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CITAZIONENota: per via di impegni precedenti la possiamo aprire solo adesso, ma la role è ambientata all'incirca a Marzo 2023. Network purpose, vietato prendere esempio.
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Narrato - «Parlato»
La sceneggiatura per quella serata si era sviluppata in maniera piuttosto diversa da come aveva programmato la giovane idol Sakiko Yumeno.
In tutta onesta la ragazza non aveva programmato nessun tipo di attività eccitante per quella serata. Era semplicemente uscita di casa in cerca di sfuggire alla nerissima nuvola di cattivo umore che sembrava aver invaso ogni singola stanza del suo appartamento oltre che ogni angolo della sua mente.
Imbronciata e frustrata la ragazza era uscita pestando i piedi come se fosse in collera con ogni singola mattonella che calpestava. Aveva varcato il portone d’ingresso del suo palazzo con un look piuttosto sobrio e dismesso, con un semplice paio di vecchi jeans usurati ed una felpa slargata – troppo impegnata ad essere arrabbiata per curarsi del proprio aspetto. Nemmeno la potenziale minaccia di paparazzi pronta a sorprenderla in quella condizione poco glamour e vagamente sciatta riuscì a distrarla dalla propria stizza.
La motiva di un umore tanto funesto era un litigio. Non un semplice litigio – ma il primo litigio fra lei e Morrigan da quando… beh ecco, si poteva dire che il motivo di fondo del litigio era proprio che Sakiko non sapeva neanche come seguire quel “da quando”. Da quando cosa? Da quando avevano cominciato ad andare a letto insieme? Da quando erano diventate… cosa? Amanti?
Sakiko non sapeva quale fosse la definizione per il rapporto che adesso legava lei e la ragazza irlandese. In verità non era neanche sicura se ci fosse qualcosa da definire.
Erano passati praticamente due mesi dalla fatidica notte di San Valentino in cui per virtù di qualche ignota e misteriosa concatenazione di parole ed eventi era riuscita a confessare in maniera piuttosto esplicita il proprio interesse per Morrigan. La sua confessione non aveva ricevuto alcuna risposta effettiva – ma Sakiko già si aspettava un simile responso e si era preparata ad essere paziente.
Cosi le cose fra le due erano continuate quasi allo stesso modo – beh, ad eccezione che facevano sesso insieme. E non è che a Sakiko non piacesse come stessero le cose in quel momento. Il tempo che passava in compagnia di Morrigan era sempre piacevole e l’irlandese a modo suo non mancava di darle attenzioni.
Tutto sommato Sakiko era molto soddisfatta del presente di quel rapporto. Quello che preoccupava Sakiko però era il futuro.
L’incertezza e il dubbio l’assillavano, rosicchiando gradualmente come malevoli roditori gli angoli della sua pazienza. La terrorizzava l’idea che Morrigan un giorno di punto in bianco si potesse stufare di lei e la tagliasse fuori dalla sua vita. E il fatto che la ragazza irlandese fosse cosi testardamente restia a riconoscere quel rapporto come uno di coppia contribuiva ad alimentare i suoi timori.
Cosi nonostante fosse genuinamente risoluta nel pazientare aveva cominciato ad avere un po’ di difficoltà a trattenersi dall’esternare la propria insicurezza. Ed è cosi che quella sera parlando con Morrigan al telefono si era lasciata sfuggire un commento al riguardo e una parola poco ponderata tira l’altra le due avevano finito per discutere e la chiamata era terminata con Morrigan chiusa in uno dei suoi silenzi perché “non le piaceva che Sakiko le mettesse pressione”.
Sakiko invece, privata della possibilità di ribattere, era rimasta con un arrabbiatura da smaltire senza nessuno con cui discutere o con cui sfogarsi. In fondo vista la natura di quella relazione e le limitazioni della sua carriera da idol non era esattamente facile trovare qualcuno con cui parlare. Certo avrebbe potuto andare a lamentarsi con Joshua… ma per Sakiko l’americano non era esattamente il miglior supporto per una questione di cuore cosi delicata.
Cosi, angosciata e indisposta, la idol stava cercando di smaltire la tensione camminando senza meta per le strade del quartiere di Shibuya. Non sapeva neanche lei cosa stava cercando e in quel momento e mentre cercava invano di sfogare il suo nervosismo calciando aggressivamente una lattina vuota sul marciapiede cominciò già a sentire i primi sensi di colpa. Non voleva essere arrabbiata con Morrigan e ancora di meno voleva che Morrigan fosse arrabbiata con lei…
La idol sospirò esasperata e si fermò vicino ad un vicolo di una palazzina. Cominciò già a contemplare l'idea di inviare un messaggio per cercare di far pace.
Ma fu in quel momento che si rivelò un primo colpo di scena inaspettato: con la coda dell’occhio la ragazza scorse del movimento sospetto nello spiazzo di un parcheggio alla fine del vicolo. Una figura stava furtivamente armeggiando davanti alla portiera di un auto. Giusto il tempo di squadrare meglio la figura e l’idol sentì il distinto seppur attutito suono del finestrino che si rompeva.
Un istintivo senso di eccitazione iniziò a pulsarle nelle vene e la ragazza sorrise compiaciuta. Aveva trovato un modo per sfogare la propria irritazione… e in fondo sarebbe stato meglio se avesse scaricato un po’ di tensione prima di cercare di far pace con Morrigan, no?
Eh, poi si, avrebbe anche sventato un crimine, ma quello era un dettaglio minore.
Prontamente la bionda si tirò il cappuccio della felpa sopra la testa nascondendo la sua chioma di capelli e parte del viso. Con la stessa prontezza richiamò preventivamente la sua fedele mazza impugnandola saldamente con una mano e approcciò minacciosamente la figura gridando «HEY, TU! Fermo dove sei!» – normalmente si sarebbe sforzata di presentarsi in maniera più teatrale ma le prudevano le mani e saltò i convenevoli.
La figura colta di sorpresa sobbalzò, si voltò e nel vedere la vigilante armata di mazza, in maniera decisamente coscienziosa, senza pensarci due volte se la diede subito a gambe.
Sakiko imprecò fra i denti – perché ogni volta che diceva “fermo dove sei” scappavano sempre tutti? La ragazza fece sparire nuovamente la sua mazza dentro il palmo della sua mano grazie al suo Quirk e senza indugiare si lanciò all’inseguimento.
Il ladro di auto era piuttosto in forma e veloce. Sfrecciava lungo i vicoli saltando e scansando cassonetti, auto e altri ostacoli che trovava per strada.
Ma anche la vigilante era piuttosto veloce e per sua sfortuna giusto un po’ più veloce di lui.
Saltando con un balzo atletico una rete la ragazza anticipò abilmente il ragazzo tagliandogli la strada, con ben praticata destrezza richiamò nuoamente la mazza e BANG, subito lo punì con un colpo di mazza mirato all’addome.
Lì in quel momento Sakiko sentiva la piacevole sensazione di adrenalina che le fluiva in tutto il corpo. Sentiva il cuore pulsare e la sua mente sgombrarsi da stress e preoccupazioni.
Ma quel momentaneo stato di ebbrezza svanì di colpo quando il furfante atterrato si voltò dolorante a terra rivelando il volto spaventato di quello che era poco più un ragazzino. Il giovane ladro alzò una mano tremante in segno di resa.
