[EVENT] Stand Up to Victory 🥇

Tokyo Olympics 2024

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    Ryuga Kurowashi
    E infine ecco giungere la confessione: Hayabusa Hitoshi faceva parte della sorveglianza. A differenza di Ryuga, non era stato scartato. Un disperato lamento si levò sopra il clamore della folla. Un mondo distrutto, un singolo uomo giaceva in ginocchio tra le macerie, contemplando le rovine di quell'amicizia distrutta dalla massima delle ingiustizie: perché a lui si e a me no.

    Tutto era caduto nell'ombra: complicità, collaborazione, il sogno di superare insieme la sorveglianza e raggiungere le eroine di Magic☆Magic. Ora era da solo in quel mondo ostile, col suo stesso amico che era passato al nemico. Poteva un solo eroe opporsi al male e ottenere l'agognato autografo prima del concerto ? No, non poteva: doveva ! Perché i veri eroi non si arrendono mai. E per quanto buia possa essere la notte, l'alba sarebbe sempre sorta di nuovo ! E quell'autografo sarebbe stato suo.

    Si ricompose, per quanto poteva. - Capisco, Hitoshi-san ! - fece, con una serietà ed una freddezza che non aveva mai dimostrato. Certo non era al livello dell'altro, ma il cambiamento sarebbe stato evidente. Ora erano rivali, non poteva rischiare di metterlo al corrente dei suoi eroici piani. - Mi scusi, Hitoshi-san. Ora devo andare ! - fece, prendendo congedo e allontanadosi tra la folla, sforzandosi di contenere le emozioni.


    NOTA: forse nei prossimi giorni sarò un pò occupato. In questo modo non siete costretti ad aspettarmi. Se poi riesco a liberarmi troverò un modo per far tornare in scena Ryuga.
    SPEAKING TO:Hitoshi
    SCHEDAStudente Yuuei
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    Shinjiro Aragaki
    Si lasció sfuggire un sospiro rassegnato alle parole di Kalya.
    « Sí, suppongo di sí, ma... é una questione di immagine, di essere memorabili. Hai idea di quanta gente tornerá nei locali di uno di questi stand solo perché d'ora in poi sará sempre collegato al ricordo di averci mangiato alla cerimonia delle Olimpiadi?» commentó.
    Il mondo della cucina era crudele e spietato, potevi essere anche un ottimo cuoco ma non serviva a nulla se la gente non pensava mai "ah sí, andiamo al locale X", preferendone altri perché piú economici, trendy, banalmente piú vicino casa... o ancora piú banalmente, perché lo si era conosciuto prima e diventava la scelta di "default". Quelli erano i clienti fedeli, quelli che avevano "andiamo al Kagejikan" come prima opzione quando pensavano a dove andare a mangiare qualcosa.
    Ma pazienza, se ne sarebbe fatta una ragione. E sí, si sarebbe goduto la serata.
    Cercó di fermare l'altra quando la vide avvicinarsi allo stand di peluche di Ryu-chan e, prima che potesse impedirglielo acquistare due peluche per i suoi cugini, che la ringraziarono con un "grazie!" esclamato in coro.
    « Non dovevi, avrei pagato io.» sospiró, non voleva certo che le due pesti passassero la serata a spillarle soldi per cibo e gadget.
    Intravide di sfuggita un pó di gente familiare tra la folla, incrociando per un attimo una figura che riconobbe, dopo qualche secondo, come Shoya Ishida, con cui lui e proprio i due cugini avevano passato per puro caso insieme il Tanabata qualche estate prima. Si limitó a fare un cenno di saluto con la mano, non volendo disturbarlo - da come era vestito, era ovvio che fosse in servizio. Curioso come proprio durante quell'estate il ragazzo gli avesse espresso alcuni dei suoi dubbi sul suo percorso alla Yuuei e ora se lo ritrovasse come Pro-Hero a tutti gli effetti...
    Venne distratto da quei pensieri dalle parole di Kalya, che propose di scattargli una foto con la grossa mascotte in costume insieme ai due cugini.
    « Non ci provare a metterla sul gruppo.» borbottó, pur acconsentendo.
    Si avvicinó alla mascotte, che si mostró piú che disponibile, sfoggió un sorriso fissando la telecamera e-
    "« Cheeeeeeese~ ♥ ​»"
    E poco mancó che si prendesse un infarto nel sentire improvvisamente la voce di Hisoka Gabriel spuntare alle sue spalle, sentendosi afferrare.
    E lui che ci faceva lí?
    « Hisok- Daystar» ringhió
    Solo perché ora andavano... e ancora era incredulo nel pensare al giullare in quei termini... diciamo d'"accordo" non voleva dire che trovava comunque piacevole sentirselo spuntare alle spalle all'improvviso.
    Aveva anni di traumi associati a quella voce che popolava i suoi incubi ancora da smaltire, e non poté non provare un moto di istintiva preoccupazione nel vedere Hisoka avvicinarsi ai due bambini, lo sguardo che non si staccava per un istante dalle mani dell'altro.
    « I miei... cugini.» rispose lentamente, uno strano tono completamente privo di espressione. Riusciva solo a guardare come al rallentare Makoto e Satoshi tendere ignari la mano all'ex membro di Aogiri, il cuore che gli martellava in petto.
    Sarebbe bastato un tocco a mani nude, un semplice tocco, e avrebbe potuto...
    Hisoka ritrasse le mani, facendovi apparire con un trucchetto da prestigiatore delle carte. I due bambini esclamarono sorpresi e Shinji espiró pesantemente, accorgendosi che stava tremando.
    ... era Gabriel ora. Gabriel, non Hisoka, e non avrebbe fatto saltare in aria due bambini nel bel mezzo di una folla, per l'amor del cielo.
    Non riusci comunque a trattenersi dal mettere una mano sulla spalla ai due cugini, cercando di resistere all'impulso di nasconderli dietro di sé con fare protettivo.
    « Che ti é successo alle dita?» chiese Satoshi, indicando la mano piena di cicatrici mentre prendeva la bustina di dolciumi.
    « Non sono fatti tuoi Satoshi, non si chiede.» lo rimbrottó rapidamente, prima di aggiungere, pur sapendo che sarebbe stato inutile.
    « E non mangiateveli tutti, o vi rovinerete l'appetito.»
    Tornó a riabbassare (se nel frattempo non si era alzato) lo sguardo su Gabriel.
    « Allora...» inizió facendo schioccare la lingua, per poi voltarsi verso Kalya.
    « ... credo tu debba delle scuse a qualcuno» commentó, confermando al giullare che sí, evidentemente ne sapeva qualcosa. Lanció comunque un'occhiata di avvertimento ad entrambi per poi fare un cenno del capo verso i due bambini impegnati a mangiare dolci, il messaggio chiaro.
    Niente discorsi da vigilantes, quella sera. I due bambini non ne sapevano nulla, ma erano svegli e avrebbero ripetuto e raccontato in giro ció che sentivano.
    SPEAKING TO:Kalyani & Gabriel
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    REI OKAZAKI
    Fino a qualche mese prima, una situazione simile sarebbe stata insostenibile per Rei. L'idea di stare di fronte a così tante persone, di doversi occupare della loro protezione, di apparire (forse e di sfuggita) in televisione e in generale di partecipare ad una manifestazione simile non come ricca ereditiera come era sempre stato, bensì come eroina, sarebbe stato un peso veramente troppo grosso per le sue fragili spalle. Da questo punto di vista il Tirocinio sembrava averla veramente aiutata, soprattutto tutto ciò che aveva dovuto fare in assenza dei suoi superiori, occupati proprio con l'organizzazione delle Olimpiadi. Aiutare al Dojo e tenere persino delle lezioni sembrava averla quasi resa una persona responsabile e capace di interfacciarsi con gli altri. Aveva quindi preso abbastanza di buon grado la notizia di dover partecipare al comitato di sorveglianza della cerimonia di chiusura dei giochi olimpici, che non era poi nulla di così tanto diverso da ciò che faceva al Tirocinio da mesi. Circa.
    Valutando però realisticamente la situazione... quella giornata si prospettava indubbiamente come un disastro: era costretta ad indossare il suo costume da eroina, il che era anche abbastanza ovvio considerato che era un'operazione ufficiale. Chiunque altro sarebbe probabilmente stato tronfio di orgoglio, essere in grado di mostrare il proprio brand non solo di fronte a migliaia di persone ma in un evento trasmesso a livello mondiale era un'occasione che moltissimi suoi compagni aspettavano quasi come il Natale. Ecco, se non fosse che il costume da eroina di Rei era fondamentalmente un costume da bagno. Ok, non era neanche lontanamente la più provocante e più svestita delle eroine lì presenti, però probabilmente era quella più timida e le due cose non andavano molto d'accordo. Si era rassegnata sin da subito a vedersi il giorno dopo sulle testate di gossip e moda di tutto il mondo nella "Top 10 Look Peggiori delle Olimpiadi di Tokyo *SCANDALOSO!*". Ma a conti fatti quello era il suo costume, volente o nolente: lo aveva indossato spesso negli ultimi mesi a tirocinio, ormai non poteva farci nulla.
    Ovviamente, però, piove sempre sul bagnato e la questione "costume" era il problema minore. Il suo team di sorveglianza era composto, tra gli altri, da tizio-coi-capelli-neri e tizio-coi-capelli-neri-2. Ok, non era molto brava a ricordarsi i nomi - e li avrebbero ricordati loro da lì a poco all'auricolare - ma tra tutte le persone possibili, proprio quei due? Come se non bastasse poi era anche la loro responsabile. O, almeno, supponeva di esserlo essendo quella con più esperienza. Quello, tra tutte le cose storte di quella giornata, le faceva veramente girare i nervi.
    Qui Lovecraft. Sì. - rispose seccamente alla chiamata all'auricolare, confermando di sentire i due e senza, almeno per il momento, aggiungere altro. Dopodiché si mise a sbattere i piedi a terra e agitare i pugni in aria per cercare di sbollentare la tensione. Non la migliore immagine da dare a tutti i visitatori, quindi smise di farlo praticamente subito, suo malgrado.
    K-kuwaaaaah! - un classico urlo a-la-Rei si librò dalle sue corde vocali sentendo la voce di Naru mentre era troppo impegnata ad autocommiserarsi. Era molto che non vedeva la ragazza e... sembrava avesse fatto progressi. Circa? Aveva visto costumi decisamente migliori, ma al contempo non si sentiva proprio in posizione per criticarla.
    Cassato immediatamente quel pensiero - non è che lo facesse apposta, è che era davvero appassionata di stile - ragionò un po' meglio sull'apparizione dell'amica. In costume più olimpiadi più auricolare che sbuca dall'orecchio uguale tirocinio, un'equazione delle più semplici, persino lei riusciva ad arrivare al risultato.
    Naru! - esclamò saltellando. Alle sue orecchie, tanto pessime quanto quelle dell'amica, la pronuncia del suo nome da eroina risultava perfetto. Inclinò leggermente la testa dal lato privo di auricolare per ascoltarla meglio. Aveva ragione, ultimamente non era stata molto alla UA. Non era solo quello, era anche che intrattenere rapporti personali prolungati non era proprio da lei, ma oggettivamente era anche stata poco fisicamente a scuola. Avendo già ottenuto un titolo di studio superiore, salvo le cose nuove e necessarie come le lezioni del professor Minamoto non doveva seguire tanti corsi e quindi si era concentrata completamente sul tirocinio.
    Tehee, sono stata un po' impegnata al Dojo. - si giustificò massaggiandosi la nuca in tono colpevole. Naru era una delle poche presenze piacevoli alla UA. Alle volte era un po' invadente ed infantile, ma se non altro... beh, era una ragazza. A tal proposito ancora non si capacitava di come, tra centinaia se non migliaia di studenti, fosse finita in team con quei due. Ma era un altro discorso.
    E tu??? - domandò quindi, squadrando il completo dell'amica - Hai preso la licenza? - le chiese quindi indicando il suo vestito, per poi sfilare l'enorme pennello che si portava dietro dalla cinghia che portava al petto e piantarlo a terra, usando l'asta per tenersi in equilibrio e ciondolare mentre parlava. Non utilizzava quel trabiccolo da tempo, ma presentarsi alla cerimonia solo in costume l'avrebbe resa più simile ad una spogliarellista che ad un'eroina e il pennello era decisamente più distintivo e meno pericoloso del suo trittico di spade.
    SPEAKING TO:NARU
    SCHEDADOJO SAOTOME
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    Miyasato Oshima
    Narrazione
    « Dialogo »< Interiore >
    ( Kaworu )
    — ❈ —
    Momenti di suspense e ansia. Riceverò risposta o mi lasceranno al silenzio radio? Magari si sono già fatti un'altra linea di gruppo senza di me e ora se la ridono di quanto sono goffo e sono contenti di poter lavorare in santa pace senza di me e mi stanno guardando da lontano indicando– Ah no okay hanno risposto. La maggior parte di loro, almeno.

