Gehenna: The Gate

Role -- Kishou Sazama (Delin) x Hisoka Morow / Gabriel Daystar (Stan)

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    Non ho modo di inserirlo nel codice in maniera elegante, ma metto a verbale che Gabriel è al Livello 9, per favore dategli il bonus role :cat: La scheda è cliccabile dal nome.

    Questa role è il seguito diretto di un combat e una SQ, per chi vuole seguire la telenovela.


    Come se la stava passando Xander? Era l'intera mattinata che aveva l'uomo in testa, ripensando a tutte le volte che il Vice – o chi per lui – intervenne per fargli da balia. Impossibile non sentirsi almeno un po' adiacente al suo ruolo, ora che stava a Gabriel scagionare un ragazzo troppo sprovveduto per tenersi fuori dai guai.

    Peccato che l'azzurro non disponesse di tutte le risorse che il semi-boss aveva a portata di fischio. C'era un motivo se a Xander bastava tirare uno dei suoi tanti fili per risolvere i problemi, mentre l'ex-Jester sedeva scomodo intrappolato in quella sala d'attesa.

    Il cliente all'interno dell'ufficio vero e proprio si stava dilungando già di qualche minuto sconfinando nell'orario d'appuntamento di Gabriel. Sapeva che gli slot fossero assegnati anche tenendo in conto tali eventualità, ma ogni secondo aggiuntivo speso in quelle vesti era un ulteriore ago piantato nel cuore.

    Non si addobbava in giacca e cravatta da quando voleva far colpo su Morrigan. Nell'ultimo anno aveva preso più confidenza con certi abiti "normali", ma avrebbe sempre considerato quei completi ben più ridicoli di qualsiasi outfit giullaresco, oltre che infinitamente più scomodi e limitanti.

    Il completo bicromatico bianco-nero era stato "gentilmente" assemblato e offerto da Akahito stesso... Seppur sotto false pretese. Rivelare i veri intenti dell'acquisto l'avrebbe costretto a confessare la sua dipendenza segreta dall'XSQ, e il fatto che proprio quelle pilloline avessero dato vita all'intero disastro.

    Mai avrebbe sognato di soffocarsi nel tessuto volontariamente... Eppure ne andava del destino di Ailen, se sacrificare la propria comodità per qualche ora gli avrebbe garantito anche mezzo straccio di speranza in più, non poteva voltarci le spalle.

    Forse anche una buona presentazione non sarebbe bastata a distogliere l'attenzione dalla reputazione del Clown... Ma a quel punto erano rimaste poche opzioni, ovunque si voltasse.

    Che fosse far visita in prigione o assumere i servizi di un avvocato, soltanto l'identità di "Hisoka Morow" era riconosciuta dall'intero processo legale. E a parte il disagio che utilizzare tal nome portava all'azzurro, chi stava dall'altra parte spesso e volentieri ne condivideva il doppio.

    Gli studi legali che non gli avevano rifilato qualche scusa avevano semplicemente ignorato la sua richiesta. Se già il caso di Ailen era così debole da scacciare la maggior parte dei privati, il fatto che il suo unico sponsor fosse un Villain era il colpo di grazia, indipendentemente da quanto fosse pronto a sborsare.

    L'aternativa era un difensore di stato... Gabriel non aveva la minima intenzione di affidare il suo protetto alle cure del primo malcapitato, mandato lì dallo stesso sistema che aveva gettato il ragazzo dietro le sbarre in primo luogo.

    Ma cos'altro poteva fare, finché l'unico disposto a battersi per un caso praticamente chiuso fosse non altro che il King of Hearts?

    ...Tuttavia, se era lì imbambolato come un manichino, significava che almeno un'occasione ci fosse. La prima e probabilmente l'ultima. Un singolo individuo aveva accettato d'incontrarlo per discutere, spinto da motivi ancora ignoti ma su cui Gabriel non aveva il privilegio di riflettere troppo a lungo, viste le circostanze.

    Ammetteva d'aver considerato la possibilità che fosse un praticante fallito di terza categoria, disperato per dei clienti quando loro lo erano per un rappresentante legale... Però la sala d'attesa sembrava ben tenuta, e addirittura aveva investito in un paio di sedie comode da piazzare lì fuori.

    Sicuro la fregatura c'era, ma probabilmente non era finanziaria. Anche perché almeno un altro cliente l'aveva– Ah, eccola lì. La donna uscì dall'ufficio vero e proprio chiudendo la porta in legno alle sue spalle, e Gabriel in sincronia s'alzò dal suo posto.

    Attendeva che la prossima persona ad aprire fosse Sazama stesso... E intanto faceva pratica con varie gradazioni di sorriso. Prendersi l'impegno di vestirsi bene e poi rovinare la prima impressione con la sua solita espressione inquietante avrebbe vanificato ogni cosa.

    Tra i guanti presentava l'unica cosa appresso che non fosse bianca o nera: Il fascicolo in cartellina gialla. Fornitogli dalle autorità su richiesta e contenente al suo interno tutto ciò che Kishou avrebbe voluto sapere su Ailen e la sua situazione.

    Ma se il piano di Gabriel fosse andato in porto, non avrebbero avuto bisogno di tutte quelle scartoffie.
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    In quel momento Kishou stava ritmicamente tamburellando sulla scrivania di legno dello studio le dita, producendo un suono sordo e percettibile solo a lui. La signora Mizutani, aveva imparato col tempo a causa delle sue assidue visite all'attività dell'avvocato, era veramente una donna pettegola. Più grande di lui di tre decenni, sempre vestita di tutto punto e con una cuffietta verde in testa che la faceva sembrare una rana. Oltre che crearsi mille problemi sotto la cuffia, la signora aveva in mente la lista delle perplessità dei suoi parenti come se avesse annotato tutto con cura sulla carta di un taccuino. L'aveva spesso rassicurata che per le questioni minori bastava un colpo di telefono, per risparmiarle il disturbo di recarsi lì. Ed invece come se fosse un parente ricoverato in ospedale non si faceva sfuggire l'occasione di venire in studio, fare un paio di domande su uno dei tanti moduli che le servivano per l'attività del figlio o del marito, per poi cominciare a parlare della sua vita.
    Kishou non la comprendeva la gente così. A lui non dispiaceva farsi pagare per ogni consulenza ma ogni volta che la signora Mizutani chiamava poteva solo fare un sospiro a metà tra il sollevato e il preoccupato. Gli dava fastidio chiedere soldi inutilmente alla gente ma quella donna era capace di insistere sul pagare la cifra piena con la forza di mille uragani. E con altrettanta insistenza e regolarità gli chiedeva una volta sì ed una volta no se volesse andare a casa sua per cenare con la sua famiglia, proposta che ogni due settimane Kishou rifiutava gentilmente. Sia perché lo vedeva come un gesto inopportuno presentarsi a casa di una signora senza nemmeno aver fatto la conoscenza col marito, sia perché sapeva che si sarebbe trovato male in un ambiente non professionale. Gli piaceva, si ripeteva spesso, la barriera che si creava tra lui ed il cliente in modo da non doversi impegnare in maniera particolare dal punto di vista emotivo. Quelle frasi che gli uscivano dalla bocca come filastrocche imparate a memoria erano solo frasi fatte per fare stare bene l'altro, senza però entrare nel vivo della situazione. Impegnarsi a fare amicizia con qualcuno era qualcosa di estremamente stancante per lui ormai, forse per i nervi fragili a causa degli orari che faceva. Interiormente cercava di digerire il tutto e concentrarsi sul lavoro poiché i pensieri che gli mordevano il cervello si facevano sempre più pericolosi, come un falò che comincia ad espandersi troppo in mezzo alla foresta.
    Signora Mizutani, la ringrazio per essere venuta. Mi chiami se ha bisogno di qualcosa, intanto sbrigherò quel modulo tra un appuntamento e l'altro. Se c'era qualcosa che Kishou aveva imparato durante la sua permanenza a Tokyo e la sua conoscenza con la casalinga era che molte persone non la smettevano mai di parlare se non le si fermava al momento giusto. Tutti avevano bisogno di prendere fiato e riformulare i pensieri comunque e quell'istante era l'ideale per infilarsi in mezzo al discorso e rispondere a dovere o tagliare corto. Era quasi come una melodia da suonare in due e la Mizutani era decisamente uno di quei violinisti con poche pause drammatiche. Lui non sapeva in che strumento identificarsi. Forse un tamburo? Gli sarebbe piaciuto essere la bacchetta che dirige l'orchestra però. Mentre si alzava per aprire la porta alla signora, quella chiese con fare furbo se fosse occupato col lavoro come al solito e se avesse avuto qualche caso difficile ultimamente guardandogli le mani occupate da moduli.
    Come al solito mi capisce al volo. ━ L'avvocato dai capelli grigi sorrise, mentre dentro di sé si chiedeva come facesse quella vecchia a carpirgli quelle informazioni dal nulla. Qualcuno. Uno in particolare, ma non posso dirle altro. E no, non credo di poter venire neanche questa volta. Aggiunse a voce bassa. Anche perché non era sicuro di quanto gli avrebbe preso quella persona e voleva essere sicuro di non mettere fretta né a lui né a sé stesso.
    Il nome Gabriel Daystar non gli aveva suggerito proprio nulla inizialmente. Tralasciando la provenienza esotica che gli ricordava Hector, il suo nome poteva essere uno dei tanti americani che vivevano per qualche tempo in Giappone per lavorare e talvolta studiare. La prima idea senza forma di Gabriel fu quella di un occidentale che aveva commesso qualche sciocchezza durante la sua permanenza e se i casi precedenti aiutavano si trattava di qualche multa per disturbo della quiete pubblica. Non si riuscivano proprio ad abituare alle diverse norme sociali. Lo straniero gli avrebbe parlato di quanto fossero fin troppo rigide le leggi giapponesi, Kishou gli avrebbe dato ragione e sarebbe finita lì. Avevano comunicato solo tramite email e la sera aveva risposto con il solito lungo discorso di quello di cui si occupava, ciò in cui poteva aiutarlo e tanti altri abbellimenti per dire che doveva solo fornirgli i suoi dati ed avrebbero preso subito un appuntamento. La mail arrivò non troppo tempo dopo e lui si mise già ad accendere il PC per scrivere più comodamente rispetto allo smartphone.
    Nella penombra di casa sua non si sarebbe mai aspettato che il cliente avesse con sé dei documenti diversi il cui nome non corrispondesse alla firma nel messaggio. E soprattutto che il suo cliente fosse Hisoka Morow, tanto da fargli quasi cadere il computer dalle gambe. Lo schermo del portatile parlava chiaro e la prima cosa che fece fu strabuzzare gli occhi e pensare fosse uno scherzo di cattivo gusto. Ma non aveva idea di chi potesse essere stato, considerato che la poca gente che conosceva sembrava troppo impegnata per fare cose del genere. Ciò che fece immediatamente dopo fu rileggere la mail, ricontrollare i documenti per accertarsi che non fossero falsi e pensare perché un criminale del genere si dovesse proprio rivolgere a lui. Si ammonì, pensando che non poteva passare tutta la sua vita dietro le signore che avevano problemi a fare richieste per ristrutturazioni. Era normale che la clientela di un avvocato fossero persone che avevano problemi con la legge, ma lui si ostinava a desiderare di aiutare solo gli innocenti. E quel Morow era sicuramente colpevole, considerato che lo avevano condannato ed aveva pure scontato la sua pena.
    "Tutti meritano una seconda occasione però". Gli era uscito di bocca quella sera, ripensando alle parole brucianti di quel Joule. Ancora si poteva osservare la lieve colorazione diversa della pelle tutt'attorno ai polsi a causa della scottatura, anche se era una sfumatura così impercettibile che la notava a malapena lui. Si era fatto male quella sera e aveva spostato tutti gli appuntamenti di qualche giorno. A provare disagio però non era solo il corpo, ma soprattutto l'animo. Non riusciva ancora a capire se aggredire quel barbone fosse stata una scelta sbagliata o giusta ma aveva vissuto nel terrore per diverse settimane, convinto che la polizia si sarebbe presto presentata alla sua porta. Ma a nessuno importava di quel senzatetto come aveva intuito, a nessuno importava di un'aggressione in un vicolo e a nessuno importava di un uomo che poteva piegare gli oggetti. Odiava quel tizio mascherato per avergli messo quelle stupide idee in testa che non gli uscivano come mosche intrappolate in un appartamento, per avergli dato torto e per avergli fatto perdere di vista quella persona. Non aveva risolto nessuno dei suoi problemi provare dolore, solo un momentaneo stordimento dai suoi pensieri. Ma allo stesso tempo sapeva benissimo che non poteva ancora andare in giro a raccattare tutti i criminali della città fino allo sfinimento e aveva ragionato che forse, per ora, era meglio continuare ad osservare tramite il suo piccolo ufficio. Limitato nei clienti e nelle dimensioni ma abbastanza in basso per farsi notare da tutti.
    Buongiorno signor... Daystar. Si accomodi pure. Kishou uscì dalla porta con la signora Mizutani, la quale sembrò sbiancare vedendo un ragazzo dall'aria così furba e nobile come Gabriel. Probabilmente ne avrebbe parlato a cena con l'intera famiglia come minimo e già borbottava qualcosa uscendo, possibile futuro che già infastidiva l'avvocato. In realtà si stupì pure lui nel vederlo, più che altro perché pensava fosse ancora uno scherzo. Nonostante i capelli di colore diverso da quanto aveva visto online, sembrava proprio l'ex-detenuto che aveva morbosamente voluto incontrare. Non sapeva perché il signor Daystar o Morow avesse deciso di scegliere proprio quello studio, forse per necessità o per semplice mancanza di altre opzioni. Ma Kishou era decisamente curioso di incontrare una persona del genere, qualcuno che forse in un'altra occasione avrebbe rifiutato di aiutare o addirittura aggredito. Quell'Hisoka però era ora un cittadino libero a tutti gli effetti e si era persino rivolto a qualcuno che poteva rappresentarlo di fronte alla legge. Che si fosse redento e sulla buona strada? Oppure era in cerca di altri guai da cui si doveva svicolare? Voleva conoscere qualcuno così. Fece passare Gabriel attraverso la porta e la richiuse con cura alle sue spalle.
    Il signor avvocato era di solito abituato ad essere la persona più alta della stanza ma vedere quella specie di gigante vestito di tutto punto faceva sembrare quell'appuntamento un incontro con uno yakuza. Si chiese se in quel caso l'abito facesse il monaco e che quindi fosse diventato un cittadino onesto. Kishou stesso era vestito in maniera simile, un completo privo di alcuna piega di colore completamente nero il quale veniva spezzato solo da una sciarpa fine di un rosso intenso paragonabile ai suoi occhi. I capelli grigi dell'avvocato arrivavano ormai poco sotto il mento ed erano perfettamente pettinati in ciocche che gli coprivano la fronte sul davanti e toccavano appena il colletto del completo dietro. La figura magra era leggermente piegata per la stanchezza e l'insonnia, ma il suo sguardo era ancora sveglio ed attento. Fece accomodare il cliente di fronte a sé su di una sedia nera da ufficio posta di fronte ad una scrivania scura, mentre lui si sistemava oltre questa. Lo studio era sicuramente diventato più ordinato da quando era arrivato quel piccoletto a saltargli oltre i mobili con la sua Unicità, nonostante la testa dell'uomo di legge fosse sempre più nel caos. Sopra il legno c'era solo il portatile, un portapenne in metallo ed una pila di fogli accuratamente sistemati alla sinistra dell'avvocato. Il resto dello spazio nell'ufficio era occupato più che altro da librerie contenti codici scuri e da un mobile che ora ospitava una stampante con ancora pochi fogli all'interno.
    Ci siamo già sentiti per email, ma di nuovo piacere. Kishou Sazama. ━ Abbassò la testa in quello che era un veloce inchino, prima di continuare a parlare dopo le eventuali parole di Gabriel. Puntò gli occhi sulla cartellina gialla prima di riposarli sul giovane. Spero di poterla aiutare con il suo caso. Come posso esserle utile? Poggiò i gomiti sulla scrivania, osservando con un certo nervosismo e curiosità quale sarebbero state le prime parole di quell'uomo macchiato dal crimine nel suo studio. Non era ancora a conoscenza di quale problema avesse Gabriel, ma avrebbe provato a risolverli come se si trovasse di fronte qualcuno di normale.
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    KISHOU SAZAMA


