[EVENT] Stand Up to Victory 🥇

Tokyo Olympics 2024

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    a pile of "goo"

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    IZUSU MORIKAWA
    Si era decisamente perso. Probabilmente avrebbe fatto bene a fare una foto alla mappa, ma era inevitabile che qualsiasi cosa che per chiunque altro sarebbe stata scontata, se era legata all'utilizzo di uno smartphone era lungi dall'essere un collegamento automatico per il giovane dalle mani di ghiaccio. Quindi aveva provato ad andare a memoria dalla minuscola, approssimativa e molto stilizzata mappa degli stand presente nel poster che aveva visto prima, ma si era rapidamente perso iniziando a vedere stand di cui non ricordava di aver letto. Beh, non che fosse una tragedia, in fondo un posto valeva l'altro e comunque aveva ancora molto tempo per ritrovare la strada per arrivare al luogo del concerto. Prese un altro taiyaki dal sacchettino di carta che si portava appresso e notò che gliene rimanevano ancora due, dunque si incamminò nuovamente in una direzione casuale e prese a guardare a destra e a sinistra sulle bancarelle. C'era una specie di draghetto che era veramente ovunque, portachiavi, pupazzi, zainetti, spillette, persino alcune cibarie erano state modellate per avere - per quanto possibile - la forma di un drago. Era sicuro di averlo visto anche sul sito internet e su qualche stampa in giro, quindi era molto probabile fosse una mascotte di qualche tipo. Forse poteva sgraffignarne uno, magari un portachiavi che tutto sommato poteva passare inosservato.
    Passando di bancarella in bancarella con il suo sguardo predatorio posato su quegli innocui draghetti, fu infine completamente distolto e distratto da quella che riconobbe come una voce familiare, non troppo distante da lui. Si guardò intorno, senza riconoscerla ma capendo che doveva conoscerla, e realizzò che veniva da una tipa di spalle a circa due metri da lui, bardata in un evidente costume da Hero, anche se da dietro poteva vedere solamente quelli che sembravano strascichi di un kimono ed una quantità irragionevole di spade appiccicate addosso. Ed un pennello gigante, anche se quello lo intravedeva solo perché la ragazza lo teneva dinanzi a sé usandolo come appoggio. Nessun campanello, chi poteva essere? La curiosità ebbe la meglio e con fare assolutamente poco discreto le si avvicinò e la superò, voltandosi per vederla ed avendo infine la realizzazione: probabilmente doveva aspettarselo, non è che conoscesse così tante ragazze-hero, ma chissà poteva anche averne conosciuta qualcuna ad una festa senza che lei glielo avesse rivelato.
    Invece era proprio lei, Rei... Rei, non esageriamo, la memoria di Izusu non era così buona. Lei lo aveva picchiato malamente in un vicolo dopo che lui le aveva rubato un tapiro di peluche, ma poi era finita bene ed erano diventati amici! Più o meno? Insomma si erano presentati e tutto, praticamente erano amici ormai. Del resto Izusu non era nuovo a stringere amicizie in questo modo, era successo anche con... la ragazza con il corno di cui forse aveva dimenticato il nome, ma era sicuro che vedendola in faccia le sarebbe tornato.
    -Ah! Ecco chi mi ricordava questa voce!- Esclamò il giovane, battendosi il pugno sulla mano aperta, con un sorriso entusiasta. -Ciao Rei-san! Come te la passi??- E poi, come un magnete, qualcosa avrebbe attratto i suoi occhi verso il basso. Oh, okay, era nuda, cioè in costume da bagno. O insomma forse era una specie di suit color-pelle ma comunque era attillata abbastanza da non lasciar nulla all'immaginazione e voleva palesemente dare l'illusione di essere un bikini. E ci riusciva molto bene. Izusu si costrinse a ritirare su lo sguardo, non per pudore o rispetto ma perché non aveva intenzione di farsi prendere a schiaffi ed era al cento percento sicuro che Rei lo avrebbe preso a schiaffi. Si schiarì la voce. -Sei, uhm, è il tuo costume da...- Si schiarì ancora la voce, forza Izusu datti un contegno. -Molto, uhm, artistico. Ti sta davvero bene!- L'ultima frase riuscì a pronunciarla senza alcun problema perché... beh, era la pura verità, Izusu pensava che Rei fosse splendida con quel costume addosso, non era affatto una vista che disdegnava e se tutte le pro-hero si vestivano così forse avrebbe anche potuto iniziare ad interessarsi alle loro gesta. Ma non aveva intenzione di fare il maleducato troppo a lungo, dopo l'iniziale sorpresa di aver incrociato la sua amica Rei lì fra le bancarelle e la seconda sorpresa di vedere che era nuda, il ragazzo doveva riconoscere la presenza della seconda persona presente sul posto, ad occhio e croce anch'ella una collega eroina o aspirante tale, una ragazza minuta dai capelli rosa che indossava un adorabile costume da pinguino. Ecco, beh, dava delle vibe molto diverse dal costume di Rei ma era comunque carino a modo suo in fondo? Forse in seconda ascensione anche lei era in costume da bagno.
    -Ciao! Mi chiamo Izusu, molto piacere, sono un amico di Rei. Spero di non aver interrotto nulla di importante, passavo di qua, ho sentito la voce di Rei e ho pensato di fare un saluto veloce.- Beh, in cuor suo non sperava fosse così veloce ma era doveroso almeno fingere di non volersi accollare troppo. -Ooh... ma siete in servizio? Disturbo?- La realizzazione lo colse all'improvviso, davvero non ci aveva pensato fino a quel momento, ma del resto gli eroi non se ne andavano in giro in costume a caso. Presumibilmente. -... volete un taiyaki?- Allungò poi il sacchettino aperto verso le due ragazze, in segno di pace.

    SPEAKING TO:REI/NARU
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    TOBI FUKUDA
    Ovviamente anche Tobi non poteva mancare a quell'evento, sebbene non fosse più un tirocinante era evidente come l'organizzazione strizzasse l'occhio a tutto il comparto di eroismo in generale, e molto semplicemente gli faceva piacere andare. Dubitava che qualcuno lo avrebbe mai riconosciuto, e per rendere la cosa più complicata non indossava nemmeno il suo completo da eroe, avendo preferito godersi l'evento da civile e chiedendo la giornata libera a Providence, dove furono lieti di concedergliela in quanto era raro che il giovane chiedesse permessi per il proprio diletto. D'altro canto Providence non sembrava essere stata particolarmente coinvolta nell'organizzazione della security dell'evento, quindi era interamente possibile che il ragazzo non sarebbe comunque finito lì di guardia se fosse rimasto a lavoro. Pareva avessero dato precedenza alle agenzie affollate di tirocinanti ed, inutile mentirsi, Providence non era fra queste, sebbene non avesse mai smesso di accettarne la richiesta era scarsa. Probabilmente essendo un evento gioioso e divertente e in cui nessuno si sarebbe aspettato grandi rappresaglie terroristiche avevano riempito la zona di studenti per unire l'utile dell'esperienza lavorativa al dilettevole di un'esperienza leggera, una volta tanto. In fondo avevano tutti bisogno di un po' di relax.
    Quel giorno non faceva eccessivamente freddo né caldo, Tobi indossava dei pantaloni attillati eleganti in fantasia simil-tartan grigio, una camicia nera ed un cardigan grigio scuro a tinta unita ma con qualche fantasia astratta in rilievo. Portava uno zainetto nero abbastanza anonimo con un paio di borchie, dentro cui vi era una sciarpa ed una giacca nel caso verso sera si fosse fatto un po' più freddo, ma era comunque stato tenuto mezzo vuoto per portarsi in giro eventuali acquisti - per il momento limitati ad un portachiavi del draghetto Ryu-chan soffice ed un po' ingombrante.
    Il corvino si fermò ad una bancarella per prendersi un caffè caldo, e mentre lo sorseggiava udì della commozione alle proprie spalle e si girò istintivamente seguendo la massa di persone che si stava letteralmente riversando in un punto specifico - wow, era Thelema quella? Non era una delle agenzie che seguiva di più, ma ovviamente sapeva benissimo chi erano ed aveva letto un po' della loro backstory sui file delle loro unità su Heroes Against Evil, erano state in rate up con Whisper tempo addietro e, cercando ovviamente Whisper che provava a prendere dal day-one di rilascio del gioco, aveva finito per trovare sia Thelema che Temple e finire le risorse prima di vedere l'eroina francese. Sinergizzavano così bene che poteva utilizzarle per praticamente tutto il meta content del gioco ed alla fine si era affezionato, dunque era quasi strano vedere la vera Thelema passeggiare a poche decine di metri da lui, quasi gli sembrava di conoscerla già.
    Non si accodò alla folla, non gli interessavano meet & greet o autografi, ma seguì con piacere gli avvenimenti. dopo un primo flusso di persone, iniziò ad accorrere anche un flusso di giovani heroes o aspiranti tali, fra cui alcuni che gli sembrò di riconoscere come quell'Amaterasu abbastanza noto nella scuola per essere lo strambo che crede di essere un samurai o qualcosa del genere. Ed infine comparve anche Shoya Ishida, che a sua volta aveva ottenuto la sua licenza permanente non troppo tempo prima ed aveva iniziato le attività sotto il nome di Judge o qualcosa del genere, aprendo addirittura un proprio ufficio, che infatti parve star coordinando agli auricolari. Ridacchiò al sentirgli dire che Thelema si era lanciata nella folla, era certamente in grado di far sembrare le cose drammatiche. O forse dal suo punto di vista vedeva davvero un'emergenza, chissà. Ordinò un secondo caffè all'uomo che gli aveva servito il suo poco prima e si avvicinò a Shoya con passo rilassato.
    -Penso che la signorina Thelema abbia tutto sotto controllo, Ishida-san.- Avrebbe richiamato la sua attenzione, porgendogli uno dei due bicchieri di carta colmi di caffè bollente. Non voleva presentarsi a mani vuote, e un invito accompagnato da una bevanda era più difficile da rifiutare. Non poteva dire di conoscere molto bene Shoya, ci aveva certamente parlato un paio di volte in quanto seguivano qualche corso insieme ed erano stati fra gli studenti più avanzati della scuola più o meno nello stesso periodo, anche se alla fine Ishida aveva finito prima il suo percorso. Quindi insomma, vi era quantomeno un rapporto di conoscenza superficiale. -Posso offrirti un caffè?- Ridacchiò, poi, collegando la figura che vedeva dinanzi a sé con una che aveva intravisto prima. -Aspetta, ma eri tu che distribuivi bottigliette d'acqua alla velocità della luce prima?- Voleva smettere di ridacchiare ma gli riuscì certamente difficile. -Prenditi una pausa di due minuti. I ragazzi hanno tutto sotto controllo.- Alle loro spalle vi era un disgraziato arrampicato ad un palo e qualcosa come cinquantasei aspiranti heroes ammassati sotto che provavano a farlo scendere, fra cui riconobbe nuovamente Amaterasu e uhm... Oshima? Era una figura un po' più anonima quindi non ne era sicuro.
    Palesemente tutto sotto controllo.

