Aerodynamic

Role | Kalyani & Fumio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    out of touch

    Group
    Vigilantes
    Posts
    2,627

    Status
    Anonymous
    L
    a città di Tokyo, durante il periodo natalizio, diventava ancora più vivace. Le strade, già solitamente colorate dalle insegne delle pubblicità e dei locali, brillavano ancora di più con le luminarie poste sugli alberi e sui lampioni, rendendo in questo modo le passeggiate per le vie dello shopping molto più piacevoli. E, in effetti, Kalyani doveva dedicare almeno un giorno all’acquisto dei regali, considerando che presto sarebbe tornata in India almeno per festeggiare il Capodanno e, contemporaneamente, anche il suo compleanno… ma continuava a rimandare, passando invece gran parte della giornata a lavorare nell’azienda della sua famiglia.
    E, a proposito di questa, in quel momento si trovava esattamente lì, nel suo ufficio. La Raji Inc. aveva sede a Shinagawa e, nonostante il suo edificio fosse molto più piccolo rispetto a tante altre aziende, aveva una struttura piacevole e lineare: grandi finestre lasciavano entrare la luce mattutina nell’atrio principale, ampio e spazioso, dominato da un bell’albero di Natale - che il vice di Kalyani aveva insistito nel mettere, per rendere l’atmosfera molto più accogliente. L’ambiente aveva tutti colori molto chiari, tanto da sembrare quasi asettico, eccetto per qualche quadro indiano che dava un tocco di colore all’interno - e che ricordava l’origine di quell’azienda. Sempre all’ingresso, si potevano trovare esposte dietro a teche di vetro diversi modelli di equipaggiamenti, quasi come una sorta di vetrina per i visitatori e i possibili acquirenti.
    L’edificio era composto da due piani: nel piano terra erano presenti, distaccate dall’atrio principale, diverse officine di produzione degli equipaggiamenti, mentre nel piano superiore si trovavano gli uffici, tra cui quello di Kalya. Era, ovviamente, quello più grande, molto luminoso grazie alla grande vetrata che si affacciava sul cortile, e quello decisamente più ordinato. Non vi era nulla fuori posto lì dentro, neanche una scartoffia, segno che la direttrice dell’azienda fosse una persona molto precisa o, addirittura, una vera e propria perfezionista.
    Vi era qualche libreria, qualche macchinario che aveva costruito lei stessa esposto come il più prezioso dei trofei, la sua laurea appesa al muro e qualche foto di lei insieme alla sua famiglia: una da sola con suo padre e un’altra con sua madre e i suoi due fratelli.
    Kalyani si trovava nel suo ufficio in quel momento, invece di passare il tempo nelle officine come faceva praticamente sempre, per un motivo ben preciso: stava aspettando un ragazzo per un colloquio di lavoro. Ultimamente aveva notato una carenza per quanto riguardava il personale meccanico, composto da sempre meno persone, e aveva deciso di accettare un incontro con un ragazzo che le aveva mandato un curriculum poco tempo fa, di nome Fumio Masayoshi. Non aveva una laurea, ma a lei poco importava: voleva vedere come se la cavava… e questo significava che gli avrebbe fatto fare subito pratica, perché alla fine aveva bisogno di sapere cosa era in grado di fare, e non poteva avere certezza della sua bravura solo facendo quattro chiacchiere con lui.
    Gli aveva mandato dunque una mail, stabilendo l’appuntamento quel giorno alle ore 11 in punto. Non mancava molto all’orario prestabilito e Kalya, nell’attesa dell’arrivo di Masayoshi, cercava di trascorrere il tempo osservando fuori dalla finestra, completamente soprappensiero. Doveva comprare un pensierino di Natale anche agli altri membri del Bloodpact, visto che ormai era entrata ufficialmente in quel gruppo? Ma cosa avrebbe mai potuto regalargli? Conosceva bene solo Shinjiro… anche se pensare a un regalo per lui sarebbe stato altrettanto difficile. Forse doveva optare per qualcosa di legato alla cucina, ma sarebbe stato scontato.
    Comunque, in qualunque momento sarebbe arrivato il ragazzo per il colloquio, Kalya sarebbe stata pronta ad accoglierlo. E sperava vivamente che arrivasse puntuale, visto che lei non apprezzava molto le persone ritardatarie.
    In ogni caso, per Fumio non sarebbe stato difficile trovare il suo ufficio: come era stato specificato nella mail, sarebbe dovuto rivolgersi alla segretaria che si trovava nell’atrio e lei lo avrebbe accompagnato fino al luogo dell’incontro, annunciando il suo arrivo, prima di lasciarlo da solo con Kalyani.
    vigilantes ◊ schedacronologiaART©©

    livello 3 ◊ energia: 175 ◊ forza: 32 ◊ quirk: 65 ◊ agilità: 53 ◊ peso: 4

     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

    Group
    Administrator
    Posts
    5,203
    Location
    Nasuverse.

    Status
    Anonymous
    FUMIO MASAYOSHI
    Mancavano poco meno di due settimane a Natale e la città di Tokyo era in subbuglio manco avesse ricevuto notizia che il mondo sarebbe finito domani.
    Mentre passeggiava lungo le affollate strade del quartiere di Shinagawa, tutto ciò a cui Fumio riusciva a pensare era che chiunque avesse deciso che d'inverno gli esseri umani non dovessero andare in letargo avesse fallito la sua missione di vita. In conclusione ce l'aveva con Madre Natura, ma ora come ora era troppo occupato a ignorare il sibilo freddo del vento per essere pignolo, perché poi per essere coerente avrebbe dovuto trovare da inveire anche contro di esso.
    I suoi auricolari stavano sparando a tutto volume il nuovo singolo delle A-Rise, le sue idols preferite, ed era forse l'unico motivo per cui aveva trovato la forza di uscire di casa quell'oggi. O meglio, non proprio l'unico, ma senz'altro il più incoraggiante fra i due.
    Non era un gran fanatico del Natale e non era di certo uscito per farsi un giro di piacere in mezzo a tutta quell'odiosa marmaglia che correva a comprare regali a destra e sinistra, ostruendo i marciapiedi già normalmente ingombri di luci, alberi, decorazioni e adulti costretti nei panni di Santa Claus, che erano pronti a farti venire un attacco epilettico spuntando dal nulla ad ogni curva.
    Ovviamente non era sempre stato così: si ricordava bene che da piccolo adorava le feste, specie perché in Hokkaido era un periodo turistico e quello in cui la stazione termale dei suoi genitori era sempre piena di gente. Le cose erano cambiate quando era stato costretto a trasferirsi a Tokyo e da quel momento qualsiasi festa era diventata più una sofferenza che una gioia.
    Ad ogni modo, avrebbe pensato successivamente a mescolarsi ai tristi individui affaccendati in preda alle manie del consumismo natalizio, tanto l'unica persona che puntualmente ricopriva di regali era suo fratello. Non aveva dei genitori né altri parenti di cui preoccuparsi, amici manco a parlarne, quindi non c'era proprio pericolo di sprecarsi troppo.
    Il motivo per cui era fuori al freddo e al gelo era per... recarsi ad un colloquio di lavoro.
    E niente, faceva già ridere così.
    Però nell'ultimo periodo erano successe svariate cose e alcune di esse gli avevano fatto rendere conto che la sua vita non stava prendendo esattamente una piega positiva. Più suo fratello diventava grande, più ingannarlo e continuare a mentirgli diventava complicato. E se Fumio era sempre stato bravo ad evitare le domande sulla sua vita privata, questo diventava un po' più difficile quando di mezzo c'era quella piccola peste che voleva vantarsi con i suoi amichetti all'ospedale del fatto che suo fratello maggiore lavorasse per gli eroi. Già. Fumio gli aveva sempre detto che lavorava in una grande azienda che si occupava di equipaggiamenti per questi ultimi, visto quanto il settore era florido e quanto il più piccolo li adorasse, ma... beh, mettiamola così. Non era del tutto falso. Solo che Deep Void non era esattamente un'azienda e gli equipaggiamenti non erano proprio per gli eroi.
    Lui era contento di lavorare per Deep Void, era praticamente la ragione della sua vita, ed era proprio quello il problema. Il non avere altro al di fuori dell'organizzazione lo metteva in una condizione precaria quando si trattava di mantenere delle apparenze esterne. Se fosse stato da solo non avrebbe avuto alcun problema, ma Haru era l'anello debole della catena che ancora lo teneva legato alla normalità.
    Proprio per quel motivo aveva preso una decisione importante. Si sarebbe trovato un lavoro decente. Uno vero e coerente con le sue storie, in modo da poterlo usare come copertura.
    Più facile a dirsi che a farsi. Perché l'unica cosa che sapeva fare era davvero montare e smontare bulloni, viti e chip elettronici da bracci meccanici e via dicendo, ma non aveva nessuna laurea che diceva che sapesse farlo e al giorno d'oggi quasi tutte le aziende ne chiedevano una.
    Lui era dell'opinione che non gli servisse, ma era un po' come la favoletta della volpe e l'uva. Dato che non poteva permettersi di andare all'università, automaticamente non gli serviva.
    Peccato che non tutti la pensassero così. Qualche tempo prima aveva cominciato a mandare il suo inesistente curriculum ad alcune aziende con meno di zero aspettative, dichiarandosi un meccanico del settore in cerca di lavoro, quindi immaginatevi la sua sorpresa quando una di esse gli aveva effettivamente risposto. La sorpresa era scemata rapidamente solo per lasciare posto al panico totale derivato dal non saper come affrontare una situazione simile. Sarebbe bastato guardare la cronologia del suo cellulare per appurare che avesse passato gli ultimi tre giorni a cercare su internet come doversi vestire ad un colloquio.
    Alla fine aveva comunque rinunciato, camicie e cravatte non facevano per lui quanto per uno che laureato era davvero, quindi aveva optato per la solita combo air max e jeans neri, pullover scuro e giacca a vento della stessa sfumatura, che tanto ci pensavano i suoi capelli a dare colore al resto.
    La canzone che stava ascoltando prese a sfumare lentamente e Fumio, rendendosi conto di essere arrivato, sollevò il naso verso l'alto, quasi aspettandosi che iniziasse a nevicare in quel momento esatto. Di fronte a lui c'era un edificio piatto e lineare; in cima, un logo recitava "Raji Inc." a caratteri cubitali e si stagliava contro il grigio cielo mattutino.
    Gli era stato detto di presentarsi agli uffici del secondo piano per le undici, motivo per il quale aveva deciso in realtà l'ansia aveva deciso per lui di presentarsi alla segreteria con dieci minuti in anticipo, perché... gli imprevisti erano sempre in agguato e infatti ne mancavano già sette e non dieci, che agitazione, mio dio.
    Probabilmente di norma sarebbe rimasto qualche minuto ad aspettare all'esterno, ma le temperature parevano essersi abbassate tutte di botto e si congelava, quindi entrò senza pensarci due volte.
    Si ritrovò in un atrio grande e spazioso, con un gigantesco albero natalizio a dominare con i suoi colori l'ambiente altrimenti anche fin troppo bianco e luminoso; inutile dire che per un fantasmino di Pac-Man come lui, abituato a posti scuri e tenebrosi, tutto quello era fin troppo abbagliante, tanto che si fermò sbigottito sulla soglia per qualche attimo di troppo, come se dovesse registrare l'accaduto. Solo ad informazioni processate, riuscì finalmente ad avvicinarsi alla segreteria e a spiegare il motivo della sua visita. La segretaria gli chiese dei documenti, confermò un paio di cose alternando lo sguardo fra lui e il monitor di un computer, e cinque minuti dopo Fumio la stava seguendo lungo una rampa di scale per il primo piano neanche troppo sicuro di aver capito cosa era appena successo.
    A dire il vero si sentiva così emotivamente staccato dal proprio corpo in quel momento che gli sembrava di star fluttuando in una dimensione parallela e di guardare la scena dall'alto. Era agitato. E la situazione non migliorò affatto quando la sua provvisoria accompagnatrice si fermò davanti ad una porta, bussò e la aprì dopo aver ricevuto il permesso, scortandolo così in una stanza così ordinata che Fumio temette di sciupare l'aria soltanto respirando. In fondo all'ufficio c'era una giovane donna dalla carnagione ambrata e i lunghi capelli scuri.
    «Fumio Masayoshi, per il colloquio.»
    Non del tutto certo di avere il permesso di aprire bocca, nel sentire il proprio nome Fumio si inchinò cercando di apparire meno impacciato possibile.
    La segretaria lo presentò, e poi lo consegnò alla presente come se fosse un regalo di Natale. Tanto per rimanere in tema.
    VILLAINDEEP VOIDLIVELLO #4SCHEDACRONOLOGIAART ©code ©
    contattiwww
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    out of touch

