Falling isn't really that bad, if it's for you

Role || Kalyani & Shinjiro

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    SHINJIRO ARAGAKI
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    Era forse la prima volta che rimanevano cosí vicini cosi a lungo. Ormai avevano passato diverso tempo insieme, c'erano state strette di mano, carezze,piccoli momenti di intimitá timidi per paura di non venire contraccambiati, perció ora che poteva semplicemente stringere Kalyani a sé senza preoccuparsi di sguardi e battutine (o Desmond che entrava improvvisamente in casa) voleva approfittarne il piú possibile. Prese un lungo respiro alle sue parole, cercando di tradurre in parole di un qualche senso compiuto ció che stava provando in quel momento.
    « ... la cosa piú strana é che fino a qualche anno fa, dovermi privare del quirk non mi avrebbe fatto questo effetto. Avevo paura ad usarlo, e cercavo di comportami come se non ne avessi uno per quanto possibile... ed era molto piú debole di ora.
    Poi ho dovuto usarlo per necessitá un paio di volte, ho iniziato a sperimentare e... ironicamente proprio l'averci preso confidenza lo ha fatto sviluppare al punto da renderlo distruttivo per il mio corpo.»
    confessó con un sorrisetto amaro, ripensando a ció che gli aveva detto a riguardo Matsumoto durante il ricovero in ospedale di circa un anno prima.
    « E se... non fosse solo uno "standby"? Diventerei... un peso per il gruppo. Forse addirittura un punto debole.» confessó a bassa voce, prima di lasciarsi andare ad un altro lungo sospiro e scuotere la testa.
    « Ma... non voglio pensarci ora. Non oggi, va bene?» chiese, il tono con una punta quasi di supplica.
    Le sue parole successive aiutarono molto a distrarlo, strappandogli un sorriso genuinamente compiaciuto.
    « Mi spiace di non avere il tempo o l'occasione di preparare qualcosa di piú raffinato, quando vieni al locale... » commentó, ma quelle parole gli avevano fatto piacere.
    « ... hai capito cosa intendevo.» borbottó con una smorfia un pó imbarazzata. Ok, non si erano mai abbracciati a quel modo prima d'ora, ma avevano comunque passato molto tempo insieme, seduti vicini, si erano sfiorati, ed altro...
    « No, anche tu no... a quello ci pensava giá Desmond.» sbuffó, prima di aggiungere con un sorrisetto.
    « ... peró con te ammetto mi farebbe piú piacere.» Ora un pó meno, ma il primo inverno che avevano vissuto insieme Desmond aveva la tendenza a spalmarglisi addosso sul divano finché non alzava la temperatura abbastanza da costringerlo a sloggiare per non scortarsi.
    « Non so come la prenderanno, onestamente... dipenderá anche da quanto tempo durerá la cosa.» rispose, prima di sorridere leggermente.
    « Mi sembra corretto... e lo sai che prenderó il gelato piú grosso e esagerato che hanno per compensare tutti quelli persi, vero?» rispose, ricominciando a nuotare per seguire Kalyani verso la riva.
    Dopo essersi asciugati si sarebbero avviati a cercare un luogo in cui mangiare che offrisse anche un gelato. Dopo aver preso posto, mentre sfogliava il menú prese il telefono e scrisse rapidamente un messaggio sul gruppo del Bloodpact. Meglio non pensare troppo su cosa scrivere e dire tutto in una volta.
    « Ok, fatto.» inspiró profondamente, posando il telefono lontano da sé, sul tavolo.
    « Tu cosa prendi?»
    ❖ - ❖
     
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    Kalya, in un certo senso, stava cercando di portare insieme a Shinjiro il peso dell’assenza del suo quirk, lasciandolo sfogarsi sulle paure e i dubbi che nutriva a riguardo. Ma, a differenza di quanto credeva lui, lei non considerava questa nuova condizione un vero e proprio peso, per questo motivo scosse leggermente la testa nel sentire quella considerazione. “Sei molto forte, anche senza il tuo quirk. E puoi contare sempre sulla tua infallibile Kurasigama.” Gli rivolse un piccolo sorriso d’intesa. Le poche volte in cui lei lo aveva visto effettivamente combattere, beh, lui aveva usato quell’arma.
    Voleva provare a sdrammatizzare o a usare la sua solita disarmante logica per farlo stare meglio, ma lui non voleva proseguire il discorso ulteriormente, e lei poteva perfettamente capirlo. In fondo, ormai si erano chiariti su quell’incomprensione che stava avanti da diversi mesi… e poi ora lei si sentiva al sicuro, visto che da quel momento avrebbero cercato di non tenersi nascoste cose così importanti.
    Si limitò dunque ad annuire, facendogli capire che per quel giorno non avrebbe continuato a parlare di argomenti troppo pesanti. Si era ripromessa che avrebbero passato una bella giornata insieme, un giorno di ferie, quindi avrebbe frenato la lingua dal chiedergli costantemente “Come stai? Sei contento? Non ti sei pentito, vero?”.
    Si ritrovò a sollevare leggermente lo sguardo al cielo alla menzione di Desmond. “Vorrà dire che, se dovremmo trovarci in una situazione del genere, dovrò recriminare il mio posto di diritto.” Nonostante il suo sorrisetto strafottente fosse giocoso, in realtà era sincera: avrebbe iniziato una guerra con Desmond, pur di prendersi il posto vicino a Shinji durante quell’inverno. Era assolutamente disposta a farlo.
    “Prendi tutto il gelato che vuoi. Puoi fare anche bis.” Rispose all’avvertimento di Shinjiro, per nulla preoccupata alla prospettiva di dover offrirgli qualcosa di esagerato. In fondo, quel giorno potevano permettersi di fare le cose in grande, dovevano anche… festeggiare, in un certo senso.
    Festeggiare il fatto che finalmente si fossero baciati, ovviamente.
