In the Belly of the Beast

Kane fu in una certa misura sollevato e sorpreso dalla reazione ragionevole e moderata del suo superiore. Dalla idea che si era fatto di lui fino a quel momento si sarebbe aspettato qualche sgradevole ripicca per suggerito qualcosa di cosi oltraggioso per lui.

Ma si rimproverò per la sua stessa superfialità – era davvero stupido da parte sua sottovalutare cosi Kamiya. A prescindere dal suo aspetto e dai suoi modi di fare rimaneva il fatto che occupava una posizione di un certo prestigio all’interno di Aogiri. Per raggiungere una simile posizione un organizzione come quella di certo non poteva trattarsi di uno stolto impulsivo.
In un certo senso le organizzazioni criminali come quella di Aogiri erano quelle che più legittimamente applicavano una politica di meritocrazia: solo quelli che dimostravano di meritare il proprio posto al loro interno avevano modo di scalare la vetta. Tutti gli altri erano solo carne da macello.

«In ogni caso la curiosità non verrà mai punita, non qui.»

Questo era buono a sapersi visto che la curiosità era la principale debolezza di Kane.
Sicuramente nel corso della sua collaborazione con Kamiya avrebbe messo alla prova quanto la sua curiosità potessi spingersi oltre senza che il pavone dovesse venire meno alle sue parole.
Kane avrebbe dovuto testare con cura quei limiti. In quell'ambiente essere troppo curiosi poteva portarti a situazioni molto spiacevoli. “Curiosity killed the cat – but satisfaction brought it back” dicevano gli inglesi. Ma di certo il mercenario biondo non sarebbe stato in grado di tornare in vita. O quanto meno una "resurrezione" gli era già bastata.

«Capisco, ma cercare di sapere il più possibile è una abitudine recidiva. Specie perché nella mia esperienza nel nostro campo l’ignoranza si paga cara…» – rispose schiettamente. L’analogia sui pacchi regalo era un po’ fuori bersaglio con lui. Kane non era molto familiare con il ricevere pacchi regalo e ne avesse ricevuti di certo non li avrebbe aperti strappando la carta in maniera casuale e grossolana come un moccioso esaltato sotto l’albero di Natale. No, Kane si sarebbe armato di un buon taglierino e avrebbe sezionato con precisione chirurgica il festoso involucro. Avrebbe sciolto con cura nastri e fiocchetti per poi smembrare freddamente il resto in porzioni precise e simmetriche che poi avrebbe riposto da qualche parte per riutilizzarle in futuro per un pacco regalo che quasi per certo non avrebbe mai inviato a nessuno.
«…ma so anche che la discrezione e la pazienza sono qualità altrettanto preziose.» – aggiunse infine con fare accomodante implicitamente indicando che avrebbe accettato di attendere che fosse Kamiya a condividere le informazioni necessarie con lui quando lo avrebbe reputato più opportuno. Non che avesse comunque altra scelta.
Questo però significava che apparentemente il loro colloquio sembrava giunto alla conclusione. Kane non aveva altre domande da porre a Kamiya – quanto meno nessuno a cui lui sembrava intenzionato a rispondere e aveva l’impressione che anche il piccolo pavone non avesse momentaneamente altro da chiedergli.

Il colloquio aveva avuto i suoi alti e bassi – in particolare sembrava partito con il piede sbagliato – ma in generale Kane si ritenne moderatamente soddisfatto di quello scambio. Aveva avuto modo di farsi un impressione piuttosto chiara di chi fosse il suo supervisore e nonostante, ci fossero per certi versi profonde divergenze d’opinione fra i due, Kane aveva l’impressione che tutto sommato c’era del potenziale per una futura collaborazione efficiente.

Quanto meno contava di riuscire a mantenere un rapporto non ostile con Kamiya – cosa che sarebbe stata controproducente per lui sotto diversi punti di vista.
In virtù di questa osservazione interiore Kane a questo punto si alzò dalla sua sedia e si soffermò giusto un momento per stirarsi le pieghe dei pantaloni per poi con assertività calcolata esibirsi in un rispetto inchino da perfetta etichetta giapponese.

«Sono lieto di aver potuto parlare con lei, Kamiya-san. La ringrazio del tempo concessomi e dell’opportunità che mi sta offrendo. Sono sicuro che sarà interessante lavorare sotto la sua supervisione…» – recitò con formale voce monotona dopo essersi drizzato nuovamente in piedi e allungando la mano per offrire una stretta cordiale a Kamiya. Giusto alla fine le sue labbra si curvarono in un sorriso vagamente furbesco e il biondo aggiunse «…a questo proposito avrei giusto un ultima domanda: quando posso cominciare?»