A journey that mends the heart and heals the soul

● Vigilantes ● lv. 4 ● Bloodpact ● SCHEDA ● Portfolio ●

Sinceramente, da quando era entrata ufficialmente nel Bloodpact… stava iniziando a trovarsi in situazioni un po’ particolari.
Non si dovrebbe sorprendere, d’altronde, considerando che si trattava di un gruppo di vigilantes che faceva cose da vigilantes, ma… doveva ancora adattarsi a tutto questo. Doveva abituarsi a far parte di un gruppo, a non prenderne tutte le decisioni, a collaborare per portare avanti le loro missioni… e a partecipare anche ai momenti di bonding che gli altri membri organizzavano.
Quando Shinjiro le aveva detto che avrebbero fatto tutti insieme un weekend al Ryokan Shiraume, sulle pendici del monte Kumotori, Kalya inizialmente era rimasta per un lungo istante perplessa. Non si aspettava minimamente che loro potessero organizzare anche cose del genere, ma logicamente aveva senso, visto che erano un gruppo e dovevano imparare a conoscersi, volenti o nolenti. Alla fine, dopo un lungo silenzio di riflessione, aveva accettato di prendersi quelle ferie insieme… non senza scetticismo, considerando che avrebbe dovuto passare due giorni insieme a quello là.
E sì, si riferiva a Masao, di cui ancora non sapeva il nome ovviamente.
Ed era per questo motivo che, in quel momento, si trovava a camminare in un boschetto innevato, risalendo poco alla volta il monte. Quella, infatti, non sarebbe stata solo una gita per conoscersi meglio e per rilassarsi insieme, ma anche un’occasione per allenarsi con la propria unicità. Bisognava collaborare anche sul campo di battaglia, in sostanza.
Certo, lei non era molto brava a combattere, ma… avrebbe fatto un tentativo, nella speranza che loro si trattenessero dal farle troppo male.
Quindi, dopo aver posato le borse nelle loro rispettive camere, erano usciti alla ricerca di un posto appartato dove allenarsi, senza avere il rischio di essere beccati da qualcuno. C’era anche Starrysky, ma aveva deciso di restare al ryokan invece di avventurarsi per i boschi insieme a loro… e la cosa, beh, non aveva sorpreso praticamente nessuno.
Vestita con giacca, pantaloni e stivali da neve, sotto i quali nascondeva la suit, Kalyani seguiva Shinjiro, che si trovava davanti a tutti per sciogliere la neve troppo alta con il suo quirk e facilitare la camminata. Si era praticamente messa quasi attaccata a lui sia perché era l’unica persona con cui aveva confidenza lì, sia perché emanava un piacevole calore, che le impediva di soffrire troppo il freddo dell’inverno in montagna. “Cerchiamo di restare sui percorsi già battuti e di non perderci…” Gli disse, con un pizzico di preoccupazione. Perdersi nel bosco rientrava a pieno titolo nella lista di cose che la terrorizzavano a morte, soprattutto perché lì, di notte, non c’erano fonti di luce… fatta eccezione per la luna.
E questo pensiero bastava a farle accapponare la pelle.
Alzò lo sguardo verso il cielo, dove vi era ancora il sole fortunatamente, ma il suo nervosismo era evidente. Si voltò verso Desmond e quell’altro, che stavano un po’ più dietro, e li fulminò letteralmente con lo sguardo. “Vediamo di sbrigarci, non possiamo restare qui fino a tardi.” Li rimbrottò, con un tono di voce visibilmente infastidito e antipatico. In realtà non voleva risultare troppo cattiva, ma era così agitata al pensiero di restare lì al buio che diventava ancora più insopportabile del solito.
Voleva allenarsi, certo, ma… non vedeva anche l’ora di tornarsene al sicuro nel ryokan e concedersi un momento di relax alle terme. Quello le ci voleva proprio.