    Uscì dunque dall’acqua, passandosi l’asciugamano sul corpo e i capelli gocciolanti, prima di legarsi un pareo alla vita e dirigersi insieme a lui verso uno dei tavolini del bar. Mentre sfogliava il menù, le arrivò una notifica sul cellulare, ovvero il messaggio che Shinjiro aveva mandato sul gruppo del Bloodpact… ma non lo lesse, per il momento.
    « Tu cosa prendi?»
    “Una coppa gelato semplice, alla frutta.” Rispose, prima di sollevare lo sguardo e sorridergli. “Dopo quella nuotata, inizio ad avere un po’ fame anche io.” Poggiò i gomiti sul tavolino, sporgendosi leggermente in avanti verso di lui, prima di iniziare a chiacchierare del più e del meno.
    E il resto della giornata sarebbe continuato nella più completa pace, fra bagni, relax sotto l’ombrellone, risate e lunghe passeggiate sul bagnasciuga. E, nonostante quel giorno fosse sembrato già abbastanza ricco di eventi, c’era ancora il festival del Tanabata ad attenderli.

    La cittadina era illuminata da lanterne di carta e da festoni colorati, che svolazzavano alla minima folata di vento. Le strade erano ricolme di persone, fra gente del posto e turisti, che indossavano gli abiti tradizionali di questa festività tanto attesa. Si sentivano odori di dolci dagli stand, risate di bambini che si inseguivano, il suono dei tamburi in lontananza… il tutto accompagnato dall’atmosfera suggestiva del tramonto e dal piacevole rumore del mare.
    Kalya si trovava nella camera d’albergo, da sola, dal momento che Shinjiro la stava aspettando fuori – le aveva lasciato la stanza tutta per sé, era stato davvero carino. Si diede un’ultima occhiata davanti allo specchio, cercando di catturare una ciocca di capelli che era sfuggita dalla presa del suo chignon, fermato da un paio di bacchette di legno. Indossava uno yukata di colore blu scuro, ricamato con dei fiori bianchi e color oro, che aveva comprato non troppo tempo prima apposta per l’occasione. Non aveva mai indossato abiti tradizionali della cultura giapponese e, per quanto le facesse strano, doveva ammettere che non le dispiaceva vedersi in quel modo.
    Sperava solo di aver legato correttamente le fasce alla vita, che era stata la parte più difficile, ma avrebbe chiesto un parere a Shinjiro a riguardo. Sicuramente lui ci capiva di più di lei.
    Vedendo l’ora, diede un’ultima veloce controllata al trucco, afferrò la sua borsetta e uscì velocemente dalla camera, cercando di camminare con disinvoltura su quelle infradito – che erano più scomode dei soliti tacchetti che indossava tutti i giorni per andare a lavoro. Attraversò la reception dell’albergo, prima di uscire un po’ trafelata dall’ingresso principale, guardandosi intorno in cerca di Shinji… per poi scorgerlo poco distante dall’ingresso.
    Lo raggiunse, salutandolo con una mano, mentre scendeva le scale – e cercava disperatamente di non cadere. “Eccomi, scusa se ci ho messo tanto, ma… ci ho messo un sacco a vestirmi.” Confessò, con una punta di imbarazzo. “Insomma, non ho mai indossato vestiti del genere, nonostante siano quasi dieci anni che vivo qui… è parecchio complicato, devo dire. Ma ho visto dei tutorial qualche giorno fa e ho cercato di seguirli alla perfezione, per questo ci ho impiegato più del previsto.” Iniziò a parlare un po’ a manetta, forse perché improvvisamente si sentiva in imbarazzo davanti a lui, vestita in quel modo… non è che sembrava ridicola? Sicuramente alle ragazze giapponesi quel vestito stava decisamente meglio.
    In ogni caso, lui avrebbe potuto notare, nella piccolissima scollatura del suo yukata, la collana che lui le aveva regalato a Natale. D’altronde, lei la portava molto spesso con sé.
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    Kalya Raji
     
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    L'inconveniente di avere una stanza singola si era presentato in modo inaspettato anche quando erano tornati in albergo per cambiarsi dopo la spiaggia. Una stanza voleva dire un solo bagno, una sola doccia, un solo luogo per cambiarsi... avevano dovuto fare a turno, nel caso di Shinjiro portando tutti i vestiti direttamente in bagno per vestirsi direttamente lí prima di lasciare la stanza a Kayani. Aveva indossato uno yukata scuro, semplice, decorato con sottili righe bianche, e poi si era messo ad aspettarla poco fuori dalla hall dell'albergo. Quando l'altra arrivó si ritrovó ad arrossire leggermente nel guardarla; vedere quell'abito cosí tradizionalmente giapponese addosso a Kalyani era... effettivamente un pó strano, ma non in modo negativo. Creava un contrasto piuttosto piacevole, insieme ai capelli solitamente lasciati sciolti stretti in quello stretto chignon e fermati con le bacchette. Sicuramente attirava lo sguardo.
    « Ti sta molto bene... e dovresti farlo piú spesso, secondo me.» rispose, tranquillizzandola sull'averlo indossato correttamente... e soprattutto che, almeno per lui, sembrava tutt'altro che ridicola. C'erano un pó di regole complesse su come indossare kimono e yukata vari, ma uno straniero che ci provava almeno dal suo punto di vista era piú da apprezzare che criticare; voleva dire che era interessato a quel particolare aspetto della cultura, no? Finché si evitavano alcuni faux pas culturali, come l'avvolgerselo attorno nel verso sbagliato (lato sinistro sopra quello destro, il contrario era riservato solo nel vestire un deceduto per il funerale), per lui non c'erano problemi... e anche in quel caso, era piú per evitare imbarazzo alla persona che aveva sbagliato che un qualche fastidio a lui. Kalyani peró sembrava aver fatto tutto alla perfezione, e non se ne stupí; metodica e precisa come era, riusciva benissimo a immaginarla provare e riprovare a indossarlo davanti allo specchio mentre seguiva il tutorial passo passo.