    Edited by Dëlin - 9/1/2022, 23:01
     
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    Rispose all'inchino dell'avvocato con altrettanto cenno della testa.

    « Buongiorno, signor Sazama. ​»

    Chi lo conosceva sarebbe morto dalle risate, o rimasto muto per lo shock? Gabriel stesso non si era mai visto così formale se non quando fingeva di esser qualcun altro in uno dei suoi tanti schemi.

    Dopo i trascorsi col finto Hisoka, con Kala e anche la ragazza sfregiata in libreria, l'azzurro stava rivalutando la sua indole... Abrasiva. Lo stile del Jester era studiato per servire certi scopi – ed era ottimo in ciò – ma il tempo l'aveva allontanato dall'identità da giullare, rendendo sempre meno utile l'unica personalità che conosceva.

    Particolarmente in quella situazione non poteva permettersi sorrisi enigmatici o cadenze melodiche in bilico sullo strafottenti. Non mentre stava giocando con qualcosa di talmente fragile.

    Prese posto nella sedia davanti alla scrivania di Kishou, gomiti appoggiati ai braccioli, dita strette alla cartellina. La custodiva come un gioiello. Qualcosa di troppo prezioso per esser ceduto al grigio con facilità, nonostante fosse lì per quello.

    Però aprì la discussione con un sorriso.

    « La ringrazio per avermi concesso un appuntamento con poco preavviso. Non è stato facile trovare qualcuno a cui sottoporre il mio caso. ​»

    Inizialmente ne anticipava i dettagli già dalle mail per chiarire che reppresentazione cercasse. Ma poteva immaginare che le circostanze precarie di Ailen non fossero un primo buon passo verso un privato, e l'associazione con Hisoka altro non fosse che l'ultimo pretesto per scartarlo.

    Perciò nelle richieste più recenti aveva tenuto il caso vero a proprio a se, sperando al colloquio di poterlo vendere molto meglio con la persuasione di persona, piuttosto che affidarsi alla lettura di una mail... Non che gli fu data la possibilità.

    Fino all'incrocio con quell'uomo, almeno.

    « A proposito: Presumo sia al corrente della mia reputazione. È proprio essa a rendere così complicato relazionami con i difensori della legge. ​»

    Onestamente il "King of Hearts" non era tra i Villain più cruenti o malfamati della città, nemmeno era mai salito in superficie il suo legame ad Aogiri. Però aveva un'immagine facile da vendere.

    "Clown psicopatico attacca giovane Eroe in pieno giorno, civili coinvolti nella carneficina."

    Aveva una predisposizione teatrale e cercava l'attenzione, quando gli altri criminali preferivano restare nelle ombre... E aveva funzionato, sfortunatamente per Gabriel. Nonostante le sue attività criminali fossero cessate (in pubblico) più di un anno fa, la sua infamia rimaneva vivida in chi aveva sentito delle malefatte giullaresche.

    « Cosa la rende diverso dagli altri avvocati? Perché non mi ha abbandonato alla deriva? ​»

    Era soltanto un lavoro per lui? Molti non facevano discriminazioni, finché gli entrava in tasca qualcosa. Se non fosse lì per difendere un ragazzino ma per coprire un omicidio... Cambierebbe qualcosa?

    Quella domanda faceva sembrare l'incontro un colloquio di lavoro, nonostante fossero ai lati "sbagliati" dell'ufficio. Da un certo punto di vista non era poi così scorretto. Per quanto la situazione di Ailen fosse disperata, stava comunque assoldando i servizi di qualcuno.

    Poteva affidare tutta quella fiducia all'uomo vestito in rosso che gli sedeva davanti?
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    Le prime parole e le movenze di Gabriel stupirono lo studioso di legge in maniera particolare. Da una persona che era stata soprannominata "King of Hearts" era decisamente meno eccentrico di quanto si fosse immaginato e forse la parte del cervello più masochista ne rimase delusa. Forse voleva veramente arrabbiarsi per puro spirito di farlo, ma l'ex-jester non glie ne diede occasione. In quel momento sembrava solo un ragazzo educato e con l'aria di chi sta portando con sé un fardello troppo grosso per la propria persona. Od almeno era quella la sua prima impressione, nonostante si fidasse del suo giudizio quando si trattava di clienti.
    E venuto a conoscenza del fatto che non gli era stato facile trovare un rappresentante per il proprio caso non si stupì più di molto questa volta. L'ambiente, almeno quando si trattava di situazioni più gravi di una semplice disputa civile, era estremamente competitivo ma allo stesso tempo selettivo come un qualche concorso di bellezza. Era un aspetto della vita professionale di ogni individuo, dover distinguere i casi difficili da quelli disperati. Ironicamente se Gabriel si fosse macchiato solo di molestie gli sarebbe venuto più facile trovare un qualsiasi legale in grado di tirarlo fuori da quella situazione. Bastava avere il denaro per vincere una guerra di attrito in quei casi. Ma come ben pensava il ragazzo dai capelli azzurri la sua immagine da criminale utilizzatore di Quirk pregiudicava qualsiasi aspetto della sua vita pubblica. Avrebbe potuto essere un santo ormai, ma di quei tempi per la società qualsiasi persona associabile al ruolo di "villain" era da ostracizzare. Figuriamoci per il suo cliente, che aveva addirittura ricevuto un alias. Non si sarebbe trovato poi così in disaccordo fino a qualche mese prima lui stesso. L'avvocato dai capelli grigi alzò una mano e con un gesto accettò le parole gentili di Gabriel, rispondendogli serenamente.
    Non si preoccupi, per fortuna sono ben organizzato. ━ Iniziò senza rivelare i propri motivi personali o, come gli aveva insegnato l'esperienza, quanto fosse occupato. Le devo rivelare che non mi aspettavo che una persona così conosciuta venisse nel mio studio. Spero che i miei colleghi di Tokyo siano stati perlomeno educati... Nel suo parlare non c'era un velo d'ironia o voglia di prenderlo in giro, anche perché in quel momento si sentiva come un pescatore che tirava la lenza di una preda preziosa. Ed effettivamente gli dava fastidio che in una metropoli come Tokyo la gente addirittura rifiutasse casi come quello, che dovevano essere all'ordine del giorno. Non sapeva quanto fosse irascibile Gabriel, era pur sempre finito in prigione, e soprattutto si domandava quanto si fidasse di lui in quell'istante. Un tempo si trovavano su schieramenti opposti pensava Kishou, vedendo il mondo attraverso quelle lenti bianche e nere. E lo stesso uomo sembrava volerlo squadrare a fondo, partendo con quel quesito da un miliardo di yen. Alzò le sopracciglia e sorrise per un secondo, mettendosi a pensare.
    Mi perdoni la spudoratezza ma forse gli altri avvocati le avranno detto di no per mantenere una reputazione o perché ritenevano il caso troppo disperato solo sentendo il suo nome. Ma penso che in tutti ci sia un minimo di buono... che tutti meritino almeno una seconda occasione per difendersi. Era una mezza bugia quella, il bene per lui era un concetto troppo astratto per poterlo spiegare. Ma credeva sul serio nella giustizia e che si potessero risolvere i problemi in quel modo. E se già non c'era più possibilità di salvare qualcuno finito in prigione per tali offese alla legge Gabriel aveva almeno un qualche esempio che poteva sfruttare per il futuro.
    So che è un pensiero molto idealistico per un avvocato. Ed in Giappone una volta finiti in tribunale è difficile uscirne puliti. Ma le assicuro che ogni persona che ha lavorato con me ha sempre trovato la verità dietro gli interessi dell'altro lato. ━ Prese fiato, dopo aver esposto con serietà le proprie intenzioni e i propri meriti. Sapeva di essere bravo e che nonostante tutto i suoi casi finivano quasi sempre in una meritata vittoria. Spero che anche lei si fidi di me. Qualunque sia il crimine me lo dica senza remore, altrimenti non potrò aiutarla al meglio delle mie possibilità. Detto questo rimase in silenzio, sperando di averlo convinto. Non gli era mai successo di esporre in quel modo i propri ideali di fronte ad una persona del genere ed era quasi strano. Stava convincendo Gabriel o sé stesso? E soprattutto qual era il problema dell'uomo? Aveva di nuovo usato il Quirk senza permesso? Aveva aggredito qualcuno? Strani traffici? Bramava di saperlo ma allo stesso tempo aveva paura di sapere qualcosa che avrebbe pregiudicato il suo giudizio in lui. Voleva che Gabriel Daystar fosse diventata una brava persona vittima di qualche malinteso. Ci sperava veramente.
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    Voleva dedicare tutta la sua attenzione alla risposta del grigio, ma sottovalutò quanta interferenza avrebbe introdotto quel cappio al collo. La cravatta era per gli uomini l'equivalente dei tacchi alti, Gabriel la odiava più di qualsiasi altra parte del "vestir formale". Sentirsi così intrappolato e limitato dal completo quasi gli rovinava la concentrazione.

    E davanti ad un avvocato, più di molte altre persone, non poteva concedersi d'abbassare la guardia.

    Persuadere gli scettici lo facevano di mestiere, e non necessariamente esponendo la verità. Gabriel era da sempre un mentitore seriale eppure non sarebbe forse stato in grado di renderla una carriera come aveva fatto Sazama. Per lui distorcere e occultare la realtà fino a convincerti doveva essere seconda natura... O così sperava l'azzurro.

    Seppur si chiedesse se la sua apparente sincerità fosse una messinscena, un avvocato bravo nel suo lavoro era proprio quel che gli serviva. Quindi un avvocato bugiardo.

    Doveva solo star attento a non venir abbindolato lui stesso.

    « Ha detto proprio ciò che speravo di sentire. ​»

    Gli sorrise. Ben conscio, però, che forse lui lo sapesse bene, e fosse proprio quello il motivo per cui l'aveva serenato di discorsi sulle seconde occasioni e lo Yang dentro ogni Yin. Non doveva esser veramente la sua filosofia finché poteva abbordare il cliente.

    « Siamo ai lati opposti di quest'ufficio, agli opposti della legge, ma sembra condividiamo qualche ideale. Io stesso di seconde possibilità ne ho dovute ricevere cinque o sei prima di darmi una svegliata. ​»

    A quel punto poteva fidarsi soltanto dei fatti, avrebbe aspettato fossero loro a parlare. Per il momento poggiò la cartellina sulla scrivania spingendosi un po' fuori dalla sedia, e slegò l'elastico che la chiudeva.

    « Oggi sono qui per garantire quell'opportunità a chi non è stato fortunato quanto me. ​»

    Estrasse l'intero gruppetto di fogli e lo settò davanti a Kishou, che avrebbe subito intravisto il primo della pila: Un rapporto del Tokyo Kōchisho, la cui immagine di fotosegnaletica non era tuttavia quella dell'uomo con cui aveva preso appuntamento.

