»

    Certi errori fatichi a comprenderli prima di subirne le conseguenze fuori dal tuo piccolo angolino d'addestramento. Tutto il training individuale del mondo non vale quanto un confronto con un tuo pari. Nulla meglio di un cazzotto in bocca per realizzare un certo approccio sia meno che ottimale.

    ...Da là sopra non poteva spiegarle, però.

    Per sua fortuna i gemelli erano abbastanza magri e compatti rispetto alla media della loro specie. In caso contrario la prossima mossa gli sarebbe stata impossibile.

    Si chinò un attimo, rialzandosi con due gatti avvinghiati tra braccio e petto.

    Fece due passi per distanziarsi.

    Il primo balzo li avrebbe portati con un piede sulla ringhiera, il secondo in cielo.

    La mano libera aiutava a direzionare le esplosioni di Tainted Love, con cui prima volarono e poi atterrarono grazie a detonazioni in stretta sequenza. Ovviamente non si spostava alla solita velocità razzo, con i gatti passeggeri voleva renderlo il meno traumatico possibile... E soprattutto evitare gli scivolassero.

    Planarono al fiume accompagnati dalle deflagrazioni, nemmeno causarono uno splash nell'acqua per quanto morbido e controllato fu il loro atterraggio.

    « Non dovresti attaccare con una forza uniforme ♦ ​»

    Finalmente la distanza tra lui e la sconosciuta era più ragionevole, pochi metri che si sarebbero presto ridotti ulteriormente con l'avvicinamento di Gabriel.

    « Approccia il target di punta, e se hai una lama abbastanza affilata non servirà spingere troppo per aprirti un'entrata sotto la superficie ♠ ​»

    Continuava la lezioncina mentre usciva dall'acqua a scarpe fradice, convenientemente indossava pantaloncini corti e aveva omesso i calzini, quindi furono loro le uniche vittime.

    Posò gli animali, infastiditi ma sani, sulla ghiaia della riva. Fino a quel momento avevano ovviamente scavato le unghie su pelle e t-shirt dell'azzurro, senza però lasciar segni una volta estratte.

    « Soltanto a quel punto puoi incanalare la forza nel lato dell'arma. Ti verrà molto più facile aprire un taglio profondo ♣ ​»

    Da buon maestrino illustrava quel movimento particolare con l'indice, immaginando fosse un coltello o qualsiasi strumento stesse usando per infliggere quegli squarci.

    « Certamente più tricky rispetto a scagliare un normale fendente, ma per far danni ed ottimizzare l'energia spesa, vale la pena farci il callo ♠ ​»

    Con le sue braccia a speghetto Gabriel non era particolarmente esperto di duello all'arma bianca... Tuttavia gli era capitato di essere più volte il soggetto del taglio, e si notava chi veramente sapesse lacerarti, e a chi mancava il metodo.

    Mai fermare le tue conoscenze a ciò che sapevi fare, comprendere le abilità che ti mancavano, specialmente quelle a cui eri vulnerabile, era metà della bilancia. Ciò non era riproducibile mimando attacchi a vuoto in un bosco.

    « Poi, naturalmente, dipende da cosa devi tagliare... O chi ♥ ​»

    Le rivolse il suo classico sorriso, sperando d'intravedere qualcosa nella sua reazione a tale proposta. Nessuno prepara il quirk alla battaglia senza un'idea di chi potrebbe stare dall'altra parte.

    Gabriel non era solo un professore non richiesto ma anche un enorme ficcanaso.

    Knowledge is power, and power corrupts. So study hard and be evil.

    ■ Mantenuto da Akahito Mori

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    Click! | Livello: 8 | Energia: 1035 | Forza: 19 | Quirk: 375 | Agilità: 375
    • Status
    – Illeso

    • Tecniche Utilizzate
    Heartfelt Farewell [Livello 1]
    - Un particolare stile di movimento che permette all'utilizzatore di spostarsi molto più rapidamente del normale, sballottandosi qua e la trasportato dalla forza delle proprie esplosioni. Potenzialmente anche planando in aria addolcendo la caduta tramite detonazioni, o sfruttandole per grossi balzi e cambi di direzione a mezz'aria.
    - Il lavoro grosso del movimento è fatto dal Quirk, piuttosto che i muscoli dell'utilizzatore, ciò rende possibili bruschi cambi di traiettoria improvvisi, o salti senza alcun tipo di rincorsa. Il corpo non offre molti spunti per prevederne i movimenti, se usato bene porta ad azioni abbastanza inaspettate.
    - Le deflagrazioni sono piccole e direzionate, possono generarsi da ogni punto d'uscita di "Crashing Embrace". Non arrecano danno bensì fungono unicamente da propellenti.
    - Ogni singola esplosione ha effetto sulla velocità e traiettoria del corpo fino a 2 metri, poi perderà propulsione. Serviranno altre esplosioni per riprendere e mantenere velocità.
    Costo: 15 a turno

    • Equipaggiamento
    Marked Cards
    Oggetto Quotidiano [Munizioni: 20]
    ► Peso: [2]

    Loaded Dice
    Oggetto Quotidiano [Munizioni: 2]
    ► Peso: [1]

    XSQ
    ? [Aumenta efficacia tecniche di uno step per tre turni] [Dosi: 5]
    ► Peso: [0]
     
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    tava continuando tranquillamente il suo allenamento, cercando di incidere dei tagli un po’ più profondi di quelli che riusciva a fare solitamente, quando ad un tratto sentì una voce riecheggiare nel bosco. Kalya si gelò sul posto, lasciando che la scheggia di luce si dissolvesse in un istante, prima di guardarsi nervosamente intorno. Pensava di essere completamente da sola… che non passasse nessuno di lì, per questo motivo aveva deciso di allenarsi in quel posto senza neanche coprirsi il viso. Con il cuore in gola, portò lo sguardo in alto, proprio dove si trovava quel ponte che non aveva visto pochi minuti prima.
    C’era un ragazzo lì sopra che le parlava. Kalya lo fissava con un’espressione praticamente spiritata, cuore in gola per lo spavento e per il timore che potesse trattarsi di un eroe pronto a denunciarla in men che non si dica alle autorità. Sarebbe stato il colmo: la carriera da vigilante più breve della storia.
    Tra la distanza che li separava e il fatto che la sua testa fosse piena di pensieri a dir poco catastrofici, Kalya non stava capendo assolutamente nulla di quello che lui le stesse dicendo. Se se ne fosse andato via, sarebbe stata costretta a seguirlo e a inventarsi qualcosa per non fargli spifferare a nessuno il fatto che lei stesse usando il suo quirk illegalmente - cosa che aveva fatto pochissime volte, doveva avere una sfiga assurda quel giorno - ma fortunatamente fu lui a raggiungerla lì sotto. Nel modo più assurdo possibile.
    Nel mondo delle unicità era normale vedere fenomeni strani, ma Kalya era assolutamente certa di non aver mai visto un tizio volare tipo razzo giù da un ponte, per giunta con ben due gatti in braccio, che gli stavano conficcando le unghie nella pelle e che… avevano un guinzaglio. Forse non era più tanto convinta di trovarsi di fronte a un eroe.
    … E ti pareva, andava a farsi una corsetta nel bosco e beccava il tizio strano di turno.
    Quando lui arrivò alla sua altezza, Kalya indietreggiò di qualche passo, tornando a frapporre le distanze fra i due in modo da studiare le sue intenzioni. Se non si trattava di un eroe, poteva essere un semplice civile, un altro vigilante come lei… oppure un delinquente. E questa prospettiva mise i suoi sensi in allerta, pronta a reagire qualora lui avesse tentato di farle del male - il che era abbastanza rischioso, visto che lei non aveva molte esperienze in campo.
    Lui, per ora, sembrava semplicemente intenzionato a parlare. O meglio… a spiegare dove sbagliava nel suo allenamento, parlando con un modo di fare che a Kalya sembrava leggermente saccente. La consapevolezza la portò ad aggrottare le sopracciglia, punta sul vivo: per quanto in quel momento fosse molto nervosa, le dava sempre fastidio quando qualcuno le faceva notare le sue imperfezioni, soprattutto se si trattava di un perfetto sconosciuto dai capelli azzurri e dai modi di fare così strani.
    Forse il fatto che lui sapesse così bene come tagliare doveva essere per lei un campanello d’allarme, ma in quel momento si sentiva leggermente piccata da quell’interruzione, oltre a vergognarsi di essere stata corretta… lei, che solitamente correggeva gli altri. Si lasciò dunque sfuggire un verso di scherno. “Lo sapevo già, non c’era bisogno che me lo dicessi tu,” mentì spudoratamente, incrociando le braccia al petto con un piglio molto scocciato. “Stavo provando a vedere quanta pressione riuscissi ad applicare nel taglio in questo modo.” Almeno, facendo vedere che era abbastanza esperta in campo, si salvava la faccia da quella correzione.
    Una persona normale magari avrebbe pure apprezzato quell’aiuto, anche se dato da un tipo come Gabriel, ma come già detto Kalya odiava essere corretta da degli sconosciuti… soprattutto se usavano un tono di voce come quello.
    Sfoggiò un’espressione dura e sicura di sé, per non farsi vedere turbata dal suo arrivo improvviso, nonostante il suo indietreggiare poco alla volta fosse segno lampante di quanto non si sentisse affatto al sicuro. “Di certo non dico a una persona che non conosco il motivo per cui mi sto allenando,” rispose poi, con un piglio orgoglioso. “E non ho bisogno di una mano, faccio benissimo da sola. Quindi puoi continuare a… portare a spasso i tuoi gatti.” Rivolse loro una breve occhiata, per vedere se fossero dei felini abbastanza tranquilli e non fossero stati traumatizzati troppo da quella discesa di poco prima.
    Avrebbe concluso lì quel discorso, lasciandolo andare via, ma era ancora molto piccata per quello che le aveva detto poco prima… e non riuscì a trattenersi. “E poi perché dovrei accettare i tuoi consigli? Per caso sei esperto? Hai un quirk simile al mio? Se così non è, allora è inutile provare ad aiutarmi. Anche perché non ne ho bisogno.” Ribadì nuovamente, per sottolineare bene il concetto e per fargli entrare in testa che il suo intervento era stato totalmente inopportuno.
    Certo, sotto sotto pensava che quello potesse essere un consiglio effettivamente utile, ma… non l’avrebbe ammesso mai.
    vigilantes ◊ schedacronologiaART©©

    livello 2 ◊ energia: 85/100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4


    Status: Illesa e ora triggerata.

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    GABRIEL DAYSTAR
    Lo sguardo di lei fu ricambiato da soltanto un gemello, l'altro era fin troppo preso a scavare nei sassolini a riva... Si poteva solo sperare non la volesse usare a mo' di lettiera. Non erano particolarmente scossi, perciò. I botti dell'azzurro non li spaventavano come una volta da quando si erano abituati ai frequenti allenamenti con Akahito.

    A colmare le occhiate mancanti di Dempsey c'erano però gli occhietti gialli di Gabriel, e avevano anche loro del felino ogni volta che squadravano un soggetto d'interesse. Studiavano ogni suo particolare. Linguaggio del corpo, espressioni, tono di voce, i singoli tasselli che la componevano al contempo tradivano l'immagine che desiderava proiettare.

    Più che una donna di potere – sicura e pacata – dava l'impressione di una bambina offesa. La tipica ragazzina troppo orgogliosa per concedere ragione a qualcun altro.

