I took a sip from my devil's cup

● JUN ● VILLAIN ● LV. 3 ● SCHEDA ● Portfolio ●

Frequentare la palestra, per Jun, era ormai una sorta di rituale, una promessa che aveva fatto a se stesso e a cui non poteva venir meno. Si trattava del luogo dove poteva sfogare la sua costante voglia di movimento, dove prendere a pugni un sacco da boxe poteva rilasciare una quantità di endorfine che poteva bastargli a eliminare qualsiasi accenno di stress.
A Busan frequentava assiduamente la palestra della Gangpeh, il gruppo mafioso per cui lavorava e lavora attualmente, mentre a Tokyo si era particolarmente legato al Five Finger Death Punch, luogo ormai da lui frequentatissimo. Se non partecipava alle lotte clandestine, si ritrovava ad allenarsi per migliorare la sua prestazione fisica, come stava facendo in quell’esatto momento.
Non c’era molta gente quella sera, fortunatamente, nella grande sala adibita alla boxe e alle arti marziali. Le luci erano abbastanza soffuse, dal colore caldo, e gli unici suoni che si sentivano erano quelli dei colpi ai vari sacchi appesi alla parete. Jun colpiva il suo, con dei pugni così precisi che lasciavano intendere una certa dimestichezza in quell’arte di combattimento. D’altro canto, lui era sempre stato più bravo a tirare cazzotti prima di pensare, invece del contrario.
A dimostrazione del fatto che in quell’ultimo periodo si era allenato parecchio, diversi lividi costellavano il suo corpo, visibili tramite la canotta nera e aderente che indossava. Poteva curare quelle contusioni, ma aveva affinato solo recentemente questa capacità del suo quirk, dunque non voleva ancora abusarne: anzi, qualche livido in più lo rendeva anche piuttosto figo.
Motivo di quell’allenamento intensivo? Voleva migliorare la sua prestazione fisica, voleva evitare che capitasse di nuovo quello che era successo proprio lì, sull’arena del Death Punch, quando aveva fronteggiato Omen. Se voleva fare bella figura e rendersi utile di fronte alla signorina Park, non doveva permettere di ritrovarsi in situazioni simili, soprattutto in caso di vero pericolo… quando doveva fare il suo lavoro e proteggerla.
Sospirò, tirando un pugno così forte sul sacco da farlo oscillare rumorosamente. Afferrò poi la borraccia che aveva poggiato a terra, bevve un abbondante sorso di acqua, si asciugò con un panno il sudore che gli imperlava la fronte e riprese a dare pugni.
Era talmente tanto preso dall’allenamento che non prestava attenzione ai dintorni, cosa alquanto strana per lui, considerando che era una persona che tendeva a distrarsi pure troppo spesso. Si vedeva che ci teneva moltissimo a migliorare, per quanto ormai la sua prestazione fisica fosse a un buon livello e, forse, doveva focalizzarsi di più sul migliorare il suo quirk.