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.HUNTING THE HUNTEREra un pomeriggio di primavera a Tokyo. Lentamente e quasi ironicamente, il Sole stava calando sull'enorme città del Sol Levante. Quello che a conti fatti era per quasi chiunque un normale giorno giungeva invece per alcuni come una vera e propria resa dei conti. Ma facciamo un passo indietro.
Un cuoco di un ristorante a Ueno aveva un paio di giorni prima ricevuto una stramba chiamata. Dall'altro capo del telefono parlava un normalissimo commerciante della città, che gli aveva riparato la serratura e una finestra di casa un giorno che malauguratamente dei ladri avevano deciso di fargli una visita. Il suo numero gli era stato dato da un amico che, vista la situazione, aveva consigliato il commerciante per i lavori necessari. Purtroppo quello che era stato annunciato come un lavoro gratuito si era rivelato tutt'altro, e probabilmente non era la prima volta che quel commerciante si comportava in quel modo furbesco. Il cuoco era stato invitato a partecipare ad un'indagine di polizia qualche tempo prima, un'orribile scena del crimine all'interno di un Tempio. L'indagine ai tempi non aveva portato a chissà quali scoperte e si era conclusa con un nulla di fatto. Al commerciante era però giunta voce che dei ragazzi fossero sulle tracce di Yanagi, un misterioso uomo la cui figura era collegata a quegli omicidi: era infatti stato trovato nei bagni del Teatro di Ginza dove si era consumato un altro orribile crimine. Il cuoco, come detto, non aveva indagato al Teatro, ma era comunque uno dei pochi con cui erano stati condivisi i dettagli degli omicidi.
Chi meglio di lui, quindi, poteva affiancare una dei suoi pupilli? Oltre all'attività commerciale, l'uomo dirigeva anche un piccolo ufficio di PI, investigatori privati. Aveva tenuto uno dei suoi membri in pausa per un po' dato che era stata coinvolta nelle indagini riguardante la sparizione della nota serial killer "Hebenon", ma era il caso di farla ritornare sul campo. Col pretesto di dovergli ancora un favore, il commerciante si era rivolto al cuoco chiedendo appunto di affiancarla in quell'indagine su Yanagi, magari cercando davvero di capire se l'uomo potesse essere in qualche modo riconducibile a quegli omicidi o meno. Cosa poteva esserci di complicato?
Tempo addietro, quegli stessi ragazzi che ora stavano cercando quel Yanagi avevano fatto qualcosa di poco conforme ai limiti della legge, e ora erano ricercati sotto il nome di "Mutant Task Force". La "donna dorata" e la "gorgone", così due dei membri erano conosciuti ai media, si erano trasferite fuori città poco dopo l'accaduto. Il "biondo" e la "ragazza forbice" erano invece ancora a Tokyo dato che le loro unicità erano meno invadenti, e stavano continuando le loro indagini.
In tutta onestà, i fatti del Corteo Nero non erano neanche stati la prima mossa della cosiddetta "MTF". Qualche tempo prima infatti, aiutati da una americana, avevano liberato una loro compagna rapita e mutilata dal movimento razzista. E' proprio tenendo d'occhio questa misteriosa straniera che erano giunti ad una delle altre invitate di quel tardo pomeriggio. Molto spesso la paranoia fa fare cose che altrimenti non si farebbero mai, e proprio quello era successo. I membri della Task Force avevano assoldato un investigatore privato per seguire quell'americana e identificare chiunque entrasse in contatto con lei. Volevano, insomma, assicurarsi che non rivelasse nulla di loro rischiando di farli localizzare. Tristemente l'investigatore che avevano assoldato, notando la straniera in compagnia di una famosa idol, aveva fatto qualche foto di troppo sperando di ricavarci qualcosa, con l'unico esito di farsi notare. L'americana dalle lunghe code l'aveva minacciato e, ottenuta la scheda di memoria contenente le foto, l'aveva consegnata alla bionda. Yori aveva cercato di intrufolarsi in casa sua per recuperarla ma purtroppo era stato beccato: a quel punto non aveva potuto fare altro che confessare di essere interessato ad Evelynn e non a lei e in un modo o nell'altro la curiosa idol era finita nella lista dei contatti della Task Force.
L'ultimo tassello di quell'intricata storia è anche il più semplice. Si tratta, nuovamente, di un investigatore privato. I giovani mutant lo avevano assoldato per informarsi su Yanagi e sebbene non avessero ottenuto chissà quali informazioni interessanti erano comunque volenterosi di lavorare nuovamente con lui. A conti fatti era l'ultima persona ad aver visto l'uomo, e magari aveva anche qualche altro dettaglio che finora aveva deciso di tenere nascosto. Il passo tra investigatore privato e strozzino era spesso molto labile, e non erano in pochi a ritrattare sul prezzo a metà servizio quando si accorgevano di essere in possesso di informazioni interessanti per cui il cliente sarebbe stato disposto a pagare un bonus. Era un mercato competitivo.
Il cuoco e l'investigatrice erano stati contattati dal vecchio commerciante, mentre l'idol e l'investigatore dalle mani a forma d'ascia avevano ricevuto un messaggio da un numero anonimo, che quest'ultimo avrebbe facilmente riconosciuto come quello dei mandanti dell'appostamento alla biblioteca. In ogni caso, indipendentemente da come il messaggio fosse arrivato, le istruzioni erano le stesse: presentarsi all'appartamento numero 4 di un piccolo edificio molto vicino al Campus Universitario di Komaba, un pessimo numero probabilmente. Erano le sei e mezza di pomeriggio.
Si trattava di un normale edificio i cui appartamenti erano spesso affittati a studenti pendolari per soggiorni inaspettati, dall'architettura pulita ed essenziale. L'appartamento 4 era al secondo piano, sulla destra, e non c'era l'ascensore. Le scale tradivano una pessima pulizia ma probabilmente, trattandosi di una soluzione di ripiego, nessuno si era lamentato più di tanto. Dalle finestre dei corridoi del palazzo era possibile vedere le prime luci del campus brillare nella rossastra aria crepuscolare. L'appartamento 4 aveva la porta in legno ed era identificato da un alone più scuro che lasciava il calco del numero, probabilmente unico segno rimanente di un'antica placchetta in plastica o metallo che era stata rimossa vuoi goliardicamente vuoi per scaramanzia, o magari si era semplicemente staccata autonomamente a causa dell'umidità. Non restava che bussare.CITAZIONESisthra , Leonarch , Lady Loki ™ , starkiller; , benvenuti nell'AM! La traccia mi sembra chiara ma se doveste avere dei dubbi riguardo alla connessione dei vostri pg - o riguardo a qualsiasi altra cosa - non esitate a chiedere. Vi ricordo che quest'AM prosegue dall'Add di Evelynn, i due Sussurri nel Corteo Nero (Shibuya e Tocho), Life is a Play, Life is a Prayer e l'Add di Hector. Non è assolutamente necessario leggere tutte queste role ma se doveste avere dei pezzi mancanti sapete dove cercare o perlomeno quali articoli di giornale/parti dell'Indice di Trama consultare.
Il primo turno è in ordine casuale dopodiché, come al solito, manterremo quello che si sarà venuto a formare!
A voi.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Ovviamente mi sono accordata con starkiller per il far incontrare brevemente i rispettivi personaggi e rendere la scena piu' naturale..
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Lady Loki ™.
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Era passato qualche giorno dalla sua ultima missione.
Hector era ritornato a casa, ma c’erano delle cose che ancora non tornavano dopo aver effettuato la sua ultima missione e le “cose” avevano due nomi : “Sosuke Yanagi” e “la ragazzina strana” , il primo lo aveva incontrato e si era presentato come un commissario di polizia, anche se c’era da dire che era meglio farsi la domanda di rutine ovvero era veramente così? Fatto sta che vero o no, il vigilante sapeva di correre guai e quindi gli aveva dovuto dire alcune cose, anche se era stato zitto sul suo cliente, anche perché aveva rifiutato anche la sua proposta di aiutare la polizia, quindi non c’era un motivo per parlare ancora delle cose che sapeva, anche perché non erano molte. Per quanto riguardava la “ragazzina” che lo aveva ingaggiato, onestamente non aveva colto il senso di mandarlo contro un commissario di polizia, e questo era abbastanza fastidioso, certo poteva non saperlo, ma secondo l’istinto di Hector non era così, l’avrebbe ricontattata in qualche modo.
Intanto in giro si susseguivano eventi che per ora ad Hector non interessavano, visto che era più interessato a ricercare ancora su internet e giornale e tv per ora non ne aveva accesi, ma nulla di fatto era uscito fuori, poi ecco che di nuovo squillò il cellulare, strano non aveva in programma dei lavori, ma una telefonata così voleva dire una cosa sola.
Hector guardò il cellulare e vide il numero anonimo di quelli che lo avevano ingaggiato per l’indagine alla biblioteca. Ok, Hector era un po’ incazzato con quelli forse avrebbe semplicemente chiuso il telefono o gli avrebbe risposto mandandoli a quel paese, ma non era una mossa saggia perché sarebbe stata una bella occasione per cercare di parlare quella ragazza, e farsi spiegare che cosa stava succedendo, ma se chiedeva a quel numero magari non gli avrebbero fornito nulla di interessante, come l’altra volta. No non poteva lasciar intendere che era interessato a sapere cose su di loro, quindi lasciò un semplice messaggio che ci avrebbe nuovamente pensato lui alla situazione in cambio di compenso che stavolta doveva essere un po’ più maggiorato possibilmente.