    Group
    Vigilantes
    Posts
    2,627

    Status
    Anonymous
    D
    i certo, quando giunse la segretaria ad annunciare l’arrivo del ragazzo, Kalyani rimase piacevolmente sorpresa. Trovare una persona che si presentasse addirittura in anticipo rispetto all’orario prestabilito era cosa da apprezzare, considerando poi la precisione della donna. Ovviamente lei cercava sempre personale competente, perché sua madre le aveva insegnato a circondarsi di persone che sapevano come lavorare… e non voleva assolutamente assumere una persona che faceva ritardo fin dal primo giorno. Quindi, Fumio si era già guadagnato un punto a suo favore.
    In piedi di fronte alla finestra del suo ufficio, Kalya si voltò verso la porta per osservare il ragazzo, ringraziando poi la sua segretaria e congedandola. Si concesse qualche istante per studiarlo, senza mostrare troppo la sua sorpresa nel ritrovarsi davanti una chioma luminescente, di un colore molto simile a quello dei costrutti di luce che creava lei stessa. Era una tonalità di blu che attraeva sempre la sua attenzione, inevitabilmente, e anche in quel momento non poté fare a meno di osservarla… senza mostrarsi troppo sbigottita, chiaro.
    In fondo era abituata a vedere mutazioni genetiche, avendone una lei stessa.
    Rivolse un breve sorriso al ragazzo, cordiale, mentre si avvicinava alla sua scrivania, facendo picchiettare i suoi tacchetti sul pavimento. “Le do il benvenuto alla Raji Inc., Masayoshi.” Fece, composta, prima di piegare leggermente il busto in avanti in un inchino, lasciando ricadere i suoi capelli sciolti lungo le spalle. Ormai aveva imparato che non era usanza giapponese dare la mano.
    “Prego, si accomodi pure.” Lo invitò a sedersi davanti a lei, sulla poltroncina di fronte alla sua scrivania, e lei fece lo stesso. Lì, nel suo regno, Kalyani sembrava essere assolutamente a suo agio: vestita di tutto punto, sguardo sicuro, postura dritta e composta, sembrava una vera donna d’affari… cosa che effettivamente era. Ma preferiva passare il tempo nella sua officina, piuttosto che dietro una scrivania.
    In ogni caso, anche se era una persona molto rigida, non le piaceva far sentire troppo in soggezione gli altri - a parte quando la facevano arrabbiare. “Mi chiamo Kalyani, sono la direttrice di questa azienda. Come penso lei sappia ci occupiamo della produzione di equipaggiamenti, che vendiamo poi agli eroi. Siamo un’azienda piccola, ma con un importante numero di clienti.” Fece, parlando in maniera assolutamente neutra, come se stesse ripetendo qualcosa che aveva già detto innumerevoli volte.
    Ma la sua postura si sciolse, nel prendere in mano una fotocopia del curriculum del ragazzo. “Ho letto la sua domanda di assunzione e… devo dire che sono molto interessata a lei,” ammise, sollevando lo sguardo verso di lui, con un’espressione intrigata. “Volevo chiederle di parlami un po’ della sua passione per la meccanica, come è nata, cosa ha costruito nel corso degli anni… e se c’è qualche obiettivo che vuole raggiungere, non so, per esempio qualche macchinario che ha sempre voluto realizzare e che non ha mai avuto modo, o occasione, di poter dare alla luce.” Gli fece, poggiando i gomiti sulla scrivania e sporgendosi leggermente in avanti verso di lui.
    Se c’era un modo per poter capire bene chi avesse davanti, era indagare su cosa lo entusiasmasse tanto dell’ingegneria meccanica. Kalyani era così, tendeva a fare domande più personali ai suoi dipendenti… come se si trovasse di fronte a qualcuno con le sue stesse passioni, con cui condividere insieme idee e progetti. La motivava molto di più a migliorarsi e, al tempo stesso, le dava l’impressione di coinvolgere anche l’altro.
    Insomma, era molto meglio di una sterile discussione con le solite domande che avrebbero annoiato entrambi.
    vigilantes ◊ schedacronologiaART©©

    livello 3 ◊ energia: 175 ◊ forza: 32 ◊ quirk: 65 ◊ agilità: 53 ◊ peso: 4

     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

    Group
    Administrator
    Posts
    5,203
    Location
    Nasuverse.

    Status
    Anonymous
    FUMIO MASAYOSHI
    Inutile dirlo, Fumio era un fascio di nervi: era partito senza aspettative, ciò non significava che non fosse agitato, anzi, tutto il contrario. Le probabilità che aveva di uscire indenne e con un lavoro da quell'ufficio rasentavano forse lo zero virgola tre per cento del totale, tutti gli altri erano scenari post-apocalittici in cui non usciva neanche.
    Ironico come uno che passava tre quarti del proprio tempo a vendere armi a potenziali criminali si sentisse in soggezione a sostenere un colloquio di lavoro, ma che poteva farci? Non era un grande fan delle nuove esperienze e, non avendo mai affrontato una situazione simile prima, si sentiva alla stregua di un pesce fuor d'acqua.
    Non aveva idea di come avrebbe dovuto comportarsi per risultare quantomeno una persona interessante. Che cosa cercavano i datori di lavoro in un individuo? Sicurezza? Carisma? Umiltà? Obbedienza? Un mix delle quattro? Non lo sapeva. E anche se avesse saputo non sarebbe servito a granché. Sull'ultima poteva lavorarci, ma per le prime tre neanche a pregare i kami.
    Però sapeva che era inutile stare a pensarci adesso, perché nessuna interfaccia virtuale gli sarebbe magicamente spuntata davanti agli occhi per suggerirgli le risposte da dare come in un dating sim. Si sarebbe dovuto arrangiare, tanto a fingere di essere ciò che non era non avrebbe giovato a nessuno.
    Quando la porta si chiuse alle sue spalle con un lieve tonfo, Fumio sobbalzò interiormente. La segretaria se ne era andata.
    Subito la donna di fronte a lui passò a dargli il benvenuto e gli disse di accomodarsi. Fumio si accorse che lo aveva squadrato qualche istante in più del necessario, ma non ci diede troppo peso. Era abituato ad essere fissato, proprio per via del bizzarro colore dei suoi capelli, era successo anche qualche istante prima con la segretaria, e ormai ci aveva fatto il callo.
    «A-Ah, sì. Molto piacere!» rispose, e si inchinò un'altra volta (giusto per... sicurezza, magari prima non l'aveva visto, d'accordo?), prima di prender posto sulla poltroncina di fronte alla scrivania, mormorando un flebile "con il suo permesso" e riservandosi qualche istante per studiare curiosamente l'ufficio.
    Era tutto così ordinato ed in linea con la sua proprietaria da sembrare un'estensione della sua anima. Gli piaceva, molto.
    E lei, non avrebbe saputo come descriverla. Anche se l'aspetto fisico di una persona non era più indicativo della propria provenienza da anni, non sembrava di origini giapponesi. Era incredibilmente elegante, la regina della stanza... dove lui era praticamente il giullare di corte. Insomma, non che Fumio fosse una persona disordinata, ma... non era neanche ordinata. Di certo gli sarebbe piaciuto avere un maggiordomo a riordinare per lui, ma gli andava bene anche vivere da solo. Almeno aveva il suo ordine mentale che nessuno poteva corrompere. Quasi.
    La donna si presentò come Kalyani, e dato che ripetere il suo nome gli sembrava ridondante, Fumio si limitò ad annuire con le mani giunte in grembo, salvo poi pietrificarsi nell'udire la parola "direttrice".
    Ah.
    Beh, non proprio quello che si era aspettato.
    Ottimo, da esattamente quando i direttori di un'azienda si occupavano di sostenere colloqui di lavoro personalmente?
    Okay, credeva si sarebbe trovato davanti un dipendente specializzato, un vice, non la direttrice in persona. Eppure se ci pensava aveva senso: ad aver firmato la mail del suo appuntamento era stata Kalyani Raji e se l'azienda si chiamava "Raji Inc."... lui era un idiota e avrebbe dovuto capirlo subito.
    Ma sarebbe stato un po' come se al suo primo giorno di lavoro per Deep Void avesse incontrato Blank in persona! Assurdo!
    Fumio rimase con un palmo di naso fin quando non la vide prender in mano una fotocopia del suo curriculum, e solo a quel punto si rese conto che, forse, avrebbe dovuto dire qualcosa e sperò che la sua espressione inebetita non avesse tradito troppo la sua sorpresa.
    Probabilmente era troppo tardi, quindi non gli restava che sperare che non la prendesse come una mancanza di rispetto. Avrebbe voluto aver da offrire qualcosa di più di quel misero elenco stampato su un paio di fogli di carta: chissà Kalyani quanti curriculum riceveva al giorno, e sicuramente ben più forniti del suo. Era contento che lo avesse chiamato e che si stesse dimostrando interessata, ma ora arrivava la parte difficile: sopravvivere all'interrogatorio.
    Eppure... le domande che la direttrice gli pose lo presero un po' alla sprovvista.
    Oh, era quello che si chiedeva ai colloqui?
    Nessuno gli aveva mai chiesto se aveva dei progetti.
    O qualcosa che gli sarebbe piaciuto fare.
    Figo.
    Solo che... non sapeva cosa rispondere.
    Che strano. Cosa avrebbe dovuto dire? Non aveva alcuna qualità degna di nota. Come aveva iniziato a interessarsi alla meccanica? Avrebbe dovuto inventarsi qualche storia sofisticata o commuovente in modo da cercare di catturare l'attenzione altrui?
    Fumio non aveva mai avuto grandi progetti per la propria vita, se non quello di voler vivere in pace e senza problemi.
    Era sbagliato? Avrebbe dovuto mostrare ambizione? Ma aveva sempre avuto paura di guardare al futuro, non sapeva vivere nemmeno nel presente.
    «Io... uhm... s-smontando un cubo di Rubik.» mormorò, un lieve rossore sulle guance. Alla fine gli uscì semplicemente la verità. Non sapeva perché, ma si vergognava un sacco a dirlo. Forse la riteneva una cosa sciocca, e lo era, ma... «Ero abbastanza piccolo e v-volevo capire come funzionava.»
    Successivamente... beh, in realtà era stata più una necessità che una passione, almeno all'inizio. Quando aveva cominciato a seguire il suo mentore, mai avrebbe pensato di fare della meccanica un lavoro, credeva di aver scelto la strada che gli era sembrata più comoda. Poi aveva cominciato a capire che smontare e montare le cose gli riusciva, e quando una cosa riesce è sempre più divertente del resto. «A scuola ho fatto parte di un club di robotica per un periodo, e mi piaceva disegnare, uhm, le bozze di cosa saremmo andati a costruire.»
    Fumio si passò le dita fra i capelli sulla nuca e da qualche parte tirò fuori del coraggio per guardare in viso Kalyani, di cui aveva accuratamente evitato lo sguardo fino a quel momento.
    «Dopo aver preso il diploma ho... ho fatto un tirocinio in un'officina che si occupava di manutenzione di equipaggiamenti per eroi, e poi ho cominciato a lavorare lì.» spiegò, ripetendo ciò che era già scritto in modo più sintetico sul curriculum.
    Suonava quasi troppo altisonante, però.
    «A-Ah, m-ma niente di che, per la maggior parte erano suit da riparare e...»
    "Armi".
    «...semplici controlli.»
    C'era un limite alle cose che poteva dire.
    «Solo che il proprietario è venuto a mancare un anno fa e l'officina è chiusa.» concluse, lasciando intendere - senza scendere troppo nei dettagli - che era quello il motivo per cui stava cercando lavoro.
    Era una mezza bugia, come al solito, ma un fondo di verità c'era. L'officina di cui parlava era esistita davvero, si trovava nei pressi di Tsukiji ed aveva svolto la sua funzione come tutte le altre officine di quel tipo. Eizan era davvero morto più o meno un anno fa, ed essa era veramente chiusa. Quindi l'unico non detto esistente era il suo essere stata una copertura per il commercio Deep Void. E non era necessario che Kalyani lo sapesse.
    «Quindi, uhm... ci sono molte cose che non ho fatto in tempo a costruire... ma credo che mi piacerebbe... poter fare qualcosa per quei ragazzi che vogliono diventare eroi pur non avendo quelli che la gente definisce "quirk forti".»
    Beh, forse era inutile dire anche questo, ma in realtà a Fumio degli eroi non importava un fico secco. L'unica persona che aveva in mente in quel frangente era suo fratello, che ancora non aveva abbandonato il fragile sogno di frequentare la Yuuei una volta uscito dall'ospedale. E allora non importava quanto non gli fregasse niente degli eroi e dei loro insensati e assurdi business, perché per migliorare la vita dell'unica persona che l'aveva migliorata a lui non avrebbe esitato a tagliarsi un braccio, se necessario. Kalyani avrebbe riso di lui? Pazienza, ci era abituato.
    VILLAINDEEP VOIDLIVELLO #4SCHEDACRONOLOGIAART ©code ©
    contattiwww
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    out of touch

