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.IZUSU MORIKAWARei parve riluttante a continuare il discorso sulle tendenze malavitose del giovane albino, anche se il ragazzo notò con un certo compiacimento che averla definita una cazzutissima hero aveva suscitato una qualche reazione positiva in lei - sebbene il suo contenersi costante rendesse difficile stimarne l'entità. Ma alla fine, lei non rispose nulla e lui lasciò cadere la cosa - in fondo non aveva molta intenzione di insistere sul suo essere una persona "normale": più ci pensava e più gli sembrava una cosa decisamente inesatta, sul momento gli era uscita così ma ciò che intendeva era solamente che la sua mente non era costantemente dedita al crimine. Che poi fra la definizione di "normale" e quello vi fossero centinaia di sfumature poi era un altro discorso.
Ma come quel bikini fosse una calamita, il discorso finì per tornare nuovamente lì. Rei obiettò all'affermazione di Izusu: il giovane aveva mormorato fra sé e sé che gli Heroes professionisti dovevano preoccuparsi anche dello stile, ma lei sottolineò che in realtà quella era proprio la cosa più interessante. Izusu alzò entrambe le sopracciglia, un po' sorpreso - insomma se gli Heroes partivano tutti con una mentalità di quel tipo orientata prevalentemente allo stile piuttosto che, chessò, effettivamente combattere il crimine, poteva certamente iniziare a capire molte critiche che alcuni dei suoi amici più polemici e petulanti vi rivolgevano (non che questi ultimi non ne avessero per tutti indistintamente). Ma, insomma, lungi dal ragazzo voler saltare alle conclusioni, di fatti in mano lui non ne aveva e in fondo poteva anche solamente aver frainteso le parole di Rei - magari combattere il crimine era un aspetto così scontato che si partiva direttamente col parlare del motivo numero due, o magari più semplicemente parlava solamente per sé stessa e non per tutta la categoria.
Dalle parole che seguirono, infatti, sembrò dimostrarsi parecchio interessata al mondo della moda e del design, quindi era molto probabile si trattasse semplicemente di predilezione personale. Ad Izusu piaceva sentire parlare le persone appassionate di qualcosa, ed in realtà anzi era così semplice trascinarlo che le passioni altrui le sentiva praticamente quasi sue - almeno per la durata del dialogo e, se particolarmente ispirato, nei momenti immediatamente successivi o anche fino a sera.
L'interessante discorso sull'equilibrio fra stile e utilità e sulla coerenza fra costume ed impiego culminò in quella che Izusu riconobbe solo dopo qualche istante come autoironia, e per qualche motivo riceverlo in ritardo lo fece ridere ancora di più. Seguì l'eroina nelle sue risate cercando comunque di non esagerare - non voleva sembrare la stesse apertamente deridendo, era solo complice dell'ilarità del momento.
-Pfuahah! E perché no? Se potessi fare tipo delle onde di inchiostro su cui surfare sarebbe epico!- Senza contare che nelle battaglie sottomarine non avrebbe avuto eguali, poteva far perdere l'orientamento a chiunque tingendo l'acqua di nero con l'inchiostro - e senza un minimo di inquinamento! Quella cosa nera che emetteva sembrava completamente biodegradabile e non lasciava tracce, lo aveva constatato proprio su sé stesso.
La sua domanda sul trovare un punto d'incontro sembrò far tornare Rei la ragazza impacciata ed imbarazzata che pareva essere la maggior parte del tempo. Quindi ora aveva scoperto due modi per farla uscire dal guscio: farla incazzare bestialmente oppure chiederle qualcosa di inerente la moda e il design. Non che Izusu fosse in grado di fare domande particolarmente intelligenti - ma d'altro canto per compensare far incazzare la gente gli riusciva benissimo.
Ascoltò la confessione su sua madre, che la ragazza definì come una signora invadente e difficile da contraddire. Izusu si fece pensieroso, mugugnando sonoramente: anche sua madre per un periodo era stata iperprotettiva ed aveva iniziato ad imporgli sempre più limitazioni, dopo aver meglio afferrato la precarietà della sua situazione di salute. Izusu aveva passato molta della sua infanzia ad eludere tutte le misure di contenimento che gli venivano imposte, non si era mai posto il problema di dover ubbidire, fare esattamente quello che voleva e quando lo voleva era sempre stata la sua priorità numero uno. Si rendeva conto di essere stato un bambino difficile da gestire, col senno di poi, e di aver causato molte notti insonni ai suoi genitori, ma alla fine erano riusciti a trovare dei terreni di compromesso, e se ora faceva di nuovo al 100% quello che voleva era perché si stava godendo la libertà della vita da solo e sapeva di non dare dispiaceri a nessuno.