    ...Una preda perfetta. Chi erge pareti così spesse attorno a se quasi ti sfida ad abbatterle. Prenderle per i capelli e trascinarle fuori dalla loro zona di comfort, ridere del risultato una volta scoperta la loro vera natura sotto quegli strati artificiali.

    Era uno dei passatempi preferiti di Hisoka per un motivo. Si sarebbe divertito a mettere una come lei sotto torchio, farla sentire schiacciata dal peso dell'inadeguatezza che voleva nascondere, finché non si sublimasse in una versione ancor più divertente di se o giacesse nel fiume demolita.

    Le porse un sorriso leggermente allargato.

    Distolse lo sguardo fino a trovare una roccia a qualche passo da lui, di buon peso e dimensione. L'alzò con la punta del piede giusto abbastanza da infilarci il manico del guinzaglio sotto, fissandolo lì, e con esso i gatti all'altro capo.

    A mani libere poteva dedicarsi pienamente a lei.

    « Hai ragione, non ci conosciamo~ ♠ ​»

    L'altra tentava di tenere le distanze... Gabriel le avrebbe accorciate di forza. Le sarebbe andato in contro a passi larghi, più rapido di quanto lei potesse indietreggiare. Con le gambe che si ritrovava non avrebbe lasciato molto spazio di reazione.

    Era curioso: Come avrebbe reagito? Voleva suscitare in lei quell'attimo di panico, tipico di una preda dinnanzi al predatore. Avrebbe preparato le armi o la fuga? O forse speso così tanto a ragionare nella confusione da non giungere a una decisione prima che fosse troppo tar–

    « Il mio nome è Gabriel. Nice to meet you ♥ ​»

    La mano aperta che prima faceva da cannone per le sue bombe si alzò verso di lei... Ma non esplose. Invece sembrava le porgesse il palmo, il classico invito ad una stretta di mano.

    Causarle quell'attimo di suspense era troppo allettante per resistere. Eppure sperava di disinnescare la situazione prima degenerasse.

    Era vero che lei fosse l'archetipo ideale da tormentare... Per Hisoka. Ma la morte del Jester era proprio dovuta a quell'attrazione malsana verso "sfide" del genere, Gabriel aveva promesso ad altri e a se di non crepare della stessa fine. Ciò significava mettersi a dieta e resistere a certi sfizi.

    Tuttavia, l'immagine residua del Giullare ancora viveva in lui.

    Metaforicamente aveva smesso col fumo e iniziato con i cerotti alla nicotina. Soddisfaceva certi impulsi in maniera diversa. Nel suo caso era punzecchiare, importunare, e torturare la gente con ogni mezzo rimasto a sua disposizione. Poteva ancora testare i loro limiti in quel modo.

    E così avrebbe fatto anche con la donna dal braccio simil-metallo... Se si fossero incontrati prima del soggiorno alla Villa Spettrale.

    Al contrario di chi gli stava davanti, Gabriel era disposto ad imparare se servito di una dura lezione. Ancora lo infastidiva, ma doveva accettarlo. La notte in questione gli aprì gli occhi ad una possibilità da sempre ignorata, cioè che forse... FORSE, fosse possibile trovare sollievo in un altro essere umano senza entrare in conflitto.

    Ipotesi assolutamente inverosimile.

    C'erano Akahito, Shion, e poche altre persone con cui ciò era mai stato possibile, ma considerava essi le eccezioni, dotate di qualcosa nella loro natura che li rendeva compatibili con il suo caos... Ma se così non fosse stato?

    « Non avrò la tua unicità, però sono abbastanza esperto in questo settore ♣ ​»

    Avesse stretto la sua mano o no, era inevitabile prender nota degli squarci che la solcavano, vecchi trofei che avrebbero marcato e cicatrizzato la sua pelle per sempre. E non erano in scarsa compagnia.

    L'altro braccio si sarebbe mosso per afferrare l'orlo della sua t-shirt, e così facendo portando anche attenzione ai due Kanji – 森 (Foresta) e 願 (Desiderio) – incisi indelebilmente a lama sull'avambraccio.

    Alzò la maglia sopra l'ombelico. No, non voleva abbordarla con gli (inesistenti) addominali. Ma le avrebbe rivelato ulteriori sfregi alle sue carni, una pugnalata al destro ventre e il lungo taglio che lo percorreva al lato sinistro, da stomaco a spina dorsale.

    « Ho seguito un lungo percorso da autodidatta e queste sono le mie qualifiche ♦ ​»

    Poteva andare avanti volendo, mostrarle i segni ancora nascosti sotto i vestiti e quelli invisibili all'occhio nudo. La verità era che vivesse per miracolo, se la carriera da fuorilegge era già di per se rischiosa, lui l'elevava ad un livello suicida.

    « Esistono due modi per imparare: Apprendere da qualcuno, o sbatterci la testa~ ♠

    Se pensi di poter far sempre come ho fatto io... Spero la Dea della Fortuna sia al tuo angolo ♣

    Per ogni me ci sono cento bare di studenti bocciati ♥ ​»


    Fosse andata in battaglia con quel metodo di taglio senza nessuno la correggesse, le sue probabilità di vittoria si riducevano drasticamente. Lo stesso si applicava ad ogni altra strategia e capacità la cui mancanza era una condanna a morte. Hisoka era duro a morire e aveva coltivato il proprio bagaglio di conoscenze scrivendosi appunti su pelle ed ossa.

    Non consigliava lo stesso approccio.

    Perché si stava impiegando verso una sconosciuta che nemmeno voleva dargli ascolto? Probabilmente per testare se la fantomatica ipotesi sulle persone avesse delle basi... Quello era il primo argomento su cui poteva agganciarsi.

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    veva la chiara impressione che lui la stesse studiando e, forse, questo suo dubbio era più vicino alla realtà di quanto lei credesse. Gli occhi di quell’uomo erano di un giallo molto più intenso rispetto ai suoi, sembravano quasi felini… A Kalya piacevano molto i gatti, ma sapeva anche che non c’era da fidarsi di persone con quello sguardo. Senza contare che non sopportava l’idea che lui la stesse analizzando, quasi come se stesse tentando di trovare un varco nei muri che si era costruita e volesse colpirla da lì, andando a toccare direttamente i suoi punti deboli. Non voleva che uno sconosciuto arrivasse a scoprire lati di lei che odiava profondamente, come il suo essere vulnerabile a determinate provocazioni, come la sua ansia di sbagliare qualsiasi cosa. Forse avrebbe dovuto andarsene di lì, semplicemente.
    L’orgoglio, però, era un suo grosso difetto. La portava a restare piantata lì, di fronte a lui, pronta a fronteggiarlo e a mostrarsi sicura di sé. Voleva dimostrargli che lei era perfettamente in grado di allenarsi da sola, senza i suoi consigli… e che non aveva paura di lui. Peccato che, nel vederlo avvicinarsi così tanto a lei, Kalya si irrigidì inconsapevolmente, ormai messa con le spalle al muro: dietro di lei vi era solo un cespuglio fitto e spinoso, non avrebbe potuto indietreggiare ulteriormente.
    Osservò la mano di Gabriel, protesa verso di lei come se volesse stringere la sua, e Kalyani arricciò le labbra in una piccola smorfia. Non era assolutamente intenzionata a toccarlo, forse colta da una fin troppo razionale ansia che lui fosse lì per farle del male, che fosse qualche villain che volesse sfogare la noia con lei. Le venne naturale studiare i solchi su quelle mani, cicatrici di ferite che di certo non erano state fatte dai gatti che portava a spasso, e si chiese chi diamine fosse la persona che aveva di fronte a sé. Forse avrebbe fatto prima a domandarglielo direttamente.
    “Ora so il tuo nome, ma non so chi tu sia realmente. Un delinquente, per caso?” Gli chiese, assottigliando appena lo sguardo, ora lei intenzionata a studiare lui. In realtà lei tendeva sempre a giudicare gli altri dall’apparenza, cosa che doveva certamente migliorare, ma poteva valutare anche la possibilità che lui fosse un eroe… anche se le sembrava strano. Magari avrebbe avuto più senso come vigilante e, a quel punto, lei si sarebbe sentita vagamente più al sicuro. Ma solo vagamente.
    Certo che era pieno di cicatrici… e Kalya si tese come una corda di violino quando lo vide sollevarsi la maglietta. Ma brutto pervert-- ah no, voleva mostrarle altre cicatrici. Era per caso una dimostrazione di quanto lui avesse molta più esperienza di lei e per questo si sentisse in diritto di dirle come doveva attaccare? Probabilmente sì. Non si focalizzò più di tanto su questo pensiero, almeno in quel momento, troppo presa a rabbrividire alla vista di quei tagli così lunghi e profondi. Al contrario, la pelle di Kalya era assolutamente liscia, eccetto per qualche cicatrice qua e là che si era procurata lavorando ai macchinari, concentrate soprattutto nella zona delle mani.
    “Devi avere una vita parecchio movimentata per avere così tante ferite di guerra,” commentò, vaga, continuando a scrutarlo con fare dubbioso. Doveva assolutamente capire se quel tipo fosse pericoloso oppure no. Di certo lei, per quanto fosse cocciuta, non si sarebbe cacciata nei guai solo perché lui l’aveva offesa con quel suo intervento assolutamente non richiesto.
    … Ok, però quel suo continuare a darle lezioni di vita la stava urtando parecchio. Un sorriso stucchevole le arricciò le labbra. “Mi piace sbattere la testa sulle cose, come puoi dedurre tu stesso,” rispose a tono, portando le mani a poggiarsi sui fianchi e il busto a sporgersi leggermente in avanti. Ormai l’aveva provocata e lei, in quelle circostanze, tendeva a non ragionare moltissimo.
    “Ok, mettiamo che ti dia ascolto… fammi vedere come si fa a combattere.” Fece, all’improvviso, con un atteggiamento quasi impertinente. “Mostrami come si vince… e come si evitano tagli come quelli che hai tu. Perché sappi che io preferisco difendermi, non attaccare… lo faccio solo se le circostanze me lo costringono.” Mise in chiaro, incrociando le braccia sotto al seno e sollevando un sopracciglio, in attesa che lui rispondesse alla sua provocazione.
    Forse non era una buona idea dargli corda, lui poteva considerarlo un pretesto per attaccarla e farle del male… ma Kalya voleva mostrarsi sicura di sé, mantenere il suo punto e magari apprendere davvero qualcosa in più su come muoversi in battaglia. Non c’era niente di meglio che un po’ di esperienza sul campo, d’altro canto.
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    « Siamo entrambi delinquenti, madame ♥ ​»

    Non concesse la soddisfazione di mostrarsi offeso o rancoroso rispetto al rifiuto di stringergli la mano... Perché non lo era, prevalentemente voleva mettere in mostra le cicatrici e c'era riuscito.

    « Usa l'unicità per gli altri, usala per i tuoi interessi personali, sei comunque un criminale finché non hai il pezzo di carta ♣ ​»

    La licenza, una meccanica legislativa per limitare e regolamentare l'espressione più basilare dell'essere umano. Il picco della noia che potevano costruirsi attorno come specie.

    Aveva ovviamente inteso lo spirito del quesito: Era un villain, o un vigilante? Classico errore dei vigilanti... Credere esistesse qualsiasi distinzione concreta tra essi.