    « Ailen Ikeda. Divenuto maggiorenne solo un paio di settimane fa, ma già vogliono processarlo come un adulto. ​»

    Cominciò a disporre i documenti in una griglia, poggiando davanti all'avvocato a volte una singola pagina, a volte molteplici spillate assieme. Finché tutto non fosse ben ordinato sul tavolo, diviso per argomento.

    « Nell'ultimo anno dall'abbandono del padre, sua madre è dovuta passare da casalinga a donna delle pulizie per coprire bollette e debiti. E comunque il suo misero stipendio sembra non bastare mai.

    Ailen era pronto a supportare la madre per non annegare nelle spese, voleva trovarsi un lavoro, ma gli fu categoriamente proibito da lei stessa sacrificare la propria istruzione rischiando di fallire il test d'ingresso per l'università. ​»


    Nel dossier di Gabriel aveva infilato tutto ciò che fosse stato in grado di ottenere, o dalle forze dell'ordine, o con la collaborazione del ragazzo stesso. Lì davanti Sazama avrebbe avuto una visione complessiva delle accuse mosse, le modalità del suo arresto, e anche certi dettagli personali come il suo resoconto accademico o i movimenti bancari della famiglia.

    « Con le spalle al muro, davanti a rovina quasi certa tra sfratti e banche e debitori... Inizia a vendere XSQ. ​»

    Se in Giappone soltanto la cannabis portava con se un ingente taboo, spacciare droga pesante lo metteva sullo stesso piano di Pablo Escobar. Ma tale fu l'unica "opportunità" tra le sue mani per uscire dal baratro.

    « È stato beccato in un classico sting, un agente ha interpretato la parte dell'acquirente disperato per una dose, e lui ha abboccato. Sotto interrogatorio ha confessato non fosse la prima volta, che l'avesse fatto abitualmente negli ultimi sei mesi. ​»

    Ma non aveva rivelato a chi. Da bravo ragazzo si era preso cura di seguire i consigli dell'azzurro e cancellava ogni loro conversazione appena terminata. Era Gabriel, infatti, il suo primo e unico cliente in quel periodo.

    Una relazione di natura più simbolica che davvero transazionale. Ad uno servivano le pillole per sopravvivere l'astinenza, e in compenso l'altro riceveva anche due o tre volte il vero prezzo dei beni. Così che lui e sua madre potessero tornare in piedi senza doversi immischiare in altre attività illecite, prima di finire in galera...

    Tuttavia era un ragazzo troppo buono. Voleva aiutar qualcun altro come aveva aiutato Gabriel. Una persona che senza pillole non aveva modo di risollevarsi, e che la società intera vedeva come uno sfregio sulla città, da estirpare piuttosto che soccorrere.

    E quella stessa città per le sue premure l'aveva messo al fresco.

    « Non ne so quanto lei di legge ma sono versato nell'infrangerle, e questo sembra un caso chiuso. ​»

    Tornò al proprio schienale, stavolta a mani vuote. Aveva esposto il suo problema all'altro uomo, e per quanto avesse ancora qualche asso nella manica da rivelare... Dipendeva tutto dal feedback ricevuto.

    « Se vogliamo credere nell'esistenza di Bene e Male divisi e separati, il sistema in cui viviamo ha reso chiaro dove voglia categorizzare Ailen. Le sembra giustizia tutto ciò? ​»
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    Si era chiesto molteplici volte se il male avesse un aspetto ben definito e riconoscibile nelle persone, come se si potesse riconoscere a colpo d'occhio come il colore dei capelli di un individuo ed una cicatrice. Questa domanda nella sua mente aveva albergato per numerosi anni, mentre formava la propria personalità. Ma quando ormai più di un anno fa aveva stretto le mani intorno al collo di quell'uomo che aveva definito malvagio, aveva quasi avuto la conferma che più di un segno si trattasse di un malanno contagioso. Quel che il brizzolato si sentiva dentro era come un odio costante come una fiamma che perdura tra le braci. Probabilmente quasi tutti si erano dimenticati dell'esistenza di una persona del genere, tranne i suoi familiari e i suoi amici e Kishou, ovvero gocce nel mare rispetto a tutti gli abitanti del Giappone. Si era spesso posto verso gli altri come giudice nonostante fosse lui il primo ad avere le mani sporche di sangue e questo aveva fatto risentire la sua carriera e la sua psiche. Nonostante vincesse, poteva dire di essere totalmente sincero quando le sue parole aiutavano gli altri? Per questo aveva voluto incontrare Gabriel. Per capire come potesse vivere una persona quando si sentiva colpevole del proprio male, senza che nessuno potesse prendersi la colpa. Soprattutto per una persona che come l'avvocato era cresciuta in mezzo agli agi e non poteva nemmeno giustificare la sua deriva criminale con la povertà. Non che per lui valesse come difesa rispetto ai crimini. Il sorriso del suo cliente lo rincuorò, felice di averlo convinto. Era un procedimento che non capitava spesso ma era piuttosto abituato a dover convincere le persone di una cosa o dell'altra, soprattutto quelle afflitte da paranoie come i più anziani.
    E' una fortuna spero. Sono felice che si sia messo apposto. L'uomo dal collo colorato di rosso rispose al sorriso, mentre gli venivano presentati davanti in fila come prigionieri di fronte al patibolo prove di colpevolezza non sue, ma di un'altra persona. C'era molto materiale in quella grassa cartella e Kishou si sentì quasi viziato ad avere così tanta documentazione senza che lui nemmeno l'avesse chiesta. Ma era ancora più stupito che non si trattasse di qualcosa che riguardava l'uomo sorridente che aveva davanti ma una sua conoscenza. Si apprestò a cercare ciò che gli poteva essere utile con occhi esperti, analizzando la situazione. Quando Gabriel parlava, Kishou alzava brevemente lo sguardo per poi tornare sulle parole scritte sui fogli. Mentre le mani coperte dai guanti si svuotavano, le sue si riempivano di fogli.
    Giovane, qualcosa che poteva essere sia positivo e negativo. Programmi di recupero e la severità dei giudici rispetto ai crimini giovanili si misero a pesare in maniera equivalente sui due piatti della bilancia della giustizia. Un motivo irrevocabile per compiere il crimine. Ma aveva veramente solo quella possibilità? Perché non aveva chiesto aiuto ai servizi sociali? Quella storia stava facendo salire la tensione in lui, in un crescendo di situazioni che non avrebbero portato a nulla di buono. Ed infatti il protagonista cadde ancora più in basso, mettendosi a spacciare droga e perlopiù quella "sponsorizzata" da diversi gruppi criminali. La testa di Ailen Ikeda veniva sempre di più riflessa nella lama della scure che si avvicinava al suo collo. Kishou alzò un sopracciglio nel sentire la realtà dei fatti. Se il signor Daystar aveva contattato chissà, dieci avvocati prima di lui, aveva capito perché nessuno era passato alle trattative. Non era un caso difficile, era un caso disperato e nessuno voleva avere a che fare con droghe che riguardassero le Unicità. Sapeva che anche la persona che gli aveva appena presentato la situazione fosse disperata, per un motivo o per un altro. Era suo compito aiutare chiunque si presentasse alla sua porta, al limite della decenza, ma avrebbe potuto tranquillamente rifiutare di lavorare per quel ragazzo e farla finita lì. Cosa poteva fare? Denunciarlo nelle sue condizioni? Era fortunato ad essere riuscito ad entrare nello studio. Ma ciò che gli aveva chiesto destabilizzò quei pensieri, facendolo rimuginare su quanto aveva appena attraversato il suo cervello.
    E' corretto che il signor Ikeda venga giudicato dal sistema per ciò che ha fatto? Sicuramente sì. — Iniziò incrociando le dita tra loro guardando in viso pallido del suo cliente. Non farlo finire in prigione dopo le prove schiaccianti è quasi impossibile. Sicuramente se ha iniziato a spacciare prima della maggiore età possiamo evitare che contino quel periodo di tempo, ma ammettere di averlo fatto in passato è stato un grosso errore da parte sua. Se guardiamo altri casi recenti ci sono fino a dieci anni di carcere, ma bisogna aggiungere le varie aggravanti e la sostanza in questione. Per un secondo Kishou riorganizzò i pensieri, cercando di dare un capo ed una coda a quel discorso. Nemmeno lui sapeva se quell'Ailen meritasse una seconda possibilità e se non stesse solo perdendo il suo tempo ad aiutare una persona che aveva dimostrato attitudine criminale così giovane. E più andava avanti più l'avvocato si accorgeva di starsi immischiando in una faccenda pericolosa per la sua immagine pubblica. Ma quanto ci teneva ancora a cose del genere?
    Non saprei se la giustizia sia veramente applicabile nel nostro mondo, signor Daystar. Potremmo dire che Ikeda è una vittima delle circostanze ma allo stesso tempo la legge non perdona l'ignoranza. Vendere quel tipo di droga è la cosa più sbagliata che un adolescente possa fare, considerato il fegato amaro del governo rispetto allo spaccio a causa della yakuza. Lui rimase rigido con i gomiti sulla scrivania, mentre ragionava con le palpebre abbassate a metà sull'iride. Erano storie vecchie ormai considerato che la yakuza non aveva più la stessa importanza di un tempo ma era qualcosa che nessuno ai piani alti aveva dimenticato. Una piccola lezione di storia che probabilmente Gabriel conosceva bene, considerate le sue origini.
    Oltre ad aiutarlo col processo e le spese legali non dovrebbe fare altro se non vuole aggravare anche la sua situazione. Rappresentare un evidente colpevole alza solo sguardi indiscreti verso la propria persona. — Alzò lo sguardo e lo punto versò il ragazzo dai capelli azzurri, così stretto in quel completo, dopo qualche istante di silenzio. Qual è la sua relazione con questo Ikeda? Chiese, aggrottando le sopracciglia e osservandolo attentamente. C'era qualcosa in quella storia che gli puzzava. No, più che altro non gli era chiaro il perché quello straniero avrebbe dovuto aiutare un ragazzino. Come lo aveva conosciuto? E quanto erano legati i due?
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    Non distolse l'attenzione dal volto del grigio, anche quando questo abbassava gli occhi sui fogli. Ascoltando il suo giudizio professionale non proferì parola nonostante avrebbe avuto molto da ridire, ma era lì per i suoi servizi, non avrebbe vanificato tutto tagliandolo a metà frase.

    Ed erano frasi severe.

    Gabriel non era in vena di sorrisi però nemmeno si mostrò particolarmente abbattuto o sconcertato. Era consapevole della situazione di Ailen sin dal primo incontro con lui in prigione, e sulla valutazione di Kishou non aveva obiezioni.

    Anzi, ammetteva di apprezzare il suo approccio. Ne parlava con tono freddo, distaccato, che ad un altro cliente potrebbe aver infastidito ma per l'azzurro era benvenuto, riconosceva il valore in chi sapeva andare subito al nucleo della questione.

    Capì che tra le sciagure forse gli era capitata un po' di fortuna, ottenendo un'udienza con il tipo di avvocato che faceva proprio al caso suo. Sotto la superficie professionale – infatti – s'intravedeva una certa mancanza, che gli impediva di uniformarsi davvero al blocco coeso del sistema in cui lavorava.

    Forse si sbagliava, ma nel suo linguaggio notava un filo d'incertezza rispetto alla maniera dura e binaria in cui qualcun altro del suo mestiere avrebbe approcciato quel caso. Chi pensava di essere la giustizia nel mondo non avrebbe mai dubitato l'esistenza di essa.

    Aveva esaminato i documenti, constatato non ci fosse modo d'aiutarlo, eppure ancora sembrava il suo interesse non fosse del tutto soddisfatto. Se lì non c'erano altre opportunità per un avvocato, perché non mostrargli la porta? Sì, c'era decisamente quacosa di più nel loro incontro.

    « Qual è la sua relazione con questo Ikeda? ​»

    Non sapeva cosa cercassero i suoi occhi, solo che piuttosto di soldi o prestigio, puntavano a Gabriel stesso.

    « ...Per oggi, suppongo sia il suo angelo custode~ ♥ ​»

    Era visibilmente molto più a suo agio rispetto a prima, sorridente, accomodato meglio sullo schienale, gomiti ai braccioli e dita incrociate davanti al petto. La risposta del grigio aveva portato solo brutte notizie ma sembrò migliorare il suo umore.

    Doveva essere perché finalmente si era liberato di qualsiasi incertezza. Se Kishou gli avesse offerto un'alternativa, per quanto improbabile, forse la sua risolutezza avrebbe vacillato per qualche momento. Ma no. Finì proprio come pensava, ed era lui l'unico a poter intavolare una soluzione.

    E preferiva di gran lunga essere l'artefice del proprio destino in questo modo, piuttosto che affidarsi a una speranza.

    « Non che tenga in particolare a lui, la verità è che sono capriccioso. Sono cambiato, ma il mondo è rimasto identico, e non ho mai perso la voglia di ribellarmici. Ora ho soltanto armi diverse, quella di Ailen è un'ottima occasione per collaudarle. ​»

    Odiava ricevere ordini, detestava i limiti alla libertà, provava un profondo senso di noia verso l'ipocrisia e le menzogne che stavano alla base della società intera. Hisoka e Gabriel differivano in molti punti, ma non nel godimento ogni qualvolta riuscivano ad aprire una crepa nel castello di vetro che li circondava.

    « Fino a dieci anni di reclusione... Per qual motivo? Impartire una lezione? Forse imparerà a nascere in una famiglia ricca nella prossima vita. ​»

    I boia si vestivano del mantello di giustizia, quando ciò che presentavano era pura e semplice tortura. Nessun innocente veniva protetto, nessun colpevole veniva rieducato, gli unici a beneficiare erano gli spettatori, che potevano puntare il dito al malcapitato di turno e sentirsi più soddisfatti delle proprie miserabili vite, perché almeno "non sono finiti come lui".