Il contatto quindi gli diede indicazioni di raggiungere un appartamento “n 4” situato in un vicino edificio al Campus universitario di Komaba che onestamente conosceva già benissimo visto che la biblioteca dove aveva scoperto Yanagi era lì, anzi che “coincidenza” che lo mandassero di nuovo da quelle parti, chissà se Yanagi era ancora lì? Hector lo dubitava se essere un “bibliotecario” era una copertura per un indagine, allora era saltata e quindi probabilmente quell’ uomo non era più lì, ma allora perché diavolo il suo contatto voleva che si recasse di nuovo lì? Non che c’era un'altra fregatura all’ orizzonte?
Hector mentre si recava di nuovo verso l’università, sapeva bene che questa volta non si sarebbe dovuto far fregare e quindi qualunque cosa fosse successa avrebbe dovuto agire con molta attenzione. Non doveva dre per scotato nessuna ipotesi ne sul suo contatto ne su quanto scoprirà.
Arrivò all’edificio e cercò l’appartamento, notando da lontano che sembrava che nelle vicinanze fossero arrivate altre due persone un uomo e una donna che non conosceva, quell' appartamento era "affollato" a quanto pare., chissà perchè...
Hector da lontano se lo avessero visto arrivare avrebbero notato come il suo completo beige di pantaloni camicia bianca e giacca lunga, si potesse vedere e come sugli occhi portasse gli occhiali da sole neri , mentre sotto gli indumenti civili, aveva indosso la sua Suit blu con uno stemma sul petto destro personalizzato che rappresentava due asce blu come il suo nome da vigilante.
Per ora non disse nulla a quelle due persone ,anche perchè voleva vedere se entravano pure loro dove doveva andare lui, ma difficilmente adesso si sarebbe sbagliato.Narrato - Parlato - Pensato, parlato altri
Dati & Riassunto
Hector Sakazaki - LIVELLO - 2
Forza 33- Quirk 11- Agilità 31 - Energia 100
Tecniche/Equipaggiamento usato:
[Costume] Suit:
► Descrizione: Una tuta molto elastica e resistente, fatta in microfibre di carbonio, in grado di aderire perfettamente al corpo della persona che la indossa. Costruita in modo da imitare alla perfezione i modelli della Yuuei. Il tessuto è antistrappo, rinforzato alla base del collo e sul petto, resistente al calore ed in grado di isolare, in parte, dalla corrente elettrica. Il modello base è completamente di colore nero, e compatibile con una moltitudine di accessori e gadget.
Note:Il Layaut e la grafica è opera di Lady Lokied è stato fatto apposta per utilizzo in Become a Hero:My Hero Academia GDR.
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.Sakiko Yumeno
Narrato - Parlato
Saki avanzava sul marciapiede nei pressi del Campus Universitario di Komaba con fare guardingo e palesemente teso. Si muoveva quasi a scatti, sprintando discretamente fra un palo della luce e una locandina pubblicitaria, per poi procedere a passeggiare a passo accelerato fino ad un cestino dei rifiuti. Nella sua mente questo era l’approccio migliore per non dare nell’occhio, utilizzando ogni elemento del marciapiede per nascondersi alla vista del mondo. Nella realtà ovviamente la cosa la stava solo rendendo più cospicua agli occhi dei passanti, che osservavano confusi una bizzarra ragazza bionda che si lanciava dietro ogni ostacolo sul suo tragitto come stesse giocando a nascondino con se stessa.
La ragazza si trovava in un momentaneo stato di paranoia. In parte ciò era dovuto al fatto che si trovasse in modalità incognita in pieno giorno. O meglio non durante la notte. Non erano ancora le sei e mezza, ma il sole stava avanzando placidamente verso l’orizzonte. Ma tecnicamente era ancora lì in cielo, e la strada che stava percorrendo era tutto sommato piuttosto ben illuminata. La ragazza sentì la mancanza della tacita copertura che le tenebre della notte le avevano offerto durante le sue “pattuglie” nei vicoli malfamati della città. Aveva l’impressione che cosi in pieno giorno tutti la stessero osservando – ed era vero, ma ironicamente solo per via del suo bizzarro comportamento paranoide.
Ma il principale motivo della sua paranoia era dovuto al motivo per cui si trovava lì in primo luogo.
Era cominciato tutto qualche un paio di settimane prima quando qualcuno aveva provato ad intrufolarsi nel suo attico di lusso. L’edificio in cui abitava la ragazza era in una zona piuttosto elitaria della città di Tokyo, il tipo di zona in cui ti senti a disagio se non stai indossando uno smoking anche se sei solo di passaggio sul marciapiede. Essendo la struttura abitata da ricchi magnati e varie celebrità di entità variabile il palazzo era dotato di misure di sicurezza volte a garantire che la privacy degli inquilini rimanesse per l’appunto privata: portiere all’entrata, sistema di sicurezza all’avanguardia, telecamere e allarmi vari.
Il padre di Saki aveva insistito che le prendesse casa in un posto del genere per assicurarsi che stalkers, fan invasivi e altri tipi di malintenzionati non potessero in alcun modo avere possibilità di venire a contatto con lei. Senza dubbio il padre non si sarebbe aspettato che la ragazza fuggisse abitualmente dalla sua sfarzosa gabbia d’oro per andare incontro ai suddetti malintenzionati – seppur in genere andava loro incontro armata di mazza.
Fu per questo che la ragazza fu piuttosto sorpresa nel sorprendere qualcuno che era riuscito intrufolarsi nel suo appartamento nel bel mezzo della notte. Ma mai quanto fu sorpreso il trasgressore dal colpo di mazza con cui la ragazza lo aveva centrato alle spalle.
L’intruso doveva essere particolarmente abile per riuscire ad arginare tutti i sistemi di sicurezza ed accedere nel suo appartamento al quindicesimo piano. Ma non aveva calcolato che la ragazza fosse svicolata fuori dall’appartamento per una delle sue ronde notturne per poi intrufolarsi nuovamente in casa dopo di lui cogliendolo in fragrante. Il trasgressore si rivelò essere un ragazzo apparentemente poco più giovane di lei. Con capelli biondi e inusuali occhi luminosi come quelli di un gatto a cui era stata inserita una lampada dietro le orbite. Dopo aver “neutralizzato” il ragazzo Saki improvvisò un breve interrogatorio. Il giovane provò a fare inizialmente resistenza ma incidentalmente divenne molto più collaborativo quando messo davanti alla possibilità di un incontro ravvicinato fra la pesante mazza di Saki e i suoi gioielli di famiglia.
Il ragazzo confessò di non essere un suo fan o un suo stalker – in realtà non era in alcun modo interessato a lei, ma ad una sua recente conoscenza: Eve. Saki aveva fatto conoscenza con quella donna in un… piacevole incontro ad un night club. Nello specifico il ragazzo confessò di essere venuto a recuperare la scheda USB che Eve aveva sequestrato a quello che in quel momento era stato bollato solo come un paparazzo invadente. Ma a quanto pareva lei si era solo trovata nel mezzo di qualcosa di più grande e pericoloso.
Nell’apprendere quella storia la mente di Saki venne attraversata da molti pensieri. In buona parte sentì il desiderio di voler proteggere o quanto meno aiutare Eve, che era stata gentile e molto… amichevole con lei. Ma in una piccola parte la ragazza non poté fare a meno di pensare che questa poteva essere il tipo di eccitante avventura che stava sempre cercando.
Cosi la ragazza fece un patto con il biondino – o meglio lo forzò con tutta l’autorità che una mazza da demolizione può conferire quando puntata conto il naso di qualcuno. La ragazza suggerì le seguenti condizioni: lei avrebbe lasciato andare il ragazzo senza chiamare la polizia, ma anche senza la scheda USB che era venuto a recuperare. Ma in cambio lui avrebbe dovuto garantirle di involverla in qualunque faccenda coinvolgesse Eve o qualunque organizzazione la stesse prendendo di mira.
Il ragazzo suo malgrado fu costretto ad accettare i termini dell’accordo e poté uscire dalla porta dell’appartamento con il numero privato della ragazza e tutti le sue parti del corpo illese. O almeno quasi.
La storia sarebbe potuta finire lì. Il ragazzo, ormai lontano dalla portata della mazza della ragazza, avrebbe potuto semplicemente non tenere fede alla sua parola e lasciarla perennemente all’oscuro senza incontrarla mai più. E Saki era ormai sul punto di dimenticare l’intera storia quando giusto il giorno prima ricevette un messaggio da un numero anonimo. Il messaggio era piuttosto sintetico e diretto, invitandola semplicemente a recarsi in un appartamento del complesso universitario di Komaba per le sei e mezza del giorno seguente. Nessuna spiegazione su cosa sarebbe avvenuto lì o si chi fosse involto. La cosa traspirava ovviamente pericolo e sospetto, ma anche un irresistibile aura di mistero. La voce del buon senso ancora una volta venne coperta dall’urlante richiamo dell’avventura e…
…per questo adesso la ragazza si trovava a spiare l’entrata dell’edifico indicato dal messaggio da dietro una siepe, nell’intento di cogliere i movimenti di qualcuno di sospetto. Ma purtroppo nessuno nelle vicinanze si stava comportando in maniera palesemente sospetta, almeno non quanto qualcuno che si nasconde in mezzo ad una siepe per spiare i passanti.