    SPEAKING TO:SHOYA
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    Yoshito Amaterasu
    C'aveva provato a seguire la via della negoziazione ma a quanto pareva il tentativo non era stato proficuo quanto sperato. Il ragazzo in cima al palo ignorò completamente l'intimazione di White Knight a scendere e persistette nella sua ricostruzione in piccolo della famosa scena del film del 1933, di una certa scimmia in cima ad un grattacielo.
    Suppongo che non sia un cinefilo che vuol metter in mostra le proprie capacità attoriali. Pensò il l'eroe tirocinante. E anche se fosse, non son permesse simil bravate senza la giusta autorizzazione. Perché alla fine della giornata è proprio di questo che si parla: di burocrazia e regole che vanno rispettate.
    Altri figuri si unirono alla causa, alcuni noti ed altri che ancora avuto il piacere di conoscere. Il primo fu un giovane dal capello corvino e l'iride viola, che anch'egli -con zelo ed educazione- intimò il sospetto a desistere da... qualunque cosa stesse facendo e scendere giù dal palo. Yoshito si voltò verso l'ultimo arrivato e, senza proferir commento alcun, lo salutò con un largo sorriso ed un cenno del capo, non tradendo mai la sua posa valorosa a braccia conserte.
    Seguirono poi volti a lui più familiari: dapprima Abel, che anch'egli si limitò a dissuadere verbalmente l'esibizionista, e poi Miyasato Oshima, che invece fu più pragmatico sul da farsi.
    Oh~ Oshima-san! Lo salutò Amaterasu con caldo benvenuto. Qual buon vento c'ha allietato con la vostra presenza?
    La risposta era alquanto ovvia ma la era mera cortesia cerimoniale che una vera curiosità.
    Subarashi~...
    Esclamò il giovane samurai allo sfoggio di unicità dell'altro aspirante eroe.
    Tecnicamente c'è stato fatto divieto d'utilizzare le nostre unicità senza averne avuta l'autorizzazione... Disse verso Miya quasi a volerlo rimproverare. Ma data l'occasione, suppongo si possa fare un'eccezione.
    Per quanto ligio fosse Yoshito sul rispetto di regole e catene di comando, rimaneva alquanto permissivo su certe cose; la sua idea è che ogni eroe od aspirante tale, dovesse usare ogni suo mezzo a disposizione per poter portar a termine la propria missione, ovviamente sempre nei limiti del legale e senza far danni a persone e/o cose.
    Tuttavia... Ruppe dunque la posa ed assunse una posizione pronto per balzare. Non ricordo ci sia stato detto niente per quanto concerne l'equipaggiamento...!
    Senza perder altro tempo o attendendo la risposta di Abel, rispose alla richiesta d'Oshima e balzò verso l'alto; supportandosi con un piede sopra il palo, usò le Wide Arrow ed un cavo fissato ad un arpione venne sparato verso l'alto attorcigliandosi attorno all'insegna. Trascinato in direzione del suo obiettivo dall'avvolgimento stesso del dispositivo, White Knight s'avvicinò rapido verso Ryuga con in faccia stampato un sorriso.
    Intanto che Miya creava la rete di supporto e lanciava una corda con peso con cui catturare il sospetto, Yoshito toccò quest'ultima e grazie al suo di quirk la tramutò in un dispositivo ad eiezione, che sparò una serie di catene d'acciaio che si sarebbero avvolte attorno al bersaglio. Se l'azione fosse giunta a destinazione, Ryuga sarebbe stato limitato nei movimento e, in quei frangenti, Amaterasu ne avrebbe approfittato per afferrare e catturare il ragazzo e, sguanciando la Wide Arrow, sarebbe atterrato nella rete di sicurezza creata dal collega.
    SPEAKING TO:GRUPPO PALO
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  3. Lady Seiros™
     
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    Abel Xavier Phantomhive
    Che situazione imbarazzante , quel ragazzo vestito di viola nonostante il richiamo verbale di tutti i presenti compreso anche Oshima non ne voleva sapere di scendere.
    “Ehm veramente come faccio ad andare fin là? No Oshima non sono bravo ad arrampicarmi. Bisogna tirarlo giù con qualcos’ altro! Non si possono usare gli equipaggiamenti magari? visto che i quirk per sicurezza è meglio di no.”
    Abel onestamente non aveva idea su come fare per raggiungerlo, però magari anche se non sapeva arrampicarsi poteva provarci.
    “Va bene non mi pare di aver scelta.”
    Abel si tirò su un po’ le maniche e si stava preparando ad andare a prendere il disturbatore, ma fortunatamente l’ azione di Yoshito fu più rapida e andò a prenderlo lui, bene del resto Abel non aveva molta voglia di fare un'altra figuraccia nel mostrare quanto era “schiappa” con l’arrampicarsi, tra l’atro ora che ci pesava avrebbe dovuto prendere qualche altro equipaggiamento di supporto che permettesse di volare. Fin ora non ci aveva pensato, ma sarebbe stato utile.
    Abel raggiunse Yoshito e Oshima per vedere se l’operazione di recupero del disturbatore aveva avuto successo, , mamma che imbarazzo, peggio di Abel quando cerca a tutti i costi di far ridere con le sue battutacce.
    °Speriamo riescano a prenderlo che con tutti i probemi che ci sono ci mancava anche questa°
    Abel aveva l'impressione che il ragazzo con i vestiti viola non fosse molto intenzionato a scendere facile.
    "Non sarà facile immagino, forza White Knight ! Spero non si faccia male perchè dopo si merita una bella lavata di capo. " Già Abel se sarebbe stato necessario avrebbe fatto una bella ramanzina all'aspirante "arrampicatore" perchè se voleva fare la scimmia urlatrice avrebbe potuto farlo anche una volta accompagnato fuori , visto che lì bisognava aspettare per la cerimonia non solo per vedere le idol e comportarsi da cretini.




    SPEAKING TO:Gruppo palo
    SCHEDAEroe Tirocinante
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    Edited by Lady Seiros™ - 7/11/2022, 00:05
     
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    NARU NARUSAWA
    Al di là della famiglia, amici e conoscenti vari un sacco di persone in effetti a Naru non capitava di ricevere feedback positivi da persone con esperienze simili alla sua. Tipo Rei-oneesama per intenderci.
    Era quindi scontato che sentirsi lodare da una persona della cui opinione le importava parecchio rese la ragazzina dai capelli rosa molto, ma molto contenta.
    Portando le mani ai fianchi e inarcando la schiena la futura (forse) Pro-Hero si lasciò andare ad una risata che grossomodo poteva tradursi con un "Guardami Mondo ho conseguito un'altra vittoria! E questo prova che sono io la migliore!"

    « Mwahaha~★ »

    Ok, ok... La quantità spropositata di dubbi riguardo a quanto se lo fosse davvero meritato passava in secondo piano all'idea di avere quasi raggiunto la ragazza in bikini-suit nella dura e competitiva carriera dei Pro-Heroes. Non che per lei il grado fosse questione di vita o di morte... Ma da quando l'aveva conosciuta si era data come obbligo morare il diventare (o almeno il provare a farlo) una Hero almeno pari all'idea che Rei-oneesama si era fata di lei.
    Quindi di una persona tutto sommato... normale?
    E si supponeva che una normale Hero riuscisse quantomeno a completare gli studi nei tempi previsti, trovarsi una buona Agenzia dove cominciare la sua carriera... E fare pure qualcosa di buono per la comunità se c'entrava, giusto?

    « Mica posso rimanere troppo indietro rispetto a te, oneesama! »

    La reazione della ragazza parlando del senpai fu strana. E adorabilmente spontanea.
    Altro che Ryuu-chan... La sua espressione imbarazzata era a mani basse la cosa più carina della giornata.
    Non aveva mai avuto l'occasione di toccare l'argomento ragazzi, ma doveva dire che la cosa era assolutamente inaspettata! Era un tipo di innocenza completamente diverso di quello di Naru la quale non si faceva problemi a picchiarli i ragazzi quando serviva e assolutamente in contrasto con la Rei-oneesama che aveva incontrato al Kura-Sushi.

    « Oh. Ooooooh... capisco. »

    Con aria serissima Naru annuì con convinzione.
    Oh pace. Aveva pensato potesse essere un'idea carina farli incontrare... Ma se soltanto pensarci la faceva reagire in questo modo sarebbe stato meglio farla concentrare su cose più importanti. Tipo i compiti di sorveglianza.
    Certo però che faceva un sacco strano sentire quel genere di discorsi super-innocenti da una ragazza abbastanza sicura da andarsene in giro in una Hero suit che praticamente era un costume da bagno.