Un pungente ed amaro senso di colpa riempì la bocca della ragazza, sovrapponendosi subito al senso di soddisfazione che aveva provato giusto un momento prima. Qualsiasi desiderio di sfogarsi con la violenza si spense e la ragazza con un espressione a meta fra il dispiaciuto e il frustrato sbottò «Ugh, dannazione! Sei soltanto uno stupido ragazzino!» – quasi come se voleva fargliene una colpa.
La ragazza seguì ad imprecare di nuovo – ma la sua imprecazione venne opportunamente coperta dalla voce di qualcuno che dal nulla esclamò il suo nome.
Sakiko sobbalzò quasi in aria nel sentirsi chiamare – il terrore subito le invase il corpo. Qualcuno che la conosceva l’aveva appena colta in fragrante a picchiare un piccolo teppistello? La ragazza si voltò con espressione confusa e spaurita cercando di localizzare la fonte della voce e trovandosi a scrutare una figura alata semi-nascosta fra le ombre del vicolo.
La confusione della ragazza per un momento aumentò portandola a boccheggiare brevemente come se la bocca volesse esprimere un pensiero che il suo cervello non era ancora riuscito a computare.
Era per caso il suo angelo custode? Si era palesato in quel momento per rimproverarla e punirla per quello che aveva appena fatto?
Ma scrutando con più attenzione le ombre la vigilante riconobbe il viso del suo “angelo custode” – «Aspetta… Castiel!?» – sbottò con voce colma di pietrificante preoccupazione e per la sorpresa lasciò cadere la sua mazza a terra.
La ragazza perse sul colpo il dono della parola, ma fortunatamente non c’era alcun tempo per chiacchiere e spiegazioni. Il familiare suono di sirene s’intromise nella già surreale e complicata situazione e Sakiko andò ulteriormente nel panico. La vigilante registrò in maniera molto confusa ciò che avvenne a seguire. Castiel – dall’espressione confusa e spaventata non molto dissimile a quella che lei aveva in quel momento – ebbe più prontezza mentale di lei e raggiungendola senza dire nulla la prese in braccio «Cosa- cosa vuoi fare?» – riuscì a balbettare prima di vedergli spiegare le maestose ali piumate e intuendo le intenzioni dell’amico aggiunse «Aspetta, aspetta,
aspettaaaaaaaaaaaaaaAAAAAAAAAH!»
Il sonoro gridò della ragazza si propagò verso l’alto accompagnando il decollo di Castiel. Il vicolo e i palazzi si rimpicciolirono rapidamente quasi sparendo mentre attorno a loro si apriva il cielo notturno sconfinato. Sakiko aveva sognato un miliardo di volte di avere la possibilità di provare una simile esperienza con Castiel, e in diverse circostanze sarebbe stata elettrizzata per quello che stava succedendo e si sarebbe goduta il meraviglioso panorama della skyline notturna di Tokyo. Ma nello stato di confusione e terrore in cu si trovava in quel momento riuscì soltanto a rimanere con gli occhi sbarrati, mormorando a ripetizione «OhmyGod,ohmyGod,ohmyGod,ohmyGod» – come una sorta di mantra, stringendosi istintivamente con forza, forse anche troppa, a Castiel come se andasse della propria vita.
Quando finalmente ritornarono a terra e Castiel in maniera accorta e gentile la riadagiò su quello che sembrava il terrazzo di un appartamento. La ragazza spaesata e confusa si mosse adagio con gambe tremanti, guardandosi attorno con uno sguardo spiritato come se si aspettasse che qualche altro suo conoscente sbucasse dal nulla per peggiorare la situazione. Con fare spossato la ragazza raggiunse a passi incerti la balaustra del terrazzo e vi poggiò le mani per sorreggersi e si piegò in avanti annaspando con grossi respiri ansiosi.
Il cappuccio della felpa era scivolato giù durante il volo e adesso la lunga distintiva chioma bionda della ragazza fluiva sulle sue spalle come oro fuso. Dopo essersi presa il tempo necessario per riprendersi dallo shock di quella situazione la ragazza sollevò finalmente la testa inspirando profondamente e guardandosi attorno con espressione relativamente più calma.
«G-grazie…» – rispose con fare incerto all’inusuale complimento che l’uomo alato gli aveva rivolto portandosi subconsciamente una mano all'addome come a volersi assicurare di non ingrassare di colpo – «D-dove siamo…?» – chiese per prima cosa. Nonostante il loro rapporto di amicizia la ragazza non aveva avuto ancora il piacere di visitare la casa di Castiel e l’agitazione mentale del momento le impediva di trarre la piuttosto ovvia conclusione.
Ma prima ancora che il padrone di casa potesse risponderle la ragazza venne colpita di nuovo dalla catastrofica realizzazione della situazione in cui si trovava e delle disastrose implicazioni che ne sarebbero potute conseguire «Oh, no, no, no, no…» – lamentò con tono disperato nascondendosi la faccia mortificata fra le mani – «…non posso credere che tu mi abbia vista…»
La ragazza drizzò però di nuovo la testa rivelando un espressione spaventata, con grossi occhi lucidi che minacciavano un inondazione di lacrime, e si fiondò addosso a Castiel prendendo le mani fra le sue come in un gesto di preghiera «I-io ti posso spiegare… ma ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego… prometti di non dire nulla a mio padre…» – balbettò con orrore rivelando quale fosse la sua prima vera preoccupazione. Senza alcun dubbio l’idea che il genitore scoprisse le sue inappropriate attività da vigilante la spaventava ben più di quanto avrebbe potuto spaventarla perfino la possibilità del finire in un carcere di massima sicurezza come il Tartarus.I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpf. -
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Narrato - «Parlato»
Sebbene Castiel si fosse assicurato che Sakiko ritornasse letteralmente con i piedi per terra sana ed indenne, figurativamente parlando la testa della idol si trovava invece in piena orbita in preda a panico e confusione.
In qualche modo faticava a ricollegare la sequenza di eventi che l’avevano condotta lì su quel terrazzo sul quale era stata trasportata in volo niente meno che da Castiel. Sembrava lo scenario di una delle fantasie ad occhi aperti che orchestrava con la sua fervida immaginazione – giusto con la semplice differenza che in genere lei era abbigliata con un qualche vistoso costume di scena e che Castiel quando faceva la sua comparsa in genere indossava un angelico abito bianco.
Il problema era che però aveva un immagine ben distinta di dove avrebbe potuto finire quella faccenda. Il fatto che non temesse la semplice idea di essere arrestata era perché perfino lei era consapevole che se avesse rischiato una qualsiasi conseguenza penale suo padre avrebbe sguinzagliato un plotone di avvocati cosi agguerrito che sarebbe stata scagionata probabilmente senza neanche una macchia sulla sua fedina penale.
Ma non ci sarebbe stato avvocato avrebbe tenuto contro l’inevitabile scandalo che ne sarebbe scaturito – i danni alla sua carriera sarebbero stati immensi, per non parlare degli sponsor che avrebbero potuto rompere il contratto con la sua compagnia.
Tutto ciò comunque impallidiva a come avrebbe reagito suo padre – Sakiko non aveva alcun dubbio che anche fosse sopravvissuta a tutto il resto suo padre le avrebbe imposto un tale livello di sorveglianza che forse avrebbe rimpianto la prigione. Avrebbe dovuto dire addio alle sue scappatelle notturne… e soprattutto non sarebbe più riuscita a frequentare Morrigan.