Con suo grande sconforto il messaggio non le aveva dato molto preavviso, impedendole di programmare come avrebbe voluto questa sua piccola “avventura”. A complicare le cose c’era il fatto che fino ad un ora prima era stata impegnata per tenere un intervista con una rivista televisiva e perciò non aveva potuto indossare indumenti più adatti all’occasione. Gendo-san, il suo amichevole autista personale, le aveva gentilmente concesso di scendere nei paraggi perché lei potesse incontrarsi con un amica, con la promessa che non si sarebbe messa nei guai. La ragazza aveva quindi dovuto tenersi gli indumenti con cui aveva partecipato all’intervista: una camicia di seta bianca, un elegante gonna blu a vita alta che arrivava fino a poco sotto le ginocchia con sfarzosi bottoni dorati sul fianco. Ovviamente non avrebbe potuto indossare il suo “costume” da Rebel Bunny, quindi tutto ciò che poté fare fu indossare una giacca sportiva in stile da “college”, accessoriata con un comodo cappuccio che la ragazza aveva calzato sulla testa per coprire il più possibile la sua straripante chioma bionda, e una mascherina anti-smog nera, che la ragazza aveva precedentemente decorato con il disegno stilizzato di un muso sorridente da coniglietto.
Finalmente la ragazza prese coraggio ed entrò quattamente nel palazzo, aspettandosi di avere a che fare con un nefando tugurio, un covo di criminali, gremito di pericoli ad ogni angolo. Quello che invece trovò fu un normalissimo seppur economico condominio adoperato principalmente da universitari e pendolari. L’unico crimine che si poteva riscontrare apertamente nell’edificio era contro la pulizia, come dovette constatare la ragazza mentre saliva lentamente le scale sporche e polverose per raggiungere il secondo piano dove si trovava l’appartamento numero 4.
Quando però la ragazza raggiunse l’ultimo sudicio scalino e girò verso destra per accedere al pianerottolo di quel piano trasalì di colpo e balzo istintivamente indietro per nascondersi dietro l’angolo. O almeno per provare a nascondersi perché, vittima della curiosità, ingenuamente aveva comunque sporto la sua testa incappucciata ben fuori dalla copertura del muro per poter guardare quello che succedeva sul pianerottolo. Di fronte all’appartamento che Saki intuì fosse il numero 4, c’erano altre persone. Persone decisamente “sospette” precisò con tono esultante una voce della sua testa finalmente felice che finalmente ci fosse qualcosa o qualcuno a cui poteva finalmente attribuire quell’aggettivo.
Nello specifico erano tre persone: due uomini e una donna. Uno degli uomini era più distaccato dagli altri due e le volgeva le spalle. Tutto quello che poté notare dalla sua posizione fu che l’uomo aveva capelli di colore blu mare e indossava una giacca lunga di colore beige e degli occhiali da sole che ovviamente lo rendevano piuttosto sospetto. La donna invece stava accanto all’altro uomo ed aveva un aspetto ancora più sospetto. Era più alta del primo uomo, con un taglio di capelli a caschetto di colore castano – la donna indossava una mezza maschera e degli occhiali protettivi che nascondevano ogni segno distinguibile del suo volto.
L’ultimo uomo era quello che sembrava più super sospetto di tutti e tre gli individui – e dalla prospettiva di Saki quello che sembrava più pericoloso. L’uomo superava largamente in altezza gli altri due, ed era bardato con un lungo giaccone blu scuro come la notte, con un cappuccio calato sopra la sua testa. Anche lui indossava una maschera sul volto. La maschera sembrava interpretare liberamente l’effige di un teschio ed era adornata con filamenti da riflessi metallici – Saki la trovò inquietante ma anche un po’ cool.
Le tre figure non le ispiravano niente di buono e la ragazza rimase ferma dietro il suo “nascondiglio” per studiarle prima di fare la sua prossima mossa, sperando che fossero più propense a prestare attenzione alla porta che a lei…CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
.HUNTING THE HUNTERAd aprire la porta fu Yori. I suoi occhi giallastri corsero velocemente sulle figure di fronte a lui, ad una velocità in realtà disumana. Nessuno dei due sembrava essere uno degli invitati conosciuti, ammesso che quella mezza idol in rovina non si fosse tinta i capelli per l'occasione. Mentre infatti i membri della Task Force conoscevano l'investigatore Sakazaki e quell'altra tizia, i due uomini inviati dal vecchio del negozio di Souvenir erano per loro un'incognita. E qui tocca fare un passo indietro.
Come detto, i quattro assaltatori del Corteo Nero avevano goduto per un periodo di una discreta fama, e certamente non di una positiva. Lidia e Kiki si erano trasferite fuori città il prima possibile a causa del loro aspetto troppo riconoscibile, mentre Yori e Mari erano rimasti a Tokyo. La ragazza dalle dita mutate in lame era rimasta in città per far compagnia a Shahar e accudirla durante la sua riabilitazione. La ragazza dai capelli di cristallo, infatti, era stata rapita da degli adepti del Movimento Anti Mutant che le avevano rasato i capelli e mutilato le mani oltre ad averle praticato addosso numerose torture per niente di più se non divertirsi. Mari non voleva lasciare da sola all'amica e sapeva di essere una ragazza tutto sommato normale purché si limitasse a tenere le mani nascoste nel cappotto, metodo che aveva utilizzato anche durante l'incontro con Hector.
Yori, invece, era tutto sommato una persona normale. Nessuno avrebbe potuto definirlo un mutant a livello estetico (un po' come per il cuoco ora in piedi di fronte a lui), per cui correva fondamentalmente ben pochi rischi: tutto ciò che lo collegava alla Task Force era avere i capelli bianchi e frequentare l'università, ma non si trattava di chissà quali prove schiaccianti. Il ragazzo dagli occhi gialli, infatti, era fondamentalmente il tuttofare del gruppo: faceva la spesa per Mari e Shahar, manteneva i contatti con Lidia, Kiki e gli altri membri, cercava persone interessanti per strada (e così era entrato in contatto con Hector) e così via. Negli ultimi tempi, con una maggiore crescita della fama del Sagrestano, l'opinione pubblica sembrava in un certo senso essersi dimenticata della cosiddetta "MTF". Come schermati da questa sicurezza avevano iniziato a fare qualche passo falso: Mari aveva iniziato ad uscire più spesso, Yori era entrato in contatto con Sakiko e così via. Non ci volle molto perché Cypher, il leggendario "vigilante in bianco", riuscisse a trovarli. L'uomo, in stretti contatti con Mobius, voleva capire bene cosa ci facessero i ragazzi al Corteo Nero e quale fosse il loro scopo. Convinto della loro sincerità, aveva proposto al vecchio gestore del negozio di souvenir di aiutarli nelle loro operazioni, e questo era fondamentalmente il motivo per cui Shinjiro ed Aya si trovavano lì quel giorno.
Buonasera. - disse loro il ragazzo con voce pacata e un leggero sorrisetto sornione ad alterare la simmetria delle sue labbra - Prego, accomodatevi. Il soggiorno è in fondo al corridoio. - aggiunse, spalancando la porta ed invitandoli ad entrare con un gesto del braccio. Dopo la loro entrata, liberatasi la porta, si sarebbe affacciato sul pianerottolo per assicurarsi non ci fossero guardoni sospetti. Con suo immenso stupore ne trovò ben due: uno era l'investigatore che gli aveva fornito informazioni su Sosuke Yanagi non troppo tempo prima mentre l'altra, a giudicare dalla gonna totalmente inadatta al lavoro, doveva essere quella fastidiosa idol. Ancora si chiedeva perché l'avessero invitata quella maledetta sera.
Venite anche voi, su. - aggiunse, attendendo la loro probabile entrata, e poi avrebbe chiuso la porta alle loro spalle. L'appartamento era spoglio e scuro: era evidente che nessuno vivesse lì e che l'avessero semplicemente affittato come "base" per quella specie di operazione che volevano mettere in atto. Nel migliore dei casi lo avrebbero lasciato quella sera stessa.
Le pareti bianche chiudevano claustrofobicamente il corridoio principale della casa, che a malapena avrebbe contenuto i quattro invitati e il "padrone di casa" improvvisato. Dopo pochi passi un vano a destra sembrava addobbato a cucina, ma non sembrava essere stato utilizzato. Poco più avanti una porta chiusa segnava probabilmente l'entrata di una camera o di un bagno. L'importante, però, era il soggiorno a poco più di una dozzina di passi dall'entrata.
Le luci erano spente e la stanza vuota era illuminata solo dalla luce che entrava da un'ampia vetrata dal ristretto balcone: il Sole stava iniziando a tramontare e Tokyo stava iniziando ad accendersi, con le sue luci notturne che impedivano di osservare le stelle nel cielo.
Nella stanza, un normalissimo vano rettangolare delimitato da pareti bianche e con una fastidiosa moquette per terra, si trovavano tre persone, un tavolo e qualche sedia sparsa. Di lì a poco il numero di persone sarebbe ovviamente più che raddoppiato, con l'arrivo dei quattro ospiti e di Yori. In piedi, appoggiata alla vetrata, si trovava Shahar. Dei suoi lunghissimi capelli splendenti rimaneva ormai una modesta capigliatura con qualche ciocca affilata e ribelle. Era passato solo qualche mese da quando gli uomini del MAM l'avevano rapita e avevano deciso di privarla - se possibile - della sua unicità: quello era quanto i suoi capelli erano cresciuti nel frattempo... purtroppo non rimuovendo in alcun modo il suo trauma. I suoi occhi arancioni osservavano i nuovi arrivati con sospetto mentre le sue mani, portate con le dita intrecciate all'altezza del pube, erano avvolte da delle bende bianche come se se ne vergognasse. Indossava una camicia bianca leggermente sbottonata verso l'alto e dei pantaloni neri a vita alta.