    Hitoshi... Se non sbaglio è il ragazzo con cui ho scambiato giusto un cenno all'assegnazione dei team. Ha una parlantina piatta, essenziale, padroneggia un tono praticamente militare, il che risalta quanto fuori luogo è stato il mio annuncio iniziale.

    Dalla precisione con cui si esprime deve avere altre esperienze alle spalle, probabilmente è un tirocinante come me e Rei. Rei. Ci siamo dati un'occhiata pure noi all'appello, ma con decisamente meno entusiasmo reciproco. E le tre parole con cui risponde in qualche modo riescono a farmi sentire l'espressione irritata che deve avere in volto.

    Non oso immaginarmi cosa potrebbe succedere se mai finissi in una delle sue lezioni al Dojo.

    Per adesso ci incrociamo abbastanza regolarmente – essendo in tirocinio alla stessa Agenzia – eppure non ci sogneremmo di parlare o anche solo mantenere contatto visivo per più di due secondi. Io ancora mi vergogno e mi sento in colpa, lei ha ottime ragioni per odiarmi dopo il nostro ultimo incontro.

    ( Hey, ma quella è la batto– )

    < Kaworu! >

    Lo sgrido, ma senza trattenere un sospiro sconfitto. Se in qualche modo spiegassi ad Okazaki che non sono stato "io" ad insultarla e lei contro ogni probabilità mi credesse, in primis dubito mi perdonerebbe, e comunque sarebbe impossibile reggere un rapporto quando Kaworu la odia.

    Siamo destinati al disagio perenne.

    « Capito– No, aspettate, intendevo dire... Affermativo. ​»

    Un patetico tentativo di riconquistare almeno un poco di serietà.

    « Hitoshi, se non è un problema potrei venire ad affiancarti. Qui ho visto un po' tutto, e la tua area è più identificabile... Uuuh, passo? ​»

    — ❈ —
    ( Ma nooooooo le Idol NO! Siamo circondati da morti di figa. Chi mai causerà danni qui quando c'è una cupola impenetrabile di ascelle senza deodorante... Respinge tutto eccetto la verginità. )
    Noto giusto un leggerissimo calo d'entusiasmo. Il coinquilino si fa battaglia dell'odio per le Idol e tutte le altre celebrità kawaii... Anche se più di una volta ho beccato sotto al materasso riviste su certi gruppi femminili. Dubito legga gli articoli.

    « Hitoshi! ​»

    Chiamo la sua attenzione una volta avvicinatomi abbastanza da non dover urlare. Trovarlo è stato relativamente semplice. In un mare di fan sfegatati che assaltano bancarelle e stand, lui è la pietra immobile in mezzo al fiume, serio e sobrio anche se circondato da un'intera campagna promozionale per generare hype prima che MAGIC✩MAGIC salga sul palco.

    Il compagno di team sembra quasi annoiato dall'intera faccenda. Per come si è posto prima da l'impressione che un lavoro come questo sia routine, talmente solito e semplice per lui che rischia di addormentarsi. Sicuramente fa cose di questo genere da ben più di me.

    « Prima non ci siamo presentati a dovere. ​»

    Mi avvicino e scendo in un inchino formale, un modo appropriato di porgersi ad un Senpai.

    « Sono Miyasato Oshima, classe 3B, in tirocinio al Dojo Saotome. ​»
    SPEAKING TO:Linea2|Hitoshi
    SCHEDAEroe Tirocinante
    MGiyQk6

    CITAZIONE
    Nella Gang della Linea Due è ancora disponibile un posto per i più coraggiosi :frog:
     
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    Yuuei Student
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    Hitoshi Hayabusa
    Parlato / Narrato / Pensato / Interiore
    Prima di interagire con Ryuga, ho ricevuto una risposta da parte di una ragazza che fa parte del nostro gruppo... non ho fatto caso sul suo volto e pensavo fosse anche lei una sconosciuta. Il tono sembra particolarmente irritato, ma non è esso a colpirmi quanto più il nome con cui si è identificata: Lovecraft.
    Eh!?
    Eh!?
    In quell'istante ho avuto un breve flash e la mente è tornata indietro a qualche mese prima, in un'aula dell'accademia dove ho incontrato una ragazza tirocinante, con un polipo nero.
    R-Rei Okazaki!?
    La memoria non è per niente un problema per me, soprattutto se si parla di una tirocinante che ha scelto, come nome da eroina, il nome di uno dei miei autori horror preferiti. La sorpresa è stata tale da avermi lasciato visibilmente estremamente perplesso, in quanto incominciano a venirmi dei dubbi: come ho fatto a non notarla? Ho volto lo sguardo verso molti studenti e tirocinanti, osservando i costumi di quest'ultimi per poi puntare al volto e capire se sono una figura conosciuta... evitando però coloro che avevano costumi più "succinti" della norma.
    Rei quindi indossa un costume succ-
    No.
    Fermo il flusso di pensieri prima che possano arrivare a mostrare immagini particolari e cerco di svuotare la mente. Probabilmente per caso non l'ho semplicemente notata o, magari, non l'ho riconosciuta. Dopotutto ci siamo incontrati una sola volta mesi fa.
    L'incontro però è stato molto particolare, possibile che ricordi il nome ma non il volto?
    ...
    Questo è un punto piuttosto oscuro, ma vengo distratto dall'intervento di Miya che si corregge subito cercando di mostrare un tono più professionale. Incomincio a pensare di avere in squadra un ragazzo nervoso o, comunque, con qualche difficoltà a gestire situazioni del genere. Incomincio a chiedermi se è del primo anno come me, ma vengo interrotto bruscamente dalla sua richiesta di affiancarmi, dandomi del tu.
    Siamo in Giappone ma a quanto pare solo io me ne sono reso conto...
    Trattengo una smorfia e cerco di rispondere con tono serio e professionale senza correggerlo, o almeno non subito, a quello ci avrei pensato una volta che ci incontreremo dal vivo.
    Affermativo, la attendo in zona, passo e chiudo.
    L'unico punto a suo favore è l'aver detto "passo", cosa che mi porta a prendermi schiaffi mentali per essermi fatto sfuggire un buonissimo metodo di comunicazione, ma ormai il danno precendente è stato fatto e posso solo attendere l'arrivo di Miya. Prima del suo arrivo, me ne approfitto del tempo a disposizione per parlare con Ryuga e vedere la situazione...