    « Fa niente, fa niente. »

    Eggià. Sia la Hero in costume da bagno che il senpai avrebbero avuto altre occasioni per conoscersi... Sempre che la oneesama non le svenisse prima davanti, a giudicare dal fatto che persino pronunciare il termine "ragazzo" sembrava metterla a disagio.
    ...Ora che ci pensava, questo cosa rendeva il misterioso ragazzo che l'aveva accompagnata al Kura sushi? Una specie di pianta da appartamento?
    Fortunatamente la conversazione si spostò verso argomenti più tranquilli (?) quali le attività della ragazza.
    La quale -rivelò- essere quasi a compimento del Tirocinio e di essere quasi arrivata all leggendario esame per la Licenza da Pro-Hero.
    Naru restò a bocca aperta. Letteralmente.

    « N-nanii?!? Oneesama, sei vicinissima a raggiungere il tuo sogno allora!! »

    Afferrando le mani di Rei la ragazzina dai capelli rosa saltellò due.-tre volte sul posto in quella che poteva soltanto essere una esternazione davvero spontanea di gioia.
    Fosse stato un anime o un manga, sarebbe stato il momento dove Naru emetteva fisicamente raggi di luce per la felicità che stava provando in quel momento.
    Sapeva cosa significasse per l'amica la Licenza. La possibilità -finalmente- di poter esprimere liberamente la propria arte e il proprio Quirk, una scelta che Naru supportava al 100% visto che la Tokyo di quei mesi aveva un disperato bisogno di persone in grado di riportare un minimo di serenità nei cuori delle persone.
    Una come Rei era in grado di dare il meglio di sé dipingendo e ballando, ancor prima che a dare la caccia ai Villain.
    Si, a differenza di Naru la ragazza era una persona con le idee incredibilmente chiare. Un esempio per quelli come lei, insomma.

    « E' a te che devo farti i complimenti accidenti! »

    La frase di Rei sul "possiamo ancora restare amiche" fece rimbombare scattare un mezzo campanello di allarme nella testa di Naru.
    Ohi ohi... Era uno di quei discorsi di semi-addio? Starà scherzando spero!
    Naru scosse la testa un paio di volte, sbatté le mani sulle proprie guance un paio di volte per poi tornare a guardare la bella ragazza prima di prendere parola.

    « Rei-oneesama. Tu sei e rimani mia amica. »

    Puntando l'indice verso la ragazza Naru la apostrofò con tono super-emotivo ma anche serio.
    Perché non le piaceva l'implicazione che quello potesse essere un addio, o comunque a un "ci-rivedremo-forse-se-e-quando-i-pianeti-si-allineranno".
    Ma proprio per niente.
    Naru era una che le persone vicine lottava per tenersele vicine. E non avrebbe rinunciato a stare vicina (fisicamente o moralmente) all'amica. Neanche ora che questa stava per prendere una strada indipendente dalla Yuuei.

    « Abbiamo mille impegni e non abbiamo tempo per vedersi... E allora? »

    Aveva ancora un sacco di persone con cui era legata dai tempi della scuola media, con cui si vedeva -se andava bene- una volta all'anno... Ed ognuna di queste occasioni si sentiva vicino alla persona in questione come se non si fossero mai separate.
    Era un modo molto ottimista di vivere. Ma lei era fatta così, e non era tanto disinteressata ai rapporti umani da lasciare seccare una piantina che aveva impiegato tempo e cura a fare crescere.
    E Rei-oneesama era una di queste piantine, a giudicare dal trasporto che sentiva di dover attribuire a quella conversazione.

    « Alla U.A, ho passato tante belle esperienze e incontrato gente fantastica. E tu sei tra quelle persone che non voglio perdere lungo la strada. »

    Non avrebbe potuto essere più diretta di così neanche volendo.
    Allargando le braccia Naru enfatizzò quanto detto. Ed avrebbe potuto elencare una per una le persone che in un modo o nell'altro erano entrati a far parte del periodo forse per lei più impegnativo e ricco di soddisfazioni... e della sua vita.
    Chiaramente la ragazza davanti a sé faceva parte di questo gruppetto neanche poi così esclusivo.
    Ma questo non rendeva lei o qualunque altra persona all'interno di questo insieme meno importante agli occhioni verdi della ragazzina.

    « Voglio restare in contatto con te, oneesama. Come collega... Ma soprattutto come amica! »

    Aveva detto tutto quello che pensava? Assolutamente si.
    Aveva superato il limite? Anche qui probabilmente si.
    Ma lo aveva fatto strasicura che fosse la strada giusta da percorrere. Così come aveva la quasi totale certezza che l'amica avesse capito i sentimenti che stavano dietro a quelle parole, che non si trattava di frasi di circostanza.
    Mentre quel discorso si avviava alla naturale conclusione, le famose "persone importanti" cominciarono a spuntare fuori una dopo l'altra in maniera quasi... imbarazzante.
    La quantità di folla stava aumentando, così come il numero di Heroes o aspiranti tali impegnati a risolvere la situazione.
    Tra questi ultimi diverse erano le facce note.

    « Oh, laggiù c'è Midoricci... Kimama-san!! E persino Abaru-san!! »

    Si, c'era un sacco di gente in quel posto ma entrambe le figure erano super-riconoscibili per chi come la Hero dai capelli rosa aveva avuto modo di avere a che fare con loro.
    Non erano esageratamente distanti da dove lei e Rei si trovavano, ma vista la densità di persone per metro quadro cinquanta o cinquecento metri non avrebbero fatto poi poi tanta differenza.
    I capelli azzurri con i boccoli di lui e le twintail cangianti di lei spiccavano in maniera incredibile tra i visitatori, turisti e -persino- tra gli Heroes.
    Kimama-san (doveva ancora trovarle un soprannome abbastanza cute) poi sarebbe stata riconoscibile anche nel bel mezzo di uno stadio non che il Tokyo Dome fosse qualcosa di diverso tra le ali, le antenne e beh... un po' tutto.
    Allungando per un istante il collo di lato Naru provò a farsi notare da entrambi i colleghi/amici agitando le braccia ma a quanto sembrava entrambi dovevano non averla notata. Altro che evento sportivo... Quella stava assumendo sempre più i contorni di una rimpatriata tra studenti (e ex studenti) della U.A.

    « Con tutte le persone che ci sono oggi sarei sorpresa se fosse rimasto qualcuno alla U.A. »

    Mentre parlava la trasmittente che portava all'orecchio prese vita. E cominciò a parlare propio con la voce di Shoya Ishida.
    Oddio, l'aveva evocato come si fa con i demoni senza neanche rendersene conto?
    Nah, non avrebbe mai voluto rubare il lavoro a Mao-Mao. Evocare demonazzi vari era la sua di specialità, dopotutto.

    No, stava comunicando qualcosa di importante.
    Bene prestarci attenzione.

    « ...Uh? Jaa-ji senpai? »

    Al di là del nome penosamente storpiato proprio non le riusciva eh la comunicazione sembrava essere piuttosto importante. Naru avvicinò una mano all'orecchio con la trasmittente e -sul canale del team- ascoltò il senpai e responsabile del suo Tirocinio spiegare loro quello che stava succedendo.
    Ora, in altre circostanze sarebbe stato incredibile poter conoscere (o anche solo rivolgere la parola a) Thelema, una delle sue Eroine preferite... E membro permanente del main-party a Heroes Against Evil.
    In effetti se tutti l'avessero pensata come lei... Si sarebbe verificata esattamente quella situazione.
    Ah. Ecco qual era il problema. Tutti avevano avuto la sua stessa idea.
    Ancora la situazione sembrava sotto controllo, ma per quanto avesse voluto un autografo dalla mitica Pro-Hero adesso era il momento per tirare fuori la Naru limited-edition un po' più seria del normale.
    Giusto un pochino, è bene specificare.

    « R-ricevuto. Vedo cosa posso fare »

    Non che ci fosse molto altro da dire.
    Occhi e orecchie aperte, pronti a intervenire. Prina di muoversi però era -per lei- fondamentale concludere il discorso con Rei-oneesama: dopo tutto quel bel discorso andarsene via di corsa senza neanche dirle "ciao" sarebbe stato davvero di cattivo gusto.
    Non si vergognava ad ammettere che una parte di lei avrebbe voluto prendere per mano l'amica e trascinarla alla pasticceria più vicina per un pomeriggio G1rlz 0nly tra cioccolata, bubble tea e tutto il resto fregandosene altamente dell'evento o dei rispettivi compiti.
    ...Ma Naru era meglio di così. Aveva imparato ad aspettare il momento giusto.

    « Uuuh... Oneesama, scusami. Si sta radunando parecchia gente laggiù e c'è da dare una mano. »

    Non disse "noi del team" apposta. Se Rei-oneesama avesse deciso di dare loro una mano nessuno sarebbe stato più felice di Naru. Ma erano in team diversi e se i suoi doveri l'avessero portata altrove... Era giusto così.
    Le mancava poco per raggiungere l'importantissima licenza, e non avrebbe messo nei casini l'amica per monopolizzarla il pensiero le era venuto però.
    Prima di avvicinarsi allo stand A-1 (non che fosse così lontana per fortuna) si girò verso la Hero in spade+pennello&bikini mimando con la mano il gesto del telefono.
    Avrebbe avuto modo di parlarci ancora quella sera. Con qualunque mezzo.

    « Ci sentiamo su Babel stasera, d'accordo? E tienimi informata mi raccomando!! »

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    CITAZIONE (:HART: @ 6/11/2022, 00:39) 
    Ryuga Kurowashi
    Le malvage forze del sistema si erano infine mosse, l'intente a catturare l'ultimo vero eroe. Si erano coalizzati, agivano in gruppo. E come se ciò non bastasse, stavano usando i loro Quirk e i loro equipaggiamenti. Come dei veri villain, non provavano vergogna a giocare sporco.

    Quello coi capelli biondi e il sorriso stampato in faccia si lanciò verso di lui, sparando un arpione che si avvolse intorno al palo, permettendogli di slanciarsi verso di lui. - LO VOGLIO ANCH'IO !!! - gridò nella propria testa il giovane studente, mentre guardava con invidia il meraviglioso dispositivo che ora serviva i malvagi scopi dell'addetto alla sicurezza. Nel frattempo un altro, usando il proprio Quirk, aveva creato una vera e propria rete attorno al palo - sicuramente per intrappolarlo e tagliargli ogni via di fuga.