Al tavolo, un normalissimo tavolo in probabile finto legno, sedevano altre due persone. Una era Mari, che Hector avrebbe riconosciuto senza troppa fatica essere la ragazza che lo aveva raggiunto a casa poco tempo prima per chiedergli di indagare su Yanagi. I suoi capelli neri erano raccolti in due codini arruffati e indossava una tuta in similpelle molto simile al costume di scena di una qualche idol visual-kei di stampo gotico. Non sarebbe servito chissà qualche sforzo di memoria per identificare in quella tuta la stessa che la giovane aveva indossato durante il Corteo Nero e con la quale era stata descritta. Mari passava tra le sue dita taglienti vari fogli e foto che erano poggiati sul tavolo, per leggerli e osservarli: dimostrava una maestria tale nel non sminuzzarli in centinaia di pezzi che quasi si sarebbe potuto pensare avesse delle dita normali invece che delle rozze lame ferrose. L'ultima figura sedeva pensierosa al suo fianco e si trattava nuovamente di uno sconosciuto, probabilmente la persona più particolare presente in quella stanza a dirla tutta. Il suo volto era schermato da una maschera dall'apparenza metallica e in realtà il suo intero corpo era avvolto da una tuta bluastra percorsa da righe più scure. L'unica parte del suo corpo che sembrava effettivamente visibile dal suo vestiario era una lunga chioma bionda che, arruffata, cadeva dietro la sua schiena. Due spuntoni dorati decoravano in presenza delle spalle un mantello bluastro atto a celare qualcosa che solo ad uno sguardo più approfondito si sarebbe notato. Come mezza corolla di un fiore, tre petali simili ad occhi dorati abbellivano il suo petto e i piedi, poco visibili sotto il tavolo, sembravano essere inesistenti: le gambe dei pantaloni a mongolfiera finivano infatti in altri spuntoni che sembravano l'unico punto di contatto tra il suo corpo e il terreno. Solo dopo aver osservato per bene l'uomo in tutto il suo bizzarro aspetto ci si sarebbe resi conto di una cosa: il mantello bluastro serviva a nascondere un'altra caratteristica peculiare, ovvero la presenza di quattro braccia invece che, beh, le due in normale dotazione al modello base di un essere umano. Le quattro mani erano protette da dei guanti dorati decorati con arzigogolate punte che potevano senza troppi viaggi mentali ricordare l'armatura del cattivo di un qualche romanzo fantasy.
Ah, benvenuti. - disse Mari una volta accortasi dell'arrivo degli ospiti, alzandosi dalla sedia e accennando un timido inchino - Il mio nome è Mari, ma per questa sera potete chiamarmi Gothicut. - si presentò per cortesia ed educazione - Loro sono Yori, Shahar e... - Se non è di troppo disturbo per le vostre credenze personali, gradirei essere chiamato Ganesh questa sera. - la interruppe l'uomo mascherato, prendendo parola con una voce profonda schermata dalla maschera metallica poggiata sul volto.
Conosciamo solo il signor... investigatore, e la signorina. - riprese quindi Mari, riferendosi ovviamente ad Hector e Sakiko ma restia ad utilizzare i loro nomi: non voleva insomma invadere la loro privacy - Non conosciamo i signori invitati dalla Divisione e, soprattutto, immagino che voi non vi conosciate proprio l'un l'altro. Se potete presentarvi... La comunicazione è molto importante. - aggiunse la ragazza dalle dita affilate con un sorriso. Ovviamente non le importava nulla dei loro veri nomi, né pretendeva saperli. Sarebbe bastato benissimo un nome in codice per far capire chi stesse parlando a chi - E... Questa sera daremo la caccia ad un uomo chiamato Sosuke Yanagi. Non abbiamo intenzione di fargli del male, non preoccupatevi per la vostra coscienza. Tutto ciò che vogliamo sono delle informazioni. - aggiunse, cercando di rassicurarli - Non troppo tempo fa abbiamo chiesto al signor investigatore di cercare informazioni su di lui quindi se volesse condividere col gruppo quanto scoperto, sarebbe di grande aiuto. - concluse, lasciando quindi ad Hector la possibilità di prendere parola e condividere le informazioni che voleva. Con quell'ultima frase il suo dito medio, una lama molto appuntita, strisciò sul tavolo allungando verso i presenti una foto. Nella stanza mal illuminata, i presenti avrebbero potuto osservare il volto di Sosuke Yanagi: capelli castani arruffati in un ciuffo disordinato, occhi glaciali tra il violaceo e l'azzurrino, un volto effeminato che in un modo o nell'altro non dimostrava buona parte della sua effettiva età considerato che l'uomo aveva all'incirca una quarantina d'anni. Difficilmente questo poteva avere a che fare con la sua unicità, però: probabilmente si trattava semplicemente di uno di quei giapponesi dai geni ottimi la cui anzianità si sarebbe dimostrata tutta d'un colpo al raggiungimento di tot anni, raggrinzendo il suo volto tutto d'un tratto come Dorian Gray alla distruzione del suo dipinto. Ammesso riuscisse ad arrivare a quell'età.CITAZIONEOttimo inizio, i post andavano molto bene!
Segnalo solo a chi di voi l'ha trattato che Shinjiro non ha ancora indossato la maschera, ma la tiene nella tasca della giacca. Non c'è bisogno che editiate i vostri post precedenti - semplicemente consideratelo d'ora in poi.
Per qualsiasi dubbio, come al solito, sapete come contattarmi.
Turnaggio: Master, Sis, Loki, Star, Leo.. -
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Lady Loki ™.
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Hector lasciò pure che gli altri tre personaggi, visto che dopo di lui si era aggiunta un'altra ragazza, entrassero nell’appartamento, lui volle essere volutamente l’ultimo per poter osservare meglio gli ospiti e farsi un idea.
° Ho una strana sensazione, ma tutti questi soggetti potrebbero essere degli Hero, anzi no se lo fossero non avrebbero accattato di venire in un posto così imboscato, se non con un bel mandato di cattura, perché lì dentro c’è qualcosa di “speciale” lo sento, forse anche loro sono dei vigilanti, ma non escluderei altre ipotesi.Meglio guardarsi sempre le spalle.°
Hector strinse un po’ gli occhi, onestamente non sapeva se fosse stato una buona idea essere venuto senza chiedere nemmeno la “grana”, certo avrebbe potuto chiederla dopo, però aveva più voglia di seguire la faccenda dal lato personale e vedere se conveniva entrarci. Dopotutto era da valutare se poteva guadagnarci di più o se era una faccenda solo per “aiutare”, non che ad Hector dispiacesse farlo o che non lo avesse mai fatto, poi seguì il gruppo dentro l’appartamento.
Appena entrato il vigilante dai capelli blu, notò subito che si trattava di un appartamento che veniva usato poco, magari era solo un punto d’appoggio che presto sarebbe cambiato, un po’ come faceva lui nel giro di qualche tempo aveva cambiato molti appartamenti, visto i casini in cui finiva e non poteva permettersi di avere problemi inerenti la sua identità, quindi era sempre bene avere indirizzi fittizi. Oltre che a quell’arredamento un po’ “spartano” , i quattro furono accolti da un ragazzo giovane dai capelli corti argentati, che li portò dai suoi “amichetti”.
Hector guardò il gruppo, ma prima di soffermarsi su gli altri, per inquadrarli meglio, dato che poi c’era uno che era tutto purché umano e faceva abbastanza impressione, anche se non era il solo a vederlo, ovvero quello vestito di blu con le quattro braccia, e la maschera che si faceva chiamare "Ganesh", come il dio elefante indù. Uno pseudonimo, poi vide qualcuno a cui avrebbe voluto tirare un pugno in faccia. LEI! La ragazzina che lo aveva mandato contro quel commissario di polizia! Ecco era proprio quella ragazza che cercava, così tutta quella allegra combriccola erano quelli con cui “lavorava”, ma diavolo cosa gli era saltato in mente? Cioè lui era un vigilante e già aveva problemi passati con la legge, visto il modo in cui usava l'unicità , seppure a fin di bene ,era senza autorizzazione, non gli servivano altre segnalazioni improprie.
Hector stava per prendere a parolacce Mari , la ragazza "goticlolita" oscura dalle mani a forbice, ma si trattenne perché, prima di tutto, non poteva attaccarla adesso che c’erano tutte quelle persone presenti, per di più era una donna. Non era nell’ anima del vigilante cercare di aggredire le ragazze, se non lo facevano loro poi la ragazza vicino alla finestra con le mani bendate, aveva l’impressione che avesse subito qualche cosa di traumatico, sennò come si era ferita le mani (supponendo fossero davvero bende per ferite)? Non avrebbe mai voluto spaventarla.
In ogni modo, prima di incazzarsi, Hector doveva comunque sapere cosa stava succedendo, era andato lì apposta , quindi lasciò che Mari parlasse ed ecco che era uscita la storia di Yanagi finalmente.
Hector su quell’ uomo sapeva solo quanto gli era stato detto perciò , meglio vuotare il sacco.
Il vigilante si avvicinò e guardò le foto, poi parlò ai presenti, presentandosi con il suo pseudonimo da vigilate, pensandoci era da un pò che non lo usava, all'inizio della sua carriera era importante avere un secondo nome, visto che andava a catturare criminali di piccola taglia, poi dopo si era messo a fare indagini e non usava quasi più nessun nome , nemmeno quasi il suo originale per mantenere anonimato.
“Già non ci siamo presentati, io sono Hector Sakazaki , ma potete chiamarmi anche Blue Axe, come una volta, bei tempi, quando non avevo ancora bisogno di soldi, e mi occupavo solo dei "cattivoni" che infestano Tokyo... Comunque , era decisamente per questo che sono venuto qui. Ho sempre odiato chi mi commissiona un lavoro senza “accorgimenti”, ma di ciò parleremo un altro giorno, dato che non è il momento, adesso vengo a lui. Come già comunicato in questi giorni a voi medesimi signori.”
Il vigilante indicò il gruppo , tranne quelli venuti con lui prima.