    Se Gabriel fosse nato dai genitori di Kishou, nella sua vita, a questo punto sarebbe lui l'avvocato. Così come chiunque a Tokyo sarebbe potuto finire nei panni di Ailen. E se stavolta era il suo turno alla gogna, gli altri potevano tirare un sospiro di sollievo, convincendosi per un altro po' di essere intrinsicamente migliori.

    « Allo scontare della sua pena troverà solo cancelli chiusi per ogni istruzione, lavoro, o appartamento decenti. Senza contare la sua nuova reputazione tra conoscenti nuovi e vecchi. ​»

    Conseguenze che Gabriel aveva vissuto sulla propria pelle. Quant'era stato difficile anche soltanto trovare della rappresentazione legale? Agli occhi della gente non vi era differenza tra un malvivente e un ex-tale. Ogni sentenza, per quanto breve o lunga, in realtà nascondeva un ergastolo anche fuori dalla gabbia.

    « Cadrà in una situazione anche peggiore dell'attuale... E se oggi è finito nello spaccio, dove pensa andrà a cercare il proprio futuro, quando ogni opportunità seria gli è preclusa? ​»

    Vivere in maniera onesta era possibile, ma solo piegando il capo, accettando che non si avrà mai accesso alle stesse occasioni e il medesimo rispetto dovuto agli altri. Tutto perché loro, al contrario di te, non si sono mai trovati con le spalle al muro.

    Gabriel stesso si sarebbe evoluto in qualcuno ancor più corrotto d'Hisoka senza l'intervento di Akahito. Di punizioni e vendette ne aveva subite parecchie, dallo stato, dall'Allbero, e nessuno aveva mai risolto il problema che il Clown presentava... Finché un cinghiale non lo raccolse da terra, piuttosto che piantargli lo stivale alla gola.

    Era quella la ribellione a cui puntava Gabriel. Avrebbe privato le masse di ciò che davvero bramavano, del sacrificio che reggeva le loro maschere.

    « ...Ma non importa. Mi perdoni, ho divagato ♠ ​»

    Aveva poca rilevanza che Kishou concordasse o lo vedesse come un disagiato. I fatti erano i fatti, il caso non diveniva più robusto se i due andavano a braccetto nel ribrezzo verso il processo giuridico. Il sentiero da percorrere era un altro.

    « Perché vede, non sono qui per parlarle di un sospettato, ma di una vittima. ​»

    Se la battaglia non poteva essere vinta, allora non aveva senso combatterla. La verità non era abbastanza per salvarlo... Sarebbero intervenute le menzogne.

    « Non della società o sdolcinatezze simili, di un Villain. Il vero architetto e colpevole dietro questi crimini. ​»

    Magari non gli serviva un angelo redentore, ma un demone, che si prendesse carico dei suoi peccati e li aggiungesse agli innumerevoli che già lo macchiavano.

    « Ailen è sempre e solo stato una pedina. Ricattato, minacciato, e trasformato nel capro espiatorio su cui potesse ricadere ogni condanna. ​»

    Per la prima volta il bias verso i criminali incalliti poteva tornare utile. Chi non avrebbe preso le parti di Ailen? Il ragazzo studioso con la testa a posto, messo sotto torchio da una mela marcia che già alle spalle aveva troppe vittime. La gente voleva puntare il dito a qualcuno, perché non indirizzarli a chi c'era abituato.

    « Il suo lavoro non sarebbe rappresentare questo adolescente in tribunale... Ma fare da mediatore con le autorità, indirizzandoli al vero responsabile ed esonerando Ailen. ​»

    Spezzò la sua posa rilassata e andò a rovistare nella tasca destra, sporgendosi nuovamente verso la scrivania.

    « Dovrebbe essere un gioco da ragazzi per uno come lei. ​»

    Poggiò la mano al foglio dov'era stampata l'immagine del ragazzo... E quando la alzò, a coprire il volto pallido di costui vi era una piccola bustina trasparente, con al suo interno cinque pillole multicolore. Visto il contesto, non potevano davvero essere caramelle.

    « Considerando che il Villain in questione è pronto a confessare, e consegnarsi a chi di dovere. ​»

    Hisoka Morow. Noto importunatore di studenti, che male poteva fare un nome in più nella lista?

    Le prove c'erano.

    Ailen si era sbarazzato di messaggi che però ancora esistevano sul dispositivo di Gabriel, e nelle loro discussioni l'esuberanza dell'azzurro era sempre contrastata dalla timidezza di poche parole del corvino. Una dinamica facilmente interpretabile come un predatore che si diletta della preda, e questa troppo spaventata per dire più dell'indispensabile.

    Oltre a ciò puntava sulla sua reputazione, era una versione degli eventi facile da digerire. Il degenere che per mettere le mani sulla droga senza problemi con la legge lasciava fosse una vittima a sporcarsi le mani. Ailen aveva raccontato qualcos'altro alle autorità... Ma lo si poteva biasimare, se l'incolumità di sua madre era a repentaglio?

    Nel referto medico seguente la battaglia con Lion Heroar furono identificate tracce di XSQ, la sua dipendenza era già nota e comprovata. La scenata durante la visita in prigione altro non era che un criminale disperato per la prossima dose dall'unico "supplier" rimastogli.

    « Non voglio renderla l'avvocato a difesa di un caso già perso, ma colui che si assicura giustizia sia fatta ♣ ​»

    Fatta col vero o con il falso, a Gabriel poco importava. E non sapeva se Kishou avrebbe letto attraverso le sue intenzioni o l'avrebbe presa come la verità degli eventi, ma entrambe andavano bene finché fosse stato dalla sua parte nell'avvenire.

    Perché ovviamente, le parole dure dell'avvocato sul destino di Ailen sarebbero state ereditate da Gabriel. E stavolta non aveva uno Xander a tirarlo fuori dai guai.
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    L'avvocato aveva pronunciato quelle parole come un'amara sentenza, la conferma della sconfitta su tutti i fronti per un'eventuale difesa da intraprendere in tribunale. Il suo lavoro non era quello di arrivare in un'aula a controbattere con prove tirate fuori dal nulla o con discorsi pieni di passione bruciante, come spesso vedeva in televisione. Trovava quasi ingiusto quanto fosse noioso alla fine fare l'avvocato. Anche nei casi penali, il loro ruolo non era tanto di angelo custode pronto a difendere a spada tratta il cliente ma assicurarsi che il processo si potesse svolgere con regolarità e giustizia per il proprio protetto. Gli era capitato di incontrare persone che erano evidentemente colpevoli e il suo unico scopo era porre le giuste parole una dietro l'altra per fare in modo che si potesse verificare uno sconto di pena.
    Forse era questo che invidiava all'uomo-teschio o a quel Gabriel Daystar. Era strano ammetterlo in modo così schietto ma non appena il ragazzo dai capelli azzurri aveva pronunciato la parola capriccio la sua prima reazione fu quella di pensare "che fortuna poter aiutare gli altri per capriccio!". Il primo non solo voleva aiutarlo ma aveva poi salvato un senzatetto senza alcuna ricompensa o motivo. Ma ancora oggi non capiva se fosse nel giusto o nel torto. Il secondo si era presentato lì nonostante non andasse totalmente d'accordo con la legge, per aiutare una persona che a quanto pare era solo una vittima del sistema per lui. Solo per puro spirito di ribellione, per scatenare del caos in maniera perfettamente legale ma per nulla meno rumorosa. Ed era questo che lo infastidiva così tanto, cosa aveva studiato a fare per anni se avevano molto più impatto le azioni di due criminali che quelle di un avvocato? Per lui aiutare le persone era un metodo per sostenere nel suo piccolo il mondo civile, un po' come facevano gli eroi. Ma lui non avrebbe mai potuto mettere la sua faccia per aiutare uno come Ailen, costretto ad osservare da una sbarra di legno il degenerare della vita degli altri. Ciò che distingueva l'avvocato da quei criminali probabilmente era molto più sottile e fragile di quanto pensasse e solo la sua coscienza teneva in piedi quel muro pieno di crepe. Come una figura gentile che teneva i palmi appoggiati su una parete incandescente, sempre tentata a lasciare andare e far crollare tutto.
    Rimase in silenzio stringendo i denti, guardando l'azzurro prima con un'espressione seria che andava verso l'irritato. Era difficile che certe semplici frivolezze come l'apparire arrabbiato potessero anche solo attraversare la sua mente in una situazione normale. Si sentiva quasi accusato lui in quel momento, come se lui non stesse facendo niente riguardo la punizione di Ailen. E sicuramente ad un occhio esterno non sarebbe parso così ma ciò che non sapeva l'uomo dall'altra parte della scrivania era che quello era un nervo scoperto per l'avvocato. Lui lo sapeva che le pene erano ingiuste e che quel ragazzo non avrebbe mai più vissuto una vita normale. Era possibile andare avanti ma sapeva che molti sogni erano stati appena trafitti dalla cieca spada della giustizia.
    Non si preoccupi. Tornò ad un'espressione neutrale, notando che si era tutto contratto non appena aveva aperto bocca. C'era anche un altro punto molto importante che distingueva Gabriel e Kishou e stranamente quella conversazione gli stava facendo capire qualcosa di sé stesso. Era la prima volta che aveva di fronte a sé un vero criminale, condannato e con una pena scontata alle spalle. Ed eppure, non provava del vero odio per quella persona, ma una semplice curiosità. Per lui era come vedere che il mostro informe che si era immaginato era in realtà un semplice uomo che poteva vestirsi come un'elegante rispettabile membro della società e rimanere inosservato. Chiunque poteva covare dentro di sé idee malvagie e congiure contro il governo, avrebbe dovuto capirlo tempo addietro. Cosa odiava veramente Kishou in quelle parole? La persona che le stava pronunciando? No. Che una persona che era stata in prigione, ovvero la feccia della società per lui, non solo era tranquillo ma quasi gentile nel modo in cui parlava con lui. Lo aveva pensato anche prima, avrebbe voluto che Gabriel Daystar fosse un orribile essere che poteva riconfermare che le sue teorie erano vere. Ma era semplicemente più confuso, sempre più plasmato da ogni suo piccolo contatto con quel mondo. Chi era quindi l'orribile criminale di quella storia, il capro espiatorio da mettere alla gogna e punire? Le parole dell'ex-jester fluivano nella sua mente e cominciavano a fargli capire che la verità stava venendo fuori solo in quel momento.
    Lei è pazzo, lo sa? La metta via subito. Furono queste le sue prime parole al vedere quella sostanza altamente illegale all'interno del suo studio. Era sbiancato quando aveva ricollegato le immagini che aveva visto in numerosi articoli e quelle caramelle nella bustina. Prima un uomo che vola col Quirk nel suo studio, ora questo? Era molto molto peggio però. Per il semplice fatto che Kishou sapeva come funzionavano i sopralluoghi di certi reparti della polizia e nonostante fosse altamente improbabile accadesse, sistemare un casino del genere poteva costargli la reputazione. Che Gabriel lo ascoltasse o meno, avrebbe tirato un lungo sospiro, riorganizzando i suoi pensieri. Quel caso sembrò diventare un grande cerchio dove Gabriel e Ailen si inseguivano e l'avvocato doveva dare un ordine a quella storia.
    Quindi... Mi sta dicendo che vuole sacrificarsi per Ikeda? Ho colto bene il senso delle sue parole? — Iniziò, guardando l'uomo stranito. Non comprendeva come facesse ad essere così rilassato. Il mio lavoro non è di certo quello di spifferare i crimini delle persone alla polizia, in quel caso sarei più un detective. Probabilmente le verrebbe più facile raccontare tutto ciò alla madre del ragazzo ma se ha delle prove che confermano il vostro contatto...è fattibile, che siano contraffatte o meno. Avrebbe anche aggiunto che lui non era un avvocato di Tokyo e che quindi non era proprio la persona che avrebbero ascoltato di più, ma non gli sembrava il caso di aprire un ulteriore discorso.
    Glie lo devo dire, ho sempre detestato ogni tipo di criminale. Ma oltre alla pena cerco una giustizia applicata in maniera che nessuno soffra tranne chi deve soffrire. E lei che va in prigione, tralasciando il lato tecnico della faccenda, sicuramente mi soddisferebbe. — Stranamente, ora era lui quello più tranquillo nonostante le orribili parole rivolte a Gabriel. Ma nonostante le mie idee, ho imparato che c'è sempre un motivo dietro un crimine. E dietro gesti di estremo sacrificio ce ne sono ulteriori, più profondi. Vuole veramente buttare via la sua vita così, signor Daystar? La ritiene così poco preziosa che crede che questa sia la sua unica utilità? Non ha nulla o nessuno da perdere? Finendo di parlare si accorse di sembrare più uno psicanalista che un avvocato in quel momento e che aveva alzato la voce per nessun motivo. Lui odiava quell'uomo. Odiava tutta la sua categoria. Ed eppure, perché cercava di salvare un uomo così dall'abisso in cui si stava tuffando? Si ricompose e riprese il suo discorso.
    Glie lo dico con sincerità. Anche se si scopre che è tutto un suo piano, è difficile che il giudice si accontenti di "è stato costretto". Se non per lo spaccio, ci finirà per altro in prigione. La vita di questo ragazzo subirà un rallentamento nonostante i programmi di riabilitazione e come detto, rimarrà per sempre nell'ombra di ciò che poteva essere. Il mio consiglio da suo avvocato è non immischiarsi in questioni del genere se nessuno ha collegamenti con lei. — Era una strada crudele ma il pragmatico avvocato sapeva non era ancora sicuro che quella fosse la verità. Ciò che voleva sapere era se ci fosse un altro motivo se non lo spirito di sacrificio dietro quella scelta. Questa ovviamente è ciò che dovrebbe fare se si tratta veramente di un capriccio. Solo lei può decidere se ne vale la pena o meno. Kishou stava effettivamente condannando un ragazzo a diversi anni di prigione o a pochi anni facendo finire con lui un altro. Forse era questo a quello che serviva l'etica? A risolvere quei dilemmi?
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    Si concesse un'incisiva risata nel vedere l'avvocato scomporsi così rapidamente davanti alle pillole. Tornarono in tasca, con la consapevolezza però che non fossero entrate in gioco per l'ultima volta, siccome probabilmente avrebbero trovato le impronte di Ailen sulla merce, solidificando ulteriormente il loro legame.

