Destiny Draw

Role -- Sakiko Yumeno (Leonarch) x Hisoka Morow / Gabriel Daystar (Stan)

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    Considerò d'invitarla al grand opening, ma troppe incognite sarebbero potute andare storte rovinando l'impressione che voleva dare. Prevedibilmente incapparono in qualche problema ma Gabriel era lì appunto per quello, intervenendo nonostante fosse lì in vece di "cliente qualsiasi". Tutto sommato fu un inizio promettente, abbastanza da farlo sentire sicuro nell'invitare Sakiko al secondo giorno di vita dell'Heart Odyssey.

    Il venerdìprecedente era stato caotico, entrati nel fulcro della serata si ritrovarono letteralmente invasi. L'azzuro dovette improvvisare e chiamare qualche impiegato di riserva per un turno al volo per coprire tutta quella clientela. Quel sabato invece il flusso di persone era decisamente minore e spalmato per tutta la giornata, così che al tardo pomeriggio lui e Usaki non soffocassero tra la gente.

    I primi giorni d'apertura erano business facile, la parte dura era mantenere costanza e qualità, creando clienti abituali e guadagnandosi abbastanza recensioni da adescare chi ancora non era convinto. Attirare la cantante-attrice-modella lì per un incontro era un biglietta in prima fila alla prima reazione di un cliente tipo, sperava lo aiutasse a comprendere i punti di forza e identificare le debolezze.

    A lei, ovviamente, non l'aveva spiegata in quei termini. Le aveva offerto di vedersi in un posticino "geek" che magari le sarebbe piaciuto, tutto qui. Per sua fortuna la donna accettò, esito per nulla sicuro né probabile.

    L'aspettava poggiato di schiena sul lampione davanti al suo sudatissimo negozio blu a due piani. Era decentemente largo ma si sviluppava principalmente in lunghezza. Oltre la vetrata erano subito visibili tre ragazzi chinati attorno a un tavolo, concentrati su uno dei tantissimi giochi tra tutte le scatole disponibili sugli scaffali attorno.

    Ma quella piccola anteprima non faceva giustizia a cosa riservasse l'Heart Odyssey al suo interno.
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    Sakiko Yumeno

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    Sakiko squadrò con espressione crucciata lo schermo del suo cellulare. Su di esso era visualizzata la mappa del navigatore GPS che teoricamente avrebbe dovuto condurla alla destinazione desiderata.
    Ma, come molto spesso accade nel momento di impellente bisogno, la tecnologia non sembrava intenzionata a collaborare con lei e l’app che avrebbe dovuto farle strada invece sembrava più incline a farla girare in tondo dandole indicazioni contraddittorie e disconnettendosi ad intermittenza.

    Qualcuno avrebbe potuto malignamente supporre che il malfunzionamento potesse essere stato causato dalle numerose volte in cui la ragazza aveva lasciato cadere contro il pavimento l’apparecchio cellulare.

    Qualcuno avrebbe potuto anche puntigliosamente sottolineare che avrebbe potuto essere nello specifico la caduta avvenuta giusto la scorsa notte mentre lei era di pattuglia in veste di vigilante.

    Era un accusa ingiusta, avrebbe protestato la ragazza. Era stato un incidente inevitabile.
    Un incidente piuttosto frustrante e in parte imbarazzante avrebbe potuto aggiungere.
    Normalmente era ben attenta a conservare il cellulare al sicuro nel suo Nexus durante le sue uscite da vigilante. Ed anche la notte scorsa era stato così. Ma era stata una nottata fiacca senza alcuna traccia di azione o movimenti interessanti, ed in un momento di noia, mentre era appostata in vicolo aveva tirato fuori l’apparecchio per controllare i messaggi.

    Fu in quel momento che inavvertitamente un gatto fece cadere un bidone alle sue spalle facendola trasalire e nello sgomento perdere la presa sul cellulare che fece un tuffo sul cemento del marciapiede.

    Sul momento era stata sollevata nel non scorgere alcun danno apparente all’apparecchio – ma cominciò a sospettare che forse si era danneggiato più di quanto avesse temuto.

    O forse si era solo risentito per la sua incuranza e la stava intenzionalmente sabotando per vendetta.

    In entrambi i casi Sakiko si trovava momentaneamente sperduta nel centro di Akihabara guardandosi attorno smarrita come una bambina che ha perso i genitori al centro commerciale.
    In quel momento rimpianse di aver chiesto al suo autista di lasciarla raggiungere la sua destinazione a piedi per non attirare l’attenzione.
    Sospirò sconsolata – come ultima risorsa disperata avrebbe potuto chiamare Gabriel per farsi dare indicazioni. Ma il suo orgoglio testardo detestava l’idea di esporsi a potenziali prese in giro.
    Il rapporto con lui era già abbastanza strano e inusuale – era cominciato in maniera piuttosto bizzarra e imbarazzante per lei e ancora non era sicura di come definire la loro amicizia.

    Avrebbe considerato quell’opzione solo come ultima spiaggia – ma era anche vero che era ormai già in ritardo sull’orario pattuito e le sue opzioni alternative risultavano praticamente inesistenti.

    La ragazza si guardò attorno esasperata in cerca di un qualsiasi punto di riferimento. Fu in quel momento che le ritornò alla mente che Gabriel invitandola a visitare un negozio da “geek” aveva menzionato che si trattava di un edificio a due piani di un vistoso blu.
    Lo sguardo della ragazza s’acuì in cerca dell’edificio – in fondo non poteva essere così lontana, no?

    E per sua fortuna effettivamente sembrava essere così. Scorse un edificio blu ad un paio di traverse di distanza dal lato opposto della strada in cui si trovava.
    Subito s’incamminò a passo rapido verso quella direzione pregando che non si trattasse di una crudele coincidenza. Avrebbe anche corso per non prolungare ulteriormente il suo ritardo, ma indossava una gonna che limitava drasticamente la sua mobilità.