“ L’uomo in questione , non mi ha dato delle informazioni precise e non so nemmeno se ciò che mi ha detto corrisponda al vero, ma a quanto pare sembra che sia o si spacci per un Commissario di Polizia, con tanti di distintivo pure e ha detto che stava facendo un indagine sotto copertura alla biblioteca, visto che faceva finta di essere un commesso.”
Hector fece una pausa poi riprese, iniziando ad andare avanti e indietro, faceva sempre così quando cercava di pensare alla soluzione di un dilemma.
“Adesso che sia vero o meno questa storia, non lo sapremo mai, ma una cosa è certa. In quell’università sta accadendo qualcosa di molto strano e ho l’impressione che voi ne sappiate qualcosa, perciò non è meglio essere chiari fin dall’ inizio?”Narrato - Parlato - Pensato, parlato altri
Dati & Riassunto
Hector Sakazaki - LIVELLO - 2
Forza 33- Quirk 11- Agilità 31 - Energia 100
Tecniche/Equipaggiamento usato:
[Costume] Suit:
► Descrizione: Una tuta molto elastica e resistente, fatta in microfibre di carbonio, in grado di aderire perfettamente al corpo della persona che la indossa. Costruita in modo da imitare alla perfezione i modelli della Yuuei. Il tessuto è antistrappo, rinforzato alla base del collo e sul petto, resistente al calore ed in grado di isolare, in parte, dalla corrente elettrica. Il modello base è completamente di colore nero, e compatibile con una moltitudine di accessori e gadget.
Note:Il Layaut e la grafica è opera di Lady Lokied è stato fatto apposta per utilizzo in Become a Hero:My Hero Academia GDR.
Edited by Lady Loki ™ - 1/5/2020, 03:40. -
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Narrato - Parlato
Saki osservò dalla sicurezza del suo nascondiglio improvvisato i tre in attesa davanti alla porta dell’appartamento numero 4 – studiandoli con sospetto per comprendere se dovesse considerarli o meno una minaccia. Per sua fortuna nessuno dei tre sembrava essersi conto del suo arrivo e prima che potessero farlo la porta dell’appartamento si aprì.
Sulla soglia della porta si presentò la figura di un giovane ragazzo biondo e dagli appariscenti occhi gialli. Saki non ebbe difficoltà a riconoscere il ragazzo – si trattava dello stesso che aveva colto in fragrante nel suo appartamento e che aveva “amichevolmente” costretto a svuotare il sacco sul perché si fosse intrufolato di casa sua ne bel mezzo della notte.
Il ragazzo senza troppi convenevoli invitò l’uomo incappucciato e la donna con la maschera ad entrare, per sporgersi e notare la presenza dell’altro uomo e ovviamente della stessa Saki, non cosi ben nascosta come credeva di essere – con giusto un minimo di sorpresa sul volto il biondo allargò l’invito ad entrare anche a loro due.
Saki dovette combattere l’improvviso impulso di ritrarsi indietro e correre giù dalle scale. Inspirò ansiosamente una boccata d’aria per farsi coraggio e rapidamente iniziò a ripetere sotto voce “The blue fish swam in the tank. The blue fish swam in the tank. Thebluefishswaminthetank. Thebluefishswaminthetank.”- andando più veloce ad ogni ripetizione fino a quando la cantilena non divenne che un mormorio indistinto. Si trattava di una sorta di mantra che le aveva insegnato la madre quando era piccola – gliel’aveva insegnato per aiutare la bambina a superare l’ansia da palcoscenico quando Saki aveva appena iniziato ad esibirsi, le aveva detto che si trattava di una formula magica che aiutava a scacciare la fifa e che lei stessa usava ogni volta prima di salire in passerella. Saki era ormai consapevole che non ci fosse nulla di magico in quella incospicua serie di parole, ma ciò non di meno si sentiva sempre meglio nel recitarla istintivamente nei suoi momenti d’insicurezza. Inspirando un'altra abbondante dose di ossigeno e coraggio la ragazza finalmente si mosse.
Sfrecciò a passi rapidi, ricoprendo la breve distanza verso la porta tenendo la testa bassa nell’ingenuo tentativo di passare inosservata. Nella fretta di raggiungere la soglia dell’appartamento non fece quasi caso al fatto che l’uomo con la giacca beige e gli occhiali da sole si fosse intenzionalmente soffermato per lasciarla passare, ma notò invece mentre lanciava una nervosa un occhiata di passaggio sul viso del biondo che aveva aperto la porta un poco velata espressione di antipatia rivolta quasi sicuramente verso di lei. La cosa non aiutò il nervosismo della ragazza – non che si potesse biasimare il ragazzo per non essere particolarmente entusiasta nel rivederla dopo che lei aveva minacciato di giocare a croquet con i suoi genitali. Ma era anche vero che era stato lui ad infilarsi abusivamente nel suo appartamento pensò remotamente con una punta di stizza la ragazza – sperando vivamente però in cuor suo che il ragazzo non l’avesse attirata lì in una trappola per vendicarsi.
Saki entrò finalmente nell’appartamento e dopo una manciata di secondi sentì con un piccolo tuffo al cuore la porta d’ingresso chiudersi dietro di lei mentre si apprestava avanzare nel non particolarmente corridoio che collegava l’ingresso al resto della casa. Ora e dentro e non si poteva più tirare indietro – o quanto meno sarebbe stato piuttosto imbarazzante se a quel punto si fosse girata sui tacchi e avesse cercato di congedarsi “Scusate, devo aver sbagliato numero di appartamento. Stavo cercando tutt’un altro covo segreto pieno di loschi individui.”
La ragazza istintivamente si soffermò per un istante sull’ingresso nel dubbio se dovesse rimuoversi le scarpe per buona educazione o meno. Non voleva di certo offendere possibili criminali incallita con la sua mancanza di etichetta – ma visto che nessun altro dei nuovi arrivati sembrava essersi fatto dei problemi al riguardo, la ragazza suppose che probabilmente l’etichetta domestica giapponese non fosse una priorità particolarmente alta negli incontri di sospette organizzazioni segrete, e proseguì oltre.
Infine, seguendo i due che l’avevano preceduta, raggiunse anche lei la stanza dove si erano radunati tutti – ma la prima cosa che la ragazza fece entrando nella stanza fu quella di appiattirsi contro una delle pareti bianche che le era più vicina, cosi da poter tenere sotto d’occhio tutti e almeno non stare in ansia per eventuali attacchi alle spalle. Non prese neanche per un momento in considerazione l’idea di sedersi su una delle sedie vuote presenti nella stanza.
Solo quando sentì la schiena coperta dalla solida e a suo modo rassicurante presenza della parete in cemento, la ragazza si permise di osservare meglio la stanza e i suoi occupanti.
C’erano tre facce nuove adesso. La prima che notò fu quella di una ragazza dai capelli rossi… capelli con una strana qualità traslucente e vagamente tagliente, acconciati a lunghezza piuttosto corta e lasciati un po’ spettinati e ribelli. Saki notò solo dopo un po’ che la ragazza portava delle bende al bacino. La ragazza sembrava un po’ a disagio e notò che stava apertamente studiando ogni nuovo arrivato con un intenso sguardo di diffidenza.
La seconda faccia su cui si posò lo sguardo di Saki fu quella di un'altra ragazza – questa sembrava essere una ragazza piuttosto ordinaria rispetto al resto degli individui che aveva visto fino a quel momento. Aveva lunghi capelli neri ben curati e acconciati in due codini arricciati. Il suo look in generale sembrava piuttosto curato con una forte vibe da gothic lolita. Ma con un osservazione più attenta Saki notò che c’era qualcosa che stonava nell’aspetto – inizialmente le era sembrato che la ragazza stesse maneggiando una serie di lame fra le mani, ma si rese rapidamente conto che le lame erano le sue mani. Saki osservò con espressione rapita la ragazza usare le lame che apparivano tanto affilate quanto ingombranti sfogliare una risma di fogli fra le mani – ma invece che produrre, come si sarebbe aspettata Saki, un involontario origami, le lame della ragazza spulciarono abilmente i fogli senza lasciare nemmeno un taglio.
Nel timore di risultare scortese nel fissare le “mani” della ragazza e rischiare di offenderla, Saki istintivamente distolse lo sguardo per concentrarsi sull’ultima delle facce nuove. Ma che in realtà non era una faccia ma una maschera. Il proprietario della maschera era seduto vicino alla ragazza dal look gothic ed era decisamente fra tutti quello con l’aspetto più inusuale. La maschera che indossava nascondeva qualsiasi dettaglio del viso senza neanche tentare di replicare una qualche fattezza umana. L’uomo indossava degli abiti a strisce blu e nere più unici che inusuali, accessoriati con decorazioni e spuntoni in oro e perfino un mantello. Nell’osservarlo Saki penso di aver avuto un momento le traveggole e dovette strizzare leggermente gli occhi contando il numero di arti visibili dell’uomo per essere sicuro di aver visto giusto – perché a quanto pare oltre ad un vestiario appariscente era anche munito di un paio di braccia extra. In generale l’uomo diede a Saki l’idea di un boss finale da videogame – uno di quelli che dopo averlo sconfitto la prima volta se ne spunta con la tipica frase “Ma questa non è neanche la mia forma finale!”