    L'azzurro continuò a sorridere quando Sazama colse il vero significato della proposta, e ancor una volta apprezzò che i due potessero parlare senza peli sulla lingua. Seppur l'altro esternò subito una certa riluttanza a riempire il ruolo di cui Gabriel aveva terribilmente bisogno.

    « Suvvia, non si svaluti. Sono qui proprio perché il suo contributo in tutto ciò sarebbe indispensabile. ​»

    Il tono era gioviale e quasi innocente. Affilando la lama della propria ghigliottina si era comunque preso un momento per offrirgli un cenno di rispetto professionale.

    « Potrei andare alla prima stazione di polizia e gettarmi in pasto alle belve, ma la situazione è più complessa e delicata di così. Ho bisogno di rappresentazione legale nel vero senso della parola, qualcuno che conosca come opera il sistema, che mi consigli cosa dire, cosa fare, quali strade intraprendere per raggiungere l'obiettivo. Ovunque mi porti questo viaggio, avrò bisogno di uno scudo. ​»

    I detective e il pubblico ministero e i giudici avrebbero teso innumerevoli trappole per lui, insidie e loophole che soltanto chi era esperto poteva aggirare. Tentare una manovra così sensibile da solo rischiava di peggiorare la situazione e basta.

    Non aiutava che Kishou fosse scettico dell'intera idea, anche nel migliore dei casi.

    « Riguardo ad Ailen... Ovviamente spero ne esca pulito. Ma ciò è fattibile solo con un grande avvocato a gestire il caso. ​»

    Se stava al grigio dimostrare oltre ogni dubbio la colpevolezza di Hisoka Morow, assicurarsi giustizia fosse fatta... All'altro piatto della bilancia v'era l'innocenza di Ailen, dove più colpa era assorbita dal Jester, meno ricadeva su di lui.

    « Se non fosse possibile – persino dopo tutti i nostri sforzi – penso lei sia d'accordo che "rallentare" una vita sia meglio della sua distruzione. ​»

    L'ammonimento voleva forse essere un invito a ripensarci, evidenziare che tale sacrificio potesse ammontare a meno di quel che pensasse, e quindi non ne valesse davvero la pena... Ma quando nessuno era disposto a concederti la salvezza, già risparmiarti il girone più profondo aveva un valore inestimabile.

    « Sa, è tutta la vita che agisco unicamente per me stesso. Ho sempre inseguito i miei desideri, i miei piaceri, e imparato presto che per ottenerli dovessi calpestare quelli altrui... E non ho esitato. ​»

    Cose come la felicità o il divertimento riuscivano a colmare il vuoto al suo interno solo grazie ai diletti per cui oggi era così odiato. Ma non se n'era mai fatto un problema. Perché rinunciare alla propria contentezza pur di preservare quella altrui? Se qualcuno doveva soffrire, perché lui?

    « Per un periodo ho creduto i miei nuovi scopi potessero convivere al fianco del mio egoismo. Purtroppo, non è così facile. ​»

    Akahito l'aveva convinto a fare i primi passi su un nuovo percorso inquadrandolo in termini che potesse comprendere. Ed era stato il giusto approccio, renderlo semplicemente un giochetto alternativo, l'equivalente dei cerotti alla nicotina per un fumatore in astinenza.

    Doveva ringraziare Shinjiro se era stato in grado di vedere attraverso quell'illusione.

    « Pretendere di fare la differenza senza offrirsi in sacrificio è mentire a se stessi, una maniera comoda per sentirsi utili quando si è l'opposto. Il mondo si plasma a pugni, e per farlo bene devi consumarti le nocche. ​»

    Molti avevano provato a inculcare un po' di senso nella sua identità da Villain, alcuni con le parole, altri con le botte, ambo i metodi si perdevano nel vuoto. Nessuno era disposto a compiere i sacrifici necessari per la piccola, insignificante briciola di possibilità che dessero frutto... Eccetto Akahito.

    Gli garantì vitto, alloggio, comprensione, fiducia, nonostante fosse conscio il tutto potesse esplodergli in faccia da un momento all'altro. Senza quell'intervento, quel rischio folle, l'azzurro non sarebbe lì nell'ufficio di Sazama.

    « ...Però mi ha frainteso: Non ho la minima intenzione di gettare al vento la mia vita. ​»

    Quei discorsi gli avevano ammorbidito lo sguardo, ma tornò immediatamente solido, affilato, intenzionato a dimostrare all'altro uomo che ancora dentro avesse un incendio di fiamme combattive. Non era arrivato fino a quel punto per arrendersi adesso e consegnarsi ai boia senza vendere cara la pelle.

    « Voglio esonerare Ailen trasferendo a me le sue accuse. Ho poi intenzione di affrontarle, e vincere. ​»

    In cella c'era passato. Per quanto Ailen fosse sua responsabilità, non era pronto a tornare così presto in quell'inferno terreno. Che spreco sarebbero stati gli ultimi mesi sui noiosissimi libri di business se poi non avesse mai completato il suo piccolo progetto, ad esempio.

    « Tuttavia soltanto lei, in questa città, può aiutarmi a farlo. ​»

    Il suo asso nella manica aveva forse qualche speranza di proteggerlo, ma purtroppo tale barriera non poteva prestarla all'adolescente in detenzione. Era una partita da giocare tra lui e la giustizia... L'uomo oltre la scrivania era l'unico in grado di concretizzare ciò che Gabriel aveva da offrire.

    Anzi, anche avesse trovato qualcun altro per miracolo, Kishou Sazama era l'unico davvero idoneo agli occhi dell'ex-Villain.

    L'avvocato disse che vederlo trascinato in galera gli avrebbe portato immensa soddisfazione... Avrebbe tenuto fede a quelle parole, sapendo di essere l'unica linea di difesa rimastagli per tenersene fuori?

    « Quant'è familiare con l'organizzazione criminale Aogiri Tree? E con un ricercato dal nome di Ichinose Shinya? ​»

    O sarebbe stato il suo scudo?
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    Era strano vedere qualcuno che volesse risultare così colpevole rispetto alla legge, anche se ne aveva spesso sentito parlare. Non era poi così raro che i genitori o i fratelli maggiori prendessero la colpa dei figli o dei fratelli più piccoli e che la verità saltasse fuori dopo anni se non decenni, talvolta riaprendo il processo per chiarire la questione. E nonostante la droga portata all'interno di quello studio lo avesse già fatto rabbrividire Gabriel sembrava abbastanza tranquillo a maneggiare una sostanza del genere, addirittura ridendo della sua reazione. Sapeva che toccava pure a loro analizzare delle prove quando era necessario, soprattutto quando si dubitava della veridicità di una confessione da uno o più testimoni. Ed in effetti la prima cosa che avrebbe chiesto Kishou se fosse toccato a lui andare contro all'azzurro e ad Ailen. Un nuovo colpevole che appare dal nulla di cui si conosce solo adesso l'identità e che aveva casualmente tormentato il povero ragazzo? Era una storia che poteva piacere a chi era appassionato di show sugli avvocati o sui giudici ma la realtà era ben diversa. Neanche lui voleva che quel ragazzo finisse in galera, anche se probabilmente se lo sarebbe meritato, ma allo stesso tempo gettare il suo cliente in una gabbia di leoni pronto a sbranarlo non era nemmeno una scelta che lo avrebbe permesso di vivere sereno.
    La ringrazio, anche se il suo caso è particolarmente ostico. Rispose tra un discorso e l'altro, apparendo sempre più avvolto nei suoi pensieri. Stava già cercando una soluzione per evitare che entrambi i soggetti a suo carico finissero schiacciati sotto il sistema giudiziario giapponese. E sempre di meno comprendeva l'idea di Gabriel, il quale probabilmente non aveva ancora capito come funzionassero i processi lì. Sarò felice di aiutarla, anche se dobbiamo fissarci degli obiettivi. Innanzitutto ridurre al minimo la sua pena, quello sì. Potrebbe essere un percorso molto lungo però. Il meglio sarebbe far passare il tutto come una follia giovanile... Kishou prese una penna poggiata sulla scrivania tra le mani, senza scrivere nulla inizialmente. Gli serviva più che altro come antistress e la faceva girare tra le dita mentre ascoltava i ragionamenti del suo cliente riguardo ad Ailen, ogni tanto appoggiando la punta metallica su un foglio bianco di fronte a lui. Era piuttosto stupito di vedere un'espressione così...dolce sul volto dell'ex-criminale, quando parlava del suo passato e dei suoi ideali. Non che fosse qualcosa di tenero o carino in realtà ma forse riusciva ad intravedere un sentimento che quell'uomo tentava di nascondere. Non che fosse uno psicologo o altro, era semplicemente attento alle persone con cui lavorava. Si chiedeva anche cosa intendesse con quella frase dell'egoismo, forse non comprendendo appieno Gabriel. E gli sarebbe piaciuto capire cosa si aggirava di soppiatto dietro le sue parole, anche se per ora c'era una grossa e scura tenda tra di loro.
    Lo crede sul serio? Fu una domanda che gli sorse spontanea ed con altrettanta naturalezza fu posta all'uomo ora in completo, forse in futuro in divisa da carcerato. Kishou alzò un sopracciglio grigio mettendo in risalto tutti i suoi dubbi su una questione che gli stava a cuore e che continuava ad influenzarlo ogni giorno della sua vita. Quanto poteva cambiare le cose lui, il semplice avvocato Sazama?
    Una volta mi dissero che a voler cambiare le cose per forza si generano spesso mostri. Penso che Hanzo Takashi sia la dimostrazione di questa frase visto che voleva costringere tutta Tokyo a seguirlo. — Guardò un punto dell'ufficio a caso, perdendosi per un attimo tra le librerie colme di codici. Chissà, magari anche il capo del Culto si sarebbe prima o poi presentato alla sua porta. Non che io la stia paragonando a lei, mi scusi. Comprendo la sua voglia di cambiare le cose...è un pensiero che spesso mi fa disperare, sapere che ci sono migliaia di crimini e che nessuno venga punito, anche sotto la luce del sole. Però non possiamo nemmeno addossarci i problemi del mondo in maniera irrealistica. Il suo sguardo rosso tornò su Gabriel, pensando che forse era meglio pensarla così. Forse era meglio evitare i problemi degli altri e semplicemente chiudersi in quello studio a risolvere i battibecchi tra vicini di casa o tra un'azienda di profumi ed un privato. Quella barriera che separava Kishou e Gabriel e che gli impediva di fare ancora quel passo verso la totale distruzione era ancora lì, seppur debole.
    E' per dirle che i nostri ostacoli sono a livello tecnico. Sa quante persone vengono condannate quando arrivano in tribunale? — Iniziò serio, scrutando il sognatore. Il novantanove percento. Mettiamo caso che riusciamo a far cadere le accuse contro Ailen. Dovrebbe scontrarsi con il pubblico ministero che ha tutto l'interesse di condannarla sia per motivi professionali che per motivi di immagine. Dopodiché, ci sarebbe anche il giudice che vedendo il caso di spaccio si allarmerà e probabilmente verrà convinto a condannarla. Per questo non sono molto convinto della sua idea. E c'è anche un altro fattore da considerare. Prese una pausa, mentre scriveva corte suprema sul foglio, un po' più in basso. Forse avrebbe dovuto recarsi fin lì ed esporre il suo caso difendendo Gabriel o Ikeda, chissà.
    Mettiamo caso che lei si autodenunci. In quel caso vincere è impossibile se ci sono le prove e siccome è già stato imprigionato di recente, quegli anni che le ho detto prima per Ikeda verrebbero raddoppiati su di lei. Se scoprissero che ha falsificato le prove, potrebbe ricevere fino a 10 anni di carcere. Mettiamo invece che qualcuno di esterno lo faccia. Nell'infinitesimale possibilità in cui lei vinca, la droga spacciata rimane. E chi è che l'ha spacciata? Ikeda. - Kishou scrollò le spalle, tirando fuori il suo spirito di avvocato. Per quanto risonasse con le idee di Gabriel nel voler vedere giustizia fatta in maniera giusta ed eccelsa...in quel caso non riteneva fosse possibile percorrere quella strada per il semplice fatto che il sistema era una barriera fin troppo grande da abbattere. E come già detto da Kishou, il problema principale di quella faccenda era che il sistema legislativo era stato studiato per evitare che situazioni del genere si verificassero sotto il naso di tutti. Scosse la testa e mise l'indice sulla punta della penna, facendola rimanere in equilibrio verticalmente sul foglio.
    Io la voglio veramente aiutare ma non in questo modo. Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutare Ailen Ikeda rappresentandolo in aula. Come le ho già detto possiamo provare diverse strade per ridurre la pena, fare appello alla corte suprema ci darebbe altre due settimane di tempo dopo il primo giudizio. Lo sta già aiutando molto presentandogli un avvocato privato, ora che lui è in difficoltà. Kishuo accennò un sorriso. Lo capiva, pensava di capirlo. Quella sensazione di non poter fare niente e di dolore che si accumula sempre di più dentro. E anche l'avvocato sentiva di non stare facendo tutto il possibile per lui, seguendo i suoi propositi. Ma se i medici giuravano di proteggere la vita della gente e di curare chiunque si trovassero davanti, Kishou non voleva che gli altri si facessero male da soli come faceva lui. Era un desiderio estremamente egoista il suo e non sapeva come Gabriel avrebbe reagito ma sperava che rinsavisse.
    Comunque...sì, conosco Aogiri. Ci sono molti articoli su di loro per quanto riguarda la legislazione dei Quirk. — Cambiò discorso, virando più sull'ultima domanda posta per dare un po' di tempo per pensare ad entrambi. Ichinose Shinya è uno dei ricercato del culto, no? Mi pare però che alla fine avesse tradito Hanzo Takashi per motivi non conosciuti mostrandosi fedele ad Aogiri. C'è sempre un po' di mistero dietro queste organizzazioni dai nomi pomposi, immagino. Finì lì, dopo tutto ciò che aveva detto a Gabriel per farlo desistere dal suo proposito. Ma come avrebbe reagito lui?
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    Non si aspettava di aver mai una discussione talmente esposta – e partecipata – con un avvocato. Era lui a svalutare la professione, o Kishou che si distingueva radicalmente dai suoi colleghi?

