Stepping Out of the Glass Cage

SQ Idol Graduation - Sakiko Yumeno (Vigilante)

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    Sakiko Yumeno

    Narrato - «Parlato» - «Parlato Itsuki Yumeno»





    Sakiko sbuffò con fare spazientito. La ragazza stava seduta in maniera piuttosto rigida e composta, con lo sguardo basso puntato sul proprio grembo dove fissava nervosamente le proprie mani.
    Non riusciva a tenerle ferme e rigirava freneticamente le dita come se stesse cercando un modo per svitarle. Strofinava insistentemente i polpastrelli sulle unghie laccate di smalto trasparente.
    Normalmente indossava unghie finte di lunghezze e colori differenti spesso piuttosto appariscenti. In quell’occasione aveva optato però di presentarsi con uno stile più sobrio e professionale.

    Per lo stesso motivo si era abbigliata con un tailleur piuttosto formale color cobalto scuro, su una camicia bianca ben abbottonata. Nessun braccialetto, collana o piercing in vista e la sua splendida chioma variopinta, in genere modellata nelle acconciature più variegate, era adesso contenuta in un austero chignon curato in maniera ermetica.
    Nel complesso dava un aspetto più maturo e adulto del solito – ed era quello a cui lei aveva mirato in primo luogo. Non si sentiva particolarmente a suo agio conciata in quel modo e probabilmente chi la conosceva avrebbe esitato un istante nel riconoscerla.

    Si trattava solo di uno dei tanti accorgimenti che si era presa la briga di seguire in vista di quel giorno.
    Cercando di distrarsi dal proprio nervosismo si guardò attorno.
    Si trovava in una sala d’attesa, seduta su una poltroncina in finta pelle bianca, quel bianco immacolato che ti fa venire l’ansia di sporcarlo, circondata da una serie di poltroncine della medesima fattura. Di fronte a lei si trovava un tavolino di vetro sul quale era disposta una specifica selezione di riviste che trattavano di musica e spettacolo.
    Fredda luce invernale filtrava da una ampia finestra a parete che occupava un intero lato della sala – sulle restanti pareti erano affissi poster promozionali e celebrativi. Sakiko riconobbe il proprio volto sulla metà di essi. In un paio di questi aveva ancora sedici anni – erano i primi poster del suo debutto. Sakiko invidiava la se stessa più giovane che lì sul poster era stata immortalata con un espressione spensierata e solare.

    Lei adesso si trovava a dieci anni di distanza da quel poster e sentiva il peso di quegli anni che erano stati carichi di esperienze, sia buone che cattive. Specialmente negli ultimi anni in cui aveva iniziato le sua carriera da Vigilante aveva accumulato parecchie esperienze – quasi tutte piuttosto intense e sicuramente molte più esperienze sgradevoli di quanto avrebbe voluto.

    Distolse lo sguardo dal poster – leggermente irritata dall’eterna espressione di beata ignoranza e ingenuità con cui la sua raffigurazione sedicenne la fissava.
    I suoi occhi si spostarono su un angolo vicino all’ingresso dove si trovava un bancone semicircolare bianco presidiato da una segretaria. La segretaria in questione era un donna di mezza età che quasi come se percepisse lo sguardo di Sakiko alzò il proprio per incontrarlo a metà strada con un cortese sorriso apologetico, come a volersi scusare implicitamente per la lunga attesa.

    Ed in effetti Sakiko ormai si trovava lì ad attendere da almeno una trentina di minuti – le era stato richiesto di attendere perché lui era momentaneamente impegnato in una chiamata importante.
    La ragazza però sapeva che non era vero. Lui sapeva che lei sarebbe venuta quel giorno, sapeva quando e sapeva anche perché. Sakiko intuì che questa farsa dell’attesa era una sua tattica per farla snervare e indispettire cosi da spingerla a commettere un passo falso.

    Consapevole di ciò la ragazza cercò di mantenere la calma serrando con rinnovata risoluzione le dita sulla carpetta rosa che teneva sul proprio grembo come se fosse il suo unico scudo contro le fauci del terrificante drago che si preparava ad affrontare.
    Seguì quindi a rispondere al sorriso della segretaria con un suo sorriso paziente – in fondo sapeva che non poteva di certo prendersela con lei, specie considerando che conosceva quella donna da quando era piccola. Conosceva la adesso signora Satsuko, da quando era solo una giovane signorina alle prime armi che cercava di prendere confidenza con il suo lavoro di segretaria mentre Sakiko contemporaneamente si affacciava per la prima volta al mondo del show business. Era sempre stata cortese e gentile con lei, e benché lui avesse tanti difetti fortunatamente aveva anche il pregio di tenersi stretto le persone che lavoravano bene.