    E infine, quello che si stava lanciando verso di lui, trasformò una corda che l'altro a terra - lo stesso che aveva creato la rete - gli aveva lanciato in un ... un ... Ryuga non sapeva cosa fosse, ma era fighissimo. Era un peccato che quegli eroi così abili e promettenti avessero venduto la propria anima al sistema e non vedessero la vera giustizia, ma quello era solo il primo dei loro errori. Il secondo era stato mettersi contro di lui, perché Ryuga, l'ultimo vero eroe, non si sarebbe lasciato catturare senza combattere. Era suo preciso dovere di eroe opporsi al male, e lo avrebbe fatto fino all'ultimo respiro.

    Si appiattì contro il cartellone pubblicitario di metallo al quale già stava attaccato come un geco, in modo che le catene sbattessero contro il cartellone stesso e non potessero avvolgerglisi attorno. Ad attutire l'impatto del dispostivo contro la schiena ci avrebbe pensato il gigantesco zaino di Ryu-chan, al quale quale il giovane rivolse un silenzioso ringraziamento col pensiero (e il draghetto gli rispose con l'occhiolino e il pollice alzato - ma questo l'avrebbe visto solo lui).

    Ora rimaneva solo un'ultima cosa da mettere in chiaro: - COMBATTETE ONESTAMENTE, MALEDETTI ! IO IL QUIRK NON LO POSSO USARE ACCIDENTI A VOI !!! - sbottò con rabbia. Infondo lui era un'eroe, non avrebbe mai usato il proprio Quirk in quel luogo. Licenza a parte - che pure era un problema che aveva considerato - in un niente avrebbe potuto provocare seri danni all'intero Tokyo Dome.

    Ma il problema principale era che ora la sicurezza lo aveva nel mirino e si era mossa contro di lui. Senza usare il Quirk - ma in realtà anche usandolo - avrebbe al massimo potuto guadagnare un pò di tempo. Doveva assolutamente ottenere l'autografo prima di essere preso - SIGNORINA THELEMAAAA !!! - chiamò ancora.
    SPEAKING TO:Sicurezza
    SCHEDAStudente Yuuei
    Sonic04


    Edited by :HART: - 7/11/2022, 01:56
     
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    THELEMA
    Se c'era qualcosa su cui Banana Split aveva ragione, tra le sue tante idee bizzarre, era che le persone amavano gli eroi coi piedi per terra e vicini a loro. Thelema non aveva certo intenzione di lavorare duro quanto Endeavor per tenere in piedi la sua agenzia, e quindi negli anni si era costruita l'immagine di un'idol al contempo celebre e desiderata da tutti ma anche molto terra terra e amica di tutti. Andarsene in giro con le guardie del corpo come una qualche celebrità hollywoodiana non sarebbe piaciuto a nessuno (e soprattutto, quale eroe ha bisogno di guardie del corpo?). Twilight e Raven le ronzavano attorno, ma a debita distanza: abbastanza vicini da intervenire in caso di necessità, abbastanza lontani da non infastidire le persone.
    Uno dei primi fan ad approcciarla aveva ben poco di giapponese: i suoi lineamenti erano occidentali, aveva dei capelli decisamente bizzarri ma soprattutto era facile dedurre dal suo abbigliamento che o era un pazzo oppure era uno dei vari studenti impiegati nella sicurezza quel giorno. Thelema avrebbe per ovvi motivi sottinteso la seconda. Che peccato però, se voleva il suo autografo avrebbe potuto benissimo approcciarla nella sala del briefing, non c'era certo bisogno di aspettare una situazione simile. Era normale che gli eroi della top dieci potessero in un certo senso intimorire i più giovani, ma significava che aveva ancora da lavorare sulla propria immagine. Non era però questo il momento di pensarci.
    Ciao! Come ti chiami? ☆ - lo appellò cordialmente, sfilandosi lo zainetto dalle spalle e rovistando al suo interno, per poi tirare fuori un grosso pennarello nero che aveva ovviamente preparato per gli autografi. Quando bisognava sponsorizzare un prodotto era bene non essere solamente un volto associato ad esso, ma mostrare effettivamente di utilizzarlo per davvero - Bel costume! Sei un collega, giusto? - gli fece quindi un occhiolino. Era giusto, o almeno secondo Thelema, che gli eroi cominciassero a considerare anche i tirocinanti già come propri colleghi. Aveva notato che molti di loro avevano problemi di autostima, una caratteristica fondamentale per essere un buon eroe, almeno secondo lei.
    Poco dopo la approcciò, tra gli altri, anche una ragazza dai capelli luminosi. Solitamente le ragazze non rientravano nel suo target, quindi ogni volta che vedeva una fan ne era particolarmente felice. Nel frattempo sentì che qualcuno aveva diffuso un'emergenza sul canale uno. Doveva ammettere che questi nuovi ragazzi erano decisamente premurosi. Era bello vedere dei ragazzini prendere così sul serio il proprio lavoro e soprattutto collaborare, i tempi erano davvero cambiati rispetto a quando lei era nei loro panni. Ai tempi era tutto così individualistico che quando lei aveva stretto l'Heropakt con gli altri erano finiti su tutti i giornali per il semplice fatto di star collaborando tra di loro! Sperava solo che non rispondessero in troppi a quella chiamata, un po' per il rischio di spaventare la piccola folla lì presente e un po' per evitare di lasciare scoperti gli altri settori, che era oggettivamente il pericolo più grande.
    Ciao tesoruccio! ☆ - sparò quindi un enorme sorriso alla ragazza - Certo che ti faccio un autografo, sono qui per questo. Come ti chiami? - le chiese roteando il pennarello tra le dita. A quel punto si rese conto che qualcuno stava cercando di attirare la sua attenzione.
    Al giorno d'oggi le persone facevano di tutto per farsi notare. Non che potesse dire nulla, visto tutto ciò che faceva per un po' di celebrità. Molte persone però non erano in grado di tracciare una linea, di capire quali fossero i limiti da non superare per la propria incolumità e per quella altrui. Nulla che non fosse stato preso in conto, in fondo era abituata a gestire fan... particolari. Il gioco è sempre il solito: un po' di carota e un po' di bastone.
    Ara ara. - borbottò - I tuoi coetanei hanno davvero gli ormoni alla testa, eh? Scusami un attimo. - disse quindi alla ragazza dai capelli luminosi, scuotendo la testa.
    Palo-kuuu... - iniziò a strillare, venendo però sovrastata dalla voce dell'aspirante eroe in armatura bianca. Ok, rude. Strabuzzò gli occhi, nessun eroe si sarebbe dovuto rivolgere in quel modo ad un civile, indipendentemente dal crimine compiuto. E in questo caso di crimine non ce n'era mezzo. La sua vita le passò velocemente davanti agli occhi.
    PALO-KUUUUUUUUUUN! ☆ - urlò più forte, nella speranza che nessuno avesse fatto caso a quelle parole - Co-come faccio a farti l'autografo... no-non vorrai mica che io salga fin là sopra, giusto? E' pe-pericoloso... - Whisper le aveva insegnato che spesso, per far tornare le persone sui propri passi, bastava sottolineare le criticità insite nei loro ragionamenti. Un po' di esitazione nelle parole, ginocchia tremolanti e uno sguardo da cucciolo spaventato erano tutti gli ingredienti che aveva mescolato per cercare di convincere quel ragazzo a scendere da dove si era arrampicato - Sce-scendi giù, per favore! - gridò con preoccupazione. Falsa, ovviamente, perché se fosse successo qualcosa Twilight ci avrebbe messo mezzo secondo a volare fin lì a prenderlo. Certe volte, però, dare un po' di considerazione a quel tipo di fan bastava. Non bisognava esagerare però, o si rischiava di legittimare il loro comportamento e convincere altri a fare lo stesso solo per essere notati.
    Dopo quella scenetta lanciò un occhiolino alla ragazza in attesa. E... nulla, quei ragazzi volevano davvero farla svenire quel giorno. Si stavano impegnando a tirare quel tizio giù da quel palo come se stessero cercando di arrestare Hanzo Takashi. Era una fortuna che la maggior parte della gente stesse pensando a lei, perché se fosse trapelato anche solo un video fuori contesto di quattro eroi impegnati a sparare unicità ed equipaggiamenti ad un civile disarmato sarebbero probabilmente stati costretti ad indossare delle bodycam per il resto della propria carriera. E a Thelema piaceva essere inquadrata dalle telecamere, sicuramente non portarle in giro attaccate ai vestiti.
    A quel punto si trovava di fronte a due sole scelte: volare lassù e portare giù quel tizio prima che tutti rischiassero di farsi male - quel palo non sembrava certo così resistente da reggere tutto quel movimento - oppure pregare tutti gli dei che quei ragazzi riuscissero a tirare giù quel povero civile indenne mentre lei catalizzava l'attenzione dei presenti, sperando che nessuno li stesse riprendendo e che la manifestazione più importante che il Giappone avesse tenuto da decine di anni a quella parte non finisse ricordata in tutto il mondo solo per la police brutality.
    Oggi ho una sorpresa speciale in serbo per tutti voi! ☆ - decise di fare a tutti un favore e optò per la seconda opzione. Fortunatamente era brava ad improvvisare - Non siete riusciti ad accaparrarvi dei buoni posti per il concerto? Amate tutte le nostre canzoni?! - portò un segno di vittoria con le dita alla guancia destra, mostrando un affascinante occhiolino a tutti i presenti - Concerto a sorpresa! Forza, chi conosce le nostre canzoni a memoria? Cantate con me! ☆ - e, nella speranza di tenere i presenti impegnati per un po', oltre agli autografi iniziò ad intonare uno dei suoi più grandi successi a gran voce.
    SPEAKING TO:FOLLA
    MAGIC☆MAGICPRO-HERO
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    CITAZIONE
    Spero di non essermi perso nessuno che ha interagito con Thelema. :zizi:
     
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    Ricordo che faceva male. Guardarla stare male.