    In ogni caso quel botta-e-risposta ormai lo stava prendendo forse troppo. Cose del genere lo intrattenevano, anche quando la sua priorità sarebbe dovuta rimanere Ailen. E invece si stava divertendo a gestire un discorso dal simile spessore.

    « Il problema di Hanzo Takashi non è voler cambiare il mondo a forza, ma il fatto che voglia peggiorarlo. Non tutte le rivoluzioni sono create uguali. Se avessimo paura di sporcarci le mani e infrangere lo status quo, ancora vivremmo sotto il tacco di un Re, o al rifugio dentro le caverne primordiali. ​»

    Gabriel aveva un animo ribelle, ma trovava profonda noia nella maggior parte dei movimenti "sovversivi" o che tali si credevano, Culto incluso. Se la società già piantava fin troppi paletti per limitare l'umanità, queste organizzazioni di falsa ribellione volevano restringerle ulteriormente.

    L'azzurro era l'opposto. Fin dalla nascita, aveva sempre e solo desiderato la propria libertà, e sognava un mondo in cui fosse possibile. E se davvero ciò ne avrebbe causato una morte prematura – come sostenevano le Farfalle – avrebbe preferito una breve libertà ad una lunga prigionia.

    « Quando noti il marcio che ti circonda è impossibile tornare alla beata ignoranza. E se attorno a me non c'è nessuno capace di cambiare le cose, o almeno disposto a tentare, d'un tratto diventa mia responsabilità indossare quel mantello. ​»

    Ne aveva discusso con Aragaki. Per gli innocenti le risorse erano infinite, l'intera istituzione dei Pro-Hero viveva per servire i loro bisogni. Chi invece veniva gettato con disprezzo in un tritacarne con le sbarre non aveva il lusso di un eroe pronto a salvarli.

    Gabriel si schierava dalla loro parte perché nessun altro era disposto a farlo.

    O quasi.

    « Però addossarci i problemi del mondo non è poi così impossibile, se abbastanza persone sono pronte a sorreggere quel peso. ​»

    Grazie a Shinjiro aveva compreso quanto inutile fosse scagliarsi ad un problema con nulla in testa se non un egocentrico complesso del Messia. Tuttavia chi non è in grado di cambiare il mondo può ancora cambiare il mondo di qualcuno.

    Akahito aveva cambiato il suo, Mirai li aveva seguiti, e persino Ailen (purtroppo) sembrava aver appreso qualche lezione dall'ex-Jester.

    « Il cambiamento non è una granata ma un virus. Salta da cellula a cellula, si moltiplica, finché anche qualcosa d'inizialmente minuscolo può mettere in ginocchio un organismo intero. ​»

    Kishou sosteneva di comprenderlo, e di disperarsi per tutto ciò che era costretto a guardare, inerme, nel corso della sua professione... Eppure sembrava già sconfitto, magari perché crederla una partita persa in principio era più semplice della faticosa alternativa.

    Nonostante ciò, in lui ancora sentiva il calore in un tizzone superstite, e stava all'avvocato decidere se risvegliarlo o calpestarlo.

    Fosse davvero convinto di una parte o dell'altra non si sarebbe offerto di aiutarlo, quando entrambi riconoscevano le possibilità di vittoria rasentassero il fantascientifico. Avrebbe preso quell'iniziativa se lì davanti ci fosse stato Hisoka, piuttosto che Gabriel?

    Anche lui, forse, stava venendo contagiato.

    « Ichinose è il Vice di Aogiri, uno dei due diretti sottoposti al Boss. Hanno entrambi provato ad uccidermi, una volta a testa. ​»

    Quell'uomo e la sua organizzazione erano il tassello mancante affinché l'avvocato comprendesse il suo piano di giustizia. Perché aveva ragione, non l'avrebbero trovata in tribunale, o anche alla corte suprema. Dovevano percorrere un'altra strada.

    « E non perché fossi un soldato nemico... Semplicemente ero un impiegato insubordinato ♠ ​»

    Hisoka Morow faceva parte dell'Albero. Battezzato nel sangue, li aveva serviti per la sua intera carriera di "King of Hearts", all'insaputa delle autorità o testate giornalistiche.

    « Per circa un anno sono stato una foglia. Poi si sono stancati delle mie marachelle off-duty, e mi hanno licenziato. Il mio pacchetto di fine rapporto sono state cinque coltellate volte a farmi fuori ♦ ​»

    Allontanarsi dall'organizzazione con le proprie gambe invece che dentro una cassa non era troppo comune. Come si suol dire, tre persone possono tenere un segreto se due di loro sono morte, e Aogiri di segreti ne aveva tanti.

    Il vivere di un uomo scomodo come Gabriel era inusuale... Il fatto che fosse in uno studio legale, a parlare liberamente dei suoi affari, lo rendeva più unico che raro. Un'occasione irripetibile.

    « Cosa ne penserebbe se le dicessi che Shinya è a portata di mano? E assieme a lui altri rami dell'Albero. ​»

    Il sedicente Vice dai lunghi capelli neri faceva vanto di una reputazione pregna di sangue. Oltretutto aveva servito un'umiliazione alle forze dell'ordine, per cui superare i loro sacrosanti sistemi era un affronto più grave di qualsiasi omicidio.

    Aogiri d'altro canto era un cancro nella città, così ben intrecciato al tessuto di Tokyo da esserne praticamente inestricabile. Permeava ogni settore, e chiunque fosse membro di tale ecosistema trovava ai propri piedi più carneficina e sofferenza di quanta potesse mai accumularne un Villain indipendente.

    E Gabriel, seduto lì davanti alla scrivania di Sazama, era il punto di contatto a tutto quello. L'anello mancante.

    « Uno di questi in particolare è il mio vecchio braccio destro. Chiamiamolo... Yuujo. ​»

    In quel momento il grigio avrebbe scorto sul suo volto un'emozione nuova. Separata sia dai sorrisi che dal fare serio... Per la prima volta l'avrebbe visto avvelenato da un odio incontenibile. Avrebbe tentato il più possibile di trattenerlo ma i suoi occhi non potevano mentire, rievocando le memorie di un certo scarafaggio.

    « Tra lui e il Vice c'è un collegamento diretto. È uno zerbino di natura, il suo sogno più grande è fare da poggiapiedi ai superiori, e Ichinose sembra apprezzare la fedeltà dei cagnolini. ​»

    Era passato più di un anno dall'incrocio dei tre... Ma non vi erano dubbi nella mente di Gabriel pronunciando quelle parole. Gli sguardi che Hayato rivolgeva alla vipera erano gli stessi riservati una volta al giullare. Se ancora non era il suo schiavetto numero uno, stava impiegando tutto se stesso per diventarlo, ovunque fosse.

    « Se qualcuno volesse mettere le mani su Shinya, infliggere un duro colpo ad Aogiri, e potenzialmente scoprire qualcosa in più sul Culto... Yuujo sarebbe il tramite migliore alla loro portata. La punta di diamante dell'intera operazione. ​»

    Non era un membro a caso ma qualcuno in cui erano riposte responsabilità e fiducia, assetato di potere e al contempo dipendente dall'essere il giocattolo di un superiore. Una pedina così coinvolta e ben connessa era il bersaglio perfetto per ogni investigazione o sorveglianza.

    Puntando gli occhi su di lui, era solo questione di tempo affinché li conducesse al Vice o altri pezzi grossi.

    « E io sarei in grado di fornire tutto il necessario per aprire le danze. Basterebbe saperne l'identità e avere in mano le giuste prove per ottenere un vero, concreto aggancio da cui partire. ​»

    Era semplice accedere ai vecchi account di Hisoka per estrarne messaggi e comunicazioni da quei tempi. Provavano oltre ogni ombra di dubbio che fosse stato un membro, e Ono il suo yes-man. Scritti, audio, foto, indirizzi, numeri di telefono, nomi, identikit, abilità, luoghi d'interesse, tutto a distanza di pochi click.

    « L'unica cosa che voglio in cambio è l'immunità. Niente più, niente meno. ​»

    Ecco rivelato il suo ultimo asso nella manica, l'Hail Mary, un'ultima disperata speranza per scavare attraverso l'ingiustizia portando tutti con se in superficie. Non ci sarebbe stato un caso da difendere se i suoi crimini erano confessati e perdonati. Solo portando a se ogni accusa poteva difendere Ailen dietro la barriera della collaborazione con la legge.

    « Questo coprirebbe i reati commessi durante la mia permanenza a Tokyo, incluso l'ultimo spiacevole inghippo con l'XSQ... E se Ailen sfortunatamente non dovesse uscirne pulito, suppongo sarebbe un complice, e in quel caso pretenderei di estendere la stessa immunità a lui in quanto collaboratore. ​»

    Raccontata in quel tono sembrava una richiesta irragionevole, quasi pomposa.

    Ma se il sistema era costruito per massimizzare la punizione inflitta, avrebbe rifiutato un'occasione d'oro per castigare entità tanto tossiche quanto irraggiungibili? Mettendo tutto sulla bilancia chi era meglio crocifiggere tra uno o due sbandati di poco conto e Aogiri Tree?

    Chissà quanti detective ed eroi aspettavano un'opportunità tale. Chi per giustizia, altri per rivalsa, altri ancora per puro prestigio. Rivolgendosi a loro piuttosto che una giuria era comprensibile "ignorassero" certi dettagli più dubbi sulla storia di Gabriel, pur di concludere l'affare e dar il via alla caccia.

    Ovviamente... Tutto ciò era solo una speranza. L'unico sentiero visibile attraverso il buio, che poteva facilmente rivelarsi un miraggio. Per tal motivo doveva consultare un esperto. Era fattibile, o il delirio di un uomo alle corde?

    « Signor Sazama, da soli forse non faremmo mai la differenza. Un villain senza onore e un avvocato disilluso dal sistema per cui si batte. Ma unendo le forze, colpendo da entrambi i lati della giustizia, possiamo portare conseguenze a chi non ne ha mai affrontate. ​»
    « What is better – To be born good, or to overcome your evil nature though great effort? »
     