    Sakiko quindi ritornò alla sua silenziosa attesa. Che in realtà non era effettivamente silenziosa. Un impianto sonoro installato nella sala stava trasmettendo musica in maniera ininterrotta. Erano per la maggior parte canzoni prodotte dalla stessa agenzia – e anche in questo caso molte erano canzoni di della stessa Sakiko.
    Eccetto che non erano effettivamente sue canzoni. Non era lei ad aver ideato la musica. Non era lei averne scritto i testi. Il suo unico apporto nel processo creativo era stato quello di prestare la sua voce e il suo volto.
    Non è che le canzoni non le piacessero o che si pentisse di averle cantate – ma non sentiva neanche di poterne essere davvero soddisfatta. Non era la sua musica – non avrebbe potuto sentirsi soddisfatta cosi come un cameriere non può sentirsi particolarmente orgoglioso di servire il piatto preparato da qualcun altro.
    Era per questo che—Il distintivo squillo elettronico dell’interfono interruppe la sua linea di pensieri. Le sue orecchie si drizzarono e i suoi occhi guizzarono nuovamente sulla segretaria che aveva appena portato all’orecchio la cornetta e stava annuendo a qualunque cosa le stesse dicendo il suo interlocutore.
    La donna abbassò eventualmente la cornetta e si volse verso Sakiko «Il direttore è pronto a riceverla, signorina Yumeno.» – le disse con un espressione mista fra incoraggiamento e preoccupazione.

    Sakiko rimase immobile per una manciata di secondi, come pietrificata di fronte alla realizzazione che stava davvero per succedere. Se intendeva tirarsi indietro questa era la sua ultima chance.
    Ma la idol non contemplò la strada della codardia per più di un secondo e si scosse, alzandosi con fare risoluto.

    Approcciò la porta d’ingresso e vi sostò di fronte per qualche secondo, dandosi un ultima sistemata a vestiti e capelli. Poi fece il respiro più grande della sua vita, come se intendesse aspirare abbastanza aria in un colpo solo per poter continuare il resto della sua esistenza in apnea.

    E poi finalmente bussò due volte alla porta e rimase in attesa di risposta.

    …tre, quattro, cinque secondi di silenzio passarono prima che dall’altro lato della porta non giunse una voce ovattata «Avanti.»

    Sakiko aprì la porta giusto il necessario per sgusciare oltre la soglia e chiudere la porta dietro di se.
    L’ufficio si presentava con un aspetto spartano e minimalista – al contrario della sala d’attesa che sembrava essere stata arredata per rendere quanto più confortevole il soggiorno di chi si trovava a passare. Le pareti erano piuttosto scarne con giusto un paio dipinti antichi nello stile distintivo del periodo Edo appesi di fianco a delle maschere Noh che rappresentavano le classiche figure degli Oni.
    Non c’erano divanetti, tavolini o altre forme di mobilio che potessero dar un idea di accoglienza a chi visitava quell’ufficio. Tutto ciò che c’era erano una scrivania color ebano posizionata sul fondo della stanza con una parete a finestra alle spalle. Di fronte alla scrivania c’erano due sedie nere, non particolarmente invitanti – rispetto alla poltroncina su cui era stata seduta appariva più come una delle sedie che si trovava nelle stanze d’interrogatorio delle forze dell’ordine.
    Salvo computer e documenti vari la scrivania era praticamente sgombra di qualsiasi cosa superflua, ad eccezione di un paio di fotografie incorniciate, una targhetta riconoscitiva incisa con “Direttore Itsuki Yumeno”, un posacenere carico di cicche di sigarette defunte e un piccolo ma rigoglioso bonsai.
    Le fotografie non erano visibili a chi si trovava di fronte alla scrivania, ma Sakiko sapeva già che una delle foto ritraeva i suoi due genitori appena sposati, mentre l’altra ritraeva la sua defunta madre che stringeva in braccio una piccola Sakiko appena nata. Nella foto la madre ammirava la bambina con un espressione di ansiosa felicità, come se temesse che Sakiko potesse sparire fra le sue braccia da un momento all’al
    tro.

    Sakiko sapeva anche che il bonsai era un regalo della defunta madre – glielo aveva regalato un paio di anni prima del loro divorzio e il padre nonostante tutto ciò che fosse successo aveva curato e badato diligentemente a quel bonsai sin d’allora.