    « Vedrai che prendendoci la mano diventerai sempre piú veloce.» commentó, prima di notare la collana che l'altra portava al collo. Di solito era nascosta era nascosta sotto i vestiti, ma gli faceva piacere vedere che il regalo era stato apprezzato... come era stato per lui il suo bracciale, che portava anche in quel momento al polso, anche se nel suo caso era sicuramente piú facile da intravedere. Si avviarono lungo la strada; il cielo era ormai scuro e l'aria era piena di musica, grida di bambini che correvano tra gli stand di giochi e cibo, risate e parlottio delle persone, oltre al rumore sommesso ma costante della spiaggia non lontana. Ovunque lungo la strada erano sistemati alberelli di bamboo, alcuni giá carichissimi di tanzaku, i tradizionali fogliettini di carta colorati dove ogni anno veniva scritto e appeso un desiderio.
    La aveva vista un pó barcollante giá nell'uscire dall'hotel, perció dopo qualche minuto si sarebbe girata a guardala con un sorrisetto divertito.
    « Non pensavo che i geta sarebbero stati un problema, con i tacchi che indossi di solito.» commentó, offrendole un braccio.
    « Vuoi appoggiarti...?» chiese, procedendo a prenderla a braccetto se necessario, e dicendosi fermamente che no, non era solo una scusa per farlo.
    « Se é il primo Tanabata a cui partecipi da un pó, non possiamo perderci nessuna delle attrazioni di questa serata... iniziamo con queste» commentó, avvicinandosi, a sorpresa, al tipico banchetto con i giochi a premi.
    Perché nulla diceva "festa estiva" come il buttare un pó di soldi nel cercare di vincere un peluche sparando con un fucile ad aria compressa o pescare un pesce con un retino di carta.
    ... e voleva divertirsi un pó a sue spese.

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    Kalya si aspettava sempre una rassicurazione da lui, involontariamente, forse sempre per quel timore che lui potesse… cambiare idea sul suo conto. Alla base di questo comportamento vi era un’insicurezza che lei, purtroppo, ancora non riusciva a superare e a lasciarsi alle spalle – il che era strano, per una donna che di fronte agli occhi degli altri si mostrava sempre orgogliosa e determinata.
    Per questo motivo rivolse un sorriso sollevato a Shinjiro, quando lui le disse che stava molto bene, e arrossì a sua volta. “Magari al prossimo Tanabata… o quando ce ne sarà occasione.” E lei sperava nel profondo del cuore di trascorrere altre giornate simili in futuro… e vedere il prossimo Tanabata insieme a lui. Si sarebbe impegnata affinché il loro rapporto sarebbe rimasto sempre così bello, senza complicazioni, perché sentiva di averne bisogno.
    Donò poi un'abbondante occhiata anche a lui, osservandolo con quei vestiti tradizionali che gli aveva visto addosso assai raramente. “Stai bene anche tu,” si accise a replicare e, nello studiare il suo outfit, intravide il bracciale che lei gli aveva regalato durante la scorsa Vigilia di Natale. Non era la prima volta che glielo vedeva indosso, ovviamente, ma era contenta che lui ci tenesse così tanto da tenerlo sempre al polso… come lei teneva sempre al collo la collana che le aveva regalato.
    Lo seguì lungo le strade vive e colorate del Tanabata, che Kalya restò ad osservare con occhi luminosi – e anche con una leggera punta di disagio, visto che si sentiva lo sguardo addosso di alcuni passanti, forse per paura che la stessero giudicando si fa sempre le paranoie as usual. Nonostante non sopportasse i luoghi troppo affollati, c’era qualcosa di suggestivo in quel posto: ormai era abituata all’aesthetic giapponese, decisamente diversa da quella del suo paese d’origine, ma non aveva ancora avuto modo di potersi godere appieno quella festività… per questo motivo rimase affascinata a guardare i rami di bambù già carichi di tanzaku svolazzanti e gli stand con giochi e cibo, che emanavano un profumo buonissimo.
    Accolse volentieri l’offerta di Shinjiro e si appoggiò al suo braccio, arricciando le labbra in un’espressione fintamente stizzita. “Ma guarda che i tacchi sono semplicissimi da portare… i geta sono piatti, non sono abituata!” Poi, alta com’era, se camminava male sembrava un tirannosauro un po’ storto. Meglio usare l’altro come appoggio sicuro e prendere dimestichezza con il nuovo tipo di calzatura, per evitare di cadere e fare figuracce.
    Alle parole di Shinjiro si voltò a guardarlo e, prima che potesse rispondere, si ritrovò trascinata di fronte a una bancarella di giochi – con una certa difficoltà, per citare nuovamente il suo passo incerto sui geta. Si ritrovò davanti al banchetto del tiro a segno, che offriva la possibilità di vincere tanti peluche molto carini. Kalya sbattè le palpebre, un po’ colta di sorpresa, prima di adocchiare un premio interessante.
    Il suo viso si piegò in un sorrisetto.
    “Facciamo così: giochiamo entrambi, e chi riesce a vincere quello…” indicò il peluche di uno Shiba Inu, molto simile a Ikiru. “... potrà chiedere all’altro di rivelargli un segreto imbarazzante.” Ok, questo gioco era pericoloso, visto che lei aveva tantissimi segreti awkward che aveva nascosto al mondo intero – e che, sinceramente, non aveva la minima voglia di ricordare. Però poteva essere uno stimolo a dare il meglio di sé.
    “Ricordati che io ho una buona mira.” Lo provocò, facendo riferimento al fatto che si era allenata nel controllo del suo quirk emitter e che, probabilmente, poteva avere un vantaggio in più rispetto a lui… ma non era detto, visto che Shinjiro aveva alle sue spalle molta più esperienza di lei, anche in fatto di utilizzo di equipaggiamenti sul campo.