    Dopo una breve chiacchierata e dopo la mia confessione riguardo il corpo di sorveglianza, Ryuga ha reagito in maniera piuttosto negativa, come avesse appena subito un terribile lutto. Dall'esterno ho cercato di rimanere il più serio possibile, mentre dall'interno ero estremamente perplesso e imbarazzato in quanto ha attirato l'attenzione della gente lì intorno. Cerco di ignorarli mentre continuo a osservare Ryuga e nel frattempo cerco di trovare almeno qualche parola di consolazione, anche se sinceramente non so che dire...
    Non posso molto... al massimo posso rassicurarlo che la prossima volta verrà preso pure lui.
    Cerco di fare un passo nella sua direzione, ma il ragazzo si ricompone più o meno correttamente e sfoggiando una serietà che mi ha lasciato visibilmente sorpreso: ormai conosco Ryuga quanto basta per sapere che no, non è nella norma per lui mostrarsi così serio e freddo, come se si stesse trattenendo per mantenere un minimo di professionalità. Lì penso che la situazione si è calmata e che posso provare a tranquillizzarlo ulteriormente, ma Ryuga riesce ancora una volta a sorprendermi: si congeda con tono formale e si allontana tra la folla, mostrando di starsi trattenendo.
    ...cosa ho appena visto?
    Sono rimasto fermo sul posto, incapace di metabolizzare quanto accaduto e incapace di fermare il ragazzo. Solo dopo qualche secondo riesco a "sbloccarmi", ma Ryuga si era già allontanato e onestamente ero indeciso sul da farsi. Incomincio a pensare di doverlo lasciare solo per ora, in quanto è stato lui stesso ad allontanarsi, e cerco quindi di ricompormi seppur con evidente fatica.
    Beh, balza costantemente di umore, si riprenderà più o meno velocemente...
    Meglio fermarlo prima che faccia danni.
    Potenzialmente è pericoloso, è vero, ma non credo che creerà problemi.
    Cerco di toglierlo almeno temporaneamente dalla mente e tornare al lavoro. Semplicemente rimango in zona con le mani in tasca e il volto tranquillo, neutro, osservandomi intorno per scorgere anche solo un minimo segnale di pericolo. Fortunatamente trovo solo fan sfegatati che gironzolano e riesco a rilassarmi... finché non sento qualcuno chiamare il mio nome. Mi giro verso la fonte della voce e poco distante da me trovo Miya, il compagno di squadra con cui ho parlato fino a poco tempo fa con gli auricolari. All'assegnazione ci siamo solo dati una rapida occhiata di pochi istanti per capire almeno il volto, quindi sono rimasto in silenzio a scrutarlo per qualche secondo. Miya si è avvicinato e ha incominciato a presentarsi, dato che finora non ne abbiamo avuto proprio occasione. L'inchino molto formale mi ha fatto certamente piacere, ma sono rimasto internamente perplesso alla sua presentazione, dato che ha tirato fuori informazioni particolari. Il ragazzo si chiama Miyasato Oshima... ed è uno studente di terzo anno.
    ...terzo anno?
    Quest'informazione mi ha stupito perché finora non mi ha dato l'impressione di avere così tanta esperienza alle spalle. Forse è timido? È una ipotesi, ma è comunque del terzo anno e da uno studente del genere mi aspetto una compostezza tale che in confronto io sono calmo quanto Ryuga. Oltre l'anno scolastico, anche l'agenzia che ha scelto è un'informazione particolare. Apprezzo molto la disciplina che viene insegnata in un luogo del genere, ma non posso dire lo stesso per i metodi e l'allenamento che seguono. Una volta tornato con i piedi a terra, mi sono reso conto che è passato un secondo abbondante dalla fine della sua presentazione e devo rimediare immediatamente. Faccio un lieve sospiro e tolgo le mani dalla tasca così da poter ricambiare l'inchino mantenendo uno sguardo e un tono serio, presentandomi a mia volta come si deve.
    Io invece sono Hitoshi Hayabusa, prima A... piacere di conoscerla.
    Dopo la presentazione, mi ricompongo e osservo in silenzio quello che è a tutti gli effetti un mio superiore, attendendo eventuali ordini o domande in generale.

    SPEAKING TO:MIYASATO
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    Kalyani Raji
    “Non ho mai visto i tuoi cuginetti, devo almeno lasciargli un bel ricordo.” Kalya rispose a Shinjiro con un leggero sorrisetto, ignorando il suo sospiro un po’ rassegnato. Poteva capire la sua preoccupazione, i bambini sapevano convincerti molto bene a comprare qualcosa per loro, ma lei era anche una donna piuttosto irremovibile e sapeva quando dire di no, anche se i piccoli avrebbero usato gli occhioni da cucciolo. Aveva appreso le tecniche di educazione da sua madre (?).
    Durante la sua passeggiata, anche Kalya si stava guardando intorno, non scorgendo nessuno di sua conoscenza… c’erano molti eroi in giro, oltre a semplici civili che si trovavano lì per assistere all’evento, e sembrava una situazione molto tranquilla, nonostante la mole di persone che si trovava all’interno del Tokyo Dome. Era abbastanza certa che non ci sarebbero stati problemi di alcun tipo, dal momento che era stato organizzato tutto nei minimi dettagli.
    Insomma, poteva rilassarsi.
    … O meglio, forse.
    Non appena scattò la foto a Shinjiro e ai suoi cuginetti, si rese conto che si era messa in mezzo un’altra persona, facendo letteralmente photobombing. Nel momento in cui abbassò il telefono da davanti al viso, l’espressione di Kalya si irrigidì di colpo, così come il resto del suo corpo. Non vedeva quell’uomo da molto tempo, letteralmente un anno, ma lo ricordava ancora distintamente… insomma, come era possibile dimenticarsi di lui?
    Che ci fa qui Gabriel?, pensò, mentre si lanciavano un lunghissimo sguardo, prima che l’altro fingesse di non conoscerla. Kalya si lasciò sfuggire uno sbuffetto, mentre sollevava un sopracciglio, un po’ perplessa di fronte a quell’atteggiamento – e al fatto che stesse parlando di un appuntamento con Shinji, ma sorvoliamo.
    Assistette al suo trucco di magia, notando le cicatrici sulle sue mani e ricordandole distintamente – avevano fatto impressione anche a lei la prima volta – per poi sussultare leggermente quando il cuoco si rivolse direttamente a lei, intimando a Gabriel di scusarsi per quello che era successo l’anno scorso. Ciò la sorprese, non aspettandosi che lui volesse tirare fuori quel discorso in quel preciso momento.
    Si lasciò scappare un sospiro. “Shinjiro sa tutto, Gabriel,” gli fece presente, con un tono di voce molto calmo. “E… non fa nulla per le scuse.” Questo era inusuale per Kalya, che era solitamente tanto orgogliosa da pretendere che gli altri implorassero il suo perdono. Stavolta, però, la situazione era un po’ più delicata per poter essere risolta in quel modo.
    Si avvicinò a loro di qualche passo, guardando Gabriel negli occhi. “Alla fine ho capito quali erano le sue intenzioni e non erano malevole. Solo… la prossima volta, magari, è meglio usare un altro metodo.” Sollevò un sopracciglio, lanciandogli uno sguardo eloquente e cercando di fargli capire cosa intendeva, dal momento che non potevano parlarne in pubblico con così tanta leggerezza – e soprattutto davanti ai bambini.
    “Shinjiro mi ha detto che vi conoscete da molto tempo.” Spostò lo sguardo fra i due, prima di rivolgersi nuovamente a Gabriel. “Io sono la sua ragazza.” Lo aveva detto sul serio, con un’espressione talmente stoica da sorprendere anche se stessa. Forse si era risentita quando l’altro aveva alluso a un appuntamento fra lui e Shinjiro…. forse era un po’ gelosa. Ma giusto un po’, eh.
    “Questa volta mi presento sul serio. Mi chiamo Kalyani. Puoi chiamarmi solo Kalya, se preferisci.” E, nel dire ciò, fece un piccolo inchino, come era di norma quando ci si presentava a qualcuno lì in Giappone.
    Aveva sotterrato l’ascia di guerra? Probabilmente sì. Ma aveva anche riflettuto sul fatto che, in fondo, prima o poi lui avrebbe scoperto il suo vero nome, considerando che avevano qualche conoscenza in comune… quindi tanto valeva dirglielo lei stessa, per rendere le cose più semplici.
    SPEAKING TO:Gabriel
    SCHEDAVIGILANTES
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    Non mi entrano nel codice sia Shinji che Gabriel, quindi ho segnato solo lui.
     