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    Shoya Ishida
    La prudenza non è mai troppa, ecco cosa aveva imparato durante gli anni di tirocinio e nell’ultimo periodo a capo di un’agenzia per Pro-Hero, e mai sottovalutare la situazione, perché è proprio in quei momenti che si viene colpiti più duramente. Alla sua chiamata rispose prontamente tutto il team e anche qualche altro studente, fortunatamente la folla formatasi non sembrò causare alcun danno fisico a persone o oggetti, così Shoya che si trovava lontano dal punto centrale e praticamente all’esterno di quell’ammasso di gente abbassò lo sguardo e potè tirare un sospiro di sollievo rilassando le spalle, il collo e tutti i muscoli della schiena. Non sentiva di essersi preoccupato inutilmente, purtroppo nell’ultimo periodo i giornali internazionali avevano parlato di morti causati da soffocamento per finti allarmi lanciati in momenti di grande concitazione come concerti o feste particolarmente affollate, qui nonostante la massiccia presenza di studenti ed aspiranti eroi il grosso del pubblico pagante era formato da civili di ogni età e genere, anche bambini e anziani che non si sarebbero potuti difendere da migliaia di otaku dell’eroina Thalema che avrebbero fatto di tutto pur di un autografo, soprattutto in Giappone il fare “di tutto” avrebbe significato anche prevaricare gli altri con la forza.
    L’attenzione di Shoya venne richiamata da una voce familiare, si voltò e incrociò lo sguardo di un ragazzo dai capelli neri come i suoi, vestito in abiti civili: Tobi Fukuda, erano stati compagni in alcuni corsi di scuola, avevano anche delle amicizie in comune, ma con il tempo si erano persi di vista e fu impossibile per l’eroe professionista mascherare un'espressione di stupore, sgranò leggermente gli occhi e mise a fuoco, ci volle qualche secondo prima di essere pronto a rispondere.
    Sì, fortunatamente sembra proprio che sia tutto sotto controllo… con quello che si è sentito ultimamente ai notiziari… mi sono allarmato subito quando ho visto tutta questa folla muoversi improvvisamente… ho temuto per i bambini e gli anziani soprattutto.
    Parlò apertamente e sinceramente come si fa con un vecchio amico, anche se tra loro non c’era per nulla questo rapporto, il fatto di aver condiviso parte del percorso scolastico assieme aveva probabilmente generato un sottile legame invisibile che solo loro due avrebbero potuto riconoscere. Comunque Tobi non era arrivato a mani vuote, anzi gli stava offrendo un bel bicchiere di caffè caldo fumante appena comprato alla bancarella lì affianco, gli domandò se era stato lui a correre come un fulmine per distribuire bottigliette d’acqua là fuori e sottolineò che forse era il caso di prendersi una pausa.
    Shoya non l’avrebbe mai ammesso, ma sì aveva decisamente bisogno di staccare un attimo da tutto quello che stava accadendo all’evento, così ascoltò le parole di Tobi e accennò ad un mezzo sorriso seguito da un profondo sospiro, come a voler scaricare tutta la tensione accumulata. allungò la mano destra e accolse volentieri la bevanda scura e calda, bevendone subito un breve sorso, giusto quel poco per scaldarsi la bocca senza ustionarsi la lingua.
    Aaah decisamente quello che ci voleva, grazie Fukuda-san… sì ero proprio a correre poco fa, ma qualcuno doveva pur farlo.
    Chinò leggermente il capo in segno di ringraziamento, come ben ormai noto Shoya era molto legato al rispetto e al riconoscimento dei gradi e vedeva in Tobi un suo pari livello. bevve un altro piccolo sorso e tornò a guardare il suo interlocutore soffermandosi molto sul suo abbigliamento, Tobi infatti era vestito da civile, mentre Shoya indossava la sua tuta eroe nera con venature viola a pezzo unico.
    Come mai in abiti civili? ti sei ritirato dalla scuola?
    La domanda poteva suonare presuntuosa, ma era sincera, il pro-hero non era a conoscenza di cosa stesse accadendo all’interno di quelle quattro mura, quelle poche informazioni che apprendeva le riceveva dai suoi collaboratori e tirocinanti, ma mai nulla di troppo specifico.
    SPEAKING TO:Tobi
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    TOBI FUKUDA
    Shoya giustificò la sua certamente fondata preoccupazione rifacendosi ad un sopraggiunto clima molto ostile a Tokyo, che da diversi mesi a questa parte non sembrava voler lasciar andare la città. Ironicamente, le parole precise usate da Ishida, riguardo il movimento improvviso e brusco della folla, gli ricordarono in maniera molto stretta gli avvenimenti ancora molto recenti del Monolite.
    -Credimi, so perfettamente di cosa stai parlando.- Lo rassicurò. Si compiacque del tono amichevole e diretto dell'altro, aveva temuto di fare cosa azzardata a presentarsi così senza preavviso e pretendere l'altro ricordasse così perfettamente chi era, invece era andata bene e a quanto pare aveva ancora una qualche considerazione di lui. Dopo quell'esordio, Ishida allungò la mano ed afferrò il caffè caldo che Tobi gli porgeva, dandogli l'impressione di goderselo. Un'altra scommessa vinta, in fondo per quanto bevanda piuttosto universale poteva anche non piacergli il caffè. Il senpai gli dedicò anche un raro mezzo sorriso, dopodiché sospirò dandogli l'impressione di rilassarsi un po'. Dunque ringraziò per il caffè e confermò di essere stato lui il fulmineo distributore d'acqua che Tobi aveva intravisto mentre era in fila per il portachiavi del grazioso draghetto.
    -Oh, non fraintedermi, è stato un bel gesto. Mi faceva sorridere solo la celerità impiegata nel compito. Ma certamente hai risparmiato il lavoro a molti altri volontari.- Concluse, annuendo con aria solenne. Non ebbe nulla da ridire sull'essere chiamato Fukuda-san, non temeva o rifuggiva toni più informali come molti suoi connazionali ma era pur sempre un ragazzo giapponese nato in Giappone e cresciuto in Giappone da una madre molto tradizionalista: per il livello di conoscenza che avevano lui e Shoya era semplicemente adeguato appellarsi a quel modo, tanto che anche lui pensava all'altro come a "Ishida-san" nella sua mente. Non ci faceva più particolare caso, in linea di massima tendeva ad adeguarsi al suo interlocutore.
    Shoya gli chiese perché quel giorno presenziava all'evento in vesti civili, volendo sapere se si era ritirato dalla scuola: era una domanda legittima e Tobi non ci vide la minima presunzione, l'altro si era già diplomato da diversi mesi e non era chiaramente tenuto a sapere che chi passava quali esami. Inoltre, l'ottenimento della licenza di Tobi era stato un evento piuttosto recente, non era successo ancora nulla di degno di nota che potesse destare l'interesse di chiunque.
    -Beh, in un certo senso non ci dovrò più tornare, sì.- Fece, ridacchiando e tastandosi le tasche in cerca del portafoglio. Dall'oggetto sfilò la sua sfavillante tessera bianca e rossa nuova fiammante, e la fece vedere a Shoya con un certo orgoglio. La sua Licenza Permanente. -Tre mesi fa.- Anticipò un'eventuale domanda aggiungendo il periodo dell'ottenimento, giustificando a quel modo anche il motivo per cui nessuno ne sapeva nulla, era ancora piuttosto novello nel campo. -Lavoro per Whisper.- Aggiunse infine. Poi scrollò le spalle, ricordando che l'altro gli aveva chiesto anche degli abiti civili ed in un certo senso la cosa rispondeva anche a quello. -Providence non è stato uno degli uffici più coinvolti nella gestione della security dell'evento, quindi ci sono venuto da civile: mi sono preso un giorno libero.- Spiegò quindi, con semplicità -Ma dimmi di te, piuttosto. Ho saputo che hai aperto un'agenzia tutta tua? Come sta andando?-
    SPEAKING TO:SHOYA
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    REI OKAZAKI
    Era passato un bel po' di tempo da quando Rei aveva conosciuto Naru, ma una cosa non era mai cambiata: quanto lei la invidiasse. Sin dal loro primo incontro, la ragazza dai capelli rosa aveva mostrato quell'ottimismo e quella spensieratezza che la contraddistinguevano, due caratteristiche che non erano mai appartenute alla giovane Okazaki. Lei, al contrario, era esperta nel crearsi problemi e aspettarsi sempre il peggio, da qualsiasi situazione e da qualsiasi persona. Per questo motivo le sue parole l'avevano decisamente colpita, facendole realizzare quanto probabilmente Naru fosse la sua unica vera amica.
    Purtroppo non aveva vissuto la sua stessa esperienza alla UA, ma era anche vero che non aveva mai cercato di impegnarsi nel farsi amici. Anche quei pochi che partecipavano al Club Artistico erano al massimo dei conoscenti: Naru era stata l'unica persona ad averle mai rivolto parole anche solo lontanamente simili. D'altronde, era soprattutto grazie a lei se ce l'aveva messa tutta, nell'ultimo anno, per diventare una persona quantomeno decente. Tutto ciò che aveva fatto, dal tirocinio al tentativo di diventare una persona un po' più gioviale, così come il tentativo di provare davvero ad essere un'eroina... era tutto stato fatto per invidia nei confronti dell'amica e di Takeru. Per la prima volta nella sua vita Rei aveva visto qualcosa di positivo in altre persone e aveva deciso di prendervi ispirazione, cercando così di migliorarsi.
    I-io... Umh... - onestamente non sapeva cosa dire. Non era mai stata brava ad esprimere i suoi sentimenti, e vedere un'altra persona dichiararle amicizia e gioire per i suoi traguardi l'aveva semplicemente lasciata di stucco. Nuovamente, Naru si mostrava tutto l'opposto della solitaria e rancorosa Rei Okazaki. Quanto meno le doveva una risposta, non poteva permettersi un silenzio.
    Ti ringrazio, Naru. - le sorrise onestamente - Sono certa che diventerai una delle migliori eroine in circolazione. - aggiunse. Quel commento poteva forse sembrare fuori luogo in un momento simile, ma ne era fermamente convinta. Probabilmente quella di Rei era una visione molto infantile della cosa, ma era certa che persone come Naru o Kimama avessero tutte le carte in regola per fare ciò che lei si aspettava gli eroi facessero, ovvero infondere sicurezza e speranza nel cuore delle persone.
    U-umh. - balbettò ascoltando l'auricolare, dopo che Naru aveva sottolineato come una piccola massa di persone conosciute si stesse radunando lì vicino. Non aveva la minima idea di chi fosse Abaru-san, ma aveva avuto le sue esperienze con Midori e Kimama. Stava per rispondere all'amica ma si raggelò letteralmente sul posto.
    Cosa diavolo ci faceva lui qui? Punto i suoi occhi viola sul viso sorridente e spensierato di quel ladruncolo da quattro soldi che si era appena professato suo amico senza neppure chiederle il consenso. Fortunatamente Naru sembrava concentrata sulla chiama e si congedò senza degnarlo di uno sguardo né soprattutto di un orecchio.
    S-sì!!! - le balbettò in risposta, guardandola allontanarsi in fretta - Ci... Babel... - in quel momento non aveva neppure la forza di rispondere con una frase di senso compiuto. Dopodiché il suo volto inorridito si posò nuovamente sulla presenza malefica che si era appena palesata al suo fianco. Non si sarebbe certo mai aspettata di rivederlo in giro, davvero aveva avuto la faccia tosta di approcciarla, specialmente mentre stava parlando con un'amica? Con la sua unica amica, per dirla tutta?
    Che... che... - borbottò - Che diavolo ci fai tu qui, Morikawa Izusu?! - il suo spirito rancoroso era perfetto, ma solo certe volte, per ricordarsi i nomi - Sei qui per pro-provare a ru-rubare qualcosa in giro? - lo accusò immediatamente - De-dev'essere pro-proprio una bella occasione pe-per te, questa. - aggiunse aggrottando le ciglia. Poi osservò la dolce offerta di pace. Poi di nuovo lui, dritto negli occhi.
    Umpf. - sbuffò afferrando uno dei pesciolini di pasta fritta. Non era certa che avesse ancora compiuto alcun crimine quindi non poteva contare come una mazzetta, giusto? Insomma, non faceva nulla di male a prenderlo.
    Gra... grazie... - borbottò distogliendo lo sguardo, per poi attorcigliarsi le braccia attorno al corpo come un polpo, ricordandosi che il ragazzo non si era certo fatto mancare un complimento sul suo fisico - No-non ti permettere di guardare. - sbuffò arrossendo così tanto da rendere probabilmente evidente il punto dove finiva la sua tuta color carne e iniziava il suo volto. Rei sapeva benissimo di essere interamente coperta, forse aveva persino meno pelle visibile di quella che aveva al loro primo incontro, ma il fatto che quel costume fosse effettivamente disegnato per dare l'impressione contraria... beh, non aveva ancora imparato a convivere davvero col suo imbarazzo, nonostante tutte le ore spese con quel coso addosso.
    SPEAKING TO:NARU/IZUSU
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    TŌRU KURIMOTO
    Il Ryuu-chan deluxe era buono quanto il precedente, doveva ammetterlo.
    Tōru addentò il panino, felice del fatto che almeno quella sera non se ne sarebbe andata a letto con ancora fame.
    Calmato l'appetito la ragazza procione dette un nuovo morso scoprendo le piccole zanne o canini molto pronunciati all'interno della bocca.
    La carne cotta al sangue era la fine del mondo ♡