    Group
    Vigilantes
    Posts
    2,627

    Status
    Anonymous
    S
    i poteva dire che Kalyani capisse un po’ lo stato d’animo delle persone che attendevano ai suoi colloqui di lavoro. Non aveva passato la loro stessa esperienza, dal momento che dopo la laurea si era subito ritrovata a dirigere la succursale dell’azienda della sua famiglia… di certo, in questo, era stata molto privilegiata. Però non per questo motivo lei non poteva mettersi nei loro panni – d’altronde, anche se era in una posizione piuttosto importante e sembrava perfettamente a suo agio in quel luogo, anche lei sentiva molta pressione addosso. La paura di sbagliare davanti alle persone che la circondavano, soprattutto la sua famiglia, era costante… e anche in quell’occasione si sentiva nervosa, davanti a quel ragazzo che doveva esaminare. In fondo era importante che capisse chi avesse davanti, senza fare errori di alcun genere.
    In ogni caso, Kalya era abituata a vedere le espressioni un po’ smarrite delle persone esaminate, quando rivelava loro di essere la direttrice di quel posto. Aveva deciso di occuparsi lei dei colloqui perché, essendo quella un’azienda piuttosto piccola rispetto a quelle giapponesi, era importante che lei conoscesse fin da subito le persone con cui avrebbe lavorato a stretto contatto. Senza contare che non si fidava a lasciare a qualcun altro il compito di decidere chi fosse idoneo a essere assunto… In questo, come in moltissime altre cose, Kalyani era una persona estremamente rigida e pignola.
    Quando Fumio iniziò a rispondere a tutte le sue domande, lo fece in maniera piuttosto impacciata, in un atteggiamento parecchio diverso da quello che aveva assunto la donna. Lei rimase ad ascoltarlo in silenzio, non interrompendolo neanche per un istante e sfoggiando un’espressione genuinamente curiosa. Per lei era sempre interessante capire come altri appassionati della meccanica, proprio come lei, si fossero avvicinati a quella passione: lei lo aveva fatto perché fin da piccina aveva osservato i suoi genitori e i suoi fratelli, Fumio invece lo aveva fatto smontando un cubo di Rubik.
    Erano due circostanze diverse, ma li avevano condotti entrambi lì, a confrontarsi sulle proprie esperienze ingegneristiche.
    In generale, lui aveva avuto un’esperienza lavorativa piuttosto standard, non aveva lavorato per grandi aziende e non aveva preso parte a progetti importanti… ma questo Kalyani già lo sapeva, dal momento che aveva letto il suo curriculum. In fin dei conti non si aspettava neanche chissà quale esperienza da un ragazzo di ventidue anni… lei neanche aveva finito l’università alla sua età – che poi non era poi così tanto più grande di lui, semplicemente aveva avuto fin da subito molte più possibilità e, al tempo stesso, responsabilità.
    Kalya si ritrovò ad annuire alle sue parole, con un leggero sorriso di cortesia a piegarle le labbra scure. “È di certo un proposito molto nobile,” concordò, dopo un lungo silenzio. “E devo dire che si trova perfettamente in linea con quello che pensa la nostra azienda. Realizziamo equipaggiamenti in grado di poter permettere a chiunque di difendersi… e anche di attaccare, nel caso in cui la situazione dovesse degenerare.” Congiunse le mani davanti a sé, sulla scrivania, prima di sporgersi leggermente in avanti.
    “Sono convinta che, dopo quello che è successo un anno fa, dobbiamo lavorare ancora più duramente per aiutare gli eroi ad arginare problemi di ingente portata… come quello che abbiamo vissuto.” Sebbene la voce di Kalyani non lasciasse trasparire alcun tipo di emozione, come una macchina che doveva semplicemente svolgere il suo lavoro e presentare la politica dell’azienda a un futuro dipendente, in realtà quelle parole avevano un certo peso su di lei. Prima si limitava a intervenire solo in maniera indiretta, fornendo equipaggiamenti a chi era in grado di lottare e a chi aveva il coraggio per farlo… ora invece era molto più che coinvolta.
    Ma, ovviamente, questo Fumio non poteva saperlo… come lei non poteva sapere chi avesse davvero di fronte a sé.
    Dopo quel breve momento di riflessione, Kalya parve come risvegliarsi dai suoi pensieri, tanto che i suoi occhi color oro sembrarono come illuminarsi di un pacato entusiasmo. Arrivava la sua parte preferita dei colloqui di lavoro. “Ma, mettendo da parte questo discorso, sono curiosa di vederla all’opera… devo essere sincera. Non tutti si appassionano alla meccanica, soprattutto da piccoli.” E si strinse le spalle, come a sottolineare che per lei fosse una cosa assolutamente strana. Insomma, come non si faceva ad amare quell’arte??
    Si alzò in piedi, sistemandosi i pantaloni del suo tailleur, troneggiando letteralmente su di lui. “So che può esserle sembrato un colloquio conoscitivo piuttosto… breve? Ma io sono una persona che preferisce la pratica alle parole e credo che si possa capire molto di un ragazzo come lei dal modo in cui lavora,” iniziò, sorpassando la sua scrivania e affiancandosi a lui, facendogli un breve cenno di seguirla.
    “Andremo nell’officina dell’azienda, ora. Potremmo progettare insieme un equipaggiamento per i ragazzi che non posseggono quirk forti… che ne dice?” Propose, con un’espressione apparentemente seria, ma anche piuttosto incoraggiante. Fumio aveva parlato abbastanza di sé, Kalyani aveva letto le cose importanti che c’erano da sapere sul suo CV… ora doveva semplicemente metterlo alla prova.
    Forse lo stava cogliendo un po’ troppo di sorpresa quel giorno, ma pazienza.
    vigilantes ◊ schedacronologiaART©©

    livello 3 ◊ energia: 175 ◊ forza: 32 ◊ quirk: 65 ◊ agilità: 53 ◊ peso: 4


    Ho avvertito del ritardo in pvt, ma da adesso in poi torno operativa :sparks:
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

    Group
    Administrator
    Posts
    5,203
    Location
    Nasuverse.

    Status
    Anonymous
    FUMIO MASAYOSHI
    Era facile che anche la sola idea del giudizio altrui potesse spaventare una persona insicura.
    Messo alle strette, Fumio era quel genere di persona che tendeva a chiudersi a guscio e a tirare fuori gli aculei per far sì che gli altri lo lasciassero in pace. Eppure, sebbene non lo sembrasse - principalmente perché la sua pettinatura tendeva a coprirgli il viso e gli occhi - era anche molto sveglio, e seduto lì davanti alla proprietaria dell'azienda, ci mise un attimo a realizzare che la stesse facendo un po' troppo drastica.
    No, Kalyani non lo avrebbe mangiato. Non era un lupo e lui non era cappuccetto rosso. Ancora non aveva un'idea precisa della donna: se non per il fatto che fosse certamente straniera, per via dell'accento, non sapeva che cosa pensare. Gli sembrava una persona molto decisa e... assolutamente adatta ad assumere un ruolo di comando. Non sapeva perché, forse era ciò che gli trasmetteva d'aspetto, tuttavia, la cosa peggiore che poteva succedergli era uscire di lì con la conferma che il suo curriculum fosse carta straccia. Non sarebbe diventato una statua di pietra se si fosse deciso a fissarla negli occhi come avrebbe dovuto fare sin dall'inizio.
    Aveva persino detto che il suo era un proposito "nobile".
    Beh, non che non ne fosse cosciente, il suo raccontino sembrava effettivamente un po' una di quelle frasi fatte apposta per far colpo sui datori di lavoro, e lui ci credeva solo in una parte piuttosto minima della sua anima, però avrebbe potuto dire lo stesso della risposta.
    A sentir parlare di novembre scorso però, gli si gelò il sangue nelle vene.
    Per i motivi completamente sbagliati. Già, e come dimenticare i listini dei prezzi delle maschere antigas che continuavano a salire, la coda di persone che faceva ressa per accaparrarsene una e... tutto ciò che era seguito. Fumio aveva assistito a quella vicenda dall'altra parte della barricata e chiaramente se ne era tenuta una da parte. Credeva di averla ancora in un cassetto in camera, anche se alla fine non l'aveva mai usata e aveva fatto il bravo cittadino rimanendo a fissare i vostri scuri e ricoperti delle farfalle per tutto il tempo.
    La quarantena per lui era stato un periodo molto duro, se pensava che solo quindici giorni prima di quell'esilio forzato era stato al Mori Museum a sabotare la mostra di Hebenon gli sembrava che tutto fosse distantissimo.
    In realtà lui era probabilmente - e segretamente - un fan di Mieko Sasaki. Da quando aveva sentito la notizia che i robot avevano ripulito Shinjuku non faceva altro che chiedersi come mai non sostituissero direttamente tutti gli eroi con quei robot super ultra tecnologicamente avanzati, che nei suoi sogni più remoti voleva dissezionare come topi da laboratorio.
    Per non sembrare un completo idiota, annuì comunque alle sue parole. Era interessato al discorso, ma non sapeva bene cosa dire, temeva che qualsiasi aggiunta da parte sua potesse suonare presuntuosa o superflua.
    Del resto chi meglio del capo poteva saperlo cosa facevano nella loro azienda?
    Fortunatamente Kalyani riprese subito parola non lasciandogli troppo tempo per rifletterci su e Fumio senza volerlo, si ritrovò a fissare la sua interlocutrice con un velo d'interesse misto a stupore.
    «Ah.» fece, di colpo, rimanendo con un palmo di muso, quando lei gli offrì semplicemente di concludere lì il colloquio e passare alla pratica.
    Il suo cervello ebbe un rapido cortocircuito e conseguente reboot. Okay, sì. Lo aveva preso decisamente di sorpresa, tanto ebbe bisogno di qualche istante per ricollegare le sinapsi.
    Andare... in officina? In quell'esatto istante?
    Quindi il peggio era già passato?
    Era molto difficile che Fumio si eccitasse per qualcosa. Era da sempre stato abituato a non essere appariscente e a reprimere le sue emozioni, eppure in quell'istante le sue iridi già dorate di per sé si accesero di una flebile e luminosa scintilla.
    Vide la donna alzarsi e circumnavigare la scrivania, e capendo che sì ci sarebbero andati sul serio e non stava scherzando, di riflesso scattò in piedi pure lui, cominciando ad inchinarsi sul posto tre o quattro volte, come a volerla ringraziare per l'opportunità o chissà cos'altro.
    «Ah, io... sì, certo v-va bene!» esordì, forse con anche troppo entusiasmo, per come si era mostrato fino ad ora. Ma aveva percepito la possibilità di tornare nel suo ambiente naturale, in mezzo ad attrezzi, lamiere, circuiti elettronici, suit e chi più ne ha più ne metta, ovviamente lo preferiva rispetto a stare seduto in un ufficio dalle pareti bianche a fare conversazione senza nemmeno bere del thè. E poi era assurdamente curioso di sapere come potessero essere le officine di una vera azienda, perché... aveva detto la verità, era lì per trovarsi un lavoro, però aveva quell'intrinseco desiderio di migliorare - di cui a malapena si rendeva conto - nelle sue creazioni, che lo rendeva vagamente curioso di ispirarsi a ciò che avrebbe trovato.
    Per sé stesso, ma anche per Deep Void.
    Voleva diventare una pedina meno sacrificabile, e meno timorosa di Phantom.
    «Cosa... cosa faremo?» chiese, cominciando ad andarle dietro e rispettando la sua andatura, sperando di non risultare invadente.
    Era abbastanza emozionato all'idea di poter, forse, osservare qualcuno di più esperto di lui all'opera. Da quando Eizan lo aveva lasciato solo aveva sempre sentito la mancanza di una guida o qualcosa di simile.
    C'era solo un problema.
    Ora sarebbe dovuto davvero stare attento a non mostrare troppe cose che sapeva... e che non avrebbe dovuto sapere.
    VILLAINDEEP VOIDLIVELLO #4SCHEDACRONOLOGIAART ©code ©
    contattiwww
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    out of touch