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    Si sentiva quasi in un vortice più che in una danza quell'avvocato dai capelli grigi che ascoltava i discorsi rivoluzionari dell'azzurro. Quando camminava verso il suo ufficio era quasi come se fosse in fila come una formica in una spirale di morte senza alcuna possibilità di uscire da quel loop che influenzava la sua vita. E a portare novità tramite un vento demoniaco era Gabriel che voleva destabilizzare quel ciclo che lui aveva accettato come ultima destinazione della sua vita. Kishou si sentiva spesso triste ed incapace di cambiare le cose, alternando momenti in cui voleva alzarsi e cambiare tutto di colpo ad altri in cui la realizzazione della sua limitata influenza sul mondo. Ma forse c'era un modo per uscirne? Per essere diverso dagli altri e poter fare del bene in quella città che era la sua casa forzata? Era veramente possibile reggere il peso del mondo sulle proprie spalle se lo si condivideva con chi abbracciava il tuo ideale?
    Un virus...sì, dopo che si nota cosa c'è di sbagliato è difficile restarne impassibili. Ho notato con gli anni che ignorare i problemi altrui è una cosa molto umana e addossarseli è invece molto più raro. Lui non avrebbe mai chiesto nulla in cambio fosse stato in grado di cambiare le cose. Forse tutto ciò che chiedeva l'uomo di mezza età era qualcuno che credesse nel suo sogno, l'unica piccola cosa che voleva per sé. Qualcuno che potesse essere un fuoco come lui e che riuscisse a non farlo pensare. Curioso come il suo più grande desiderio fosse mandare al diavolo ogni logica e semplicemente agire secondo le proprie idee e scatenarle sul mondo.
    Potremmo quasi dire che è una fiamma che può divorare tutto ciò che è stato costruito in precedenza o salvaguardarlo. Dipende tutto da come lo si usa. Ammise, guardando l'altro. Lui voleva essere veramente un incendio che inghiottisse ogni cosa che non gli piaceva e che purificava il male da quella terra. Non si sentiva una divinità o altro ma solo un umano stanco di vivere in quel modo. Quei discorsi quasi ideologici erano molto in contrasto con la pura verità che Kishou aveva dovuto mettere a nudo di fronte a Gabriel, il quale sembrò accettare la sua opinione da avvocato per cominciare a parlare invece di Aogiri. E Hisoka ne aveva fatto parte, in passato.
    Non mi aspettavo che facesse anche parte di una tale organizzazione. Rispose inizialmente l'avvocato in un tentativo di smorzare la propria ansia e di alleggerire la conversazione. Perlomeno, a lui faceva quasi ridere che quel diavolo di un uomo avesse anche collegamenti con una delle organizzazioni criminali più famose in Giappone. E che soprattutto avesse ricevuto ordini diretti dai misteriosi figuri che muovevano i fili di un numero indefinito di persone che agivano legalmente o illegalmente. Sapere che quel Shinya era proprio il Vice di Aogiri era un'informazione interessante quanto pericolosa e più Gabriel apriva bocca più si chiedeva in che guaio si stesse immischiando, questa volta ancora più di prima. Spalancò gli occhi al sentire la violenza con la quale avevano "liquidato" e un po' rabbrividì al pensare cosa sarebbe successo se si fosse impicciato lui.
    Avrebbe voluto eliminare Aogiri dalla faccia della terra se possibile? Sicuramente. Erano un gruppo che aveva praticamente reso necessario scrivere le leggi di controllo contro le Unicità, che aveva praticamente reso chiaro quanto fossero obsolete le organizzazioni che non utilizzavano le Unicità come loro arma principale. Mosse la penna sul foglio segnando quel nome, Yuujo. Collegato al famigerato Shinya e quindi probabilmente in una posizione decisamente importante all'interno dei loro ranghi. Notò un certo rancore nelle parole dell'ex-membro di Aogiri quando si parlava di quest'ultimo, probabilmente i due avevano avuto rivalità in passato o era stato proprio lui a buttarlo fuori. Quell'inchiostro nero sul foglio era come una firma sulla carta di un demone dove non si poteva più tornare indietro. Ovviamente non era quello il caso e Kishou stava solo esagerando ma l'effetto che gli faceva andare contro mostri di tale portata era quello. Ascoltò in silenzio tombale tutto ciò che Hisoka aveva da dirgli, prima di poter trovare il coraggio di rispondere.
    Il primo obiettivo quindi sarebbe trovare Yuujo ed ottenere qualche informazione da lui. Immagino sia molto bravo a nascondersi se non è riuscito a stanarlo da solo. Non sapeva perché stava dicendo quelle cose. Non sapeva neanche se fosse saggio anche solo pensare di potersi mettere contro di loro. Ma allo stesso tempo riusciva ad intravedere un'utopica possibilità in cui fosse possibile avere successo. Non era sicuramente il primo che voleva spodestarli ed eliminare il loro regno da Tokyo.
    Se vogliamo veramente metterci contro un albero così grande bisogna partire dalle radici. Dalle proprie radici. — Gabriel avrebbe visto un'espressione concentrata e pensierosa sul suo volto, come se si stesse organizzando mentalmente. Io sono un semplice avvocato. Uno scontro a viso aperto in tribunale significherebbe sparire dalla circolazione per tutti quelli coinvolti. Ma se partiamo dal basso e cerchiamo quante più informazioni possibili...c'è una remotissima possibilità dove potremmo fare la differenza. Kishou si sentiva quasi felice in quel momento. Forse perché quelle mani avrebbero potuto fare di più che reggere una penna, finalmente? Si sentiva quasi soffocato da ciò che voleva dire e che probabilmente lo spaventata più di quanto non lo entusiasmasse.
    Sarà una strada lunga e difficile dove è più probabile il fallimento. E l'immunità potrebbe non essere un'opzione, né rimanere in vita. Quello che è necessario per smontare quei colossi sono confessioni vere e proprie di qualcuno di importante. E capisce anche lei quanto è difficile, vero? Kishou sorrise. Doveva sembrare un folle a chiunque lo stesse guardando e se i suoi genitori lo avessero ascoltato in quel momento lo avrebbero mandato in un qualche ospedale psichiatrico. Forse era lui quello che voleva buttare al vento la propria vita per una causa.
    Non sono ancora del tutto convinto, glie lo dico. Non sono una persona che ha mai fatto nulla del genere, di così importante. Proverò ad aiutarla al limite delle mie forze per quanto poche. Per quanto io conosca le leggi di questa città, non ho idea di come funzioni il mondo criminale che sta poco sotto. Forse lei mi potrà fare da guida a questi metodi...poco ortodossi. Anche la sua era un'offerta, dove Kishou guadagnava quella nuova vista sul mondo che tanto temeva. Era un po' come affrontare i suoi peggiori incubi per lui e per un'ultima volta si chiese se non fosse diventato folle, ma nessuno gli rispose.
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    Quanto detestava l'incertezza. Gabriel era il tipo d'uomo che faceva delle strategie il suo scudo, e della determinazione la sua spada. I momenti più bui della sua vita potevano essere ricollegati alla mancanza di questi pilastri. Da sempre attingeva "ai suoi metodi" per risolvere certi problemi... E odiava il senso d'impotenza quando essi non bastavano.

    Per questo le parole di Sazama lo portarono ad esalare un profondo sospiro di sollievo.

    Aveva messo piede nel suo ufficio con soltanto speranze e idee tra le mani, era grazie al grigio se adesso sembravano abbastanza solide da poter essere afferrate. Se adesso all'orizzonte non vi era solo un sogno ma un piano, lo doveva al fatto che l'avvocato avesse deciso di materializzare i desideri dell'ex-Villain.

    Kishou mise subito in evidenza gli schiaccianti limiti in cui i due uomini erano costretti ad operare, ma l'azzurro non ci diede troppo peso. Se qualcosa può esser limitato significa che esiste. D'un tratto davanti a lui non c'era una nebbia impenetrabile, ma infiniti percorsi percorribili, molti culminanti in tragedie, ben pochi con un lieto fine.

    E lo accettava. Tutto ciò che voleva era il potere di scegliere cosa riservasse il suo futuro, bello o brutto che fosse.

    Avevano una direzione: Assemblare un dossier d'informazioni su Aogiri, da scambiare poi per l'immunità giuridica, una volta che Gabriel si fosse assunto le colpe di ciò per cui volevano amputare Ailen. Semplice in teoria... Ma alla pratica ogni step era più ostico del precedente, anche per via di chi fosse il loro primo appoggio.

    « Yuujo è troppo spavaldo per rintanarsi tra le ombre come gli altri pesci grossi dell'Albero. Fornendo i suoi dati alle giuste autorità sarebbe un gioco da ragazzi risalire a lui. ​»

    Nome, cognome, data di nascita, precedenti contatti e indirizzi e impieghi. A meno che non decidesse veramente di nascondersi o creare una seconda identità, sarebbe finito nel mirino dell'investigazione a cui volevano dare il via... Tuttavia per far ciò, dovevano essere loro i primi a stanarlo.

    « Qualche tempo fa un mio contatto si è messo sulle sue tracce. Potrei agganciarmici per trovarlo, se la ricerca ha prodotto risultati. Dopodiché le prometto che otterrò qualcosa di tangibile. ​»

    Pensava di poter dimostrare l'appartenenza di Hisoka all'Albero, e la presenza di Hayato come suo sottoposto. Ma quanta credibilità c'era davvero nei record di messaggistica con individui ad oggi irraggiungibili? In particolare le fondamenta di tale manovra – la relazione tra Ono e Ichinose – esisteva soltanto nelle testimonianze di un criminale.

    Kishou aveva reso le sue speranze dei progetti ma stava a lui ora portarli alla realtà. Tutto cominciava inchiodando Hayato, e sarebbero servite catene estremamente robuste.

    « Nel mentre, lei è l'unico che può fare i giusti preparativi dall'altro lato della legge. ​»

    L'avvocato ci vide giusto notando stessero giocando col fuoco, o forse con un vulcano intero. Finché non fossero in posizione per sferrare il colpo di grazia era una battaglia da condurre sotto la superficie.

    « Gli occhi e le orecchie di Aogiri sono ovunque, una buona parte del sistema che dovrebbe punirli è nel loro taschino. È grazie a ciò se oggi non sto marcendo in una cella. ​»

    Era il motivo per cui Hisoka teneva così tanto ad esserne membro. Poteva causare tutto il caos che il suo cuoricino desiderava, senza le conseguenze che avrebbero investito un lupo solitario... Anche se la pacchia non poteva durare a lungo.

    « Ci serviranno persone affidabili a cui sottoporre il caso. Mi appoggio a lei e al suo giudizio. Se tirando a noi questa catena dovessimo incontrare un anello corrotto... Well, le ho già accennato dei loro metodi di problem-solving. ​»

    Che si volesse sorreggere il mondo o polverizzare direttamente chi lo stesse opprimendo, i due uomini avevano già concordato fosse impossibile farlo da soli. In quei casi l'unica cosa che davvero aveva valore, più delle capacità individuali, più delle simpatie reciproche, era la fiducia.

    Gabriel ne aveva concessa un po' a Sazama, quest'ultimo aveva ricambiato nel suo piccolo, ma ne avrebbero dovuta accettare e concedere molta altra per manifestare la loro volontà sul mondo.

    E – stando all'ennesimo verdetto del grigio – anche tutta la fiducia del mondo poteva non bastare.

    « Scalfire chi siede alla vetta dell'Organizzazione è pressoché impossibile... Dall'esterno. Per questo bisogna partire da Yuujo. Dobbiamo portare la sua testa al tavolo delle trattative. ​»

    Le autorità per conto loro non avevano speranza di acciuffare nuovamente il Vice, figurarsi aprire una ferita seria sulla corteccia dell'Albero. Una proposta tale, un'opportunità tale, era fuori dalla loro portata se non grazie a Gabriel e Kishou. Così come a loro mancavano le risorse per spingersi troppo oltre Hayato da soli.

    « ...Ma se servire Yuujo su un piatto d'argento non bastasse a proteggere sia me che Ailen, l'ultima cosa che mi rimane da offrire è la mia collaborazione. Forse avere una pedina sacrificabile da mettere in campo potrebbe essere l'incentivo finale di cui hanno bisogno. »

    Non sarebbe stata la prima volta che un criminale o ex-tale contribuiva non solo con informazioni e testimonianze, ma anche prendendo parte attiva nell'investigazione per toccare dove i distintivi non erano ben accetti.

    Un brivido gli scese la schiena immaginandosi come un mastino del governo. Gli avrebbe evitato le manette, sostituendole però con un collare. Libertà condizionale, suscettibile alla revoca dopo il primo segno di ribellione... Con Sazama aveva discusso di libertà, di rivoluzione, eppure sembrava determinato ad incastrarsi in una situazione che ne era l'antitesi.

    Voleva davvero compromettersi così profondamente per un singolo ragazzino? Entrare in una guerra dove ambo le sponde gli erano nemiche, soltanto per garantire la libertà di Ailen?

    Ebbene sì.

    Ma non solo.

    Il conflitto con Aogiri era inevitabile finché avesse continuato per la strada scelta. Per via del suo passato, del destino che legava lui e Hayato, e la sua nuova sfida.

    L'organizzazione era un vortice, un buco nero che aveva preso posto al cuore di Tokyo, e la cui presa gravitazionale trascinava dentro se angeli e demoni indiscriminatamente. Hisoka stesso era finito tra le loro spire. Nonostante l'avessero poi scartato, era innegabile fosse grazie a loro che riuscì ad indugiare nelle parti peggiori di se stesso.

    Se Gabriel desiderava liberare quelli come lui dalla prigione dei propri peccati, non poteva ignorare chi aveva ogni interesse a trattenerli in servitù. Aogiri era una gabbia così ben studiata che i detenuti nemmeno realizzavano d'esser tali.

    L'emergere della situazione di Ailen gli aveva fatto comprendere fosse finalmente pronto per uscire allo scoperto. Avesse voluto vivere tranquillo, interessarsi del proprio orticello e basta, non si sarebbe mai messo in prima linea come stava facendo.

    ...Il che portò i suoi pensieri all'avvocato stesso. Allargò un sorriso quando venne definito una potenziale guida, ormai assieme ad Akahito e Mirai si stava ritrovando circondato da chi lo vedeva come un punto di riferimento.

    Ma sarebbe stato sorpreso se il grigio avesse condiviso gli stessi ideali dei due compagni d'avventure.

    « Ha detto che ignorare i problemi sia umano, e sono d'accordo. A questo punto sa quali siano le mie motivazioni per espormi ad un rischio simile... Cosa porterebbe lei a seguirmi? ​»

    Era un'anomalia nel sistema di cui faceva parte, tra tutti che nemmeno volevano rivolgergli la parola, lui si era spinto ben oltre la cortesia professionale. Comprendeva il potenziale pericolo a cui andavano incontro, ma qualcosa lo spingeva a fronteggiarlo comunque.

    « Non mi fraintenda, dei civili e degli innocenti me ne importa davvero poco, ciò che faccio – anche se può allinearsi agli scopi della legge – volge a salvaguardare chi altrimenti sarebbe annientato... Ma non sono ingenuo. ​»

    L'approccio verso Ailen e le sue giustificazioni potevano dipingere un'immagine fin troppo pulita di ciò che quelle filosofie comportavano. I discorsi pieni di pathos e gli ingegnosi trucchetti non proteggevano proprio nessuno.