Forse Rei doveva imparare ad essere un po' più ribelle? Si rendeva conto di non essere l'esempio perfetto da seguire, ma forse in qualcosa poteva esserle d'aiuto.
-Eh, I genitori sono complicati.- Sospirò, stranamente laconico. Frugò nel sacchetto dei taiyaki ed estrasse l'ultimo rimanente, dopo qualche istante di esitazione lo spezzò in due e si infilò in bocca la testa del pesce. Allungò il pezzo della coda verso Rei, in un'offerta dapprima tacita, ma che poi sarebbe stata esplicitata. -...metà?-SPEAKING TO:REISCHEDAVILLAINTOBI FUKUDAShoya si limitò a ringraziarlo per gli incoraggiamenti, ma Tobi poté giurare di vederlo gongolare godendosi le lodi. Erano meritate, in fondo, checché ne pensasse di Shoya aveva avuto fegato ed era riuscito a tirare su un'agenzia, e se davvero andava bene come diceva tanto di cappello, non era semplice stare a galla in un clima competitivo come quello: anche se per il momento non si distinguevano era già un ottimo traguardo. Per quello poi c'era tempo.
Il parere di Ishida fu piuttosto glaciale riguardo i compagni di cui avevano appena finito di parlare, ignorando completamente il fatto che Tobi aveva detto essere un ritiro temporaneo asserì che se davvero non erano convinte era stato meglio che si fossero ritirate ora. Tobi si incupì. Fuyuko aveva certamente avuto diversi problemi personali, ma Sumire era sempre stata piuttosto... convinta. Che ruolo aveva giocato il fiasco al Palazzo Imperiale nel suo (temporaneo) ritirarsi dalla UA? In altre parole, era colpa di Tobi se Tokyo era stata privata di un'eroina estremamente capace come Shockwhite? Il ragazzo aveva fatto un po' pace con questo demone che da ormai moltissimi mesi lo divorava da dentro, ma ogni tanto quando ci pensava non poteva evitare di sentire un nodo alla gola. Qualche inguaribile ottimista probabilmente avrebbe detto che ricordarsene poteva insegnare a Tobi ad evitare gli stessi errori, ma quello che il ragazzo provava era molto più simile ad un blocco che a un progresso. Aveva certamente paura di sbagliare di nuovo, ma la paura lo paralizzava non lo rendeva più attento. Probabilmente aveva bisogno di un po' di terapia.
-Non lo so se c'è qualcosa che potremmo fare. O che avremmo potuto fare.- Mormorò il ragazzo, pur avendo la netta impressione che lui e Shoya si stessero preoccupando di due cose molto diverse. -Spero che cambino idea, per il momento. Mi piacerebbe vederle all'opera.- Concluse, tentando di non suonare troppo malinconico. Non era realmente preoccupato che Tokyo rimanesse senza heroes... ma se doveva succedere non era nient'altro che la normale evoluzione della società. Non erano così necessari come sembrava, in fondo: decaduta la figura del pro-hero, molto probabilmente si sarebbe finiti per integrare una figura simile nel corpo delle forze dell'ordine per sopperire ai casi di vera necessità. Sezione Speciale Unicità, non male, poteva facilmente sembrare un qualche telefilm poliziesco.
Ma l'amabile dialogo giunse presto ad un termine, interrotto dal molesto gruppetto di aspiranti pro-hero che si stava ammassando intorno a quel palo. Dopo averli osservati con un certo disappunto, Tobi non poté più far finta di nulla sentendo lo Yoshito coinvolto nello scandalo era proprio lo stesso Yoshito che lavorava per Shoya. Informò quindi il suo collega di occuparsi di Amaterasu prima che gettasse cattiva luce su un'agenzia così giovane che al momento non ne aveva decisamente bisogno.
Ishida non parve particolarmente colpito o preoccupato della cosa. Forse era abituato a che fare con quel tipo e se lo aspettava...? Al suo posto, Tobi non era sicuro che sarebbe stato così tranquillo, ma forse avere dei nervi di titanio era un requisito necessario per fondare la propria agenzia.