Era come un catastrofico effetto domino dove ogni tessera che cadeva annientava parte della sua vita.
La idol cercò cosi un segno di speranzosa comprensione sul volto di quello che ormai considerava un amico – ma l’espressione di Castiel appariva piuttosto accigliata e perplessa. Chiaramente anche lui non sembrava raccapezzarsi molto della situazione e per un istante la ragazza temette che avrebbe di optare per fare la cosa più “responsabile”.
Fortunatamente invece Castiel rassicurò con fare leggermente contrariato la ragazza che non aveva intenzione di fare una simile “sciocchezza”, motivando la sua decisione con il fatto che non desiderava di certo finire invischiato lui stesso in una faccenda che avrebbe potuto danneggiare anche lui.
Sakiko fu leggermente sollevata nel sentirlo, seppur sentì un pelo di delusione nel fatto che Castiel non aveva deciso in quel modo in virtù della loro amicizia ma apparentemente per semplice interesse personale. In realtà le veniva difficile credere che quella fosse la reale ragione ma in quel momento non aveva il coraggio ne l’impudenza di provare a replicare.
Castiel appariva chiaramente a disagio e non è che Sakiko potesse biasimarlo. L’americano liberò le proprie mani da quelle di Sakiko andando a poggiarle sui fianchi assumendo una posa vagamente autoritaria.
Le mani della ragazza invece andarono a strofinarsi sugli occhi lucidi ma che almeno per il momento non sembravano più minacciare pianti imminenti. La ragazza puntò lo sguardo a terra, un po’ perché si sentiva giustamente mortificata dalla situazione un po’ perché a quel punto non era sicura di cosa fare o dire. Aveva detto a Castiel che gli avrebbe spiegato tutto… ma a conti fatti non era sicura di come farlo senza passare per una squinternata.
Fu Castiel ad incalzarla reclamando con tono severo la spiegazione che gli spettava . Era la prima volta che Castiel le parlava in quel modo e la ragazza sussultò leggermente sul posto sentendosi di nuovo alle strette. Con lo sguardo a terra e rigirandosi nervosamente le dita della mani cercò di formulare una risposta balbettante «No, io… ecco… non volevo…» – le parole giuste le scivolavano via come sabbia fra le dita e la ragazza non riuscì a pensare ad alcuna risposta soddisfacente. Non era davvero per sfogare lo stress che lo faceva… almeno non soltanto.
Ma prima che potesse dare un senso verbale ai pensieri nella sua testa Castiel sembrò avere un ripensamento e la interruppe. L’idol americano sembrò aver ritrovato un po’ del suo solito tono gentile e premuroso, seppur ancora visibilmente preoccupato.
Sakiko rimase un po’ interdetta dal fatto che Castiel sembrasse aver perso interesse nel sentire la sua spiegazione, ma istintivamente scosse la testa e rispose «N-no… io non soffro di vertigini... e solo che mi ha preso un po’… alla sprovvista, ecco. È stato tutto cosi improvviso e non mi ero preparata mentalmente…» – spiegò considerando che già in circostanze normali l’idea di essere trasportata in volo da Castiel le avrebbe fatto venire il batticuore. In quella situazione il suo cuore aveva eseguito invece un completo assolo di batteria.
Sentì Castiel cingerle le spalle in un gesto di amichevole conforto e seguì ad invitarla dentro casa sua. Sakiko ancora un po’ spossata annuì timidamente ma con evidente riconoscenza «Oh… ecco, grazie.»
Fu giusto un istante dopo che registrò l’informazione che aveva appena assimilato e si bloccò di colpo come pietrificata girando gradualmente la testa verso Castiel con espressione esterrefatta «…c-casa tua?»
Lo sguardo della ragazza, iniettato di nuovo panico, schizzò improvvisamente da una parte all’altra come a cercare un effettivo segno concreto che quella fosse l’abitazione di Castiel – quasi come se si aspettasse di vedere le iniziale o direttamente l’effige dell’americano stampata sui muri.
Improvvisamente il senso di imbarazzo si amplificò e Sakiko ebbe l’impressione di essere come se avesse appena violato una sorta di sacro tempio. Aveva sempre voluto poter visitare Castiel a casa sua… ma decisamente non cosi!
«Oh my God… tutto questo è cosi imbarazzante…» – sospirò avvilita nascondendo per un momento il volto fra le mani. Detto ciò la ragazza non poteva di certo rifiutare l’invito di Castiel.
Dandosi giusto un ultima occhiata attorno con premura semi-riverenziale la ragazza si attardò sulla soglia dell’uscio che dava sul terrazzo. Il ligio senso di buon educazione della ragazza si palesò e la indugiò qualche secondo sul posto mostrandosi chiaramente combattuta per poi finalmente a togliersi le scarpe come se stesse entrando normalmente dalla porta d’ingresso. Seguì a perdere altro tempo girando su stessa con le scarpe in mano, quasi facendo una sorta di balletto incerto, cercando di trovare un posto appropriato dove poggiare le scarpe. Alla fine seppur non molto convinta lasciò le scarpe in maniera ordinato di fianco all’entrata.
Prima di finalmente varcare la soglia la ragazza immancabilmente eseguì un piccolo inchino di cortesia, ripetendolo un paio di volte extra per nervosismo.I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpf. -
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Narrato - «Parlato»
Sakiko varcò la soglia irrigidita dalla tensione ed una sorta di timore reverenziale che le suscitava l’idea di trovarsi nella casa di quello che prima di essere diventato recentemente un amico era uno dei suoi idoli e per il quale provava ancora estrema ammirazione.
La ragazza fece piccoli passi addentrandosi dentro l’appartamento rigirandosi nervosamente le mani mentre i suoi occhi smeraldini spaziavano l’ambiente circostante nonostante tutto con un guizzo di curiosità.
«Piscina…? Beh, effettivamente si… magari qualche statua e un giardino pure.» – rispose schiettamente senza riflettere, troppo nervosa per filtrare i propri pensieri che ovviamente prendevano riferimento da un immagine piuttosto idealistica e fantasiosa di quella che doveva essere la vita di Castiel.
L’appartamento di Castiel però davvero deludente – almeno finché non ingiustamente paragonato alla sfarzosa dimora immaginaria che Sakiko aveva costruito per Castiel dentro la sua testa. L’appartamento era in realtà piuttosto elegante e lussuoso in maniera sobriamente realistica. Era caratterizzato da uno stile occidentale che non era molto differente da quello che Sakiko era abituata con il proprio appartamento – a dirla tutta i due appartamenti non erano troppo differenti, salvo che quello di Sakiko era arredato in maniera molto più colorata e vistosa.
Il modo in cui l’appartamento di Castiel era arredato appariva piuttosto modesto ma era quel tipo di modestia di alta qualità che solo persone di un certo livello potevano permettersi.
La mente della ragazza si smarrì momentaneamente a contemplare l’arredamento e quasi trasalì quando Castiel le rivolse nuovamente la parola puntualizzando il fatto che però aveva un idromassaggio «Idro…? Una vasca idromassaggio? Oh, molto… bello.» – disse con fare perplesso, incerta sul perché l’americano avesse voluto puntualizzare quel dettaglio.