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    NARU NARUSAWA
    Che Rei-oneesama fosse una persona super-impegnata non c'era motivo di dubitarne, anzi, Naru si sarebbe molto sorpresa se un giorno le fosse capitato di vederla in classe annoiata e senza niente da fare.
    Il saperla però impegnata per la maggior parte del tempo in un Dojo le fece immediatamente venire in mente una versione della ragazza in divisa da Kyudo o da Naginata che... come dire... non coincidevano esattamente con il magnifico bikini che stava indossando in questo momento. Inclinando la testa di lato e avvicinandosi l'indice della mano alla bocca Naru sbatté gli occhioni un paio di volte con aria interrogativa.
    Che razza di arte marziale poteva fare?
    Lo Shodo si poteva considerare tale?

    « Uh... D-dojo? Fai pure arti marz-... Ah! Il Dojo Saotome! »

    Persino una come Naru era in grado di collegare i puntini da 1 a 20 (ma non "trova le 10 differenze"), quindi dopo qualche tentativo arrivò al collegamento Attività di sorveglianza > Pro Hero > Ufficio > Dojo Saotome..
    Certo che era un costume davvero particolare quello di Rei-oneesama. E per Naru "particolare" aveva il significato più positivo che si poteva dare all'aggettivo.
    Avvicinandosi all'amica si sporse in avanti, osservandola un po' da tutte le direzioni.
    Come dire... Emanava un'aura completamente diversa dalla ragazza che aveva conosciuto al Kura Sushi. Era come se si trovasse davanti alla sorellina non troppo minore della persona con cui aveva ballato, discusso e bevuto (succo analcolico, chiaro) nella serata si San Valentino.
    Non sembrava diversa come età, solo... Più sé stessa. E in modo stranamente rinfrescante ★

    « ...Wow! Sono un sacco di spade! E quel pennellone è incredibile!! »

    Non capitava tutti i giorni di vedere una Rei-oneesama in bikini e... erano tre spade quelle che portava ai fianchi?
    Erano effettivamente un sacco di armi, non che Naru da parte sua potesse dire nulla riguardo ad equipaggiamenti strani con un pinguino -backpack dall'aria cattiva che le gironzolava attorno. O il paio di guanti a forma di testa di gatto al suo interno (non le sembrava il caso di andare in giro con un paio di guanti da combattimento... non quando il suo compito era quello di pattugliare almeno).

    « I-io? Si... Devo ancora capire come ma ce l'ho fatta! »

    La questione dell'esame per la licenza ancora le bruciava parecchio, e tuttora sentiva di non meritarsi esattamente quel tesserino per cui un sacco di Heroes presenti avrebbero tranquillamente ucciso forse non sarebbero arrivati a tanto
    Decisamente non era uno degli argomenti che avrebbe voluto approfondire con Rei-oneesama.
    Nella mente di Naru si formò una curiosa immagine della ragazza che -sempre in bikini- avanzava tranquilla in un turbinio di spade e pennellone con aria incredibilmente cool mentre tutt'attorno droni, robottoni e Usa-tan volavano da una parte all'altra fatti a pezzi i primi e coperta d'inchiostro la seconda il tutto rigorosamente in uno slow-motion degno dei migliori film d'azione.

    « Sono entrata da poco in Ohpieffu, l'agenzia di Shoya Ishida-senpai! »

    Assolutamente convinta di averlo pronunciato bene questa volta spoiler: non era così Naru si preparò a raccontare all'amica/collega/oneesama le circostanze abbastanza particolari del suo ingresso nella nuova agenzia Pro-Heroes del loro ex compagno di studi quando realizzò che forse Robukuraffuto ah ecco! non aveva collegato il nome al volto dell'Eroe. O forse neanche l'aveva mai visto alla U.A.
    Ci poteva stare, come dire... Ishida-senpai era un ragazzo che non si poteva non definire figo, ma... come dire... Non era l'essere più solare della U.A.
    Anzi, a dire il vero era una delle persone più serie e composte che avesse mai conosciuto. Ricordava persino le volte che lo aveva visto sorridere (tre).

    « Lo conosci? E' quel ragazzo alto, decisamente Kakkoi e dall'aria sempre cupa della sezione A. »

    Non sarebbe stato troppo strano per Ishida-senpai uscirsene con uno starnuto in quelle circostanze.
    Ah no. Quelli erano cliché, ed il ragazzo -per come lo conosceva- odiava i luoghi comuni.
    SPEAKING TO:REI OKAZAKI
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    Gabriel Daystar
    Cuginetti, eh? Carino come sembrasse teso Shinjiro, stava loro accanto avvolgendoli nell'aura protettiva di una mamma orso. Da un certo lato erano precauzioni fondate, Hisoka in una situazione così succosa si sarebbe inventato mille modi creativi per incrinare il carattere stoico del cuoco.

    « Non si sbaglia mai ad essere curiosi~ ​»

    Rispondendo a Satoshi fece da controparte alla severità di Aragaki, il diavoletto sulla spalla opposta. Cercava sempre d'incoraggiare la curiosità delle nuove generazioni.

    « Ho semplicemente esagerato un po' con la magia durante un trucchetto. ​»

    Spiegò, allungando nuovamente la mano verso di loro. Una spiegazione simile sarebbe bastata, dato che la maglia bianca a maniche lunghe copriva le altre cicatrici più riconoscibili e violente.

    « Date retta agli avvertimenti di vostro cugino, ogni tanto. Se anch'io l'avessi ascoltato di più non sarei finito così ♠ ​»

    Quando cercò uno sguardo d'intesa nell'altro Vigilante, trovò invece qualcosa d'inaspettato. E più sorprendenti furono le sue parole.

    Puntarono entrambi gli occhi alla donna.

    Scuse?

    Nel suo passato poteva puntare a tante facce che forse si meritavano scuse, e lì in mezzo non c'era lei. Tornò in piedi e per qualche attimo la squadrò, incerto, ripensando al loro primo e unico incontro.

    Ricordò l'orgoglio e la testardaggine di quella ragazza, l'incapacità categorica di ammettere i propri difetti, tantomeno la sconfitta. Di cosa si era convinta pur d'insabbiare ulteriormente ogni insicurezza? Cos'aveva raccontato in giro?

    Lei subito liquidò la proposta di Shinjiro e seppellì l'ascia di guerra, un chiaro tentativo per non entrare nei dettagli. Non l'avrebbe scampata così facilmente.

    « Hai ragione, non ho nulla di cui scusarmi. ​»

    Disse, portando le mani ai fianchi e mantenendo il sorriso, ma le sue palpebre si erano assottigliate attorno al bersaglio.

    « Se non ricordo male ho offerto qualche consiglio teorico ad una novellina che ne aveva bisogno, dopodiché è stata lei a chiedere una dimostrazione pratica. ​»

    Non che le fosse servita più di una frase per convincerlo, ovviamente. Però non raccolse il pretesto in maniera sadica. Vide del potenziale in lei e cercò d'evidenziarle le aree più deboli del suo approccio.

    « Forse saresti tu a doverti scusare per non esserti mai fatta risentire, anche solo per ringraziarmi della lezione gratuita ♥ ​»

    Stavolta era palesemente fazioso, si portò una mano al petto e piegò leggermente la schiena con fare molto teatrale, come se una freccia l'avesse colpito al cuore. Lei – evidentemente – non abbandonò mai la sfiducia che proiettò nei suoi confronti sin dal primo secondo di conoscenza.

    Tuttavia ogni ponderazione o rimpianto sul passato svanì, davanti alla sconcentarte rivelazione sul presente... Era la sua ragazza? Anzi, Shinjiro era il suo ragazzo? Di lei? Di questa?

    Descriverlo "sorpreso" non sarebbe stato il termine giusto, nemmeno "preoccupato", Gabriel era confuso. Incrociò le braccia e piegò un po' la testa di lato, studiando la figura di Kalyani come chi cercava di decifrare un'illusione ottica. Portò poi una mano al mento e si piegò ulteriormente, ormai la testa era parallela al pavimento.

    « Cos'è successo con Desmond? Eravate così carini assieme. ​»

    Chiese sovrappensiero. Ancora non aveva distolto l'occhiata scettica da quella sconosciuta. Poteva fidarsi a lasciare Aragaki in suo compagnia? Non comprendeva, e non approvava. Era semplice accettare che lei fosse infatuata di lui – com'era normale – ma lui che scuse aveva per abbassare i propri standard in maniera simile?

    « Per adesso non mi convinci, ma voglio darti la possibilità di farmi ricredere. ​»

    Le disse in ultimatum.

    Magari il loro breve incontro non gli aveva permesso di scavare abbastanza in profondità, e sotto la superficie imbranata nascondeva degli strati inaspettati che potevano aver colpito lo chef. Gabriel era pronto a donare a tutti la chance di una seconda prima impressione.