    Group
    Vigilantes
    Posts
    2,627

    Status
    Anonymous
    D
    i certo, parlare di quello che era successo poco più di un anno prima non metteva solo a disagio Fumio. Come già detto diverse volte, anche per Kalya era stato un periodo molto delicato, che non aveva vissuto in prima persona ma che aveva avuto grosse conseguenze su di lei e sulla strada che aveva scelto di percorrere. Senza quell’evento, probabilmente, non si sarebbe mai resa conto di quanto in realtà volesse dimostrare a sé stessa e a sua madre di essere una persona che sapeva fare qualcosa di concreto per aiutare gli altri.
    Non poteva sapere cosa lui avesse davvero provato in quel periodo, ma Kalyani non avrebbe detto altro a riguardo. Certo, probabilmente avrebbe passato le ore a parlare di quanto volesse poter studiare da vicino i robot che avevano ripulito Shinjuku, ma lo avrebbe fatto in un altro momento. Ora doveva pensare al colloquio di Fumio.
    Come sospettava, lo aveva colto di sorpresa, ma la cosa che le fece provare più soddisfazione fu vedere lo sguardo timoroso di quel ragazzo illuminarsi alla prospettiva di passare subito all’azione. Questo per lei era un indizio piuttosto palese del fatto che gli piacesse davvero lavorare in quel settore, e non fosse lì solo e unicamente in cerca di uno stipendio buono.
    La consapevolezza di ciò non solo la rassicurò, ma permise a Fumio di guadagnare altri punti in suo favore, che stavano contribuendo a rendere quel colloquio di lavoro più che positivo.
    “Lo ammetto, questa prassi che sto seguendo non è molto convenzionale, ma… penso di aver già capito abbastanza del suo percorso da questi pochi minuti in cui abbiamo parlato.” Gli disse, stringendosi leggermente le spalle. “Inoltre penso che sia molto più stimolante per lei mettersi subito all’opera e farmi vedere cosa sa fare nel concreto, piuttosto che parlare per ore in questa stanza.” Lei stessa ci passava pochissimo tempo, sempre impegnata a dare una mano in officina, a progettare nuovi macchinari, a parlare con i clienti e a realizzare nuovi progetti. In un certo senso, era l’elemento più dinamico di quell’azienda e i dipendenti restavano sempre parecchio sorpresi nel vederla affiancarsi a loro durante il lavoro.
    C’è da dire che molti ci avevano fatto l’abitudine, ormai.
    Entrambi uscirono dunque dal suo ufficio, incamminandosi verso l’ingresso dell’officina, che si trovava al piano inferiore. Alla domanda di Fumio, Kalya arricciò leggermente le labbra con fare pensieroso, cercando di dargli un piccolo spunto da cui partire. “Stiamo parlando di un equipaggiamento… Ma, dal momento che si tratta di una sorta di prova, direi di iniziare da qualcosa di piuttosto semplice e inoffensivo.” Insomma, non si sarebbero mica messi a costruire una pistola a raggi laser.
    Quello magari più avanti.
    “Pensavo di realizzare uno strumento difensivo.” Decretò, annuendo con una certa sicurezza. In quel preciso istante, Kalyani e Fumio varcarono l’ingresso dell’officina: si trattava di un ambiente molto spazioso, dai colori chiari, con diverse postazioni da lavoro e il personale che camminava da una parte all’altra della stanza, tenendo fogli e strumenti in mano, alcuni trasportando anche diversi macchinari incompleti. Non regnava il silenzio come nell’ufficio della direttrice, ma era un rumore piuttosto sopportabile, o almeno lo era per Kalya che c’era abituata da parecchi anni.
    Si voltò verso il ragazzo, rivolgendogli un’espressione luminosa e sorridente, assolutamente rara sul suo viso. Insomma, era chiaro che quel posto fosse il vero regno di Kalyani e che ne fosse assolutamente orgogliosa. Anche se non rivaleggiava con l’officina della sede principale dell’azienda di famiglia, a Mumbai, era comunque perfettamente funzionale e permetteva a tutto lo staff di lavorare serenamente.
    “Venga con me, la porto alla nostra postazione.” In realtà si trattava di quella di Kalya, come si poteva intuire dal fatto che fosse più grande delle altre, che avesse una lavagnetta di sughero dove erano attaccati tantissime bozze di progetti incompiuti, e che fosse estremamente ordinata. Lei non lasciava mai il lavoro senza non aver messo al proprio posto tutto quello che aveva utilizzato durante il giorno.
    Prese un foglio, una matita e una gomma, insieme a delle righe e delle squadre, e li mise al centro del tavolo, poggiandocisi poi con i gomiti. “Allora… ha costruito già in passato qualche strumento difensivo? Anche un semplice scudo di metallo richiudibile automaticamente.” Si voltò a guardare Fumio, con un piglio curioso. “Ha per caso qualche idea di base in particolare per un progetto da realizzare brevemente?” Forse doveva suggerirgli lei cosa fare, ma… voleva vedere se possedeva non solo le abilità necessarie per lavorare, ma anche l’ispirazione giusta per ideare qualcosa da solo.
    Se avesse avuto difficoltà, ovviamente, lo avrebbe aiutato volentieri… anche perché lei aveva già qualche idea in mente, ma voleva prima vedere se anche lui in quel momento si sentisse ispirato allo stesso modo.
    vigilantes ◊ schedacronologiaART©©

    livello 3 ◊ energia: 175 ◊ forza: 32 ◊ quirk: 65 ◊ agilità: 53 ◊ peso: 4

     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

    Group
    Administrator
    Posts
    5,203
    Location
    Nasuverse.