Fu in quel momento che il suo sguardo si posò sulla propria immagine sbiadita riflessa sulla vetrata che avevano appena attraversato. La ragazza cosi poté constatare lo stato pietoso in cui si trovava. Capelli sporchi e scompigliati, nemmeno una traccia di trucco in viso, vestita con vestiti malmessi e trasandati. La ragazza uscendo di casa di fretta per sbollire la rabbia non si era curata del proprio aspetto – chiaramente non aspettandosi di avere la sfortuna di incontrare un suo conoscente per strada proprio mentre era in quello stato. Per non parlare che doveva aver sudato inseguendo quel ladruncolo – e Castiel l’aveva stretta a se portandola in volo! Ripensò con orrore.
La ragazza istintivamente cercò di rassettare al meglio le ciocche di capelli attorno al viso, annusò la manica della propria felpa e poi avvicinò, provando ad essere discreta e furtiva, i suoi capelli al naso per annusarli. Purtroppo l’esito non la tranquillizzò – non sentiva alcun particolare cattivo odore… ma non sentiva neanche un buon odore. E forse era troppo nervosa e il suo naso non stava funzionando come doveva.
Era forse per questo che Castiel le aveva menzionato la vasca idromassaggio? Era un modo cortese per farle notare che lo stava asfissiando con il suo puzzo di sudore? Pensò in orrore mortificato mentre la sua percezione olfattiva degenerava in peggio per assecondare la sua paranoia.
«I-io non ho una vasca idromassaggio… ho una vasca normale. Ma la uso ogni giorno. Anche più volte al giorno.» – finì a voler puntualizzare rigidamente arrossendo in volto, disperata di convincere Castiel che non fosse una sorta di sciattona con scarso igiene personale.
Di certo in quel momento c’erano ben altre preoccupazioni che la ragazza avrebbe dovuto contemplare piuttosto che dare la priorità al fatto che Castiel potesse o meno considerarla sciatta, ma senza dubbio la questione si trovava nella “Top 5” mentale della ragazza.
Mentre era cosi presa ad esaminare se stessa la ragazza non si accorse che Castiel aveva fatto sparire le sue ali e dello spiacevole processo che la cosa implicava, facendo si che l’americano riuscì nel tenere la cosa per se. La ragazza infatti riportò lo sguardo su di lui quando le piume si erano ormai dissolte “per magia” e non registrò nulla di insolito nella cosa, oltre al fatto che era raro vedere Castiel senza le sue distintive ali e vederlo in quel modo dava un sensazione strana come se ci fosse qualcosa fuori posto.
Castiel dal canto insieme alle sue ali piumate sembrava essersi scrollato di dosso anche un po’ del suo nervosismo, almeno quanto bastava per ritrovare un po’ della sua natura gioviale e dispettosa. Cercò di sdrammatizzare la situazione prendendo un po’ in giro la ragazza. Sakiko era però troppo tesa per apprezzare l’intento dell’americano limitandosi ad un rigido mezzo sorriso.
Il sapere che però Jason non fosse in casa per la sollevò – non perché avesse nulla contro il cugino di Castiel, ma era una persona piuttosto intesa e sicuramente più severo dell’angelico cugino e pensando al modo in cui la rimproverava quando sbagliava una battuta decisamente non voleva scoprire che strigliata le avrebbe dato scoprendo quello che aveva combinato.
La ragazza però non colse il disagio che preoccupò Castiel all’idea di trovarsi da sola in casa con lui – non tanto perché fosse troppo innocente o ingenua per figurare cosa la cosa potesse implicare. Ma nella sua mente Castiel era ad un livello cosi distante da lei che non riusciva neanche ad contemplare l’idea che lui potesse mai avere interesse per lei in quel senso. In realtà se avesse riflettuto di più sulla questione la ragazza avrebbe curiosamente constatato che per qualche motivo non riusciva immaginare Castiel con nessuna donna.
Il padrone di casa fece cenno a Sakiko di seguirlo e la ragazza ubbidì camminando quattamente dietro di lui, tenendosi leggermente più distante del necessario, e guardandosi attorno con nervosa cautela come se temesse che ci fossero trappole o agguati preparati per lei nel tragitto.
Nessuna trappola però l’avrebbe colta tanto di sorpresa quanto lo scoprire in quale stanza l’avesse condotta Castiel. Non una stanza, ma LA Stanza – niente di meno che la camera da letto di Castiel.
La ragazza si soffermò giusto un momento sulla soglia della porta prima di realizzare cosa stava guardando e subito si bloccò lì sul posto.
No, no, no, no.
Questo era il suo limite – non aveva il coraggio di profanare la camera di Castiel. Specie nelle condizioni in cui si trovava. Fu ancor più motivata nella sua scelta vedendo l’americano fiondarsi subito verso un armadio e intuì che volesse probabilmente cambiare vestiti. Aveva fatto cose stupide e sbagliate quella sera, ma non intendeva aggiungere alla lista l’aver violato ulteriormente la privacy di Castiel.
Specie perché benché ritenesse che Castiel era ad un livello troppo superiore per vederla in quel modo, lei d’altro canto era ad un livello abbastanza basso da poter tranquillamente intrattenere pensieri decisamente inappropriati. Pensieri che sentiva avrebbero mancato di rispetto a Castiel… e in un certo senso non le piaceva l’idea di tradire mentalmente Morrigan – anche se solo nella sua immaginazione.
Quel pensiero però le riportò alla mente la ragazza irlandese e come lo smuovere delle braci che ravviva una fiamma, questo ridestò il sentimento di stizza e frustrazione nella ragazza che si era momentaneamente sopito in mezzo a quel trambusto. Come fai a tradire qualcuno quando non ci stai nemmedo davvero insieme? In questo momento Morrigan si sta divertendo con qualcun'altro con cui "non fa coppia" e che non l'assilla continuamente – pensò con velenosa amarezza.
La ragazza quindi invece di entrare sostò al lato della porta dando le spalle allo stipite cosi da non cader nella tentazione di sbirciare.
Castiel dal canto suo non sembrava badare molto al fatto che ci fosse una potenziale spettatrice ad osservarlo e immerso nella selezione di un capo di vestiario con non-chalance andò dritto al punto senza più girare attorno alla questione.
Sakiko esitò a rispondere. Specie in risposta alla frecciatina sul suo abbigliamento che ridestò il suo imbarazzo per il proprio aspetto, ma in quel momento ebbe l’impressione che dire che in realtà aveva un costume da coniglio fatto a mano non suonava particolarmente meno imbarazzante.
Rimase qualche momento in silenzio. Una vigilante? Sakiko non era sicura se fosse corretto definirsi cosi – in realtà non era neanche sicura su come avrebbe potuto definire quello che faceva.
In parte lo considerava un po’ un gioco, un passatempo, perché era cosi che era cominciato in primo luogo. Ma allo stesso tempo aveva cominciato a diventare qualcosa di più per lei – non era più solo un modo per sfogare lo stress. Lei credeva davvero di star facendo qualcosa di buono.
Il fatto che Castiel non sembrasse voler pretendere di avere spiegazioni da lei avrebbe dovuto farla sentire sollevata… ma invece sentiva ancor di più la premura di raccontargli come stessero le cose. Aveva paura che Castiel potesse pensare male di lei, magari che era una poco di buono con scarsa igiene che se ne andava in giro a picchiare la gente per divertimento. E sebbene la verità non fosse troppo lontana da quel concetto Sakiko voleva accertarsi che lui sapesse davvero come stessero le cose.