    Si abbassò nuovamente ai ragazzini, coprendosi la bocca dagli altri due per fingere di sussurrare, quando in realtà era divertente proprio perché anche gli adulti potevano sentirlo.

    « Psst. Voi la conoscete? Com'è, simpatica? ​»

    Non voleva annoiarli escludendoli dalla conversazione.
    SPEAKING TO:Shinji & Kalya
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    IZUSU MORIKAWA
    Un taiyaki venne azzannato dal giovane albino dagli occhi d'oro che si aggirava fra le bancarelle con aria curiosa. Indossava una felpa gialla con un disegno minimal di una fetta di torta bianca e la parola in caratteri occidentali cake works scritta sotto, qualsiasi cosa volesse dire. Era un indumento decisamente molto largo per lui ma l'estremità inferiore era infilata in dei jeans attillatissimi di un colore azzurro sbiadito che lasciavano le caviglie scoperte, mentre ai piedi portava delle scarpe da tennis bianche immacolate.
    Non è che fosse un grande fan dello sport, ma lo aveva sempre apprezzato in quanto pretesto per socializzare e divertirsi in compagnia, ed infatti eccolo ad un evento di cui a spanne forse sapeva qualcosa, ma beato in mezzo al chiacchiericcio. Era da solo, prevedibilmente non aveva trovato nessuno che lo accompagnasse, ma era altrettanto prevedibile che avrebbe fatto amicizia con qualcuno direttamente sul posto, conoscendolo. Per il momento non gli pesava, la folla era così calorosa e rumorosa che godeva passivamente della loro compagnia captando pezzi di discorsi e sorridendo agli stranieri con cui gli capitava di scambiarsi sguardi. Era così rapito ed estasiato dalla maestosità dell'evento che non aveva ancora borseggiato nessuno, e continuava a non pensarci per il momento sebbene fosse un'occasione d'oro.
    Beh, forse non proprio d'oro, diciamo d'argento, sarebbe stato facile farla franca se si trattava di furtarelli, ma doveva stare attento a come si muoveva, dove lo faceva e come lo faceva: il posto pullulava di dannati Heroes. Cioè, non che li odiasse o niente del genere, era solo frustrante imbattersi ogni due passi in studentelli che avevano dieci anni meno di lui ma che godevano della piena autorità di arrestarlo se lo beccavano a rubare un taiyaki, erano un ostacolo fisico fra lui e ciò che desiderava e questo era il modo più rapido per guadagnarsi le (lievi e interamente temporanee) antipatie di Izusu.
    Un poster che gli si parò davanti mentre se ne stava con le mani in tasca ed il taiyaki in bocca per metà, lo informò che ci sarebbe stato un concerto celebrativo tenuto da due eroine piuttosto famose che facevano anche le idol, Izusu corrugò la fronte leggendo i loro nomi, ma al vederne le figure stampate sul volantino gli si accese la lampadina e poco ci mancò che lasciasse cadere il taiyaki per spalancare la bocca in un aah che sottolineava l'illuminazione.
    Beh, non aveva molti altri programmi e un concerto suonava divertente, magari poteva ballare con qualcuno, dunque sebbene fosse ancora presto per l'evento iniziò ad incamminarsi verso l'area indicata nella stampa, sperando di non perdersi. Nel frattempo, lungo il tragitto, avrebbe continuato a gettare sguardi a destra e a sinistra in cerca di qualcosa di interessante o di qualcuno che avesse voglia di attaccar bottone.

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    TŌRU KURIMOTO
    C'erano tantissimi motivi per cui una ragazzina come Tōru Kurimoto non avrebbe dovuto trovarsi lì.
    Primo tra tutti, per lei la parola giorno di festa non aveva senso, e un giorno trascorso tra stand, bancarelle, concerti ed eventi festosi era un giorno sprecato. Uno -per intendersi- dove avrebbe dovuto saltare la cena... Oppure dove le sarebbe toccato lavorare il doppio il giorno seguente per arrivare a fine mese con tutti i soldi dell'affitto. Che si, erano pochi, ma provateci voi a mangiare due volte al giorno qualcosa di diverso dagli instant noodles con i lavori giornalieri che faceva a Tsukiji e dintorni.
    Secondo, la presenza di tutti quegli Heroes le dava il nervoso. Tutto molto bello quello sfoggio di Quirk, Unicità e costumi tanto belli quanto costosi... Ma per ogni Hero dentro il Tokyo Dome quel giorno ce n'era uno che non si trovava dove serviva davvero. Là fuori a combattere il crimine, quindi.
    Terzo, la maggior parte delle bancarelle aveva un sacco di roba carina. E costosa. Due cose che Tōru evitava come la peste. La rendevano più vulnerabile agli occhi degli altri... e più povera.
    Quindi, tornando alla domanda principale: per quale motivo si trovava qui?

    « *Munch munch* »

    La risposta era tra le sue mani. Un hamburger doppio, con tutti i condimenti e le salse che le era stato possibile inserire tra le due fette di pane e comprese nel costo della banconota che si era guadagnata.
    Se c'era qualcosa che poteva attirare Tōru da qualche parte era la sicurezza di poter mangiare o bere qualcosa gratis.
    A dire il vero era lì per gli assaggi gratuiti che buona parte delle bancarelle offrivano ai visitatori. Un boccone da una parte, uno dall'altra... Ed il pranzo era più o meno risolto.
    Poi era arrivato uno dei -rari- colpi di fortuna. Non troppo strano, considerando il volume di banconote che giravano in quell'evento.
    Un portafogli smarrito.
    E no, quei soldi non li aveva presi. Non erano suoi, e per nessun motivo Tōru si sarebbe abbassata a rubare.
    Aveva consegnato il portafogli all'Info Point più vicino.
    Avevano rintracciato il proprietario.
    E quella banconota le era stata data come ricompensa. Ecco, quella la poteva accettare.
    Ci aveva pensato qualcosa come 0.2 secondi. Poi l'aveva trasformata in una bibita, patatine ed hamburger. Massimo rapporto costi/benefici.
    Aspirata letteralmente la bibita (aveva cercato di farsi dare la versione Maxi ma non c'era stato verso tirchi... Adesso stava passeggiando per gli stand con il panino in una mano e le patatine fritte dall'altra la ragazza-procione stava godendosi il primo pranzo serio da ormai non sapeva quanto tempo.
    Fu esattamente in quel momento che un muro le si parò davanti.
    Forse era colpa sua, forse no.
    La cosa importante è che Tōru venne sbalzata indietro, finendo a terra.

    « Ouch!! »

    Non si fece troppo male, chiaro. Era robusta e abituata a ben altro... Ma la cosa fu comunque improvvisa e per niente piacevole.
    Alzando gli occhi vide in che cosa aveva sbattuto. O chi l'aveva mandata a terra.
    Alto, grosso, capelli lunghi e neri. Un armadio, rispetto a lei... Ed in possesso di uno degli sguardi più inquietanti che Tōru avesse mai visto.
    E a giudicare dalla tuta che indossava o era uno Hero, oppure uno degli atleti.
    Non avrebbe scommesso sul concerto delle Idol. Non aveva esattamente la vibe da palcoscenico.
    Fosse stata una ragazzina normale, probabilmente sarebbe scappata via piangendo.
    Peccato per lui che non fosse esattamente una studentessa giapponese qualunque. Anzi, neppure era una studentessa, non più almeno.
    Rialzandosi con aria molto infastidita la ragazza-procione gli scoccò uno sguardo carico d'astio.
    Ti pareva che la giornata fosse cominciata fin troppo bene...

    « Ehi, guarda dove va-... »

    In quel momento realizzò che nelle sue mani... Non c'era niente!
    Con aria allarmata si guardò intorno... e vide ciò che mai nella sua vita avrebbe voluto vedere.
    Una chiazza cremisi e di altri colori macchiava il pavimento mentre il cadavere di quello che fino a qualche istante fa era stato il suo hamburger giaceva riverso a terra, aperto a metà.
    Poco lontano il contenuto del sacchetto di patatine era sparso al suolo.
    Per entrambi non c'era più niente da fare.
    Stringendo i denti e mostrando le zanne con aria omicida Tōru si voltò di scatto verso l'uomo.
    Se gli sguardi avessero potuto uccidere no aspetta potevano davvero quest'ultimo se ne sarebbe andato via in un cesto.

    « ...I-il mio Burger! Le-le patatine!! »

    Portando davanti a sé la mano la ragazzina strinse le dita coperte di peluria in un chiaro gesto minaccioso.
    Non era del cibo qualsiasi, era il suo cibo. e nessuno poteva sprecarlo e andarsene impunito, Hero o meno.
    Chiunque fosse la persona davanti a sé avrebbe pagato caro quell'offesa... Poteva ancora sentire il sapore della carne fondersi assieme al resto degli ingredienti, e con quanto poco denaro riceveva dai suoi lavoretti le ci sarebbero volute settimane per concedersi nuovamente un lusso del genere!