Ad ogni modo, Shoya rifiutò il suo aiuto e si congedò da lui premurandosi che si godesse l'evento da spettatore e rinnovando l'invito alla propria agenzia. Il congedo fu rapido, Tobi non ebbe tempo di mormorare molto altro a parte degli improvvisi saluti accompagnati da un inchino ed un cenno più informale con la mano, che rimase mezza alzata fino all'allontanamento del giovane.
Infine sospirò, non era stato un dialogo rilassato come se l'era aspettato e si sentiva un po' più appesantito di prima, ma tutto sommato non era colpa tanto di Shoya quanto dei residui dei demoni che ancora si portava dentro. Sorseggiò il caffè, ancora piacevolmente caldino anche se ovviamente non più scottante.
Il tizio era smontato dal palo, i molestatori erano stati sedati ed ora gli eroi rimanenti sul posto chiacchieravano fra loro con aria più spensierata, uno fra tutti quel Miyasato che sembrava essersi guadagnato qualche minuto di riflettori e dei sentiti complimenti da un'eroina vestita da pinguino. Tutto è bene quel che finisce bene.
Tobi osservò da lontano con un'espressione sollevata, anche se a dire suo una tirata d'orecchi sarebbe stata necessaria anche per Oshima non sentì di avere il minimo diritto né la voglia di intromettersi: avrebbe seguito il consiglio di Shoya e si sarebbe goduto l'evento da spettatore.
Le luci del palco da dove Thelema aveva finalmente iniziato il suo concerto poco dopo si specchiavano sugli occhi scuri di Tobi, che guardava con un sorrisetto che andava crescendo. Canticchiò l'inno nazionale con loro ma non fu minimamente in grado di seguire gli altri pezzi, che forse aveva sentito un paio di volte per caso.
Era da molto tempo che non andava ad un concerto live, dai tempi di Yuya, e la cosa lo rese stranamente nostalgico. Chissà come se la passava.SPEAKING TO:SHOYASCHEDAPRO-HERO. -
.Gabriel DaystarPiù di Akahito, più di Shion, la sua persona preferita da stuzzicare era e sempre sarebbe stata Aragaki. A suo grande dispiacere, indubbiamente. C'era da dire però che la differenza tra Hisoka e Gabriel era abissale in quel senso. Il Jester voleva torturarlo, mentre Mirai gli diceva sempre che il punzecchiare dell'azzurro fossa la sua maniera di mostrare affetto, simile a quando un gatto ti fa le unghie addosso.
« Bhahaha! My God~ Che razza di strane idee ti ha messo in testa Desmond?! »
Quelle risate lo costrinsero a reggersi la fronte sul palmo della mano. Fin troppo divertente ricevere quel serio ammonimento, seguito da una sincera dichiarazione d'amore e la reazione sperduta di Kalyani, tutto per una provocazione così trasparente.
« Se vogliamo essere amici per la pelle dovresti cercare di essere meno preoccupato attorno a me ♥ E prendermi meno sul serio. »
Lo vedeva come un pericolo al fianco dei cuginetti, e apparentemente anche un vero "rivale in amore", nonostante fosse un'idea ridicola da associargli. Se si fosse rilassato un po' di più le avrebbe inquadrate con la dovuta innocenza.
Concluse però con un sospiro e una scrollata di spalle.
« Suppongo ti possa dare un periodo di adjustment. Ci andrò piano man mano che ti abitui. »
Una maniera molto all'Hisoka per dirgli che avrebbe tentato di tenere a mente certi confini. Era ben conscio di star giocando con le pochissime, minuscole, impercettibili "buone grazie" del cuoco.
I confini di Kalyani invece erano fair play. Le rivolse uno sguardo d'intesa malandrino quando Shinjiro non esitò a sedersi al suo fianco. Faceva il prezioso ma sotto sotto anche lui realizzava che fossero in sintonia. Una strana forza che li rendeva inseparabili, tale che nessuna donna potesse opporcisi.
« Io... Prendo quel che prende lei. »
Ordinò, sorridente, fissando la ragazza di Aragaki con occhi divertiti.SPEAKING TO:Shinji & KalyaSCHEDAVigilante. -
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I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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