    « Ti basti sapere questo... Dalla mia nascita, non ho mai cercato brighe senza un buon motivo ♦ ​»

    Quant'era facile giocare con la semantica finché all'altro mancava il contesto. Dei buoni motivi Hisoka li aveva... Dal suo punto di vista. Poteva scommettere non sarebbero combaciati con il compasso morale di lei, però.

    Ma sotto quello strato di verità relativa vi era un'altra astrazione filosofica. Dopotutto, Hisoka era morto. Gabriel era rinato dalle sue ceneri e abitava il suo corpo... E da allora non si era ficcato in troppi guai.

    « ...Sbattere la testa sulle cose non è una metafora positiva. Lo sai, giusto? ♠ ​»

    In un certo senso aveva ammesso con fierezza "Sì! Sono suicida!" siccome l'implicazione era che volesse seguire lo stesso percorso dell'azzurro... Doveva essere molto sicura della propria fortuna.

    O troppo orgogliosa per ammettere ad alta voce i limiti delle sue capacità.

    Ancora una volta correva al riparo dietro una facciata imperturbabile, addirittura gli diede corda nello scenario di maestro-allievo che si era costruito. Come a dirgli che la situazione non la turbasse affatto.

    Eppure nel suo sguardo aveva trovato soltanto debolezza, per quel breve momento in cui avrebbe potuto attaccarla. La stessa debolezza che dava origine alla sua finta forza.

    La cosa peculiare – e quasi divertente – era che stesse cercando in tutti i modi di difendersi da attacchi che mai aveva scagliato. La scelta di sentirsi offesa e sminuita era soltanto sua. Avesse davvero voluto metterla sulle spine, Gabriel si sarebbe comportato in tutt'altro modo.

    ...Se la donna agiva così in reazione al suo fare neutrale, come avrebbe gestito i suoi metodi soliti? Sarebbe esplosa. Poteva girarsi tra le dita il suo ego fino a spezzarne l'autostim–

    Diamine, non doveva cadere in tentazione... Così presto.

    Stava cercando di ottenere qualcos'altro.

    « Hmm~ Come combattere? ♥ ​»

    Prese a strofinarsi il mento con movimenti esagerati e teatrali. Intanto teneva una mano al fianco, e passeggiava avanti e indietro in un semicerchio che aveva lei come punto focale. La donna rimase il centro continuo anche del suo sguardo.

    « Sei già in errore, m'lady ♠ ​»

    Incalzò, proseguendo nel girarle attorno e studiarla.

    « Difendersi e attaccare sono la stessa cosa~ Come puoi preferire una all'altra? ♦ ​»

    Chi faceva suo uno "stile difensivo" era spesso un incapace o, peggio, un codardo. Sicuramente era bias dell'ex-Jester che negli anni aveva sviluppato una metodologia estremamente aggressiva, eppure riconosceva le virtù di una forte difesa... Se la si gestiva appropriatamente.

    « Un buon attacco ti garantisce della protezione, così come difendersi è efficace solo quando crea un nuovo contesto offensivo ♣

    Nasconditi dietro uno scudo e prima o poi verrà superato. Buttati nella mischia senza criterio e verrai soppresso al primo passo falso ♥ ​»


    Potevano sembrare frasi contraddittorie, tuttavia il concetto emergeva istintivamente dalla pratica e dalle esperienze, che a lei evidentemente mancavano. Era come impugnare una matita e scrivere in maniera fluida, sapresti spiegarne le basi e puoi imboccare uno studente sulla via dell'apprendimento, ma relazionare a qualcun altro come funziona la tua mano è pressoché impossibile.

    « Vuoi difenderti? Crea barriere, se costringono l'avversario a direzionare l'assalto dove puoi prevederlo. Schiva, finché riesci a danzare abbastanza a lungo da far perdere pazienza e compostezza all'altro ♠ ​»

    Perché i castelli venivano circondati da alte mura e profondi fossati? Non erano protezioni insuperabili, ma limitavano la libertà d'approccio del nemico, costringendolo in certe tattiche per cui si era preparati. Un castello non è nulla senza gli uomini in cima pronti a versare calderoni di olio bollente.

    « Attacca quando puoi sondare le capacità dell'avversario in base alla sua reazione, o per respingerlo in una posizione di svantaggio, o se vuoi renderlo passivo con pressione fisica e psicologica ♣ ​»

    Le possibilità erano pressoché infinite finché si era dotati della giusta attitudine e creatività. Sarebbe potuto proseguire per ore con esempi sempre più specifici e complessi. Non che avesse provato personalmente ogni approccio, però sapendone abbastanza eri capace di formulare piani e prevederne i risultati.

    Smise di gironzolarle attorno.

    « Un "approccio difensivo" nasce dal rifiuto del dolore, il terrore di menomare o uccidere, e la poca fiducia in se nel poter evitare le due cose ♠

    Vuoi vincere? Smetti di ragionare su come non perdere ♥ ​»


    Il primo commento mirato seriamente al suo carattere. L'avesse preso sul personale si sarebbe dimostrata sin da subito un'allieva dalle scarse prospettive. Una persona senza difetti cos'altro aveva da imparare?

    ...Ma gli era stato chiesto di farle vedere, ed effettivamente le spiegazioni orali si perdevano spesso nell'atmosfera. Le sensazioni su carne ed ossa erano indelebili.

    « Facciamo una piccola simulazione~ Io interpreterò la parte del Villain ♣ ​»

    Dalla sua posizione era allineato con il tronco caduto, ora posizionato alle spalle della donna che prima lo stava torturando. Gli sfregi della sua lama erano penetrati poco oltre la corteccia... Avrebbe fatto da ottima benchmark.

    Infilò entrambe le mani in tasche opposte, sfoderando alla destra una carta da gioco – Sette di Picche – e alla sinistra una piccola caramella colorata, o così si mostrava ad un occhio ignaro della sua vera natura.

    Se soltanto le caramelle donassero gli stessi benefici.

    « Now you see it– ​»

    Alzò la carta sopra la propria testa, trattenuta da indice e medio. Intanto la pallina di agenti chimici si faceva strada nel suo stomaco... E lì, dava sfogo alla magia. All'infuori l'azzurro avrebbe allargato il sorriso e ammorbidito gli occhi, poco più. Era palese il suo umore fosse migliorato ma aveva creato fin troppa tolleranza per essere investito da uno tsunami di piacere, ormai.

    Una piccola, direzionata esplosione ruggì dal retro della carta, sparandola in avanti come una freccia scoccata. La detonazione era trasparente e incolore come ogni bomba di Tainted Love, i cui effetti erano visibili soltanto per la distorsione dell'aria nel suo raggio d'azione.

    Il sette di picche volò oltre la guancia della donna, oltre la spalla e oltre il cespuglio spinoso, fino al suo obiettivo. Raggiunta la giusta posizione... Del tronco sarebbe rimasto poco di riconoscibile.

    Quella mattina tranquilla, quel ruscello quasi pittoresco, vennero invasi da una forza che rammendò quanto fosse fragile tutto ciò che li circondava. L'esplosione era ravvivata da abbastanza carica che se la donna si fosse trovata solo qualche passo più indietro sarebbe probabilmente morta sul corpo.

    Per sua fortuna Gabriel sapeva tarare il raggio di detonazione, e l'unica cosa ad investirla fu una forte ventata d'aria. Le avrebbe un po' scombussolato i capelli... Ma era di certo preferibile a fare la fine di quell'innocente alberello.

    Della porzione colpita rimasero soltanto schegge, che piovvero come gocce d'acqua sul cratere scavato tra ciottoli e terriccio. Al centro di tutto ciò – visibile al calare del polverone – giaceva quella singola carta, integra e pulitissima come alla sua partenza.

    « –Now you don't ♥ ​»

    Lontano dai due i gatti si erano intrattenuti a dar zampate all'acqua, forse catturati dal movimento scorrente, forse a caccia di creaturine sotto la superficie. Balzarono all'attenti al suono del botto... Ma vedendo il loro padrone tranquillo e salvo, capirono non fosse nulla fuori dal normale.

    Avevano persino appreso il collegamento tra le sue carte e quei suoni rimbombanti. Quindi una volta che l'ex-mago tirò fuori la Regina di Quadri, indietreggiarono fin dove concedeva il guinzaglio.

    « Se dicessi che stavolta punterà a te, mostrami cosa faresti ♠ ​»

    Le aveva dato abbastanza da cui "difendersi"?

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    ■ Mantenuto da Akahito Mori

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    Click! | Livello: 8 | Energia: 895 | Forza: 19 | Quirk: 375 | Agilità: 375
    • Status
    – Illeso

    • Tecniche Utilizzate
    Long Distance [Livello 3]
    - Si impregna di una carica speciale uno o più oggetti a contatto con il proprio corpo. Essa non esplode, bensì farà da propulsore.
    - Tramite un semplice comando mentale, l'oggetto viene fatto detonare, e una piccola esplosione partirà da esso spedendolo in volo come un razzo.
    - Si può decidere l'angolazione e la traiettoria del decollo facendo fuoriuscire la "spinta" da una zona della superficie rispetto ad un'altra. In ogni caso la deflagrazione sortirà soltanto questo effetto senza causare danni.
    - L'esplosione ha effetto sulla velocità e traiettoria dell'oggetto fino a 5 metri, poi perderà slancio.
    Costo: 5 per caricare, 45 per attivare

    Secret Confession [Livello 4]
    - Si impregna di carica esplosiva uno o più oggetti a contatto con il proprio corpo, rendendoli a tutti gli effetti bombe.
    - Tramite un semplice comando mentale, l'oggetto viene fatto detonare, agendo come un normale ordigno.
    - La bomba in se resterà illesa, anche se perderà l'energia di Tainted Love.
    - L'esplosione non si attiva se il bersaglio è fuori dal raggio massimo dell'abilità (7 metri). Il danno si può espandere in un diametro da 1 centimetro a 4 metri, a discrezione.
    - Una carica si disperde solo se esplode, se l'utilizzatore lo decide, se passano due ore dall'attivazione [Narrativo, AM, Eventi], o dopo quattro turni [Combat, Role].
    Costo per ogni bersaglio: 5 per caricare, 85 per detonare
    Danno: Grave Molto Grave (ridotto di uno ad ogni carica contemporanea)

    • Equipaggiamento
    Marked Cards
    Oggetto Quotidiano [Munizioni: 19]
    ► Peso: [2]