    « Non ero neanche arrivata a metà! »


    SPEAKING TO:RYo SASAKI
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    Ryo Sasaki
    In attesa di ricevere maggiori indicazioni riguardo la loro missione, Ryo era rimasto di guardia nella zona per la circolazione libera, camminando tra le varie bancarelle. Non conosceva nessuno dei presenti, a parte gli altri membri della sua squadra che probabilmente però erano impegnati in qualche altro settore dell'evento, per cui si limitò a controllare che tutto procedesse senza alcuna anomalia. Forse perché era ancora uno studente e nessuno lo conosceva, o forse per il fatto che aveva lo sguardo meno cordiale tra tutti i presenti, a nessuno era venuto in mente di rivolgergli la parola.
    Dannazione, mi sento così fuori posto in questo momento...
    Il fatto che nessuno gli rivolgeva sguardi fiduciosi o che a stento lo notassero era troppo per il suo ben poco orgoglio da eroe. Cominciò quindi a tenere la testa bassa, man mano che passava in mezzo alla folla. Il piano era fare un giro di ricognizione e poi, in assenza di altre indicazioni, trovarsi un posto comodo in cui aspettare che l'evento volgesse al termine. Se quello che volevano era qualcuno che potesse intrattenere i civili, sicuramente avrebbero potuto trovare molti altri eroi o aspiranti tali più in grado di lui.
    Come al solito però non aveva ancora fatto i conti con la sua famigerata fortuna. Tenendo lo sguardo basso era difficile capire se fosse colpa sua o meno, ma ad un certo si sentì urtare addosso da qualcosa che lo portò di peso fuori dai suoi pensieri. Il qualcosa in questione si rivelò essere una ragazza, ad occhio e croce più o meno della sua età, con alcuni tratti da Mutant che la facevano assomigliare ad un procione. Fu proprio lei a parlare per prima, rimproverandogli di guardare dove andava.
    T-Ti chiedo scusa, non ti ho vi-
    La situazione precipitò molto velocemente. La ragazza, che evidentemente fino ad un attimo prima si stava godendo qualche prelibatezza delle bancarelle, si era accorta di non avere più niente in mano. Seguendo il suo sguardo, Ryo poté notare come una chiazza si era appena forma laddove il panino della ragazza tanuki si era dissanguato. In quel momento, il suo morale, già basso, si ritrovò praticamente sotto terra mentre d'un tratto realizzava di essere un eroe che non era in grado di salvare neanche un panino. Come se tutto ciò non bastasse, la ragazza vittima di quell'infausto incidente gli lanciò uno sguardo di puro odio ed assunse una posa decisamente minacciosa.
    Se non faccio qualcosa questa sarà la fine della mia carriera da eroe...
    Io... mi dispiace. Ero in sovrappensiero. E' colpa mia quindi permettimi di ricomprarti tutto per favore... Anche qualcos'altro se vuoi, per scusarmi per il disturbo... Anche se parlava in maniera lenta e con un tono basso, Ryo era realmente agitato. Al di là di tutto, odiava sentirsi responsabile per qualcosa capitato a qualcuno. Solo, per favore, ricominciamo d'accapo, ok?
    Indicò il pugno che la ragazza teneva stretto davanti a sé, sperando che bastasse per farglielo abbassare ed evitare che qualcuno notasse la situazione. Poi Ryo cominciò a cercare la tasca, con un po' di fatica per via della tuta da eroe che indossava. Per un'eventuale prossima volta in cui avrebbe dovuto far richiesta, avrebbe espresso anche il desiderio di avere tasche facilmente raggiungibili.
    Riprendiamo il panino? O c'è altro che vorresti?
    Speriamo di avere abbastanza soldi dietro...