    In retrospettiva avrebbe scelto un outfit più comodo per presentarsi all’appuntamento – in particolare avrebbe scelto qualcosa di più leggero. Nonostante fossero ormai alle porte di Novembre la temperatura di quel giorno era fastidiosamente alta e il giubbino imbottito che indossava si stava già trasformando in una sauna. Anche la sua testa cominciava ad arroventarsi – non per lo sforzo celebrale – ma perché indossava un cappello da baseball e una parrucca. La parrucca bruna era un ovvia necessità per attirare attenzioni indesiderate e ormai si era abituata ad indossarla con naturalezza.


    Eventualmente riuscì a raggiungere il famigerato edificio blu e con suo grande sollievo scorse la figura di Gabriel lì di fronte che gli diede conferma di essere arrivata sul posto giusto.
    La ragazza approcciò Gabriel ansimando leggermente «Hey, uff… ciao, scusa il ritardo. Mi ero… uff – quasi persa.» – spiegò sfilandosi il cappello dalla finta chioma bruna e usandolo per sventolarsi il viso accaldato.







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    « Ti sta bene questo colore ♠ ​»

    L'accolse senza soffermarsi sul leggero ritardo. Da quando aveva Akahito come partner di vita e di business, imprevisti come quelli erano lievi in confronto. Preferì commentare sulla capigliatura bruna, novità rispetto alla prima notte spesa assieme.

    « Non hai caldo, though? ​»

    Disse una volta notato il rossore che colorava il volto della donna. Gabriel vestiva decisamente più in linea con la temperatura, indossando solo una camicia navy e pantaloni grigi di lino.

    « Troviamoti un posto dove apprendere la giacca, dopodiché puoi raccontami delle tue ultime avventure ♦ ​»

    Con un sorriso e un cenno del braccio sembrava volerla trasportare nel flusso di un fiume, spingendosi immediatamente alla porta d'ingresso. Lì sfregò i mocassini neri al tappetino che recitava "WELCOME", ed entrò con la stessa disinvoltura con cui una persona entrava in casa propria.

    Varcata la soglia, Saki avrebbe potuto ammirare il corridoio d'ingresso. Più lungo che largo, eppure abbastanza ampio da equivalere a due corsie di un supermercato, difficilmente si sarebbe intasato.

    A destra e a sinistra entrambe le pareti erano coperte con alti scaffali di legno, riforniti da pavimento a soffitto di deck e booster pack per i card-game più popolari, set per innumerevoli giochi da tavolo o di strategia. Tappezzavano entrambi i muri perché disponevano di ogni cosa, e avrebbero potuto piazzare altro in mostra se non avessero dovuto lasciare gap per le finestre.

    Sembrava di addentrarsi nella tana del bianconiglio.

    « Benvenuti all'Heart odyssey! ​»

    Squillò una voce amichevole alla loro sinistra. La donna dietro la cassa si presentò con un inchino ad entrambi, riservando un certo sguardo d'intesa per l'azzurro.

    « Sono Yuki. Posso esservi utile stasera? ​»

    Era professionale non solo nel modo di porsi ma anche nell'uniforme, perfettamente conformante alle sue misure e ispirata dall'abbigliamento di Hisoka all'Èclipse: Camicia bianca sotto e panciotto blu in superficie, abbinato al colore del papillon e dei pantaloni.

    « Un attaccapanni per la signorina, magari. ​»

    Non se lo fa ripetere due volte. Avvicina la cantante e aspetta il suo consenso, prima di sfilarle l'indumento con movimenti chirurgici e un tocco di velluto.

    Intanto Sakiko avrebbe potuto darsi un'occhiata attorno. Al lato della cassa c'era il primo dei due varchi per uscire dal corridoio. Portava all'enorme stanza da gioco, uno spazio rifornito di tavoli e sedie e tanto altro, che volendo poteva essere prenotato in anticipo. Con un po' di fortuna la clientela un giorno sarebbe stata tale che non ci sarebbe stata altra opzione se non combattere per uno slot a due settimane di distanza.

    All'altro capo dell'edificio invece s'intravedevano le scale d'accesso al piano di sopra. Lassù avrebbero trovato chicche e sorprese per cui forse Saki sarebbe stata anche più entusiasta.
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    Sakiko Yumeno

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    Sakiko, cercando di ricomporsi dalla breve corsa, guardò per un momento con aria perplessa Gabriel, non comprendendo a che “colore” si riferisse. Solo un secondo dopo, quando l’ossigeno ritornò a fluire nel cervello, la ragazza realizzò cosa intedesse e alzò lo sguardo verso la chioma sintetica che le copriva la testa “Ah – intendi questa? Grazie, ormai quasi non ci faccio più caso quando ne indosso una. Ho scelto un colore poco vistoso che passasse inosservato.” – spiegò arricciando una ciocca sulla fronte fra i polpastrelli di due dita. Spostò poi lo sguardo sul suo accompagnatore con espressione divertita da un idea che le era appena sovvenuta “…la prossima volta ne potrei indossare una di colore azzurro come i tuoi, cosi magari ci scambiano per fratelli.” – ridacchiò.


    “Sì, fa più caldo di quanto avevo prospettato. ”
    – concesse in risposta alla domanda seguente. Si slargò un po’ infastidita il collare del cappotto per fare arrivare un po’ di aria fresca sul collo, già fastidiosamente perlato di sudore a causa dell’effetto sauna causato dal suddetto cappotto.
    "...e non avevo neanche prospettato di dover correre in gonna." – aggiuse con fare frustrato – “Fortunatamente mi sono vestita a strati quindi mi basterà togliermi il cappotto quando saremo dentro.” – spiegò in maniera abbastanza pratica seguendo senza fronzoli l’invito di Gabriel ad entrare nel famigerato negozio.