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Sperava di aver motivato quei due a darsi una mossa con quel suo piccolo rimprovero un po’ troppo velenoso, perché non era decisamente intenzionata a restare lì fino al calar del sole – e ritrovarsi di conseguenza a cadere nel panico davanti a tutti loro. Quindi, dopo avergli lanciato un’occhiata innervosita, aveva ripreso a camminare tranquilla… fino a quando non sentì un rumore di passi veloci alle sue spalle, per poi scorgere un’ombra sopra di sé.
“Hhhh!” Kalya sussultò e si lasciò sfuggire un urletto ben poco composto, quando vide all’improvviso qualcuno atterrare davanti a lei. E quel qualcuno era l’ultima persona con cui voleva avere a che fare in quel momento.
Si portò una mano sul petto, cercando di riprendersi dallo spavento, prima di rivolgere uno sguardo molto torvo al suo collega. “... Allora vedi di non sprecare energie per saltare sopra la mia testa, nanetto.” Sibilò, chinando leggermente il capo verso di lui e guardandolo con stizza.
Sì, lo aveva chiamato davvero nanetto, anche se era più basso di lei di giusto un centimetro.
Ma era un centimetro estremamente importante, ok?
Quando Shinjiro intervenne nel loro battibecco per commentare il comportamento di Masao, a Kalyani diede l’impressione di aver preso le sue difese e, in un modo assolutamente vittorioso, rivolse al biondino un sorrisetto, sollevando leggermente il mento per guardarlo dall’alto in basso. Tsk, così imparava a darle fastidio.
«Fate i bravi, bambini.»
Il sorriso sulle sue labbra si spense, lasciando posto al suo classico broncio un po’ indispettito – espressione standard che aveva quando passava il tempo con Desmond e quell’altro. Si voltò a guardare l’inglese, che si trovava un po’ più indietro, prima di poggiare entrambe le mani sui suoi fianchi e assumere la classica angry mom pose. “Fino a prova contraria, quello che si sta comportando da bambino qui è lui.” E, senza farsi alcun problema, indicò Masao alle sue spalle. “E so che in realtà non vorresti essere qui, ma non possiamo rischiare di restare nel bosco fino a dopo il tramonto. È pericoloso.” Gli spiegò, giusto per fargli capire il perché avesse così tanta fretta.
Che poi, in realtà, non era così tanto tardi. Era giusto lei ad essere un filino paranoica.
Arrivarono infine in uno spiazzo abbastanza ampio per permettere loro di allenarsi senza fare danni alla natura circostante e, su decisione del leader, si fermarono lì. Kalya si voltò a guardare Shinjiro giusto in tempo per vederlo indossare la suit, lasciandola per un attimo spiazzata, tanto che ci mise qualche istante a rispondergli – e dire che lo aveva già visto in quelle vesti e aveva addirittura studiato nel dettaglio quel costume… a casa sua.
Meglio non ripensarci in quel momento, oppure l’avrebbe sciolta lei la neve.
Si concentrò più che altro sul pensiero di dover combattere contro quel nanetto. Gli rivolse dunque un’occhiata di sfida, arricciando le labbra e incrociando le braccia sotto al seno – in maniera un po’ goffa, visto che indossava un giaccone da neve abbastanza largo. “Va bene,” concordò, per poi sollevare un sopracciglio. “Basta che il qui presente sia una persona sportiva e sappia perdere.” E un sorrisetto le distese le labbra.
Ok, non era una gara, MA lei era già entrata in competizione.
Che poi ce le avrebbe sicuramente prese di brutto, ma lasciamola convincere del contrario.
« Questa volta però niente padelle... E niente guinzagli»
Si stava già posizionando vicino a Shinji, quando lui disse questa frase che la lasciò molto confusa. “Uhm… c’è qualche retroscena che dovrei sapere?” Chiese, perplessa, portando lo sguardo anche agli altri due. Insomma, detta così sembrava che avessero usato come equipaggiamento una padella… e un guinzaglio?