Finalmente, dopo che tutti gli invitati erano finalmente radunati nella stanza – che all’improvviso sembrava decisamente più affollata del dovuto – la ragazza dai capelli neri prese la parola presentandosi con il nome di Mari e presentando anche il resto di quella che Saki suppose si potesse definire la sua “gang”. Gli unici a non essere stati presentati erano i nuovi arrivati, inclusa la stessa Saki ovviamente, che la mora comunque menzionò ma fortunatamente, e sicuramente con abbondante gratitudine della bionda, non per nome. Ad ovviare a questa mancanza la ragazza che si era presentata con il nome di Mari invitò i nuovi arrivati a presentarsi loro stessi per favorire la comunicazione. Prima però di dar loro parola la ragazza spiegò il motivo per cui si trovavano lì, poggiando la foto di un uomo sopra il tavolo cosi che tutti potessero vederla. Saki non si sentiva ancora abbastanza sicura da abbandonare la sicurezza della parete quindi cercò, provando a non darlo troppo a vedere, di guardare la foto a distanza allungando leggermente il collo e sporgendosi leggermente in avanti riuscendo a farsi solo a cogliere i dettagli più generici dell’aspetto dell’uomo… quindi suo malgrado fu costretta ad avanzare di qualche passo ansioso in avanti per poter osservare con più chiarezza il soggetto fotografato.
Mentre lei osservava, finalmente in maniera soddisfacente, la foto la ragazza di nome Mari spiegò che il loro obbiettivo era dare la caccia a quell’uomo, che a quanto pare rispondeva al nome di Sousuke Yanagi – ma specificò che l’intento non fosse quello di fargli del male ma solo di ottenere informazioni da lui. La cosa tranquillizzò in parte Saki, che nonostante tutto non sentiva di avere una vocazione da sicario e non la entusiasmava l’idea di usare violenza… salvo quella necessaria a punire chi se lo meritava. Ma in una parte più puramente inquisitiva della sua testa non poté fare a meno di chiedersi se la direttiva del “non far male all’uomo” sarebbe stata valida anche nell’eventualità che l’uomo non volesse condividere volontariamente le informazioni che il gruppo voleva ottenere.
Non avendo altro da aggiungere Mari lasciò la parola al gruppo di nuovi arrivati.
Il primo a presentarsi fu l’uomo incappucciato di nero, seduto abbastanza vicino a dove Saki si era spostata. L’uomo si presentò semplicemente con l’appellativo “Joule”. Sakiko non versava particolarmente bene nella conoscenza della fisica, quindi non carpì il vero significato di quel nome e ipotizzò che si trattasse di un termine francese dal significato a lei ignoto.
A questo punto però la ragazza sentì di star ricevendo più informazioni di quanto potesse tenere a mente – troppi nomi e pensieri di cui tenere conto. Cosi istintivamente, con un movimento a lei completamente naturale aprì il palmo della mano sinistra e dopo un breve istante, accompagnato da un suono sibilante simile al risucchio di un aspirapolvere, un piccolo taccuino le appari nella mano. Agganciata alla copertina del taccuino c’era anche una penna, il cui cappuccio era decorato che la testa gommosa di un coniglietto rosa.
Senza indugiare la ragazza iniziò freneticamente a prendere appunti e la testa sorridente del coniglietto sul cappuccio sfrecciava ritmicamente accompagnando il movimento della penna. Gli appunti era scritti interamente in lingua inglese, che si trattava comunque della prima lingua che la ragazza aveva imparato – la ragazza aveva già appuntato in precedenza degli appunti sul ragazzo biondo di cui adesso sapeva anche il nome, e partendo da lì aggiunse annotazioni sul resto dei presenti. Benché si trattava di annotazioni del tipo “Scary guy in black – Joulèe – French(???)” accanto alle quali eventualmente avrebbe aggiunto degli scarabocchi stilizzati che avrebbero dovuto rappresentare la persona in questione o un elemento di quella persona che era rimasto impresso agli occhi della ragazza.
In coda all’uomo incappucciato si presentò la ragazza con la mezza-maschera – dando però due pseudonimi: il primo era Miss Richter Scale, e nonostante la sua ignoranza in materia scientifica questa volta Saki riuscì a cogliere il riferimento alla scala d’intensità dei movimenti sismici perché le era capitato di sentire nominare il termine durante qualche volta su dei notiziari in tv. Il secondo pseudonimo che la ragazza offrì come alternativa più comoda e che consolidò il collegamento con i terremoti fu Tremors. In base ad un secondo esame Saki giudicò mentalmente entrambi gli pseudonimi della ragazza e il suo look in generale piuttosto “cool” e non mancò di appuntarlo sul suo taccuino “Miss Richter Scale – Tremors – Earthquakes? – Really Cool” – completando l’annotazione con un ritratto molto stilizzato della ragazza, secondariamente con stelline per enfatizzare il giudizio della bionda.
Ma mentre era impegnata in questa mansione percepì un temporaneo silenzio riempire la sala e sollevando gli occhi dal taccuino divenne consapevole degli sguardi che si stavano convergendo su di lei: toccava a lei presentarsi.
Saki deglutì nervosamente un blocco di panico giù in fondo alla gola – per poi prendere finalmente coraggio. Cercò istintivamente di assumere una posa più rispettabile e possibilmente temibile, per quanto le fosse possibile, incrociando le braccia sul petto e cercando di assumere uno sguardo vagamente truce che sperò potesse darle un aria di sicurezza. Dopo tutti questi preparativi finalmente bofonchiò sinteticamente “…Bunny. Il mio nome è Bunny.”
La ragazza sentì che non fosse il caso di usare il suo pseudonimo completo – e decise di optare per un compromesso utilizzandone solo una parte.
Riuscì a mantenere stoicamente la sua posa “confidente” per qualche secondo, e poi con suo ampio sollievo, prese parola l’uomo con i capelli blu che era entrato dopo di lei, e l’attenzione dei presenti si spostò su di lui, cosi lei poté tornare a prendere appunti sul suo taccuino.
L’uomo si presentò prima con quello che sembrava essere il suo vero nome e poi con quello che era il suo pseudonimo. Saki trovò la cosa piuttosto strana: che senso ha usare uno pseudonimo per poi rivelare comunque il tuo vero nome?
Ad ogni modo la ragazza appuntò diligentemente “Hector Sazaki – Blue Axe – Investigator – Old??” e disegnò di fianco l’icona di un ascia stilizzata. L’uomo condivise come richiesto le informazioni che aveva sull’obbiettivo – benché queste sembrò fossero piuttosto esigue ed un po’ vaghe perché Saki potesse trarne alcuna utilità. Man mano che parlava l’uomo sembrò diventare un po’ più concitato nell’esporre una sua ipotesi, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro.
Saki gli rivolse brevemente uno sguardo stranito, ma ciò ciononostante aggiunse agli appunti sul misterioso Sousuke Yanagi “Fake policeman – Library – University(???)” – sottolineando più volte con enfasi la parte del “fake policeman” perché ritenne fosse piuttosto importante.CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
.HUNTING THE HUNTERUn cazzo di sbirro. - ripeté con disprezzo Yori agitando i suoi occhi giallognoli nel buio. In ragazzo il ragazzo era benestante ed educato, ma gli piaceva assumere del gergo scurrile e "da strada" per darsi un tono. Poco prima aveva portato le sue dita affusolate al volto massaggiandosi la fronte quando la bionda aveva rivelato lo pseudonimo con cui voleva essere chiamata: un nome proprio ottimo. "Bunny & Tremors" avrebbe certamente funzionato come reboot per bambini della nota serie di film degli anni 90, magari con uno stile simile a South Park o Happy Tree Friends. Il ragazzo dai capelli panna adorava punzecchiare e provocare le persone, ma anche lui si rese conto che quello non era probabilmente il momento adatto.
Hector era libero di essersela presa con la Task Force, ed era evidente che ci fossero stati problemi di comunicazione dato che i ragazzi avevano appositamente mentito sulla loro identità, ma lo avevano fatto un po' per proteggere sé stessi e un po' per non far finire nel mirino della polizia l'investigatore privato. Al di là di questo, però, la verità era una: Sosuke Yanagi era per loro un semplice bibliotecario, non avevano la minima idea che fosse (effettivamente o anche solo per finzione) affiliato con la polizia. Non avevano mandato Blue Axe in una trappola di loro spontanea volontà ignorando quel dettaglio, semplicemente non ne erano a conoscenza prima che l'uomo compisse il suo sopralluogo. A conti fatti era quello lo scopo di un investigatore privato, no? A volte bisognava consegnare le foto dei tradimenti del marito ad una moglie in cerca di divorzio, altre volte bisognava scoprire l'identità di una persona. Se i giovani ragazzi mutant avessero saputo che si trattava di un uomo delle forze dell'ordine molto probabilmente non gli avrebbero mandato un P-Eye alle calcagna, anzi, avrebbero preso il primo treno per uscire da Tokyo e forse poi il primo aereo per allontanarsi dall'arcipelago. Non era loro intenzione immischiarsi degli affari della polizia e dato che Yanagi aveva lavorato come bibliotecario alla loro università era ben informato sui loro nomi e sui loro volti.
E' vero...? - domandò Mari, smarrita. In una condizione normale avrebbe potuto benissimo pensare ad una bugia per pararsi le spalle, eppure c'era qualcosa che non tornava in quella storia. Quanto agli invitati, tutto gli sarebbe stato chiaro di lì a poco. Forse.
Un Keishi. - borbottò l'uomo mascherato, picchiettando con le dita appuntite sulla sua maschera metallica, generando un suono ritmico che gli avrebbe certamente assicurato un buon successo nel circolo dei video ASMR su YouTube. Il "Keishi" era il vocabolo generale che indicava un "commissario" di polizia. Nell'istituzione gerarchica giapponese, però, esistevano vari gradi di commissariato. Il Commissario propriamente detto era il capo di polizia di una piccola prefettura o di una suddivisione di una prefettura maggiore, ad esempio. Il Commissario Anziano poteva indicare invece il capo di una grande prefettura, di un ufficio regionale o addirittura il vice del capo della Polizia di Tokyo. Quest'ultimo... - Di sicuro possiamo tutti concordare che non si tratti di IL Commissario Kimura. - riprese con voce ovattata. Non poteva certo trattarsi del Capo della Polizia dato che si trattava di una donna e che il suo nome era ovviamente famoso. Quanto ai vari commissariati più piccoli, convalidare o confutare le sue parole avrebbe richiesto delle ricerche su internet abbastanza inutili: che fosse un Commissario di Polizia o meno, dovevano parlare con lui. Giunti a quel punto non si sarebbero potuti tirare indietro neppure se si fosse trattato dell'Imperatore in persona, questa era la verità.