    Loaded Dice
    Oggetto Quotidiano [Munizioni: 2]
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    “I
    o? Una delinquente?!” Il suo tono di voce uscì troppo acuto e, addirittura, stridulo nel sentire pronunciare quelle parole. Se c’era qualcosa che la faceva davvero arrabbiare era essere paragonata a individui che facevano volontariamente del male al prossimo, che basavano la loro morale su concetti errati e nocivi. Certo, Kalya era assolutamente consapevole dell’essere all’effettivo una fuorilegge, ma… non era come le persone che avevano ferito Tokyo mesi fa. Non poteva essere messa sul loro stesso piano, perché lei non era intenzionata a fare del male a nessuno, solo a proteggere gli altri dalle ingiustizie. Per questo motivo, particolarmente urtata dalle parole di Gabriel, strinse compulsivamente un pugno, tentando di sfogare il suo nervoso in quel gesto. Quel tipo sembrava essere la persona per eccellenza in grado di stuzzicare le corde del suo orgoglio e far uscire, poco alla volta, il lato peggiore di lei.
    “Sarò anche perseguibile dalla legge, ma la mia morale non è come quella di un delinquente,” sibilò, cercando di mantenere la sua compostezza con scarsi risultati. Lei era assolutamente convinta di ciò e non sarebbe stato di certo un tizio piovuto dal cielo con dei gatti al guinzaglio a farle cambiare idea sul suo conto. Anche se la stava davvero mettendo tanto sotto pressione, nonostante non stesse facendo apparentemente nulla… forse era lei ad essere particolarmente stressata in quel periodo e a reagire in maniera fin troppo esagerata.
    Di certo, farsi correggere costantemente da Gabriel non l’aiutava a calmarsi. Lo ascoltò in silenzio, sguardo corrucciato e braccia incrociate - se lui fosse stato bravo a leggere il linguaggio del corpo, probabilmente avrebbe interpretato il suo come un modo per mettersi sulla difensiva, per proteggersi. Non poteva dire che i suoi insegnamenti da maestrino dei combattimenti fossero errati, forse era Kalya una semplice codarda che ancora non era entrata nell’ottica di attaccare qualcuno. In fondo, il suo voler scappare via dai problemi aveva letteralmente deluso sua madre, quindi doveva iniziare a cambiare un po’ il suo modo di approcciare alle difficoltà.
    Non lo interruppe neanche un istante, nonostante lo stesse fissando con sguardo torvo mentre lui le camminava intorno, osservandola quasi come se fosse davvero una sua allieva, oppure un piccolo esperimento con cui divertirsi. L’idea le dava davvero ai nervi.
    Quando lui si fermò, dicendole di smettere di ragionare su come non perdere, Kalya strinse i denti, lasciandosi sfuggire un verso di scherno. “Io non ho paura di rischiare di uccidere qualcuno… perché so che non lo farei mai.” Non rientrava nella sua ferrea morale, d’altro canto. Il suo voler imparare a muoversi sul campo di battaglia era solo guidato dalla volontà di sapersi difendere e di portare l'eventuale villain in una posizione di svantaggio, fino a bloccargli ogni possibilità di fuga. “Come ti ho già detto, non sono una delinquente.” E il suo pugno si strinse nuovamente. Voleva inculcargli bene in testa che lei fosse tutto fuorché una criminale… anche se non aveva un pezzo di carta, come aveva detto lui.
    Sollevò un sopracciglio quando lui le disse che avrebbe fatto la parte del villain. “Scommetto che ti riuscirà bene,” fece, con una punta di sarcasmo, prima di irrigidirsi nel vederlo tirare fuori dalle tasche due oggetti. Una sembrava essere una semplice caramella, l’altra una carta da gioco… e lei, per quanto si sforzasse di capire a cosa potessero mai servire, non riusciva proprio a darsi una risposta. Rimase comunque in allerta, osservando qualsiasi suo movimento con attenzione, per potersi eventualmente difendere da un attacco.
    Nel sentire la carta schizzarle vicino al viso, talmente veloce da far smuovere alcune sue ciocche di capelli, Kalya sussultò visibilmente, prima di voltarsi di scatto alle sue spalle. Quello che accadde successivamente la gelò sul posto, al punto che ci mise qualche istante di troppo per comprendere a cosa stesse realmente assistendo. Un’esplosione ruppe la quiete di quel boschetto, facendo volare via numerosi uccellini e smuovendo i rami degli arbusti nelle vicinanze. Fu istintivo per lei, a quel punto, sollevare di fronte a sé uno scudo di luce, dietro al quale si nascose per tentare di proteggersi. Non era certa che quello bastasse a salvarla da un’esplosione del genere ma, per sua grande fortuna, era troppo distante per farle effettivamente del male. L’unica cosa che la investì fu una forte folata di vento, che smosse la sua treccia e liberò qualche ciocca dalla sua presa.
    Quando si rese conto di essere al sicuro, fece svanire lo scudo, guardandosi intorno con il fiatone e l’adrenalina a mille. Si era davvero presa un bel colpo, considerando che aveva praticamente rischiato di morire… se Gabriel avesse sbagliato mira per lei sarebbe stata davvero la fine. Si voltò a guardarlo con un’espressione piuttosto sconvolta… chiedendosi chi diamine fosse quel tipo.
    Una cosa, però, era certa: poteva essere davvero pericoloso.
    Nel vedere tirare fuori un’altra carta e nel sentire le sue parole, Kalya non ci pensò due volte ad agire. Era scattato in lei un fortissimo istinto di sopravvivenza, a quel punto, caricata anche dall’essere consapevole di cosa Gabriel fosse davvero in grado di fare. Concentrò una discreta quantità di fotoni nel palmo della sua mano e, senza neanche avvertire il suo avversario, la scagliò contro di lui - più precisamente, sembrava aver puntato il braccio che teneva quella carta. Se lui non si fosse spostato per tempo, quella sfera avrebbe generato a sua volta un’esplosione, che avrebbe creato una discreta onda d’urto. L’obiettivo era quello di fargli perdere la presa sulla carta e, magari, di farlo cadere a terra.
    “Mi avevi detto di attaccare e difendere contemporaneamente… quindi ecco qua.” Avrebbe detto poi, prima di deglutire piuttosto rumorosamente. Era molto nervosa, lo si vedeva dal suo sguardo, dal torace che si abbassava e si sollevava ritmicamente e dalla fronte, che iniziava a imperlarsi di sudore. Ma era davvero intenzionata a fargli vedere cosa era in grado di fare.
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    Status: Illesa ma traumatizzata.

    Tecnica: Defenses in place. [lv. 1]
    Descrizione: Kalya non è quel tipo di persona a cui piace attaccare direttamente, preferisce prima difendere se stessa. Attraverso la luce, può innalzare intorno a sé ampi scudi, massimo due alla volta, sia vicino che a una distanza di due metri dal suo corpo.
    Tipo di tecnica: Difensiva.
    Costo: 15 PE.
    Protegge da danni: Lievi.


    Tecnica: The balance shifts in my favour. [lv. 1]
    Descrizione: Utilizzando questa tecnica, Kalya può concentrare una percentuale altissima di fotoni all'interno del palmo della sua mano, in modo da formare una sfera luminosa. Scagliandola contro l'avversario, nel momento dell'impatto i fotoni concentrati al suo interno vengono violentemente rilasciati in una vera e propria esplosione, che crea un'onda d'urto in grado di coprire all'incirca una superficie di 180 gradi e di sbalzare via nemici e oggetti.
    L'intensità dell'onda d'urto è regolata dalla percentuale di fotoni che Kalya concentra, che può variare da un piccolo rilascio a uno più grande.
    Tipo di tecnica: Ad area.
    Costo: 15 PE.
    Danni: Lievi.
    Range: 3 metri.
     
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    “Non ho paura di uccidere qualcuno perché non lo farei mai."

    Quanta fierezza, quanto orgoglio. Totalmente immeritati per una persona nella sua posizione. La donna era la prova vivente che meno si sapeva, più si era certi delle proprie convinzioni. Dunning-Kruger da manuale.

    Lo infastidiva perché vedeva che non fosse tonta né incapace, stava semplicemente sperperando il suo potenziale. Aveva dimostrato di possedere i giusti istinti quando riuscì ad ergere una barriera per tempo... Non l'avrebbe salvata dall'esplosione, ma si apprezzava l'intento.

    La ragazza era sveglia ma non si applicava, insomma.

    Le offrì un sorriso d'incoraggiamento per mostrarsi soddisfatto, ma lei era forse troppo tesa per notarlo. Anzi era proprio sconvolta.

    « Relax~ È una simulazione ♠ ​»

    Disse con innocenza. Non si aspettava di ridurla in quello stato così scomposto, sudato, e ansimante dopo soltanto una botta.

    « Se solo questo ti manda in tilt, come pensi di reggere uno scontro serio? Il panico diverrebbe presto il tuo peggior nemico ♥ ​»

    Eppure doveva renderle qualche altro merito. La superbia non l'accecava al punto da perdersi il divario tra loro. Si era disfatta perché comprendeva la forza di Gabriel, e prendere atto dei pericoli era il passaggio chiave che ogni tattica doveva varcare.

    Brava ragazza. Anche per il fatto che perseverava davanti ad un ostacolo apparentemente insormontabile. Essere duri a morire era una qualità utile, la sua testa cocciuta almeno in quello l'aiutava.

    Se soltanto avesse affinato le proprie caratteristiche limando gli impulsi più tossici.

    Perché per quanto sbuffasse e facesse l'indispettita qualcosa lo stava ascoltando. Il suo contrattacco non mirò alla cieca, voleva disarmarlo. Non male, era una studentessa tosta ma che sapeva dare soddisfazioni.

    Il prossimo tiro mancino avrebbe prodotto dei risultati interessanti.

    « A-Aspetta! Ti devo dare il vi– ​»

    Negli ultimi tempi capitava più di rado l'occasione di sfoggiare le sue doti attoriali, sperava non si fosse arrugginito troppo. In quella scena avrebbe interpretato il coach maldestro. La sua allieva aveva scagliato un attacco prima che fosse pronto allo sparring, lavandogli in un attimo il sorriso e il divertimento dal volto.

    Provò ad indietreggiare, farsi da parte per schivare la traiettoria dal colpo, ma quel movimento aveva solo peggiorato la situazione. Il proiettile che puntava al braccio s'infranse invece in pieno petto.

    E dall'oltretomba floreale quel povero tronco ne avrebbe riso che toccasse a Gabriel esplodere stavolta. L'onda d'urto lo spedì all'indietro separandogli le suole dal terreno e la carta dalla mano. Atterrò un paio di metri più addietro con violenza, di schiena, senza che nulla ammorbidisse la caduta.

    « Mi avevi detto di attaccare e difendere contemporaneamente… Quindi ecco qua. ​»

    ...In risposta avrebbe sentito lo scorrere placido dell'acqua, un breve soffio di vento che smosse la vegetazione circostante. Ma non la voce dell'azzurro. Lui giaceva nella polvere esanime, arti piegati in posizioni scomode... Gli occhi erano sgranati ma puntavano al vuoto, immobili. Privi di vita come la sua espressione.

    Non respirava.

    Era morto.

    La donna l'aveva ucciso.

    ...O perlomeno quella era la sua parte. Prima o poi il bisogno di battere le palpebre e prendersi una boccata d'aria l'avrebbero tradito, ma non serviva fosse una pantomima a lungo termine, giusto abbastanza da godersi la reazione di lei.

    Era così certa che non avrebbe mai ucciso nessuno eppure attaccava a piena potenza, senza verificare le capacità difensive altrui. Le stava proponendo uno scenario più che realistico per una donna arrogante quanto lei.

    Credersi infallibili era una ricetta distruttiva, verso il mondo, e verso se stessi... Gabriel ne sapeva qualcosa.

    "Sei diventata un'assassina. E ora?"