    Mentre camminavano attraverso la soglia dell’entrata, Sakiko sostò brevemente sul tappeto per imitare Gabriel nel pulirsi le suole delle scarpe sul tappeto ed eseguendo in maniera automatica un piccolo inchino di cortesia. Seguì a ponderare brevemente ad alta voce “Le mie avventure? Non saprei, non credo ci sia molto di interessante da raccontare questa settimana…” – ovviamente non prendendo in considerazione di sbandierare le sue imprese clandestine da vigilante. Era in termini amichevoli con Gabriel, ma di certo non era ancora a quel livello di confidenza che comportasse abbastanza fiducia da confessargli di infrangere quasi quotidianamente la legge andando in giro di notte in cerca di criminali da consegnare alla giustizia.

    Ad essere onesti, era probabilmente un livello di confidenza che non avrebbero mai raggiunto. Le persone che di cui si fidava abbastanza si sarebbero potute contare su una mano monca di due dita. Perfino con Morrigan aveva mantenuto il segreto finché non era stata costretta dalle circostanze.

    E le andava benissimo così. L’ultima cosa di cui aveva bisogno di implicare amici e conoscenti nelle sua attività clandestine. Preferiva mantenere al meglio che poteva una linea distaccata fra la sua vita da civile e quella da vigilante.

    Perciò si limitò a raccontare le sue attività più ordinarie “…ho preso parte ad un ammutinamento di pirati, ho preso il tè con uno Shogun e –ah, sono stata tragicamente morsa da uno zombie. Quello è stato piuttosto triste e commovente.” – raccontò con una nota di malinconia rammentando la sua drammatica morte.

    Inutile dire che il termine “ordinario” assumeva un significato molto più flessibile quando si era un attrice in carriera che lavorava a numerosi progetti per film, spettacoli teatrali e serie tv.



    Si interruppe nel mezzo soffermandosi ad osservare il corridoio di ingresso del negozio le cui mura erano tappezzate di scaffali stracolmi di merce a perdita d’occhio. Sembrava trattarsi per lo più di giochi di carte e giochi da tavolo con cui la bionda non aveva familiarità, in quanto erano giochi che richiedevano almeno due giocatori in presenza fisica e Sakiko tristemente non aveva mai avuto nessuno con cui condividere simili passatempi.
    Lo sguardo della ragazza si spostò invece sulla commessa che l’approcciò per darle il benvenuto. Sakiko istintivamente accettò il benvenuto ripetendo nuovamente un piccolo inchino di cortesia, drizzando correttamente la schiena e portando le mani davanti al grembo.

    Esitò un momento prima di consegnare il suo soprabito – non perché non si fidasse della commessa o altro, ma semplicemente perché era ormai sua abitudine disporre di abiti e accessori direttamente con il suo Quirk. Perché affidare le proprie cose a degli estranei quando lei stessa era il suo comodo armadio personale ambulante?


    Ciò detto, per ovvi motivi era un abitudine che era meglio non ostentare in pubblico, quindi seppur con filo di riluttanza Sakiko consegnò il suo cappotto e il suo cappello alle cure della commessa e ritornò alla sua conversazione con Gabriel – “Er- cosa stavo dicendo? Ah- sì, morsa da uno zombie, molto tragico. Poi ho giusto passato la maggior parte del tempo nello studio di registrazione a lavorare sul mio prossimo album.” – aggiunse con leggerezza – “Tu invece? Cosa hai combinato ultimamente? Hai fatto tutto il misterioso dicendo di essere costantemente occupato in un progetto importante.” – lo punzecchiò lasciando trasparire la propria indole curiosa.







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    Poche cose – pochissime – gli avevano provocato tale soddisfazione da quand'era Gabriel. Vedere Sakiko sorridere, inchinarsi nei confronti di Yuki mentre essa le sfilava dolcemente la giacca, e la bionda ringraziava, ignara del sangue di cui quelle soffici mani fossero sporche.

    Sotto l'ombrellone dell'azzurro c'era di tutto: uno scippava, l'altra uccise il marito, l'altro ancora era uno spacciatore, e così via. Aveva fatto collezione dei crimini più disparati.

    Eppure aveva osservato chiunque da studenti ad anziani rivolgere gli stessi sorrisi a quei malviventi, persone su cui avrebbero sputato sapendo cosa nascondesse il loro passato. Avvolgerli nel giusto contesto scioglieva ogni pregiudizio.

    Quel risultato lo portò a sorvolare sul poco "impatto wow" ottenuto dalla ragazza di fronte a quel bendidio di prodotti in vendita. L'aveva previsto, lei non era quel tipo di cliente. L'azzurro sapeva il primo piano fosse funzionale avendo ricevuto il giusto feedback da altri appassionati, Usaki era stata convocata proprio perché fosse diversa.

    « Ugly business diventare zombie. Meno male che ti sei ripresa! ​»

    Rispose reggendo il gioco della ragazza, adeguandosi al tono truce con cui raccontò l'avventura. Anche lei si era data da fare nell'ultimo periodo, nonostante tra i due fosse l'unica in grado di raccontarlo apertamente. Gabriel avrebbe dovuto ammorbidire il contesto per cui aveva lanciato un intero albero a Shinjiro, o il fatto che l'edificio circostante si ergeva su fondamenta di malvivenza.

    « Sfortunatamente ancora non ti ho vista recitare. Né sentita cantare, se non per... Il karaoke... ​»

    Soffriva occasionali incubi al riguardo.