… meglio non farsi domande.

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Ok, doveva ammetterlo, fino a quel momento era stata un filino antipatica. Normalmente si limitava a essere fredda e un po’ scorbutica, ma come già detto in quel momento era molto agitata e terrorizzata all’idea di stare nel bel mezzo di un bosco, quindi il suo nervosismo si era amplificato a dismisura. Ma… non pensava che quello lì potesse offendersi così tanto, al punto da assumere un atteggiamento più serio che provocatorio. Kalyani si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia, molto confusa e un po’ punta sul vivo. Non credeva che un nanetto detto per provocarlo potesse portarlo a scaldarsi così tanto, considerando poi che l’aveva usato solo come iperbole e non perché pensasse che lui fosse davvero tale.
Fece uno sbuffetto, continuando a tenere le braccia incrociate al petto. “Beh, non è neanche molto maturo quello che stai facendo tu, evitando di dirmi come ti chiami,” borbottò, assumendo a sua volta un’espressione molto seria, quasi dura. “Non mi pare di essere l’unica a rendere difficile questa collaborazione.” Fece notare stavolta, sollevando un sopracciglio.
Kalyani era partita con il piede sbagliato in quel gruppo, ed era sicuramente colpa sua se si stavano creando dei conflitti interni, ma… più vedeva chiusura da parte di Masao e Desmond, più lei si chiudeva a sua volta.
Ed essere zittita da Desmond non l’aiutava a essere più collaborativa, decisamente.
Gli lanciò un’occhiata torva, decidendo di tenere per sé altri commenti velenosi. Si disse che doveva cercare di essere una persona matura e di tentare, in un modo o nell’altro, di provare a non complicare le cose… e ad andare d’accordo con quei due. Più facile a dirsi che a farsi, ma il terrore che Shinji potesse rimproverarla le fece sentire una morsa allo stomaco.
Già riusciva a figurarsi distintamente l’immagine di lui che si voltava e le diceva “non sei adatta a questo gruppo, è meglio se vai via… e non ti fai più vedere.” Un brivido di terrore le percorse la schiena.
Si voltò a guardarlo, nel momento esatto in cui Shinjiro prese a far roteare la kusarigama sopra la sua spalla e, inevitabilmente, a scaldarsi. Non sapeva dire se lo stesse facendo per iniziare quel combattimento o perché si stesse effettivamente innervosendo – magari per causa sua – ma Kalya decise che era il caso di indietreggiare un altro po’, per evitare di essere cotta a vapore… e per seguire la strategia che lui le aveva appena indicato, ovvero quella di coprirgli le spalle. Ascoltò gli altri due accordarsi fra di loro in inglese, capendo più o meno quello che si stavano dicendo senza tuttavia avere ben chiaro cosa volessero davvero mettere in pratica. Purtroppo non era una cima nei combattimenti e questo, beh, andava molto a suo sfavore in quel contesto.
Nel vedere Masao attaccare per primo, sollevò istintivamente il braccio e materializzò di fronte a sé uno scudo, notando che in realtà il vero target di quella palla di neve esplosiva era Shinji. L’attacco non sembrò scalfirlo e, anzi, con la coda dell’occhio Kalya poteva letteralmente vedere gli occhi della sua maschera ardere dietro la cortina di vapore.
« Vi ho messo insieme perché altrimenti non sarebbe stata chissá che gran sfida, per me.»
Che figo.
Ok, Kalya, non distrarti per favore.
A riportarla con i piedi per terra fu Desmond, notando che del liquido rosso stava fluttuando intorno a lui, prima di cadere in mezzo alla neve e agglomerarsi in piccole palline rosate. Ringraziò la sua prontezza di riflessi e l’aver materializzato quello scudo di luce prima del tempo, perché riuscì a usarlo per pararsi da quelle palle di neve, che si frantumarono sopra di esso senza danneggiarlo o romperlo. Per fortuna ora il suo quirk era diventato un po’ più resistente, a differenza di quando aveva dovuto affrontare Gabriel.