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    inceramente, Kalya in quel momento non aveva ragionato molto. Quell’esplosione improvvisa l’aveva spaventata, per quanto Gabriel fosse convinto che in realtà non era stato nulla di che e che la sua reazione fosse esagerata. Lei non aveva molta esperienza nel campo, non aveva mai affrontato qualcuno con un’unicità come quella… La sua razionalità si era completamente resettata, impostandosi unicamente su un unico pensiero: impedire che lui potesse mirare a lei. Era certa che ci avrebbe rimesso le penne, nel malaugurato caso in cui si fosse realizzato quanto lei temeva.
    Aveva quindi attaccato d’impulso, mossa anche dalla volontà di dimostrargli che lei era perfettamente in grado di poter combattere, anche senza i suoi consigli. Ma il suo sopracciglio si sollevò leggermente, quando Gabriel si mostrò nel panico, dicendole che avrebbe dovuto darle il via… ma insomma, si stavano allenando, perché diamine avrebbe dovuto avvertirlo?! Doveva già essere pronto a difendersi, le aveva detto lui di agire!
    Kalya osservò il suo attacco andare a segno e far sbalzare via l’avversario, che mollò la presa sulla carta e cadde a terra a pochi metri da lei, proprio come aveva preventivato. Un piccolo sorriso soddisfatto le stirò le labbra, mentre sentiva i muscoli rilasciare un pochino la tensione di qualche istante prima. Dunque sospirò, spostandosi alcune ciocche di capelli che le erano finite sulla fronte. “Visto? Non sono mica un caso disperato,” borbottò, con un piglio sicuro di sé, convintissima di aver avuto degli ottimi riflessi e di averlo completamente spiazzato. Così imparava a farle da maestrino!
    Rimase a fissare Gabriel, aspettando che si alzasse e le dicesse qualcosa, ma lui non si mosse. Passò qualche secondo, che iniziò a farla insospettire, tanto da assottigliare lo sguardo. “... Gabriel?” Lo chiamò, avanzando di qualche passo verso di lui, per poterlo osservare meglio e capire cosa diamine stesse facendo. Era svenuto, per caso…? Eppure non aveva scagliato un attacco troppo forte…
    Quando diminuì le distanze fra loro due, notò due particolari che la gelarono sul posto: aveva gli occhi sgranati e non respirava. Dopo aver constatato ciò, Kalya si ammutolì completamente, fissandolo con un’espressione a dir poco indecifrabile - non si capiva se fosse nel panico, se fosse arrabbiata, se fosse perfettamente tranquilla. In realtà, era completamente immersa nei suoi pensieri, che si susseguivano e intrecciavano a velocità disumana: non poteva essere morto, non aveva scagliato un attacco così tanto potente… però, magari, aveva colpito un punto delicato e gli aveva spezzato una costola, oppure lui aveva il cuore fragile. Era assurdo, però, e completamente privo di senso.
    “... Piantala e alzati.” Gli ordinò, guardandolo con durezza e nervosismo. “Lo so che stai fingendo, non ho attaccato così tanto forte.” Senza contare che aveva usato quella stessa tecnica contro i delinquenti davanti al Café Fantasia e non si erano fatti nulla di che, figurarsi se era in grado di uccidere qualcuno con così poco.
    O forse aveva esagerato, presa dalla paura?
    La durezza sul suo viso scemò, tramutandosi in panico. Kalya era una persona molto logica ma, al tempo stesso, tendeva all’overthinking, che la portava a provare una fortissima sensazione di ansia. Il nodo nella sua testa si fece sempre più massiccio e vi si aggiunsero pensieri come l’ho davvero ucciso?, no non è possibile, ma se è così… io come faccio?
    Trasse un profondo sospiro, cercando di calmarsi. Era solo un brutto scherzo… tuttavia, presa dal terrore, abbassò la guardia. Gli si fece ancora più vicina, così tanto da poter allungare la mano per toccargli il polso e sentire se pompasse sangue. Una mossa decisamente azzardata, considerando che lui stava fingendo ed era ancora vivo e vegeto.
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    Status: Illesa ma ancora più traumatizzata.

    Tecnica: ///
     
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    Che peccato perdersi il volto della ragazza, nei suoi occhi avrebbe forse trovato la debolezza dietro le parole forti. Purtroppo però era "morto" con lo sguardo sui gatti... I due nemmeno avevano preso nota del trapasso. Forse il loro senso animale non era richiamato da un falso allarme, più probabilmente avevano interesse solo per quella cavalletta.

    Proprio quando Haley voleva azzardare la prima zampata, un'altra figura si mise in mezzo, e finalmente il cadavere poteva sbirciare la vera reazione della donna dalla visuale periferica.

    Oh sì, era proprio in panico.

    Emozione debilitante quanto istruttiva, in competizione solo con terrore e dolore sul piano didattico... Coincidentalmente, quest'ultima sarebbe stata la prossima a entrare in classe.

    Dopotutto poteva fingersi morto, non persuadere il cuore a far lo stesso.

    Lei afferrò il polso ma non servì attendere un battito per scoprire il tranello. Il palmo sopra le sue dita si sarebbe aperto di scatto detonandole direttamente sul fianco destro. Nel pomeriggio le sarebbe apparso un livido, per il momento veniva solo respinta qualche metro all'indietro... Ancora una volta, era fortunata Gabriel sapesse regolare il suo output anche con l'XSQ in circolo.

    Finalmente l'azzurro uscì dall'apnea con un sonoro respiro che invase ogni angolo dei suoi polmoni, seguito da un altrettanto rumoroso sospiro. Per qualche momento avrebbe avuto il fiato pesante ma n'era valsa la pena.

    « Pheeeeeeew~ ♥ ​»

    Esalò balzando in piedi da vero felino. Sperava la sua "allieva" dimostrasse una simile rapidità in ripresa, combattere non concedeva il lusso di restare al tappeto... Sì, carpiva l'ironia, vista la sua ultima mossaccia.

    « Ti sei macchiata di due peccati imperdonabili, miss ♣ ​»

    Tornò al luogo del delitto dov'era stato disarmato e ucciso, chinandosi a recuperare l'arma perduta.

    « Il nemico ti ha teso una trappola e tu hai abbassato la guardia, agendo con avventatezza... E questo è stato lo sbaglio minore ♦ ​»

    Aveva numerose opzioni per accertarsi del suo stato senza esporsi a quel rischio. Il panico si era impossessato di lei come Gabriel stesso aveva provato ad avvertirla, ma non gli venne dato ascolto, e la sua profezia si avverò.

    Eppure – in principio – la donna avrebbe evitato quella situazione se non fosse nelle spire del suo orgoglio.

    « Non vuoi uccidere? Obiettivo nobile. Ma preservare la vita di chi vuole farti fuori equivale a correre su una lastra di ghiaccio ♣ ​»

    Fattibile seppur incredibilmente ostico, però incompatibile con chi fosse convinto di avere sempre la situazione in pugno, che la cura e l'attenzione non fossero essenziali perché "sapevano cosa fare".

    « Credermi insuperabile mi ha portato innumerevoli problemi, in passato... Evita di commettere i miei stessi errori ♥ ​»

    Intravedeva qualche eco del vecchio se nell'arroganza della donna. Eppure, in lei viveva molta più umanità... Aveva il potenziale di virare rotta, prima che si schiantasse contro un muro di fuoco.

    Le diede un momento per ricomporsi, poi assimilare le sue parole se avesse voluto, oppure insultarlo e basta. In qualsiasi caso la prossima fase dell'addestramento non cambiava di una virgola.

    Si alzò la carta davanti al volto, stavolta senza l'intenzione di attendere un contrattacco.

    « La barriera di prima non ti salverà ♠ ​»

    E scoccò la sua freccia. Prima aveva mirato il tronco, adesso toccava al bel faccino della ragazza... Ovviamente si portava appresso una carica minuscola rispetto alla prima esplosione, abbastanza da superare le sue difese senza portarle il cervello all'aperto.

    Cosa si sarebbe inventata per scamparla?

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    Click! | Livello: 8 | Energia: 775 | Forza: 19 | Quirk: 375 | Agilità: 375
    • Status
    – Danni Lievi al petto

    • Tecniche Utilizzate
    Crashing Embrace {LITE} [Livello 2]
    - Applicazione più diretta e aggressiva del Quirk. Invece d'incanalare la carica esplosiva in un oggetto, la si rilascia direttamente dai palmi, dalle piante dei piedi, dalla punta delle dita, o dalla bocca.
    - L'esplosione si dipana frontalmente, per un raggio di massimo un metro e mezzo.
    Costo per ogni detonazione: 30
    Danno: Medio (ridotto di uno ad ogni carica contemporanea)

    Long Distance [Livello 3]
    - Si impregna di una carica speciale uno o più oggetti a contatto con il proprio corpo. Essa non esplode, bensì farà da propulsore.
    - Tramite un semplice comando mentale, l'oggetto viene fatto detonare, e una piccola esplosione partirà da esso spedendolo in volo come un razzo.
    - Si può decidere l'angolazione e la traiettoria del decollo facendo fuoriuscire la "spinta" da una zona della superficie rispetto ad un'altra. In ogni caso la deflagrazione sortirà soltanto questo effetto senza causare danni.
    - L'esplosione ha effetto sulla velocità e traiettoria dell'oggetto fino a 5 metri, poi perderà slancio.
    Costo: 5 per caricare, 45 per attivare

    Secret Confession {LITE} [Livello 2]
    - Si impregna di carica esplosiva uno o più oggetti a contatto con il proprio corpo, rendendoli a tutti gli effetti bombe.
    - Tramite un semplice comando mentale, l'oggetto viene fatto detonare, agendo come un normale ordigno.
    - La bomba in se resterà illesa, anche se perderà l'energia di Tainted Love.
    - L'esplosione non si attiva se il bersaglio è fuori dal raggio massimo dell'abilità (3 metri). Il danno si può espandere in un diametro da 1 centimetro a 3 metri, a discrezione.
    - Una carica si disperde solo se esplode, se l'utilizzatore lo decide, se passa un'ora dall'attivazione [Narrativo, AM, Eventi], o dopo tre turni [Combat, Role].
    Costo per ogni bersaglio: 5 per caricare, 35 per detonare
    Danno: Medio (ridotto di uno ad ogni carica contemporanea)

    • Equipaggiamento
    Marked Cards
    Oggetto Quotidiano [Munizioni: 18]
    ► Peso: [2]

    Loaded Dice
    Oggetto Quotidiano [Munizioni: 2]
    ► Peso: [1]

    XSQ
    ? [Aumenta efficacia tecniche di uno step per tre turni (3/3)] [Dosi: 4]
    ► Peso: [0]
     