    « Avrei voluto ma il mio tempo libero ormai scarseggia. E poi non saprei da dove cominciare, hai raccomandazioni dal tuo repertorio? ♣ ​»

    La guidava con discrezione lungo il "viale" tappezzato di scatole e contenitori, facendosi strada abbastanza lentamente da studiare ogni scaffale che li circondava.

    « Well, del mio progetto potrei raccontarti un sacco... Ma devi saper mantenere un segreto ♥ ​»

    Si voltò con fare giocoso verso di lei, posandosi un indice solenne sulle labbra.

    « Ti ricordo che ho ancora la tua felpa in ostaggio. ​»
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    Sakiko Yumeno

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    Dopo aver lasciato alle spalle imbarazzo e convenevoli all’ingresso insieme al suo soprabito la ragazza seguì Gabriel assumendo gradualmente un modo di fare più casual e meno teso, che con la sua naturalezza era abbastanza vicino a quello della Sakiko ubriaca che l’azzurro aveva avuto il piacere di conoscere al primo incontro. Ma piuttosto che ebbra di alcool la show girl era semplicemente mossa dalla sua indole spontanea e spensierata che sforava facilmente nel bambinesco. La ragazza quando si sentiva a suo agio era piuttosto incline a spostare la sua attenzione a destra e a manca, seguendo qualunque cosa attirasse la sua attenzione.
    In breve Sakiko divenne come un bambino in un letterale mondo di balocchi.

    Seguì Gabriel quasi saltellando al suo fianco sostando di tanto in tanto per esaminare un articolo che aveva attirato la sua attenzione. «Ah, una mia raccomandazione?» – sbottò con fare sorpreso mostrando una smorfia imbarazzata – «Ow, non sono brava a raccomandare miei lavori… è piuttosto imbarazzante e sto sempre in ansia nel dubbio che poi piacciano o meno.» – spiegò brevemente chinandosi di fronte ad una fila di scaffali – « Morirei di vergogna se ti raccomandassi qualcosa e poi tu mi dicessi che non ti è piaciuta.» – aggiunse facendo una smorfia tragica e nascondendo per un momento il viso fra le mani…


    …poi neanche un istante dopo esclamò «Uh! Questo sembra carino!» – disse recuperando un piccolo box da uno scaffale e alzandolo sopra la propria testa come una sorta di trofeo – «Che cos’è? Il design sembra super-cute!» – esclamò quasi sbattendo in faccia a Gabriel il box che sembrava contenere un set di trading cards a tema di magical girls. Sulla fronte della confezione si trovava la raffigurazione di un gruppo di ragazze in uniformi variopinte in posa di battaglia.
    Benché la ragazza non avesse infatti particolare interesse nella parte strettamente ludica dei giochi di carte e affini, era però una scalmanata collazionatrice che non badava a spese quando si trattava di raccogliere ogni tipo di carta, figurina o altro collezionabile che pizzicava il suo interesse.
    Nel suo appartamento aveva un intera stanza dedicata a raccogliere tutti gli articoli collezionabili che Sakiko finiva per collezionare senza mai considerare di usarli per effettivamente giocare.

    Quasi senza neanche dare a Gabriel il tempo di rispondere la ragazza senza particolare indugiò gli mollò fra le mani il box e ritornando ad esaminare gli scaffali in cerca di articoli di suo gusto.



    Quando poi la conversazione andò a toccare la fantomatica “attività segreta” che sembrava aver tenuto cosi tanto occupato l’azzurro Sakiko interruppe momentaneamente la frenesia da shopping e si voltò alzando gli occhi con fare indisposto «Ah, ecco anche te a fare tutto il misterioso! Perché voi uomini state sempre lì a fare i misteriosi con questo o quel segreto. E nella maggior parte dei casi poi magari sono solo cose sconce…» – si lamentò senza riflettere riferendosi specificamente al suo amico americano Joshua piuttosto che a Gabriel lì presente.

    Il collegamento con l’americano fu flebile e breve ma quel pensiero bastò per farla saltare ad una conclusione affrettata e farla mettere sulla difensiva. Si ritrasse leggermente arrossendo con espressione imbarazzata e borbottò preventivamente «Aspetta – non è qualcosa di sconcio, vero? Te l’ho detto che non sono quel tipo di ragazza…» – senza esattamente avere neanche un idea concreta di cosa di “sconcio” avrebbe potuto trattarsi in quel contesto.

    Forse Gabriel era stato impegnato a collezionare articoli di natura sconcia e adesso voleva condividere con lei la sua collezione? Era per questo che l’aveva invitata qui? Era qui per incoraggiarla a cominciare una collezione analoga?


    Realizzando che il suo cervello si era perso in una tangente improbabile la ragazza cercò di ricomporsi e cercò di riportare la conversazione sul binario di partenza «Io- Ecco- Ad ogni modo…» – indugiò per qualche secondo annaspando nel tentativo di ritrovare un appiglio sensato e poi finalmente lo trovò assumendo un espressione stoica – «…sì, certo che so mantenere un segreto. Ti sembro una che non sa mantenere i segreti?» – chiese con fare quasi offeso ma poi sembrò dubbiosa su quella domanda–«No, aspetta, non rispondere…» – si affrettò a ritrattare mossa dal presentimento che probabilmente preferiva non sapere la risposta.

    Cercò comunque di darsi un tono e ostentare sicurezza assumendo una posa risoluta con le mani poggiate sui fianchi «Sappi che sono bravissima a tenere i segreti. Ti stupiresti di quanti segreti so tenere!» – si vantò incautamente non riflettendo che quella era proprio il tipo di affermazione che minava la sua credibilità.