    Ma voleva comunque tentarci.
    “Allora, ci stai?” Gli domandò, con un sorrisetto. Aspettava solo la sua risposta positiva per dare i soldi all’uomo dietro al bancone e iniziare a sparare ai bersagli.
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    « Come fanno a essere più facili da indossare dei geta? I geta sono piatti e stabili, i tacchi no.» commentò in risposta perplesso. La cosa per lui non aveva molto senso, ma d'altronde non aveva esattamente esperienza nell'indossare tacchi. Andando a logica, però, gli sembrava ovvio che fosse più facile muoversi su delle scarpe piatte e non su dei sostegni spesso sottili e inclinati.
    « Ma mentirei se dicessi che una piccola parte di me non spera che tu ci prenda la mano troppo presto...» aggiunse con un sorrisetto, alludendo al fatto che gli si era praticamente appiccicata al braccio. "Appesa" era forse il termine più adatto. E la cosa non gli dispiaceva affatto.
    Il primo gioco davanti al quale capitarono era quello del tiro a segno. Si voltò a guardare l'altra con una punta di sorpresa.
    ... Onesto, non si aspettava una scommessa del genere da parte sua.
    « Non ti facevo così competitiva. Sei così anche quando giochi con Starrysky?» commentò, osservando meglio il bancone del gioco.
    A qualche metro di distanza erano affilate lattine e altri piccoli barattoli che rappresentavano i bersagli da centrare. Alcuni erano semplicemente disposti in fila, altri raggruppati o messi uno sopra l'altro a formare piccole pile. Su ognuno era segnato il numero di quanti punti dava ogni bersaglio, e i premi ottenibili variavano in base a quanti punti si riuscivano ad accumulare. Tutto piuttosto semplice, almeno all'apparenza.
    « E allora? Anche io ho una buona mira, gioco a basket da dieci anni.» ribatté con un sorrisetto sicuro di sé, accettando implicitamente la sfida.
    In realtà non era per niente sicuro di riuscire a batterla, o nemmeno che la mira del tirare un pallone da basket nel canestro (... O la catena della kusarigama ma dettagli) si traducesse in avere una buona mira nello sparare con un fucile giocattolo.
    L'occhio era sicuramente allenato, ma erano posizioni completamente diverse di braccia e busto.
    Poso' i soldi sul bancone per due persone e prese in mano uno dei fucili che l'uomo responsabile del bancone gli porse, passandone poi un altro a Kalya.
    ... Era strano pensare che lei fosse vagamente sexy con quel fucile in mano?
    ... Sì?
    Che problemi aveva?
    Si concentro' sui bersagli, osservandoli attentamente. Non era il momento di farsi distrarre.
    Per vincere il peluches di Ikiru... Avrebbe dovuto fare almeno 20 punti. Quindi poteva o colpire parecchi delle lattine disposte in fila, più semplici da colpire ma senza poterne mancare troppe, o poteva cercare di colpire il gruppetto di quattro barattoli disposti a piramide che valevano più punti se si riusciva a buttare giù tutta la pila.
    Per iniziare e farsi un'idea di come sparava quel fucile, iniziò con uno dei bersagli più facili. Alzò il fucile fino a premerne il calcio contro la spalla, mirando ad uno dei barattoli da 3 punti. Si prese qualche secondo per mirare.
    ... Sì, era decisamente diverso dal mirare per un canestro. Poso' il dito sul grilletto, allineando la punta del fucile con il centro del barattolo, poi premette il grilletto.
    Il primo pallino ad aria compressa uscì con un piccolo "pop", e il barattolo cadde a terra, roteando.
    Shinjiro aggrottò le sopracciglia, pensieroso: aveva centrato il bersaglio, ma era piuttosto sicuro che il colpo fosse finito deviato leggermente verso destra ... Se lo aveva colpito comunque, era solo perché il barattolo era piuttosto grande. Mentre prendeva la mira verso il prossimo bersaglio, con la coda dell'occhio si spostò a vedere come se la stava cavando Kalya di fianco a lui.
    « Inizia al pensare al tuo segreto più imbarazzante.» le sussurrò a bassa voce. Chi aveva detto che non poteva impiegare un po' di sana guerra psicologica? Far pensare all'avversario di essere molto più temibili di quanto fossero davvero era una delle strategie preferite di Bloodpact.

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    Per me puoi tranquillamente decidere chi dei due vince, o possiamo lanciare un dado lol
     
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    « Ma mentirei se dicessi che una piccola parte di me non spera che tu ci prenda la mano troppo presto...»
    Kalyani, a quelle parole, sentì letteralmente il viso prendere fuoco. Rimase a fissare il sorrisetto di Shinji con occhi leggermente spalancati e guance scarlatte, colta alla sprovvista e per nulla abituata a ricevere dei flirt così palesi. Probabilmente non si sarebbe mai abituata, considerando il modo in cui arrossiva per una semplice frase che sarebbe stata assolutamente normale in qualsiasi coppia.
    Forse ancora non realizzava il fatto che fossero, effettivamente, una coppia.
    Non che ne avessero parlato esplicitamente, c’era stato solo quel bacio in spiaggia, l’abbraccio in mezzo al mare e tutta quella serie di sottili flirt che si erano scambiati… quello poteva considerarsi davvero l’inizio della loro relazione? Ne avrebbero dovuto sicuramente parlare, anche per chiarire come comportarsi di fronte agli altri membri del network. Ma quello, di certo, non era il momento adatto per affrontare questi argomenti.