    Dietro la scrivania troneggiava una poltrona da ufficio con lo schienale alto. Sulla poltrona però non vi era seduto nessuno. Yumeno Itsuki infatti si trovava girato di spalle di fronte alla parete finestra, apparentemente impegnato a contemplare la vista sulla skyline di Tokyo che poteva ammirare quotidianamente da quella posizione. In mano stringeva una sigaretta sottile dal quale si alzava un filo di fumo bianco.

    Era una cattiva abitudine che Sakiko detestava e aveva più volte esortato il padre a smettere ma il padre era rimasto stoicamente fedele al suo vizio senza neanche prendersi la briga di fingere di provare a smettere giusto per farla contenta.

    Itsuki Yumeno non si voltò per accogliere Sakiko – che quindi rimase con fare un po’ incerto impalata davanti alla porta in attesa che il padre riconoscesse con un qualsiasi tipo di cenno la sua presenza.
    Eventualmente l’uomo si girò e volse il suo sguardo penetrante sulla ragazza.
    «Sakiko.» – enunciò con tono asciutto, una singola parola accompagnata da un impercettibile cenno del capo come unico segno di saluto. La ragazza sapeva che questo era tutto il benvenuto che si sarebbe potuta aspettare dal padre. Nessuna accoglienza entusiasta o gesto di saluto affettuoso.

    Nonché il padre non le rivolgesse simili gesti d’affetto occasionalmente, ma in quel momento si trovavano nel suo ufficio in ambito lavorativo tecnicamente nel ruolo di direttore e dipendente.
    Il padre seguiva l’inflessibile politica di tenere quanto più possibile la sua vita familiare separata da quella lavorativa, anche se questo comportava trattare in maniera fredda e distante la sua stessa figlia.


    Sakiko rispose «Otosan…» – chinando leggermente il capo in avanti accennando un piccolo inchino in segno di rispetto. A ciò il padre si limitò a replicare con un cenno del capo a sua volta in un ermetico segno di approvazione.
    Dopo ciò l’uomo seguì ad accomodarsi alla propria scrivania. Lo schienale alto della sedia schermava la sua figura dalla fioca luce invernale che filtrava dalla finestra adombrandola e rendendola vagamente più minacciosa. Le persone che conoscevano Sakiko la descrivevano spesso come un persona solare che con i suoi modi di fare spensierati ed entusiasti sembrava un po’ illuminare la stanza. Itsuki Yumeno sembrava invece l’esatto opposto – la presenza dell’uomo era piuttosto cupa e ombrosa e sembrava aspirare la luce attorno a se come un buco nero.
    Sakiko ovviamente non aveva mai badato a questo genere di impressione – lei conosceva il padre meglio di chiunque altro e sapeva che dietro la sua serietà e la sua austerità c’era un animo buono e gentile. Il padre non le aveva mai dato ragione di temerlo.
    Ma in quel frangente non poté fare a meno di sentirsi un po’ intimorita – questo perché per la prima volta in molti anni sapeva che doveva opporsi alla sua volontà.
    L’uomo strizzò sbrigativamente la cicca di sigaretta abbandonandola posacenere già piuttosto pieno e si aggiustò con la mano libera gli occhiali spingendoli sul naso per poi usare la stessa mano per un cenno di invito alla figlia «Prego, accomodati.»
    Sakiko quasi sussultò per la tensione ma mantenne la sua compostezza e seguì ad accomodarsi come richiesto, prendendo posto su una delle sedie da “interrogatorio”.
    Dopo che la bionda si sedette in maniera rigida e composta di fronte alla scrivania passò un lungo momento di silenzio. Lei rimase a fissare il padre con fare un po’ ansioso mentre lui invece sembrava più interessato a fissare lo schermo del suo monitor mentre ticchettava industriosamente sulla sua tastiera.

    «Ho visto il tuo messaggio. Hai scritto che volevi parlarmi di qualcosa di importante che riguardava “il futuro della tua carriera”.” – disse l’uomo rompendo il silenzio senza distogliere lo sguardo dallo schermo – «…di cosa si tratta e quanto devo preoccuparmi?» – aggiunse infine.

    Sakiko si mostrò un po’ esitante al rispondere e si morse nervosamente il labbro inferiore prima di eventualmente sbottare a bruciapelo «Ho deciso… che voglio ritirarmi dalla carriera di idol.»

    Il ticchettio di tasti s’interruppe di colpo e un terribile assordante silenzio rimbombò nella stanza a seguito di quelle parole. Era come se fosse esplosa una granata proprio nel mezzo della scrivania e avesse momentaneamente sabotato i loro timpani.