    « *munch*»

    Prima di allungare la mano sulle patatine lo strano Hero fece una battuta. O un'osservazione che poteva essere interpretata come tale.
    A questa bieca provocazione la ragazza-procione portò il dorso della mano a contatto con la propria fronte con aria volutamente tragica.
    A stomaco semi-pieno era più facile prendere queste cose sul ridere... E rispondere per le rime, com'era giusto.

    « Mordere la mano che ti ha appena comprato il cibo?»

    Era una frase più da cane addomesticato che da procione... Ma la si poteva considerare una specie di licenza poetica.
    Ora, era bene precisare che Tōru non era una cannibale, né apprezzava particolarmente la carne cruda.
    Al sangue magai si, ma non era ancora caduta al livello da fare a pezzi un animale e mangiarselo senza passare almeno da una padella.
    C'era pure il dettaglio che fino a quel momento non aveva avuto chissà quali occasioni di cucinare. Un fornello da campo e una padella avevano costituito il massimo dell'attrezzatura con cui aveva preparato qualcosa per conto proprio. Non era il top della scelta se uno voleva fare esperienza insomma.

    « Non sono così affamata.»

    Per fortuna Sasaki (ma ce lo aveva un nome?) accettò il tentativo di corruzione l'offerta di Tōru prendendo senza farsi troppi problemi la sacra patatina più lunga delle altre.
    E con la stessa naturalezza finì per ustionarsi la lingua con quest'ultima.

    « Eeeeeh? Uno Hero dalla lingua di gatto

    Non era una domanda quella, nonostante il punto interrogativo finale.
    O almeno non a giudicare dall'espressione sarcastica che la ragazza procione riservò allo Hero davanti a lei.
    Ecco, se fosse stato un vero tentativo di corruzione si sarebbe assicurata di non fargli prendere qualcosa appena uscito da una friggitrice.
    Classica trappola da fast-food. Fuori tiepide, dentro palla di fuoco a dodicimila gradi Farenheit.

    « Questa mi mancava.»

    Finito in un paio di bocconi il Ryuu-chan Deluxe Tōru osservò, mentre si leccava uno dopo l'altro gli unghielli della mano che lo Hero era impegnato in una conversazione con un interlocutore invisibile.
    Quello, o più probabilmente stava conversando tramite un auricolare. Classico ma sempre molto cool.

    « Uh? Casini

    Inclinando la testa di lato la ragazza chiese delucidazioni a Sasaki-san, il quale sembrava all'improvviso molto ma molto di furia.
    Cosa stava succedendo esattamente?
    Per fortuna lo Hero spiegò in maniera rapida e concisa quale fosse il problema.
    Folla. Troppa folla per essere precisi.
    Mentre una patatina dopo l'altra finiva tra le zanne della ragazza, quest'ultima decise quale sarebbe stato il corso d'azione da lì a... Beh, fino a quando le cose avessero continuato ad attirare la sua attenzione.

    « Thelema, eh? »

    Difficile dubitare del fatto che una delle Pro-Hero più famose avesse radunato involontariamente una folla di fan, ammiratori e probabilmente qualche pervertito.
    Troppa gente tutta assieme poteva causare guai.
    E anche se la cosa non la riguardava minimamente una mano in più poteva sempre fare comodo.
    Magari non sarebbe successo niente, e nel dubbio Tōru era parecchio brava a non farsi coinvolgere in casini non richiesti.
    Ma sempre meglio essere a portata d'orecchio. In fondo se tutti i problemi di Tokyo avessero potuto venire risolti dai soli Heroes la città non si sarebbe mai trovata in questo stato, giusto?

    « Massì dai! Sembra interessante quindi... fai strada. »

    SPEAKING TO:RYo SASAKI
    SCHEDAVIGILANTES
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    Edited by Felio86 - 10/11/2022, 17:20
     
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    NARU NARUSAWA
    Awww~~~~~♡
    Naru camminava metaforicamente eh a dieci centimetri da terra dopo le parole che Rei-oneesama le aveva rivolto.
    Sono certa che diventerai una delle migliori eroine in circolazione.
    Da quando la conosceva era sempre stata un passo avanti a lei ma anche due o tre. Non c'era da stupirsi se la ragazzina dai capelli rosa la tenesse in così grande considerazione... per non parlare di quell'aspetto assolutamente adorabile che le aveva mostrato oggi.
    Ok. Ok. Adesso però c'era da focalizzarsi sulla situazione in corso. Quando parlava con Rei oneesama il resto del mondo finiva per scomparire dal suo campo visivo... Il che non era esattamente un bene considerato che il percepire l'ambiente era se non l'unico uno dei suoi pochi punti a favore sigh.
    In pochissimo tempo arrivò vicino allo stand A-1, quello che gli era stato indicato da Ishida-senpai.
    Naru osservò la scena davanti a sé.
    Sbatté le palpebre tre o quattro volte.
    Passò un paio di volte le mani sugli occhi chiusi per assicurarsi di non aver avuto allucinazioni.
    Riaprendoli scoprì che no, ci aveva visto bene.
    Purtroppo.
    Quindi con l'espressione tutt'altro che entusiasta attivò l'auricolare.

    « ... senpai. »

    Attivò il canale 2, certa che quest'ultimo l'avrebbe sentita.
    C'erano anche i suoi compagni di squadra, con cui -per ora- non aveva avuto modo di incrociarsi e dei quali conosceva appena la voce.
    Pregando in cuor suo che anche loro non fossero coinvolti in quella scena agghiacciante... E che solo in minima parte coinvolgeva la famigerata folla che stava rendendo lo spostarsi un po' più complicato del previsto.
    La cosa era... Surreale, quantomeno.
    Un tizio vestito di viola con un enorme zaino modello Ryuu-chan era letteralmente aggrappato a uno dei pali presenti nell'area.
    E Uno... due... tre... almeno quattro Heroes erano là sotto cercando di farlo scendere parlandosi l'uno sopra l'altro e... oddio, erano catene quelle che stavano utilizzando?
    Quel che era peggio, stavano dando spettacolo. Un pessimo spettacolo.
    Non riusciva a crederci.
    Non voleva crederci.

    « Qui è pieno di Heroes che fanno cose attorno a un palo. »

    Sembrava uno spettacolo tragicomico. O anche soltanto comico.
    Cioè, poteva capire l'approccio di Abaru-san, facilmente riconoscibile per l'evidentissimo e imbarazzante costume da principe azzurro.
    Era parte del suo modo di essere, del suo Quirk e pure del suo carattere. Ci poteva stare mandare tutto in commedia.
    ...Ma gli altri?
    Naru era consapevole di non essere propriamente la Hero più brillante e astuta in circolazione. Era dolorosamente evidente.
    Ma persino lei era consapevole di come per una situazione del genere bastasse una e una sola persona ad occuparsene.
    Non erano lì per dare spettacolo. Non quel genere di spettacolo almeno.