    Status
    Anonymous
    FUMIO MASAYOSHI
    Se Kalyani non era una grande fan dei colloqui di lavoro a parole, Fumio lo era ancora meno di lei. Cioè, non che avesse mai fatto un altro colloquio prima, non era un granché a parole e basta.
    «Oh, n-non c'è nessun problema.» si affrettò ad aggiungere infatti, gesticolando appena e schermandosi dietro i palmi delle proprie mani, seppur con più scioltezza di qualche istante prima. Non che avrebbe mai osato contestarla, chiaro - chi era lui per dire ad una persona decisamente più esperta come avrebbe dovuto gestire la propria azienda -, aveva solamente realizzato di non essere più "interrogato" e si sentiva fuori pericolo. «Me la cavo meglio con le cose più pratiche.» aggiunse, quasi imitando il suo movimento con le spalle e spicciandosi a seguirla lungo il corridoio, che ora aveva un aspetto senza dubbio più amichevole. Almeno non stava vivendo un'esperienza extracorporea per attraversarlo. Il tutto, nel semplicistico gergo di Fumio, significava che non aveva proprio l'attitudine da cantastorie. Anche se quello magari Kalya l'aveva già capito.
    Quando la donna lo informò che avrebbero sviluppato un equipaggiamento difensivo si sentì abbastanza tranquillo. D'accordo, non era la sua specialità, ma fino a quando non si trattava di un carro armato rientrava nelle sue competenze. Forse, perché chi si loda si imbroda, ed era meglio non montarsi troppo la testa, soprattutto se di norma ti imbrodi anche senza lodi.
    Tuttavia, non ebbe tanto altro tempo per interloquire con la direttrice, perché proprio in quell'esatto istante varcarono le soglie dell'officina.
    E... wow. Quel posto era... luminoso.
    Molto luminoso.
    Perfettamente in linea con tutto il resto che aveva visto della Raji Inc.
    Totalmente diverso dall'officina di Eizan in cui si era abituato a "lavorare" per anni, tanto che il giovane Villain si ritrovò a sbattere le palpebre un paio di volte, confuso, come un pipistrello trascinato di peso fuori dalla sua caverna che deve improvvisamene abituarsi alla luce.
    E alle persone. Tante persone. Troppe, per i suoi gusti da zotico asociale: per fortuna la giacca che aveva indossato quell'oggi era priva di cappuccio, perché non appena vide qualche dipendente lanciare un'occhiata incuriosita verso di loro, percepì l'impulso di tirarselo sul capo, accucciarsi in un angolo e rimanerci fino alla fine dei propri giorni.
    Fumio non si sentiva una persona adatta a vivere nella luce, per quanto in realtà avesse sempre anelato a ritagliarsi il suo piccolo posto nel mondo non era sicuro di meritarsi una cosa del genere. L'unica cosa che lo trattenne dallo scappare a game levate, fu scorgere l'espressione radiosa di Kalya.
    Cosa che bastò a farlo sentire uno sciocco. Era ovvio che la CEO fosse orgogliosa di ciò che gli stava mostrando. Gli stava dando la possibilità di lavorare nella sua azienda, e sarebbe stato estremamente irrispettoso da parte sua mandare all'aria tutto quanto solo a causa della sua timidezza. Non gliene fregava una mazza nulla di redimersi agli occhi della società, voleva solo che Haru facesse una vita migliore della sua, Yuuei o no, e quello dipendeva solo e soltanto da lui.
    Avrebbe voluto sorridere a sua volta, ma era certo che con quei denti da coccodrillo che si ritrovava avrebbe solo peggiorato le cose, quindi ne accennò uno lieve, sollevando appena di qualche millimetro gli angoli della bocca e distogliendo le iridi color topazio di conseguenza, le guance rosse come una ciliegia. Improvvisamente il pavimento era diventato interessantissimo.
    Disagio a parte, Fumio la seguì senza fiatare - ed avendo cura di evitare lo sguardo di chiunque li scrutasse al loro passaggio - fino alla fantomatica postazione menzionata.
    Intuì immediatamente che si trattasse di quella di Kalya, visto che era ordinata come l'ufficio dal quale provenivano. Non sapeva quanto fosse ottimo che non assomigliasse per niente alla mini-postazione di lavoro che aveva lui a casa sua, con due monitor, una tavoletta grafica, e qualche schedario dove tenere fogli e fogliacci tutto sullo stesso tavolo. Senza contare le penne, le matite, e il fatto che appiccicava i post-it sul muro. Okay, non lavorava spesso in casa, ed era - per l'appunto - tutta una conseguenza della quarantena... però se avesse dovuto fare un paragone, lui e Kalya sembravano posti letteralmente su due layer diversi di qualche programma di fotoritocco, e chi dei due fosse la bozza era abbastanza chiaro.
    Mah, beh... non era necessario raccontarlo, no?
    Una volta che Kalyani lo ebbe fatto accomodare, gli parve di essere di colpo tornato indietro di parecchi anni. Con Eizan cose del genere erano successe spesso. Il suo mentore lo prendeva, lo metteva ad un tavolo con dei fogli bianchi, delle matite e la domanda "cosa ti piacerebbe costruire?", lasciandogli il compito di inventarsi le cose più assurde. Solo che al tempo la cosa peggiore che poteva succedere era stata che il vecchio gli scoppiasse a ridere in faccia, ora non ne era tanto sicuro.
    «Q-Qualcuno. Ho riparato molti di quei... buckler? Che usano alle scuole per eroi.» mormorò in risposta alla domanda di Kalya. Non tutte le accademie per eroi erano tanto organizzate come la Yuuei da avere dei laboratori di meccatronica all'interno del perimetro scolastico, e Fumio non credeva esistesse modello più semplice di quello.
    Chiaramente era meglio omettere che non lo avesse fatto esplicitamente per loro, ma il mercato nero era pieno di equipaggiamenti che venivano direttamente dalle officine che, per "arrotondare", immettevano accessori che sarebbero stati destinati agli omini in calzamaglia anche in ambienti più nebulosi, quindi non era difficile immaginare. Dubitava che la Raji Inc. fosse una di quelle officine, tuttavia.
    Un poco sovrappensiero, cominciò a picchiettare una matita sul foglio. Era tanto che non disegnava a mano, preferendo il digitale, ma si sarebbe accontentato. In realtà, non era un grande appassionato di scudi. Non gli piacevano granché e non li usava mai neanche per difendersi creandoli con il proprio quirk, perché li considerava ingombranti. Per creare un design bisognava considerare tante variabili, come chi sarebbe andato ad usarlo, come, e... beh, forse si stava facendo troppe paranoie mentali, ma per uno abituato a lavorare principalmente su commissione era ovvio.
    «Uhm, un... uno scudo? N-Non so, dipende... credo. L'importante è che sia trasparente, n-non vorrei mai che mi ostruisse la visuale mentre mi difendo.» borbottò, iniziando a scarabocchiare sul foglio.
    Cosa avrebbe dovuto fare?
    Magari uno scudo deflettore? Sapeva che funzionavano per mezzo di campi magnetici e oggi praticamente quasi tutti i laboratori di meccanica disponevano di tecnologie del genere. Con uno scheletro in qualche lega metallica leggera e in grado di cambiare forma? Poteva essere un'idea.
    «M-Magari uno scudo deflettore? Sono molto facili da usare...»
    Alla fine, il pezzo di carta fu semplicemente imbrattato da un modello piuttosto basico che rispecchiava più o meno ciò che aveva pensato, tuttavia, ancor prima che potesse concludere la bozza, Fumio lo guardò un paio di volte e... no.
    Era orribile. E non lo convinceva affatto.
    Aveva cercato di adattarsi all'idea di scudo che gli aveva dato Kalya, ma... gli sembrava così banale. Lui personalmente non avrebbe mai costruito una cosa del genere a meno che qualcuno non glielo avesse chiesto.
    Già. Non lo avrebbe mai fatto.
    Quindi perché aveva disegnato quel coso sul foglio?
    Dal nulla, come monito, si ricordò della domanda che gli era stata posta in ufficio: c'era qualcosa che aveva sempre voluto costruire, ma che non aveva fatto in tempo a realizzare? In effetti una cosa c'era.
    Il punto è che non sapeva nemmeno se fosse possibile, ma... oh, andiamo, qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di quello.
    «Però ammetto che se dovessi creare da zero uno strumento difensivo non farei mai uno scudo così.» disse, a quel punto, quasi non rendendosi conto di star parlando ad alta voce. Girò il foglio. «Lo troverei molto scomodo da maneggiare, magari a qualche eroe potrebbe servire, però se qualcuno avesse bisogno di entrambe le mani per usare il proprio quirk... – "sarebbe un ostacolo". Lasciò cadere la frase nel vuoto. Il senso si capiva. Riprese a scarabocchiare qualcosa sulla carta, con più energia. – Mi sono sempre chiesto se non fosse possibile applicare la stessa tecnologia alle suit. O una molto simile. Ah, p-potrebbe funzionare alterando il momento di un oggetto e... e renderebbe possibile resistere a proiettili, esplosioni, fendenti... qualsiasi cosa che si muove a velocità elevata. S-Se un qualche dispositivo riuscisse a circondasse il corpo con un campo di forza come una seconda pelle sarebbe... figo. Cioè, forse si potrebbe fare anche senza suit, però le r-renderebbe più resistent--ah.» In mezzo a tutto quel caotico e concitato farneticare Fumio si rese conto che forse stava suonando stupido e si bloccò di colpo, alzando il viso in direzione di Kalya, con uno sguardo mortificato per metà. Aveva... parlato troppo?
    VILLAINDEEP VOIDLIVELLO #4SCHEDACRONOLOGIAART ©code ©

    CITAZIONE
    First of all mi scuso per il ritardo, ho avvisato in assenze, ma faccio comunque schifo D:

    Side notes:
    1) metà delle tecnologie menzionate non esistono irl però esistono nel laboratorio yuuei quindi passiamole.
    2) non so se hai visto il film di Dune, ma Fumio sta parlando di una cosa simile a questo tipo di scudo.
    contattiwww
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    out of touch

    Group
    Vigilantes
    Posts
    2,627

    Status
    Anonymous
    O
    ra che aveva avuto modo di poter passare un po’ più di tempo con quel ragazzo, Kalya aveva avuto modo di constatare che fosse una persona quasi… timida, se così si poteva definire. Aveva un atteggiamento riservato, appariva quasi timoroso, ma ciò non la sorprendeva affatto: come aveva avuto modo di leggere sul suo curriculum, Fumio non aveva avuto molte esperienze lavorative. Le veniva facile pensare che quello potesse essere uno dei suoi primi colloqui, quindi aveva cercato di non essere troppo cattiva con lui.
    Era strano dirlo, ma Kalya non era una dirigente così tanto severa… o meglio, lo era e pretendeva tanto da tutti, ma possedeva anche quella giusta quantità di umanità da farle capire quando doveva abbandonare il pugno di ferro. Stava comunque mettendo alla prova quel ragazzo e lo stava studiando attentamente, ma non si stava lasciando sfuggire i suoi soliti commentini freddi e duri, perlomeno.
    Senza contare che trovarsi nell’officina l’aiutava anche ad apparire molto più sciolta e rilassata del normale.
    Si voltò a guardare Fumio, notando che aveva sbattuto le palpebre di fronte a quell’ambiente così tanto luminoso. “In questa azienda non esistono posti immersi nel buio, devo avvertirla,” iniziò, sollevando un sopracciglio, quasi come se l’avesse letto nel pensiero. “Sono convinta che lavorare con tanta luce possa aiutare ad avere prestazioni migliori… oltre che a dare un po’ più di carica ai meccanici. E poi diciamo che, beh, quest’azienda è molto legata al concetto di luce.” In fondo, era l’unicità che regnava sovrana nella sua famiglia… e, in più, Kalya odiava il buio. Si sentiva estremamente vulnerabile negli spazi privi di luce, quindi quel posto doveva rappresentare un luogo dove lei si sentisse perfettamente a suo agio.
    Mettendo da parte ciò, Kalyani si focalizzò totalmente sul ragazzo, curiosa di sapere che cosa avrebbe proposto di costruire. Quando lui le disse che aveva esperienza con la costruzione di buckler, lei si limitò ad annuire. “Sì, ho presente,” aggiunse, con un tono di voce poco sorpreso. Realizzavano modelli del genere anche nella sua azienda, considerando che lavoravano con gli Eroi… quindi lei conosceva molto bene i tipi di equipaggiamenti più diffusi e richiesti.
    Rimase ad osservarlo mentre disegnava sul foglio quello scudo deflettore, restando in silenzio… e notando che il modello a cui lui aveva pensato non lo convinceva moltissimo. Beh, era abbastanza basic, non che le dispiacesse mettersi a progettare qualcosa del genere… probabilmente, visto che si trattava di un colloquio e Fumio voleva fare una buona impressione, voleva cercare di pensare a qualcosa che fosse effettivamente particolare e originale.
    “Di certo maneggiare uno scudo potrebbe risultare scomodo, soprattutto di grandi dimensioni…” Commentò, picchiettando le unghie sul tavolo da lavoro, con un’espressione pensierosa. Lei non aveva avuto problemi di quel genere perché, beh, poteva crearsi scudi usando il suo quirk… ma poteva perfettamente immaginare la difficoltà nel maneggiare un equipaggiamento del genere. Il ragazzo, comunque, sembrava aver pensato a una soluzione per ovviare il problema.
    Kalyani lo ascoltò in silenzio, senza interromperlo nemmeno una volta e rivolgendogli un’espressione attenta. Effettivamente… era un progetto molto interessante, qualcosa a cui potevano lavorare insieme e che aveva una certa complessità. Insomma, altro che scudo semplice da difesa, era qualcosa che potevano davvero pensare di brevettare. “No, continui pure, prego,” si affrettò a dire, quando lo vide fermarsi dal continuare a spiegare la sua idea. “Trovo che possa essere qualcosa di molto interessante da costruire insieme, sa? Ho già lavorato con parecchi scudi deflettori, ma… applicarli proprio a tutta una suit è qualcosa che non ho mai realizzato, devo essere sincera.” Le costava ammettere questa mancanza, ma era effettivamente così.
    Si allontanò per qualche istante, per poi tornare subito dopo tenendo quello che sembrava un pezzo di stoffa in mano: si trattava effettivamente di una suit, con la stoffa elastica e piuttosto resistente, di colore blu scuro, ma nonostante ciò si vedeva che era incompleta – a un primo sguardo, poteva sembrare una calzamaglia. “Ho questa suit da parte… era un work in progress, ancora non sapevo come lavorarci… ma possiamo utilizzarla per testare la sua idea.” E gli rivolse un piccolo sorriso incoraggiante.
    Kalyani era così, quando si trattava di sperimentare cose nuove a lavoro, tornava ad essere una bambina curiosa. Non si sarebbe mai detto di una come lei, sempre così rigida, sempre pronta a nascondere le sue vere emozioni… Fumio aveva già avuto modo di conoscere un lato di lei piuttosto segreto, in un certo senso.
    Posò la suit sul tavolo, aprendo la cerniera e indicando la zona interna all’altezza della nuca. “Potremmo applicare la batteria qui… e creare una sorta di sistema nervoso al suo interno, che copre ogni zona e si attiva in caso di rilevamento di oggetti ad alta velocità. In questo modo sarebbe come una seconda pelle… proprio come diceva lei.” Sollevò lo sguardo verso Fumio, cercando di studiare la sua reazione. Insomma, ormai Kalya era completamente coinvolta in quell’idea ed era assolutamente intenzionata a lavorarci su.
    Si poggiò con un braccio sul tavolo da lavoro, continuando a sfoggiare un piccolo sorriso incoraggiante. “Allora, le va di iniziare a lavorarci insieme già da adesso?” Gli domandò, anche se era probabilmente una domanda retorica: le percentuali che lui accettasse, beh, erano piuttosto alte. Senza contare che era appena mattina e avevano tuuutto il giorno per fare i nerd insieme (?).
    vigilantes ◊ schedacronologiaART©©

    livello 3 ◊ energia: 175 ◊ forza: 32 ◊ quirk: 65 ◊ agilità: 53 ◊ peso: 4

     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

    Group
    Administrator
    Posts
    5,203
    Location
    Nasuverse.