    Il padre finalmente si volse verso di lei. Adesso aveva per certo tutta la sua attenzione.
    L’uomo la scrutò in volto con attenzione come se tanto gli bastasse a deliberare se lei stesse dicendo sul serio o si trattasse di una burla di cattivo gusto.
    «Stai avendo problemi sul lavoro? Non ti trovi più bene a cantare o recitare?” – fu la prima cosa che il padre le chiese eventualmente volto a diagnosticare quale potesse la ragione di una simile idea.

    Sakiko scosse energicamente la testa «No, non è quello… Non ho intenzione di smettere di lavorare nello spettacolo.» – spiegò con fare titubante, incerta di riuscire a rendere correttamente a parole i suoi pensieri «Q-Quando dico che voglio ritirarmi come idol intendo che voglio solo smettere di essere considerata come tale ed essere vincolata da tutto ciò che ne consegue…»

    Il padre ancora una volta si prese il suo tempo per rispondere. Intrecciò le mani come un amaca su cui poggiò il mento «Non sei più felice di essere una idol? È sempre stato il tuo sogno sin da quando eri piccola. Perché vorresti rinunciarci adesso?»
    Sakiko serrò lo sguardo con fare deciso «Si, è vero… era il mio sogno quando ero piccola. Ma adesso io… non sono più una bambina. Ho passato la soglia dei venticinque anni e sento che per me è arrivato… è arrivato il momento di crescere.» – dichiarò con fare deciso ed incalzò – «Ultimamente ho rivalutato le mie priorità… e ho capito che per quanto io sia grata e orgogliosa del mio percorso da idol, sento che sia arrivato il momento per me di andare oltre. Non sono più la stessa persona che era quando ho iniziato la mia carriera di idol e non voglio più fingere di esserlo.» – concluse con tono fermo e deciso, benché le sue mani stessero tremando strette sulla sua carpettina.

    Era un buon discorso, chiaro e conciso. Che ovviamente la ragazza non aveva improvvisato sul momento. Da brava attrice si era preparata preventivamente un discorso, un copione da seguire, cosi da evitare di impappinarsi.
    Non era sicura se le sue parole avessero colpito nel segno o in alcun modo impressionato il padre. L’uomo era come una sfinge. La sua espressione già di norma torva e severa le risultava illeggibile.
    Non sapere quanto la cosa lo contrariasse o meno era piuttosto snervante. Ma non poteva esitare a quel punto. Aveva riflettuto a lungo su quella questione e si era preparata al meglio per affrontare quell’incontro.

    Il padre finalmente ruppe la sua facciata di impassibilità e sospirò con fare preoccupato «Sakiko. Hai idea di quanto sia problematica e complicata la questione a livello legale, contrattuale… per non parlare del tuo brand e tutte le possibili ripercussioni che potrebbero scaturirne?» – chiese con tono vagamente accondiscendente. Chiaramente non si aspettava che Sakiko comprendesse davvero l’enormità di quella scelta.

    A questo punto Sakiko però intenzionata a dimostrargli il contrario con più enfasi del necessario schiaffò la sua preziosa cartelletta e la fece scivolare verso il padre che la bloccò reattivamente con il palmo della mano. «Si, ce l’ho.» – rispose quindi in maniera schietta la ragazza.
    «Mi sono documentata e ho consultato degli esperti in merito. Ho stilato una bozza per una nuova linea contrattuale da proporre ai sostenitori finanziari del brand e tutti gli associati che possono essere influenzati legalmente o finanziariamente dal mio ritiro.»

    Il padre accennò un espressione di vaga sorpresa di fronte ad una simile dimostrazione di maturità e lungimiranza della figlia, ma non commentò. Si limitò ad aprire la cartelletta ed esaminarne la documentazione all’interno, in maniera lenta e metodica. Passarono almeno dieci minuti in totale silenzio mentre lui era impegnato in questa mansione e Sakiko per quanto risoluta e figurativamente agguerrita si guardo bene dall’interromperlo o cercare di fargli fretta. Sapeva che tanta concentrazione da parte del padre significava che stava quanto meno prendendo davvero sul serio la sua proposta. Anche se probabilmente era più intento a cercare eventuali errori o incongruenze.

    Ma Sakiko era fiduciosa sul lavoro che aveva svolto. Proprio aspettandosi che il padre avrebbe cercato qualsiasi dettaglio per scoraggiarla era stata attenta e minuziosa. Aveva persino chiesto aiuto e consiglio a Castiel. L’amico avendo già fatto questo stesso passo in passato le aveva fatto da “mentore” e l’aveva supervisionata sulle nozioni tecniche che questa transizione avrebbe comportato.