... Va bene, vi spiegherò quanto può essere spiegato. - sospirò Mari con determinazione, puntando i suoi occhi su quel bizzarro manipolo che le stava di fronte - Tu intanto puoi prepararti? - domandò quindi rivolta verso il misterioso Ganesh a quattro mani.
SEI persone?! - rispose l'uomo mascherato, e nonostante quello scudo dorato gli coprisse il volto si poteva evincere da come il suo tono di voce risuonava all'interno di quella gabbia che fosse quantomeno indispettito - Ogni volta aumentano, mi cascheranno le braccia un giorno! - aggiunse, pur tacitamente accettando quanto richiestogli da Mari.
Yori era appoggiato al muro sinistro della stanza, le braccia incrociate sul petto. Non gli andava a genio nulla di quella situazione, né aver invitato quella bionda, né aver nuovamente chiesto l'aiuto dell'investigatore privato e probabilmente neppure l'aver accettato l'aiuto di Mobius. Shahar, tremolante, si voltò in modo da spostare il suo sguardo fuori dalla vetrata che aveva alle spalle: odiava vedere la "preparazione" di Ganesh. La giovane, comunque, non sarebbe stata di molto aiuto: quella sera sarebbe rimasta a casa, proprio come l'uomo mascherato. I due erano pressoché inutili sul campo e, sebbene lei lo fosse certamente di più del bizzarro compagno, le torture che aveva subito avevano ancora una presa stabile sulla sua psiche. Erano mesi che praticamente non usciva di casa, e chissà per quanti altri sarebbero ancora durate le sue paure.
Yanagi era il bibliotecario della nostra università. E' sempre stato molto gentile e molto disponibile con noi, e ci faceva tenere il nostro... "forum di supporto" in biblioteca ogni tanto, quando l'appartamento di Li— della fondatrice non era disponibile. - iniziò quindi a spiegare la mutant dalle dita affilate - Un giorno, durante uno degli incontri, ci ha presi in disparte per dirci che... - fece un paio di secondo di pausa, cercando di ordinare le parole nella sua mente per esprimere il concetto al suo meglio - Che degli uomini del Movimento Anti Mutant avevano intenzione di far fuggire Aiden Brenton durante il "Corteo Nero". Ci disse che suo cognato era un membro importante del M.A.M. e glielo aveva detto una sera a cena... E ci disse che se volevamo fare qualcosa poteva aiutarci. - aggiunse mordendosi il braccio e guardando la foto di Yanagi, al contrario dal suo punto di vista, sul tavolo di fronte a lei - Il giorno della Manifestazione ci siamo incontrati a Ueno, dove ci ha... Portato degli equipaggiamenti. Le tute, il fucile di Yori, il mio... ragno... - spiegò titubante dato che non aveva la minima idea di come descrivere quella cosa - Non abbiamo la minima idea di come o dove li abbia trovati, e non siamo mai riusciti a chiederglielo. Finita la Manifestazione non abbiamo ottenuto un cazzo e ci siamo dovuti nascondere fino ad ora. Certo, se fosse un poliziotto spiegherebbe le sue conoscenze... Ma allora perché chiedere a noi? E non far agire le forze di polizia? - scosse la testa disorientata: quello era il quesito che annebbiava la sua mente, senza un'apparente risposta logica - Immagino lo scopriremo stanotte. - concluse motivata. Erano lì per quello.
Ganesh tirò su la manica del braccio destro, quello che... beh, non si trovava nella posizione corretta per essere un normale braccio. La sua pelle era nera ma presentava numerose cicatrici. L'uomo avvicinò la mano sinistra al braccio e utilizzando le unghie molto appuntite dei suoi guanti dorati iniziò a rimuoversi lentamente dei pezzi di carne dall'arto, in varie zone, della grandezza similare ad una pallina da calcetto. A discapito della sua pelle dal colore bizzarro, il suo sangue era rosso come quello delle persone normali e di tanto in tanto dei mugugni di dolore venivano amplificati dalla maschera dorata. Lo strambo mutant si fermò nel suo processo di auto-mutilazione solo dopo aver prodotto sei piccole sfere di carne insanguinate, pulendole sul vestito e macchiando quel blu spento con un rosso accesso e vivo.
Mi rendo conto dell'orridume... - disse leggermente ansimante mentre ricopriva il braccio con la manica che ovviamente iniziò a tingersi di rosso - In ogni caso... I pezzi delle mie braccia tendono sempre a tornare da me. Consideratelo un cruento e nauseante quirk di teletrasporto. Se doveste trovarvi in pericolo vi basterà stringere il pezzo di carne, oppure vi riporterò indietro io se Mari mi dirà di farlo. - spiegò, poggiando le sei sfere di carne, ora pulite dal sangue, sul tavolo di fronte a sé. Non si trattava di una delle unicità più utili al mondo e neppure di una delle più belle da vedere, ma era nato così e non poteva farci molto.
Abbiamo identificato il suo domicilio. - prese quindi parola Yori, alzandosi dal muro ed avvicinandosi al tavolo, afferrando una delle sfere di carne e infilandosela in una tasca dei pantaloni. Mari fece lo stesso, riponendola però in mezzo ai seni - Sottintendiamo sia una persona pericolosa, per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto. Entreremo... - fece un secondo di pausa, scuotendo la testa - No, entrerete in casa sua con lo scopo di neutralizzarlo e andare a fondo in questa storia. Io vi offrirò supporto dal tetto di fronte. - specificò, dirigendosi verso la porta.
Ehi, torneremo sani e salvi, non preoccuparti. - disse la giovane dai capelli neri alla sua compagna, per rassicurarla - Tienila d'occhio, "Ganesh". Quanto a voi... - proseguì voltandosi verso gli invitati - Se avete domande fatecele pure, ma lungo la strada. Non abbiamo tempo da perdere. - concluse la ragazza mettendosi con cura chirurgica una mascherina anti-smog di colore nero di fronte al volto.
CITAZIONEChe strambo connubio di scrollbar e non scrollbar nel layout di Leo.
Piccola nota per star, a discapito dell'immagine del codice Hector è vestito normalmente. Non c'è bisogno di editare, volevo solo farlo notare. Allo stesso modo per Leo, Shahar ha le bende sulle mani, erano le mani che erano portate al bacino. Non sono dettagli fondamentali comunque.
Bene, la situazione è stata spiegata. Potete sottintendere che vi avviate per strada alla fine e quindi porre tutte le domande del caso, riceverete ovviamente risposta al prossimo turno.
Turnaggio: Master, Sis, Loki, Star, Leo.. -
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Hector dopo il suo racconto notò che la rivelazione su Yanagi aveva sortito effetto.
I ragazzi ipotizzarono inizialmente qualcosa su Yanagi e il fatto che forse avevano avuto a che fare con un Commissario di Polizia riportarono alla loro mente anche il nome di Kimura. Hector quel nome lo aveva sentito forse di fama guardando il telegiornale, ma non ci aveva mai avuto, fortunatamente, niente a che fare. Forse suo padre poteva conoscerlo, non aveva idea se fosse uno nuovo o uno dei “vecchi” in ogni caso se era capo del distretto di Tokyo, sicuramente sua madre era l’unica a conoscerlo, ma questo per ora era irrilevante.
Hector mentre quei ragazzi ipotizzavano e spiegavano , iniziò a capire un po’ di cose, forse loro non erano a conoscenza che Yanagi fosse un poliziotto, e in parte si sentiva in colpa per essersi arrabbiato, però la sua era una situazione molto delicata visto i precedenti.
Nel discorso i ragazzi iniziarono dunque a raccontare che in pratica Yanagi lo conoscevano, era il loro bibliotecario e gli aveva offerto supporto dicendogli inseguito che il movimento anti mutant, avevano aiutato a scappare un uomo dalla manifestazione del “Corteo Nero” . Hector sentendo parlare del Corteo nero, si ricordava di averlo già sentito nominare al telegiornale e ne aveva anche parlato con una ragazza dello Yuuei, ma a sentire quanto detto non credeva che ci fosse in mezzo tutta quella roba. Comunque, interessante, Yanagi era coinvolto in quell’affare visto che aveva provveduto ad dargli ogni tipo di equipaggiamento, anche se non si capiva a che pro lo avesse fatto, inoltre una cosa era certa agli occhi di Hector. Un commissario di polizia non si sarebbe mai comportsato così , quindi quello aveva mentito sicuramente, però il fatto di avere acesso a cose che servono per una “rivolta” lo lasciava pensare.
° A quanto pare questo caso è una continua accozzaglia di menzogne. Molto bene, allora vediamo come va a finire.Peccato non chiedergli qualche yen in cambio, ma onestamente non sarebbe corretto, non faccio le cose solo per quello.°
Hector fu d’accordo con Mari.
“Ne convengo, ma a questo punto diciamo che semplicemente “questo” ci potrebbe aver gabbati tutti anche con la storia del poliziotto, mi stavo per l’appunto facendo le stesse domande.”
Dopo il vigilante diede un pugno sul palmo destro della sua mano mostrando un aria decisa.
“Tuttavia, andiamo a stanarlo!”