    « Conosco i Villain, e so che prima di potersi redimere debbano essere distrutti. Una fenice deve necessariamente diventare cenere per rinascere. Donar loro quel che non sanno di volere spesso e volentieri va fatto di violenza. ​»

    Hisoka non si sarebbe mai reincarnato in Gabriel senza venir battezzato nelle fiamme. Quando parlava di "salvare" gli schiavi di Aogiri o di qualsiasi altra organizzazione... Era una medicina da far ingoiare controvoglia.

    « Le da ripensamenti, questo? O forse è proprio l'idea di fargliela pagare ad attrarla, che si rialzino o meno? ​»

    Non sarebbe stato un sentimento raro per chi amava pensarsi protettore degli innocenti. Appena scavavi un po' più a fondo, ad accomunare tutti quei giustizieri era la sete di vendetta, o un desiderio di sfogarsi contro chi era lecito calpestare.

    Indipendentemente dalla risposta di Kishou, un alleato era un alleato, non aveva il lusso di farsi schizzinoso finché tra le mani reggevano una bomba ad orologeria. Ma se tra i due doveva esserci fiducia, il primo passo era comprendersi a vicenda.
    « What is better – To be born good, or to overcome your evil nature though great effort? »
     
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    Cosa l'aveva spinto lungo quella strada dove era colui che spingeva la stessa carretta che lo portava al patibolo? Era una bella domanda per quell'uomo che passava la maggio parte della propria vita in quel bozzolo forzato composto dalla giacca e dalla cravatta. Scegliere di fare qualcosa contro l'ordine prestabilito, come aveva già detto in precedenza a Gabriel, era qualcosa che richiedeva molto più impegno di decidere di restare a guardare. Ma vedeva che anche i criminali avevano quella voglia di fare e quell'iniziativa che per quante idee avesse in testa, l'avvocato non possedeva. Si chiedeva se le voci secondo le quali Aogiri aveva dalla sua parte la maggior parte degli organi amministrativi di Tokyo fossero solo tali o se corrispondessero alla verità. Se qualcuno che aveva compiuto effrazioni che avrebbero portato al carcere senza problemi era ora a piede libero per la semplice parola di qualcuno che stava ad osservare il mondo seduto da un trono, si chiedeva che senso avesse il suo lavoro.
    Ciò che aveva ripetuto diverse volte all'azzurro era l'impossibilità di superare certe barriere imposte dal sistema per le persone normali. Kishou vedeva chi deteneva troppo potere un pericolo per i cardini della società civile che avessero una facciata legale o meno. Ma era stato piuttosto semplice per quelle persone aggirare i divieti e gli obblighi e semplicemente fare quello che volevano. Un concetto oltraggioso e alieno per l'uomo dai capelli grigi che vedeva nella solidità della legge una speranza per il genere umano. Ma era sempre più convinto ed influenzato del fatto che lottare contro di loro in quel modo sarebbe stato inutile. Forse non tutti i problemi si potevano risolvere per vie legali, forse contro chi giocava sporco era meglio usare gli stessi metodi. Rispondere al fuoco con il fuoco in un certo senso.
    Conosce proprio la sua identità quindi? Sarebbe un ottimo inizio avere un nome per iniziare le indagini. - La sua espressione si fece decisamente sorpresa, non pensava che i vari membri di un'organizzazione terroristica si scambiassero i nomi con più facilità. O forse questo misterioso Yuujo era speciale per Gabriel Daystar? Secondariamente, la parte più complicata sarà a chi comunicare qualsiasi cosa troviamo e come ha detto probabilmente le persone sotto il loro numero paga sono innumerevoli. Era strano ammetterlo con tale leggerezza. Era una cosa gravissima per il governo giapponese. Ma forse erano proprio loro quelli immischiati? No, doveva ancora avere fiducia in chi stava in alto. Voleva credere che almeno le più alte cariche ignorassero semplicemente il problema, il che era pur sempre qualcosa di terribile per un paese, ma forse il peccato di ignoranza era meglio di quello di collaborazione. E a proposito di quest'ultima, Gabriel stava proprio offrendo la sua a ciò che apparentemente odiava di più. Forse qualcuno che conosceva meglio l'uomo, chiamandolo Hisoka o Gabriel, avrebbe potuto stupirsi di questa sua affermazione. Kishou conosceva solo una piccolissima parte dell'azzurro tramite questa loro conversazione e forse lo rendeva perplesso che un qualsiasi ex-criminale potesse offrire il proprio aiuto alla società.
    Potrebbe essere una soluzione. Non ho idea delle intenzioni delle autorità rispetto ad Aogiri ma non è la prima volta che collaborano con degli ex-Villain per ottenere informazioni od altro materiale utile. La domanda da porsi è se ritengono il caso degno della loro attenzione. Potrebbe portare a qualcosa l'investigazione? Spetta a loro decidere. E finì per ora di elencare l'elenco delle cose da fare prima di morire, immaginava. In realtà si immaginava che la realtà sarebbe stata altra ed avrebbero dovuto essere ben più importanti di un semplice avvocato ed un ex-scagnozzo per dare una scossa all'albero. Ma a puntare un faro su di lui e metterlo in mezzo al palco scoperto fu proprio Gabriel che gli pose quella domanda. Kishou rimase calmo in viso e semplicemente rimase silenzioso a guardare gli occhi del giovane giapponese, oltre che guardare sé stesso nel profondo.
    Era per vendetta, forse? No, nessuno aveva portato via qualcosa a lui caro. Probabilmente sarebbe finito ben peggio fosse stato quello il caso. Era perché credeva che fosse impossibile cambiare il mondo in altri modi? In parte ma gran parte di sé credeva ancora che lui ed il resto del male sarebbero stati poi puniti. Era perché aveva un profondo senso di giustizia forse. Voleva che il mondo fosse un posto giusto e che ogni cattiva azione fosse seguita da una giusta retribuzione. Ma aveva capito che in sintesi lui non poteva fare granché per cambiare quel mondo ed era un semplice uomo di mezza età che voleva addossarsi i problemi del mondo sulle spalle. E quindi perché spingersi a tanto se anche lui riconosceva che fosse inutile?
    Sinceramente...è difficile dirlo senza sembrare folli. A primo impatto probabilmente le direi che non mi importa di redimere nessuno. Mi basterebbe che marcissero in galera. Ma allo stesso tempo è come se non fosse abbastanza neanche quello. Un po' come se l'unico modo per cambiare qualcosa fosse ucciderli. Guardò il vuoto con gli occhi rossi, fissandosi su quel discorso che aleggiava nella sua mente. Sentire di poter fare qualcosa ma essere bloccato da tutti. Dalla propria morale per prima, come se ci fosse qualcun altro dentro di te a suggerirti cose che non faresti mai. So di avere impulsi orribili e l'unico modo per sfogarli è mettermi in pericolo in questo modo. Non penso che alla società mancherà un individuo come me che si sente libero solo quando riesce a liberare il peggio che ha dentro di sé e far soffrire agli altri. Forse il suo obiettivo è decisamente più nobile del mio e non so quanto vorrà seguirmi dopo questa dichiarazione...ma vorrei almeno provare. Guardò di lato e la sensazione di sentirsi oppresso non si alleggerì sul suo petto, anche se la sua mente era leggermente più libera. Non avrebbe mai potuto sentirsi veramente libero fino a quando non avrebbe confessato di aver ucciso quell'uomo. Ma l'unica soluzione alternativa era quella di punirsi da solo per evitare di finire in galera, dove sarebbe morto dentro il primo giorno.

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    Alle ultime constatazioni dell'avvocato riguardo l'operazione ai danni di Aogiri, Gabriel non aveva meglio con cui rispondere oltre ad un cenno d'intesa. Potevano strategizzare e speculare all'infinito, ma l'unico modo per comprendere davvero la loro situazione era ottenere qualcosa di tangibile da cui partire.

    Volendo avrebbe potuto avviare i congedi, dandosi appuntamento a quando avessero fatto abbastanza preparativi da ambo le parti... Eppure la successive parole di Sazama non erano facilmente ignorabili.

    « Perché dovrei rinnegarla? In fin dei conti vogliamo la stessa cosa, le nostre versioni di un mondo migliore probabilmente non sono troppo dissimili... Anche se non dubito la strada per arrivarci sarebbe differente. ​»

    Condividevano che il sistema attuale non stesse adempiendo al suo dovere, e forse avrebbero intrapreso quell'attacco all'Albero fianco a fianco, ma le motivazioni a spingerli e i metodi che erano disposti ad impiegare non erano veramente allineati.

    Nulla su cui disperarsi, nemmeno con Akahito riusciva ad accordarsi su ogni cosa, così come il cinghiale era capace d'entrare in attrito con Mirai. Ciò che li legava era una stessa missione, e anche Kishou poteva prenderne parte, almeno finché non avessero incontrato un bivio inconciliabile.

    ...Tuttavia, nelle parole del grigio non vedeva la stessa sicurezza che si trovava in qualcuno come Aragaki. Il Vigilante e l'ex-Villain non erano nemici, né però davvero su uno stesso fronte, qualsiasi collaborazione avrebbe sempre e solo agito nei brevi spazi di sovrapposizione delle loro salde ideologie rispettive.

    Quella di Sazama non era altrettanto salda. Anzi, non erano una filosofia o un sogno a spingerlo, quanto il suo odio. In lui scorgeva una figura tormentata e sperduta, fin troppo simile a ciò che l'azzurro aveva visto per anni allo specchio.

    « Ha detto che a nessuno mancherebbe un individuo come lei... Credo lui dissentirebbe. ​»

    Ancora una volta raggiunse la scrivania, alzando e mostrando agli occhi rossi dell'altro uomo il foglio sopra cui era stampato il volto di Ailen.

    « Senza di lei questo ragazzo non avrebbe mai ottenuto il briciolo di speranza che ora ha. Allo stesso modo, se non mi avesse accolto qui, Aogiri ora avrebbe qualche spina al fianco in meno. ​»

    Pochissime persone erano davvero nobili o altruiste, tutti gli altri potevano solo sperare che il proprio egoismo si sposasse bene ai bisogni di qualcun altro. Che le azioni dell'avvocato nascessero dal desiderio di guarire o il bisogno di uccidere, non era ben più importante come fosse ricevuto da chi gli stava attorno?

    « Dice se ne infischi della redenzione e preferirebbe sterminare chi se lo merita... Ma ne è davvero convinto, o è ciò che vuole credere? Se lo fosse non mi avrebbe dato ascolto fino ad ora, e tra me, Ailen, e Ichinose, avrebbe visto ben poca differenza. ​»

    Ovviamente era ancora appesantito dai suoi bias, sociali e professionali. Ma non aveva battuto ciglio all'idea di scagionare un adolescente chiaramente colpevole, e rappresentare chi già si era sporcato le mani di sangue, pur di infliggere un duro colpo a qualcuno che se lo meritava sul serio.

    Un assolutista si sarebbe tenuto fuori da quella che ai suoi occhi sarebbe stata una rivoltante disputa tra criminali.

    « Se mi avessero ammazzato quando ancora ero Hisoka Morow non sarei qui, schierato contro gli stessi serpenti che prima servivo. Sono la prova vivente che uccidere non sia l'unico modo per cambiare le cose. ​»

    Ed era certo che Kishou avrebbe infilato il Jester nello stesso cestino di chi voleva sterminare. Forse vedere il frutto del perdono e delle seconde occasioni lì davanti a se, l'incarnazione dell'opposto dei suoi desideri, gli avrebbe fatto ripensare un paio di cose.

    « Non so fin dove si spingano i suoi "orribili impulsi"... Ma il concetto mi è familiare. ​»

    Parlando, la mano sinistra andò alla destra, sfilando in un movimento il guanto che la copriva e rivelando sotto una pelle palida ma coperta da spesse cicatrici più scure, trofei di una tra le sue più brutali battaglie.

    « Sono diventato un giullare per soddisfare i miei bisogni più tossici e autodistruttivi, seguivo ciecamente la voce gelida annidata nella mia anima, convinto non ci fosse altro modo per riempire quel vuoto. ​»

    Sazama voleva mettersi in pericolo rincorrendo i propri istinti peggiori? Quello ne era il risultato, assieme alle tante altre cicatrici che gli solcavano il corpo, e il veleno di Shinya che probabilmente ancora gli scorreva nelle vene da qualche parte.

    Cercando di allontanarsi il più possibile dalla gente come Hisoka, ironicamente il grigio era forse una delle persone a lui più simili. E se dalle braci del clown era riuscito a sorgere Gabriel, l'avvocato non aveva scuse per rassegnarsi alla propria natura.

    « Vorrei dirle che per diventare la persona che sono oggi ho superato quella parte di me... Ma sono convinto certi desideri mi perseguiteranno per sempre, e perseguiteranno anche lei. ​»

    La sua vera dipendenza non era l'XSQ, quanto lo spettro della sua vecchia vita che non avrebbe mai esorcizzato. Per quello non si sarebbe definito una brava persona. I suoi motivi potevano essere descritti come nobili, le sue parole come mature, però soltanto lui comprendeva quant'inferno ribollisse appena sotto la superficie.

    « A salvarmi è stato qualcuno che ha visto una maniera migliore d'incanalare la mia natura nefasta. Venire a capo delle proprie contraddizioni è impossibile, finché si è smarriti in se stessi... Ma proseguendo in una sola direzione, inarrestabili, anche senza essere sicuri sia quella giusta, prima o poi si troverà qualcosa di nuovo. ​»

    Aveva preso appuntamento quel mattino per correre in salvo ad Ailen, e forse aveva trovato qualcun altro a cui servisse una mano pronta a guidarlo.

    « Questa conversazione è un buon primo passo, no? ♠ ​»
    « What is better – To be born good, or to overcome your evil nature though great effort? »
     
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24 replies since 4/1/2022, 21:08   1024 views
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