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    SPOILER (click to view)
    Ok, direi che sia il caso di rinnovare le mie scuse anche qui, come ho già menzionato nel mio post di ritorno nella role con ddraig potrai dividerti con lui il mio figlio primogenito come casuale per il tempo perso. Nel frattempo ti ringrazio per la pazienza e la comprensione. Thank you :flower:
     
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    Spesso rifletteva sulle nuove compagnia, su quanto diversi fossero i circoli che frequentavano Hisoka e Gabriel. Il primo si circondava di lupi e volpi, individui scaltri e sempre schermati da qualche doppio o triplo fine, indipendentemente dai loro scopi. L'azzurro invece – magari per coincidenza? o per un desiderio subconscio? – si trovava spesso al fianco di persone... Meno furbe.

    Nessuna delle vecchie conoscenze avrebbe mai saltellato così spensieratamente di scaffale in scaffale, Sakiko emanava un'innocenza che toglieva ogni dubbio sui desideri della ragazza. La sua non era un'esistenza calcolata.

    L'avrebbe definita "noiosa", una volta, proprio per la mancanza di strati che il Jester potesse divertirsi a scalpellare. Stranamente oggi quel tipo di persona lo rilassava. Si era proprio rammollito se riusciva a godersi la comodità di abbassare la guardia.

    « Aww~ Allora prometto che anche se qualcosa non mi piacesse ti mentirei spudoratamente e direi d'amarlo ♥ ​»

    Scherzò con palese ironia in risposta all'imbarazzo della compagna. Sarcasmo a parte era probabile i suoi lavori non l'avrebbero smosso da una parte o dall'altra. Non era fan di film o musica... Però qualche documentario visto con Akahito se l'era goduto, così come il canto della bionda stessa in limousine.

    In entrambi i casi sospettava fosse la compagnia l'ingrediente segreto.

    L'interesse della donna venne carpito da qualcosa che solo lei poteva vedere... Finché non estrasse proprio quella scatola. E in un istante Gabriel sbiancò.

    Senza alcun riguardo per l'espressione spiritata che ora invadeva il volto dell'ex-Villain lei gli schiaffò la box in mano, che tra le sue dita bruciava come ferro rovente. Lui immobile, occhi sgranati, subiva inerme lo sguardo crudele di una delle ragazze stampate sul cartone. Il suo sorriso era una minaccia.

    « ...Tanoshī Itami – A pleasant pain. ​»

    Mormorò il titolo della serie con l'esitazione di chi pronunciava l'incantesimo di un'antica maledizione. Leggere quei kanji sulla scatola estratta tra tante altre del suo ordine all'ingrosso quasi lo mandò in iperventilazione. Non sempre erano descritti tutti gli item contenuti in un grosso bulk a tema... Avesse saputo della sua presenza si sarebbe tenuto ben lontano.

    E ora era costretto a dar rifugio e quelle Mahou Shoujo proprio nel suo stesso negozio, una punizione degna di una tragedia greca. Non avrebbe bruciato i soldi di Akahito gettandole nella spazzatura, e per quanto desiderasse liberarsene, voleva risparmiare qualche povero ignaro dal possederle e subire il suo stesso destino. Per questo le imboscava dov'erano meno visibili.

    Ma ogni artefatto malefico che si rispetti sa incatenarsi a nuove vittime.

    « È... Un gioco malato. Tra i più sadistici, crudeli, e contorti mai congeniati dalla mente umana. ​»

    Ne parlava con il sussurro di un reduce di guerra, senza ancora aver distaccato la sua attenzione dalla copertina, dalle ragazzine che come un vortice rischiavano d'inghiottirlo un'altra volta.

    « ...Il solo e unico gioco di carte che è riuscito a sconfiggermi. Tutti gli altri li ho abbandonati per noia, loro no... Ho gettato la spugna. Ad oggi devo ancora trovare un sistema che lo rivaleggi in complessità, difficoltà, o spietatezza. ​»

    Una ferita dolente al suo ego dal quale non si sarebbe mai ripreso del tutto. Ci aveva sbattuto la testa per troppo tempo cercando invano di carpire un ordine dalla sua follia, senza risultati. Dietro a quei bei faccini, dietro ad un franchise così collezionabile e ben prestato al merchandise, giaceva in agguato un oceano d'intricate meccaniche.

    Nelle mani dei suoi giocatori più esperti gettava vergogna su giochetti come scacchi o shogi.

    « Ascoltami!– ​»

    D'improvviso la sua mano scattò verso la sua, afferrandola per il polso ma senza violenza.

    « Qualsiasi cosa tu faccia... Non aprire nemmeno il libretto d'istruzioni. Colleziona le carte, compra i peluche, fai tutti i cosplay che vuoi... E non spingerti oltre. ​»

    Le riconsegnò l'occulto scrigno, poggiandolo con gentilezza sul suo palmo come stesse maneggiando una granata. E non appena mollò la presa il suo intero corpo fu visibilmente percorso da un brivido. Davvero sentiva come essersi scrollato di dosso un malocchio, e il suo umore si sollevò quasi immediatamente.

    « ...Però hai ragione, sono molto cute~ ♣ ​»

    Disse sforzando un sorriso per svoltare argomento. E gli argomenti che interessavano a lei erano più inappropriati di ciò che solitamente forniva Gabriel.

    « Una persona più maliziosa direbbe che riveli un sacco di te il fatto che quelli siano stati i tuoi primi pensieri. ​»

    Le rispose con un ammiccare un po' divertito, sentendo che la prima ipotesi di Usaki sul mistero dell'azzurro fossero "cose sconce". C'erano poche persone meno colpevoli di lui verso certe accuse.