Prima di partire ovviamente bisognava riorganizarsi anche per il ritorno o una fuga improvvisa, ma a ciò pensò Ganesh che in pratica iniziò a staccare pezzi di carne dalle sue braccia e a quando pare quelle cose avevano la proprietà di tornare dal proprio padrone sempre, quindi erano un ottimo mezzo per “teletrasportarsi” anche se ancora Hector non aveva capito come, ma aveva un disgustoso sospetto. I mutanti, a volte comunque facevano veramente schifo, ma purtroppo le loro unicità li rendevano comunque utili perciò Hector non avrebbe mai pensato ad una concezione di annientamento nei loro confronti, quelli che lo stavano facendo erano solo degli egoisti.
Hector prese un fazzoletto di carta dalla sua tasca, non aveva per ora intenzione di sporcarsi con quella roba, quindi prese la sfera di carne trattenendo la faccia disgustata , facendo finta di nulla e se la mise in tasca.
“Spero vivamente per te che tu non lo DEBBA FARE una seconda volta questa “preparazione”!Per lo meno avvisami…”
Yori disse che avevano trovato il domicilio di Yanagi e che il loro scopo era quello ovviamente di entrare in quella casa e prendere quell’uomo neutralizzandolo. Certo era incedribile, come tutti pensassero che fosse uno pericoloso, cioè Hector lo aveva dedotto fin dall’inizio, quindi meglio fare attenzioneNarrato - Parlato - Pensato, parlato altri
Dati & Riassunto
Hector Sakazaki - LIVELLO - 2
Forza 33- Quirk 11- Agilità 31 - Energia 100
Tecniche/Equipaggiamento usato:
[Costume] Suit:
► Descrizione: Una tuta molto elastica e resistente, fatta in microfibre di carbonio, in grado di aderire perfettamente al corpo della persona che la indossa. Costruita in modo da imitare alla perfezione i modelli della Yuuei. Il tessuto è antistrappo, rinforzato alla base del collo e sul petto, resistente al calore ed in grado di isolare, in parte, dalla corrente elettrica. Il modello base è completamente di colore nero, e compatibile con una moltitudine di accessori e gadget.
Note:Il Layaut e la grafica è opera di Lady Lokied è stato fatto apposta per utilizzo in Become a Hero:My Hero Academia GDR.
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.Sakiko Yumeno
Narrato - Parlato
Saki osservò con interesse le reazioni della gang di fronte alla rivelazione che l’uomo che stavano cercando fosse o quantomeno si spacciasse per poliziotto. Come Saki aveva intuito si trattava di una cosa abbastanza importante – detto ciò però la giovane attrice non poteva immaginare esattamente quali possibili implicazioni potessero preoccupare il gruppo.
Ma capiva che la presenza di un membro delle forze dell’ordine nella faccenda sicuramente complicava la cosa – un po’ come in uno dei drama polizieschi in cui le era capitato di recitare, dove si scopre che uno dei membri della banda è una talpa della polizia che aveva infiltrato l’organizzazione criminale. Si trattava forse di qualcosa su queste linee?
Fortunatamente la ragazza di nome Mari gettò un po’ di luce sulla questione spiegando più dettagliatamente in che modo si erano trovati correlati a quel Sousuke Yanagi. Mari spiegò che avevano conosciuto l’uomo frequentando la biblioteca universitaria che lui gestiva. A quanto pare loro usavano la biblioteca come punto di ritrovo per il loro gruppo di supporto. La ragazza poi narrò come l’uomo li avesse forniti di informazioni sul Corteo Nero e l’evasione di un certo Aiden Brenton.
Spiegò che l’uomo aveva loro fornito equipaggiamenti e informazioni che loro aveva usato per intervenire durante il Corteo Nero – ma la cosa si era rivelata un buco nell’acqua e l’uomo dopo ciò aveva tagliato i contatti con loro lasciandoli a loro stessi.
Saki poteva percepire confusione e frustrazione dalle parole di Mari.
C’erano però troppe lacune nelle conoscenze della bionda per comprendere a pieno quello che la ragazza stava raccontando. Il Corteo Nero, il M.A.M e il nome Aiden Brenton erano cose che aveva sentito sfuggita nei notiziari ma a cui non aveva mia prestato attenzione, perché si trattava di cose lontane dal suo mondo. Il rapporto di Saki con il resto del mondo reale era simile a quello fra un pesce rosso chiuso dentro un acquario e il resto dell’oceano.
La bionda capì che sarebbe stato inutile sforzarsi a comprendere con la sua straripante mancanza di informazioni base – e di certo non si sarebbe imbarazzata a chiedere di spiegare ogni cosa punto per punto. Cosi si limitò a concentrarsi sui punti focali di quello che aveva capito e che alla fine dei conti erano l’unica cosa che contavano: dovevano trovare ed interrogare questo Sousuke Yanagi, che era un poliziotto o che forse di fingeva tale. Questo era il motivo per cui si trovava qui e tanto bastava.
Dopo che Mari aveva finito la sua spiegazione però l’uomo mascherato che si era presentato con il nome Ganesh si alzò la manica destra del suo abito sgargiante e iniziò con ovvio disagio a procedere ad un orrida operazione. L’uomo iniziò a ritagliare dalla carne delle proprie braccia delle sezioni sferiche sanguinanti. Saki osservò con espressione fascinazione inorridita l’uomo rimuovere la prima sfera ma poi cedette al senso di disgusto e distolse lo sguardo serrando istintivamente gli occhi, cosa che purtroppo non le impediva di sentire i mugugni metallici di dolore che traspiravano attraverso la maschera dell’uomo – la ragazza era sicura che la scena sarebbe stata una presenza fissa nei suoi incubi per il resto della sua vita.
Riaprì gli occhi solo quando fu sicura che il macabro spettacolo fosse finito – l’uomo che adesso dalla voce sembrava piuttosto provato dall’operazione appena svolta si scuso per lo sgradevole intermezzo e spiegò che le sfere di carne mutilate dal suo braccio aveva speciali proprietà che avrebbero permesso all’uomo di teletrasportare da lui chiunque le tenesse in mano.
Saki osservò nervosamente Joule, Tremor e Blue Axe che a turno presero, dal tavolo su cui erano appoggiate, una sfera di carne a testa – pur mostrando a loro volta una certa avversione per la cosa. Specialmente l’uomo di nome Blue Axe fu piuttosto vocale nell’esternare disprezzo per lo spettacolo a cui aveva dovuto assistere.
Toccava a Saki prendere l’ultima sfera di carne rimasta – la ragazza si avvicinò al tavolo con titubanza, quasi come se temesse che la sfera di carne si animasse e l’attaccasse.
Con crescente timore ed incertezza si avvicinò alla sfera di carne per esaminarla più da vicino – e scoprire che da vicino la cosa era ancora più orrida. La ragazza strizzò lo sguardo e prima di prendere in mano la sfera la punzecchio con diffidenza con la punta della sua penna… costatando infine che non aveva altra scelta la ragazza fece sparire il blocco degli appunti insieme alla penna cosi come li aveva fatti apparire e si armò con un fazzolettino bianco. La ragazza lanciò istintivamente uno sguardo disagio all’uomo mascherato di nome Ganesh, ma nel suo sguardo c’era anche un elemento apologetico, come a voler dire che le dispiaceva che avesse dovuto infliggersi quel trattamento – ma che ciò non toglieva che l’idea del prendere in mano quell’affare la inorridiva. Distogliendo parzialmente lo sguardo la ragazza avvolse la mano destra armata di fazzolettino intorno alla sfera di carne sollevandola – non riuscendo però a trattenersi dal mormorare sottovoce “Ew-ew-ew-ew-ew…”
La ragazza tenne per un istante la sfera carnosa in equilibrio sul palmo della sua mano destra… e poi improvvisamente il macabro oggetto venne aspirato all’interno della mano con un suono che ricordava un lembo di spaghetto che viene risucchiato.
La giovane attrice bionda non aveva intenzione di tenere addosso quell’orrore e decisamente si sentiva più a suo agio nel conservarlo dentro il suo Nexus, per quanto la cosa a sua volta le desse comunque una sgradevole sensazione.
Istintivamente si sfregò la mano addosso alla giacca cercando in qualche modo di disfarsi della sgradevole sensazione di aver preso in mano un pezzo di carne umana.
A quel punto il ragazzo biondo dal nome Yori prese parola per spiegare i dettagli più pratici dell’operazione, dopodiché Mari, dopo aver scambiato un paio di ultime raccomandazioni con i suoi due compagni diede il via all’operazione, invitando però i quattro “mercenari” a sentirsi liberi di rivolgere altre domande mentre si avviavano sul posto.
Saki fu l’ultima a mettersi in coda al gruppo, e prima di mettersi in marcia istintivamente si congedò da due membri del gruppo rimasti nella stanza rivolgendo loro un piccolo inchino nervoso per poi affrettarsi dietro agli altri per non rimanere indietro.
Quando si ritrovarono in strada, Saki aspettò che ci fosse relativo silenzio fra il gruppo e che nessuno stesse chiedendo domande per approfittarne per porre la sua domanda – l’unica cosa che le premeva davvero in quella situazione. La bionda pareggio il passo con Mari affiancandola e a mezza voce, quasi come se non volesse farsi sentire dal resto del gruppo le chiese con un po’ di titubanz “Ehm… io, ecco… volevo chiederti… in che modo questo tizio, questo Sousuke Yanagi, è collegato con… “ - la ragazza dovette perdere qualche secondo per trovare un termine appropriato che descrivesse in maniera accurata ma non imbarazzante il suo rapporto con la succube albina, senza però riuscirci e cosi ripiegò su – “…la mia amica Eve?”CODICE ROLE SCHEME © dominionpf.