    Eventualmente il padre sembrò aver concluso la lettura e sembrò quasi deluso di non aver trovato alcun appiglio per smontare la proposta della figlia. Sospirò con fare un po’ rassegnato e si sfilò gli occhiali poggiandoli poco cerimoniosamente sulla scrivania «Pensi davvero di poter gestire tutto questo da sola?» – chiese con tono critico.

    «No.» – rispose schiettamente Sakiko – «Non penso che potrei mai farlo da sola. Ma so che posso farlo con il supporto di persone che mi sono vicine. E… con il tuo supporto.» – aggiunse infine accompagnando le parole con un audace sorrisetto sfrontato e facendo gli occhioni dolci da cerbiatta.
    Era una tattica un po’ di bassa lega per i gusti di Sakiko, ma si trattava di una questione importante per lei è non poteva permettersi di essere troppo schizzinosa per giocare tutte le carte a sua disposizione. Specialmente se si trattava del punto debole del padre.
    Alcuni avrebbero dubitato che l’uomo ne avesse alcuno, ma Sakiko sapeva bene che ce l’aveva e non era altro che lei stessa. Perché nonostante tutto Itsuki Yumeno desiderava solo farla felice.

    …e in fatti di fronte a quella risposta i tratti dell’uomo si ammorbidirono leggermente e sembrò quasi persino accennare un possibile sorriso con gli angoli della bocca.
    L’uomo si alzò e fece il giro della scrivania poggiandosi di spalle su di essa mentre si rivolgeva alla figlia faccia a faccia. «Sei davvero convinta? Vuoi davvero fare questo passo? Potresti davvero rischiare di perdere tutte le sicurezze di cui godi adesso…» – cercò nuovamente di avvertirla.
    Sakiko questa volta si prese lei stessa qualche secondo per considerare la domanda e poi finalmente con sguardo fermo rispose «Si. Sono pronta a correre il rischio. È il momento giusto per fare questo primo passo…»

    L’uomo scrutò lo sguardo smeraldino della figlia, ancora una volta come per voler sondare la fermezza della sua risoluzione. Ma nel suo sguardo trovo solo conferma dei suoi timori. Era davvero convinta.

    Il padre a questo punto allungò la mano verso il viso della figlia e le carezzò delicatamente la guancia in un aspettato gesto di affetto. «Sembra che tu sia davvero cresciuta, Sakiko. Mi chiedo se dovrei sentirmi più triste o orgoglioso della cosa. Suppongo che solo il tempo potrà darmi risposta.»

    Dopo di ciò senza neanche dare modo alla ragazza di replicare l’uomo tornò a sedersi alla sua scrivania e sembrò ritrovare la sua stoica impassibilità «Non ti faccio promesse, ma prenderò in seria considerazione la tua proposta… e poi ti farò sapere. Se non c’è altro, adesso puoi andare, Sakiko.»

    Sakiko rimase qualche momento imbambolata, incerta se ci fosse niente che potesse aggiungere a quello scambio. Ma la sua testa era improvvisamente vuota. Tutti i discorsi e le nozioni che aveva memorizzato sembravano essere evaporati dalla sua testa. Era quindi tutto qui? Aveva fatto tutto quello che poteva? Sarebbe bastato per convincerlo?

    Anche lei poteva solo attendere che fosse il tempo a darle la risposta. A quel punto si alzò, accennò un altro piccolo inchino di congedo e si allontanò verso la porta.
    Ma ad un paio di passi da questa si soffermò e si voltò nuovamente verso il padre «Otosan… a prescindere da cosa sceglierai, ti voglio bene e apprezzo tutto quello che hai fatto per me.” – dichiarò in maniera sincera e spontanea. A queste parole questa volta Itsuki Yumeno stavolta mostrò quello che era un sorriso genuino e rispose «Anche io ti voglio bene, Sakiko.»

    Dopo di ciò Sakiko uscì dalla stanza attraversando la porta da cui era venuta, consapevole che quello che aveva appena fatto avrebbe potuto essere il suo primo passo fuori dalla sua gabbia di vetro.








    Combat & Status Data



    Liv. 4 | Exp 570| Età 25 | 👗 | |
    Status: Normale | Peso 0/4 | Energia 300 |
    Forza 75 | Quirk 110 | Agilità 90



    I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpf
     
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    Scusami, l'avevo letta ma nessuno mi ha fatto notare che mi sono dimenticato di mandare la correzione, quindi fondamentalmente è colpa degli altri.
    Beh, mi sembra tutta fondamentalmente corretta, sempre molto carine le interazione di Saki con la sua famiglia.

    Sakiko: +25exp

    Chiudo!
     
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1 replies since 2/2/2022, 10:49   53 views
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