    Raggiunto il capolinea del corridoio e adocchiate con cura le ultime scatole, Gabriel la guidò su per le due brevi rampe di scape che conducevano al piano di sopra. Proprio appena dopo il giurin giurello della ragazza su quanto fosse capace a custodire un segreto... Gossip verso cui forse avrebbe perso interesse, messa faccia a faccia con la seconda metà dell'Heart Odyssey.

    Vennero accolti da una statua a misura uomo della mascot di un famoso gioco di carte, un draghetto arancione più alto della bionda posato lì vicino all'ultimo gradino. Chi non vedeva nei "giochi" lo stesso potenziale di Gabriel ma aveva varcato la soglia del suo negozio... Probabilmente era disposto a spendere molti, molti yen in tutti i gadget associati a quel mondo.

    Tra gli scaffali che si estendevano davanti a loro come in un supermercato avrebbero trovato merchandise di ogni tipo, dai portachiavi alle tazze ai pupazzi alle statuette, ogni cosa anche solo tangenzialmente associata a qualsiasi proprietà che fosse mai stata adattata in un gioco di carte o da tavolo. Categoria che – inevitabilmente – coinvolgeva molti videogiochi o serie animate... Se Yumeno apprezzava il mondo "cute" quanto quello "geek", lì avrebbe avuto pane per i suoi denti.

    « Se t'interessa qualcosa probabilmente riusciamo a fari lo sconto, siccome stai simpatica al proprietario. ​»
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    Sakiko Yumeno

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    Sakiko s’irrigidì di colpo e distolse la sua attenzione dagli scaffali e loro merce allettante per volgere un occhiata contrariata al suo compagno di shopping. La ragazza subito ribatté seriamente a quella che invece lui aveva inteso come un uscita ironica «AH – NO, quello mai! Quella è la cosa peggiore!» – lo rimproverò puntandogli contro un dito ammonitore sulla cui punta svettava una lunga unghia finta laccata di rosa shocking.
    «L’ultima cosa che mi serve nella vita è un altro ruffiano, preferisco sempre e comunque un opinione sincera anche se negativa!» – incalzò animatamente. In fondo Sakiko aveva passato ormai passato la maggior parte della sua vita a lavorare in un mondo dove menzogne e falsità erano all’ordine del giorno. Non le erano mai mancate sin da piccola le persone dai sorrisi falsi e le parole di plastica che l’avevano avvicinata solamente per ottenere qualcosa da lei – che questo fosse un po’ di luce riflessa dei riflettori, una raccomandazione o semplicemente ottenere il favore della figlia di un produttore importante.

    Crescere in quell’ambiente aveva in un certo senso affinato indirettamente le sue tecniche di recitazione, costringendola ad imparare a riconoscere il linguaggio del corpo e le parole non dette di questi mistificatori di amicizia e ammirazione. D’altro canto l’aveva resa piuttosto insofferente verso i complimenti di circostanza anche quando rivolti con buone intenzioni e l’aveva portata ad apprezzare chi invece si rivolgeva a lei con schietta sincerità anche se poteva essere sgradevole.
    In un mondo dove tutti portavano una maschera la ragazza preferiva la compagnia di chi aveva il coraggio di affrontare la vita a viso aperto.
    Era probabilmente per questo uno dei motivi per cui aveva finito per diventare amica di qualcuno come Joshua Grant, per quanto la infuriasse la maggior parte di quello che usciva dalla sua bocca.
    Ad ogni modo la ragazza soppresse il suo sfogo e si ricompose e si limitò ad aggiungere «Guarda se vuoi vedere qualche esempio del mio lavoro ti basta digitare il mio nome nella ricerca di YouTube – ci sono diversi video e clip che sono piuttosto popolari. Anzi pensandoci meglio –»

    La ragazza si interruppe considerando brevemente un idea che le era appena balenata in mente e poi mostrando seguì a suggerire –«…fra un paio di mesi rilascerò il mio primo album da non-idol. Non so se sarà buono o meno ma sarà… beh sarà probabilmente il primo progetto che rispecchierà effettivamente ciò che sono e quello che so fare.»
    La ragazza indugiò arrotolando nervosamente una ciocca di capelli fra le dita e mostrando un po’ di titubanza e imbarazzo aggiunse «Quindi insomma, se proprio vuoi vedere quello che faccio per lavoro penso che quello sarà il modo migliore di mostartelo.»

    […]

    Ancora una volta Sakiko distolse la sua attenzione dalla merce degli scaffali per rivolgerla invece sull’azzurro che inaspettatamente ebbe una reazione piuttosto tesa e funesta in risposta al gioco che lei gli aveva posto fra le mani. Gabriel infatti sembrò rivivere un profondo trauma alla vista delle magical-girls raffigurate con un design totalmente innocente ed innocuo.
    Sakiko conosceva l’uomo da poco tempo quindi non poteva dire di averlo inquadrato a pieno, ma fino a quel momento gli aveva dato l’idea di una persona piuttosto imperturbabile, quindi quella sua reazione cosi intensa per un mero gioco di carte la spiazzò leggermente.
    Alle sue parole la ragazza prima squadrò lui poi la scatola come se improvvisamente avesse il dubbio che i due stessero vedendo la stessa cosa. La ragazza inclinò anche la testa di lato nel dubbio che magari con un cambio di prospettiva le adorabili magical girls raffigurate le sarebbero apparsi come orrendi mostri portatori di miseria e disperazione.

    …ma no, le ragazze ai suoi occhi rimasero carine e innocue. La ragazza alzò uno sguardo sospettoso considerando la possibilità che Gabriel la stesse semplicemente prendendo in giro. Ma se era quello il caso la ragazza avrebbe dovuto raccomandarlo per qualche ruolo teatrale perché quella era uno delle espressioni di paura e angoscia più credibili che avesse mai visto.