Cosi senza neanche voltarsi di punto in bianco si arrestò di nuovo dandogli le spalle e scossa da un lieve tremore nervoso «Io-io non so se sono una vigilante… o meno.» – sbottò con schiettezza.
“Quel… quel ragazzino stava rubando una macchina! …e i-io non sapevo neanche che fosse un ragazzino! Volevo solo… fermare… un criminale. E poi…» – la ragazza esitò e sospirò mostrandosi chiaramente frustrata – «…giuro non avevo… cattive intenzioni. Solo che ero arrabbiata perché avevo litigato con Momo e…» – si lasciò sfuggire confusamente farfugliando a ruota libera una spiegazione che sembrava avere senso solo nella sua testa mentre gesticolava animatamente sul bordo della porta. Pur non volgendosi verso Castiel sembrava star discutendo come se avesse qualcuno davanti a se.I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpf. -
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L’improbabilità della situazione aveva ormai superato i limiti del surreale.
Ecco come suonava la ricostruzione degli eventi quella serata: era corsa fuori di casa dopo un litigio con la sua non-ragazza, aveva colto in fragrante un giovane delinquente per poi essere colta a sua volta in fragrante mentre colpiva con una mazza il suddetto delinquente. A coglierla di sorpresa era stato il suo capo, amico, ex-collega, semi-ex-cotta adolescenziale e decisamente ancora molto attuale idolo Castiel… che ovviamente l’ha “salvata” portandola con via con se in volo al suo appartamento.
Già a questo punto Sakiko era abbastanza sicura che suonasse come una di quelle self-insert fan fiction che si potevano leggere su internet – e che lei ovviamente aveva letto frequentemente.
Ma dopo convenevoli, momenti di imbarazzo e altri momenti di imbarazzo Sakiko si era trovata di fronte alla camera da letto di Castiel e mentre lui si apprestava a cambiarsi, la idol sembrò decretare impulsivamente che quello fosse il luogo e il momento migliore per sbottare in un sfogo slash confessione di tutto quello che le passava nella testa.
Inutile dire che la ragazza ebbe la prontezza di tapparsi letteralmente la bocca con le mani quando ormai era già troppo tardi.
Rimase qualche secondo in silenzio immobile come se si aspettasse che se non si fosse mossa anche tutto il resto sarebbe rimasto fermo e nessuno avrebbe realizzato la sua gaffe. Purtroppo i suoi immaginari poteri per modificare convenientemente la delusero un'altra volta e la reazione di Castiel giunse comunque.
Sakiko era ancora girata e quindi non poteva vederne l’espressione ma dal tono di voce l’uomo-angelo sembrò piuttosto comprensivo e vagamente divertito. La bionda incassò di riflesso la testa fra le spalle come un’aspirante tartaruga e ruotò leggermente la testa portandosi una mano sugli occhi per proteggere la privacy di Castiel.
Ma allo stesso tempo tenendo le dita della mano abbastanza aperte per sbirciare perché lo spirito era forte ma l’interesse di vedere un Castiel mezzo nudo lo era di più. In caso confidava che Morrigan, a sua volta fan dell’ex-idol, l’avrebbe capita e perdonata seppur decisamente anche invidiata.
Per fortunae sua segreta colpevole delusioneCastiel si presentò ai suoi occhi anche più vestito di prima cosi la ragazza poté abbassare la mano. Lentamente. Giusto in caso Castiel decidesse di iniziare a spogliarsi.
Sakiko strinse le labbra e distolse lo sguardo con espressione imbarazzata quando l’americano scherzò sul fatto che quella fosse la prima volta che entrasse nella camera di un ragazzo.«Beh, effettivamente è la prima volta…» – confessò arrossendo lievemente. In generale era la prima volta che visitava da sola la casa di un uomo in generale. Ad eccezione di quella di Joshua, ma con tutto il chaos e il disordine che regnava nell’appartamento di Joshua non era neanche sicura se ci fosse una camera da letto lì.
E d’altro canto la prima volta che aveva visitato la camera da letto della sua migliore amica aveva finito per fare sesso con lei. Ma probabilmente era meglio tenersi quel dettaglio per se.
Forse vedendo la ragazza ancora esitante ad accomodarsi all’interno Castiel le si avvicinò e cingendole amichevolmente le spalle cercò di incoraggiarla a mettersi comoda e sedersi con lui sul bordo del letto.
Sakiko non amava essere toccata dagli estranei e concedeva questo privilegio ad una stretta cerchia di persone. Ma senza alcun dubbio Castiel aveva automaticamente accesso alla suddetta cerchia in aggiunta con accesso VIP.
A prescindere la ragazza poteva percepire che l’americano stesse solo cercando di confortarla e metterla a suo agio e apprezzava molto il gesto. Così decise di non ostinarsi oltre e accettò ubbidientemente, seppur ancora un po’ in soggezione, di sedersi al suo fianco.
La bocca della bionda si crepò in un piccolo genuino sorriso quando Castiel le offrì una tazza di tè vantandosi scherzosamente del suo recente acquisto. La ragazza allungò le dita su una ciocca di capelli rigirandola nervosamente e rispose con un po’ di esitazione «…una tazza di tè non sarebbe male, forse aiuterebbe a calmarmi un po’… M-Ma non c’è bisogno, non voglio darti ulteriore disturbo!» – si affrettò ad aggiungere agitando le mani, allarmata dalla sua stessa sfacciataggine.
Giunse infine la fatidica domanda.
Chi è Momo?
Lo sguardo della ragazza si incupì di senso di colpa e frustrazione.
Già, chi era Momo? Bella domanda.
Era un po’ quello che cercava di capire lei stessa. Nella sua testa aveva contemplato svariate definizioni da affibbiare alla ragazza irlandese e a quello che c’era fra di loro, ma senza mai riuscirci. Era come cercare di inserire un tassello senza mai trovare la forma appropriata e se avesse cercato di forzarlo dentro una temeva che avrebbe finito per romperlo.
La ragazza sospirò mestamente «Nessuno. Momo non è nessuno. Perché è questo che vuole rimanere. Un nessuno con cui io non ho alcuna relazione – nonostante io vorrei che diventasse un qualcuno con cui avere un qualcosa. Capisci che intendo?» – chiese aspettandosi che Castiel riuscisse a seguire la sua spiegazione vaga e criptata.
La ragazza sbuffò spazientita dal naso e proseguì lasciandosi trascinare ancora una volta dallo sfogo «…io voglio essere paziente ma sono passati mesi e ogni volta che sollevo l’argomento finiamo per discutere e la questione rimane irrisolta. Onestamente non so più come affrontare la questione con lei…» – concluse in un lapsus troppa assorta a riflettere sulla faccenda per poi cercare di correggersi –«…lui. V-volevo dire lui. Cioè voglio dire Momo, che non è una lei… e nemmeno lui. Un nessuno, insomma, okay?» – ripeté arrossendo violentemente cercando disperamente di convincerlo per coprire maldestramente l’ennesima gaffe.I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpf. -
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CITAZIONELe tazze sono queste, crediti a Sapph e Shion, grazie.. -
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Narrato - «Parlato»
Non era inusuale che la bocca di Sakiko si muovesse sempre dieci passi in anticipo rispetto al suo cervello. Questo ovviamente comportava che questa blaterasse praticamente alla cieca e che il cervello della ragazza si trovasse più spesso occupato a rimediare alle cose che diceva piuttosto che a pensare cosa dire.