    Gli diede una piccola spallata, mentre un sorrisetto timido le increspava le labbra. “Ma dai... se vuoi che mi appoggio a te, basta chiederlo,” gli disse, prima di avvicinarsi a lui e abbassare il tono di voce in un sussurro. “Ormai dovresti averlo capito che trovo qualsiasi scusa per toccarti.” Kalya si sorprese del modo in cui aveva risposto al suo flirt, visto che lei solitamente era una vera e propria frana in queste cose. Ma era stato tutto assolutamente naturale, dal modo in cui aveva abbassato il suo tono di voce, fino allo sguardo intenso che gli aveva rivolto.
    Forse non era così awkward come pensava di essere.
    Per quanto riguardava la loro piccola competizione al tiro a segno, Kalya si ritrovò a stringere le spalle. “Sono parecchio competitiva, lo ammetto… soprattutto quando gioco online. O quando faccio scommesse così pericolose con qualcuno.” Effettivamente era molto motivata a vincere a quella sfida, sia perché non voleva rivelare il suo passato oscuro, sia perché fremeva all’idea di scoprire qualcosa di imbarazzante sul conto di Shinjiro. Lo aveva visto sempre molto posato e quasi stoico… conoscere quel suo lato un po’ più goffo poteva essere divertente.
    Mentre Shinjiro pagava per entrambi, Kalya prese il suo fucile e trasse un profondo sospiro, cercando di calmarsi: anche se l’altro aveva una buona mira per via del basket e del suo allenamento con la kusarigama, non doveva dubitare delle sue capacità e non doveva lasciarsi assolutamente intimorire. Se si faceva prendere dall’ansia, avrebbe mancato tutti i bersagli, ne era certa.
    Imitando la posizione assunta da Shinji, anche Kalya portò il fucile davanti al viso, assottigliando lo sguardo per prendere la mira sul bersaglio. A differenza dell’altro, lei puntò subito alla piramide di lattine, quella che dava molti più punti rispetto alla singola. Sparò, un colpo preciso e secco, che colpì il bersaglio alla base della piramide: le lattine ondeggiarono per qualche secondo, prima di cadere.
    “AH!” Esclamò lei, voltandosi poi a guardarlo con un sorrisetto sornione. “Che dicevi sul segreto imbarazzante? Forse faresti meglio a pensarci tu.” Lo provocò, con una punta di strafottenza, prima di tornare a prendere la mira sui bersagli, ora motivata dall’alto punteggio ottenuto.
    Ma la sua fortuna non durò ancora a lungo.
    Kalya mancò qualche bersaglio, colpì altre lattine, ma non sembrava fosse in particolare vantaggio rispetto a Shinji: non appena lo sparo andò a vuoto, segno che era finita la sua munizione di palline, l’uomo dietro allo stand annunciò che entrambi avevano totalizzato 20 punti.
    beh, questo era piuttosto inaspettato.
    Sbatté un paio di volte le palpebre, perplessa, prima di voltarsi verso Shinjiro con un’espressione indecifrabile. Non era delusa, ma neanche soddisfatta del risultato… ed era confusa su come gestire la loro scommessa con quell’esito. Si toccò il mento, mentre l’uomo porgeva a loro il peluche di Ikiru. “Beh, visto che abbiamo vinto entrambi, nessuno dei due dovrebbe rivelare il segreto imbarazzante…” Le sue sopracciglia si aggrottarono. Forse stava per proporre qualcosa di ancora più stupido, considerando che fino a poco prima non voleva assolutamente rivelargli il suo passato oscuro.
    Sospirò. “Però così non c’è gusto. Che ne dici se lo riveliamo entrambi?” Propose, cercando di non pentirsene. Come già detto prima, fremeva all’idea di sapere cose imbarazzanti sul conto di Shinjiro e sarebbe arrivata a quel compromesso, a costo di doversi esporre a sua volta davanti a lui.
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    Era stranamente soddisfacente vedere Kalya reagire con cosí tanto imbarazzo alle sue parole, diventando di colpo rossissima. Era divertente a suo modo, eppure apprezzava quella parte cosí... stranamente timida e innocente di lei. Onestamente, a prima vista e con quella personalitá forte e imperiosa che mostrava quando era in modalitá "lavoro", uno non penserebbe mai che fosse cosí timida e pronta ad arrossire al piú piccolo flirt.
    ... non che lui fosse esattamente meglio in effetti, almeno per quanto riguardava la parte sull'arrossire.
    Come dopo quello che aveva appena detto.
    « Ah sí...? Me ne ricorderó allora.» rispose dopo qualche secondo.
    Mentre lui aveva iniziato mirando prima ai bersagli piú facili per testare il fucile, Kalya sembrava aver scelto l'approccio opposto piú rischioso. Con la coda dell'occhio la vide buttare giú una delle piramidi che valevano piú punti e provó una punta di apprensione mista a competitivitá.
    « Vedremo, é solo il primo colpo...» ribatté a bassa voce, riportando lo sguardo sui suoi bersagli.
    ... peró era stata cosi carina con quel sorrisetto sornione.
    Concentrato sui suoi bersagli gli era impossibile mantenere il conto esatto di quanti punti stessero facendo entrambi, quindi non fu sicuro del risultato finché non venne annunciato dall'addetto al bancone. Se non aveva sbagliato i conti era piuttosto sicuro di aver raggiunto i venti punti, ma...
    L'uomo reagí con una punta di sorpresa nel sapere che avevano realizzato entrambi lo stesso punteggio concludendo la piccola sfida con un pareggio perfetto.
    Prese ancora un pó sorpreso il peluche dello Shiba (aww, era praticamente a grandezza Ikiru per davvero), poi si voltó a porgerlo a Kalya. Lui aveva giá un Ikiru a casa dopotutto(?), gli sembrava carino lo avesse lei.
    Da una parte era sollevato di non dover rivelare nessun segreto, dall'altra... lasciar cadere quella sfida nel nulla sarebbe stato un pó insoddisfacente. E poi era curioso di cosa poteva nascondere di imbarazzante Kalya.