    «Dici sul serio? Sembra piuttosto normale a me. Aspetta…» – rispose con fare dubbioso e studiando la scatola fra le mani dell’azzurro. Poi le sovvenne una realizzazione e un idea – il tipo di idea che dimostrava che a volte la svampita ingenuità della ragazza poteva avere dei risvolti intrinsecamente sadici.
    «…se tu ci sai pure giocare, questo vuol dire che se lo prendo potremmo anche giocarci insieme!» – esclamò battendo le mani con fanciullesco entusiasmo e facendo dei saltelli sul posto «Super! Che fantastica idea!» – aggiunse come se fosse stato lo stesso Gabriel e non lei a suggerire l’iniziativa.

    […]
    « Una persona più maliziosa direbbe che riveli un sacco di te il fatto che quelli siano stati i tuoi primi pensieri. ​»

    La ragazza arrossì violentemente di fronte a quella implicita allusione e assunse un espressione di muto oltraggio. Ma resto muta per poco. La ragazza infatti visibilmente imbarazzata e oltraggiata cercò subito di difendere il proprio onore «AH!? Stai insinuando che sono io la persona dalla mente sconcia!? Assolutamente no! Non sono mica una pervertita!» – protestò animatamente e continuò – «L’unico motivo per cui prendo queste cose in considerazione è perché inevitabile con il lavoro che faccio. Non hai idea di quello che mi mandano certi fan nei social e attraverso la posta.»

    Ed effettivamente anche la ragazza non aveva del tutto idea di quello che riceveva. Ricevere quel tipo di attenzioni era inevitabile per una ragazza, figurarsi per una che viveva al centro dell’attenzione pubblica. L’agenzia e il padre di Sakiko si erano prodigati al loro meglio per tenerla all’oscuro di questo aspetto della celebrità, ma inevitabilmente a causa di un paio di sviste e in un paio di casi della ingenua curiosità della ragazza stessa Sakiko aveva finito per scorgere almeno un paio di esempi che avevano decisamente lasciato una significativa impressione nella sua mente, abbastanza da non sentire il bisogno di vederne il resto.

    Fra una chiacchiera e l’altra i due eventualmente raggiunsero la fine del primo corridoio e Gabriel guidò la ragazza al piano di sopra dove avrebbero trovato la seconda sezione del negozio, quella adibita a merchandise da collezione come action figures, statuette e affini.
    I due vennero accolti dalla statua della mascotte di un gioco, un drago arancione dall’aspetto piuttosto noto anche per chi non era familiare con il gioco. Sakiko infatti lo riconobbe subito e spontaneo entusiasmo subito gli corse incontro indicandolo «Hey, questo lo riconosco! Guardo la serie da quando sono piccola!» – esclamò spostandosi a destra e sinistra per ammirare la riproduzione in scala. Poi senza esitazione estrasse il suo telefono e lo porse a Gabriel «Presto fammi una foto con lui!»– disse mettendosi prontamente in posa di fianco al drago, poggiando una mano dietro la statua e alzando l’altro con le due sollevate a “v” nel tipico segno di pace, un evergreen delle pose per foto lì in Giappone.


    Una volta avuta la sua foto la ragazza avrebbe potuto dare un occhiata comprensiva all’ampia selezione di merce in esposizione su quel piano e sì mostrò genuinamente impressionata «Oh, wow, c’è un sacco di roba cool qua su! Ci passeremo tutto il pomeriggio!» – esclamò con eccitazione.
    Al ché Gabriel le disse che il proprietario avendola in simpatia le avrebbe potuto fare uno sconto. Sakiko un po’ rapita dalla vista della merce e già adocchiando a distanza articoli che voleva esaminare rispose quasi distrattamente «Oh, davvero? Molto gentile da parte sua…» – poi gradualmente la realizzazione riuscì ad emergere nel lato conscio della sua mente e la ragazza aggrottò la fronte con fare perplesso – «…il proprietario? Chi sarebbe? Non mi pare di averlo visto in giro…» – disse dubbiosamente iniziando a guardarsi attorno come se si aspettasse che il proprietario fosse rimasto nascosto dietro qualche scaffale aspettando di essere menzionato per uscire fuori a presentarsi.





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    « Fra le tue carte sceglierai la migliore, e in un momento capirai il tuo valore. »
    La ragazza faticava col sarcasmo e l'ironia. Era qualcosa che Gabriel già aveva notato diverse volte, eppure non riusciva a trattenersi, forse perché gli stava scomodo doversi esprimere in maniera totalmente onesta. Mascherarsi era il suo stile, sia quando mentiva, che quando liquidava certe questioni con dell'assurdismo.

    Apprezzava l'onestà di Usaki – la rendeva spesso bizzarra, ma non in maniera noiosa – tuttavia faticava a ricambiare il favore. Stranamente ciò lo faceva sentire quasi una preda, come se Sakiko non gli permettesse di scappare grazie a qualche frase tagliente, ma lo prendesse e lo sbattesse a terra finché non rivelasse la sua mano.

    « Scherzavo, scherzavo~ ​»

    Disse sventolando all'aria con la mano.

    « Va bene, vedrò di ascoltarmi il nuovo album. Se dici che sia il primo a rispecchiarti davvero, eviterò le opere precedenti. Non riesco ad immaginarmi una versione di te filtrata... Per adesso sono contento dell'originale. ​»

    ♦ ♣ ♥ ♠

    Il secondo piano ebbe l'effetto sperato, cementando nella mente di Gabriel il successo delle sue speranze. Se una persona come lui approvava il ludo, e una come lei il merchandise, l'Heart Odyssey sarebbe stata una combo inarrestabile.