Aveva fatto un ennesima gaffe – e questa volta era non era un semplice passo falso ma un salto olimpionico falso. Purtroppo nessuna medaglia era prevista per la sua stoltezza e tutto ciò che le spettava era un onda di intenso imbarazzo e pentimento.
Lei. Lei. Aveva detto “lei”. Come poteva essere cosi imbranata? Non aveva imparato nulla dopo lo scandalo?
Il viso della idol si avvampò di rosso in un incendio di panico e disagio come una sirena d’allarme.
Castiel d’altro canto sembrò più divertito che scioccato da quella goffa rivelazione accidentale.
Il che era strano considerando quanto fosse taboo la natura di questa rivelazione.
Forse era a conoscenza del precedente scandalo che aveva coinvolto Sakiko e una sua collega di lavoro sul set e forse già sospettava qualcosa.
Detto ciò l’ex-idol si mostrò decisamente comprensivo e rispettoso riguardo alla questione e non sembrò intenzionato ad infierire su di lei o peggio farne una scenata – con grande sollievo della ragazza.
Sakiko però tornando nuovamente tesa e nervosa si mostrò comunque cauta al riguardo, per quanto ormai il danno fosse fatto, e cercò di replicare riuscendo solo a balbettare a vuoto.
Di nuovo fece per prendere parola aprendo la bocca e puntando l’indice della mano come a voler puntualizzare qualcosa – ma dalle sue labbra non uscì suono e si serrarono nuovamente con fare frustrato.
La ragazza con espressione vagamente imbronciata alla fine borbottò «Io n-non ho detto nessuna bugia però.” – fu l’unico punto che si senti sicura a rimbeccare – «…e-e-e non ammetto n-nulla, ok? Il mio era solo… un discorso ipotetico, si. Ipotetico.» – ripeté soddisfatta di quel compromesso improvvisato. La ragazza chinò leggermente la testa in avanti e lanciò di traverso un sguardo cauto all’americano – «…ma ipoteticamente parlando apprezzo le tue parole.» – confessò con un accenno di gratitudine sul viso.
Non le era facile aprirsi da questo punto di vista. Era un tasto particolarmente dolente per non dire traumatico per lei. Era troppo spaventata dall’idea che la sua relazione proibita divenisse di dominio pubblico e per quanto si fidasse di Castiel dubitava che lui potesse capire davvero la sua posizione.
Il consiglio di Castiel però la punse nel vivo. Sapeva che l’ex-idol aveva ragione ma non era quello che davvero avrebbe voluto sentirsi dire. Quello che avrebbe voluto sentirsi dire era che faceva bene a professare in maniera schietta e costante i suoi sentimenti verso Momo e che la forza di questi sentimenti avrebbe fatto breccia nel cuore dell’irlandese e tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Era una prospettiva molto più congeniale per la idol seppur chiaramente poco realistica.
La bionda sospirò frustrata e smossa da questa frustrazione allungò le mani stringendole sul braccio vicino di Castiel e iniziandolo a scuoterlo in preda all’agitazione «Ma – ma… ipoteticamente parlando, se avessi paura che questa le-questa persona si allontanasse? Ipoteticamente. E s-se le facessi pressione solo perché, ipoteticamente, io volessi solo avere una qualunque certezza che l-l-lei, ipoteticamente, non mi consideri solo un passatempo e mi molli non appena si sarà annoiata? Ipoteticamente.» – ripeté per l’ennesima volta con maggiore enfasi, come se fosse una sorta di parola magica che rendesse nullo tutto quello che diceva.
Prima di proseguire la questione però l’americano si congedò momentaneamente con l’intento di andare a preparare il tè che le aveva offerto. Prima di allontanarsi l’americano ammonì la ragazza di non addormentarsi.
Sakiko non ne aveva avuto alcuna intenzione in primo luogo, troppo agitata e nervosa per anche solo considerare l’idea. Di fronte a quell’ammonimento la idol si irrigidì ulteriormente e serrò gli occhi aperti evitando anche solo di sbattere le ciglia come se ne andasse della sua vita.
In questo stato mentale la ragazza quasi sobbalzò quando Castiel fece il suo trionfale ritorno, quasi come se l’avesse sorpresa di nuovo in fragrante a fare qualcosa di discutibile.
L’angelico ex-idol era squisitamente armato con uno splendido vassoio sul quale erano disposte le fantomatiche tazze e tutto l’occorrente necessario per la consumazione del tè.
L’espressione della ragazza si ravvivò di fronte alla concreta prospettiva di un buon tè. Non avrebbe voluto far scomodare Castiel ma visto che ormai si era scomodato sarebbe stato stupido e inopportuno non approfittarne.
La ragazza lo osservò in silenzio armeggiare con la preparazione finale della bevanda per poi volgersi verso di lei e porgerle una delle due tazze – «Due zollette vanno bene, grazie.» – rispose educatamente la ragazza prendendo eventualmente la tazza con entrambe le mani. Percepì subito il piacevole tepore attraverso la ceramica della tazza scaldarle le dita e il profumo aromatico della bevanda salire come un serpente sinuoso raggiungendo le sue narici solleticandole con una fragranza dolce e fruttata.
La ragazza si perse per un momento in quella confortevole sensazione familiare chiudendo brevemente gli occhi, prima di portare la tazza alla bocca e prendere un primo assaggio.
Il tè le scaldo il palato e la mente aiutandola a ritrovare un po’ di tranquillità.
Prima di apprestarsi a prendere un secondo sorso la ragazza si soffermò a contemplare con espressione assorta il suo tè ondeggiare pacificamente dentro la tazza. Spostò la sua attenzione sulla tazza ammirandone brevemente la fattura dei temi floreali e con un mezzo sorriso commentò – «…è una tazza davvero carina.»
In altre circostanze si sarebbe prodigata in un complimento molto più entusiasta, probabilmente seguendo ad elencare e mostrare tutti i design di tazze che possedeva o intendeva possedere.
Ma pensieri e preoccupazioni gravavano nella mente frastornata della idol sopprimendo il suo usuale carattere solare ed espansivo.
Dopo una breve pausa di riflessione silente la ragazza indugiò per un momento prima di rivolgersi cautamente all’americano – «Hey, Cassie…» – l’uso di quell’affettuoso nomignolo era un segno che la ragazza si sentisse un po’ più a suo agio adesso – «…tu te ne intendi molto di ragazze?» – chiese infine a bruciapelo – «V-voglio dire posso immaginare di non essere la prima ragazza che tu abbia portato qui…» – ipotizzò arrossendo con evidente imbarazzo nel solo immaginare una simile circostanza.I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpfSPOILER (click to view)Chiedo venia per il piccolo ritardo. -
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Narrato - «Parlato»
Sakiko fece una smorfia combattuta prima di sbottare “Si... ma no. Cioè io direi si ma lei direbbe no –insomma, non lo so, è complicato, ok!?” – concluse con fare esasperato piegandosi in avanti poggiando i gomiti sulle ginocchia e facendo una smorfia imbronciata. Ovviamente non era con Castiel che era imbronciata ma dalla sua sventurata relazione amorosa.
La ragazza poggiò il mento sulle mani sostenute dalle ginocchia e dopo un momento di silenziosa riflessione sembrò rammentarsi di qualcosa e lanciando un occhiata di sbieco si ricordò di aggiungere a scoppio ritardato “…ipoteticamente.”