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    o sapeva. Dannazione.
    Kalya non fece neanche in tempo a poter avvertire un battito del suo cuore che vide le mani di Gabriel aprirsi di scatto, detonando un’esplosione proprio all’altezza del suo fianco destro, in maniera così repentina che lei non riuscì a tentare una schivata. In breve, senza rendersene neanche subito conto, sbalzò via da lì, atterrando con il suo fondoschiena sul terriccio di quel boschetto. Ma non fu tanto quello a farle avvertire un dolore, quanto il punto dove lui l’aveva colpita, dove sentiva fitte acute e lancinanti. Kalya sibilò, portandosi la mano sul fianco e faticando addirittura a toccarlo, per quanto era diventato sensibile al contatto. Sentiva la zona intorpidita, probabilmente le sarebbe venuto un livido bello ampio… A una prima occhiata, per fortuna, non stava perdendo sangue.
    “Maledetto…” Digrignò i denti, mentre si alzava faticosamente in piedi, a differenza di lui che era balzato su senza alcun problema. “Lo sapevo che volevi fregarmi. Facevo meglio ad approfittarne per lasciarti qui.” Che poi, in realtà, lei non voleva veramente andarsene, non prima di avergli dimostrato che si sbagliava sul suo conto, che lei era perfettamente in grado di poter gestire una situazione di stress.
    Cosa assolutamente non vera, ma facciamole credere che fosse così.
    Mentre Gabriel parlava, Kalya lo osservava con un cipiglio torvo, poggiando di più il peso sulla gamba sinistra che su quella destra. Come stava facendo dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati, lui aveva ricominciato a sottolineare, in maniera assolutamente brutale, i suoi errori. Lei sapeva di aver sbagliato ad avvicinarsi a lui, ma lo aveva fatto completamente guidata dall’istinto, oltre che dal terrore che Gabriel si fosse fatto effettivamente più male di quanto lei avesse preventivato.
    Non voleva, però, che questo cambiasse il suo modo di essere: non voleva essere brutale con i suoi nemici… ma, al tempo stesso, sapeva che da quel giorno sarebbe stata più attenta di fronte a individui sospetti. Sicuramente non si sarebbe avvicinata più così tanto a un villain a terra, non prima di essersi effettivamente accertata che la persona in questione stesse davvero male.
    Le parole che ne seguirono, però, la fecero solo innervosire e basta. Così come Gabriel si stava armando di nuovo, raccogliendo la carta che lei prima era riuscita a far cadere a terra, anche lei riformò una sfera di fotoni sul palmo della sua mano, pronta ad usare la stessa tattica per disarmarlo. Si mise ad osservare i movimenti di quell’uomo, lasciando momentaneamente da parte la sua rabbia e tornando a osservare la situazione con quella razionalità che la caratterizzava, e intuì che ovviamente la sua unicità era in grado di generare esplosioni… Queste bombe sembravano essere in grado di detonarsi sia attraverso le sue mani, sia tramite oggetti. Insomma, era pericoloso sia nel corpo a corpo che in uno scontro a distanza, quindi doveva stare attenta ed evitare a tutti i costi di essere colpita.
    Questa volta, però, lui fu più veloce di lei. Kalya vide questa carta schizzare dritta sul suo viso e il terrore che potesse esplodere proprio come aveva fatto qualche minuto prima sembrò gelarla. Non poteva lasciarsi colpire, ma il suo scudo non l’avrebbe mai protetta… non era abbastanza efficace. Lanciò una fugace occhiata alla sfera di fotoni che teneva in mano e le venne un’idea, totalmente assurda che, in un altro momento, si sarebbe data della pazza per averla pensata. Non poteva spostarsi a grandi velocità, ma… poteva quantomeno provarci.
    Prima che la carta potesse colpirla, Kalya lasciò denotare la sua, di bomba, all’altezza del ventre. L’onda d’urto, minore rispetto a prima e calibrata da lei stessa, la spedì lontano dalla traiettoria della carta, facendola finire nuovamente a terra, ma fuori dalla portata dell'esplosione - che era certa le avrebbe fatto malissimo. Non che ora stesse tanto meglio… alla fine, si era colpita con un suo attacco per allontanarsi velocemente da quel punto, quindi poteva sentire chiaramente l’addome indolenzito dal colpo - non le sarebbe venuto un livido, certo, ma era comunque molto fastidioso e andava a suo svantaggio.
    Sempre meglio che farsi esplodere una bomba in faccia, però.
    Si rialzò faticosamente in piedi, un’altra volta. Aveva i leggings sporchi di terriccio, la fronte sudata e parte del corpo quasi completamente intorpidita, ma non si sarebbe affatto tirata indietro. Era stanca di farsi sballottare come un flipper.
    “So che non posso controllare ogni cosa, così come non posso controllare gli eventi e impedire che le persone muoiano,” fece, con un tono di voce duro, mentre avanzava verso di lui e tornava a diminuire le distanze, per poterlo avere alla sua portata. “Ma non per questo motivo devo abbassarmi alla stregua degli assassini per poter sopravvivere.” La sua voce era diventata un sibilo molto nervoso. Voleva fargli capire che, nonostante lui le stesse sbattendo in faccia tutte queste crude verità, lei non avrebbe rivoluzionato completamente quella che era la sua morale.
    Aprì il palmo della mano destra, materializzando su di esso una lunga frusta di luce. “Odio non poter controllare ogni singolo aspetto della mia vita, ma posso quantomeno impegnarmi per attenermi a quelli che sono i miei valori, anche se gli altri non lo capiranno.” Anche se Gabriel non avrebbe potuto capirlo.
    A quel punto, con un verso stizzito, contrattaccò. Scagliò la frusta su di lui, mirando al suo petto, che già aveva colpito con la bomba di poco prima. Adesso non aveva più paura di fargli del male: era certa che lui, da quel momento in poi, non avrebbe più finto.
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    Status: Danno Medio al fianco destro, Danno Lieve all'addome.

    Tecnica: The balance shifts in my favour. [lv. 1]
    Descrizione: Utilizzando questa tecnica, Kalya può concentrare una percentuale altissima di fotoni all'interno del palmo della sua mano, in modo da formare una sfera luminosa. Scagliandola contro l'avversario, nel momento dell'impatto i fotoni concentrati al suo interno vengono violentemente rilasciati in una vera e propria esplosione, che crea un'onda d'urto in grado di coprire all'incirca una superficie di 180 gradi e di sbalzare via nemici e oggetti.
    L'intensità dell'onda d'urto è regolata dalla percentuale di fotoni che Kalya concentra, che può variare da un piccolo rilascio a uno più grande.
    Tipo di tecnica: Ad area.
    Costo: 15 PE.
    Danni: Lievi.
    Range: 3 metri.

    Tecnica: Whip of light. [lv. 1]
    Descrizione: Beh, il nome della tecnica è piuttosto indicativo... Kalya può creare una frustra fatta di luce, in grado di raggiungere la distanza di due metri da lei. Attraverso di essa può afferrare oggetti, può colpire gli avversari, provocando loro danni lievi, e usarla per aggrapparsi a punti sopraelevati, nello sfortunato caso in cui dovesse cadere da una discreta altezza. Per ora può creare solo una frusta e può mantenerla per più turni.
    Tipo di tecnica: Duratura.
    Costo: 15 PE + 5 di mantenimento.
    Danni: Lievi.
    Range: 2 metri.
     
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    Lo scoppio la diceva lunga sull'aggressività ridotta della bomba, aveva il suono smorzato. Il raggio d'azione nemmeno toccava terra, non aveva impattato proprio con nulla, si presentò come una sfera di vibrazioni incontrastate a mezz'aria.

    Durò solo un istante poi si dissipò, assieme al suo ruggito rumoroso, e mentre la carta da gioco scendeva... Si alzava un nuovo suono, stridulo e pungente.

    La risata di Gabriel.

    Prese a ridere appena la donna volò via sotto il suo stesso colpo. Una mossa talmente scellerata ma al contempo geniale cementava indissolubilmente tutti i paragoni fatti tra lei e il vecchio Giullare. Era proprio il suo stile.

    L'azzurro rimase piegato sullo stomaco per un po', reggendosi con le mani sulle ginocchia. Difficilmente sarebbe stato visto in altra ottica, ma non la stava deridendo. Anzi, si sentiva soddisfatto, le sue aspettative erano state superate.

    L'altra si alzò e addirittura chiuse le distanze. Lui fece il possibile per soffocare le risate e darle ascolto, cosa che non avrebbe fatto verso chi non degnava di considerazioni. Era sporca, sudata, stanca, eppure non abbandonò la sua declinazione focosa.

    Voleva risponderle ma questa sembrava ben più interessata a risarcirgli la botta... E si dimostrava nuovamente furba, puntando ad una zona già colpita per infierire ulteriormente.

    Si protesse il petto, lasciando la frusta colpisse tra i kanji cicatrizzati dell'avambraccio sinistro. Non indietreggiò, non fece smorfie di dolore, sul braccio si formò soltanto un po' di rossore. Aveva incassato il colpo come una folata di vento un pochino violenta.

    Apprezzava lo spirito, ma sola determinazione – purtroppo – non era in grado di colmare certi divari.

    Allungò il braccio e puntò l'indice alla frusta, offrendo un enigmatico sorriso a chi la impugnava. Forse nell'allieva si sarebbe accesa una lampadina d'allarme, buon per lei, ma era tardi.

    Durante il breve contatto tra arma e carni aveva reso l'oggetto una delle sue bombe.

    Le sarebbe esplosa in mano danneggiando principalmente il palmo e l'avambraccio, ma il raggio dell'onda d'urto si espandeva verso l'esterno, ergo la vittima si sarebbe sentita come investita da un muro. Gettata a terra, l'ennesima volta.

    « Non amo criticare chi ha i suoi saldi valori. Troppe persone vivono nell'ipocrisia, seguendo la convenienza ♠ ​»

    Alla terza messa al tappeto probabilmente le ci sarebbe voluto ancor più impegno ad alzarsi. Gabriel aveva tutto il tempo di avvicinarsi, mani sui fianchi, come avesse già vinto.

    « Attenzione però a non riempirsi la bocca di false promesse, e lasciarsi ingabbiare dai limiti. Ai desideri va affiancata la capacità di realizzarli ♦ ​»

    Al contrario di lei non sentiva il bisogno di mantenere una certa distanza. Si avvicinò fino a poterla guardare dall'alto come un avvoltoio, in piedi proprio davanti a lei.

    « Non serve diventare i tuoi nemici per sconfiggerli, ma vanno compresi, solo così puoi aggirarli. Convincersi di essere fondamentalmente e irrimediabilmente diversi... È quella la formula per trasformarti in ciò che odi ♣ ​»

    La puntò, ancora, con la stessa mano che prima l'aveva colpita così duramente al fianco.

    « ...Per quanto possa valere, credo tu abbia la stoffa per essere più che uno dei tanti senzanome ♥ ​»

    Quello era anche lo stesso palmo che le aveva offerto per una stretta di mano, all'inizio. L'avrebbe accettata ora che voleva aiutarla ad innalzarsi?

    « Finché sei pronta ad imparare quel che ti manca, ovviamente ♠ ​»

    Ora che ci pensava, alla presentazione di Gabriel, lei non aveva risposto con alcun nome.