    « Entrambi...?» ripeté, sgranando un pó gli occhi a quella proposta. Lanció un'occhiata tutt'attorno - c'era gente in fila che aveva seguito la loro piccola sfida con un certo divertimento ma ora voleva giustamente giocare il proprio turno-, pensandoci un pó su.
    « D'accordo, ma... spostiamoci un pó da qui.» acconsentí con una punta di rossore sulle guance.
    Si allontanarono dal banco dei giochi e camminarono per un pó; nel frattempo Shinjiro stava pensando a cosa rivelare.
    Doveva essere un segreto imbarazzante, quindi niente roba triste e pesante e di cui non voleva parlare da quando era bambino, anche basta per quella giornata. E doveva riguardare strettamente lui, non voleva gettare metaforicamente nella fossa dei leoni qualcun altro rivelando cose idiote fatte insieme.
    Quindi sí, anche per stavolta il segreto di come lui e Masao si erano incontrati sarebbe rimasto al sicuro. O il fatto che aveva picchiato Desmond con una padella. (Anche perché di quello onestamente andava orgogliosissimo, al massimo era imbarazzante per Desmond).
    Un segreto imbarazzante.... si voltó a fissare Kalya con un'espressione indecifrabile.
    « Ok, inizio io.... non é vero che non mi piacciono i videogame, per quanto Masao e Desmond dicano il contrario.» inizió a mó di preambolo. Ok, quella non era la parte imbarazzante.
    « Sono un campione di giochi e simulatori di cucina. Ho due cuginette dalla parte di mia madre che hanno tutta la serie di Cooking Mama e tutti gli spin off... ok, non tutti, quelli di giardinaggio e babysitting non c'entrano nulla e fanno schifo, solo quelli di cucina. In realtá glieli ho completati quasi tutti io quando ci vediamo per le vacanze, e ho preso la medaglia d'oro in tutte le ricette. Una volta ho provato a fare una speedrun per divertimento di Cooking Mama World Kitchen e sarei finito nella top 5 mondiale se mi fossi registrato come prova. Non lo sa nessuno.»
    Il ragazzo arrossí furiosamente e distolse lo sguardo.
    « É che sono.... giochi carini quelli di Cooking Mama, tutti colorati e pastellosi, e mi danno cosi tante idee per piatti e ricette... e Cooking Simulator richiede effettivamente una certa precisione e ha un suo realismo nella fisica di come gli ingredienti reagiscono alla cottura...» bofonchió, come a volersi giustificare.
    Inutile dire che a sentire i discorsi da true gamer tra gli altri membri del network, tutti infognati piú o meno profondamente in quei gioconi piú strategici o online pieni di termini inglesi complicati come pull e aggro e tank e dps si era sentito un pó.... fuori luogo e aveva silenziosamente deciso che avrebbe portato la sua piccola stupida passione pastellosa con sé nella tomba.
    Fino ad ora, almeno.

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    Kalya prese in mano il peluche di Ikiru, rimirandolo con un sorriso divertito, soprattutto nel constatare che fosse uguale in tutto e per tutto al cagnetto di Shinjiro. Si chiese come avrebbe reagito il piccolino a vedersi davanti un suo clone, se si fosse incuriosito o spaventato dalla sorprendente somiglianza. Si ripromise di portarlo a casa del suo padrone, un giorno, per divertirsi a vedere la sua reazione.
    In ogni caso, la vittoria condivisa del premio significava, infine, un pareggio… e le conseguenze sarebbero state imbarazzanti per entrambi, vista la soluzione finale proposta da Kalya. Lei lo stava guardando con un pizzico di aspettativa, mentre lui sgranava leggermente gli occhi e si guardava nervosamente intorno, prima di darle il suo consenso a rivelare il famoso segreto imbarazzante. Giustamente le propose di allontanarsi di lì: anche lei avrebbe fatto lo stesso, visto quanto era riservata sulle sue cose personali e poteva rivelarle solo a una persona fidata com’era lui.
    “Sì, meglio spostarci.” E lo seguì, appoggiandosi nuovamente al suo braccio. Mentre avanzavano nella folla, in cerca di un posticino appartato dove non potevano essere uditi da nessuno, entrambi erano rimasti in silenzio… intenti a pensare a cosa diamine rivelare all’altro sul proprio conto. Kalya sembrava particolarmente corrucciata, intenta a passare in rassegna tutte le figuracce che aveva fatto nel corso della sua vita: doveva raccontargli del suo primo bacio alle medie, quando il suo apparecchio era rimasto incastrato a quello dell’altro ragazzino, che aveva tentato di infilarle la lingua in bocca con scarsi risultati? No, quello era imbarazzante e disgustoso. Oppure poteva parlargli della sua passione per l’oroscopo, ma non era un segreto così recondito, né tanto cringe.
    Si fermarono dietro a una bancarella di cibo, sotto un albero, e fu Shinjiro il primo a parlare. Kalya rimase a guardarlo con occhietti luminosi, carichi di aspettativa, in attesa di sapere qualcosa di più sul suo conto, magari una sua strana fissa, un aneddoto della sua infanzia… oppure scoprire che in realtà fosse un campione di Cooking Mama.
    Rimase a guardarlo per qualche secondo con un’espressione un po’ sbigottita, mentre lui continuava a spiegarle la sua passione per quel gioco carino di cucina, descrivendo nel dettaglio i suoi traguardi e i motivi per cui gli piacesse così tanto. Poi si immaginò lui, alto un metro e novanta e con la perenne espressione corrucciata, intento a giocare a quel videogioco pastelloso con uno sguardo concentratissimo e la vocina di Mama di sottofondo a congratularsi con lui. Le uscì uno snort un po’ altino, prima di tossicchiare e riprendersi, cercando di non scoppiare a ridere.
    Non voleva ferire i suoi sentimenti (?).