Purtroppo il confrontarsi con Castiel in quell’improvvisata ed imprevista seduta di supporto sentimentale non le stava dando le utopistiche rassicurazione che avrebbe voluto – l’angelo con un ammirevole compostezza, specie dopo l’essere poco idol-escamente strattonato dalla ragazza in piena frustrazione amorosa, sgonfiava tutte le sue improbabili aspettative fantasiose con semplici ma oggettive verità.
La ragazza si afflosciò liberando il braccio del fortunatamente piuttosto paziente e abbassò lo sguardo demoralizzato verso il pavimento. Rilasciò un profondo sospiro carico di paura e rassegnazione “Si… lo so.” – confessò. “Lo so che cercare di spingerla ad impegnarsi più probabilmente otterrebbe l’effetto contrario.”
La ragazza non era un esperta di relazioni amorose ma perfino lei era consapevole di questa semplice ma odiosa verità.
C’era un opprimente ammasso di consapevolezza che pulsava nel petto della ragazza.
Nonostante la ragazza si sforzasse di reprimerlo e ignorarlo lo sentiva diramarsi dentro di se, insinuarsi nella sua testa dando voce alle sue angosce e le sue insicurezze. Temeva che eventualmente avrebbe finito per avvelenare i suoi sentimenti se non lo avesse tirato fuori ma allo stesso tempo non osava farlo perché non aveva il coraggio di affrontare la verità che portava al suo interno......
Grazie all’ospitalità di Castiel, Sakiko poté mettere, almeno temporaneamente, una tazza di tè fra se e quello spiacevole sfogo nervoso. Il tepore della bevanda le portò un po’ di sollievo distendendole un po’ i nervi. La ragazza ne approfittò per cercare di sviare almeno per un momento l’attenzione da se e chiedere consiglio direttamente a Castiel. In qualità di sua genuina fan storica Sakiko sapeva che non c’era mai stata alcuna notizia concreta sulla vita sentimentale dell’ex-idol americano.
Castiel era sempre riuscito a tenere la sua vita privata per se evitando gossip e scandali. Oh, senza dubbio c’erano state insinuazioni, teorie e voci di corridoio ogni volta che l’americano veniva colto in compagnia femminile – ma non c’era mai stata alcuna prova concreta e tutto era sempre sfumato in un alone di mistero.
Per quanto agli occhi di Sakiko fosse plausibile che l’ex-idol conducesse una austera vita da monaco dedicata unicamente alla sua arte e ai suoi fan – era più facile pensare che l’americano fosse solo molto bravo a proteggere la propria privacy.
La domanda sicuramente sembrò cogliere alla sprovvista Castiel che quasi si soffocò con il proprio tè. Sakiko trovò quella reazione più intensa del previsto ma si sentì comunque in colpa per avergli posto una domanda cosi inopportuna.
“Uhm – mi spiace, non volevo… essere indiscreta.” – si scusò in risposta alle rimostranze di Castiel che adesso sembrava un po’ meno rilassato. Forse aveva toccato un tasto delicato senza rendersene conto?
L’americano che fino a quel momento si era mostrato piuttosto calmo e composto nel darle dritte sulle sue pene d’amore sembrò incespicare un po’ nel parlare delle proprie.
Nonostante ciò le confidò comunque di una propria esperienza passata – un esperienza spiacevole che non differiva molto da quella che stava passando lei.
Sakiko non fu stupita dal fatto che Castiel rivelasse di essere piuttosto impulsivo come lei – non era un caso che sentisse una innate affinità con l’americano.
Ciò che la stupì di più in realtà fu che esistesse una donna che avesse la faccia tosta di rifiutarlo.
Che razza di donna sarà mai stata per avere il coraggio di spezzare il cuore a quel magnifico angelo!?
Castiel concluse il suo breve racconto con il consiglio di non fare pressioni per ottenere un immediato cambiamento ma di conquistare la persona a piccoli passi e con piccoli gesti.
E ancora una volta dentro di se Sakiko riconobbe la legittimità di quelle parole… ma la cosa dentro il suo petto pulsò malignamente in risposta con una nuova scarica di ansia e incertezza.
Il tè perse il suo effetto calmante – ricordi sgradevoli le ritornarono alla mente e la sua bocca si riempì di amarezza che avrebbe avvelenato anche il più dolce dei tè. La ragazza si privò cosi della tazza ancora mezza piena riponendola sul vassoio.
“Il fatto è che sono già passata in una situazione simile in passato… e ho paura che finisca allo stesso modo.” – rivelò di getto con sofferente sincerità, quasi come un conato di vomito forzato dal corpo che cerca di liberarsi. Il ricordo della sua prima delusione amorosa, e il profondo trauma che ne era conseguito.
Gli sguardi furtivi.
I sorrisi di complicità.
I baci proibiti scambiati al buio.
Poi i flash dello scandalo e della vergogna.
Labbra amate che scandivano parole gelate di addio.
Il suo cuore spezzato abbandonato nel buio senza più baci per confortarlo.
Si liberò una nuova ondata di ansia e tensione nel corpo della idol, che cercò di scaricarle inconsciamente iniziando a dondolare leggermente avanti e indietro con il busto sfregandosi nervosamente una mano sul braccio.
“…mi sento intrappolata dai miei stessi sentimenti. Sia che io assecondi il mio cuore e le faccia pressione rischiando di allontanarla, sia che io assecondi lei e lasci le cose come stanno solo perché lei si allontani comunque in futuro… sono destinata a perdere in ogni caso. In entrambi i casi sarò di nuovo io a rimanerci ferita…” – man mano che verbalizzava questa sua consapevolezza il nervosismo le andava crepando sempre di più la voce arrivando quasi a spezzarla, mentre i contorni dei suoi occhi si perlavano di nuove lacrime. La ragazza cercò di trattenersi e di comprimere di nuovo tutto dentro di se, portandosi la manica slargata della felpa a strofinarsi e coprire convenientemente gli occhi più a lungo del necessario. “…è cosi frustrante… cosi ingiusto!” – le sfuggì con un bisbiglio a denti stretti mentre un tremito di frustrazione e avvilimento le scuoteva il corpo e l’animo.
La ragazza aveva già provato sulla propria pelle quanta verità ci fosse nel detto “Nel gioco dell’amore il primo che si innamora perde.” – ma evidentemente non aveva imparato la lezione e adesso c’era di nuovo ricaduta.
Sakiko riprese per un momento di nuovo consapevolezza di dove si trovava e cercò di ricomporsi abbassando il braccio solo per rivelare un paio di occhi gonfi e arrossati. Consapevole della cosa la idol commentò “Mi spiace che tu debba vedermi cosi… Devo avere un aspetto terribile e patetico.” – seguì a tirare su con il naso dalla punta adesso arrossata. “Forse il problema è solo che c’è qualcosa di sbagliato in me…” – ipotizzò in maniera tentativamente scherzosa, perfino accompagnando le parole con un mezzo sorriso forzato, ma il tono asciutto e svilito implicava che fosse un pensiero genuino.I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpfSPOILER (click to view)Chiedo venia per il ritardo. -
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Narrato - «Parlato»
Sakiko era momentaneamente troppo impegnata a cercare di riprendersi dal suo sfogo di auto-commiserazione per notare come questo sembrasse aver suscitato un certo subbuglio interiore in Castiel. La ragazza sentendo sentendo una certa vergogna cercò di nascondere e sopprimere la frustrazione e le emozioni che aveva appena esposto – ma era come quando si svuota un contenitore dentro il quale era stata compressa molta più roba di quanto potesse tollerare la sua capienza e adesso per quanto potesse appallottolare, schiacciare e spingere era impossibile infilare di nuovo tutto dentro.