    « Cheeese ♥ ​»

    La immortalò in quell'immagine, così come tanti altri clienti si erano immortalati allo stesso identico modo, frettolosi di pavoneggiarsi sul loro social media di riferimento. Una strategia molto proficua che era stata Mirai a consigliargli, e aveva garantito al suo negozio una forte presenza online sin dal primo giorno.

    Nessuno degli ebeti che correvano a farsi foto realizzava d'essere una mosca nella sua ragnatela.

    « Ora capisco perché sei così ricercata ♣ ​»

    Restituendole il telefono le fece i complimenti, riferendosi alla sua carriera come modella, attrice, e in generale "bel faccino" da vendere.

    Anche in un contesto casual era stata in grado di mettersi in una bella posa, controllare la propria espressione facciale, e persino angolarsi con le luci di puro istinto per garantire lo scatto più perfetto possibile. Data la sua esperienza, non era scontato tutto ciò le venisse totalmente subconscio...

    O magari era semplicemente l'azzurro a cercare il motivo che spiegasse perché l'avesse trovata bella in foto, nonostante quel tipo di giudizi non fossero affatto nelle sue corde.

    Fu distratto da tali questioni con l'uscita sbalorditiva della bionda. In tutti i sensi negativi. Per un attimo restò a guardarla, dritto negli occhi, con le labbra semi-aperte tanto era incerto su come rispondere davanti al labirinto incomprensibile che si stava dimostrando la sua mente.

    « ...Credo che tu in realtà lo conosca. Anzi, potrebbe essere più vicino di quanto realizzi. Ci saranno voluti mesi di impegno e un lungo progetto per aprire questo posto, dopotutto. ​»

    Le voleva dare una seconda chance. Tutti si meritavano la possibilità di redimersi.
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    Sakiko Yumeno

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    Sakiko premiò con una smorfia imbronciata e uno sguardo di rimprovero l’idea di scherzo di Gabriel ma quando questo professò il suo intento di ascoltare il suo futuro album prossimo al rilascio il broncio si ammorbidì in un sorriso conciliatorio. «Ah! Fantastico! La considero una tua promessa! Se non manterrai la parola mi considererò estremamente offesa!» – rispose la ragazza con un cambiò repentino di tono, intimandolo ma con un tono scherzoso e amichevole che rendeva l’idea completamente opposta di quella che avrebbe dovuto essere una minaccia.


    La bionda si prestò con familiare praticità alla foto ma il sorriso della posa si piegò e gli occhi si sollevarono al cielo al sentire i complimenti dell’amico e sbuffò «Oh, per piacere – oggi giorno chiunque può apparire carino in foto con giusto un paio di nozioni di posa e qualche ritocco digitale.» – sminuendo la cosa con fare cinico. Recuperando il cellulare la ragazza esaminò la foto e annuì abbastanza soddisfatta. Non era perfetta, ma era passabile. Di norma avrebbe fatto almeno un'altra ventina di scatti per poter selezionare il migliore da postare nei social media. Ma quella foto non era destinata per quello scopo e l’ultima cosa che voleva il quel momento era guadagnarsi altre frecciatine e commenti da Gabriel avvallando l’immagine di “modella” che sembrava avere di lei.

    Essere trattata da “celebrità” o ricevere complimenti sul suo aspetto prettamente estetico era qualcosa a cui si era ormai abituata nel suo ambiente di lavoro. Ma quando qualcuno della sua esigua cerchia di amici non legata a quel mondo le faceva quello stesso tipo di complimenti le suscitava una sensazione strana e di disagio che spesso la portava a cercare di rinnegarli di principio.

    Questo era dovuto principalmente alle sue insicurezze e al timore di essere bollata come una persona vacua e vanitosa che non aveva meriti oltre quello di avere un bel faccino.
    Le parole “bella bambolina senza cervello”
    iniziavano a ronzarle nella testa in quelle occasioni spingendola a cercare di dimostrare il contrario per puro principio.

    Era anche questo il motivo per cui si era data tanta pena per lasciarsi alle spalle l’immagine di idol e voleva distinguersi per la sua musica e per il suo talento recitativo. Era per questo che si stava impegnando tanto a lavorare su questo album in uscita e che le premeva tanto che anche i suoi amici lo ascoltassero. Per lei era un po’ come presentare una parte di lei che non aveva mai potuto davvero esprimere liberamente.

    Quando poi la conversazione andò a vertere sulla fantomatica figura del proprietario del negozio la mente di Sakiko si dimenticò per un momento di paranoie ed ambzioni, per riempirsi invece di momentanea confusione e perplessità.
    Gabriel si stava chiaramente sforzando di cercare di comunicarle qualcosa parlando con fare vago e ambiguo, sottolineando con particolare enfasi specifiche parole intese ad aiutarla a capire di cosa stesse parlando.

    Inizialmente però anche questo secondo sforzo sembrò rivelarsi vano. La ragazza fissò con espressione spaesata l’amico corrugando la fronte nel cercare di risolvere quel bizzarro indovinello.
    Il suo primo istinto fu quello di controllare – con fare quatto quasi come a non volersi fare vedere da Gabriel che stava di fronte a lei – che il fantomatico proprietario non si stesse nascondendo alle spalle dell’amico, sporgendo leggermente di lato la testa per guardare alle sue spalle.

    Ma quell’approccio prevedibilmente non diede alcun frutto e la ragazza a quel punto si trovò costretta alla realizzazione dell’unica opzione rimasta. La ragazza inarcò un sopracciglio rivolgendo a Gabriel uno sguardo incerto «Aspetta… stai parlando di te? Sei tu… il proprietario?» – azzardò con titubanza temendo di star prendendo un granchio.





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    Si dice meglio tardi che mai, ma chiedo comunque perdono per la pausa sabatica (?). Spero che da qui in poi potremo entrambi continuare con regolarità.
     
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