    “Ma è una cosa carinissima. Cooking Mama è un gioco un sacco rilassante.” Provò a essere diplomatica, anche se non riusciva a trattenere quel moto di ilarità che continuava a uscire fuori ogni volta che ripensava a quell’immagine. “Però se non ti vedo giocare non ci credo che sei così bravo, quindi… una volta devi farmi vedere mentre fai una speedrun.” Oh, ora che sapeva questo segreto doveva assolutamente vederlo all’opera, non c’erano scuse. Shinjiro non poteva sfuggire al suo destino (?).
    Ora toccava a lei. Oh no.
    Poteva esimersi? Assolutamente no, visto che era stata lei a proporlo.
    Prese dunque un respiro profondo, cercando di mantenere un certo contegno, mentre stava per rivelargli il suo segreto – per quanto stesse già iniziando ad arrossire violentemente. “Ehm… ti ricordi quando sei venuto la prima volta a casa mia? Prima che suonassi alla porta, stavo leggendo un manga.” Iniziò, cercando di temporeggiare. “Si trattava di uno shoujo, uno dei miei generi preferiti… ma non è questo il segreto, anche perché l’ho rivelato mezza ubriaca davanti a tutto il gruppo.” E si ritrovò a sollevare gli occhi al pensiero, cringiando con la forza di mille soli (?).
    “La verità è che… adoro qualsiasi tipo di storia romantica.” Disse, deviando lo sguardo e ritrovandosi ad avvampare vistosamente. “N-non sembrerà così imbarazzante, ma ti dico che ho un’intera collezione di DVD con commedie romantiche anni 2000, film di Bollywood, romanzi rosa e manga shoujo… e adoro leggerli quando sono a casa, dopo essere tornata da lavoro. La sera vedo anche quei film e mi metto a piangere nelle scene più drammatiche…” Se Shinji aveva l’impressione che Kalya si stesse abbassando, era perché si stava letteralmente scavando una fossa nel terriccio per scomparire dalla sua vista (?).
    Sospirò, cercando di far defluire il sangue dalle sue guance. “I-insomma, dico sempre che odio le cose romantiche, ma non è vero. E non dirlo a nessuno, ti prego.” Gli rivolse un’occhiata intensa, quasi implorante. Forse non era un segreto così imbarazzante, ma lei si vergognava tantissimo di quella sua passione e l’aveva sempre nascosta a tutti – forse perché da piccola i suoi fratelli l’avevano spesso presa in giro per quel motivo e le avevano fatto venire i complessi.
    Subito dopo, Kalya tossicchiò rumorosamente. “B-beh, siamo pari! P-perché non andiamo a scrivere i nostri desideri sui tanzaku?” Gli propose, con un sorriso tiratissimo e le guance scarlatte, cercando improvvisamente di cambiare discorso. Meglio evitare un possibile commento di Shinjiro a riguardo (???).
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    Più parlava più aveva paura della reazione che avrebbe avuto Kalya. Insomma.... Avrebbe riso? Se lo aspettava, ovvio che avrebbe riso, chi non sarebbe scoppiato a ridere?
    Non credeva che lo avrebbe esattamente preso in giro, anche perché fino a due secondi fa pensava ancora che non giocasse a nessun gioco in generale, quello almeno era meglio no....?
    O forse pensava che era uno di quei giochini così idioti che non contavano?
    Invece, con suo sollievo, la ragazza non rise (anche se sembrava comunque sul punto di scoppiare a ridere... Una risatina le era sfuggita), sostenendo che i giochi erano un sacco carini... Un momento, quindi voleva dire che ci aveva giocato?
    Arrossì se possibile ancora di più quando lei chiese di vedere una delle sue speedrun e.... Si sentiva un po' ridicolo solo a sentirlo dire da qualcun altro.
    « Umm.... Non so se riuscirei a farlo con qualcuno che mi guarda davvero...» borbottò. Un conto erano le sue cuginette, un conto qualcun altro che guardava ogni sua mossa ... Soprattutto se era Kalya. Come minimo si sarebbe fatto prendere dall'emozione e sbagliato tutto anche dalla ricetta più semplice.
    Fortunatamente (o forse no, almeno non per Kalya), era ora il turno dell'altra di rivelare il proprio segreto imbarazzante.
    Inarcò un sopracciglio alla ri-confessione sui manga shojo: quello lo sapeva, anche se all'epoca lo aveva comunque preso un po' in contropiede... Quello che invece non si aspettava quanto in profondità si estendesse la sua passione per le cose romantiche.
    E doveva ammetterlo, l'immagine di lei che tornava a casa dal lavoro dopo una giornata stressante, si toglieva il giaccone e faceva sparire l'aria concentrata da "direttrice d'azienda" e si faceva sfuggire qualche lacrimuccia davanti ad un film romantico era.... Tanto strana quanto... Carina.
    « Aww » si lasciò sfuggire un verso un po' intenerito, cercando a sua volta di trattenere un sorrisetto divertito.
    « Potremmo vederne uno insieme, qualche volta...?» doveva ammettere di essere curioso.
    Forse proprio per cambiare argomento, Kalya propose con una certa fretta di andare a scrivere i propri desideri sui tanzaku. Si fece trascinare davanti ad uno dei tanti stand che fornivano i foglietti di carta colorata da appendere.
    Se l'anno scorso aveva dovuto pensare un po' di più al desiderio da esprimere (e con il senno di poi non poteva dire che si era avverato), questa volta sapeva già cosa chiedere. Nulla di particolare, era anche piuttosto ovvio.
    "Voglio stare bene e continuare a star vicino alle persone che amo"
    Lanciò un'occhiata di sfuggita a Kalyani: a differenza di molti altri paesi in Occidente dove i desideri erano tenuti segreti "altrimenti non si avveravano", in Giappone i desideri scritti erano sotto gli occhi di tutti. Era un po' parte della festa anche il leggere i desideri di altra gente, magari anche perfetti sconosciuti, e augurare loro buona fortuna. Finito di scrivere il suo desiderio, lo appese ad uno dei rami di bamboo, aspettando poi che l'altra facesse lo stesso.