    Status
    Anonymous
    FUMIO MASAYOSHI
    Ebbene sì. Fumio era un ragazzo riservato. O meglio, forse sarebbe stato meglio dire che era indeciso davanti alla vita, perché poi bastava metterlo - per esempio - dietro ad uno schermo per far sì che tutta la sua "timidezza" svanisse all'istante. Era per lo più una questione di ritrovarsi faccia a faccia con la gente e aver timore del loro giudizio, niente di anormale per un introverso: un po' come se... avesse paura di colorare fuori dai bordi.
    Inutile dire che la cosa non migliorò affatto quando Kalya fece quel commento sulla luce.
    Non tutto il male veniva per nuocere e fu fantastico scoprire qualcosa sulla storia dell'azienda, ma non era proprio quello che si aspettava qualcuno gli avrebbe detto. Soprattutto così, dal nulla. Come se gli avesse letto nel pensiero. Il suo cervello andò un attimo in overload e smise anche di ricordarsi anche come si facevano le addizioni più semplici. Dalla sua testa proruppe un figurativo sbuffo di fumo, e il ragazzo si sentì avvampare le guance, manco fosse improvvisamente diventato un treno a vapore. Arrossì come un pomodoro maturo, così tanto che forse pure le punte dei suoi capelli rischiarono di colorarsi di una bizzarra sfumatura rosata per riflesso.
    «Ah, n-no! Mi piace la luce, davvero!» tentò di salvarsi in calcio d'angolo, biascicando qualcosa in modo abbastanza caotico e tutto d'un fiato, stirando le braccia lungo i fianchi come un soldato rimproverato al primo giorno di lavoro. Un tronco di legno sarebbe stato più flessibile.
    Era davvero stato così palese? Non si era minimamente accorto di aver avuto una reazione tanto esplicitamente da pipistrello.
    Avrebbe dovuto sdrammatizzare dicendo che si sarebbe portato gli occhiali da sole? Beh, forse se avesse avuto davanti a sé un coetaneo come Haru - non suo fratello, l'altro Haru, il confetto con i capelli rosa di Deep Void - lo avrebbe fatto, ma Kalya nella sua testa era più o meno allo stesso livello di Blank o appena un gradino sotto.
    Insomma, non voleva mica dire che lui di solito lavorava al buio, anzi. A dirla tutta non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire stare completamente al buio. Il suo quirk gli creava un particolare effetto di bioluminescenza sui capelli, un leggero alone luminoso che lo circondava ovunque andasse, lo stesso che gli aveva regalato problemi d'insonnia, che non lo faceva dormire senza una mascherina piazzata sugli occhi, che lo aveva fatto smettere di andare al cinema perché sì dava fastidio e non poteva spegnerli come con un telefono: quindi no, non lo sapeva proprio e la luce mediamente lo aiutava a non pensare al fatto di essere lui stesso una lampadina.
    Da quel punto di vista sarebbe stato il compagno perfetto per Kalya: con lui non si sarebbe mai ritrovata al buio.
    Però, comunque.
    Che frecciatina crudele.
    Al di là di ciò, dopo essersi preso i suoi cinque minuti mentali per sbollire, riuscì a rimettersi in carreggiata. Di norma gliene sarebbero serviti venticinque, ma dato che era in un contesto in cui non poteva permetterseli era meglio che si adattasse in fretta.
    Kalya non si sorprese granché quando menzionò i classici modelli di buckler che utilizzavano gli eroi, e naturalmente. Dirigeva un'azienda di equipaggiamenti per questi ultimi, chissà quanti ne aveva visti. Sembrò invece notare la sua indecisione riguardo al disegno che impresse sul foglio. Effettivamente aveva di nuovo ragione, anche se alla fine dei giochi era niente più che un semplice meccanico e non un inventore, Fumio voleva fare una buona impressione. Nemmeno nei suoi giorni peggiori sotto la guida di Eizan gli sarebbe mai venuto in mente di proporre un semplice e banalissimo scudo deflettore alla direttrice di un'azienda! Era un po' come andare da una fabbrica di omogeneizzati e chiedere se vendevano mele.
    Probabilmente era stato il fatto che di eroi non s'intendesse una mazza panico a fare pesare la bilancia dal lato sbagliato.
    Tuttavia, la giovane dirigente accolse la sua seconda proposta con uno strano, positivo interesse, ammettendo che non avesse mai provato ad applicare una simile tecnologia ad una suit e... a dire il vero la cosa lo prese un po' alla sprovvista, lasciandolo smarrito ed a bocca aperta con una faccia da pesce lesso per un paio di secondi.
    «D-Davvero?» mormorò, scrutando gli occhi scuri della sua interlocutrice da sotto i ciuffi azzurri che gli ombreggiavano la fronte. Magari poi un giorno sarebbe riuscito anche a parlare con Kalya senza inciampare sulle sue stesse parole.
    Se doveva essere completamente onesto, non pensava nemmeno che fosse un'idea realmente applicabile e credeva di aver parlato a vanvera, per cui ne fu immensamente felice e quando la donna si allontanò brevemente, per poi tornare con una suit work in progress proponendo di usarla per testare l'idea... Fumio capì all'istante che probabilmente l'avrebbero distrutta.
    Non che non avesse piena fiducia nelle sue capacità (o meglio, anche) o in quelle di Kalya, ma i primi tentativi non finivano mai bene: era come programmare un algoritmo e sperare che andasse bene al primo colpo.
    «Uhm, tipo con dei sensori?» chiese, e mentalmente dedicò una preghiera a quella calzamaglia bluastra, sperando che - se proprio non doveva finire per il meglio - non tornasse dallo Yomi-no-kuni ad infestare i suoi incubi.
    Per costruire un "sistema nervoso" con dei sensori ce ne dovevano volere moltissimi. E dovevano essere super-leggeri. Fumio una volta aveva avuto l'onore di trovarsi tra le mani un octopus costruito da Phantom: quel macchingegno copiava i movimenti dell'utilizzatore grazie ad una sofisticata intelligenza artificiale e una montagna di sensori o qualcosa di simile; lo aveva montato e smontato più volte, salvo non capirci nulla o quasi. Ennesima conferma che ancora ne aveva di strada da fare.
    La parola batteria lo fece rabbrividire. Sì, perché ovviamente nella teoria era tutto bello e le cose stavano accese all'infinito senza scaricarsi mai, però nella realtà era ben diverso. «A-Ah, però... non ci sarebbe da prevedere anche qualcosa che... avvisi se la batteria sta per scaricarsi?» mormorò. Cioè era ovvio, ma cosa? Non poteva mica essere un semplice pop-up come su un cellulare o un suono tipo una sveglia che magari finiva perso in mezzo a chissà che altri rumori.
    Poi Kalya gli chiese se gli andasse di lavorarci adesso e Fumio si ritrovò a pensare che fosse una domanda sciocca.
    «Non... credo di avere scelta, no? – domandò, sollevando lo sguardo dalla suit, vagamente confuso da quell'affermazione. Poi realizzò che forse Kalya non gli stava esattamente chiedendo il permesso e si pentì all'istante, serrando i pugni sul tavolo per impedirsi di gesticolare. – Cioè! Voglio dire, sì...!?»
    Ovviamente gli andava di lavorarci! Era solo un'idiota e aveva capito male la retorica della domanda. Però onestamente non aveva la più pallida idea da dove cominciare. Non aveva nemmeno la sua cassetta degli attrezzi.
    VILLAINDEEP VOIDLIVELLO #4SCHEDACRONOLOGIAART ©code ©
    contattiwww
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    out of touch

    Group
    Vigilantes
    Posts
    2,627

    Status
    Anonymous
    F
    umio sembrava essere piuttosto sorpreso che lei fosse rimasta affascinata dalla sua idea. Kalyani si voltò a guardarlo, ritrovandosi a sollevare istintivamente un sopracciglio, in un’espressione un po’ sorpresa e abbastanza perplessa. Era insicuro a riguardo, per caso? O magari gli sembrava strano che lei, la direttrice di quell’azienda, si fosse mostrava attivamente interessata al progetto di un ragazzo con poca esperienza.
    “Dico sul serio, non è male come idea. Magari una persona alle prime armi potrebbe avere difficoltà a metterla in pratica, ma…” Kalya si guardò intorno, osservando i suoi dipendenti lavorare, tutti con lo stesso impegno e con la stessa voglia di portare a termine il proprio lavoro. “Qui potremmo davvero sperimentarla, fare in modo che funzioni. Mi ritengo una perfezionista, quindi ci vorrà un po’ per dare alla luce la tua idea, ma… tentar non nuoce, no?” Gli domandò, ricambiando il suo sguardo, con un barlume di determinazione nei suoi occhi.
    Nonostante Kalyani fosse genericamente una persona piuttosto rigida, che vedeva il mondo attraverso la sua lente e tendeva un po’ a imporre i suoi pensieri agli altri, quando si trattava della meccanica e, nello specifico, del suo lavoro, le piaceva osservare le idee degli altri, scoprire cose nuove, osare un po’ non troppo ovviamente. “In fondo, quello che facciamo non è sperimentare? Se restassimo sempre fermi sugli stessi tipi di progetti, come potremmo stare al passo con quello che ci capita intorno?” Un discorso a tratti quasi filosofico sulla loro disciplina, ma Kalya si sentiva sempre particolarmente ispirata, quando si parlava di queste cose.
    Tornando all’aspetto tecnico quella prova, la donna annuì leggermente, quando Fumio le chiese se stesse alludendo a dei sensori quando parlava di sistema nervoso. “Esattamente. Devono essere molto sottili e molto sensibili al movimento, quindi ci vorrà un po’ per progettarli e per vedere quest’opera conclusa…” Ma Kalya, fortunatamente, era una persona paziente: le piaceva finire presto il suo lavoro, ma non voleva di certo accelerare le cose e avere un margine di errore molto più alto. Sperava che anche per Fumio fosse così.
    “E riguardo quel problema, potremmo mettere un rivelatore di energia qui, all’altezza del polso. Ho pensato di posizionare la batteria dietro alla nuca perché di solito è la zona che riceve meno urti durante uno scontro, così c’è meno probabilità che venga danneggiata.” Gli spiegò, praticamente monopolizzando il discorso, a differenza di quanto avveniva quando parlava del più e del meno con amici e conoscenti – lì era raro che parlasse così tanto.
    All’affermazione di Fumio riguardo il fatto che egli non avesse altra scelta, Kalyani si ritrovò a fare un piccolo sbuffetto divertito, sollevando un sopracciglio. “Effettivamente no, non ha proprio scelta.” Rispose, in maniera quasi scherzosa, prima di prendere un nuovo foglio e iniziare davvero a lavorare.