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    - L'esplosione non si attiva se il bersaglio è fuori dal raggio massimo dell'abilità (3 metri). Il danno si può espandere in un diametro da 1 centimetro a 3 metri, a discrezione.
    - Una carica si disperde solo se esplode, se l'utilizzatore lo decide, se passa un'ora dall'attivazione [Narrativo, AM, Eventi], o dopo tre turni [Combat, Role].
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    o odiava. Odiava il modo in cui lui si poneva nei suoi confronti, quasi come volesse proclamarsi detentore di una verità assoluta e inconfutabile, e odiava sentire quella dannata risata che uscì dalla sua bocca. Kalya era così nervosa che, in quel momento, percepì quel gesto come una presa in giro, un modo di ridere di lei. Se c’era una cosa che la faceva davvero arrabbiare, era sentirsi giudicata dagli altri e guardata dall’alto in basso, come se fosse considerata qualcuno di inferiore e, quindi, da deridere. Se era poi Gabriel a farlo, con quel suono stridulo e pungente che riecheggiava nel boschetto, si sentiva ancora più furibonda.
    Erano questi sentimenti che la spinsero ad attaccare, con determinazione e rabbia, come a voler sfogare tutta la sua frustrazione, tutto il suo orgoglio trafitto, con quella semplice scoccata di frusta. Ma questo non bastò affatto a fargli male, a ripagare quel dolore che lui le aveva causato, sia fisicamente che psicologicamente… fu solo un colpo leggero, che si limitò semplicemente ad arrossare quella pelle già segnata da cicatrici ben peggiori, nulla di più. Kalya schioccò la lingua, innervosita all’idea che fosse ancora così tanto debole, che non potesse incutere un certo timore come lui aveva fatto poco prima con lei.
    Sono solo una novellina, cosa dovevo aspettarmi.
    Ma oltre al danno, anche la beffa. Quando lui le indicò la frusta, che ancora non lasciava dissipare nel nulla, Kalya ci mise un brevissimo istante per capire che era stata doppiamente stupida. Il quirk di Gabriel gli permetteva di toccare oggetti e di trasformarli in bombe… Quando aveva agglomerato i fotoni, anch’essi erano divenuti un oggetto solido, che lo aveva toccato direttamente. Purtroppo, consapevole di aver fatto un grave errore, non fece in tempo a mollare la presa sulla frusta che l’ennesima esplosione la colpì in pieno, all’altezza della mano destra.
    Il dolore che provò sul palmo della sua mano era lancinante, e si irradiò fino al suo gomito. Sentiva delle fitte atroci non ai muscoli, ma alle ossa stesse, e le sembrava che quella zona del suo corpo si fosse addormentata. Tra le altre cose era caduta, per l’ennesima volta, con la schiena sul terriccio.
    “Nh--” Si lamentò di dolore, portando la mano sinistra su quella ferita, cercando di capire se avesse qualcosa di rotto. Lì a terra, sporca di terriccio, sudata, livida e con i capelli disordinati e sparsi ovunque, Kalya si sentiva umiliata. Non le succedeva da anni, probabilmente, e rimase a guardare il cielo terso sopra di sé, cercando di trattenere le lacrime di dolore e rabbia che le stavano pian piano inumidendo gli occhi. Si morse il labbro inferiore, prese un respiro profondo e tentò di calmarsi, di non fare a vedere quanto fosse effettivamente fragile in quel momento.
    Le parole di Gabriel le giunsero ovattate, troppo concentrata a impedire di mostrarsi così tanto vulnerabile… tentativi inutili, considerando che ormai era del tutto sconfitta. Avrebbe dovuto lasciar perdere, fin dall’inizio, invece di impuntarsi e dimostrare che fosse in grado di tener testa da sola a una persona del genere, di poter gestire una situazione nuova ma molto più grande di lei. Avrebbe dovuto ignorarlo e andarsene via… Magari, ora, sarebbe tornata a casa e la sua mano non avrebbe fatto così tanto male.
    Tornò a dargli davvero attenzione solo quando lo vide troneggiare su di lei e guardarla dall’alto. Non voleva che lui si mettesse in una posizione superiore alla sua e, d’istinto, Kalya si tirò subito su a sedere, mugugnando ancora di dolore. Osservò la mano di Gabriel allungarsi verso di lei, con l’intento di aiutarla, e lei rispose con un’occhiata torva, occhi ancora leggermente umidi. Non si fidava di quelle mani, non si fidava di lui, anche se era stanca di combattere e voleva assolutamente una tregua… Non voleva farsi umiliare ulteriormente.
    Per questo motivo non accettò il suo aiuto. Si alzò semplicemente in piedi, da sola, con una certa fatica… ci mise un po’, si lamentò un paio di volte del dolore lancinante che si era ormai irradiato per tutto il corpo, ma alla fine tornò a guardarlo negli occhi, in piedi di fronte a lui. Lo sguardo di Kalya era deciso, anche se visibilmente stanco e provato, segno di quanto fosse importante per lei mantenere la sua dignità.
    Dopo aver preso un respiro profondo, finalmente parlò. “Ho capito le tue intenzioni, vuoi davvero aiutarmi ad affrontare il mondo lì fuori,” disse, mentre ti teneva il braccio destro con la mano sinistra, ancora intorpidito e dolorante. “Ma abbiamo dei pensieri troppo diversi per poter essere compatibili.” Era chiaro, ormai, che se lui vedeva delle somiglianze nei loro modi di fare, lei percepiva solo profonde differenze.
    “Mi hai aiutato, però… a capire che non devo dare fiducia a persone come te. Forse sono stata troppo ingenua… come prima, quando hai finto di essere morto,” e il pensiero le fece stringere i denti dal nervoso. “Sappi che le mie promesse non sono false, che ho davvero intenzione di impegnarmi per attenermi a quello che credo. Potrei anche restare una senzanome, non mi importa della fama, non mi importa del riconoscimento altrui… io voglio solo stare bene con me stessa e sapere di aver fatto qualcosa di giusto per gli altri.” Era sempre questo pensiero a motivarla.
    Non voleva che le persone la venerassero come un’eroina, altrimenti si sarebbe iscritta alla scuola in questione: voleva soltanto fare ciò che era giusto in maniera disinteressata, per poter avere la coscienza pulita… per poter avere la soddisfazione di aver davvero aiutato il prossimo, nel suo piccolo. Forse era un pensiero un po’ egoista, ma Kalya era fatta così. Ci teneva a mantenere la giustizia, ma lo faceva anche per se stessa.
    “Mi impegnerò anche ad affrontare brutti ceffi come te.” Lo guardò dritto negli occhi, con sfida, assottigliando appena lo sguardo. “Al prossimo allenamento, chissà, potresti essere tu a ritrovarti nelle condizioni in cui io riverso ora.” E, nel pronunciare queste parole, un piccolo sorrisetto le stirò le labbra.
    Ci avrebbe messo un po’ per raggiungere il suo livello letteralmente, ma si sarebbe impegnata. Non avrebbe più permesso a nessuno di umiliarla in quel modo, men che meno a lui.
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    Status: Danno Medio al fianco destro, Danno Lieve all'addome, Danno Medio alla mano destra e all'avambraccio destro.

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    GABRIEL DAYSTAR
    Rifiutò la sua stretta. Ancora. Le facevano così ribrezzo le cicatrici? Altri avrebbero ammirato la determinazione di rialzarsi con le proprie forze, anche quand'era faticoso e lento. Gabriel trovava un tale orgoglio ridicolo. E lo pensava anche nelle vesti di Hisoka, il Jester sfruttava ogni risorsa circostante, umani inclusi. Complicarsi la vita senza motivo era alquanto infantile.

    Inoltre c'era qualcos'altro nello sguardo della donna, oltre a stanchezza e frustrazione, sorvolando sull'ego ferito. Sembrava vero e proprio odio.

    Ormai aveva raggiungo l'esasperazione. Finiva sempre in quel modo, manco poteva più sorprendersi. Incontrarlo non lasciava vie di mezzo tra amore e disprezzo. Ma chi lo detestava era infinitamente più comune, e l'affetto si era rivelato spesso malato e contorto.

    Aveva fatto il possibile per andare incontro alla donna, le aveva offerto consiglio, persino trattata con rispetto. Raramente dimostrava una gentilezza tale. Quell'addestramento era un gesto di quasi-puro altruismo.

    Il risultato era lo stesso.

    La prossima volta l'avrebbe fatta saltare in aria e basta, dannazione.

    Comprese le sue intenzioni ed era riuscita ad assorbire quel che tentò d'impartire, dimostrandolo anche in pratica... E ancora lo odiava. "Pensieri incompatibili", "persone come te", addirittura lo chiamò un brutto ceffo. Titoli a cui era abituato dalla bocca di chi torturava, non quando offriva saggezza e conoscenza.

    Cosa facesse, nel concreto, sembrava irrilevante. La destinazione restava lo sdegno generale. Non importavano i fini né i mezzi, aveva conosciuto Villain in grado di farsi adorare, lui continuava a raccogliere ingiurie anche da falso Vigilante.

    Il problema sembrava proprio essere... Lui. La sua intera essenza.

    « Sono lieto le mie dritte ti saranno utili ♠ ​»

    ...

    « ... ​»

    ...Non aveva idea di come riempire il seguente silenzio. Per Gabriel questo era pressoché impossibile. Sapeva sempre cosa dire, che bottone premere, quale frecciatina lanciare, nemmeno doveva ragionarci per interpretare alla perfezione il suo personaggio.

    Ma quello era: Un personaggio. La personalità che aveva adottato era una maschera creata da lui stesso, pezzo dopo pezzo, per colmare il vuoto con cui era nato. Gli faceva da scudo e lama, era un'identità studiata nei minimi particolari per aiutarlo nel suo unico scopo di vita, le sfide.

    Poi, la maschera rimpiazzò il suo vero volto. Non gli era permesso rimuoverla anche dopo che il suo intero mondo fu ribaltato... E per la prima volta iniziava a sentirla stretta.

    Incrociò le braccia e abbassò il capo verso i ciottoli sotto i piedi. Non che stesse guardando alcun che, era impegnato a... Riflettere.

    Nel mentre forse la donna sarebbe stata attraversata da una scossa di panico, magari pensando la riva stessa fosse esplosa. Invece era solo il tocco di un gatto al polpaccio. A forza di botti era stata sballottata fino al raggio di pascolo dei gemelli, Dempsey le strusciava addosso, Haley si limitava ad annusare.

    Cosa diavolo dire a questa donna?

    In circostanze normali non se ne sarebbe fatto un problema. Aveva teorizzato fosse possibile spingersi oltre al suo circolo di soliti volti, l'ipotesi venne smentita, ora tornava a vivere tranquillo.

    Ma non era così semplice.

    Ripensò ad Ailen, al fatto che lui provocasse più terrore nel ragazzo di chi voleva sbatterlo in galera. Riuscì a chiarire le sue intenzioni soltanto spingendosi ben oltre quel che avrebbe fatto una persona normale, rendendo innegabile le sue intenzioni, anche se i campanelli d'allarme nel ragazzo lo avvertivano di tutt'altro.

    Si era complicato la vita senza motivo, quella notte.

    Gabriel era saccente, pungente, sarcastico, impugnava una melodia strafottente, un sorriso inquietante. Tutto by design... Lo avevano servito fedelmente, ma come poteva conciliarli agli obiettivi che si era prefissato?

    Faceva la morale alla donna, quando lui stesso era "ingabbiato dai limiti".

    Si girò su se stesso, la donna vedeva solo le sue spalle... E che si stesse strofinando il volto nelle mani.

    La tipa col caschetto in spiaggia, la bionda del Kagejikan, Morrigan, il rosso alla villa infestata. Con un motivo o l'altro finiva per stare antipatico alla maggior parte di chi lo incrociava.

    Diceva di voler aiutare chi non realizzava di averne bisogno... Ma questi erano più testardi sia di lui che di quella donna. Non poteva proporsi come la loro ancora di salvezza se non riusciva a guadagnarsi la fiducia che avrebbero dovuto riporre in lui. Senza manco essere tollerato che speranze aveva di convincerli?

    Si sfregava la faccia come volesse strusciarsi quelle brutte abitudini di dosso. Ma non aveva nulla a parte esse. Mancava un'identità, mancava un essere umano, fuori dal Jester.

    ...Però poteva iniziare come già aveva fatto. Recitando. Cos'è una personalità, se non un ruolo così naturale da aderirci senza nemmeno pensare?

    Prese un grosso respiro. Avvitò nuovamente il corpo fino ad averla di fronte.