Ma ora doveva contrattaccare, proprio come stava facendo Shinjiro con Desmond. Lo scudo si dissolse nel nulla, facendo cadere a terra i grumi di neve che vi si erano attaccati, e fece materializzare su entrambi i palmi delle mani quelli che sembravano essere dei costrutti di luce… a forma di fiocchi di neve.
In quel periodo stava cercando di manipolare i fotoni per assumere forme più complesse e, beh, quella era molto in tema.
Scagliò entrambi i fiocchi di neve verso Masao, facendoli roteare come dei veri e propri shuriken molto taglienti, e puntando a colpire entrambe le sue braccia. Poi gli rivolse uno sguardo duro. “Voglio proprio vedere se riuscirai a farmi piangere.” Sibilò. Non avrebbe versato neanche una minuscola lacrima di dolore, neanche se si fosse ritrovata con un braccio rotto… ne andava del suo orgoglio.

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Kalya lo sapeva, era perfettamente consapevole di non essere al loro stesso livello letteralmente, quando si trattava di usare il proprio quirk per combattere. In fin dei conti chissà da quanto tempo loro si allenavano insieme, chissà quante ronde avevano fatto, quanti cattivoni avevano affrontato… quello era praticamente il suo primo allenamento, se non si considerava quello con Gabriel. E per questo motivo la sottovalutavano tutti, anche Shinjiro stesso.
Nonostante ciò, era disposta a combattere e a difendersi come poteva, visto che era certa che non ci sarebbero andati poi così tanto leggeri. Era l’unico modo per poter mantenere quel briciolo di dignità a cui si stava attaccando quasi morbosamente.
Vide Masao correre come una scheggia verso di lei e Kalya, che fortunatamente aveva i riflessi abbastanza buoni, si prodigò a rivestire il suo braccio di luce, in una sorta di armatura, e a posizionarlo all’altezza dell’addome, in modo da parare il possibile colpo. Perché sì, lei era assolutamente convinta che il suo avversario aveva mirato lì… insomma, chi rifilava un colpo in faccia durante quella che doveva essere in teoria un amichevole? Ma si rese conto troppo tardi di avere fatto male i calcoli – o meglio, di aver sopravvalutato la moralità di Masao.
La ginocchiata le arrivò in pieno viso, sul naso. Kalya non fece in tempo a rivestire la testa con la luce, talmente tanto colta alla sprovvista da quella mossa da non essere neanche riuscita a reagire. Fortunatamente l’istinto di sopravvivenza le fece piegare la testa all’indietro, giusto per non prendere la ginocchiata in pieno, che nonostante ciò la colpì in ogni caso. Cadde a terra, sui gomiti, emettendo un piccolo gemito di dolore, mentre avvertiva una fitta di dolore acuta all’altezza del naso e del labbro superiore.
Strizzò leggermente gli occhi, prima di riaprirli e vedere una goccia di sangue cadere sulla neve candida, macchiandola di rosso scarlatto. Si portò la mano al viso, sentendo il labbro superiore leggermente gonfio e il naso perdere sangue, prima di imprecare sottovoce. Per fortuna non sembrava essere rotto, ma se Masao l’avesse colpita leggermente più forte, probabilmente sarebbe rimasta con il naso storto a vita.
Era stato un colpo meschino, quello era indubbio.
Si tirò su, sentendo anche la testa dolorante, e quell’istante di distrazione le fu fatale. Arrivò un secondo colpo, questa volta una vera e propria esplosione all’altezza della sua spalla destra, che non fu minimamente in grado di evitare: cadde nuovamente a terra, portandosi la mano all’altezza del punto che le faceva male e stringendolo con forza. Nonostante la neve che aveva rivestito il sangue di Desmond, la sua giacca si era forata e, di conseguenza, aveva attraversato anche la suit che indossava sotto.