    SPEAKING TO:TŌRU KURIMOTO
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    BANANA SPLIT
    Ahhh... - rimasto solo nella stanza del briefing, Banana Split si abbandonò ad un lungo sospiro sconsolato, appoggiandosi alla scrivania lì presente. Quella situazione era particolarmente stressante per lui, non solo per il prestigio che portava alla nazione e perché erano sotto gli occhi di tutto il mondo, ma anche e soprattutto perché non aveva mai preso parte ad operazioni di quel tipo. Il fulcro non era diverso dal solito, difendere e proteggere le persone. Ma amava farlo in un modo completamente diverso, certamente non sembrando un esercito incaricato di sorvegliare lo stadio. Non capiva come mai quel compito fosse stato affidato a lui invece che ad Endeavor, ma quello era il suo lavoro e in fin dei conti doveva semplicemente farlo. In molti avrebbero pagato per quell'occasione.
    Ormai uscito, venne raggiunto da un giovane eroe che si era diplomato da poco. Banana Split si teneva sempre informato sui nuovi eroi: aveva detto in più interviste di essere diventato un eroe di professione perché da bambino era solito vederne le gesta alla televisione e quella parte di lui, in tutta onestà, non era mai cambiata. Una parte di lui si teneva informata anche per cercare qualche giovane degno di entrare nella sua agenzia ma erano ormai anni che non trovava nessuno di adatto. Tutti gli eroi di oggi sembravano interessati solo al potere o al denaro, spesso ad entrambi, e non sembravano mai avere quella purezza d'animo che ricercava per i suoi collaboratori.
    Ma certo! - lo accolse a braccia aperte e con un sorriso enorme sul volto - Io sono Shuichi. Piacere di conoscerti, giovane Shoya! - si presentò dunque, accennando un breve inchino. Per quanto quella conversazione potesse interessarlo, non era abituato a distrazioni sul lavoro. Ma poteva capire benissimo il ragazzo, in fondo anche lui era uguale quando si era appena diplomato: affamato di conoscere tutti i suoi miti di persona, finalmente potendo essere considerato un loro pari. Erano passati davvero tanti anni da allora.
    Purtroppo invece Shoya sembrava solo uno dei tanti, interessato a fare carriera qui ed ora. Peccato. Quello non era altro che un incontro d'affari, chiedendo di poter avere un chissà quale posto prestigioso nell'organizzazione dell'evento, del tutto privo di stima professionale o personale. In ogni caso questo non cambiava molto, poiché in fondo agli occhi di Banana praticamente tutti i nuovi eroi erano così. Non c'era più passione, non c'era più cuore, i ragazzi erano interessati solamente al denaro e...
    Chi? - perso nei suoi pensieri, alzò un sopracciglio sentendo il ragazzo nominare qualcuno, salvo poi rendersi conto che non conoscere il nome di qualcuno che il giovane eroe conosceva non gli faceva certo fare una bella figura. Ma Banana Split era così, sincero, prendere o lasciare. Voltandosi fece due più due, rendendosi conto che se non parlava di un qualche atleta - e non aveva sentito quel nome guardando le Olimpiadi - doveva riferirsi sicuramente a qualche politico. E questo spiegava anche perché Banana non avesse la minima idea di chi parlasse, un po' perché c'erano centinaia di politici su quegli spalti e un po' perché la politica in generale non lo aveva mai interessato. Anzi, per essere del tutto onesti la disprezzava.
    Dritto al punto, eh, giovane Shoya? - scoppiò in una fragorosa risata. Banana sapeva benissimo che non poteva aspettarsi che tutti facessero colazione con pane ed ideali come lui, e in fondo non c'era nulla di male nel voler fare carriera - I colletti bianchi sono protetti dalla Guardia Imperiale, giovane Shoya. Non sono una nostra responsabilità. Per fortuna. - rise nuovamente di cuore. D'altronde là in mezzo era presente anche l'Imperatore, neppure Banana o Endeavor erano autorizzati ad avvicinarsi. Il rapporto tra i politici e gli eroi era sempre stato complicato, perché i primi non si fidavano di essere protetti da qualcuno di così facilmente corruttibile e la cui carriera dipendeva da una classifica e, allo stesso tempo, molti eroi non volevano associarsi ai politici, perché i politici erano spesso visti come cattivi e menefreghisti dalla popolazione e un eroe che stava al loro servizio diretto aveva poche possibilità di essere il favorito delle persone. E' importante sottolineare che Banana Stesso rientrava perfettamente in quest'ultima categoria di persone critiche nei confronti della classe politica, anche se odiava parlarne nelle interviste poiché allontanava i bambini, le persone che lui voleva ispirare e proteggere.
    Vorrei molto aiutarti, giovane Shoya. - aggiunse quindi, assumendo ora un tono più serio - Ma sto seguendo gli ordini tanto quanto te qui, capisci? - aggiunse sottovoce - Questa situazione mi infastidisce tanto quanto te, ma sto solo seguendo il piano. - sospirò. In tutta onestà, avrebbe tanto voluto poter essere in mezzo agli stand, in mezzo alle persone e non lì dietro il palco a proteggere gli sportivi. Non che loro non si meritassero la sua protezione, sia chiaro, ma era tutto così... ordinato. L'ordine lo infastidiva spesso.
    Lascia che ti dia un consiglio, però. - schioccò le dita sorridendogli - Le persone che ti sosterranno, le persone per cui lavori, sono quelle laggiù. - aggiunse indicando il padiglione principale - Quelle sono le persone che non hanno la forza, il modo o i soldi per difendersi. Le persone per cui spesso noi rappresentiamo la differenza tra la vita e la morte. - proseguì annuendo - Quelli là dietro? - indicò gli spalti coi politici - Per loro sei solo un'arma e un numero sul bilancio. Sei un investimento, nulla di più. - nella sua voce si poteva sentire un leggerissimo tono di disprezzo - E se non sei un buon investimento, sei fuori dai giochi. Ma le persone laggiù, invece? Loro saranno sempre lì a supportarti nei tuoi momenti più bui, perché tu hai portato la luce nelle loro vite. - quando era molto giovane, Banana aveva militato nell'agenzia dell'eroe Ironwill. Dopo il suo pensionamento i numeri dell'agenzia erano leggermente calati, come fisiologico, e il governo non ci aveva pensato su due volte a chiuderla e mandare in mezzo ad una strada decine di eroi. Era allora che Banana aveva deciso di non dipendere più da un'agenzia e aveva avviato l'Heropakt con Thelema e un altro paio di eroi. Solo una decina di anni fa, ormai con abbastanza potere in pugno, aveva deciso di ritornare nel gioco delle agenzie aprendo la propria. Shoya avrebbe potuto senza dubbio sentire che le parole di Banana erano sincere, non si trattava di una scena o di un personaggio, credeva fermamente in ciò che stava dicendo e stava pronunciando quelle parole come se fossero la preghiera contenuta in un qualche libro sacro.
    Quello che puoi fare, la tua missione, è andare là fuori, far sentire quelle persone protette, farti conoscere. - gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla - Chi è Shoya Ishida? Cos'è O.P.F? - annuì - Hai una tua agenzia, ma quante di quelle persone là fuori sanno che voi ci siete per proteggerli? Diffondi la notizia! - rise nuovamente. Quella era veramente un'occasione d'oro per qualsiasi eroe, e Banana non pensava al farsi conoscere come un modo per fare carriera. Significava far sapere alle persone che si era disponibili e presenti, che si teneva veramente a loro, che si era pronti a rischiare la propria vita per difenderli nel momento del bisogno - E' per questo che siamo eroi, giusto?
    SPEAKING TO:SHOYA
    SUGAR DANDYSPRO-HERO
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    THELEMA
    Mh-mhhhh. ~ - saltellando a destra e a sinistra, Thelema stava intonando una dolce melodia. A differenza di Banana Split, che era sempre sincero e ne aveva fatto il suo marchio di fabbrica, "Thelema" era una maschera completa. Non per questo si sentiva meno valida come eroina, in fondo a costringerla a mentire era semplicemente il suo essere un'idol oltre che un'eroina. Era riuscita a trovare, assieme a sua sorella, il sentiero di vita perfetto: in quel modo poteva finanziare la sua agenzia senza scendere a pessimi compromessi morali e al contempo poteva anche praticare la sua passione, il canto. Per farlo, però, aveva dovuto nascondere completamente la sua persona, facendo emergere solamente il suo personaggio. Per questo motivo, però, Thelema era bravissima a gestire le apparizioni pubbliche.
    Una delle cose che aveva imparato prestissimo era che la sua forma più giovane era la più adatta per quelle comparsate. Thelema possedeva un'unicità di accumulo e rilascio energia e uno dei suoi effetti più peculiari era il fatto che, in base alla quantità di energia presente nel suo corpo, questo potesse mutare dalle sue fattezze normali e adulte a fattezze più adolescenziali. Queste erano particolarmente apprezzate dalle persone: dai bambini perché riuscivano a rivedersi di più in lei e dagli adulti per motivazioni completamente differenti. Era grazie a questa sua specialità, comunque, che veniva spesso ingaggiata per pubblicità o serie televisive dirette ad un pubblico molto giovane. La possibilità di cambiare forma fisica, ovviamente, aggiungeva tutta un'altra profondità al suo personaggio, che cambiava atteggiamento in base al suo aspetto. Ogni singolo particolare di Thelema era stato studiato e testato per anni per essere semplicemente un gigantesco successo commerciale. Ma in qualche modo bisogna pur pagare le tasse, i dipendenti e qualche sfizio: se aveva rinunciato alla carriera di avvocato per quello significava che doveva essere molto remunerativo.
    Vado a fare un giretto prima del concerto. - disse sulla linea uno, informando Banana Split - Se si crea troppa calca vi chiedo aiuto, te-hee. - non c'era alcun motivo di recitare anche nelle comunicazioni col collega, ma si conoscevano da vent'anni e lei si divertiva così.
    Con uno zainetto di Ryu-chan sulle spalle - sì, la pagavano - si tuffò quindi tra la folla del padiglione principale. Scherzi a parte, Thelema adorava il contatto con le persone. Era vero, sicuramente aveva sempre cercato di massimizzare i propri guadagni, ma ciò non significava non avesse una propria morale come eroina o non facesse la cantante e l'attrice perché era la sua passione prima che per l'effettivo guadagno in denaro. Rimaneva pur sempre l'eroina più fedele alla legge tra quegli sbandati della top dieci, principalmente perché era anche l'unica che l'aveva effettivamente studiata per moltissimi anni.
    Hello, woooooorld! - trillò facendo il verso ad un famoso computer, facendosi sentire nonostante il brusio presente tra gli stand. La sua voce inconfondibile avrebbe dovuto attrarre i fan nonostante lei fosse praticamente invisibile, una ragazzina di un metro e cinquanta al massimo in mezzo a tutta quella folla impetuosa.
    Vi state divertendoooo? - aggiunse saltellando in giro tra le persone - Se comprate uno zainetto Ryu-chan parte del ricavato andrà agli orfanotrofi di Tokyo! - che, come si sa, sono molti - E' sempre il momento giusto per una buona azione. ☆ - e anche quello adatto per un po' di pubblicità, vero?
    SPEAKING TO://
    MAGIC☆MAGICPRO-HERO
    IIW5uxJ


    CITAZIONE
    Se qualcuno è interessato sono disponibile per un paio di giri di meet & greet con Thelema, fatevi pure avanti. :neko:
     
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    TŌRU KURIMOTO
    Ancora in lutto per la prematura diparta del suo pranzo Tōru non si sentiva talmente accesa da quando a Tsukiji avevano cercato di farle storie sul pagamento di una mattinata di lavoro a caricare e scaricare casse al mercato.
    Aveva finito di discutere all'ora di pranzo... Ma aveva avuto quanto le spettava. Per miracolo non si era arrivati alle mani quella volta... E parte di sé sperava che allo stesso modo anche questa situazione non degenerasse troppo.
    A Tsukiji nessuno ci faceva caso se alzavi un po' la voce. Qui invece era pieno di tizi importanti... Anzi, peggio. Tizi con abbastanza autorità da poterla sbattere fuori da lì, o peggio.

    « Haaaa? Pensi che bastino delle scu-... »

    Petto in fuori, mani sui fianchi e sguardo dal basso verso l'alto (non che fosse dura, c'erano quasi venti centimetri di differenza tra i due) la ragazza-procione non perse tempo. Negli ambienti che frequentava o imparavi a sentire e a sfruttare subito la cedevolezza da parte dell'interlocutore oppure eri carne morta.
    Chiedere scusa? La peggiore delle debolezze. Lo aveva imparato a sue spese, meglio sembrare minacciosi che farsi mettere sotto da qualcuno. Tanto poi gente come lei che non infieriva era rara... Una volta sentito il sangue la maggior parte degli squali là fuori non si fermava fino a quando non ti aveva spolpato.
    E a volte nemmeno finiva lì.

    « ...oh.»

    Sentendo quelle parole Tōru si sgonfiò immediatamente.
    Cavolo.
    Si era preparata ad uno scontro all'ultimo sangue verbale, chiaro pronta a tutto, persino ad essere sbattuta fuori dal Tokyo Dome... E invece come prima cosa questo Hero aveva appena ammesso di avere sbagliato.
    E di voler rimediare.
    Wow, era... inaspettata come cosa. Ma molto gradita in effetti. Non le capitava spesso di ottenere ragione senza dover urlare, calciare e sbattere qua e là la cosa più pesante non inchiodata a pavimento o alle pareti.
    ...Ci avrebbe fatto volentieri l'abitudine.

    « Sei più... come dire? Ragionevole del previsto.»

    Avvicinando il volto a quello del ragazzon in maniera non proprio tranquillizzante Tōru si massaggiò il mento tra pollice ed indice, squadrando bene lo Hero davanti a sé.
    Occhiaie a parte era un tizio abbastanza normale. Non la faccia più rassicurante di questo mondo, ma sorprendentemente assecondante per uno che avrebbe potuto far scappare via chiunque con un urlo e uno sguardo un po' più minaccioso di quello.
    Probabilmente non voleva causare guai. Ok, erano in due a volerlo... E fintanto che avesse mantenuto quanto appena detto nessuno avrebbe passato dei casini quel giorno.
    Accidenti, era persino disposto a pagarle un extra? Cos'era, Natale era arrivato in anticipo quell'anno? Non che qualcuno le facesse qualche regalo per le feste, chiaro.
    L'idea di un Mega-Maxi-menù-tutto-compreso-e-qualcosa-in-più le faceva venire l'acquolina in bocca, doveva ammetterlo.
    Erano tre giorni che non mangiava in maniera decente e i gorgoglii dello stomaco cominciavano a farsi sentire e poter finalmente mettere sotto i denti qualcosa in più non le faceva affatto schifo... Ma avrebbe significato oltrepassare una linea.
    Un confine che si sarebbe risparmiata fino all'ultimo.