    « Per l'ultima volta, non sono un delinquente né tantomento un brutto ceffo! Ti ho forse inflitto dei gravi danni? Ti ho spezzettata come quell'albero? Volevi ti mostrassi come vincere... Non hai forse imparato? Critica i miei metodi d'insegnamento se vuoi, ma non il mio valore. ​»

    Esclamò con espressione truce e un filo offesa. Le puntò un indice accusatorio sotto il naso, da vero professorino.

    « Siamo dalla stessa parte! Anch'io voglio portare giustizia dove non c'è, e stare bene con me stesso. ​»

    Seppure in tutta probabilità non si sarebbero incontrati appieno sulla definizione di "giustizia", miravano ad aiutare chi ne aveva bisogno, ognuno spinto dai propri motivi.

    « Se sono irritante è per tirare fuori il meglio dagli altri. ​»

    Altra ennesima mezza verità. Una metà che valeva, però. Solitamente strappava le sfide più genuine e interessanti dalle proprie vittime, che lo volessero o meno, ma quel mattino aveva sfruttato i suoi "talenti" per spingere la donna al confine della sopportazione, portando alla luce l'orgoglio ferito e le debolezze... Assieme ai punti di forza, capaci di brillare davvero solo nei posti più bui.

    « E di te ho scoperto che sei veramente testarda! ...Ma anche tenace. Hai degli ottimi istinti. Sei intelligente ma – sopra ogni cosa – ti sei dimostrata furba. ​»

    Stava faticando, un sacco.

    Mantenere un tono di voce così normale senza un altro incentivo andava contro ogni abitudine coltivata negli anni. "Non sta fingendo di essere qualcun altro, non c'è una stretta emotiva al cuore, perché non sorride??" gridavano, perplessi, i suoi istinti.

    « Hai del potenziale, e io odio gli sprechi. ​»

    Pronunciò la frase più come un sussurro mentre le passava al fianco. Raggiunse in qualche passo la roccia che bloccava il manico in pelle del guinzaglio.

    « Sai, non sei nemmeno il mio pupillo più cocciuto, difficile a credersi. ​»

    Scandì con una breve risata mentre richiamava entrambi i gatti a se.

    « Anche Akahito continua a dirmi – o a dirsi – che il prossimo allenamento sarà la volta buona che riesce a disfarmi... Dopo sei mesi ha ancora tanta strada da fare, heh. »

    Ma i risultati si vedevano, per quanto attraverso quel cranio fosse difficilissimo far passare lezioni permanenti. Giorno dopo giorno però, inculcandogli certi concetti in mente anche con la crudeltà, faceva progressi.

    Ed era diverse spanne sopra il livello attuale della donna.

    « ...Se qualche volta volessi unirti anche tu alle nostre sessioni, saresti la benvenuta. ​»

    Una frase che gli scappò quasi senza intenzionalità. Principalmente nata dallo scenario buffo che gli si era dipinto in testa, dove lo scontro tra le due teste di piombo avrebbe causato un incontro di proporzioni bibliche. Il coinquilino però avrebbe vinto, per pura esasperazione dell'avversaria.

    « Tutti e tre abbiamo la malsana idea di fare i vigili per le strade di Tokyo, ci verrebbe utile tenerci sharp a vicenda, non trovi? ​»

    ...Più loro due, che Gabriel. Ma di lei aveva appreso le proposte andassero inserite nel giusto contesto, affinché l'orgoglio non sporgesse la sua brutta faccia in superficie.

    Onestamente era ad un 80/20 sulla reazione di lei, e quell'ottanta versava sulla sua apparente promessa di non dargli fiducia, dopo il tiro mancino del finto cadavere. Anche non l'avesse convinta forse avrebbe piantato l'idea nella sua mente, che prima o poi avrebbe fatto germogliare, convinta fosse tutta sua. Magari trovando il suo gruppetto di addestramento in qualcun altro.

    « ...A meno che tu non preferisca continuare a pestare i tronchi ♥ ​»

    Ce l'aveva messa tutta, quella gli era scappata.

    Knowledge is power, and power corrupts. So study hard and be evil.

    ■ Mantenuto da Akahito Mori

    Vigilante Villain (Indipendente)

    Click! | Livello: 8 | Energia: 735 | Forza: 19 | Quirk: 375 | Agilità: 375
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    – Danni Lievi al petto
    – Danni Lievi all'avambraccio sinistro

    • Tecniche Utilizzate
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    • Equipaggiamento
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    Oggetto Quotidiano [Munizioni: 18]
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    Loaded Dice
    Oggetto Quotidiano [Munizioni: 2]
    ► Peso: [1]

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    d essere del tutto sinceri, il risentimento che Kalya nutriva nei confronti di Gabriel era inizialmente scaturito dal suo essere orgogliosa, per poi essere drasticamente peggiorato quando lui le aveva fatto quel tiro mancino di poco prima. Lei era partita molto prevenuta, forse intimorita dalla sua apparizione assolutamente non preventivata… E ora faticava molto a dargli fiducia, proprio per quella piccola trappola in cui lei era subito caduta. Per quanto lui stesse tentando di aiutarla, lei si sentiva quasi presa in giro, per colpa del suo carattere molto incline al chiudersi a riccio.
    Quando Kalya gli disse quelle parole, sfoggiando quel minimo di dignità che le era rimasta, rimase ad osservare la reazione di Gabriel, aspettandosi frasette stucchevoli e pungenti e sorrisi terribilmente fastidiosi. Ma, al contrario delle sue previsioni, lui si fece molto pensieroso, tanto da abbassare lo sguardo a terra… come se lei lo avesse preso completamente contropiede. Aggrottò dunque le sopracciglia, iniziando a studiare i suoi movimenti, per cercare di capire che cosa avesse in mente di fare - aveva imparato a sue spese che lui poteva essere piuttosto imprevedibile… Ed era talmente tanto presa a cercare di decifrarlo che si ritrovò a sussultare, quando sentì un tocco al suo polpaccio. Nel constatare che fossero solo i gatti di quel tipo, Kalya prese un respiro profondo e si rilassò, lanciando loro una breve occhiata, prima di riportare lo sguardo sul padrone.
    Ora le dava le spalle. Non riusciva a vederlo benissimo, ma sembrava si stesse strofinando il viso con le mani. Che diamine gli era preso…? Era stata lei, ora, a toccare un suo punto debole? Oppure sarebbe esploso, dopo le parole che gli aveva rivolto? Le possibilità erano davvero infinite, a quel punto.
    E, effettivamente, Gabriel esplose… ma non come le bombe che creava la sua unicità. Si voltò verso di lei e iniziò a gettarle addosso tutto quello che provava, a smentire di essere un brutto ceffo, a difendere il suo valore proprio come aveva fatto lei fino a quel momento. Kalya lo ascoltò in silenzio, continuando a tenere il suo braccio sia perché le faceva ancora terribilmente male, sia per assumere una posa quasi difensiva.
    Si domandò se anche quella fosse una recita. Ormai aveva constatato che fingere gli riuscisse piuttosto bene… ma il modo in cui si poneva era completamente diverso da come lo aveva visto comportarsi fino a quel momento. Sembrava molto più… umano, meno finto, meno irritante. Forse, nel suo mostrarsi così tanto orgogliosa e nel suo porsi in maniera assolutamente difensiva di fronte a lui, era riuscita a sua volta a fargli scoprire un lato nascosto…
    Erano davvero dalla stessa parte? Lui voleva davvero riportare la giustizia a Tokyo, proprio come si era prefissata lei? Non poteva saperlo con certezza.
    Kalya sospirò profondamente, cercando di rilasciare la tensione che aveva accumulato. “I tuoi metodi di insegnamento sono molto discutibili, sì.” Disse, sollevando leggermente un sopracciglio. “Forse per questo motivo non ho avuto una buona prima impressione su di te. Anche perché non tutti rispondono bene alle provocazioni…” Tipo lei. In realtà quell’incontro l’aveva fatta crescere, sotto un certo punto di vista, ma l’aveva spinta troppo oltre i suoi limiti e le aveva provocato un fortissimo stato di nervosismo e stress, che lei ancora non sapeva gestire molto bene. Senza contare che ne era uscita non solo sconfitta, ma anche piuttosto ammaccata: chissà come avrebbe fatto a lavorare con quella mano ancora intorpidita…
    Però, nonostante lui l’avesse praticamente umiliata con l’incontro di poco prima, riconosceva che non fosse un caso disperato. Il sentirsi dire che fosse intelligente non la sorprese molto, poiché in fondo quella era una delle poche qualità di cui si poteva vantare, ma rimase sbigottita nel sapere che fosse furba. E dire che si era fatta fregare parecchie volte da lui.
    “Non mi consideri un ingenua?” Gli chiese, diretta, seguendolo con lo sguardo mentre andava a recuperare i suoi gatti. “Se mi ritrovo in queste condizioni, è anche perché ho fatto delle azioni sbagliate e ti ho sottovalutato.” Riconobbe, improvvisamente curiosa di analizzare cosa davvero Gabriel pensasse di lei.
    Nel sentire nominare un certo Akahito, Kalya inclinò leggermente la testa di lato, con un pizzico di confusione e curiosità. Quindi aveva un compagno di allenamento testardo quanto lei… probabilmente, se loro due si fossero incontrati, si sarebbero presi a testate come minimo. Mettere due cocciuti uno contro l’altro non era proprio una brillante idea… per questo motivo, quando lui le propose di allenarsi insieme, lei rimase qualche istante pensierosa. Era pronta a sopportare di nuovo tutto quello stress? Ne sarebbe valsa la pena?
    “... Valuterò la tua proposta. Tanto, penso che verrò spesso ad allenarmi qui… se dovesse capitare l’occasione, chissà.” Non era sicura che fosse una buona idea rivelargli quel dettaglio, ma nel caso in cui avesse cambiato idea, poteva tranquillamente trovarsi un altro posto per allenarsi. Tokyo era talmente tanto grande che le probabilità di incontrarsi di nuovo erano minime… no?
    Ignorò volutamente la frecciatina che le aveva lanciato Gabriel, troppo presa dai suoi pensieri. Stava ancora cercando di capire se dovesse dargli una seconda chance di fiducia oppure no… dopo il discorso che lui le aveva fatto poco prima, Kalya stava iniziando a vacillare. Però, anche se si mostrava sempre dura e sempre prevenuta, non era una persona cattiva e non riusciva a negare la possibilità di riscattarsi al prossimo. Forse quella poteva essere una sua debolezza, forse l’avrebbe portata a cacciarsi solo nei guai, ma…
    Sollevò la mano sinistra, quella dove aveva la mutazione genetica. Fino a quel momento Gabriel le aveva offerto una mano e lei non l’aveva mai stretta… ora era lei a porgerla a lui.
    “Accetto la sconfitta. Ma crederò alle tue parole, ovvero che siamo dalla stessa parte, solo se stringerai questa mano senza farmi saltare di nuovo in aria.” Il suo tono di voce era fermo, così come il suo sguardo su di lui. Il timore che potesse perdere momentaneamente l’uso anche della mano sinistra la spaventava molto, ma almeno poteva avere una sorta di conferma riguardo le vere intenzioni di Gabriel. Alla fine, se avesse voluto davvero farle del male, probabilmente l’avrebbe fatta saltare in aria come l’albero di poco prima… stessa cosa che aveva detto anche lui, in fondo.
    Sporse ancora di più la mano verso di lui, impaziente. “Allora?” In quel modo, almeno, avrebbero definitivamente suggellato la fine di quell’allenamento.
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17 replies since 7/9/2021, 18:48   556 views
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