Questo colpo faceva ancora più male del precedente, si sentiva la pelle bruciare in maniera quasi lancinante, il che non era un buon segno. Si sollevò con fatica a sedere, gemendo nuovamente dal dolore, e si abbassò la giacca all’altezza della spalla per guardare il danno che quel colpo le aveva provocato: il sangue di riversava copiosamente lungo il suo braccio, cadendo a terra e macchiando ulteriormente la neve. Kalya si ritrovò a sbiancare di fronte a quella vista: fino a quel momento si era fatta solo lividi, non era mai arrivata a dover vedere… quello.
Per giunta provocato da quello che doveva essere in teoria il suo compagno di network.
Sentiva il nervoso ribollirle in corpo. Si alzò in piedi, barcollando leggermente, mentre continuava a premere la mano contro la ferita per fermare in qualche modo il sangue. Quello che vide di fronte a sé era letteralmente un muro: Desmond stava proteggendo Masao da un suo possibile attacco alle spalle. Quel muro, però, in quel momento era esplicativo della situazione attuale che il loro gruppo stava vivendo ora: lei tagliata fuori da quel trio, vista come un’estranea di cui non fidarsi, al punto che era assolutamente legittimo poterle fare del male.
Kalya strinse i denti.
“E così è questo il Bloodpact,” disse, con un tono di voce basso, magari neanche l’avrebbero ascoltata troppo presi dal combattimento. “Un gruppo dove è legittimo fare questo durante un semplice allenamento.” Sollevò un sopracciglio, con un’espressione parecchio nervosa e amareggiata. Shinjiro le aveva sempre parlato bene di quel gruppo, lei non pensava che… beh, si sarebbe potuta trovare così tanto in disaccordo con gli altri membri.
“So benissimo di non essere la persona più collaborativa al mondo, ma almeno non mi azzarderei mai ad arrivare a tanto con voi.” Si passò la mano sotto al naso, asciugandosi il rivolo di sangue che aveva perso dopo la ginocchiata di prima. Neanche quando si era scontrata con Gabriel si era ridotta in questo stato... In un certo senso, le faceva strano pensare che stava mettendo a confronto queste due esperienze, considerando che provava ancora un po’ di risentimento nei suoi confronti.
Sospirò profondamente, prima di sentire le parole di Shinjiro. Apprezzava molto il fatto che la stesse difendendo, ma… il bip della sua powerbank la portò inevitabilmente sull’attenti. Aveva studiato quella suit, sapeva più o meno quanto tempo impiegava a caricarsi, e quello stava avvenendo troppo velocemente. Questo significava solo una cosa: Shinji si stava scaldando troppo.
Kalya dimenticò momentaneamente il fastidio che nutriva nei confronti degli altri due per rivolgere un’espressione preoccupata al suo amico. “Shinji… la tua temperatura si sta alzando troppo.” Lo avvertì, sentendosi improvvisamente in ansia per come la situazione stesse drasticamente degenerando. Non voleva assolutamente che lui si sentisse male durante quello che era un semplice allenamento fra colleghi… anche se, beh, sembrava più un vero e proprio litigio.
In ogni caso, anche se il sangue non smetteva di uscire dal suo braccio e lei si sentiva ben poco stabile, decise di non continuare a subire passivamente gli attacchi degli altri – sebbene sapesse che sarebbe durata molto poco. Sollevando il braccio ancora sano, e lasciando quindi momentaneamente la presa sulla sua spalla, Kalya lanciò una sfera di luce verso Desmond, con l’obiettivo di farla esplodere alle sue spalle. Non gli avrebbe fatto granché, probabilmente, ma non era quello il fine dell’attacco: voleva catapultarlo vicino a Shinjiro, anzi, addosso a lui.
A questo punto, se lei era così debole, meglio aiutare il suo compagno di squadra a scottarlo, no?