    « E' molto imbarazzante. »

    Rimarcando con un tono sorprendentemente acido per una come lei, la ragazzina dai capelli rosa era oggettivamente in imbarazzo nel vedere quattro Heroes, usciti probabilmente dalla U.A. o da qualche altra importante accademia di Tokyo fare palesemente a gara per portare il risultato di quel salvataggio.
    No, "molto imbarazzante" non cominciava neanche a descrivere la scena.
    Fortunatamente una piccola e famosa Majokko fece sentire la propria voce tra la folla, con un tono energico e coinvolgente da idol professionista insomma.
    Una voce che una fan come Naru non poteva non riconoscere all'istante.

    « C'è un po' di folla e... si, penso di vedere Thelema ommioddioquantèccarina♡ »

    Già. Con lei che stava esibendosi in un concerto a sorpresa per attirare l'attenzione della folla dal mezzo disastro pochi metri più in là l'attenzione del pubblico stava venendo letteralmente calamitata dove più serviva, ovvero su di lei.
    Naru prese mentalmente appunti, era rassicurante vedere una professionista all'opera mettere in sicurezza un'area potenzialmente pericolosa senza Quirk o equipaggiamenti strani. Richiedeva pure un bel sangue freddo, circondati da una discreta folla di persone che -in caso di panico- poteva trasformarsi in un incubo.
    Passando il dito sull'auricolare riprese contatto con il suo team.

    « La situazione sembra sotto controllo, per adesso. Chiudo. »

    Tirando un bel sospiro di sollievo Naru ringraziò la sorte di non aver dovuto partecipare a quel disastroso tentativo di salvare un civile (?) da parte di questi aspiranti pro-Heroes.
    Certo, non si poteva sbagliare se non si prendeva l'iniziativa, ma a volte era importante guardare quel che stava succedendo prima ed agire dopo.
    Chissà come avrebbe reagito il senpai? E chissà cosa ne avrebbero pensato i suoi compagni di agenzia sentendo raccontare una cosa del genere?
    A questo punto c'era da capire come muoversi.
    Dovuta salutare anzitempo Rei-oneesama aaaah che rabbia!! non restava che tenere sotto controllo la situazione.
    Con tutti quei colleghi in zona era di troppo per... praticamente qualunque cosa.
    Meglio tenere gli occhi aperti, semplicemente.

    « Ok... e adesso? »

    SPEAKING TO:LINEA 2 / SHOYA
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    Shinjiro Aragaki
    « C'è differenza tra lasciare un bel ricordo e farsi sfruttare... E poi, non sarà certo l'ultima volta che li vedrai.» aggiunse con un borbottio ed una punta di imbarazzo. Insomma, se avessero continuato a frequentarsi, li avrebbe sicuramente rivisti in occasione di qualche altra volta o quando andava lui a trovare il resto della famiglia fuori città...
    Il pensiero di Kalya con lui nella tradizionalissima vecchia villa dei suoi nonni in montagna era... Strano, l'incontro tra due mondi completamente diversi, due lati della sua vita che non si sarebbero mai incontrati altrimenti.
    In ogni caso, la situazione prese rapidamente una piega completamente diversa all'arrivo di Gabriel. Osservarlo interagire con i suoi cuginetti aveva qualcosa di irreale, che non poteva fare a meno di renderlo estremamente nervoso; c'era qualcosa di sbagliato nel vedere due membri della sua famiglia interagire con qualcuno che era così legato alla sua vita da vigilantes.
    « Non devono ascoltarmi "solo qualche volta"» ribatté rapidamente, sapendo benissimo che i due ragazzetti avrebbero colto l'occasione al volo di prendere Gabriel a cattivo esempio - ed era l'ultima cosa che voleva in quel momento. Con una certa sorpresa Kalya sembrò prendere l'arrivo dell'altro con una buona dose di calma e compostezza, considerato che l'aveva fatta esplodere (cosa che ancora non gli aveva perdonato, tra l'altro).
    « Il problema è che posso immaginare benissimo di che "dimostrazione pratica" si è trattata.» ribatté seccato. Non c'era bisogno di dirlo, ma sapevano benissimo entrambi a cosa si riferiva.
    No, non si era legato al dito quella volta che gli aveva lanciato contro un intero albero, proprio per nulla.
    « ... Con mio enorme rammarico, ci conosciamo da diverso tempo, sì.»
    confermò a denti stretti.
    Ma in quel momento, fortunatamente, non dovevano parlare di quello.
    Kalya era la prima ad aver ammesso che non c'erano state cattive intenzioni (ma l'aveva comunque fatta esplodere), e anche se non era riuscito a strappare delle scuse al jester, supponeva di doversi accontentare, ora dovevano solo trovare un modo di toglierselo dai piedi e-
    Shinjiro batté le palpebre, improvvisamente perplesso dalla piega che aveva preso la conversazione.
    ... Perché si stava parlando di lui ora? Perché Kalya aveva annunciato di essere la sua ragazza (non che non gli facesse piacere, anzi) come se volesse dimostrare qualcosa a Gabriel?
    Era come una di quelle scene cliché di un anime da due soldi dove i due love interest si litigavano il protagonista... Solo che nel suo caso erano l'effettivo love interest e un criminale che aveva letteralmente avuto allucinazioni sull'essere suo amico e con cui si era pestato a sangue nemmeno un mese prima.
    ... Che stava succedendo?
    « Io e Desmond... Non... Non siamo mai stati "carini insieme"» la sua mente si attaccò a quello come dettaglio a cui rispondere, esasperato.
    Quindi la signora del piano di sopra non era l'unica a dare per scontato stessero insieme solo perché coinquilini?
    E no, non sarebbe certo andato a dire a Gabriel che Desmond aveva trovato qualcun altro da un po' ormai, ci mancava solo un altro pacco "regalo" come quello arrivato al Kagejikan un paio di anni prima. Magari con bigliettini con su scritto "Congratulazioni per il matrimonio" o chissà cos'altro.
    Mosse qualche passo verso Kalya e la prese per mano, intrecciando le dita alle sue.
    « È la mia ragazza, Gabriel.» specificò, giusto per distruggere ogni più piccolo dubbio dell'altro mandandolo in frantumi.
    Una minuscola parte di lui si sentì quasi in colpa a farlo.
    Era.... Era un po' come tirare un calcio a un cagnolino che inizia a seguirti tutto contento per strada...
    Solo che il cagnolino era Hisoka.
    « Non lo so, non l'ho mai vista prima d'ora!» rispose Makoto alla domanda di Gabriel, con la brutale sincerità di cui solo i bambini sono capaci. Shinjiro sospirò.
    « Andiamo.... A mangiare qualcosa prima di prendere posto sugli spalti, forza...» si bloccò mentre si era voltato per allontanarsi, ma i due bambini si erano distratti a causa di un certo putiferio che sembrava essere scoppiato un po' più in là. A giudicare dalle grida di "Signorina Thelema" qualche fan sfegatato aveva iniziato ad abbarbicarsi ad un cartellone nel tentativo di superare la folla che si era creata attorno ad una delle idol Pro Hero del gruppo, e qualcosa come tre gruppi di addetti alla sicurezza si era lanciata a intercettarlo.
    « Un concerto di Magic ☆ Magic! Fighissimo! Posso chiedere un autogra-»
    « E finire lì in mezzo? Siete pazzi?» chiese ai due cuginetti, orripilato. Assolutamente no, non si sarebbe infilato in mezzo a quella battle royale per un autografo di chicchessia, fosse anche Endevour in persona.
    Satoshi mise il broncio, ma il cuoco assunse la sua migliore aria irremovibile da "sono il cugino più grande e l'adulto responsabile della situazione". Lanciò un'occhiata a Kalyani e Gabriel in cerca di aiuto; voleva evitare la scena di dover trascinare via i due bambini piangenti.
    « Magari ripassiamo più tardi che c'è meno gente, ora andiamo a mangiare qualcosa, eh?»
    Solo un attimo dopo gli venne in mente di aver accidentalmente incluso Gabriel nell'invito, a quel modo.
    SPEAKING TO:Kalyani & Gabriel
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    IZUSU MORIKAWA
    Izusu era nato con un Quirk Mutant basato sul ghiaccio, o per meglio dire sul freddo, le sue mani perennemente mutate erano gelide e congelavano tutto al tatto, tanto che era stato costretto ad indossare degli appositi guanti fin dalla tenera età, fin da quando il suo Quirk era diventato un problema. Persino il suo nome doveva in qualche modo essere ispirato alla parola ghiaccio, sebbene ai tempi fosse stata una scelta innocente per via dell'evidente predominanza del bianco nei suoi colori.
    Eppure in qualche modo la persona più glaciale non era lui, lì. L'amica di Rei non lo aveva degnato di uno sguardo, di una singola occhiata, né gli aveva prestato orecchio: pareva non essersi nemmeno accorta di lui. Essere ignorato così brutalmente dette ad Izusu la stessa sensazione di ricevere un pugno allo stomaco. Si chiese se in realtà non fosse morto, e quello presente all'evento fosse solo il suo fantasma. Quando era l'ultima volta che aveva visto un suo amico? Quando era stata l'ultima volta che qualcuno al mondo aveva constatato la sua esistenza? I dubbi lo assalirono, finché non notò che lo sguardo di Rei invece era - in maniera anche piuttosto ostentata (ed orripilata) - posato su di lui. Quindi era perfettamente visibile ed udibile. E quindi? Se ne stette con il sacchettino dei taiyaki mezzo aperto teso in avanti, basito, ad osservare quella buffa eroina-pinguino sgambettare via.
    Izusu non era particolarmente abituato ad essere ignorato, pertanto la cosa lo aveva un po' sbigottito.
    -Doveva essere... una chiamata importante, ahah.- Ridacchiò, incerto, rendendosi conto che quella doveva essere la spiegazione migliore. Era una degli heroes incaricati della sicurezza dell'evento a giudicare dal costume, e dal momento che sembrava stesse smanettando con l'auricolare all'arrivo di Izusu probabilmente aveva ricevuto una qualche comunicazione dalla sua squadra, una richiesta di rinforzi o cose così. Doveva certamente essersi trattato di qualcosa di importante che l'aveva temporaneamente esclusa dal mondo circostante.
    Che diavolo ci fai tu qui, Morikawa Izusu?
    Certo che faceva sempre un certo effetto essere chiamati per nome e cognome in maniera così autoritaria, il ragazzo sbatté le palpebre confuso. Che cosa ci poteva mai fare lì? Fu immediatamente accusato di essere lì per rubare qualcosa - e dalla seconda persona più glaciale che era, la posizione del ragazzo slittò immediatamente a terza, dopo Rei. Solo perché l'unica interazione che avevano avuto fino a quel momento era stata - ok, no, ripensandoci era legittimo, Rei non conosceva letteralmente nient'altro di Izusu se non il suo Quirk, il suo nome ed il suo essere un ladro.
    -Un'occasione perfetta per cosa? Farmi tagliare le mani?- Il ragazzo ridacchiò nervosamente, adocchiando le numerose spade di Rei. -Ci sono qualcosa come cinque heroes per ogni bancarella. Dovrei essere pazzo!- Protestò. Anche se ora faceva il saputo, anche lui inizialmente aveva pensato sarebbe stata una buona occasione, solo poi si era scontrato con la massiccia presenza di eroi ed altre forze dell'ordine sul posto.
    L'offerta di pace di Izusu fu però infine accettata, un taiyaki decollò dalla bustina di carta dov'era collocato, afferrato dalla delicata mano di Rei quasi con odio, con uno sbuffo. Seguito però da un timido "grazie" che dipinse un sorriso in volto ad Izusu. Carina.
    Ricordandosi del commento di Izusu si avvinghiò su sé stessa ed arrossì come un pomodoro, tentando di proteggere il suo fisico dai malandrini occhi gialli del ragazzo, che si sforzò di assecondarla e distogliere lo sguardo sebbene non fosse semplicissimo.
    -Scusa.- Una mezza scusa mormorata ridacchiando non era il massimo della credibilità ma era piuttosto divertente. Dovette dedurre che il costume non era stata un'idea sua. -E' un costume coraggioso. Però è vero che ti sta bene!- Insistette, pur sforzandosi di guardare le bancarelle e non Rei. -Quindi, uh, ti disturbo? Sei in servizio? Volevo solo salutare.- Non sapeva di preciso quale istinto suicida lo avesse spinto a pensare che fosse una buona idea "passare a salutare" una hero-in-training che l'ultima volta che lo aveva visto lo aveva spiaccicato più volte sul marciapiede, probabilmente i già pochi neuroni che sopravvivevano al freddo gli si spegnevano quando si trattava di belle ragazze. O forse era più semplicemente un accollo.
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    Yoshito Amaterasu
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    Con occhi vispi e carichi di fervore e col suo sorriso imperituro a solcargli il viso, Yoshito osservò con maraviglia la repentina schivata del malfattore, non potendo far a meno di complimentasi con quest ultimo per la sua prontezza d'azione.
    Non posso far altro che far lode delle vostri doti, ragazzo!
    La voce sottolineo quella parola, poiché sebbene fossero pochi gli anni a separar i due, ben differente era la maturità che li differenziava; agli occhi del tirocinante, Ryuga non appariva altro che un semplice ragazzo e dunque così lo avrebbe trattato: con accondiscendenza.
    In piedi sulla grata calpestabile sotto il cartellone, White Knight rimase fermo, sorridente, ad osservare quel giovane attaccato come un geco a quell'enorme insegnando, contemplando la sua prossima azione.
    E pensar che con simili abilità potrebbe far tanto come eroe... Meditò il biondo ignaro che fosse proprio quello il percorso scelto da chi aveva davanti.
    Quanto potenziale sprecato.
    Rimase in attesa con posa gaia e statuaria, attendendo il momento adatto per ritentare la cattura. Era ancora incerto su come agire, dopotutto il giovine non aveva ancor compiuto alcun vero reato; nondimeno non poteva ignorare un potenziale molestatore, intransigente a voler desistere con le sue molestie verso Thelema e che aveva ignorato la sua offerta di dialogo.
    In fin dei conti potrei lo sto salvando da sé stesso.
    Ryuga era pur sempre in una potenziale situazione di pericolo nel posto cui si trovava o forse semplicemente Yoshito che cercava d'auto-convincersi di star agendo nel giusto.
    Mmh... Un bel dilemma.
    Borbottò a sé stesso con tono basso.
    Per sua fortuna ci pensò l'intervento della stessa Thelema a dargli supporto in quel momento di dubbio. Percependo l'intervento della Pro-Hero come un tentativo di distrazione dell'ossessivo fan, White Knight avrebbe approfittato dell'apertura e avrebbe ripetuto la sua precedente azione. Avvicinandosi d'improvviso verso il sospettato, il tirocinante avrebbe cercato di immobilizzarlo con una corda creato -questa volta- dalla sua stessa mano.
    Col palmo aperto verso Ryuga, la corda si sarebbe estesa e come una serpe avrebbe tentato di avvinghiarsi attorno all'obiettivo; come uno sceriffo col proprio lazo, White Knight avrebbe cercato di tirar giù il bandito e, se ci fosse riuscito, l'avrebbe afferrato e preso poi in braccio o fatto cadere nella rete di Miya a seconda di come sarebbe caduto...
    SPEAKING TO:RYUGA
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    Ricordo che faceva male. Guardarla stare male.