Nel caso di Sakiko il contenitore in quel momento era come un vasetto di vetro – anche nascondendole al suo interno era facile vedere le sue insicurezze e le sue angosce attraverso la superficie trasparente. E più spingeva e si affannava a cercare di richiudere tutto dentro più il contenitore si crepava.
In un certo senso Sakiko sentiva come se lei stessa fosse intrappolata dentro quel vasetto di vetro con le sue emozioni.
La sua personale campana di vetro. Quella in cui inizialmente era stata cresciuta dai suoi genitori, ma dentro la quale eventualmente lei stessa si era rifugiata per fuggire ai problemi del mondo esterno – del mondo reale.
Ma adesso la campana sembrava diventata una prigione che la intrappolava e ogni giorno sembrava soffocarla ogni giorno sempre di più.
Il solo pensiero quasi le fece sentire mancare il fiato per davvero – ma fu in quel momento che sentì la mano di Castiel carezzarle in un gesto di conforto per tranquillizzarla. Quel contatto riportò la mente della ragazza alla realtà e l’aiuto a ricomporsi un po’. Si strofinò il naso con la manica della felpa in maniera un po’ bambinesca e rivolse un sorriso d’apprezzamento alle parole di incoraggiamento di Castiel «Grazie, Cassie, ma…» – il sorriso si crepò d’incertezza – «…ma non penso che sia proprio la stessa cosa. Cioè – tu sei Castiel. Tu beh… sei normale.» – concluse la ragazza seppur dubbiosa che quello fosse l’aggettivo più adatto per descrivere l’americano.
Sicuramente sarebbe stata più incline ad usare qualcosa come “perfetto” – ma non voleva passare troppo come una fan ruffiana adulante. Si era già messa abbastanza in imbarazzo quella sera.
La ragazza scosse la testa e come a voler a spiegare meglio quello che intendeva seguì a fargli una nuova confidenza «Sai… quando venni coinvolta in quello scandalo – prima ancora che la notizia esplodesse nei media – andai a cercare aiuto da mio padre. Gli spiegai quello che era successo e la prima cosa che mi disse in risposta fu…» – la ragazza si soffermò per un momento, il suo viso si indurì come a prepararsi all’impatto con quel ricordo sgradevole – « …’Perché dovevi proprio farlo con una ragazza?’» – la ragazza seguì a sbuffare amaramente quasi con fare divertito, come se in una maniera contorta trovasse la cosa vagamente comica – «…era la mia prima relazione, la mia prima cotta… ed eventualmente la mia prima rottura. E la prima cosa che ha preoccupato mio padre quando gliel’ho confidato è stata non era stato con un ragazzo.» – concluse con fare sconfortato e risentito.
Il punto di fondo espresso in maniera implicita era che Sakiko non riteneva che Castiel potesse davvero comprenderla, perché seppur avessero avuto esperienze simili erano differenziati da una ben specifica stigma. Per quanto ne sapesse la idol a Castiel non era mai stato detto che avrebbe dovuto provare vergogna per quello che provava, ne aveva mai dovuto dubitare che quello che desiderasse fosse “naturale” o meno.
Per via di questo Sakiko era convinta che le parole di Castiel fossero dovute al suo essere gentile e premuroso piuttosto che alla sua capacità di comprendere davvero quello che provava.
Fu a questo punto però che venne colta di sorpresa quando sentì il capo di Castiel adagiarsi sulla sua spalla – non un gesto per cercare di confortare lei ma per confortare se stesso.
Sakiko rimase paralizzata per qualche secondo con gli occhi sbarrati, senza sapere cosa fare o come reagire.
La sua fan-girl interiore era già pronta a prendere il sopravvento e lanciarsi nel tipico colorito repertorio di farneticazioni mentali.
Ma prima che ciò potesse succedere, le parole mormorate delicatamente da Castiel la colpirono.
Quelle parole pronunciate con genuinità e malinconia risuonarono in maniera assordante nella mente della ragazza silenziando qualsiasi altro pensiero.
La sua testa si ammutolì e si raffreddò – quasi come un ferro rovente immerso nell’acqua gelata. I mille pensieri che fino ad un momento prima le ronzavano nella testa come lucciole roventi vennero sommersi da un onda fredda e densa come la pece.
Sakiko volse lo sguardo verso il volto di Castiel, scrutandolo con attenzione. Guardando oltre i bellissimi tratti simmetrici e delicati del suo viso.
Fu cosi che le sembrò di vederlo davvero per la prima volta.
Non l’affascinante ex-idol.
Non l’amabile direttore della compagnia teatrale.
Non il premuroso amico.
Solo e semplicemente Castiel, che improvvisamente sembrava come lei, affranto e smarrito.
Sakiko non era sicura se quello che stava leggendo in quel viso era reale o era solo frutto della sua immaginazione, ma in quel momento senza riuscire a spiegarsi come sentì una forte connessione con Castiel. Come due naufraghi piaggiati su due isole diverse ma nello stesso oceano che improvvisamente per la prima volta incrociavano lo sguardo a distanza.
Non rispose nulla, perché non aveva alcuna risposta da offrire. Si limitò dopo un breve indugiò ad allungare la mano verso quella di lui in un semplice ma genuino segno di solidarietà.
Dopo giusto neanche un minuto Castiel balzò di scatto in piedi facendo quasi sobbalzare Sakiko per la sorpresa – quasi come se si fosse trovata in trance e qualcuno avesse appena schioccato le dita per svegliarla.
La ragazza un po’ scombussolata seguì Castiel con lo sguardo mentre questo attraversò la stanza per raggiungere la finestra e spalancarla. Osservò l’americano sporgersi sul davanzale come in cerca di sollievo. Guardando le spalle della sua figura stagliata contro la skyline notturna di Tokyo, Sakiko non poté fare a meno di notare quanto fosse davvero bello, in maniera quasi mistica ed eterea, ma allo stesso tempo adesso percepì nella sua figura una nota di malinconia che prima non aveva mai notato.
Per un breve istante Sakiko ebbe l’impressione che l’americano fosse in procinto di lanciarsi in volo lì dalla finestra – ma invece Castiel diede le spalle al cielo e si voltò nuovamente verso di lei. C’era premura e apprensione nel suo sguardo mentre si rivolgeva a lei invitandola ad rivolgersi a lui quando sentiva bisogno di sfogarsi piuttosto che andare in giro da sola a picchiare malviventi con la mazza.
Sakiko però, già normalmente non particolarmente arguta, ancora un po’ scombussolata dalla situazione faticò a comprendere quello che lui intendesse e aggrottò la fronte nello sforzo mentale di elaborare il suggerimento per poi rispondere con incertezza «Cosa stai suggerendo esattamente…? Che io venga a prendere a colpi di mazza te, piuttosto che qualche malvivente per strada...?» – chiese un po’ inorridita e confusa da quel potenziale scenario.I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpf. -
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CITAZIONELa canzone di reference è questa. Si sempre cover di vocaloid, non so cosa vi aspettavate da me..