    « Potremmo andare a cercare un buon posto da prenotare per i fuochi d'artificio?» C'era ancora tempo, ma se aspettavamo l'inizio dello spettacolo avrebbero dovuto accontarsi di guardarli da dove capitava.

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    Ho avvisato ma scusa comunque per il ritardo
     
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    Forse si stava un po’ pentendo di aver proposto quella penitenza. Ma giusto un po’, eh.
    Non aveva minimamente il coraggio di sollevare lo sguardo per vedere la reazione di Shinjiro, troppo in imbarazzo anche solo per poter sopportare l’idea che lui trovasse la cosa divertente o fosse sul punto di prenderla in giro… Senza contare che ora era terrorizzata all’idea che potesse sfuggirgli questa informazione davanti agli altri membri del Bloodpact. Kalya non poteva sopportare l’idea che Desmond, o peggio Masao, venisse a conoscenza di questo segreto: l’avrebbe presa in giro in eterno, come minimo.
    Nel sentire l’aww di risposta dell’altro, Kalya affossò leggermente il collo nelle spalle e arrossì ancora di più, sentendosi letteralmente il volto in fiamme. La situazione parve peggiorare alla sua proposta di vedere un film romantico insieme. “M-ma no, s-sicuramente ti annoieresti!” Esclamò, con un certo trasporto. “Insomma, non penso che sia il tuo genere di film… e non devi essere costretto a guardarli solo per farmi compagnia… o forse vuoi farlo per vedere come sono quando mi commuovo?” E, nel realizzare ciò, assottigliò appena lo sguardo, fissandolo con fare sospettoso.
    Non le balenava nella testa il pensiero che forse lui avesse proposto quella cosa per passare del tempo con lei, ammucchiati sul divano… insomma, Kalya era talmente abituata a non vivere momenti di intimità con qualcuno che neanche pensava a questa prospettiva.
    Shinjiro accolse senza ulteriori indugi la sua proposta, spostando il discorso su qualcosa di meno imbarazzante per entrambi. Appoggiata al suo braccio, si recò insieme a lui agli stand dove acquistare i foglietti su cui scrivere il proprio desiderio, prima di fissare il bigliettino per un lunghissimo istante. Normalmente avrebbe desiderato di avere una carriera di successo, di fare in modo che l’azienda di famiglia non avesse mai crisi, di riuscire ad avere un rapporto un po’ più sano con sua madre… ma sentiva che non era davvero quello che desiderava in quel momento della sua vita.
    “Voglio continuare a essere felice come lo sono in questo preciso istante.”
    Scrisse questo su quel foglio, fissandolo per qualche secondo con un’espressione un po’ mesta. Lo legò al ramo di bambù, prima di portare lo sguardo al desiderio di Shinjiro e sorridere dolcemente. Qualcosa le diceva che quel desiderio riguardasse anche lei in qualche modo, che rientrasse anche lei fra le persone che lui amava.
    Si riscosse alla proposta di Shinjiro, sollevando lo sguardo verso di lui, per poi riprendere a sorridere. “Sì, andiamo… ma prima, prendiamo qualcosa da mangiare.” Propose, appoggiandosi al suo braccio e riprendendo a passeggiare, insieme, fra le stradine del festival.

    Seduta su un telo fra la morbida sabbia del mare, Kalya riusciva ancora ad avvertire sulle labbra il sapore dolce dei dorayaki che aveva acquistato poco prima. Non era l’unica sensazione che avvertiva, però: sentiva il rumore rilassante del mare, il brusio delle persone in lontananza, il profumo della salsedine… e la presenza di Shinjiro al suo fianco, seduto vicino a lei. Stavano aspettando l’inizio dei fuochi d’artificio, dopo aver trovato posto in un angoletto appartato della spiaggia, dove potevano ammirare la vista della luna che si specchiava nell’acqua e delle luci della costa in lontananza. Era un’atmosfera molto suggestiva, da film romantico, se si poteva definire a parole di Kalya.
    Mancava ancora qualche minuto allo scoppio dei fuochi d’artificio e si sentiva nervosa, non tanto per l’evento imminente, quanto per quella improvvisa solitudine fra lei e Shinjiro. Era il silenzio, intenta a giocherellare con il peluche di Ikiru che aveva vinto poco prima, ma la sua testa era carica di pensieri. Era da prima che voleva parlargli riguardo loro due, nonostante non ne avesse mai avuto l’occasione. Sentiva che era il momento giusto, quello.
    “Senti… riguardo oggi…” Iniziò, sottovoce. C’erano alcune persone vicino a loro, ma non abbastanza da udire le loro parole: nonostante ciò si chinò verso di lui, in modo che nessuno potesse sentirla, a parte Shinjiro. “Tu, ecco… q-quel bacio cosa significa per te?” Chiese, tutto d’un fiato, con una punta di imbarazzo. Avrebbe voluto chiedergli se aveva intenzioni serie con lei, se voleva mettersi con lei ufficialmente o volesse nasconderlo agli altri… ma era difficile iniziare un discorso così tanto intimo, soprattutto per lei.
    Trasse un sospiro. “P-perché noi, insomma, facciamo parte di un gruppo. Se le cose dovessero andare male, parlando per ipotesi, potrebbero risentirne anche gli altri.” Disse d’impulso, lasciando emergere il suo lato pessimista. Non voleva pensare che le cose sarebbero andate male, la sola idea bastava a farla soffrire, ma al tempo stesso aveva paura di come si sarebbero evolute le cose da quel momento in poi.
    D’altro canto, era stato quel pensiero ad averla sempre fermata da fare un passo in più verso Shinjiro.
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    Kalya Raji

    Stavolta tocca a me chiedere scusa per il ritardo :sadbunny:
     
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