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    Shoya Ishida
    Nonostante si fossero parlati veramente poco durante gli anni di scuola Shoya percepiva un legame con Tobi, una sensazione che non riuscì a provare con nessuno degli altri aspiranti eroi con cui aveva avuto a che fare nell’ultimo periodo, forse perché entrambi condividevano la stessa generazione e più o meno le stesse esperienze, ma non riuscì davvero a darsi una risposta, fu sorpreso anche lui del grado di confidenza con cui stavano conversando. Sorseggiò il caffè bollente mentre con la coda dell’occhio notò del movimento poco distante da loro vicino ad un cartellone, Naru parlò attraverso l’auricolare, sembrò essere imbarazzata ma comunque sotto controllo, per il momento decise che non si sarebbe preoccupato per la sua squadra.
    Team, mi metto in pausa, richiamatemi se succede qualcosa di estremamente urgente… Ah Yoshito-kun o Ryo-kun, date un occhio a Naru-chan che è alle prime esperienze sul campo, grazie chiudo.
    Spostò nuovamente l’attenzione su Tobi, il quale commentò l’azione della distribuzione dell’acqua alla velocità della luce con aria solenne e poi iniziò a frugarsi nelle tasche alla ricerca di qualcosa. Shoya rimase ad osservare incuriosito il suo interlocutore mentre questi estraeva dal portafogli una tessera bianca e rossa fresca di stampa, un design che era largamente riconosciuto da tutti, sì, era la licenza da eroe permanente, per cui anche il giovane ragazzo dai capelli neri aveva superato l’esame e da pochissimo, tempo circa tre mesi.
    Shoya rimase spontaneamente stupito e fu pervaso istantaneamente da diverse emozioni contrastanti: dalla gelosia alla gioia, il suo volto rimase però neutro e i suoi occhi incollati alla tesserina come ipnotizzato da quei colori mentre Tobi continuò: disse che lavorava per Providence e che non erano stati coinvolti nella gestione dell’evento, concludendo il discorso chiedendo di raccontare dell’apertura dell’agenzia. Shoya si ridestò dal torpore, scrollò la testa e spalancò velocemente gli occhi per tornare a fissare quelli del suo interlocutore, portò il caffè alla bocca e bevve un altro ampio sorso, adesso era meno caldo di prima.
    Congratulazioni, ottimo lavoro non c’è che dire, so benissimo cosa vuol dire raggiungere questo traguardo e non posso che essere contento del fatto che anche tu ci sia riuscito, noi della nuova generazione siamo merce rara… e ora più che mai c’è bisogno di noi.
    Inutile nasconderlo, Shoya per anni aveva portato avanti una lotta di classe anche all’interno della scuola sottolineando quanto la nuova generazione di eroi sarebbe stata più efficace rispetto alla vecchia, ci sarebbe stato un gap esperienziale da colmare, ma in fatto di mindset lui riteneva essere molto più avanti rispetto alla vecchia guardia e in qualche modo questo ragionamento comprendeva anche Tobi.
    Non è stato facile partire con una nuova agenzia, ma piano piano stiamo acquisendo credibilità, iniziano ad arrivare i primi tirocinanti e anche qualche collaboratore… ho le idee chiare e un obiettivo da raggiungere… comunque ci troviamo a Shibuya, se vuoi passare ti faccio fare un giro nell’ufficio e ricambio con il caffè.
    Afferrò un bigliettino da visita con indirizzo dell’agenzia, nome e numero di telefono fisso e personale e lo allungò al ragazzo neodiplomato.
    Deduco che anche gli altri tuoi compagni di corso si siano diplomati… Murakami-san, Shinso-san, Tanaka-san, sono questi i loro nomi, corretto?
    Disse con leggerezza come se fosse quasi una domanda retorica, Shoya ricordava bene i nomi di tutti quelli della sua generazione e in generale aveva un’ottima memoria.
    Ricordo ancora quando ho allenato personalmente Murakami-san e Tanaka-san, ottimo potenziale... non sono mai riuscito a incrociare tu in palestra e nemmeno Shinso-san…
    Disse alzando gli occhi al cielo mentre ripensava ai vecchi ricordi, non che fosse un ragazzo nostalgico però effettivamente era molto che non pensava ai suoi compagni di scuola.

    SPEAKING TO:Tobi
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    Edited by the saxofonist - 12/11/2022, 05:42
     
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