    Era passato un bel po’, ormai l’ora di pranzo era passata da un pochino, e Kalyani si sollevò di colpo dal bancone su cui era stata incurvata a lavorare fino a quel momento. C’era… beh, il vero e proprio caos, fra fogli, cartacce, fili, bulloni e quella suit, praticamente inutilizzabile per quanto era stata maneggiata, tirata e aperta. Kalya non sopportava vedere tutto quel casino, tant’è che si ritrovò a fare una smorfia contrariata e a raccogliere qualche pezzo di carta, per buttarlo nel cestino ai suoi piedi. “Beh… direi che per oggi può bastare.” Annunciò, voltandosi a guardare quel ragazzo.
    Non avevano costruito niente di definitivo, avevano fatto delle prove riguardo la batteria, avevano pensato a come ricaricarla e farla funzionare… Insomma, quelle ore erano state più di brainstorming che di lavoro vero e proprio. Ma, in fin dei conti, si iniziava sempre da qualcosa. “Mi dispiace averti trattenuto così tanto, ma una volta che inizio a lavorare, fermarmi è piuttosto difficile.” Si rivolse al ragazzo, stringendosi le spalle – e abbandonando le formalità, visto che le veniva naturale dopo aver lavorato insieme per tutto quel tempo.
    Si voltò verso di lui, incrociando le braccia sotto al seno, con fare quasi autoritario. “Non abbiamo fatto molto, questa suit è ben lontana dal vedere il suo completamento, ma…” Il suo sguardo si ammorbidì leggermente. “Proprio per questo motivo vorrei che tu tornassi qui per lavorarci… come meccanico della Raji.Inc.” Gli annunciò, restando poi in silenzio per osservare la sua reazione a quella notizia. Alla fine si era convinta ad assumerlo, in fondo le aveva fatto una buona impressione, nonostante le premesse non sembravano essere delle più promettenti.
    Ma quel ragazzo la incuriosiva molto. Era certa che, in un ambiente stimolante come quello, fosse in grado di migliorare moltissimo… e lei era assolutamente disposta a seguirlo in quel percorso.
    vigilantes ◊ schedacronologiaART©©

    livello 3 ◊ energia: 175 ◊ forza: 32 ◊ quirk: 65 ◊ agilità: 53 ◊ peso: 4

     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

    Group
    Administrator
    Posts
    5,203
    Location
    Nasuverse.

    Status
    Anonymous
    FUMIO MASAYOSHI
    Non fraintendiamoci. Fumio era consapevole che fosse una buona idea. Era vero, aveva una pessima autostima, ma era molto legato alle sue creazioni in campo meccanico, che quelle riguardassero il funzionamento in sé o l'estetica dell'oggetto in questione, e se qualcuno le criticava era più che in grado di offendersi. Difficilmente si pentiva di aver messo a punto una modifica che aveva passato ore a disegnare o su cui aveva ragionato attentamente... beh, a meno che quest'ultima non gli esplodesse in faccia, ma era successo raramente, okay?
    Per lo più ora era proprio il fatto di avere davanti una persona che ne sapeva più di lui che lo stava facendo comportare in maniera poco convinta e incerta: si sentiva come un lupo davanti all'alfa del branco. Se di fronte avesse avuto un cliente le cose sarebbero andate in modo diverso, perché difficilmente i clienti ne sapevano più di lui; gli bastava ripensare a quando una volta un tizio era venuto a chiedergli una spada laser (ciao Joshua) per mettersi a scuotere la testa con cinismo.
    Comunque Kalya aveva ragione. Da solo non avrebbe mai avuto tutti gli strumenti per mettere in pratica l'idea e testarla a dovere. Anche perché non era così comune che gli capitasse di avere suit in eccesso con cui poter giocare al piccolo chimico meccanico, diciamola tutta. Certo, era vero che alcune persone sul mercato nero compravano letteralmente di tutto, bastava che esplodesse o che facesse casino... però a Fumio piaceva dare delle garanzie, anche perché servivano al suo - per quanto piccolo - business. Sognava di riuscire ad espanderlo abbastanza da convincere Deep Void a fornirgli un laboratorio o un'officina tutta sua dove potersi inventare anche cose più fighe di shuriken esplosivi.
    Quindi si fece coraggio e annuì convinto come a voler dire "si proviamoci", non prima di averla ringraziata. A modo suo, ma era rimasto particolarmente impressionato dalla parte filosofica del discorso e se lo sarebbe ricordato anche se gli adulti gli facevano paura.
    «Io... uhm, g-grazie per la fiducia. C-Cioè, magari aveva in mente qualcosa di meglio, ma ha comunque scelto la mia idea, quindi g-grazie.» Disagio o meno, anche Fumio, come ogni vero giapponese, era fatto al novanta percento di repressione che veniva spacciata per educazione e buona volontà.
    Nella sua testa, il sistema nervoso di sensori assunse ben presto le dimensioni di un mostro fatto di ragnatele. Non sembrava fattibile nemmeno se avessero dovuto progettare una versione pro di Beat Saber che ti contava i battiti delle ciglia, figurarsi una suit che doveva difenderti da possibili proiettili ambulanti.
    Fortunatamente gli piacevano le sfide e al giorno d'oggi i sensori erano molto precisi, il che faceva ben sperare.
    «La suit non va da nessuna parte. – si limitò a commentare, scrollando le spalle. Era un'osservazione piuttosto ovvia, e si sorprese anche da solo per aver detto una cosa del genere. Era vero che la suit non si sarebbe mossa, ma era altrettanto vero che quello non valeva per lui e Kalyani avrebbe potuto sbatterlo fuori dall'officina schioccando le dita come una regina avrebbe sbattuto un plebeo fuori da corte, doveva solo sperare che non prendesse quel suo azzardo come presunzione, perché non lo era affatto. – Err, potrebbero anche essere cuciti nella stoffa.» continuò, cercando di cambiare in fretta discorso, rispondendo alla cosa dei sensori e facendo seguire un "ah, giusto" piuttosto spaesato per l'osservazione sulla batteria, sentendosi stupido per non averci pensato.
    Fu contento in modo quasi sciocco, invece, di essere involontariamente riuscito a strappare un mezzo sorriso alla direttrice con il suo inutile sketch impacciato, ed abbassò il muso giusto per non fare scorgere alla donna che era arrossito (di nuovo) nel lasso temporale di cinque minuti. Poi, appurato di non avere scelta, si mise al lavoro.

    ---

    Fumio era esausto. Aveva perso il conto del tempo che aveva passato seduto a quel tavolo e il suo cervello lo stava pregando di andare a casa a recuperare le ore di sonno che aveva perso quella notte. Insolito per un gufo come lui, ma era un gufo asociale, e si stressava facilmente in compagnia degli altri. Soprattutto se doveva cercare di far finta di nulla perché sul curriculum aveva scritto che sapeva lavorare in gruppo. Quindi quella notte non aveva dormito per l'ansia e ora aveva sonno per l'ansia.
    Il colloquio era stato molto diverso da come se lo era immaginato, anzi. Per la verità a metà mattina si era persino scordato che fosse un colloquio di lavoro, troppo preso a tirare righe sui fogli e pensare alla povera suit che ora giaceva sul tavolo da lavoro come un sacrificio di sangue immolato alle divinità della meccanica.
    Per cui quando Kalya si alzò di scatto, decretando che poteva bastare così, il suo primo istinto fu quello di tirare un sospiro di sollievo. Non di quelli che si tirano appena finita un'interrogazione a scuola, ma uno di quelli che celano una certa stanchezza mista a soddisfazione per il lavoro svolto.
    Che... insomma, non era niente di eclatante, probabilmente uno qualsiasi degli impiegati dell'officina che si affaccendava lì attorno aveva fatto il triplo di quello che avevano fatto loro, ma era un nuovo progetto quindi tutto sommato credeva potessero ritenersi soddisfatti. Cominciare qualcosa di nuovo non era mai facile. «A-Ah, no. S-Si figuri. Qualche volta è capitato anche a me di scordarmi di mangiare perché ero troppo preso da qualcosa.» borbottò. Non il modo migliore di farsi pubblicità, quello che voleva dire era che non c'era alcun problema e che la capiva. Più o meno. Onestamente voleva solo accasciarsi sul tavolo, ma - fra penne, pennarelli, matite e squadre - c'era un sacco di disordine e non sembrava molto comodo, quindi prese a raccogliere i fogli con l'intento di raggrupparli da una parte, quello almeno finché non sentì pronunciare la fatidica frase.
    "...come meccanico della Raji Inc."
    Era così cotto che non si rese immediatamente conto del significato di quelle parole: esse riecheggiarono per due interi secondi nel suo cranio, come un eco in fondo ad un precipizio, poi lo risvegliarono di botto come un colpo di gong. Fumio sollevò il viso dal tavolo e fissò Kalyani ad occhi sgranati, con un'espressione indecifrabile stampata sugli zigomi.
    Un secondo, quindi quello voleva dire che...
    Tempo di realizzare e scattò in piedi come una molla, per poco non mandando all'aria tutti i suoi sforzi nel cercare di raccogliere i fogli in maniera ordinata. Alla faccia del giapponese composto. «Grazie mille! Lo farò molto volentieri!» esclamò, emozionato e con il cuore che batteva a mille, chinando il busto di quasi quarantacinque gradi, che se non si fosse legato i capelli poco prima, essi sarebbero tranquillamente arrivati a toccare il suolo. Come se si sentisse in colpa per essere stato assunto? Sì, era assurdo.
    Cercò di ricomporsi in fretta, raddrizzando la schiena e cercando di non morire sul posto. Le labbra tremolanti e gli occhi appena umidicci, si sentì un vero idiota: non pensava che una frase così semplice avesse il potere di renderlo così felice. Non solo aveva superato quell'ostacolo che giusto tre ore prima gli pareva insormontabile, ma Kalyani aveva persino espresso la volontà di accettarlo lì a lavorare! All'improvviso una massiccia schiera di domande si manifestò inaspettata nella sua testa, come un pop-up sullo schermo di un PC. Che orari facevano in azienda? Di cosa si sarebbe occupato lui? Sarebbe stato di conciliarla con il suo lavoro per Deep Void? Chiaro, l'ultima non aveva alcuna intenzione di chiederla alla direttrice. «Q-Quando posso cominciare? – deglutì, infine, sperando di non sembrare troppo impaziente. Ma la domanda più importante era un'altra. – Posso... Posso anche aiutare a sistemare qualcosa?»
    Era vagamente indeciso se quella fosse una buona cosa da dire, perché magari Kalyani non lo sopportava più e voleva solo cacciarlo via a calci, ma era pur sempre complice del disastro che regnava sulla scrivania.
    VILLAINDEEP VOIDLIVELLO #4SCHEDACRONOLOGIAART ©code ©
    contattiwww
     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    out of touch