    « Accetto volentieri, ma niente extra. »

    Dicendo questo la ragazza-tanuki (?) alzò il dito indice agitandolo di lato in un palese "nope" nei confronti di uno degli atteggiamenti che più disprezzava in assoluto.
    Aveva subito un danno, pretendeva un risarcimento. Ma che doveva essere adeguato, non superiore a quello che le era capitato.
    In caso contrario sarebbe stata una truffa, e lei era diversa da quel genere di persone che con questa scusa finiva per campare alle spalle della gente.
    Non avrebbe potuto guardarsi allo specchio la mattina... Se avesse avuto uno specchio nel bagno. O se avesse avuto un bagno in casa, in effetti.

    « Non sono una che se ne approfitta di queste cose.»

    In un certo modo le avrebbe dato fastidio ricevere semplicemente dei soldi. Poteva andarsene e spenderli come voleva, chiaro... D'altro canto era brutto passare per una che voleva gli Yen e stop.
    Fece quindi qualche passo nella direzione dello stand da cui provenivano i resti mortali del suo povero pasto... Per poi girarsi di scatto.
    Era bene chiarirle certe cose!

    « E comunque!! Questo non vuol dire che mi faccia fregare, sia chiaro!»

    Tōru realizzò in quel momento di non avere ancora la più pallida idea su chi fosse quello Hero inquietante e -tutto sommato- arrendevole onesto.
    Né di essersi presentata a sua volta, se era per quello.
    Accidenti... Se bastava fare la voce grossa e mostrare metaforicamente gli artigli con uno Hero i Villain dovevano avere vita facile a Tokyo.
    Nah, probabilmente stava soltanto eseguendo l'ordine più probabile che gli doveva essere stato dato. Non fare casino.

    « ...Ce l'hai un nome? Almeno so chi devo ringraziare. »

    SPEAKING TO:RYo SASAKI
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    Edited by Felio86 - 2/11/2022, 19:39
     
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    Si era sempre rivolto alla squadra in maniera molto formale, lo davo per scontato come il modo di porsi professionale di chi ha esperienza... Mi sbagliavo. Capendolo non riesco a trattenere la mascella, mi resta appesa mentre a bocca aperta cerco risposte nel ragazzo. Nello studente del primo anno.

    Sono il suo superiore.

    Sulla carta, al massimo. So per certo di non essere superiore a nessuno. In una situazione di crisi sarebbe probabilmente lui quello col ghiaccio nelle vene, a giudicare dal suo portamento.

    Lo sguardo di Hayabusa è disarmante. Lo riconosco, è lo stesso che anch'io dal primo giorno di accademia condivido con ogni studente più grande, o di recente ogni senior al Dojo. È uno sguardo in cerca di organizzazione e che delega autorità.

    Due concetti che mi danno ansia al solo sentirli nominare.

    « Sì. Esatto. Eccellente. Sempre un piacere tutelare i nuovi pupilli. ​»

    Prima di parlare ho dato un colpo di tosse per chiarirmi la gola e tirare fuori un tono autorevole, eppure le prime parole escono comunque con uno stridolio nervoso. Provo però a raddrizzare la schiena e gonfiare un po' il petto così da fingere di essere un Senpai serio.

    « Spero tu stia... imparando, uh... cose? Non dai affatto l'impressione di essere al primo anno– Ah! Cioè– In senso buono, ovviamente... ​»

    Mi hanno dato Licenza, Tirocinio, e incarichi troppo in fretta per rendermi conto che ormai sono io il superiore che tanto ammiravo agli inizi. Nessuno mi aveva avvertito che per arrivarci essere competenti fosse optional. Capisco in che guaio mi sono cacciato soltanto adesso che presiedo su qualcun altro.

    Che idea orribile, darmi delle responsabilità.

    « Hello, woooooorld! ​»

    < Grazie al cielo, qualcuno più in alto di me. >
    « È sempre il momento giusto per una buona azione. ☆ ​»

    ( Anche quello adatto per un po' di pubblicità, vero? )
    Il cinismo di Kaworu non mi ferma dall'esalare un sospiro di sollievo. Sono a capo di qualcuno da trenta secondi e già non vedo l'ora di mettermi in una situazione dove posso delegare anch'io, servisse.

    Prima ero abbastanza tranquillo sapendo fossimo circondati da Pro-Hero, mentre ora vado nel panico soltanto a immaginarmi qualcosa vada storto e sia io a dover dirigere Hitoshi.

    « Andiamo a dare un'occhiata anche noi? Sia mai qualcuno si faccia furbo nel mezzo della foga. ​»

    Non vediamo dove sia ma è facile dedurlo, con il gruppo di persone che si fa sempre più fitto attorno allo stesso magnete. Se Hayabusa decidesse di seguirmi non ci vorrebbe molto tempo a raggiungere il peno dell'azione, è buone maniere far passare chi sembra un Eroe... Spero.
    SPEAKING TO:Hitoshi
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    Ryo Sasaki
    Forse era Ryo a non avere abbastanza capacità sociali per rendersene conto o forse era effettivamente la ragazza tanuki a comportarsi in maniera strana, ma l'unica cosa certa era che, per il corvino, non era assolutamente chiaro se la sua interlocutrice aveva intenzione di perdonarlo o no. Sebbene la sua prima reazione era un netto rifiuto delle scuse dell'aspirante eroe, sembrò fermarsi a valutarlo una volta che il ragazzo le offrì un risarcimento per via dell'incidente. Quando Ryo glielo propose prima ancora che la discussione potesse avere inizio, sembrava quasi delusa da ciò. O forse era solo una sensazione del ragazzo?
    La ragazza sembrava indecisa se fidarsi o meno, non riuscendo a nascondere e forse non provandoci affatto che stava cercando di valutare se fidarsi o no. Si avvicinò di parecchio con fare minaccioso, mentre commentava come trovava strano quel suo atteggiamento "ragionevole", che però lui d'altra parte avrebbe definito normale.
    Ah, pensavi che sarei stato più cattivo? Ryo voltò lo sguardo altrove, anche per evitare lo sguardo della ragazza tanuki, mentre un sorriso tristissimo fece capolino sul suo volto. Avere la conferma che il suo aspetto fosse tale da non volerci avere niente a che fare aveva portato l'inverno all'interno del suo cuore. Se prima avrebbe voluto semplicemente poter sparire nel nulla, adesso stava superando quella fase e valutando l'idea di ritirarsi in clausura in qualche tempio a scolpire statue del Buddha. Anni di costruzione di autostima erano appena andati in frantumi. In ogni caso, potresti allontanarti un pochino? Ho capito già che sembro strano...
    Sono inquietante pure per una mutant... Ed ancora non ha visto la mia Unicità...
    Alla fine la ragazza doveva davvero esserci convinta che il corvino era innocuo, dato che finalmente accettò di farsi ripagare il pasto ormai perduto. Ryo trattene a stento un sospiro di sollievo, contento che poteva risolvere in maniera del tutto pacifica la questione. Tutto sommato, la ragazza sembrava essere anche lei più "ragionevole" del previsto, arrivando pure a rifiutare qualsiasi extra al danno che le era stato causato. Quantomeno doveva essere una persona con un proprio senso della morale. Un senso un po' strano, dato che aveva appena fatto la voce grossa alla prima occasione utile, rivolta ad un eroe per di più, ma comunque l'aveva. La seguì in direzione dello stand in cui probabilmente facevano quegli incredibili panini.
    Non potresti semplicemente fidarti? Non mangio nessuno io, panini a parte...
    Mentre si avviavano, la ragazza gli chiese il suo nome. Forse tutto sommato avrebbero pure potuto avere una conversazione civile.
    Non c'è bisogno di ringraziare nessuno. Comunque il mio nome da eroe è Breakdown...
    Meglio non aggiungere la parte dell'eroe a pezzi...
    Se preferisci però puoi anche chiamarmi Sasaki... Insomma fai come credi... . Ryo non era dell'idea che fosse importante mantenere segreta la propria identità, per cui non gli importava se usavano anche il suo nome reale. D'altra parte, ad alcuni piacevano quelle cose. Ah, per favore se qualcuno te lo chiede ero molto sorridente. Posso chiedere anche il tuo di nome, ragazza dell'hamburger? Non gli era sfuggito che lei non aveva ancora detto il suo. Forse non riusciva proprio a fidarsi di lui. Spero che questo non ti rovini la festa... Eri venuta qua per incontrare qualche eroe in particolare?
    Arrivati allo stand, per sua fortuna, la maggior parte della fila sembrò essersi allontanata, in direzione di qualche punto preciso della fiera. Forse avevano visto qualche eroe particolarmente in voga o forse qualche spettacolo di qualche mascotte vestita da Ryu-chan. Ryo si limitò a ritenerlo un colpo di fortuna, dato che non ci volle molto prima di poter arrivare a fare l'ordinazione.
    Ehm... come lo prendi il panino?

    SPEAKING TO:TŌRU KURIMOTO
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