    Group
    Vigilantes
    Posts
    2,627

    Status
    Anonymous
    K
    alyani, a volte, doveva darsi davvero un freno. Era una stacanovista in tutto e per tutto e, quando nutriva entusiasmo per qualche progetto in particolare, era molto difficile per lei prendere delle pause in maniera volontaria. Di solito era il suo corpo, insieme alla sua testa, a dirle di smettere… per non rischiare di svenire per davvero sul tavolo di lavoro. Le piaceva essere così, ma al tempo stesso si rendeva conto che spingersi troppo oltre le sue capacità fisiche non le avrebbe fatto per niente bene. Se lo ripeteva innumerevoli volte, ma non imparava mai la lezione… almeno, la presenza di Fumio le aveva fatto avere qualche riguardo in più.
    “Posso capire, ma… consiglio sempre di fare una pausa pranzo e di non prendere esempio da me.” Disse, con un tono di voce che poteva sembrare un po’ piatto, ma che aveva un pizzico – decisamente minuscolo – di apprensione. Insomma, lei pretendeva tanto dai suoi dipendenti, ma farli lavorare troppo era solo controproducente e basta.
    In ogni caso, vedere gli occhi di quel ragazzo brillare nel venire a sapere che lei era disposta ad assumerlo, la portò ad accennare un sorriso soddisfatto. Magari si sbagliava, e sperava vivamente di no, ma sembrava davvero entusiasta di poter lavorare lì… e questo significava che anche lei e l’azienda della sua famiglia gli avevano lasciato, in un certo senso, una buona impressione. Oppure poteva semplicemente essere felice perché era disoccupato e aveva necessariamente bisogno di quel lavoro, ma… cercò di non pensare troppo male.
    Si lasciò sfuggire uno sbuffetto divertito, nel vederlo inchinarsi in quel modo, ma non lo stava certamente prendendo in giro. Era semplicemente contenta che fosse emozionato a tal punto… in un certo senso, rendeva orgogliosa anche lei del suo operato.
    Trovarsi a gestire un’azienda del genere poteva essere molto stressante, ma le permetteva di prendere quelle decisioni.
    Alle domande di Fumio, Kalya incrociò le braccia al petto. “Per stabilire gli orari di lavoro e tutto il resto, ne parleremo bene domani, a mente lucida,” disse, visto che in quel momento avevano decisamente bisogno di una pausa. “Puoi presentarti qui alle nove di mattina in punto… sempre che tu non abbia impegni.” Sollevò leggermente un sopracciglio. Sperava che fosse libero, perché anche se aveva rimandato quel discorso al giorno successivo, non le piaceva affatto procrastinare. Ma poteva chiudere un occhio, almeno per quella volta, visto che quel ragazzo aveva letteralmente appena iniziato a lavorare per lei.
    Riguardo la sua seconda domanda, Kalyani portò nuovamente lo sguardo sulla scrivania, arricciando le labbra in una leggera smorfia. “Non preoccuparti, preferisco sistemare io.” Disse semplicemente, non accettando obiezioni. Quando si trattava del suo banco da lavoro, preferiva metterci lei le mani e dare l’ordine che la faceva sentire più a suo agio – infatti, erano in pochi a usare quella postazione e Fumio, involontariamente, aveva ricevuto quell’onore.
    D’un tratto si voltò per chiamare qualcuno con un cenno di mano, prima di rivolgersi nuovamente a lui. “Ti anticipo che per ora sarò io a seguirti, ma lavorerai insieme a una tua collega…” La ragazza in questione, infatti, si palesò in un attimo davanti a Fumio, guardandolo con occhietti curiosi. Doveva essere poco più grande di lui, con dei graziosi capelli a caschetto color cioccolata e occhioni da cerbiatto, e teneva in mano una pila di pezzi meccanici e bulloni. Kalya la indicò con il palmo della mano aperto. “Lei è Chiyo Nishimura, si occupa della realizzazione di equipaggiamenti di supporto. Le darai una mano a completare diversi progetti che sono stati già avviati… nei momenti in cui non lavorerai al nostro, ovviamente.” Decretò, prima di presentare alla ragazza in questione il suo nuovo collega.
    Chiyo si lasciò sfuggire un piccolo oh!, prima di voltarsi verso di lui e fare un energico inchino, per poi sollevare il busto e guardarlo con un sorrisone che sembrava sprigionare luce propria (?). “Sono felicissima di conoscerti, sono certa che andremo super d’accordo!!” Esclamò, a voce parecchio alta, avvicinandosi a Fumio senza il minimo imbarazzo. Kalya la trovava una ragazza un po’ troppo esuberante e, guardandola, pochi avrebbero mai creduto di trovarsi di fronte a un ingegnere meccanico… ma Chiyo era una ragazza molto in gamba, e questo lei lo sapeva bene.
    Certo, era decisamente molto più estroversa di quel ragazzo, ma potevano bilanciarsi.
    E così, mentre la ragazza se ne tornava a portare avanti le sue mansioni, Kalyani sospirò profondamente, poggiando una mano sul fianco. “Bene, allora di tutti i dettagli ne parleremo domani.” Fece, con il chiaro intento di mettere ufficialmente fine a quel colloquio. Il suo sguardo, però, si ammorbidì leggermente d’un tratto. “Sono certa che ti troverai bene qui e che… beh, potremmo lavorare molto bene insieme.” Il suo tono di voce, per quanto potesse apparire freddo, era comunque assolutamente sincero. Non per mettere pressione a quel ragazzo, ma nutriva un po’ di aspettativa nei suoi confronti, soprattutto dopo aver lavorato insieme a lui per tutte quelle ore.
    Rendendosi conto dell’espressione che gli stava rivolgendo, Kalyani si affrettò a fare un piccolo inchino di congedo. “Se non hai altre domande, puoi tornare a casa. Riprenderemo domani, come già detto.” Si voltò verso la scrivania, riprendendo a metterla in ordine e nascondendosi così alla sua vista. Doveva mantenere sempre e comunque la sua professionalità, insomma.
    In ogni caso, se Fumio si fosse allontanato di lì, lei non lo avrebbe fermato. Per quel giorno lo aveva già trattenuto troppo a lungo.
    vigilantes ◊ schedacronologiaART©©

    livello 3 ◊ energia: 175 ◊ forza: 32 ◊ quirk: 65 ◊ agilità: 53 ◊ peso: 4

     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

    Group
    Administrator
    Posts
    5,203
    Location
    Nasuverse.

    Status
    Anonymous
    FUMIO MASAYOSHI
    Fumio era consapevole di non avere lo stile di vita più salutare del mondo: mangiava poco, dormiva anche meno, e quando lo faceva erano orari totalmente assurdi e per lo più schifezze perché non aveva voglia di cucinare. Non se ne era mai preoccupato granché perché di norma stava bene (ah, la gioventù), ma quando Kalya gli fece notare che non fosse proprio un comportamento esemplare non poté fare a meno di sentirsi in colpa, come se fosse colpa sua.
    Cosa che effettivamente era, però non era abituato ad essere "rimproverato" a quel modo, e la sensazione fu comunque strana. L'unica altra persona che aveva mai usato una voce simile con lui era Norio, qualche tempo prima quando si erano scontrati nella discarica fra i territori di Deep Void, proprio per dirgli di fare più attenzione a ciò che gli capitava attorno e a sé stesso. Era come se nel tono della CEO ci fosse una lieve punta di preoccupazione? Fumio non concepiva il fatto che una persona che neanche conosceva bene potesse preoccuparsi per lui, quindi automaticamente traslò ciò che aveva sentito sull'azienda e immaginò che Kalya gli stesse dicendo di non esagerare perché altrimenti ne avrebbe risentito la sua produttività. Ecco, stava già cominciando a fare una cattiva impressione. Grandioso.
    Non ben sicuro di cosa dover dire, quindi, si limitò a biascicare mezza frase sulla linea del "che avrebbe fatto attenzione a non saltare i pasti" e si zittì. Boh, doveva essere una cosa da adulti.
    Ciò detto, la direttrice cominciò a snocciolare le prime informazioni su ciò che sarebbe stato il suo futuro lavoro. In realtà, disse, avrebbe preferito dargli i dettagli la mattina successiva, a mente fresca, se non avesse avuto impegni.
    Beh, ovviamente Fumio non aveva impegni, era un nerd con ben poche cose da fare nella sua vita, ma urlarlo ad alta voce e con entusiasmo era fuori discussione, lo capiva persino lui che fosse una pessima idea: lo avrebbe fatto apparire decisamente sfigato. Cioè, non che avesse idea di cosa facesse la gente normale alle nove di mattina, ma probabilmente... andava a lavoro, sì. Mentre lui passava la mattinata a leggere manga o guardare anime, a meno che non avesse del lavoro arretrato da fare per Deep Void, ma... no ripensandoci non lo avrebbe svolto comunque alle nove di mattina. Insomma, diciamo che era libero.
    «S-Sarò puntuale.» sviò abilmente il discorso, sfoderando tutta la sua maestria nell'arte di arrampicarsi sugli specchi.
    Ricevuta una negazione sulla questione scrivania - e menomale perché Fumio era sicuro che sarebbe stato più d'intralcio che altro -, il ragazzo era già mentalmente pronto a levare le tende, visto che per quell'oggi riteneva di aver già socializzato abbastanza, quando Kalyani decise di dargli il colpo di grazia. Chiamò qualcuno con un cenno della mano ed una ragazza carina con un caschetto di capelli castani e un'aria piuttosto vispa si palesò davanti a loro.
    Chiyo Nishimura.
    “Sono felicissima di conoscerti, sono certa che andremo super d’accordo!!”
    Fumio si bloccò un'istante e il suo viso pallido assunse di getto una buffa sfumatura rosata.
    Brillante. Troppo brillante.
    Perché in quell'azienda c'erano solo persone e cose luminose?
    «A-Ah! P-Piacere di conoscerti...» esclamò, e - totalmente preso alla sprovvista - si ritrovò a compiere un'inchino un po' goffo, in un automatico gesto di saluto, lasciando, senza volerlo, che la tonalità energica della sua voce sfumasse in una più impacciata ed indecisa sul finire della frase.
    Deglutì appena, prima di risollevare il busto, e passare a scrutare la ragazza di sottecchi.
    Nishimura? Aveva detto Nishimura...?
    Quanto poteva essere una coincidenza? Era lo stesso cognome del suo vecchio maestro, Eizan Nishimura, e - sebbene ad occhio non si somigliassero granché - la reazione era stata naturale. Quello perché il ragazzo dai capelli blu non aveva mai saputo niente della sua famiglia e, anche se quello era un cognome mediamente comune, ritrovare una Nishimura proprio di in un'officina di meccani aveva decentemente stuzzicato una curiositò che non ricordava nemmeno di avere. Avrebbe indagato.
    Non quell'oggi, tuttavia: il suo rollercoaster di emozioni sembrava aver finalmente finito di girare sui binari. Era ancora un po' intimorito dall'atteggiamento solenne della direttrice, ma il pensiero di poter lavorare su quella suit lo elettrizzava: chissà cosa avrebbe detto Deep Void se fosse riuscito a completarla; per cui accolse con l'ennesimo inchino (e con un sospiro sollevato) l'ultimo congedo di Kalya e Chiyo, ringraziandole nuovamente e si congedò a sua volta. Meglio che per oggi tornasse a casa, e si preparasse psicologicamente per l'indomani.
    Ecco, se non fosse stato che Haru lo considerava già un'impiegato in un'azienda simile, quella sarebbe sicuramente stata una cosa da raccontare. Peccato.
    VILLAINDEEP VOIDLIVELLO #4SCHEDACRONOLOGIAART ©code ©
    contattiwww
     
    .
  15.  
    .
    Avatar

    a pile of "goo"

    Group
    Administrator
    Posts
    1,390

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    Henlo,
    Nulla da segnalare direi, tutto fondamentalmente corretto.

    Kalya: +50exp
    Fumio: +50exp

    Chiudo!
     
    .
14 replies since 13/12/2021, 16:27   401 views
  Share  
.
Top
Top